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l'attesa

Nella sala d'attesa del centro estetico, dove abitualmente mi reco per mantenere tonificato il mio aspetto fisico, e per il quale, cedendo alle insistenze dell'amica che lo gestisce, mi sono anche prestata a fare da “testimonial”, sovente inganno il tempo, in attesa del mio turno, leggendo alcune riviste che di norma occupano l'interesse dell'emisfero femminile.

Tuttavia anche in questo luogo non è da escludere che durante tali frangenti possano emergere alcuni trasgressivi pensieri a volte capaci di generare audaci fantasie stimolate dal completo relax.

Ed allora anche un frivolo argomento, individuato tra quelle pagine, potrà dare l'abbrivio a reconditi pensieri che, accomunandosi poi con il trattamento epidermico al quale verrò sottoposta dalle abili mani del giovane massaggiatore al quale sovente vengo affidata, diverranno motivo per accrescere desideri proibiti.

Certa che la sua bravura derivi molto dal fatto di essere un non vedente, e del tutto ignaro, durante simili frangenti, di ciò che sarei forse anche disposta a concedere in un impeto di follia, mi massaggia integralmente procurandomi sensazioni al limite del consueto.

A volte immagino che attraverso quella sensibilità tattile di cui è dotato riesca realmente a focalizzare la propria attenzione su ogni singola parte del corpo a dispetto dell'impedimento di uno sguardo incapace di potergli fornire valutazioni cromatiche.

E' duranti tali sedute che immagino come l'esposizione della mia nudità assuma nella sua mente forme surrealmente eccitanti, obbligandolo a frenare moti altrimenti istintivi che potrebbero degenerare in condizioni diverse da quella in cui mi ritrovo.

Così, inoltrandomi nella onirica dimensione del pensiero, mentre unguenti profumati, scivolandomi lungo l'intera epidermide, inebriano nel contempo la mente, vengo proiettata oltre quelle pareti dove poter incontrare quello che in tali frangenti è mio stimolatore cerebrale, supplicandolo di massaggiarmi spregiudicatamente come vorrei.

Le sue dita finalmente potrebbero varcare una fessura indecentemente dischiusa oltre le accurate forme di un vello dorato, trovandola già umida di incontrollate passioni, andando a stimolare delicatamente una clitoride ormai turgida di desideri repressi.

Solo allora non potrei più trattenermi dalla voglia di andare alla spasmodica ricerca di un pene così talmente agognato dal guidarlo io stessa tra le mie cosce, accompagnandolo all'attraversamento assoluto della mia cavità vaginale oscenamente spalancata a riceverlo in profondità.

Incitandolo a sbattermi come merito sarei certa di arrivare subitaneamente all'orgasmo consapevole di dover poi lasciar giocare ancora il giovanissimo amante sino a quando a sua volta mi inonderà senza più alcuna remora.

Risvegliata dal torpore è arrivato nel frattempo il mio turno, mi spoglio di tutto senza alcuna inibizione apparente di fronte all'onirica fantasia alla quale mi sono appena arresa, sapendo che sino all'imposizione delle mani sul corpo sarò per lui solo come quel lontano pensiero.

 

 

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