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Le Nuove virtù (parte 1)
Tante volte le situazioni più strane possono nascere in modo impensato, imprevisto e quantomeno immotivato.
Tutto prese forma da una due piccole tragedie.
Mi trovavo infatti all’età di quarant’anni con un figlio di diciasette di nome Herman. La madre, una tedesca di nome Ingrid, l’avevo conosciuta durante una breve vacanza, ed avevamo passato dei bei momenti insieme, favoriti anche dalla calda estate e da alcune sonore bevute, che si perdonano ai ragazzi giovani.
Quello che non ci era stato perdonato era il sesso alquanto sconsiderato che facevamo in quelle serate estive, dove più volte, preso dal corpo flessuoso di Ingrid, ed inebriato dall’odore speziato della sua figa, l’avevo copiosamente riempita del mio seme.
Io ed Ingrid ci salutammo alla fine di agosto e dopo tre mesi, ricevetti il suo messaggio dove mi comunicava la notizia.
La feci scendere in Italia pronto a fare il mio dovere di uomo, ma la cosa non funzionò e dopo sei mesi dal parto Ingrid se ne tornò in Germania lasciandomi il piccolo Herman.
Lo allevai aiutato da mia madre che, sebbene non fosse scevra dal riproverarmi continuamente, data la sua rigida educazione cattolica, provava anche una piccola felicità stringendo fra le braccia il nipote desiderato.
Semplicemente come se ne era andata Ingrid si ripresentò una decina di anni dopo, si era sposata con un medico tedesco ed aveva due figli. Pur volendo conoscere Herman non manifestò mai l’intenzione di portarlo con se in Germania e così, dopo quella visita inaspettata, la nostra vita riprese con il consueto tran tran, Herman studiando e frequentando la scuola, ed io lavorando nel mio studio legale cercando di sopperire all’assenza della madre con le mie attenzioni nei confronti di quel figlio che consideravo già colpito dalla vita.
Mi rendevo conto che lo stavo viziando, ma non riuscivo a farne a meno ed a perdonarmi per la situazione in cui lo avevo cresciuto e che anche a scuola lo aveva reso il bersaglio di scherzi e battutine.
Herman, come già detto, era arrivato all’età di diciasette anni e come previsto era diventato un perfetto stronzo.
Si era trasformato nel classico bulletto radunando i compagni di liceo più borderline e spadroneggiando nell’istituto, perché forse i tedeschi, anche se mezzi, lo hanno nell’indole.
Venivo coninuamente chiamato dal preside per i comportamenti maleducati di Herman, e più volte dovetti appellarmi alla difficile situazione nella quale era cresciuto per evitargli la sospensione.
Fu proprio in una di queste occasioni che comincia la nostra storia.
Ero stato nuovamente convocato dal preside del liceo perché Herman, coadiuvato dai suoi sgherri, aveva pesantmente insultato e bullizzato un suo compagno di classe di nome Filippo.
Mi ero ripromesso che quella sarebbe stata l’ultima volta e avrei preso provvedimenti seri, ma non potevo evitare di presentarmi a quella convocazione.
Entrai quindi nell’ufficio del Preside dove trovai Herman, Filippo e la madre di Filippo, di nome Enrica.
Herman si era distinto in una nuova bravata. Con la sua squadra di sgherri aveva pesantemente insultato Filippo sotto le docce dopo l’ora di educazione fisica, per il suo aspetto femminile e, per usare le parole del Preside “ per la sua scarsa mascolinità”. Tutto sarebbe caduto nel nulla ma proprio in quel momento il professore era entrato in spogliatoio ed aveva sentito tutto e segnalato la cosa in presidenza.
Pur profondendo le più ampie scuse ed appellandomi nuovamente all’infanzia difficile di Herman, che così difficile non era stat cresciuto fra le attenzioni mie e della nonna, il Preside non si era potuto astenere dal predentere segni significativi di scuse entro sette giorni altrimenti avrebbe inflitto a mio figlio una lunga sospensione.
Ci salutammo tutti ed andammo a casa. Feci la voce grossa con Herman e lo obbligai a scusarsi pubblicamente con Filippo e per sancire la nuova pace organizzai una cena fra me ed Herman e Filippo e la sua famiglia.
Sapevo ben poco della famiglia di Filippo ed anche alla madre Enrica avevo dato un’occhiata distratta tanto ero furibondo del nuovo guaio di Herman, ma mi sembrava una buona politica per evitare la sospensione a mio figlo.
Feci fare l’invito ad Herman e ricevetti la conferma direttamente da Enrica che mi disse che si sarebbero presentati in tre.
Organizzai per il martedì sera seguente presso un noto locale del centro di Brescia. Io ed Herman arrivammo per primi e ci sedemmo al nostro tavolo.
Poco dopo giunse anche Enrica accompagnata da Filippo e da una ragazza che era la copia di Filippo ma vestita con abiti femminili.
Devo dire che fui abbastanza sorpreso, quando Enrica mi aveva detto che si sarebbero presentati in tre pensavo alla classica famiglia padre, madre e figlio, ma come appresi di li a poco le cose erano molto diverse.
Enrica mi presentò la figlia Eleonora, gemella di Filippo e tutti si sedettero e cominciammo a mangiare e conversare.
Devo dire che Herman si comportò egregiamente risultando anche simpatico. Forse estrapolato dall’ambiente scuola, dove da bambino aveva dovuto subire maldicenze e scherzi ed ora doveva fare il duro, il suo carattere non era poi così male.
Devo dire che avevo notato come Herman guardasse con estremo piacere Eleonora, che non aveva mai incontrato prima in quanto frequentava un altro istituto.
Era la prima volta che lo vedevo interessato ad una ragazza e ne ero compiaciuto. Speravo trovasse un’anima con la quale condividere le sue frustrazioni nascoste e anche per fare quelle esperienze adolescenziali che sono d’obbligo nella vita.
In un serata conviviale, avevo anche io notato Enrica, e mi rammaricavo di non averlo già fatto durante la riunione in presidenza.
Era una bella donna, capelli lunghi e castani un petto florido, gambe lunghe che evidenziava ancora di più portando i tacchi alti ed un bel sedere chiuso nella gonna che le arrivava al ginocchio.
Il viso era di un candore quasi pallido, che però le faceva risaltare gli occhi di un blu profondissimo ed intenso, capaci di raggiungerti anche se eri immerso in un altro universo.
I figli gemelli avevano ereditato la sua bellezza ed i suoi colori. I fianchi stretti di entrambi e le labba rosse e tumide, il colore niveo della pelle e le gambe affusolate.
Si distinguevano solo per i capelli lunghi e per l’accenno di petto che, seppur ancora poco florido, caratterizzava Eleonora rispetto a Filippo.
Durante la cena uscì la loro storia triste.
Il marito di Enrica era morto in un incidente d’auto lasciandola sola con i gemelli di quattro anni.
Anche lei era stata aiutata dalla sua famiglia nell’allevarli ma differentemente da Herman che aveva reagito sviluppando un caratere ribelle, i suoi figli le si erano attaccati morbosamente soprattutto il maschio Filippo, fino ad assorbire ogni minuto della sua vita.
Si stabilì subito una grande empatia fra me ed Enrica, forse per la stessa vicenda d’abbandono, e, dato il buon esito della serata, e la scintilla scattata fra Eleonora ed Herman, ci ripromettemmo di rivederci nuovamente e ci scambiammo il numero di telefono.
Da quel momento le cose a scuola cambiarono Herman divenne il protettore di Filippo. Lo difendeva dagli scherzi e dalle ingiurie degli altri studenti e la vita scolastica per lui diventò più semplice.
Inutile dire che Herman ed Eleonora divennero inseparabili, mentre Filippo continuava ad essere morbosamente legato alla madre.
Io ed Enrica, invece, cominciammo a chattae, scherzando e ridendo e mi ritrovai sollevato come non mi sentivo da lungo tempo.
La invitai una sera a cena e dopo qualche bicchiere di vino feci scendere il discorso sul personale e sessuale in modo da riscaldare l’ambiente.
Enrica mi rivelò che dalla morte del marito aveva avuto pochissime esperienze e molto fugaci in modo da tenere all’oscuro i figli.
Era felice che Eleonora si fosse incollata ad Herman, ma Filippo le stava ancora addosso, ed anche per godersi quella serata si era dovuta inventare una scusa di lavoro.
Avevo deciso di rompere gi indugi e dopo cena la portai in un appartamento riservato che avevo affittato per incontrare le amiche lontano dagli occhi di Herman.
Lei fu felice di tale discrezione e già mentre salivamo le scale le nostre lingue si erano intrecciate e ci baciavamo avidamente.
Enrica era molto calda, non passò molto che le sue mani raggiunsero il mio cazzo duro e sodo e fu piacevolmente colpita dalle sue dimensioni.
Mi disse “scopami forte...ho avuto pochi amanti ed anche quelli te li raccomando...ora prendimi”.
None ravamo ancora sulla porta di casa che le mie mani stringevano i suoi capelli e la bocca abusava delle sue labbra.
Ho sempre prediletto il sesso duro ed Enrica desiderava essere scopata fortemente.
Il mio appartamento era l’unico del pianerottolo per cui non c’erano occhi indiscreti a spiarci.
La sbattei contro l porta e la girai baciandola sul collo.
Le alzai la gonna e mi abbassai verso il suo culo prominente culo iniziando a leccarlo ed affondando nel buco in profondità.
Le sentivo lo sfintere cedere al mio slinguare..inumidirsi ed affondare nuovamente mentre con le anche Enrica si spingeva verso di me per sentire il mento contro le pareti della figa estremamente bagnata ed umida.
Le leccavo il culo mentre assaporavo anche i suoi umori che cospargevano il mio viso dell’acre secrezione femminile.
“Nel culo non lo ho mai fatto…” mi sussurrò Enrica tra un respiro ed un altro, pur non ponendo alcun veto a quel nuovo piacere.
Aprii la porta e la spinsi sul pavimento tenendo le natiche ben prone verso di me, ed in maniera animalesca le alzai la gonna e le spostai il perizoma che orami era unicamnete una pezza fradicia.
Sputai su quel culo sodo già colmo della mia saliva e mi slacciai i pantaloni facendo fuoriuscire il mio imperioso cazzo che turgido e venoso si ergeva prepotente della sua preda.
Enrica lo vide di sottecchi e strinse i pugni mentre con le dita le allargavo lo sfintere.
Iniziai inserendo la cappella nel suo culo dilatato e le dissi “ora soffia per abituarti e respira regolare”.
I primi affondi in quello stretto pertugio furono difficili ma con sapienza e sputando ogni volta che uscivo mi introdussi nel buco per tutta la lunghezza del mio cazzo.
Ai primi cenni di sofferenza seguirono i mugolii di Enrica e li capii che superato il colletto anale si stava abituando al piacere frammisto al dolore, e cominciai a spingere prima con delicatezza e poi con vigore.
Le spingevo il mio cazzo per tutta la lunghezza nel culo fuoriuscendo fino alla cappella per poi riaffondare con estrema forza e sentire il rumore dei coglioni che rimbalzavano sulle pareti dello sfintere.
La figa era oscenamente bagnata e già stava formando una piccola pozzanghera quando Enrica urlo il suo orgasmo librando suimultaneamente una pisciata ed annaffiando tutto il pavimento.
I brividi le percorrevano il corpo ed i vestiti erano zuppi di quel frammisto di secrezione, urina e sudore il cui odore mi mandava in estasi.
Mi tolsi dal suo culo e la feci riprendere baciandola avidamente ed aprendole la camicetta per succhiare i suoi seni che avevo trascurato nella smania del primo orgasmo anale di Enrica.
La presi e la portai sul tavolo della cucina e fatta stendere sulla schiena misi le sue gambe intorno al mio collo.
La gonna era orami all’altezza dell’ombelico e di fronte a me Enrica a gambe divaricate e con il seno che fuoriusciva era uno spettacolo che avrebbbe mandato in visibilio anche un santo.
Il mio cazzo era ancora duro e benchè la figa fosse fradicia mi chinai fra le cosce lappando come un cane dalla ciotola, il piacere dalla vulva.
Il sapore dell’urina si impadroni delle mie papille gustative ma non smisi di leccare avidamente salenndo anche a succhiare il poderoso clitoride che si ergeva ben esposto dalle grandi labbra.
Enrica continuava a mugolare e godere, e dalla sua bocca provenivano solo mezze frasi incomprensibili.
Mi rilzai e le misi il cazzo in figa.
Ovviamente non trovai le resistenze del buco del culo per cui affondai spietatamente son dal primo minuto.
Mi accorsi subito che Enrica gradiva i forti colpi del mio bacino e voleva essere sbattta e sfondata, senza molte delicatezze.
Io seguivo il suo desiderio prendendole le cosce e tenendola con le gambe ritte intorno al mio collo mentre la riempivo senza alcuna remora.
Scoprii che era multiorgasmica e perciò fu un continuo di venute anche bagnate che avevano ricreato anche in cucina la pozzanghera dell’ingrezzo.
Sentii montare anche il mio orgasmo, serrai le mani intorno ai suoi seni lasciando le cosce e con tre/quattro spinte ancor più vigorose la riempii copiosamente del mio sperma noncurante di averla impregnata.
Esaurito il seme levai il cazzo e lo portai alla sua bocca facendomi ben pulire la cappella.
Le concedetti un attimo per riprendersi ed Enrica vide di sfuggita l’orologio della cucina.
“Cavolo sono già le 11:30!! Filippo sarà in crisi devo andare velocemente!!”;
Le consigliai di almeno farsi una doccia che non poteva andare a casa in quelle condizioni.
Enrica convenne con me che era meglio darsi una riassestata, andò in bagno, fece na doccia e poi molto frettolosamente scendemmo entrambi dal mio appartamento clandestino per tornare a casa.
Il giorno dopo Enrica mi confidò di aver trovato Filippo molto agitato che la stava aspettando. Aveva dovuto rassicurarlo e calmarlo per più di un’ora quando, finalmente, aveva potuto coricarsi e riposare il buco del culo che quella sera aveva avuto la sua inaugurazione.
Da quel giono io ed Enrica diventammo quello che si suol definire una “coppia aperta clandestina”. La sua sessualità da tempo repressa era esplosa e ben presto iniziammo ad allargare la nostra frequentazione anche ad altre persone lanciandoci in giochì sia con coppie che con donne e uomini.
Enrica era molto appagata da tale situazione ma sapevamo entrambi che sarebbe stata una cosa passeggera.
I nostri giochi avvenivano la mattina quando i figli frequentavano la scuola e, dato che Herman dopo il fidanzamento non mi aveva più creato alcun problema, noi eravamo liberi di dare sfogo alle nostre più intense depravazioni.
Non intendevamo essere una coppia fissa perché la nostra gande intesa e fame sessuale none ra seguita dal sentimento che deve seguire una coppia ed anche in virtù del fatto che la relazione tra Herman ed Eleonora proseguiva a gonfie vele tanto che i due avevano deciso di trasferirsi a Parma ove avrebbero iniziato a frequentare la stessa università.
Io ed Enrica, nonostante non approvassimo pienamente tale decisione, non avevamo potuto oppore nulla e così il settembre successivo Herman ed Eleonora si trasferirono nell’appartamento di Parma.
Filippo invece aveva deciso di rimanere a Brescia e frequentare giurispruidenza. Non riusciva a staccarsi dalla madre, ed Enrica mi aveva confidato che nutriva un profondo affetto per me e che aveva deciso di seguire quel corso per ripercorere le mie orme.
Fui lieto di quella decisione e, dato che Herman invece si era aveva preso una strada totalmente diversa, proposi a Filippo durante l’estate di venire nel mio studio ad iniziare a respirare un’po’ di aria legale.
Volevo anche dare una mano ad Enrica che con due figli all’università a volte faticava a far quadrare il bilancio per cui approfittavo di quella sorta di praticantato per dare una piccola paga a Filippo che ben presto si rivelò un aiuto prezioso.
Accadeva più volte che ci dovevamo trattenere fino a tardi presso lo studio per redigere atti o preparare processi e lui ottemperava ai suoi obblighi senza mai protestare o recriminare.
Alcune mattine, e questo a mia colpa, approfittavo di lui inviandolo in tribunale per varie commissioni in modo di poter organizzare con Enrica qualche gioco con coppie o amici ed abbandonarci così alle nostre amate sconcerie.
Il creuccio che avevo era quello di non aver mai visto Filippo in compagnia di una coetanea. Aveva diverse amiche ma nessuna con cui aveva un atteggiamento affettuoso oppure per la quale mostrasse interesse.
Ricordavo bene che Herman, prima della fatidica cena lo aveva più volte additato come frocio e del fato che gli insulti sotto la doccia avevano ad oggetto la sua scarsissima virilità.
Le cose poi erano cambiate e quegli accenni erano finiti nel dimenticatoio.
Filippo d’altro canto era più bello come donna che come uomo.
Era uguale fisicamente a sua sorella ed anche il suo volto era molto femminile. A tutto ciò aggiungeva un atteggiamento ambiguo che lo rendeva quasi civettuolo.
Più di una volta, quando la stanchezza del lavoro si faceva sentire, lo avevo scambiato per sua sorella e lo avevo chiamato Eleonora, scusandomi poi sempre prontamente.
Aveva poi riversato su di me una parte dell’affetto che lo legava alla madre, dimostrandomi un attaccamento che a volte mi metteva a disagio.
Era una sera di lugio quando io e Filippo ci eravamo dovuti fermare a lungo per disctere su un processo.
Le sue indicazioni erano decisamente sensate ben più di quelle di un diciannovenne al primo anno e mi era di aiuto nel focalizzare i punti fondamentali della controversia.
Era una serata molto calda ed il condizionatore non mitigava l’afa.
Ad un tratto, per il calore e la stanchezza, mi assopii leggermente sulla mia comodissima poltrona di studio, quando nel dormiveglia mi sembrò di vedere Eleonora entrare dalla porta della stanza.
La mia illusione venne e toccandomi il petto con una mano posò le sue labbra sulle mie baciandomi con piacere ed avidità.
Mi ripresi un attimo e mi accorsi che non era Eleonora ma bensì Filippo che con la lingua ricercava le mie labbra.
Feci per allontanarlo ma la lussuria prese il sopravvento e isposi a quel bacio delicato e femminile come se fosse stata la ragazza di mio figlio ad estirparmelo dalle labbra.
Le mani di Filippo scesero sul mio petto aprendomi la camicia e tastandomi il torace, mentre le labbra continuavano a baciarmi.
Quel caldo bacio misto al sogno mi eccitò completamente ed il cazzo divenne subito duro.
Le mani di Filippo scesero ancora fino ad aprire la mia patta e far uscire il pene durissimo.
Si staco dal mio viso e iniziò a pendermi il cazzo in bocca. In modo delicato succhiando la cappella e scendendo verso l’asta.
Con le mani mi tastava il torace e con l’altra i coglioni pentre la bocca succhiava il cazzo cercando di affondarvi in profondità.
Il risucchio dava i suoi effetti ed allora gli presi la testa con la mano e spinsi il cazzo completamente nella sua gola.
Dopo circa 10 minuti di profonde leccate gli sborrai in bocca.
Filippo deglutti senza problemi nutrendosi del mio sperma, mi guardò e fuggi via dall’ufficio.
Rimasi alquanto spiazzato e non dissi nulla chiaramente ad Enrica, e andai a casa riprommettendomi che nn sarebbe più successo nulla.
Per un paio di setimane Filippo, con la scusa di dover preparaare un esame, quando prima aveva sempre studiato alla sua scrivania, non si presentò in uffico ed allora decisi di chiamarlo per chiarire quello che era successo.
Onde evitare occhi indiscreti gli dissi di raggiungermi all’appartamento dove incontravo sua madre, ed ero deciso a farlo tornare e invitandolo a dimenticare quello che era acccaduto.
Filippo arivò puntuale vestito in jeans e maglietta con uno zainetto.
Lo feci entrare e gli chiesi se voleva bere qualcosa. Mi disse di no e se poteva usare il bagno.
Mentre lo aspettavo ripercorsi tutto il discorso che volevo fare e mi sedetti sul divano.
Srntii la porta aprirsi ed usci Filippo.
Aveva rubato un completino intimo ad Eleonora e lo indossava come fosse lei.
Completamente glabro, e truccato quasi maniacalmente, aveva il perizoma nero della sorella che gli copriva il buchetto del culo ed il reggiseno.
Le labbra oscenamente rosse lo fcevano apparire come una consumata puttana mentre il pesante trucco agli occhi accentuava il blu pofondo del loro colore e li rendevano ancor più ammalianti.
Il cazzo era praticamente invisibile, Herman aveva ragione quando diceva che era poco dotato.
Era come aver di fronte Eleonora, sembrava lei e lo chiamai con quel nome.
“sono Filippo non Eleonora…ti piaccio?”
Venen verso di me e non potei opporre resistenza. Il piacere e la Lussuria si impossessarono di me ed iniziai a baciarlo furiosamente sporcandomi di quel rossetto da troia.
Come la madre anche Filippo voleva essere sbattuto per cui senza tante remore estrassi il cazzo già duro dai pantaloni e cominciai a darglielo fra le labbra. Lui succhiava e mugulava riempiendomi il pene di saliva e leccandolo fino alla base.
Il suo cazzettino sembrava un clitoride troppo cresiuto e si irrigidiva mente la gola si riempiva del mio cazzo poderoso e duro come non mai.
Spostai la sua boicca e mi abbassai i pantaloni lo presi per i capelli e mi feci leccare i coglioni ed il buco del culo. La sua lingua con un unico movimento passava dal culo ai coglioni lasciando l’impronta come una lumaca sul mio scroto.
Finito quel trattamento lo feci alzare spostai il perizoma e lo inculai senza ritegno.
Trovai il buco del culo molto elastico e gli dissi “troia chi ti ha sfondato il culo!”.
“Da solo con un vibratore in camera mia!!! Ma così è diverso!!”.
Spingevo senza ritegno aprendogli le natiche e sfondandolo con forza.
Dal suo cazzettino uscì un ivolo di sperma che bagnava il perizoma della sorella mentre il mia imperiale cazzo gli dilatava l’ano in modo disumano.
Lo avevo fatto sborrare ed allora anche io decisi di inondargli il cuco del culo.
Lo strindi per le spalle e lo sgìbattei con brutalità fino a quando dal mio cazzo uscirono cinque getti caldi che gli colmarono lo sfintere.
Lo feci scendere da me e rimase li esausto con il vbuco del culo colmo veso di me a godersi ancora i residui dell’orgasmo.
(FINE PRIMA PARTE)
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Il Colloquio
Per un professionista trovare collaboratori all’altezza sta diventando un problema sempre più tangibile.
Soprattutto quando si tratta di professioni delicate dove la privacy e la riservatezza sono importantissimi, e basilari per la propria attività.
Vi sono continue lamentele in merito agli orari di lavoro, alle disponibilità da offrire, all’abbigliamento.
Per questo motivo mi ero ritrovato nuovamente senza un membro del mio staff e mi dovevo accollare, con grande fastidio, tutte quelle attività che prima demandavo alla mia segretaria, ed alle quali non ero più abituato.
Tutto ciò mi procurava grande nervosismo tanto che dovevo sfogarlo andando in palestra ed immergendomi in una serie di esercizi che avrei ben volentieri evitato.
Premetto che una vita nello sport (basket) mi aveva fornito di un fisico atletico e muscoloso, e non che il lavoro in palestra mi spaventasse, ma preferivo dedicarmi al tennis, nonché ad altri passatempi più lieti che, cari amici, condividiamo in questo mondo...
Proprio durante queste sedute in palestra avevo avuto modo di rivedere Marco.
Ci eravamo conosciuti sempre in questo ambito durante un altro periodo in cui frequentavo l’istituto ginnico, e avevamo passato anche qualche serata insieme alle solite cene organizzate dagli istruttori per fare gruppo.
A queste occasioni semi-mondane, partecipava anche Silvia, la compagna di Marco, anche lei frequentatrice della palestra ma in modo molto saltuario e ad orari così diversi dai miei che non avevo mai avuto modo di incontrarla durante gli esercizi.
Devo ammettere che silvia non mi lasciava indifferente, sui 30 anni un corpo longilineo, gambe lunghe, ed un sedere sodo che si attaccava alla schiena formando due fossette che erano fonte dei miei sogni più erotici e inconfessabili.
La immaginavo vestita da palestra, con i leggins attillati e sudati, le gocce scendere lungo quella schiena perfetta, e incanalarsi nelle fossette fino alla riga delle natiche. Immaginavo quelle gocce fermarsi li fra le natiche e la vulva ed il mio naso affondare in quella rotondità perfette e la mia lingua assaporare tutto il nettare, un’ambrosia mista di sudore femminile e di sapore di voglia.
Anche il viso era sempre molto seducente, e pur non truccandosi molto (stile nature), gli occhi nocciola risaltavano e fuggivano spesso ad incrociare i miei, come una sorta di piacere nel constatare l’interessamento di un uomo elegante.
Silvia a queste cene era sempre molto timida, anche se Marco cercava sempre di spronarla e coinvolgerla nei nostri discorsi, ma quando si entrava in argomenti più piccanti, si ritraeva con una risatina e svicolava verso altri discorsi.
Un pomeriggio, proprio all’apice del nervosismo per una mattinata persa fra le code delle cancellerie del Tribunale, mentre ero impegnato sull’ellittica, Marco saliva sull’attrezzo in parte al mio.
Nonostante alcuni convenevoli sul tempo e sull’andamento non proprio idilliaco della nostra squadra del cuore, vedevo subito che aveva un’aria molto preoccupata ed allora gli chiesi che cosa avesse.
Marco mi confidò che Silvia da qualche mese aveva perso i lavoro. La società per la quale lavorava era fallita e in tale situazione ci aveva pure rimesso le ultime buste paga che non le erano state ancora rifuse dal fondo di garanzia.
A causa di tale situazione la loro relazione ne aveva molto risentito. Silvia era diventata apatica, rifiutava il sesso, scontrosa, aveva preso il fallimento della società come un fallimento personale, e anche le loro condizioni economiche erano chiaramente peggiorate.
Ascoltata la storia di Marco, e dato che neppure io potevo continuare a sobbarcarmi un lavoro che mi avrebbe ben presto portato all’ulcera, gli proposi di presentarmi presso il mio ufficio per sostenere un colloquio di lavoro.
Fui però subito chiaro sull’impostazione da dare al meeting:
“Marco mi raccomando, sul lavoro esigo e pretendo che le mie collaboratrici siano vestite in modo formale ma anche sensuale. Sai, ho appurato che così trovano più ascolto negli uffici pubblici.,..in fondo siamo uomini...”.
La precisazione era dovuta al fatto che avevo sempre visto Silvia in jeans e ballerine, ed anche per il desiderio di ammirarla con un altro look e vedere quel magnifico sedere magari stretto in una gonna e sostenuto da tacchi alti mi procurava già un’evidente eccitazione.
L’appuntamento fu fissato per il giorno dopo alle 20:30 presso il mio studio. Avevo scelto l’orario perché così ero sicuro che saremmo stati soli. Non volevo procurare imbarazzi a Silvia per la presenza di altri impiegati, e fare con tutta calma il colloquio di lavoro.
Nell’attesa del loro arrivo il mio stato d’animo era un miscuglio di curiosità ma anche di severità. Ero chiaramente curioso dell’abbigliamento di Silvia e delle sue risposte, ma anche severo in quanto realmente necessitavo di un valido supporto in ufficio.
Sento suonare il campanello e vado alla porta per accoglierli.
Devo dire che Marco ha superato le mie aspettative, nel suggerire a Silvia i vestiti da indossare.
Silvia è davvero bellissima, vestita in modo elegante, con un bel completo gonna-giacca nere, calze nere velate e scarpe col tacco eleganti, ma allo stesso tempo molto sensuali.
Facciamo i saluti di rito e non posso evitare di fare i complimenti a Silvia per l’abbigliamento. dice : "complimenti alla signorina, hai davvero una splendida fidanzata".
Cercando di essere quanto più discreto possibile l’occhio mi si posa sulle sue splendide gambe, ed in particolare sulla cavigliera, molto discreta, che indossa con eleganza, e che non avevo mai notato perché sempre coperta dai jeans.
Introduco Silvia e Marco nel mio ufficio e inizia il colloquio vero e proprio.
Partiamo con le solite domande di rito, esperienze lavorative, conoscenza delle lingue, curriculum, quali sono le cose che si aspetta nell’intraprendere questa carriera, dal mio atteggiamento si evince che il capo sono io e seppur in un rapporto di collaborazione, ciò che io dico deve essere fatto puntualmente.
“Ben e il tuo curriculum è eccellente, devi sapere che qui nei casi di necessità si deve essere disponibili a fermarsi oltre l’orario di lavoro”.
“Si Peter nessun problema”
“Silvia, il lavoro potrebbe comportare delle riunioni all’estero e dovresti seguirmi anche in queste occasioni in quanto, pur parlando inglese, preferisco sempre che la mia collaboratrice sia con me anche in qualità di traduttrice anche per una questione di immagine, chiaramente il tutto viene ben corrisposto in busta paga, ma non vorrei che per Marco o per te ci sia qualche problema”.
“No Peter nessun problema...”.
Il colloquio proseguiva...ormai avevo già deciso di dare il posto a Silvia ma volevo godere ancora della sua visione. La immaginavo in ufficio che rispondeva al mio interfono ed entrava molto sensuale, si allungava per porgermi le pratiche.
Immaginavo la camicetta leggermente aperta che lasciava intravedere il piccolo seno per il quale non serviva il reggipetto, i capezzoli dritti ed il profumo spruzzato nell’incavo delle mammelle che riempiva l’aria del mio ufficio.
Il tempo passava e Marco e Silvia erano sempre più rilassati.
Approfittai per entrare allora sul personale e chiedere come andavano le cose, e in modo tranquillo ma sempre più insinuante ed intrigante, riempivo Silvia di complimenti per l’abbigliamento, per il taglio di capelli.
Questo mio atteggiamento non lasciava indifferente neppure marco che, chiaramente, sapeva quanto Silvia poteva essere sensuale e dell’importanza che lei trovasse un nuovo lavoro anche per la loro relazione.
Passavano i minuti molto lentamente e vedevo Silvia ancor più rilassata. Le gambe accavallate sulla poltrona erano più rilassate e le spalle molto più morbide.
Vedevo i suoi occhi raggiungere i miei affondare nel mio verde e cercare ogni tanto consensi da Marco.
“Bene dissi! Ora passiamo al look. Anche se non c’è ne sarebbe bisogno, Silvia potresti alzarti che vediamo se tutto in ordine?”.
Il vestito nero aumentava la sensualità delle forme di Silvia, e l’eccitazione cresceva in me.
“Marco ti dispiace toglierle la giacca? Che vediamo la camicetta se va bene?”.
Marco le tolse la giacca e il corpo sinuoso di Silvia diede spettacolo in tutta a stanza.
Mi sembrava di percepire la sua pelle vellutata sotto le mie dita le sue gote rosse che imbarazzate sentivano il contatto delle mie mani che la sfioravano in ogni angolo del corpo.
“Ora girati per piacere”
Ecco lo splendore del suo lato B finalmente era all’altezza dei miei occhi incorniciato dalla gonna nera corta.
“Benissimo Silvia solo un piccolo particolare...”
Mi alzai e mi portai verso di lei.
“Dimmi Silvia lo vuoi proprio il lavoro?”.
“Si Peter mi piacerebbe molto collaborare con te”.
“Bene...” mi avvicinai ancora di più.
“Sei veramente splendida Silvia, dal primo momento che sei entrata ho pensato che potresti avere il posto” le dicevo ciò a distanza molto ravvicinata, quasi all’orecchio.
Marco era immobile, stupito dalla piega che avevano preso le cose, ma anche incuriosito da ciò che avrebbe fatto Silvia.
Le presi le mani, e iniziai a giocherellare con le sue dita.
Ho mani sempre molto calde ma percepii anche il tepore di lei e il fremito del suo corpo a quel contatto.
Marco si stava agitando e con la mia mano gli feci segno di calmarsi, che le cose stavano procedendo per il verso giusto.
Da vari discorsi che avevamo fatto in palestra, sempre senza entrare nel personale, avevo capito che Marco avrebbe desiderato una vita sessuale meno monocorde e che amava molto ammirare Silvia e vederla in situazioni che ne risaltassero la sensualità.
Seppur in quell’occasione così casuale e nella sua prima esperienza questo suo desiderio troppo spesso represso prese i sopravvento e si accomodò tranquillo in poltrona. La sua eccitazione era fin troppo palese, i jeans stretti di Marco facevano vedere il pene gonfio e duro, e ciò non era sfuggito a Silvia che restava stupita nell’assistere alla scena.
Intanto mi ero portato ancora più vicino a lei.
I suoi sguardi dati alle cene in palestra, e quelli nel mio ufficio, unite al posto di lavoro ormai incombente avevano aumentato la mia audacia, e il desiderio di lei.
Le diedi un bacio sulla guancia ed il desiderio si fece subito fuoco. Il suo profumo ora mi riempiva il viso mentre un sospiro le usciva dalla bocca. Le mie mani intanto si dilungavano sulle sue braccia e le arrivarono alle spalle quasi a serrarle nella mia presa.
La sentivo cedere sotto il mio tocco. Le gambe sempre più leggere mentre la mia bocca cercava la sua, e le nostre lingue si incontrarono ed attorcigliarono inestricabilmente.
Sentivo il suo sapore, fresco e caldo allo stesso modo, mi inebriava ed eccitava provocandomi fremiti che rendevano il mio membro duro.
Scendevo avidamente sul suo collo e con le mani lungo i fianchi.
Marco attonito non diceva una parola ma guardava la scena eccitato.
Il cazzo orami gli esplodeva nei jeans mentre vedeva Silvia che oramai perdeva la camicetta e rimaneva solo con la gonna e le scarpe.
Cosi al suo seno nudo per succhiare i capezzoli, dritti ed eccitati.
Prendevo tra le mie labbra il capezzolo destro e massaggiavo il seno sinistro. Silvia oramai mugulava, cedeva al tocco delle mie mani.
Dalel sue cosce saliva l’inconfondibile profumo dell’eccitazione femminile, della voglia. Marco passava con la mano sopra i suoi jeans sui quali era comparsa una macchia di liquido preseminale.
Il profumo della vulva di Silvia mi inebriava. Dovevo averla, la feci risedere in poltrona e le alzai la gonna. Le gambe oramai divaricare si appoggiavano ai braccioli. Mi inginocchiai davanti a lei e guardai la sua vulva rasata e completamente fradicia.
Spostai il perizoma e con la bocca mi tuffai sulla sua figa bagnata.
La leccavo e introducevo la punta dentro di lei, succhiavo il clitoride senza sosta sena fermarmi.
“Silvia toccati il seno!”… Oramai non capiva più niente era partita per l’eccitazione.
“Dimmelo che ti piace come ti lecco...”.
“Si mi piace” non resisto. Silvioa cercava lo sguardo di Marco che oramai aveva liberato il cazzo dai jeans e si masturbava alla vista del godimento della sua compagna.
Con la mano libera strinse la mano si Silvia e poi si alzò portando il cazzo all’altezza delle sue labbra.
Silvia lo vide ed prese il pene di Marco in bocca alternando i mugulii per il piacere che le procuravo leccandola avidamente e il rumore del cazzo che le apriva le labbra affondando sempre più a lungo.
Venirono all’unisono. Silvia spruzzandomi in bocca tutto il suo piacere, e marco facendo altrettanto e riempiendo di sperma la bocca si Silvia la quale voleva correre in bagno a sciacquarsi la bocca.
Ma qui intervenni io dimostrandole cosa voleva dire essere sottoposta. “Ingoialo...” Silvia mi guardò stranita ma vedendo il mio sguardo fermo e sentendo il, tono di voce deciso bevve tutto lo sperma. “Ora baciami”…Silvia si avvicino a me e mi baciò trasferendomi il sapore misto della sua bocca piena dello sperma di Marco.
Il mio pene era durissimo e la feci appoggiare con la schiena alla mia scrivania. Le misi le gambe intorno al mio collo.
Sentivo la cavigliera graffiare la mia giacca mentre le gambe si inarcavano sulle mie spalle. Estraevo il pene e lo appoggiavo alla fica umida e calda di silvia, che guardava me e poi Marco, il sui cazzo dopo un momento di relax dovuto alla sborrata si era ripreso vigoroso.
“Vieni marco dammelo ancora in bocca!”
A quelle parole Marco quasi trasalì, non avrebbe mai pensato di sentirle dire da silvia ma si affetto a riempire la bocca delle fidanzata indugiando anche coi coglioni sulla lingua dura e vogliosa.
Intanto il mio cazzo prendeva Silvia con forza. La riempiva fino all’addome sconquassandola con colpi forti e lunghi.
Si sentiva il rumore di Marco godere e i miei testicoli che sbattevano contro la figa infuocata e fradicia di Silvia ricolmandola fino all’addome.
Ad ogni colpo il mio membro fuoriusciva sempre più bagnato degli umori di Silvia, del suo piacere della sua voglia di godere, finchè non esplose un orgasmo zampillando tutta la sua voglia sui miei pantaloni.
Stravolta Silvia mi chiese di andare in bagno a ricomporsi. Ma non acconsentii. Avevo troppo fantasticato su quel Lato B per lasciarmelo sfuggire.
Anche Marco sembrava preoccupato perché per lei sarebbe stata la prima volta ed il mio cazzo era di dimensioni discrete ma l’eccitazione prese il sopravvento.
“Peter..” disse Silvia “Ho paura, non l’ho mai fatto…”.
“Silvia il lavoro è li pronto per te...questa è l’ultima tua prova del colloquio”.
“Si ma prometti che se fa troppo male smetti”.
Promisi senza troppa convinzione e feci accomodare Silvia su un divanetto dell’ufficio.
Il viso rivolto al muro ed il culo marmoreo voltato verso di me. Marco seguiva la scena sempre più eccitato.
Iniziai baciandole la schiena e le natiche, la mia lingua scendeva su quel magistrale lato B leccandola ed indugiando proprio sullo sfintere, che con piacere trovai molto elastico.
Aiutato dall’eccitazione di Silvia, bagnavo le mie dita nei caldi umori della sua figa e per poi inserirle piano nel culetto.
Prima una pianissimo , poi due sempre piano per evitarle di procurare dolore e farla ritrarre da quel gioco anale.
Il mio cazzo stava esplodendo alla vista del culo che immaginavo sudato nei leggis, li ora aperto dalle mie dita.
“Ti fa male Silvia?”
“No…se fai piano no”
Levai le dita dal culetto e inserii il cazzo nella vagina per bagnarlo bene bene. Fortunatamente eccitazione di Silvia era tornata prepotente dopo i due orgasmi già avuti, e la sua vulva era nuovamente fradicia e pulsante. Ma non volevo farla godere li.
Quando il mio cazzo fu bagnato al punto giusto, lo tolsi dalla vulva bagnata e lo appoggia al culo di silvia entrando piano con la punta.
“Lo senti ti piace? Ora spingo un attimo”
Marco, intanto, si era portato vicino a silvia continuando a masturbarsi davanti ai suoi occhi.
Iniziai a spingere piano. Riempiendo quel culo che mai aveva provato tale piacere. Spingevo il mio cazzo fino in fondo sentendo il buchetto che lo risucchiava ancora di più e Silvia godere alle spinte lungo il suo sfintere.
Mi stupivo che una “vergine” anale potesse ricever il mio pene duro senza problemi ma ne ero anche invogliato ad aumentare il ritmo delle spinte…sempre più forte..
All’apice del godimento le presi i capelli e li tirai verso di me lasciandole il fiso alla mercè del cazzo di Marco. Silvia venne nuovamente bagnando completamente il divano, mentre il mio seme le colmava il culo ed insieme a noi Marco le riempì di sperma il viso venendo nuovamente.
Estrassi il mio pene dal culetto oramai stanco di Silvia e godendomi lo spettacolo dello sperma che la riempiva mentre il suo viso era inondato della sborra di Marco che ansimante si era lasciato andare sul divano.
Questa volta lasciai andare Silvia a riassettarsi nel bagno mente io e Marco ci rivestivamo sorridendo a vicenda.
Inutile dire che Silvia ebbe il lavoro ed il suo primo compito fu proprio quello di ripulire il casino che avevamo fatto quella sera.
Fu l’inizio di una proficua collaborazione.
Il colloquio era riuscito perfettamente in ogni senso.
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4 giorni fa
swend,
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La spiaggia
Da anni frequentavo sempre la solita spiaggia.
Mio padre aveva acquistato una vecchia casa di pescatori un’po’ isolata nelle marche che di fronte aveva una piccola caletta.
Era un luogo riservato ed in estate mi rifugiavo a smaltire lo stress dell’ufficio, ed a ritemprarmi delle fatiche quotidiane.
Vita sana senza molte distrazioni.
La spiaggetta vicino alla casa era sempre praticamente deserta in quanto la gente preferiva accalcarsi nei bagni più vicini muniti di sdrai e bar.
La mia vita “monacale” era praticamente salva.
Raramente infatti invitavo amici o amiche volendo preservare per me quel rifugio sicuro.
La sera raggiungevo la città vicina per cenare in qualche ristorante o bere qualcosa al tavolo di un bar leggendo un libro.
Evitavo club o le discoteche estive improvvisate, tanto che, pur frequentando da tempo quei luoghi, ancora nessuno mi conosceva bene o aveva confidenza con me.
Mentre leggevo qualche classico best book estivo, scambiavo qualche parola con i miei pochi conoscenti che quasi sempre si risolveva sul numero dei turisti presenti quell’anno e sui soldi che spendevano in negozi o ristoranti.
Fu proprio in quelle sere che intravidi Gloria e Giorgio.
Stavo cenando in un ristorante che si affacciava sul porto e mentre sorseggiavo tranquillamente il mio vino li vidi entrare dalla porta, e accompagnati dal cameriere, accomodarsi vicino al mio tavolino.
Era una coppia decisamente molto sensuale.
Lui elegante nei pantaloni azzurri corti e la camicia bianca, mente Gloria indossava un abito bianco leggermente trasparente dal quale si intravedeva la punta dei capezzoli umidi del sudore di quella caldissima notte estiva.
Le forme di Gloria erano mediterranee e riempiva sublimemente il corto vestito stile anni 50.
Il seno generoso a stento veniva trattenuto nella scollatura chiusa sulle spalle che lasciava la schiena scoperta.
L’odore della pelle di Gloria, screziato e pungente come incenso, raggiunse ben presto il mio tavolo e i miei occhi furtivamente si spostavano dal piatto per raggiungere la sua scollatura e le lunghe gambe che a malapena venivano coperte dal corto vestito.
Si notava benissimo che Giorgio era fiero di mostrarla e di sentire su di lei gli sguardi degli altri uomini che riempivano il ristorante.
Percepivo che anche Gloria amava attirare su di se l’attenzione, in quanto tramutò la sua passeggiata fino al bagno in una specie di sfilata che attirò su di se parecchie occhiate d’ammirazione.
Approfittando della sua assenza e della vicinanza dei tavoli scambiai due chiacchiere con Giorgio.
Venivano da Milano ed erano capitati in quel posto alla ricerca di relax prima di partire per un’altra vacanza più impegnativa in America del sud.
Non apprezzavano il caos che avevano trovato in spiaggia affollata in quel weekend di luglio, ma oramai erano li e si sarebbero fermati ancora un paio di giorni.
Gloria ritorno dal bagno e Giorgio me la presentò.
Quando le strinsi la mano sentii subito il calore della sua pelle che ancora era permeata dell’odore salino del mare.
La immaginavo uscire dall’acqua con il costume che faticava a trattenere l’abbondanza delle curve e la pelle umida, che si raccoglieva nella conca del fondoschiena e bagnava i lunghi capelli castani.
Mente le parlavo non potevo non notare gli occhi verdi che risaltavano ancor di più sulla pelle abbronzata, e le infondevano una radiosità sensuale.
Decidemmo di proseguire la serata in un piccolo bar proprio sulla spiaggia e fra un drink ed una risata, li invitai a raggiungermi il giorno seguente presso la mia casetta dove avrebbero potuto rilassarsi nella mia caletta isolata.
Il giorno dopo verso le 2 del pomeriggio Giorgio e Gloria arrivarono alla spiaggia.
Da perfetto padrone di casa li accolsi nel portico e, dato che il sole era ancora troppo caldo, li invitai a mettersi in costume ed a bere un bicchiere di vino freddo.
Dopo pochi minuti Giorgio e Gloria uscirono dalla casa per raggiungermi sul portico.
Gloria indossava un costume bianco che ne faceva risaltare la pelle abbronzata. Forse la taglia none era giusta ma faticava a contenere i seni prosperosi, e le curve dei fianchi
Si sedette sulla poltrona in vimini e iniziò a sorseggiare il vino freddo che gli procurò dei brividi ed un sussulto.
Il seno le sobbalzò e mentre la pelle per il la temperatura del vino ed il calore iniziò a riempirsi di goccioline.
L’aria iniziò a riempirsi dell’odore di Gloria, inconfondibile profumo di donna, e dovetti assumere delle strane pose per non mostrare la mia eccitazione mentre Giorgio la contemplava estasiato.
Verso le 3 li accompagnai in spiaggia. Gli misi a disposizione il mio ombrellone e le sdraiette che avevo per gli ospiti ed iniziammo a prendere il sole.
Mi persi nella lettura del mio libro sempre con un occhio a Gloria che si stendeva sinuosa sotto i raggi solari.
Ad un tratto Gloria mi disse: “Non sei in imbarazzo se rimango in topless? Sai non mi piacciono i segni del costume...”.
In realtà non aspettavo altro ed acconsentii prontamente.
I seni di Gloria, finalmente liberati dall’impiccio del bikini, esplosero prosperosi e duri, mentre il calore estivo li inondava.
Le mie occhiate aumentarono mentre Giorgio non sembrava prestare particolare attenzione.
Ad un tratto Giorgio si scusò dicendo che doveva fare una telefonata e si allontanò dalla spiagetta dove la ricezione era pessima.
Dopo pochi minuti Gloria mi disse: “ora mi giro sulla schiena ti dispiacerebbe mettermi l’olio abbronzante?”.
“nessun problema” risposi, e mi avvicinai a lei cospargendomi le mani di olio ed iniziando a sfiorarle la schiena e le spalle lungo tutta la sua lunghezza.
Ho sempre avuto mani forti e delicate ed il mio massaggio iniziava ad avere un certo effetto su Gloria che si muoveva sempre più sinuosa sotto le mie dita iniziando a mugulare e a muovere leggermente i fianchi.
L’odore della sua pelle sudata misto a quello dell’olio solare mi mandava in visibilio.
Le mie narici lo gustavano appieno, ed un altro profumo si univa a quelli che già riempivano l’aria.
Era l’odore di donna...gli slip bianchi di Gloria non potevano nascondere la sua eccitazione e l’odore acre della sua voglia creava un insieme irresistibile e melenso di piacere.
La mia erezione era oramai incontenibile quando decisi di giocarmi il tutto per tutto e con le dita le spostai lo slip iniziando a masturbarle la figa che oramai era un lago.
Le entravo con due dita mentre le baciavo la schiena e Gloria mugolava sempre di più e ripeteva dei continui siii.
Pensavo al casino che sarebbe successo se Giorgio fosse sopraggiunto ma oramai ero troppo eccitato per smettere e Gloria oramai aveva la vulva fradicia delle mie dita che la riempivano.
Quando le estraevo oramai umide le portavo alla sua bocca in modo che leccasse il suo stesso piacere ed aumentasse il suo godimento.
Ad un tratto Gloria mi girò a testa e mi disse “Voglio il cazzo…scopami…ho voglia!!”.
Sempre stesa con il ventre sul lettino spostai ancor di più gli slip e iniziai a leccarle la vulva riempiendo la mia bocca del suo sapore salato misto di voglia e sudore.
Mi riempivo la bocca della sua figa, del suo piacere, del suo desiderio, la sentivo muoversi e godere, quando sfoderai il mio cazzo bagnato e inizia spingerlo dentro di lei fino in fondo.
Gloria rispondeva con le anche ai miei colpi per prendere il mio pene ben dentro fino ai testicoli, ed io spingevo con foga, prendendole con una mano i capelli e continuando a baciare la schiena.
Alzai lo sguardo solo un momento e vidi Giorgio davanti a noi che vedeva la moglie impalata dal mio cazzo.
Ho pensato subito al peggio ma mi sbagliavo. Giorgio si stava menando il cazzo e piano si avvicinava alla moglie facendolo strusciare sul suo viso.
Mi diede uno sguardo di intesa di continuare ed io aumentai i miei colpi fino a che Gloria non ebbe un orgasmo molto bagnato che mi riempi interamente il pube.
Giorgio allora alzò piano la testa della moglie e cominciò a darle il suo cazzo in bocca.
Gloria succhiava avidamente oramai seduta sulla sdraio ed anche io mi avvicinai in modo da farmi succhiare per bene il mio.
La bocca di Gloria si riempiva di due cazzi fino ai coglioni riempiendoli di saliva e rituffandosi con piacere su entrambi, quando all’improvviso anche Giorgio si sedette sulla sdraio ed insieme alla moglie iniziò a succhiare il mio cazzo avidamente.
Ero stupito, mai un uomo mi aveva succhiato l’uccello ma l’eccitazione era oramai troppo grande ed approfittavo delle due gole che si aprivano davanti a me per colmarle col mio pene.
Dopo qualche minuto di quel succhiare Giorgio si sdraio e fece salire Gloria sopra di lui.
“dai amore ora fammi godere per bene...”
Gloria si sedette sopra di lui ed iniziò a dimenare i fianchi prendendo il cazzo di Giorgio per tutta la sua lunghezza.
A quella vista il mio pene divenne più duro che mai e iniziai a masturbarmi estasiato dal culo di Gloria.
Mi avvicinai e la abbassai verso il petto di Giorgio che la scopava con foga.
Mi godevo lo spettacolo del cazzo che entrava ed usciva...quando iniziai a sondarle il culo con un dito.
La risposta alla doppia penetrazione fu fremente ed allora dopo aver cosparso di saliva il mio pene ..lo infilai con un colpo secco nel suo culo fermandomi solo un minuto per farla abituare e poi iniziando a muovere le anche in modo da darle il doppio piacere.
Gloria era ormai infoiata “Si riempitemi…cazzo sfondatemi” i nostri cazzi la colmavano.
Giorgio al culmine dell’eccitazione ci sbalzò entrambi si mise in piedi e eiaculò sulla bocca di Gloria che ne bevve quanta potè ed il resto lo sparse sulla sua faccia.
Mi ritrovavo estromesso dal culo di Gloria ìma ancora con il cazzo in tiro quando lei guardandomi vogliosa si mise a 4 zampe sul lettino e mi disse “Inculami ancora che è aperto e mi piace”.
Mi misi dietro di lei e ripresi a incularla quando successe una cosa incredibile. Anche Giorgio si mise a 4 zampe e dopo aver passato il suo buco del culo con un dito pieno di saliva mi invitava ad incularlo pari pari della moglie.
Gloria si girò verso di me e mi disse “Inculalo…riempilo col tuo cazzo”.
Non lo avevo mai fatto ma oramai ero partito e non mi sarei fermato. Estrassi il cazzo dal culo di Gloria e cominciai a sfondare Giorgio che doveva essere abituato a quella pratica perché aveva il culo molto aperto.
Avevo di fronte a me le natiche di entrambi e passavo tranquillamente da un culo all’altro sbattendoli entrambi con foga mentre le loro lingue si intrecciavano baciandosi.
Ad un tratto Gloria si alzò e mise il suo culo di fronte alla bocca di Giorgio. Continuando a masturbarsi esplose un orgasmo sulla faccia del marito mentre io continuavo repentinamente ad incularlo sentendo i suoi gemiti di piacere.
Sentivo montare l’orgasmo in me ed allora Giorgio si ritrasse velocemente ed insieme alla moglie venne con la bocca di fronte al mio membro.
Venni copiosamente riempiendo le bocche di entrambi che si affannarono a ripulire per bene il mio cazzo.
Con le bocche piene del mio seme si scambiarono lunghi baci fino ad ingerirne una parte entrambi.
Spossati rientrammo nella casetta per ricomporci. Giorgio e Gloria mi tennero compagnia per la cena e solo a tarda notte rientrarono al loro albergo.
Fu un bel weekend un’estate da ricordare su quella solitaria spiaggia.
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1 settimana fa
swend,
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Il Bagno del centro commerciale
IL BAGNO DEL CENTRO COMMERCIALE.
Avevo conosciuto Daniela e Mario rispondendo inviando un messaggio personale.
Iniziammo inizialmente un fitto scambio di messaggi personale, per poi passare a chattare col messanger.
Mario e Daniela avevano ben più di una titubanza. Si erano da poco affacciati a questo mondo ed era la loro prima esperienza.
Li sentivo quando erano insieme e sia separatamente, quando uno o l’altro si appropriavano del PC.
Mario era da tempo che maturava un interesse per il mondo cuckold ma era stato trattenuto da varie paure. In primo luogo la paura di rovinare il rapporto con Daniela, con la quale aveva oramai raggiunto un tranquillo menage matrimoniale, la famiglia, avevano, e una certa inquietudine a vedere realmente accadere ciò che da sempre lo aveva eccitato solo nei pensieri.
Anche Daniela condivideva le paure del marito ed avendo avuto un’educazione molto rigorosa, era piuttosto restia a lasciarsi andare, avendo quasi del tutto perso il gusto di essere donna e concentrandosi nel ruolo di madre e moglie.
Il rapporto puramente virtuale, quindi, si protraeva da un’po’, ma col passare del tempo Daniela si era lasciata sempre più andare.
Una sera dopo un corteggiamento serrato si era anche esibita in una cam molto erotica, con affianco il marito.
E Daniela non aveva proprio nulla da invidiare alle donne più sensuali che si vedono su queste pagine.
Aveva 38 anni ma non portava i segni delle due gravidanze, i lunghi capelli castani si abbandonavano sule spalle, e sul seno ancora duro. La palestra poi l’aveva aiutata nel mantenere il corpo snello che trionfava in due gambe lunghe ed in un culo sublime.
Nella cam guidata dalle mie indicazioni si lasciò completamente andare. Le impartivo gli ordini... “Alzati e scendi con le mani sul tuo corpo…piano...”
“Ora toccati il seno…prendi il capezzolo e stringilo...”
“Potati il capezzolo alla bocca e leccalo…ora scendi di più fra le gambe…”
“Apri leggermente le cosce…e strofinati il clitoride…piano…il dito destro inumidiscilo e divarica piano la tua vulva”
Anche dallo schermo del PC si vedevano gli umori di Daniela inumidire la mano..che frenetica ora iniziava a girare intorno al clitoride, mentre Mario, visibilmente soddisfatto, la ammirava per poi alzarsi e portarle il cazzo alla bocca.
Al culmine dell’eccitazione di Daniela estrassi dai mie pantaloni il cazzo duro perche potesse osservarlo bene…Si staccò dal marito e portò la bocca vicino al video nell’atto di iniziare a gustare il mio pene, per poi ritornare ad ingoiare letteralmente il cazzo di Mario (che comunque non era di misure indifferenti), fino a farsi riempire la bocca di sperma.
Con le labbra grondanti del seme del marito, Daniela voleva ripulirsi, ma le diedi un ordine perentorio “BEVI e mostrami la bocca!!!”, ed allora alzo la bocca fino a deglutire immediatamente la sborra del marito fino a riempirsene lo stomaco, per poi mostrarmi la bocca vuota.
Finito l’ingoio Daniela corse in bagno per riassestarsi, e Mario, che aveva ripreso l’eccitazione mi confessò che era la prima volta che Daniela ingoiava lo sperma.
Mario chiuse la cam ma, come mi confessò il giorno dopo, quella notte aveva fatto con Daniela una delle loro migliori scopate.
Da quella prima esperienza puramente virtuale, i nostri contati continuarono finché un giorno gli proposi un appuntamento.
Decidemmo di vederci al centro commerciale “Le Vele” di Desenzano alle 9 di un mercoledì mattina, per bere un caffè nel bar al primo piano e finalmente conoscerci dal vivo.
Per me non vi erano problemi, attesa la mia attività di libero professionista, e loro avevano un giorno di vacanza.
Mario era visibilmente eccitato dall’idea di incontrarsi, tanto che non mi nascondeva la speranza che il caffè si tramutasse in una visita al vicino Motel VIP.
Gli dissi di stare tranquillo che gli appuntamenti si sa come iniziano ma non come finiscono, ma anche io chiaramente puntavo su quel finale.
Mario, comunque, non mi nascondeva di avere un’po’ di paura per quell’incontro e per il loro vero primo approccio reale.
Pur rassicurandolo in tutte le maniere, e sentendomi molto tranquillo che avesse compreso la mia correttezza, Mario era molto inquieto.
Daniela rimaneva più defilata, anch’essa aveva le proprie paure e, pertanto, preferiva rimanere serena fino al giorno dell’incontro.
Il martedì Mario mi contattò in chat dicendo che non c’è la faceva e che non sarebbe venuto, non pensava di essere pronto a vedere la moglie “dal vivo” e quindi aveva paura di rovinare tutto.
Dissi che non c’era problema e che avremmo fatto un’altra volta, ma Mario mi interruppe è disse che Daniela sarebbe venuta a conoscermi da sola.
Mi pose però una condizione: voleva avere un resoconto di tutto.
Dopo l’incontro con Daniela avrei dovuto contattarlo in chat e dirgli come era andata e se possibile filmare comunque il caffè con la moglie.
Accettai la condizione. Il Gioco era a tre e se quella era la situazione che o rendeva tranquillo lo avrei fatto senza problemi.
Il giorno dopo mi recai al centro commerciale “Le Vele” e sedetti al bar convenuto.
Dopo qualche minuto arrivò Daniela. Si era preparata per l’occasione e le sue splendide forme erano fasciate da una gonna longhette nera e da una camicetta bianca un poco scollata.
I capelli perfetti le rincorrevano le spalle mentre ai piedi portava delle scarpe con tacco 10.
Non passava sicuramente inosservata in quella mattina di aprile.
Sedete al tavolino e scambiammo i convenevoli, parlando del più e del meno.
Ogni tanto scattavo qualche immagine che inviavo a Mario tramite whatsup e lui mi rispondeva col caratteristico segno del pollice.
Iniziai a riempire Daniela di complimenti e vidi le sue gote arrossirsi mentre le gambe iniziavano a diventare rigide e la sedia improvvisamente scomoda.
Capii subito che Daniela era venuta all’incontro molto nervosa, ma comunque con intenzioni più bellicose di quelle che Mario poteva pensare.
Allungai la gamba verso il suo piede e lei rispose iniziando sensualmente a sfiorarmi la scarpa.
Non potevamo dare scandalo. Il bar a quell’ora è affollato da mamme coi bimbi per cui le chiesi solamente di sbottonarsi un poco la camicetta.
Daniela obbedì lasciando intravedere il reggipetto...Le feci subito un’istantanea che ingrandii e mandai a Mario che mi rispose con la faccina con la goccia di sudore.
Anche Mario era visibilmente eccitato dalla situazione che, pur non essendo presente, lo vedeva coinvolto.
Chiesi a Daniela di fare due passi e iniziammo a percorrere la galleria del centro commerciale.
Ammiravo il suo splendido culo che Mario mi aveva confessato ancora quasi vergine in quanto era stato l’unico a perlustrarlo con due dita.
Vedere quel bellissimo sedere ondeggiare davanti ai miei occhi mi fece impadronire di un’eccitazione difficilmente contenibile.
Il mio cazzo iniziava a delinearsi duro e potente sotto il completo gessato e Daniela notò ben presto la protuberanza, tanto che si avvicinò a me e mi sfiorò i pantaloni con le dita.
Si avvicinò poi a me e mi disse che di li a poco sarebbe dovuta andare a prendere i figli.
Mise la bocca sulla mia guancia per darmi un bacio e sussurrò “peccato che il tempo sia così poco...”.
Decisi di prendere la situazione in mano le intimai.. “Vieni con me”.
La presi per mano e la condussi al piano inferiore sotto le scale dove vi erano i bagni.
Sicuro che non ci fosse nessuno le dissi “Entra!”.
Daniela obbedì subito. Entrammo e chiusi la porta dietro di noi.
Iniziai a baciare Daniela furiosamente e lei altrettanto mi rispose su tutto il corpo sulla bocca…scendevo sul collo mentre lei mi baciava e guance …le aprii la camicetta ed iniziai a succhiarle i seni con molta forza…le stringevo un seno con la mano mentre l’altro mi riempiva la bocca e pi mi alternavo su entrambi.
Daniela iniziava a godere..ma le dissi “Zitta troia che se ci sentono..”
Iniziò a mordersi le labbra ma quel sottile Gioco di silenzio imposto la fece eccitare ancora di più.
Alzai la longhette sulla pancia scoprendole le mutandine di pizzo.
Le sentivo fradice imperlate dell’umore della sua figa ne sentivo l’acre profumo celestiale mischiarsi al mellifluo odore del bagno ed il mio cazzo reagì subito diventando marmoreo.
Iniziai a masturbarla con impeto e lei si mordeva le labbra coi denti per impedirsi di gridare.
Le ordinai “Girati!!”
Si voltò verso la porta del bagno aggrappandosi alla maniglia e la feci piegare.
Mi accasciai dietro di lei ed niziai a leccarle la vulva fradicia per assaporarne ogni umore. Ma ad un tratto mi fermai.
Avevo fatto una promessa ed allora presi il telefono e iniziai a riprendere la leccata della sua figa bagnata..
Con una mano tenevo l’I phone mentre con la bocca affondavo sulla figa e con la lingua entravo prima nella vulva e poi nel buco del culo bagnandole l’orifizio anale.
Feci il filmato di un paio di minuti e lo inviai a Mario.
Continuavo a succhiare la figa avida di Daniela mentre con gli occhi seguivo il cellulare. Dopo un paio di minuti arrivò la risposta di Mario era di una sola parola “Continua”.
Daniela intanto mugolava tutto il suo piacere sotto i colpi della mia lingua ma ora le diedi modo di mantenere il suo silenzio tenendo la bocca impegnata.
Mi alzai e feci accasciare lei slacciandomi la cintura e facendo calare i pantaloni alle caviglie.
Presi Daniela per i capelli e spinsi la bocca contro il tessuto dei miei slip dai quali proveniva il chiaro odore del liquido preseminale. Daniela mi calò le mutande solo con la bocca ed iniziò a prendere il mio pene durissimo fra le labbra. Scendeva lungo tutta l’asta con ogni piacere possibile e io la prendevo per i capelli ed affondavo fino al pube il mio cazzo dandole la sensazione della gola profonda.
Sapevo che le piaceva, l’avevo vista in cam prendere in ugual modo il cazzo di Mario ed il mio era leggermente più grosso di quello del marito.
Sempre fedele alla mia promessa riprendevo Daniela che succhiava e si riempiva la bocca del mio pene, ed inviavo i brevi spezzoni a Mario che non rispondeva od ogni tanto mandava sempre quell’unica parola.
Daniela era oramai partita. La feci alzare girare nuovamente. Abbassai l’asse del water e mi accomodai col cazzo diritto.
La presi e le dissi “ora impalati troia!”.
Daniela si sedette sul mio cazzo che entro facilito dagli umori bagnati della vulva.. Prima piano e poi fino in fondo per tutta la lunghezza. La tenevo con entrambe le mani, anche con quella occupata dal cellulare, per i fianchi. La innalzavo fino alla punta del cazzo facendola ricadere e continuando ad impalarla con foga mentre vedevo le natiche dilatarsi.
Continuavo comunque a fare brevi spezzoni che inviavo a Mario.
Ora Dniela aveva ripreso a mordersi le labbra per emettere meno suoni possibile ma ad un tratto non riuscì a fermarsi e irrigidendo tutto il corpo esplose in un lungo orgasmo bagnandomi completamente le cosce con la sua venuta.
La lascia accasciarsi un attimo su di me ma le sentivo ancora pulsare le pareti gonfie della vulva.
Allora mi alzai la feci piegare ed inizia nuovamente a spingerle dentro il mio cazzo montandola senza ritegno.
Filmavo il mio cazzo che entrava ed usciva da Daniela, mandavo il tutto a Mario che ora non dava segni di vita.
Daniela aveva ripreso a frinire e godeva ad ogni mia spinta ed allora abbandonai il cellulare e le misi una mano sulla bocca.
Con una mano le tenevo i capelli, con l’altra le serravo la bocca mentre con le cosce forgiate da anni di duro sport le spingevo il cazzo fino al punto più lontano dandole una sensazione anche nel ventre.
Sentivo montare di nuovo il suo orgasmo che esplose mordendomi la mano da vera troia in calore come era Daniela in quel monento.
Ma anche io ero arrivato all’apice del mio piacere.
La presi la girai e con la mano sui capelli le abbassai il viso riempiendole il volto di sperma.
Ancora sconvolta Daniela si sedette sul water chiuso. Era li con la longhette alzata, i seni fuori ed il viso completamente inondato da sborra calda.
Le feci qualche foto che subito inviai a Mario che non si faceva vivo da diversi minuti.
Presi il mio fazzoletto e ripulii il viso di Daniela. Ci scambiammo ancora qualche bacio e dopo esserci ricomposti uscii prima io con circospezione dal bagno, facendomi seguire poco dopo.
Impossibile dire se qualcuno aveva sentito ma il fatto che non ci fosse la vigilanza era già un fato rassicurante.
Ci salutammo ed io e Daniela tornammo alle nostre macchine. Mandai un messaggio a Mario se era tutto ok ma senza risposta.
Il giorno dopo fui contattato in whatsup da Mario che mi chiese se mi poteva telefonare.
“Certamente!” risposi ed attesi la sua telefonata che arrivò qualche minuto dopo.
Mario, visibilmente eccitato, mi spiego di aver avuto sensazioni contrastanti per quello che era successo il giorno prima.
In un primo momento era incuriosito ed eccitato dal comportamento della moglie, ma poi, quando l’aveva vista col mio cazzo in bocca e negli altri video, la gelosia aveva preso il sopravvento anche se non aveva potuto fare a meno di guardare e sentire il suo cazzo crescere a vedere la moglie comportarsi come una troia.
La rabbia era poco a poco scemata ed aveva cominciato a masturbarsi di fronte ai video a getto continuo che arrivavano.
Le foto finali poi lo avevano lasciato completamente appagato facendolo venire per ben due volte.
Quando Daniela era arrivata a casa la rabbia era sparita ed avevano fatto subito l’amore velocemente, e la notte ancora.
Quello fu l’inizio di un’amicizia, ed inutile dire che al secondo incontro partecipò con molta eccitazione anche Mario.
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swend,
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