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BDSM Bondage Heavy Sex

Umiliazioni di schiava

Nicola, uno dei miei attuali Padroni, mi aveva "ceduta" temporaneamente a James, che mi aveva invitato a casa sua per una prima lezione di umiliazione davanti a dieci uomini. Doveva essere una lezione di sottomissione a livello cerebrale, in cui non era prevista una sottomissione a carattere fisico. E proprio per questo mi ero vestita in modo decisamente carino con un bell'abitino di un pallido color azzurro (graditissimo regalo di mio marito) e scarpe laccate blu con il tacco alto. Sotto avevo reggiseno e mutandine di colore blu di una nota Casa di intimo. Quando arrivai venni subito presentata da James ai dieci uomini presenti, di cui notai subito la differenza di età: cinque erano in giovane età, mentre gli altri cinque si avvicinavano alla settantina. Mi aspettavo di essere investita da un fiume di parole, che mi avrebbe fatto sentire la loro schiava inutile e disprezzata; chiaramente non mi aspettavo minimamente che il mio corpo fosse protagonista della serata. Uno degli anziani si avvicinò a me e, mettendomi una mano sul seno, disse a James: "Questo vestitino è proprio brutto, insignificante e da educanda". James rispose con tono fermo: "Se non ti piace... distruggilo!". E mentre diceva così porse al vecchio un paio di forbici, che il vecchio afferrò con destrezza; l'uomo infilò la punta della forbice in una manica del mio abito perforandola e da lì tagliò la manica all'altezza della cucitura. "Ehi, che fai! Smettila con quella forbice... quest'abito è un regalo di compleanno dii mio marito", dissi io stizzita. Ma non riuscii a finire la frase, che già la forbice aveva compiuto il suo scempio. L'uomo mi sfilò la manica ormai staccata dal vestito, la buttò sul pavimento e la calpestò. Poi fece apprezzamenti galanti al mio barccio ormai scoperto: "Che bel braccio hai, lurida troia". Io cercai di far notare a James che il tema della serata era la sottomissione cerebrale e lui mi ridicolizzò, dicendomi che se avevo creduto a quella promessa ero proprio un'ingenua. Il vecchio mi disse allora: "Cagnetta e sotto come sei? Ora facciamo vedere a tutti come sei fatta... Ti taglierò questo inutile vestitino dal basso verso l'alto". Detto fatto iniziò a tagliarmi il vestito dalla gonna verso l'alto e dopo poco il mio abito era diviso perfettamente in due parti: intervenne allora un altro che mi sfilò il vestito e lo gettò sul pavimento. Ero rimasta con le scarpe e la biancheria intima, davanti agli occhi libidinosi dei vecchi e a quelli più indifferenti dei giovani. Mi vennero tagliate le spalline del reggiseno, poi venne diviso in due parti con un taglio netto in mezzo alle coppe, rendendolo inutilizzabile. Poi mi tagliarono le mutandine all'altezza dei fianchi e io rimasi nuda, ad eccezione delle scarpe. Mi fecero sedere su una sedia, mi fecero portare le braccia all'indietro e divaricare le gambe; venni poi legata con le braccia dietro alla spalliera della sedia, mentre le gambe mi furono legate in posizione aperta all'altezza delle ginocchia. Uno dei vecchi accese una sigaretta e chiese un portacenere al padrone di casa, che stupito e beffardo disse: "Vecchio, non ti basta la bocca di questa povera schiava? Sonia reclina il capo all'indietro e apri la bocca. Tira fuori la lingua, cagna!" Io replicai dicendo che mi sarei rifiutata di fare il portacenere e ricevetti due sonori ceffoni. Io insistevo nel rifiuto e ormai gli schiaffi non si contavano più. Alla fine cedetti, con il viso arrossato dagli schiaffi, reclinai la testa all'indietro e aprii la bocca. Il vecchio fumava con lentezza e buttava la cenere della sigaretta sulla mia lingua e in gola. Ad un certo punto mi venne imposto di buttare tutta la cenere in gola, ma io non riuscii a svuotare completamente la bocca. James ordinò ai presenti di sputarmi in bocca per "aiutare" la mia deglutizione. In men che non si dica mi riempirono la bocca di sputi e vi assicuro che la saliva non è molto simpatica, a maggior ragione se proviene dalla bocca di una persona di una certa età. L'anziano aveva finito la sua sigaretta e James lo invitò a spegnerla... sotto ai miei piedi! L'uomo mi alzò un piede e spense il mozzicone sulla suola della mia scarpa. "No, non hai capito niente... devi spegnerla sul piede nudo di questa povera diavola e non sulla suola della scarpa", intervenne il padrone di casa. Nel frattempo altri uomini avevano acceso alcune sigarette e tutti usavano la mia bocca come portacenere. Sputi e cenere nella mia bocca si mischiavano in una nauseabonda mistura. E allora a James venne un'idea geniale: invitò i più giovani ad urinare dentro ai bicchieri di plastica e a masturbarsi, versando nei bicchieri colmi di urina anche il loro sperma. A suo dire questa calda bevanda sarebbe riuscita a farmi ingoiare cenere e sputi. Un vecchio finì la sua sigaretta, mi tolse una scarpa e la spense sulla mia pianta, immediatamente sotto alle dita. Per fortuna lì la pelle è leggermente più spessa che in altri punti, ma il dolore fu comunque atroce. Un altro, decisamente più bastardo, mi tolse l'altra scarpa, mi allargò il quinto dito del piede e spense il suo mozzicone tra le mie dita. Lì la pelle è più vulnerabile e io urlai dal dolore provocatomi dalla bruciatura. Poi mi fecero bere alcuni bicchieri di urina "condita" dal bianco sperma: una bevanda calda e odorosa, che mi lascio in bocca uno sgradevole sapore. Un altro mozzicone mi venne spento sul tallone e ancor oggi fatico a mettere le scarpe, avendo i piedi provati dalle vesciche. Dopo tanti sputi, insulti e "bevande" di cattivo gusto la mia serata finì con una buona dose di schiaffi sui seni. Venni slegata e buttata a terra, dove ricevetti altri sputi su tutto il corpo e anche qualche calcio. Ricevetti però anche un applauso fragoroso e convinto e venni invitata a ritornare in quella casa, ad "esibirmi" davanti a quella variegata platea.

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