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Fuochi di capodanno
Anche quest'anno è finito.Mi ritrovo in un locale con amici a festeggiare. In realtà sono qui solo per gli amici. Non mi piace stare in un locale a capodanno. Ma stare a casa con quella che sarà la ex moglie è anche peggio. La maggior parte di loro voleva evadere. Democraticamente si è votato, la maggioranza ha vinto.Ed eccomi qui: completo nero, giacca lunga con collo coreano; camicia grigio chiaro, cangiante, a righe, sempre in tonalità di grigio ma più scure.La flute di champagne nella mano destra, la sinistra in tasca... in attesa di chissà cosa.
Cammino tra la gente cercando di divertirmi, cercando una mia evasione. E' quasi ora......inizia il coro del conto alla rovescia, mi avvicino al gruppo, è quasi il momento di brindare al nuovo anno.Abbandono i miei pensieri e mi unisco al coro: "cinque... ".In una frazione di secondo ti vedo, abito lungo con spacco fin sopra la metà coscia. A fianco ad un uomo. Forse il tuo. Non lo so, non mi importa."quattro..." continuo il countdown, ma guardo te: capelli scuri, lunghi, leggermente mossi."tre..." corpo asciutto e sinuoso, con le curve al posto giusto."due..." terza di seno, coppe sode, scollatura profonda... s'intravede che porti un reggiseno senza coppe. I capezzoli liberi di muoversi strofinano sul tessuto e tendono verso l'esterno, quasi a voler richiamare l'attenzione."uno..." sguardo intrigante, sicuro di sé."Auguri! Buon anno..." Tra i baci e gli abbracci i miei occhi ti cercano, ti seguono, ti scrutano tra la folla...è ora dei fuochi. Nonostante la temperatura della gelida notte invernale, ci dirigiamo sul terrazzo ad osservare i fuochi artificiali.Ti seguo, mi dirigo verso di te. Mi posiziono alle tue spalle. L'uomo che ti è accanto ti parla. La mia mano più audace che mai, incurante degli avvertimenti del cervello e della gente che ci circonda, si posiziona sulla tua coscia.
Nessun segno di ribellione da parte tua. Immagino che tu abbia chiuso gli occhi per goderti la carezza che le mie dita ti stanno offrendo. Ma questa tua concessione mi autorizza a fare di più: cerco lo spacco, la mia mano s'insinua all'interno. Scopro con piacere che porti le autoreggenti. Le mie dita percorrono la tua pelle sino a raggiungere il tuo intimo. Con il pollice mi sposto sul gluteo e ne percorro il confine tra pelle e pizzo. Scie luminose incendiano la notte, mentre il tuo silenzio incendia il mio desiderio.Oso di più. Le dita scostano il bordo elastico del tanga. L'indice gioca per qualche secondo con le tue labbra per poi tuffarsi nel tuo caldo fiore. Forse anche tu hai voglia di qualcosa di più di una semplice serata tra amici, forse l'idea di essere toccata da uno sconosciuto... qualcuno accanto a te ti dice che i fuochi sono davvero belli. "E' stupendo!". La tua risposta esce soffocata e strozzata da un gemito, che si perde tra i botti di fine anno.Le mie dita si muovono velocemente dentro te, mentre con l'indice cerco e stuzzico il clitoride.Improvvisamente una mano mi ferma. Un brivido mi percorre.L'altra tua mano scivola dietro la schiena e si posa sui miei pantaloni, in cerca del sesso. Lo trovi, lo tasti, lo stringi. Poi con estrema destrezza mi abbassi la cerniera e lo estrai.Vedo la tua schiena chinarsi leggermente in avanti. Capisco!Non vuoi godere con le dita, vuoi godere sul serio. E vuoi regalarmi un sogno.Lo sguardo della gente, degli amici, di tutti è proiettato ai giochi di luce nel cielo. Tutt'intorno a noi è buio. Scosto la gonna, approfittando dell'ampio spacco. Mi aiuti e sposti il tanga, porgendomi le grandi labbra. Appoggio il membro tra le tue cosce. Spingo il glande appena dentro... mi fermo. Lascio che i nostri sessi si conoscano, si godano il primo momento di piacere... lascio che i tuoi umori avvolgano il mio sesso. I fuochi si stanno intensificando, lo spettacolo sta per finire.Istintivamente spingi indietro i tuoi glutei. Entro completamente in te. La mia mano, che prima accarezzava le tue cosce, ti afferra per il fianco. I miei movimenti sono lenti ma decisi. La mano si sposta sul tuo seno, infilandosi nella scollatura. Lo afferro con la mano, mentre con l'indice ed il medio afferro e gioco con tuo capezzolo. Incalzo il ritmo. Non resisterò ancora molto. Pochi attimi e un gemito strozzato mi fa capire che stai godendo. Subito dopo esco e raggiungo il mio piacere sui tuoi glutei.I nostri respiri, i nostri battiti lentamente tornano alla normalità, mentre nel cielo si spegne l'ultimo fuoco.
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LA PRIMA VOLTA DI MIA MOGLIE - 2^ Parte
LA PRIMA VOLTA di MIA MOGLIE
2^ PARTE
Riprendo il racconto che, come già indicato nella 1^ parte, rappresenta una esperienza reale vissuta nel marzo 2022 e che, per come si è realizzata, ha avuto un’importanza significativa nella mia vita di coppia.
PREMESSA
Sono conscio che il lettore medio di questo racconto sia principalmente interessato alla cronologica descrizione degli eventi più lussureggianti della storia (in fondo siamo in un sito erotico), tuttavia ho ritenuto necessario proporre un preambolo alla narrazione in modo che tutti siano i grado di comprendere a pieno, non solo la situazione in cui si è creata “la prima volta”, ma anche lo stato d’animo e le sensazioni psicologiche degli attori stessi ed, in ultima analisi, il percorso cerebrale che ha portato a maturare questo passaggio.
***
È frequente nelle coppie vivere, prima o poi, un periodo di crisi coniugale. Le cause possono essere molteplici: la routine matrimoniale, il fatto di darsi per scontati, lo stress lavorativo, le abitudini, la stanchezza, etc. .
In ogni caso sono periodi estremamente logoranti dove rischia di perdersi ogni reciproco stimolo emotivo.
Ebbene, durante i primi mesi post emergenza covid, noi eravamo in una di queste fasi.
Il nostro sentimento era sempre molto forte ma era meno palese, quasi scontato. Era come se ci fosse un’ombra cupa tra di noi…….qualcosa di non ben definito, che comunque rischiava di allontanarci fino quasi a farci sentire più due individui che una coppia.
Sono situazioni difficile da spiegare che, tuttavia, portano (erroneamente) a pensare che il proprio malessere psicologico dipenda in qualche modo dal comportamento del proprio partner.
Io, in particolare, sentivo mancare l’empatia di coppia…. non vedevo più nella mia compagna la volontà (e soprattutto il piacere) di comprendere le mie esigenze. Non percepivo più in Lei il desiderio di rendere felice e realizzato il proprio uomo.
Intendiamoci, di fatto non avevo nulla di trascendentale da rimproverarle, era una mera sensazione….un’atmosfera negativa che alleggiava tra noi e che, personalmente, mi intristiva molto perché contrastava con il mio assoluto bisogno di unione e complicità di coppia.
Più passava il tempo e più la tensione aumentava. Sembrava un progressivo e inesorabile precipitare.
A un certo punto, anche futili decisioni, come la scelta del programma tv, sembravano diventare oggetto di beneplacito o quanto meno di compromesso.
Tutto stava diventando tremendamente snervante. Dormire con la finestra aperta o chiusa, materasso morbido o rigido, uscire o stare a casa, cosa cucinare alla sera, la mia uscita della domenica mattina per il rituale allenamento in bicicletta……ogni mia scelta sembrava essere motivo di discussione e/o di contrattazione.
Lo stesso normale dialogo coniugale cominciava a risentirne; ormai ogni banale conversazione rischiava di trasformarsi in un’accesa discussione polemica……non c’era più nulla di pacato tra noi……tutto sembrava poter sfociare improvvisamente in un conflitto tra opinioni inconciliabili.
Anche nell’intimità stavamo vivendo una sorte di triste declino. Facevamo ancora l’amore ma in modo spento, convenzionale……da vecchia coppia stanca. Ormai si faceva sesso sempre nello stesso luogo (nel letto matrimoniale), Patrizia non indossava più la sua sensuale lingerie ed anche nella scelta delle posizioni sessuali spesso si finiva per previlegiare esclusivamente la comodità o la praticità a discapito del piacere.
Come se non bastasse (causa lockdown sanitario) da oltre due anni non giocavamo più con coppie o singoli ed i club privé rappresentavano ormai per noi solo uno sbiadito ricordo per noi.
In tale contesto, credo che il mio principale errore sia stato quello di non parlare apertamente (e soprattutto tempestivamente) del mio malessere interiore. Ritenevo infatti (oggi posso dire ERRONEAMENTE) che la mia compagna di vita non potesse non percepire la mia palese insofferenza. Pertanto l’unica spiegazione che riuscivo a darmi della sua inerzia ed indifferenza, era che non fosse interessata al mio stato d’animo e ciò, ai miei occhi, equivaleva a mettere in serio dubbio il suo affetto nei miei confronti.
Fortunatamente la realtà era diversa e Patrizia me ne diede prova durante il nostro momento peggiore.
Infatti, dopo un sofferto e lungo periodo di silenzi, una sera il confronto è improvvisamente arrivato.
A dir la verità, più che un confronto sembrava uno “scontro”, fatto di reciproche accuse e lamentele …..poi però, a un certo punto, Lei ha preso l’iniziativa e dopo aver confermato i suoi sentimenti nei miei confronti, ha avviato un costruttivo processo dialettico che, per maggior chiarezza, ripropongo a seguire in maniera pressoché testualmente :
P. – Perdonami Amore, ma io ti amo come e più di prima. Non voglio perderti e voglio dimostrarti che possiamo tornare quelli di un tempo. Forse ho dato per scontato il nostro rapporto ma anche a me non piace come stiamo vivendo la nostra relazione. Non mi riconosco più, voglio tornare la donna che hai conosciuto. In fondo ci amiamo e questa è l’unica cosa che veramente conta. Non possiamo buttare via tutto quello che c’è tra noi.
IO – Non voglio che Tu cambi solo per paura di perdermi, io vorrei che Tu avessi piacere di stare con me, di condividere cose con me. Io ti ho sempre considerata, non solo mia moglie, ma anche la mia compagna, la mia amica, la mia confidente nonché la mia complice. È questa la Patrizia che ho sempre desiderato.
P. – Ma anch’io voglio essere quella donna e voglio dimostratelo. Noi abbiamo bisogno di una svolta, di complicità, di qualcosa che ci unisca nuovamente….di un nostro segreto da condividere…..di trasgressione. Senti…perché non invitiamo un singolo a casa nostra?
IO – Per far cosa? I soliti giochi soft per poi tornare alla solita routine?
P. – No. Questa volta voglio andare oltre ai nostri vecchi limiti. Questa volta lo voglio scopare.
IO – Lascia perdere. Non ci sarebbe alcuna soddisfazione sapendo che lo faresti solo per me. Non è quello che desidero e Tu lo sai? Io ho sempre adorato la nostra complicità di coppia, non mi interessa il tuo sacrificio alla Giovanna D’Arco.
P. – E chi ti dice che lo faccio per Te?
IO – Vorresti farmi credere che improvvisamente è diventato un tuo desiderio? Scusa ma faccio veramente fatica a crederci?
Ricordo ancora benissimo il sorriso malizioso sul bel viso di Patrizia, mentre, con tono quasi di sfida, replicava al mio scetticismo con queste semplici tre parole:
P. – Mettimi alla prova.
Al termine di questa frase, confesso che ho sentito un brivido corrermi su per la schiena. Ero completamente pervaso e stordito da una moltitudine di sentimenti, confusi e coesi tra loro, che andavano dall’amore, all’ eccitazione, alla sorpresa, alla paura, alla gelosia e molti altri ancora che nemmeno riuscivo a riconoscere.
Quel giorno stesso ci mettemmo alla ricerca di un single e già per la sera stessa avevamo fissato un appuntamento a casa nostra con Tommaso.
Nel colloquio telefonico preliminare, dopo aver adeguatamente chiarito le regole del gioco (“Patrizia scoperà ma non si concederà a rapporti orali e anali”), avevo raccomandato al nostro amico massima delicatezza e sensibilità considerando che si trattava di una “prima volta” per Patrizia.
Appuntamento alle 21, ma già alle 20,30 Patrizia è già tutta “apparecchiata”: stivali neri con tacco a spillo, autoreggenti nere, un abito lungo di pizzo con ampio spacco di coscia e generosa scollatura. La trama del pizzo nero lasciava veramente poco all’immaginazione. Inoltre il vestito era molto leggero e pertanto i suoi capezzoli reagirono rapidamente alla fredda attesa inturgidendosi e sollevandosi nelle trasparenze.
Ricordo che le dissi: “Sei bellissima, se ritarda 5 minuti ad arrivare ti scopo io”.
Arrivò puntuale. Patrizia prese subito l’iniziativa. Andò incontro al nostro ospite salutandolo e avvinghiandolo subito con uno stretto e prolungato abbraccio che non avrebbe lasciato indifferente neanche un eunuco. Il nostro amico non poteva non aver sentito i suoi seni premergli sul petto. La conferma di ciò, la ebbi subito. Infatti il suo imbarazzo nell’essere accolto in modo così diretto era evidente. Non proferiva parola.
Anche questa volta ci pensò Patrizia a “rompere il ghiaccio”. Infatti lo fece accomodare sul divano del salotto e comincio a rivolgergli apprezzamenti con voce volutamente suadente.
Senza neanche volerlo, mi trovai ai margini della scena, ne approfittai allora per attivare la videocamera del mio cellulare……non volevo perdere nulla di ciò che si stava prospettando davanti ai miei occhi.
Intanto sul divano, le mani di entrambi già cominciavano a dispensarsi carezze e sfioramenti reciprochi, dapprima incerti e superficiali poi sempre più diretti e passionali. Ormai i primi timidi approcci del nostro amico si erano trasformati in voraci palpate…..le sue mani che inizialmente si soffermavano con movimenti lenti e controllati sull’elastico dell’autoreggente quasi a voler definire la zona di confine tra la calza e la pelle liscia della gamba, ora passavano, freneticamente e senza pudore, dall’interno coscia al petto ………quasi a non saper decidere dove stare.
Un attimo dopo, vedo il seno sinistro nudo di Patrizia stretto tra le dita di Tommaso mentre la sua bocca ingorda succhia il capezzolo più che mai inturgidito dalle precedenti attenzioni. Patrizia geme prima di piacere e poi di dolore quando l’azione del nostro esuberante amico eccede.
Io sono completamente stravolto dall’eccitazione…….le tette di mia moglie succhiate senza ritegno da uno sconosciuto e sta anche gemendo di piacere.
Improvvisamente Tommaso si inginocchia davanti a Patrizia la quale, percependone le maliziose intenzioni, anticipa la sua azione aprendo, senza alcun ritegno, le gambe.
La visione che offre è irresistibile. Infatti a seguito dei profusi strofinamenti prestati, il perizoma si è insinuato tra le grandi labbra della vulva lasciando trapelare una curata quanto sensuale peluria pubica.
Un attimo dopo il suo perizoma è accostato a lato delle grandi labbra scoprendo il clitoride gonfio di eccitazione. La lingua di Tommaso non perde tempo e inizia un lento ma inesorabile lavoro sul “grilletto” di Patrizia. I gemiti aumentano a dismisura e i movimenti ritmici delle mani di Patrizia sulla testa di Tommaso sembrano confermare le manifestazioni di piacere appena udite.
Adesso entrambi i seni di Patrizia sono scoperti mentre le dita di Tommaso agiscono sui capezzoli pizzicandoli quasi a voler sintonizzare una stazione radio. Nel frattempo la testa di Tommaso è sempre tra le cosce di mia moglie che, continua a esprimere parole di approvazione per l’insaziabile lavoro di succhiamento che viene riservato al suo clitoride, ora più che mai gonfio e bagnato.
Dopo qualche minuto Patrizia riprende il comando delle azioni. Fa sedere Tommaso sul divano e le si siede sopra rivolta verso di Lui. La scena che mi si presenta è favolosa: Tommaso ha la testa tra le tette di Patrizia mentre le sue mani palpeggiano lussuriose il sinuoso culo del mio Amore.
P.S. – Per la cronaca, il culo di Patrizia è uno dei suoi punti di forza…..fianchi rotondi e natiche a forma di cuore ne fanno un vero capolavoro apprezzato da tutti coloro che hanno avuto occasione di giocare con noi.
Decidiamo di spostarci rapidamente in camera da letto per proseguire più comodamente il gioco.
Pochi secondi e Patrizia è sdraiata sul letto con addosso solo stivali ed autoreggenti. Anche Tommaso non perde tempo ed in un attimo è completamente a nudo…….la sua eccitazione è già ben evidente.
Ricomincia il cunnilingus che Patrizia dimostra subito di apprezzare. Ben presto, l’azione della lingua viene sostituita dal movimento ritmico di un dito. Patrizia apprezza a tal punto da chiedere:
P. - “SIII,…dai! Mettimi anche un dito nel culo” .
Non so se sia possibile esprimere a parole l’eccitazione che una frase del genere può generare in un uomo. Io non ci riesco!
Il movimento delle due dita all’interno di mia moglie era già di per sé estremamente provocante, ma la reazione verbale di Patrizia alle stimolazioni ricevute mi fece letteralmente sbandare:
P. – SI… SI…un dito in figa ed un dito in culo…..mi stai riempiendo tutta.
Poi alza la testa cercando il mio sguardo e aggiunge:
P. – Amore, mi manca solo un cazzo in bocca.
Ben presto le dita in figa passano da due a tre e infine addirittura a quattro. Il nostro amico però si fa prendere troppo dal momento e comincia a stantuffare esageratamente finché un gemito di dolore di Patrizia e un mio immediato rimprovero non lo fanno desistere.
Patrizia riprende in mano il pallino del gioco ed estrae da sotto il suo cuscino il suo migliore amico, il suo vibratore “succhiaclitoride”. L’immagine di Lei sdraiata a gambe aperte mentre si masturba provoca in me inquietudini profonde e contrastanti. L’eccitazione si accresce ancor di più quando Tommaso decide di contribuire al piacere di Patrizia infilandole un dito in figa. Questa volta la sua azione è più delicata e controllata e, di conseguenza, più gradita.
Pochi minuti ed ecco Patrizia esplodere in un orgasmo fatto di forti gemiti liberatori.
Vederla godere, mentre è penetrata da un dito non mio, ha risvegliato in me istinti difficilmente confessabili.
Si invertono nuovamente i ruoli. Ora è Patrizia che, riprendendo l’iniziativa, fa sdraiare sulla schiena Tommaso e le regala un sensuale quanto gradito body massage.
Sgrano gli occhi, non voglio perdermi alcun particolare. Osservo con attenzione il mio Amore mentre con le sue morbide tette sfiora dolcemente il petto del nostro ospite. Vedo i suoi capezzoli…sono talmente turgidi da sembrare due chiodi e sono altresì evidenti i brividi provocati al fortunato ricevente.
Per mettere a contatto le tette di Lei al petto di Tommaso, inevitabilmente il suo culo di Patrizia è rimasto sollevato. Da dietro l’immagine di Patrizia è strabiliante: osservo il suo culo rotondo in primo piano e le grandi labbra ancora aperte dopo il recente orgasmo. Quando poi Tommaso comincia a picchiettare le dita sulla figa ancora leggermente slabbrata di Patrizia, si sente il rumore dei suoi umori……E’ BAGNATISSIMA !!!
Non ancora soddisfatta del trattamento ricevuto, Patrizia, con voce lieve ma decisa, le sussurra:
P. – Mettimi un dito dentro.
Tommaso ovviamente non se lo fa ripetere e inizia a penetrarla intimamente.
Patrizia riprende il movimento lento ma costante del suo corpo sinuoso; porta così il suo seno a scendere fino all’ombelico mentre contemporaneamente il suo pube struscia sugli attributi maschili del nostro ospite. Il cazzo di Tommaso ora sembra scoppiare.
A questo punto non è più possibile attendere oltre, l’eccitazione di tutti è al limite.
Tommaso si infila il preservativo, aiutato da una Patrizia un po’ impacciata in un compito a cui non è più abituata.
Il nostro impaziente amico si infila tra le gambe di Patrizia e comincia ad armeggiare con il suo cazzo nel tentativo di penetrarla. Quando ormai aveva appena cominciato a far pressione sulla “soglia”, Patrizia lo spinge via, facendoci sospettare in un ripensamento tardivo.
L’imbarazzo però scompare subito, quando la sento rivolgere a Lui con le seguenti parole:
P.- Voglio stare sopra. Ti voglio scopare io.
In un attimo Patrizia è sopra di Lui nella classica posizione “dell’amazzone”.
Da dietro ho una visione perfetta della scena: vedo la mano di Patrizia cercare e trovare sotto di Lei l’asta di Tommaso, la vedo puntare il membro eretto all’ingresso della vulva, la vedo spingere progressivamente il glande dentro le grandi labbra, e infine….la vedo sedersi dolcemente sul cazzo fino a totale inserimento.
L’immagine della virilità maschile che lentamente scompare interamente dentro la figa della mia donna è una scena quasi irresistibile per me.
Il lento movimento ascendente e discendente del culo di Patrizia sul suo cazzo prosegue ritmico. Vedo il cazzo entrare ed uscire a un cadenza regolare fino a quando, l’impazienza di Tommaso non lo porta ad unirsi a Lei nel movimento….accentuando i tempi delle spinte.
Adesso si muovono entrambi in simultanea; quando lei scende con il culo, Lui sale col bacino. In questo modo la penetrazione è più profonda. Tommaso aumenta ancora il ritmo e Patrizia è costretta a interrompere il suo. Ora è solo Lui che spinge…..in modo sempre più profondo e concitato.
La mia eccitazione sale ulteriormente quando sento Patrizia gridare:
P. – SI…SI…SCOPAMI . Lo voglio dentro, lo voglio sentire tutto…fino in fondo….fino alle palle.
Comincio a temere che tutto finisca troppo presto e allora chiedo di cambiare la posizione.
Patrizia si mette a 90 gradi (posizione a pecorina” per intenderci). Lui è un po’ basso, fa fatica a penetrarla in quella posizione. Le chiede di abbassarsi davanti fino ad appoggiare petto e viso al letto. Adesso è riuscito ad entrare. Tramite le mani la tiene per i suoi sinuosi fianchi in modo da poter gestire meglio il ritmo delle spinte. Ad ogni affondo, si sente il rumore dei due corpi che si scontrano.
Cambiano ancora la posizione, ora tocca alla “missionaria”. Lei si sdraia supina allarga e solleva le gambe velate dalle calze nere. Già solo vederla in questa posizione è uno spettacolo. Lui traffica un po’, sembra non riuscire a trovare la “strada”….Lei per aiutarlo, le dice:
P. – più su, più su…..più su, più su!
Allora Lui le risponde;
T – Lo vuoi nel culo ?
E Lei, preso coscienza delle sue reali intenzioni, categoricamente:
P. – NO !! Il culo e la bocca li do solo a mio marito.
Non credo mi sia possibile esprimere l’orgoglio e la soddisfazione che una tale frase mi ha dato.
Alla scorrettezza del nostro ospite che, ben conscio delle regole della casa, ha provato a esigere più di quanto (ed era molto) le era stato concesso, si è sovrapposta la ferma reazione della mia compagna di vita che ha messo in chiaro che Lei era lì per un gioco e solo per quello.
Lei è e resterà mia, come io sono e resterò suo. Il fatto che i nostri corpi vengano occasionalmente “condivisi” per i nostri capricciosi giochi trasgressivi non cambia la realtà dei fatti.
Dopo questo breve momento di imbarazzo, finalmente il nostro “furbone” trova la strada giusta e comincia il suo movimento “stantufforio” incitato dai gemiti e dalle frasi provocanti di Patrizia.
Sposto il mio punto di osservazione…mi posiziono dietro di loro. Durante il frenetico movimento penetrativo, vedo palle di Lui scontrarsi rumorosamente con le natiche di Patrizia.
Vista e udito……una combinazione eccitante e sensuale. Il sesso vissuto con tutti i sensi…..
Lui le alza le gambe in modo da poter esercitare spinte più ampie e profonde, Dai suoi gemiti animaleschi si intende che è quasi all’apice del piacere.
Lei sembra capirlo e grida:
P. – SI…SI,,,,,sborrami tutta,,,,,,voglio sentirti godere.
E’ troppo per Lui……non resiste…..esplode in una serie di mugugni di piacere seguiti dai rumori degli ultimi due profondi colpi d’anca contro le natiche di Patrizia.
Tommaso è stremato, si lascia scivolare a lato del letto.
Non perdo tempo. Sposto le gambe di Patrizia verso la mia posizione e la posseggo con energia.
Tutti i miei colpi sono seguiti dal rumore dei nostri corpi che si scontrano.
La bacio con passione, mentre le dico che l’amo e che sono orgoglioso e felice di avere una donna come Lei.
Immediatamente dopo esplodo dentro di Lei, riempiendola con tutto il mio seme.
CONCLUSIONE
Sono stato un uomo che si “nutriva” di grandi emozioni e, per quanto mi è stato possibile, ho cercato costantemente di vivere la mia esistenza in modo libero e anticonformista. Di conseguenza ho sempre detestato i luoghi comuni, i conformismi e le ipocrisie della nostra società cosiddetta “evoluta” dove le apparenze contano più della sostanza.
Pertanto, considerato il mio essere, non avrei potuto trovare donna migliore di Patrizia che per me non è solo mia moglie ma anche la mia donna, la mia compagna, la mia amica. La mia complice, la mia porca…..il mio tutto.
Nonostante le inevitabili difficoltà incontrate nella quotidianità della convivenza, mai nessuna persona mi ha fatto sentire tanto realizzato quanto Lei.
L’esperienza raccontata, al di là dei suoi piacevoli lati trasgressivi, è stata fondamentale per me perché ha rappresentato un’evidente conferma dell’unione e della complicità della nostra coppia.
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5 giorni fa
lucrezia13,
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Le Nuove virtù (parte 1)
Tante volte le situazioni più strane possono nascere in modo impensato, imprevisto e quantomeno immotivato.
Tutto prese forma da una due piccole tragedie.
Mi trovavo infatti all’età di quarant’anni con un figlio di diciasette di nome Herman. La madre, una tedesca di nome Ingrid, l’avevo conosciuta durante una breve vacanza, ed avevamo passato dei bei momenti insieme, favoriti anche dalla calda estate e da alcune sonore bevute, che si perdonano ai ragazzi giovani.
Quello che non ci era stato perdonato era il sesso alquanto sconsiderato che facevamo in quelle serate estive, dove più volte, preso dal corpo flessuoso di Ingrid, ed inebriato dall’odore speziato della sua figa, l’avevo copiosamente riempita del mio seme.
Io ed Ingrid ci salutammo alla fine di agosto e dopo tre mesi, ricevetti il suo messaggio dove mi comunicava la notizia.
La feci scendere in Italia pronto a fare il mio dovere di uomo, ma la cosa non funzionò e dopo sei mesi dal parto Ingrid se ne tornò in Germania lasciandomi il piccolo Herman.
Lo allevai aiutato da mia madre che, sebbene non fosse scevra dal riproverarmi continuamente, data la sua rigida educazione cattolica, provava anche una piccola felicità stringendo fra le braccia il nipote desiderato.
Semplicemente come se ne era andata Ingrid si ripresentò una decina di anni dopo, si era sposata con un medico tedesco ed aveva due figli. Pur volendo conoscere Herman non manifestò mai l’intenzione di portarlo con se in Germania e così, dopo quella visita inaspettata, la nostra vita riprese con il consueto tran tran, Herman studiando e frequentando la scuola, ed io lavorando nel mio studio legale cercando di sopperire all’assenza della madre con le mie attenzioni nei confronti di quel figlio che consideravo già colpito dalla vita.
Mi rendevo conto che lo stavo viziando, ma non riuscivo a farne a meno ed a perdonarmi per la situazione in cui lo avevo cresciuto e che anche a scuola lo aveva reso il bersaglio di scherzi e battutine.
Herman, come già detto, era arrivato all’età di diciasette anni e come previsto era diventato un perfetto stronzo.
Si era trasformato nel classico bulletto radunando i compagni di liceo più borderline e spadroneggiando nell’istituto, perché forse i tedeschi, anche se mezzi, lo hanno nell’indole.
Venivo coninuamente chiamato dal preside per i comportamenti maleducati di Herman, e più volte dovetti appellarmi alla difficile situazione nella quale era cresciuto per evitargli la sospensione.
Fu proprio in una di queste occasioni che comincia la nostra storia.
Ero stato nuovamente convocato dal preside del liceo perché Herman, coadiuvato dai suoi sgherri, aveva pesantmente insultato e bullizzato un suo compagno di classe di nome Filippo.
Mi ero ripromesso che quella sarebbe stata l’ultima volta e avrei preso provvedimenti seri, ma non potevo evitare di presentarmi a quella convocazione.
Entrai quindi nell’ufficio del Preside dove trovai Herman, Filippo e la madre di Filippo, di nome Enrica.
Herman si era distinto in una nuova bravata. Con la sua squadra di sgherri aveva pesantemente insultato Filippo sotto le docce dopo l’ora di educazione fisica, per il suo aspetto femminile e, per usare le parole del Preside “ per la sua scarsa mascolinità”. Tutto sarebbe caduto nel nulla ma proprio in quel momento il professore era entrato in spogliatoio ed aveva sentito tutto e segnalato la cosa in presidenza.
Pur profondendo le più ampie scuse ed appellandomi nuovamente all’infanzia difficile di Herman, che così difficile non era stat cresciuto fra le attenzioni mie e della nonna, il Preside non si era potuto astenere dal predentere segni significativi di scuse entro sette giorni altrimenti avrebbe inflitto a mio figlio una lunga sospensione.
Ci salutammo tutti ed andammo a casa. Feci la voce grossa con Herman e lo obbligai a scusarsi pubblicamente con Filippo e per sancire la nuova pace organizzai una cena fra me ed Herman e Filippo e la sua famiglia.
Sapevo ben poco della famiglia di Filippo ed anche alla madre Enrica avevo dato un’occhiata distratta tanto ero furibondo del nuovo guaio di Herman, ma mi sembrava una buona politica per evitare la sospensione a mio figlo.
Feci fare l’invito ad Herman e ricevetti la conferma direttamente da Enrica che mi disse che si sarebbero presentati in tre.
Organizzai per il martedì sera seguente presso un noto locale del centro di Brescia. Io ed Herman arrivammo per primi e ci sedemmo al nostro tavolo.
Poco dopo giunse anche Enrica accompagnata da Filippo e da una ragazza che era la copia di Filippo ma vestita con abiti femminili.
Devo dire che fui abbastanza sorpreso, quando Enrica mi aveva detto che si sarebbero presentati in tre pensavo alla classica famiglia padre, madre e figlio, ma come appresi di li a poco le cose erano molto diverse.
Enrica mi presentò la figlia Eleonora, gemella di Filippo e tutti si sedettero e cominciammo a mangiare e conversare.
Devo dire che Herman si comportò egregiamente risultando anche simpatico. Forse estrapolato dall’ambiente scuola, dove da bambino aveva dovuto subire maldicenze e scherzi ed ora doveva fare il duro, il suo carattere non era poi così male.
Devo dire che avevo notato come Herman guardasse con estremo piacere Eleonora, che non aveva mai incontrato prima in quanto frequentava un altro istituto.
Era la prima volta che lo vedevo interessato ad una ragazza e ne ero compiaciuto. Speravo trovasse un’anima con la quale condividere le sue frustrazioni nascoste e anche per fare quelle esperienze adolescenziali che sono d’obbligo nella vita.
In un serata conviviale, avevo anche io notato Enrica, e mi rammaricavo di non averlo già fatto durante la riunione in presidenza.
Era una bella donna, capelli lunghi e castani un petto florido, gambe lunghe che evidenziava ancora di più portando i tacchi alti ed un bel sedere chiuso nella gonna che le arrivava al ginocchio.
Il viso era di un candore quasi pallido, che però le faceva risaltare gli occhi di un blu profondissimo ed intenso, capaci di raggiungerti anche se eri immerso in un altro universo.
I figli gemelli avevano ereditato la sua bellezza ed i suoi colori. I fianchi stretti di entrambi e le labba rosse e tumide, il colore niveo della pelle e le gambe affusolate.
Si distinguevano solo per i capelli lunghi e per l’accenno di petto che, seppur ancora poco florido, caratterizzava Eleonora rispetto a Filippo.
Durante la cena uscì la loro storia triste.
Il marito di Enrica era morto in un incidente d’auto lasciandola sola con i gemelli di quattro anni.
Anche lei era stata aiutata dalla sua famiglia nell’allevarli ma differentemente da Herman che aveva reagito sviluppando un caratere ribelle, i suoi figli le si erano attaccati morbosamente soprattutto il maschio Filippo, fino ad assorbire ogni minuto della sua vita.
Si stabilì subito una grande empatia fra me ed Enrica, forse per la stessa vicenda d’abbandono, e, dato il buon esito della serata, e la scintilla scattata fra Eleonora ed Herman, ci ripromettemmo di rivederci nuovamente e ci scambiammo il numero di telefono.
Da quel momento le cose a scuola cambiarono Herman divenne il protettore di Filippo. Lo difendeva dagli scherzi e dalle ingiurie degli altri studenti e la vita scolastica per lui diventò più semplice.
Inutile dire che Herman ed Eleonora divennero inseparabili, mentre Filippo continuava ad essere morbosamente legato alla madre.
Io ed Enrica, invece, cominciammo a chattae, scherzando e ridendo e mi ritrovai sollevato come non mi sentivo da lungo tempo.
La invitai una sera a cena e dopo qualche bicchiere di vino feci scendere il discorso sul personale e sessuale in modo da riscaldare l’ambiente.
Enrica mi rivelò che dalla morte del marito aveva avuto pochissime esperienze e molto fugaci in modo da tenere all’oscuro i figli.
Era felice che Eleonora si fosse incollata ad Herman, ma Filippo le stava ancora addosso, ed anche per godersi quella serata si era dovuta inventare una scusa di lavoro.
Avevo deciso di rompere gi indugi e dopo cena la portai in un appartamento riservato che avevo affittato per incontrare le amiche lontano dagli occhi di Herman.
Lei fu felice di tale discrezione e già mentre salivamo le scale le nostre lingue si erano intrecciate e ci baciavamo avidamente.
Enrica era molto calda, non passò molto che le sue mani raggiunsero il mio cazzo duro e sodo e fu piacevolmente colpita dalle sue dimensioni.
Mi disse “scopami forte...ho avuto pochi amanti ed anche quelli te li raccomando...ora prendimi”.
None ravamo ancora sulla porta di casa che le mie mani stringevano i suoi capelli e la bocca abusava delle sue labbra.
Ho sempre prediletto il sesso duro ed Enrica desiderava essere scopata fortemente.
Il mio appartamento era l’unico del pianerottolo per cui non c’erano occhi indiscreti a spiarci.
La sbattei contro l porta e la girai baciandola sul collo.
Le alzai la gonna e mi abbassai verso il suo culo prominente culo iniziando a leccarlo ed affondando nel buco in profondità.
Le sentivo lo sfintere cedere al mio slinguare..inumidirsi ed affondare nuovamente mentre con le anche Enrica si spingeva verso di me per sentire il mento contro le pareti della figa estremamente bagnata ed umida.
Le leccavo il culo mentre assaporavo anche i suoi umori che cospargevano il mio viso dell’acre secrezione femminile.
“Nel culo non lo ho mai fatto…” mi sussurrò Enrica tra un respiro ed un altro, pur non ponendo alcun veto a quel nuovo piacere.
Aprii la porta e la spinsi sul pavimento tenendo le natiche ben prone verso di me, ed in maniera animalesca le alzai la gonna e le spostai il perizoma che orami era unicamnete una pezza fradicia.
Sputai su quel culo sodo già colmo della mia saliva e mi slacciai i pantaloni facendo fuoriuscire il mio imperioso cazzo che turgido e venoso si ergeva prepotente della sua preda.
Enrica lo vide di sottecchi e strinse i pugni mentre con le dita le allargavo lo sfintere.
Iniziai inserendo la cappella nel suo culo dilatato e le dissi “ora soffia per abituarti e respira regolare”.
I primi affondi in quello stretto pertugio furono difficili ma con sapienza e sputando ogni volta che uscivo mi introdussi nel buco per tutta la lunghezza del mio cazzo.
Ai primi cenni di sofferenza seguirono i mugolii di Enrica e li capii che superato il colletto anale si stava abituando al piacere frammisto al dolore, e cominciai a spingere prima con delicatezza e poi con vigore.
Le spingevo il mio cazzo per tutta la lunghezza nel culo fuoriuscendo fino alla cappella per poi riaffondare con estrema forza e sentire il rumore dei coglioni che rimbalzavano sulle pareti dello sfintere.
La figa era oscenamente bagnata e già stava formando una piccola pozzanghera quando Enrica urlo il suo orgasmo librando suimultaneamente una pisciata ed annaffiando tutto il pavimento.
I brividi le percorrevano il corpo ed i vestiti erano zuppi di quel frammisto di secrezione, urina e sudore il cui odore mi mandava in estasi.
Mi tolsi dal suo culo e la feci riprendere baciandola avidamente ed aprendole la camicetta per succhiare i suoi seni che avevo trascurato nella smania del primo orgasmo anale di Enrica.
La presi e la portai sul tavolo della cucina e fatta stendere sulla schiena misi le sue gambe intorno al mio collo.
La gonna era orami all’altezza dell’ombelico e di fronte a me Enrica a gambe divaricate e con il seno che fuoriusciva era uno spettacolo che avrebbbe mandato in visibilio anche un santo.
Il mio cazzo era ancora duro e benchè la figa fosse fradicia mi chinai fra le cosce lappando come un cane dalla ciotola, il piacere dalla vulva.
Il sapore dell’urina si impadroni delle mie papille gustative ma non smisi di leccare avidamente salenndo anche a succhiare il poderoso clitoride che si ergeva ben esposto dalle grandi labbra.
Enrica continuava a mugolare e godere, e dalla sua bocca provenivano solo mezze frasi incomprensibili.
Mi rilzai e le misi il cazzo in figa.
Ovviamente non trovai le resistenze del buco del culo per cui affondai spietatamente son dal primo minuto.
Mi accorsi subito che Enrica gradiva i forti colpi del mio bacino e voleva essere sbattta e sfondata, senza molte delicatezze.
Io seguivo il suo desiderio prendendole le cosce e tenendola con le gambe ritte intorno al mio collo mentre la riempivo senza alcuna remora.
Scoprii che era multiorgasmica e perciò fu un continuo di venute anche bagnate che avevano ricreato anche in cucina la pozzanghera dell’ingrezzo.
Sentii montare anche il mio orgasmo, serrai le mani intorno ai suoi seni lasciando le cosce e con tre/quattro spinte ancor più vigorose la riempii copiosamente del mio sperma noncurante di averla impregnata.
Esaurito il seme levai il cazzo e lo portai alla sua bocca facendomi ben pulire la cappella.
Le concedetti un attimo per riprendersi ed Enrica vide di sfuggita l’orologio della cucina.
“Cavolo sono già le 11:30!! Filippo sarà in crisi devo andare velocemente!!”;
Le consigliai di almeno farsi una doccia che non poteva andare a casa in quelle condizioni.
Enrica convenne con me che era meglio darsi una riassestata, andò in bagno, fece na doccia e poi molto frettolosamente scendemmo entrambi dal mio appartamento clandestino per tornare a casa.
Il giorno dopo Enrica mi confidò di aver trovato Filippo molto agitato che la stava aspettando. Aveva dovuto rassicurarlo e calmarlo per più di un’ora quando, finalmente, aveva potuto coricarsi e riposare il buco del culo che quella sera aveva avuto la sua inaugurazione.
Da quel giono io ed Enrica diventammo quello che si suol definire una “coppia aperta clandestina”. La sua sessualità da tempo repressa era esplosa e ben presto iniziammo ad allargare la nostra frequentazione anche ad altre persone lanciandoci in giochì sia con coppie che con donne e uomini.
Enrica era molto appagata da tale situazione ma sapevamo entrambi che sarebbe stata una cosa passeggera.
I nostri giochi avvenivano la mattina quando i figli frequentavano la scuola e, dato che Herman dopo il fidanzamento non mi aveva più creato alcun problema, noi eravamo liberi di dare sfogo alle nostre più intense depravazioni.
Non intendevamo essere una coppia fissa perché la nostra gande intesa e fame sessuale none ra seguita dal sentimento che deve seguire una coppia ed anche in virtù del fatto che la relazione tra Herman ed Eleonora proseguiva a gonfie vele tanto che i due avevano deciso di trasferirsi a Parma ove avrebbero iniziato a frequentare la stessa università.
Io ed Enrica, nonostante non approvassimo pienamente tale decisione, non avevamo potuto oppore nulla e così il settembre successivo Herman ed Eleonora si trasferirono nell’appartamento di Parma.
Filippo invece aveva deciso di rimanere a Brescia e frequentare giurispruidenza. Non riusciva a staccarsi dalla madre, ed Enrica mi aveva confidato che nutriva un profondo affetto per me e che aveva deciso di seguire quel corso per ripercorere le mie orme.
Fui lieto di quella decisione e, dato che Herman invece si era aveva preso una strada totalmente diversa, proposi a Filippo durante l’estate di venire nel mio studio ad iniziare a respirare un’po’ di aria legale.
Volevo anche dare una mano ad Enrica che con due figli all’università a volte faticava a far quadrare il bilancio per cui approfittavo di quella sorta di praticantato per dare una piccola paga a Filippo che ben presto si rivelò un aiuto prezioso.
Accadeva più volte che ci dovevamo trattenere fino a tardi presso lo studio per redigere atti o preparare processi e lui ottemperava ai suoi obblighi senza mai protestare o recriminare.
Alcune mattine, e questo a mia colpa, approfittavo di lui inviandolo in tribunale per varie commissioni in modo di poter organizzare con Enrica qualche gioco con coppie o amici ed abbandonarci così alle nostre amate sconcerie.
Il creuccio che avevo era quello di non aver mai visto Filippo in compagnia di una coetanea. Aveva diverse amiche ma nessuna con cui aveva un atteggiamento affettuoso oppure per la quale mostrasse interesse.
Ricordavo bene che Herman, prima della fatidica cena lo aveva più volte additato come frocio e del fato che gli insulti sotto la doccia avevano ad oggetto la sua scarsissima virilità.
Le cose poi erano cambiate e quegli accenni erano finiti nel dimenticatoio.
Filippo d’altro canto era più bello come donna che come uomo.
Era uguale fisicamente a sua sorella ed anche il suo volto era molto femminile. A tutto ciò aggiungeva un atteggiamento ambiguo che lo rendeva quasi civettuolo.
Più di una volta, quando la stanchezza del lavoro si faceva sentire, lo avevo scambiato per sua sorella e lo avevo chiamato Eleonora, scusandomi poi sempre prontamente.
Aveva poi riversato su di me una parte dell’affetto che lo legava alla madre, dimostrandomi un attaccamento che a volte mi metteva a disagio.
Era una sera di lugio quando io e Filippo ci eravamo dovuti fermare a lungo per disctere su un processo.
Le sue indicazioni erano decisamente sensate ben più di quelle di un diciannovenne al primo anno e mi era di aiuto nel focalizzare i punti fondamentali della controversia.
Era una serata molto calda ed il condizionatore non mitigava l’afa.
Ad un tratto, per il calore e la stanchezza, mi assopii leggermente sulla mia comodissima poltrona di studio, quando nel dormiveglia mi sembrò di vedere Eleonora entrare dalla porta della stanza.
La mia illusione venne e toccandomi il petto con una mano posò le sue labbra sulle mie baciandomi con piacere ed avidità.
Mi ripresi un attimo e mi accorsi che non era Eleonora ma bensì Filippo che con la lingua ricercava le mie labbra.
Feci per allontanarlo ma la lussuria prese il sopravvento e isposi a quel bacio delicato e femminile come se fosse stata la ragazza di mio figlio ad estirparmelo dalle labbra.
Le mani di Filippo scesero sul mio petto aprendomi la camicia e tastandomi il torace, mentre le labbra continuavano a baciarmi.
Quel caldo bacio misto al sogno mi eccitò completamente ed il cazzo divenne subito duro.
Le mani di Filippo scesero ancora fino ad aprire la mia patta e far uscire il pene durissimo.
Si staco dal mio viso e iniziò a pendermi il cazzo in bocca. In modo delicato succhiando la cappella e scendendo verso l’asta.
Con le mani mi tastava il torace e con l’altra i coglioni pentre la bocca succhiava il cazzo cercando di affondarvi in profondità.
Il risucchio dava i suoi effetti ed allora gli presi la testa con la mano e spinsi il cazzo completamente nella sua gola.
Dopo circa 10 minuti di profonde leccate gli sborrai in bocca.
Filippo deglutti senza problemi nutrendosi del mio sperma, mi guardò e fuggi via dall’ufficio.
Rimasi alquanto spiazzato e non dissi nulla chiaramente ad Enrica, e andai a casa riprommettendomi che nn sarebbe più successo nulla.
Per un paio di setimane Filippo, con la scusa di dover preparaare un esame, quando prima aveva sempre studiato alla sua scrivania, non si presentò in uffico ed allora decisi di chiamarlo per chiarire quello che era successo.
Onde evitare occhi indiscreti gli dissi di raggiungermi all’appartamento dove incontravo sua madre, ed ero deciso a farlo tornare e invitandolo a dimenticare quello che era acccaduto.
Filippo arivò puntuale vestito in jeans e maglietta con uno zainetto.
Lo feci entrare e gli chiesi se voleva bere qualcosa. Mi disse di no e se poteva usare il bagno.
Mentre lo aspettavo ripercorsi tutto il discorso che volevo fare e mi sedetti sul divano.
Srntii la porta aprirsi ed usci Filippo.
Aveva rubato un completino intimo ad Eleonora e lo indossava come fosse lei.
Completamente glabro, e truccato quasi maniacalmente, aveva il perizoma nero della sorella che gli copriva il buchetto del culo ed il reggiseno.
Le labbra oscenamente rosse lo fcevano apparire come una consumata puttana mentre il pesante trucco agli occhi accentuava il blu pofondo del loro colore e li rendevano ancor più ammalianti.
Il cazzo era praticamente invisibile, Herman aveva ragione quando diceva che era poco dotato.
Era come aver di fronte Eleonora, sembrava lei e lo chiamai con quel nome.
“sono Filippo non Eleonora…ti piaccio?”
Venen verso di me e non potei opporre resistenza. Il piacere e la Lussuria si impossessarono di me ed iniziai a baciarlo furiosamente sporcandomi di quel rossetto da troia.
Come la madre anche Filippo voleva essere sbattuto per cui senza tante remore estrassi il cazzo già duro dai pantaloni e cominciai a darglielo fra le labbra. Lui succhiava e mugulava riempiendomi il pene di saliva e leccandolo fino alla base.
Il suo cazzettino sembrava un clitoride troppo cresiuto e si irrigidiva mente la gola si riempiva del mio cazzo poderoso e duro come non mai.
Spostai la sua boicca e mi abbassai i pantaloni lo presi per i capelli e mi feci leccare i coglioni ed il buco del culo. La sua lingua con un unico movimento passava dal culo ai coglioni lasciando l’impronta come una lumaca sul mio scroto.
Finito quel trattamento lo feci alzare spostai il perizoma e lo inculai senza ritegno.
Trovai il buco del culo molto elastico e gli dissi “troia chi ti ha sfondato il culo!”.
“Da solo con un vibratore in camera mia!!! Ma così è diverso!!”.
Spingevo senza ritegno aprendogli le natiche e sfondandolo con forza.
Dal suo cazzettino uscì un ivolo di sperma che bagnava il perizoma della sorella mentre il mia imperiale cazzo gli dilatava l’ano in modo disumano.
Lo avevo fatto sborrare ed allora anche io decisi di inondargli il cuco del culo.
Lo strindi per le spalle e lo sgìbattei con brutalità fino a quando dal mio cazzo uscirono cinque getti caldi che gli colmarono lo sfintere.
Lo feci scendere da me e rimase li esausto con il vbuco del culo colmo veso di me a godersi ancora i residui dell’orgasmo.
(FINE PRIMA PARTE)
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Il Colloquio
Per un professionista trovare collaboratori all’altezza sta diventando un problema sempre più tangibile.
Soprattutto quando si tratta di professioni delicate dove la privacy e la riservatezza sono importantissimi, e basilari per la propria attività.
Vi sono continue lamentele in merito agli orari di lavoro, alle disponibilità da offrire, all’abbigliamento.
Per questo motivo mi ero ritrovato nuovamente senza un membro del mio staff e mi dovevo accollare, con grande fastidio, tutte quelle attività che prima demandavo alla mia segretaria, ed alle quali non ero più abituato.
Tutto ciò mi procurava grande nervosismo tanto che dovevo sfogarlo andando in palestra ed immergendomi in una serie di esercizi che avrei ben volentieri evitato.
Premetto che una vita nello sport (basket) mi aveva fornito di un fisico atletico e muscoloso, e non che il lavoro in palestra mi spaventasse, ma preferivo dedicarmi al tennis, nonché ad altri passatempi più lieti che, cari amici, condividiamo in questo mondo...
Proprio durante queste sedute in palestra avevo avuto modo di rivedere Marco.
Ci eravamo conosciuti sempre in questo ambito durante un altro periodo in cui frequentavo l’istituto ginnico, e avevamo passato anche qualche serata insieme alle solite cene organizzate dagli istruttori per fare gruppo.
A queste occasioni semi-mondane, partecipava anche Silvia, la compagna di Marco, anche lei frequentatrice della palestra ma in modo molto saltuario e ad orari così diversi dai miei che non avevo mai avuto modo di incontrarla durante gli esercizi.
Devo ammettere che silvia non mi lasciava indifferente, sui 30 anni un corpo longilineo, gambe lunghe, ed un sedere sodo che si attaccava alla schiena formando due fossette che erano fonte dei miei sogni più erotici e inconfessabili.
La immaginavo vestita da palestra, con i leggins attillati e sudati, le gocce scendere lungo quella schiena perfetta, e incanalarsi nelle fossette fino alla riga delle natiche. Immaginavo quelle gocce fermarsi li fra le natiche e la vulva ed il mio naso affondare in quella rotondità perfette e la mia lingua assaporare tutto il nettare, un’ambrosia mista di sudore femminile e di sapore di voglia.
Anche il viso era sempre molto seducente, e pur non truccandosi molto (stile nature), gli occhi nocciola risaltavano e fuggivano spesso ad incrociare i miei, come una sorta di piacere nel constatare l’interessamento di un uomo elegante.
Silvia a queste cene era sempre molto timida, anche se Marco cercava sempre di spronarla e coinvolgerla nei nostri discorsi, ma quando si entrava in argomenti più piccanti, si ritraeva con una risatina e svicolava verso altri discorsi.
Un pomeriggio, proprio all’apice del nervosismo per una mattinata persa fra le code delle cancellerie del Tribunale, mentre ero impegnato sull’ellittica, Marco saliva sull’attrezzo in parte al mio.
Nonostante alcuni convenevoli sul tempo e sull’andamento non proprio idilliaco della nostra squadra del cuore, vedevo subito che aveva un’aria molto preoccupata ed allora gli chiesi che cosa avesse.
Marco mi confidò che Silvia da qualche mese aveva perso i lavoro. La società per la quale lavorava era fallita e in tale situazione ci aveva pure rimesso le ultime buste paga che non le erano state ancora rifuse dal fondo di garanzia.
A causa di tale situazione la loro relazione ne aveva molto risentito. Silvia era diventata apatica, rifiutava il sesso, scontrosa, aveva preso il fallimento della società come un fallimento personale, e anche le loro condizioni economiche erano chiaramente peggiorate.
Ascoltata la storia di Marco, e dato che neppure io potevo continuare a sobbarcarmi un lavoro che mi avrebbe ben presto portato all’ulcera, gli proposi di presentarmi presso il mio ufficio per sostenere un colloquio di lavoro.
Fui però subito chiaro sull’impostazione da dare al meeting:
“Marco mi raccomando, sul lavoro esigo e pretendo che le mie collaboratrici siano vestite in modo formale ma anche sensuale. Sai, ho appurato che così trovano più ascolto negli uffici pubblici.,..in fondo siamo uomini...”.
La precisazione era dovuta al fatto che avevo sempre visto Silvia in jeans e ballerine, ed anche per il desiderio di ammirarla con un altro look e vedere quel magnifico sedere magari stretto in una gonna e sostenuto da tacchi alti mi procurava già un’evidente eccitazione.
L’appuntamento fu fissato per il giorno dopo alle 20:30 presso il mio studio. Avevo scelto l’orario perché così ero sicuro che saremmo stati soli. Non volevo procurare imbarazzi a Silvia per la presenza di altri impiegati, e fare con tutta calma il colloquio di lavoro.
Nell’attesa del loro arrivo il mio stato d’animo era un miscuglio di curiosità ma anche di severità. Ero chiaramente curioso dell’abbigliamento di Silvia e delle sue risposte, ma anche severo in quanto realmente necessitavo di un valido supporto in ufficio.
Sento suonare il campanello e vado alla porta per accoglierli.
Devo dire che Marco ha superato le mie aspettative, nel suggerire a Silvia i vestiti da indossare.
Silvia è davvero bellissima, vestita in modo elegante, con un bel completo gonna-giacca nere, calze nere velate e scarpe col tacco eleganti, ma allo stesso tempo molto sensuali.
Facciamo i saluti di rito e non posso evitare di fare i complimenti a Silvia per l’abbigliamento. dice : "complimenti alla signorina, hai davvero una splendida fidanzata".
Cercando di essere quanto più discreto possibile l’occhio mi si posa sulle sue splendide gambe, ed in particolare sulla cavigliera, molto discreta, che indossa con eleganza, e che non avevo mai notato perché sempre coperta dai jeans.
Introduco Silvia e Marco nel mio ufficio e inizia il colloquio vero e proprio.
Partiamo con le solite domande di rito, esperienze lavorative, conoscenza delle lingue, curriculum, quali sono le cose che si aspetta nell’intraprendere questa carriera, dal mio atteggiamento si evince che il capo sono io e seppur in un rapporto di collaborazione, ciò che io dico deve essere fatto puntualmente.
“Ben e il tuo curriculum è eccellente, devi sapere che qui nei casi di necessità si deve essere disponibili a fermarsi oltre l’orario di lavoro”.
“Si Peter nessun problema”
“Silvia, il lavoro potrebbe comportare delle riunioni all’estero e dovresti seguirmi anche in queste occasioni in quanto, pur parlando inglese, preferisco sempre che la mia collaboratrice sia con me anche in qualità di traduttrice anche per una questione di immagine, chiaramente il tutto viene ben corrisposto in busta paga, ma non vorrei che per Marco o per te ci sia qualche problema”.
“No Peter nessun problema...”.
Il colloquio proseguiva...ormai avevo già deciso di dare il posto a Silvia ma volevo godere ancora della sua visione. La immaginavo in ufficio che rispondeva al mio interfono ed entrava molto sensuale, si allungava per porgermi le pratiche.
Immaginavo la camicetta leggermente aperta che lasciava intravedere il piccolo seno per il quale non serviva il reggipetto, i capezzoli dritti ed il profumo spruzzato nell’incavo delle mammelle che riempiva l’aria del mio ufficio.
Il tempo passava e Marco e Silvia erano sempre più rilassati.
Approfittai per entrare allora sul personale e chiedere come andavano le cose, e in modo tranquillo ma sempre più insinuante ed intrigante, riempivo Silvia di complimenti per l’abbigliamento, per il taglio di capelli.
Questo mio atteggiamento non lasciava indifferente neppure marco che, chiaramente, sapeva quanto Silvia poteva essere sensuale e dell’importanza che lei trovasse un nuovo lavoro anche per la loro relazione.
Passavano i minuti molto lentamente e vedevo Silvia ancor più rilassata. Le gambe accavallate sulla poltrona erano più rilassate e le spalle molto più morbide.
Vedevo i suoi occhi raggiungere i miei affondare nel mio verde e cercare ogni tanto consensi da Marco.
“Bene dissi! Ora passiamo al look. Anche se non c’è ne sarebbe bisogno, Silvia potresti alzarti che vediamo se tutto in ordine?”.
Il vestito nero aumentava la sensualità delle forme di Silvia, e l’eccitazione cresceva in me.
“Marco ti dispiace toglierle la giacca? Che vediamo la camicetta se va bene?”.
Marco le tolse la giacca e il corpo sinuoso di Silvia diede spettacolo in tutta a stanza.
Mi sembrava di percepire la sua pelle vellutata sotto le mie dita le sue gote rosse che imbarazzate sentivano il contatto delle mie mani che la sfioravano in ogni angolo del corpo.
“Ora girati per piacere”
Ecco lo splendore del suo lato B finalmente era all’altezza dei miei occhi incorniciato dalla gonna nera corta.
“Benissimo Silvia solo un piccolo particolare...”
Mi alzai e mi portai verso di lei.
“Dimmi Silvia lo vuoi proprio il lavoro?”.
“Si Peter mi piacerebbe molto collaborare con te”.
“Bene...” mi avvicinai ancora di più.
“Sei veramente splendida Silvia, dal primo momento che sei entrata ho pensato che potresti avere il posto” le dicevo ciò a distanza molto ravvicinata, quasi all’orecchio.
Marco era immobile, stupito dalla piega che avevano preso le cose, ma anche incuriosito da ciò che avrebbe fatto Silvia.
Le presi le mani, e iniziai a giocherellare con le sue dita.
Ho mani sempre molto calde ma percepii anche il tepore di lei e il fremito del suo corpo a quel contatto.
Marco si stava agitando e con la mia mano gli feci segno di calmarsi, che le cose stavano procedendo per il verso giusto.
Da vari discorsi che avevamo fatto in palestra, sempre senza entrare nel personale, avevo capito che Marco avrebbe desiderato una vita sessuale meno monocorde e che amava molto ammirare Silvia e vederla in situazioni che ne risaltassero la sensualità.
Seppur in quell’occasione così casuale e nella sua prima esperienza questo suo desiderio troppo spesso represso prese i sopravvento e si accomodò tranquillo in poltrona. La sua eccitazione era fin troppo palese, i jeans stretti di Marco facevano vedere il pene gonfio e duro, e ciò non era sfuggito a Silvia che restava stupita nell’assistere alla scena.
Intanto mi ero portato ancora più vicino a lei.
I suoi sguardi dati alle cene in palestra, e quelli nel mio ufficio, unite al posto di lavoro ormai incombente avevano aumentato la mia audacia, e il desiderio di lei.
Le diedi un bacio sulla guancia ed il desiderio si fece subito fuoco. Il suo profumo ora mi riempiva il viso mentre un sospiro le usciva dalla bocca. Le mie mani intanto si dilungavano sulle sue braccia e le arrivarono alle spalle quasi a serrarle nella mia presa.
La sentivo cedere sotto il mio tocco. Le gambe sempre più leggere mentre la mia bocca cercava la sua, e le nostre lingue si incontrarono ed attorcigliarono inestricabilmente.
Sentivo il suo sapore, fresco e caldo allo stesso modo, mi inebriava ed eccitava provocandomi fremiti che rendevano il mio membro duro.
Scendevo avidamente sul suo collo e con le mani lungo i fianchi.
Marco attonito non diceva una parola ma guardava la scena eccitato.
Il cazzo orami gli esplodeva nei jeans mentre vedeva Silvia che oramai perdeva la camicetta e rimaneva solo con la gonna e le scarpe.
Cosi al suo seno nudo per succhiare i capezzoli, dritti ed eccitati.
Prendevo tra le mie labbra il capezzolo destro e massaggiavo il seno sinistro. Silvia oramai mugulava, cedeva al tocco delle mie mani.
Dalel sue cosce saliva l’inconfondibile profumo dell’eccitazione femminile, della voglia. Marco passava con la mano sopra i suoi jeans sui quali era comparsa una macchia di liquido preseminale.
Il profumo della vulva di Silvia mi inebriava. Dovevo averla, la feci risedere in poltrona e le alzai la gonna. Le gambe oramai divaricare si appoggiavano ai braccioli. Mi inginocchiai davanti a lei e guardai la sua vulva rasata e completamente fradicia.
Spostai il perizoma e con la bocca mi tuffai sulla sua figa bagnata.
La leccavo e introducevo la punta dentro di lei, succhiavo il clitoride senza sosta sena fermarmi.
“Silvia toccati il seno!”… Oramai non capiva più niente era partita per l’eccitazione.
“Dimmelo che ti piace come ti lecco...”.
“Si mi piace” non resisto. Silvioa cercava lo sguardo di Marco che oramai aveva liberato il cazzo dai jeans e si masturbava alla vista del godimento della sua compagna.
Con la mano libera strinse la mano si Silvia e poi si alzò portando il cazzo all’altezza delle sue labbra.
Silvia lo vide ed prese il pene di Marco in bocca alternando i mugulii per il piacere che le procuravo leccandola avidamente e il rumore del cazzo che le apriva le labbra affondando sempre più a lungo.
Venirono all’unisono. Silvia spruzzandomi in bocca tutto il suo piacere, e marco facendo altrettanto e riempiendo di sperma la bocca si Silvia la quale voleva correre in bagno a sciacquarsi la bocca.
Ma qui intervenni io dimostrandole cosa voleva dire essere sottoposta. “Ingoialo...” Silvia mi guardò stranita ma vedendo il mio sguardo fermo e sentendo il, tono di voce deciso bevve tutto lo sperma. “Ora baciami”…Silvia si avvicino a me e mi baciò trasferendomi il sapore misto della sua bocca piena dello sperma di Marco.
Il mio pene era durissimo e la feci appoggiare con la schiena alla mia scrivania. Le misi le gambe intorno al mio collo.
Sentivo la cavigliera graffiare la mia giacca mentre le gambe si inarcavano sulle mie spalle. Estraevo il pene e lo appoggiavo alla fica umida e calda di silvia, che guardava me e poi Marco, il sui cazzo dopo un momento di relax dovuto alla sborrata si era ripreso vigoroso.
“Vieni marco dammelo ancora in bocca!”
A quelle parole Marco quasi trasalì, non avrebbe mai pensato di sentirle dire da silvia ma si affetto a riempire la bocca delle fidanzata indugiando anche coi coglioni sulla lingua dura e vogliosa.
Intanto il mio cazzo prendeva Silvia con forza. La riempiva fino all’addome sconquassandola con colpi forti e lunghi.
Si sentiva il rumore di Marco godere e i miei testicoli che sbattevano contro la figa infuocata e fradicia di Silvia ricolmandola fino all’addome.
Ad ogni colpo il mio membro fuoriusciva sempre più bagnato degli umori di Silvia, del suo piacere della sua voglia di godere, finchè non esplose un orgasmo zampillando tutta la sua voglia sui miei pantaloni.
Stravolta Silvia mi chiese di andare in bagno a ricomporsi. Ma non acconsentii. Avevo troppo fantasticato su quel Lato B per lasciarmelo sfuggire.
Anche Marco sembrava preoccupato perché per lei sarebbe stata la prima volta ed il mio cazzo era di dimensioni discrete ma l’eccitazione prese il sopravvento.
“Peter..” disse Silvia “Ho paura, non l’ho mai fatto…”.
“Silvia il lavoro è li pronto per te...questa è l’ultima tua prova del colloquio”.
“Si ma prometti che se fa troppo male smetti”.
Promisi senza troppa convinzione e feci accomodare Silvia su un divanetto dell’ufficio.
Il viso rivolto al muro ed il culo marmoreo voltato verso di me. Marco seguiva la scena sempre più eccitato.
Iniziai baciandole la schiena e le natiche, la mia lingua scendeva su quel magistrale lato B leccandola ed indugiando proprio sullo sfintere, che con piacere trovai molto elastico.
Aiutato dall’eccitazione di Silvia, bagnavo le mie dita nei caldi umori della sua figa e per poi inserirle piano nel culetto.
Prima una pianissimo , poi due sempre piano per evitarle di procurare dolore e farla ritrarre da quel gioco anale.
Il mio cazzo stava esplodendo alla vista del culo che immaginavo sudato nei leggis, li ora aperto dalle mie dita.
“Ti fa male Silvia?”
“No…se fai piano no”
Levai le dita dal culetto e inserii il cazzo nella vagina per bagnarlo bene bene. Fortunatamente eccitazione di Silvia era tornata prepotente dopo i due orgasmi già avuti, e la sua vulva era nuovamente fradicia e pulsante. Ma non volevo farla godere li.
Quando il mio cazzo fu bagnato al punto giusto, lo tolsi dalla vulva bagnata e lo appoggia al culo di silvia entrando piano con la punta.
“Lo senti ti piace? Ora spingo un attimo”
Marco, intanto, si era portato vicino a silvia continuando a masturbarsi davanti ai suoi occhi.
Iniziai a spingere piano. Riempiendo quel culo che mai aveva provato tale piacere. Spingevo il mio cazzo fino in fondo sentendo il buchetto che lo risucchiava ancora di più e Silvia godere alle spinte lungo il suo sfintere.
Mi stupivo che una “vergine” anale potesse ricever il mio pene duro senza problemi ma ne ero anche invogliato ad aumentare il ritmo delle spinte…sempre più forte..
All’apice del godimento le presi i capelli e li tirai verso di me lasciandole il fiso alla mercè del cazzo di Marco. Silvia venne nuovamente bagnando completamente il divano, mentre il mio seme le colmava il culo ed insieme a noi Marco le riempì di sperma il viso venendo nuovamente.
Estrassi il mio pene dal culetto oramai stanco di Silvia e godendomi lo spettacolo dello sperma che la riempiva mentre il suo viso era inondato della sborra di Marco che ansimante si era lasciato andare sul divano.
Questa volta lasciai andare Silvia a riassettarsi nel bagno mente io e Marco ci rivestivamo sorridendo a vicenda.
Inutile dire che Silvia ebbe il lavoro ed il suo primo compito fu proprio quello di ripulire il casino che avevamo fatto quella sera.
Fu l’inizio di una proficua collaborazione.
Il colloquio era riuscito perfettamente in ogni senso.
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swend,
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