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Il vestito rosso

“ Andiamo a cena fuori stasera. Ti va? ” mi telefonavi. Ed io rispondevo di si perché sapevo che avevi comprato un altro vestito rosso. Corto, leggero e stretto per disegnare bene le tue forme. Sbracciato e scollato, semitrasparente perché nessuno dovesse far la fatica di immaginare cosa c’era sotto. Era un gioco il tuo, che finiva sempre allo stesso modo. Un gioco seducente che mi teneva per tutta la sera in agitazione e in balia di brividi piacevoli. Ti venivo a prendere, ma dovevo lasciare l’auto sotto la tua casa, perché quel vestito era fatto per camminare in mezzo alla gente. Un vestito di strada. Lungo il tragitto tu mi dicevi “adesso avrai la conferma dei tuoi peggiori sospetti su di me”. Ridevo: lei non sapeva che mi attirava perché era così coraggiosamente irresponsabile. Passavamo davanti al caffè con i tavolini sui marciapiedi, al cinema che appena riaperto. Davanti al pub dall’improbabile nome di “BraveKart” perché il titolare era un ex pilota. Costeggiavamo la pizzeria con le vetrate sulla strada. Tu con quel magnifico rosso addosso sembravi l’unica donna al mondo che si vestiva da preda. Gli sguardi erano quasi palpabili, tra sussurri di ammirazione e qualche complimento sboccato detto a voce alta. Ti stringevi a me, calda e profumata, eccitata. Al ristorante il cameriere sbucava continuamente alle nostre spalle, efficiente e gentile. Decisamente attratto dai gesti delle tue mani che ogni tanto, quasi una distrazione, si toccavano di sfuggita i seni o le labbra. Mangiavamo lentamente, mentre il tuo piede nudo mi accarezzava il sesso sotto la tovaglia. Era una tortura. In pubblico. Ma io sapevo che poi sarei stato ripagato. Subito dopo il caffè, tornavamo indietro. Stesso percorso, stessi occhi che ti toglievano di dosso quell’abito che avevi scelto per trasportare il tuo corpo, quella sera, in quella via. Un abito indossato come fosse pelle e ossa, desiderio, promessa. Un altro abito rosso, nuovo, che durava il soffio di una sera. Un abito che pretendevi, appena chiusa la porta del tuo appartamento, io ti strappassi dal corpo, dai pensieri, dall’anima. Come ogni donna che indossa un vestito rosso, inconsciamente fantastica.

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