La mia docile fidanzata
Storia vera
Di tom [email protected]
Questa mattina la mia fedele Lauretta mi ha svegliato alle otto in punto. Ero appisolato in un caldo dormiveglia quando ho avvertito il tocco della sua lingua sulle piante dei miei piedi. Come da istruzioni, la serva aveva infilata la testa sotto le lenzuola, attenta a non destarmi in modo brusco ed aveva iniziato a leccarmi i piedi con dolcezza. Era partita dalla pianta, aveva risalito i talloni ed era scesa fino agli alluci. Come lei ben sa mi piace una dolce carezza fra dito e dito, e che mi venga succhiato il piede là dove la pelle si fa più sensibile. Ho lasciato che Laura leccasse qualche minuto, poi, sazio di quel trattamento, le ho spinta via la testa con un calcetto.
“La mia colazione, schiavetta” ho detto “Hai preparato tutto come si deve?”
“Sì, padrone”
Il vassoio era già accanto al comodino. Spremuta d’arancia, pane e marmellata, due merendine del Mulino Bianco. Non mangio mai del tutto quel che la serva prepara. In genere lascio quanto rimane a lei. Se invece non rimane nulla, Laura se ne sta a pancia vuota fino a desinare. Lei mangia solo quando glielo consento io.
Mentre inizio a consumare il primo e più importante pasto della giornata, indico alla serva l’orlo delle lenzuola.
“Scendi la coperta” ordino “E scoprimi le gambe. Poi riprendi a leccare i miei piedi”
Laura obbedisce prontamente.
Va avanti così da sei mesi, ormai.
Prima di allora il rapporto fra noi era un normalissimo rapporto fidanzato-fidanzata. Recentemente, però, l’azienda nella quale Laura lavorava ha effettuati dei tagli di personale e la mia ragazza è stata licenziata. Non è così facile trovare un nuovo lavoro in questa isola di cemento e mafia che è la lucchesia, perciò in casa i soldi li devo riportare solo io.
Laura non era abituata a questa nuova condizione. Volenterosa e onesta si è messa al servizio della casa. Ha iniziato a fare da sola tutto quello che prima facevamo in due. Lavare, stirare, pulire per terra, preparare la cena, lavare i panni e tutto il resto. In pratica, senza che glielo chiedessi, Laura è divenuta la mia sguattera.
E la cosa, sebbene non voluta, non è che mi dispiacesse. Ho sempre desiderato tornare a casa la sera e trovare una bella ragazza premurosa che mi accudisse, mi facesse trovare la tavola apparecchiata. Laura, oltre a questo, non esita a portarmi le pantofole, a massaggiarmi i piedi stanchi, a sbottonarmi la patta dei pantaloni e a ficcarsi in gola il cazzo pulsante.
Come ieri sera. Ero tornato assai stanco dall’ufficio e avevo una gran voglia di scaricare la mia mazza di cane in un nido accogliente e che sa di amore. Non appena sono arrivato a casa l’odore degli involtini mi ha dato il benvenuto. La mia brava schiavetta era già al lavoro.
“Cara, è pronto da mangiare?” ho chiesto una volta arrivato in sala da pranzo.
“Sì, ho finito di cucinare proprio ora”
“Brava. Questa sera, la cena avrà una piccola variante, se a te sta bene”
“Una variante? Uh…sono curiosa”
“Come nei miei racconti, hai presente, Lauretta? Che tanto, ormai, lo sappiamo tutti e due che sei la mia schiavetta. E che ti piace pure esserlo. Allora, pensavo, perché non ti comporti proprio come le mie schiave?”
“Sì, padrone”
“Ecco, quanto alle formalità ci siamo, vedo…ma io mi riferisco a qualcosa di più pratico. Ad esempio, a tavola ci sediamo in due e mangiamo assieme. Che pessimo esempio di disciplina! La schiava dovrebbe coadiuvare il piacere gastronomico del padrone restandosene in ginocchio sotto al tavolo e ciucciandogli il cazzo con le labbra”
“Vuoi che ti faccia un pompino mentre mangi?”
“Vuole, schiavetta. Mettiamo i puntini sulle i”
“Sì, padrone”
“E ora al lavoro…servi in tavola e preparati all’avvento della fava”
Laura obbedisce come sempre. Devo dire che avere una serva a disposizione è molto stimolante, sia da usare come sguattera sia da usare come schiava sessuale ai miei ordini. Da quando ho iniziato ad istruirla nella nobile arte del pompino, oltretutto, le sue prestazioni orali sono andate molto migliorando. Riesce a farmi venire anche durante il dormiveglia.
Ma torniamo alla cena di ieri. Mi sono tolto giacca, pantaloni, scarpe e calzini. Ho abbassato le mutande e l’amico è svettato nell’aria rischiarata dalla luce al neon come richiamato dalla voce della schiavetta. E’ riduttivo dire che Laura abbia un padrone. A dire il vero siamo in due. Io e il mio cazzo. Talvolta andiamo d’accordo, altre volte le diamo ordini divergenti, con lui che nella bocca della schiava vorrebbe andarci direttamente in letargo. A volte Laura dà retta a me, altre volte la fava ha il sopravvento sulla mia parola. Poco male. Va bene anche così.
Mi sono seduto a tavola e ho atteso che Laura prendesse posto dove sapeva. Poi è cominciato il rito. La sua bocca ha cinto amorevolmente la capocchia del bastone, adagiando su di essa un baio di bacini con risucchio.
“Mmmmm…mi fai morire così”
Avrei voluto dirglielo, poi ho desistito. Non vorrei che si montasse la testa. Le ho invece ricordato qual è il suo posto nella scala gerarchica della casa.
“Succhia bene, sguattera. Succhia e bevi, che il fidanzatino ti ha serbato il ricostituente”
La serva risponde fra un singulto e l’altro.
“Sì…glub…padr…glob…ne”
“Sì sì, ma non parlare mentre hai la cappella in bocca. Non vorrei che affamata come sei mi ci stampassi sopra l’impronta dei molari”
Laura è andata su e giù con consumata maestria. Quando la stecca m’era ormai diventata dura come il marmo ho sollevate le gambe aggiungendo difficoltà a difficoltà. Le ho cinta la testa con le mie cosce. L’ho vista sotto al tavolo che si muoveva tutta, sinuosa e maliziosa come una gatta goduriosa. Le piaceva essere trattata in quel modo. Non c’è problema, che a secco di attenzioni non la lascerò mai, finché leccherà come sa fare adesso.
Verso il secondo involtino i suoi movimenti sono diventati progressivamente più veloci e penetranti. Non era ancora il momento, accidenti! Avrei voluto prenderle la testa con una mano e dirigerle il movimento come sono solito fare in codeste circostanze. Ma si può mangiare un involtino con una mano sola? E’ scomodo.
Ci ho provato. Mentre con una mano la guidavo per farle andare la bocca più lenta o più veloce sulla mia stecca, l’altra mano era impegnata con forchetta e pancetta. Ma a quel punto, inevitabile con lo schizzo che ha riempito la bocca di Laura, il fattaccio; un pezzetto di involtino è caduto sulla tovaglia e l’ha macchiata di formaggio fuso.
“Ma porca…Laura! Guarda cosa mi ha fatto fare!”
L’ho trascinata fuori dal tavolo tirandola per i capelli e le ho mostrato la patacca sulla tovaglia.
“Poi non dire che non ti avevo avvertita! Cazzo! Chi è che paga il detersivo, in questa casa?”
“Mi spiace, padrone”
“Ma che mi spiace e mi spiace! Lecca, forza! Lecca dove hai sporcato”
Laura s’è chinata sul tavolo e ha leccato via ogni briciola di formaggio dal mio cospetto.
“Fatto, padrone”
“Sì, brava…ora secondo te l’incidente è chiuso qui!” ho obbiettato “Eh, no, mia cara. Qui siamo di fronte ad un evidente caso di scarso servilismo nei confronti del padrone e bisogna rimediare tempestivamente”
Affinché ricordasse come va servito un vero dominatore quale sono, l’ho fatta spogliare nuda e l’ho costretta in ginocchio. Ho preso il cestino in cui tiene le mollette per il bucato e le ho pinzato i seni e la faccia con almeno una quindicina di gancetti. Alcuni erano di plastica, facilmente tollerabili, ma altri avevano la molletta in ferro ed erano proprio duri.
Ciò nonostante, Laura, conscia della grave disattenzione da lei perpetrata, non si è opposta ed anzi, ha sopportato con piacere ogni sofferenza inflittale. Vedendo quanto poca umiliazione fosse presente nei suoi occhi ho voluto andare oltre. Le ho messo collare e guinzaglio, portandola un po’ per casa come una cagna.
“Ti piace essere condotta a quattro zampe come una bestia?”
“Sì, padrone”
“Lo immagino. Dopotutto non è quello che sei? Una cagna insolente che merita di essere duramente addestrata”
“Sì, padrone”
“E basta con questo sì padrone…le cagne non parlano”
“Sì…cioè…bau bau!”
“Ecco, brava. Abbaia, bestia”
Arrivati in salotto l’ho fermata, trasformandola istantaneamente da cagna in cavallina.
Laura ha un bel fisichino allenato, è magra al punto giusto. Quando mi sono seduto con tutto il mio peso (neppure io sono troppo pesante) sulla sua schiena, per un attimo ho pensato che la sguattera si sarebbe accasciata sul pavimento.
“Che fai? Non vorrai farmi cadere, vero?”
“No, padrone”
“Vorrei ben dire. Nitrisci. Nitrisci come una cavalla”
“Hiiii…hiiii”
“Da ora in avanti è questo quello che sei. Una bella, piccola pony, fatta apposta per portarmi in giro. Perché io cammino tutto il santo giorno, lo sai? Non sono mica una casalinga come te, che gozzoviglia davanti a Forum tutto il giorno!”
“Sì, padrona. La schiava è lieta di poter portare il suo padrone sulla sua indegna schiena”
“Allora avanti” le do un colpetto nei fianchi con i talloni e la faccio procedere in qua e in là, senza una direzione precisa. Controllo dove va tirandola con il collare ed i capelli. Laura è abbastanza brava. Barcolla i primi metri, poi trova il verso di reggere il mio peso e di mantenere un’andatura decente.
Mi porta di nuovo in cucina, poi in salotto, camera, bagno e studiolo. La riporto in bagno facendola trottare a suon di calcetti nelle anche. Davanti al cesso smonto di sella e mi rimetto in piedi. Laura è un po’ stanca e ha la schiena che le duole.
“Bene, cavallina” le dico “Oggi hai interpretato tre animali. Vacca, cane e cavalla. Presto potresti fare anche da pecora e da oca. Ma per quello c’è tempo. Intanto tiramelo fuori dalle mutande e indirizzamelo verso lo spurgo cesso”
Laura mi abbassa l’elastico delle mutande con la mani. Non appena le sue dita toccano l’indumento le afferro i capelli con una mano e la allontano.
“Con le mani? Gli animali usano le mani?”
“No, padrone”
“Ecco, brava…con la bocca, me le devi tirare giù”
La schiava obbedisce fedelmente come sua abitudine.
“Reggimelo con la bocca all’altezza della base e punta il cannone verso la tazza. Ah, se va di fuori ti riterrò personalmente responsabile e ti farò pulire con la lingua”
Laura abbocca il mio cazzo con le labbra all’altezza delle palle. Non è una presa molto comoda, e quando inizierò a pisciare, la canna andrà un po’ di qua e un po’ di là come il tubo di gomma di un pompiere. Care, femmine, è per questo che gli uomini quando pisciano, se lo tengono con una mano (o con due) e qualche volta si ritrovano con le dita pisciose. Ma a me non accadrà più perché…rrrrullo di tamburi…la mia fava la tiene la Laura.
Evviva l’igiene! Evviva e donne che sanno di essere soltanto delle luride schiave!
L’anteprima del getto è debole e di contenuta entità. La serva la sostiene senza problemi, poi il getto si fa più intenso. Laura è costretta a stringere un poco di più le labbra sul telaio della fava.
“Non stringere troppo, puttana” la redarguisco con prontezza “Cos’è me lo vuoi mordere? Chi ti credi di essere? Lorena Bobbit?”
Per contenere i sommovimenti del cazzo e non stringere troppo, la mia schiavetta deve allargare la zona di cazzo imboccato. Le sue labbra giungono così molto vicino alla cappella in piena attività eruttiva. Qualche schizzo, anzi, temo che la colpisca sulla labbra e sul volto. Ma non mi preoccupo. Dopo aver svuotato la vescica mi faccio pulire e rinfoderare la fava nella tasca mutande.
“Bene, vedo che per questa volta non ti sei persa neppure un piccolo scrillo di piscio. Meglio così. Avrei dovuto sorvegliare mentre leccavi per terra e oggi non ho proprio voglia di perdere tempo. Oltretutto hai anche appreso qualcosa di nuovo. Vedi perché gli uomini si prendono in mano la fava quando pisciano? E’ per non allagare la casa. Forza, ringraziami per averti dato questa lezione di idraulica del cazzo”
“Grazie, padrone. Grazie per avermi insegnato l’idraulica del cazzo”
“Di niente, schiavetta”
Tiro lo sciacquone e mi dirigo in camera.
La serva mi segue a quattro zampe.
“No, tu no! Ora ti lavi la faccia! E che schifo! Prima ti fai pisciare addosso e poi vorresti venire a dormire con me? Ma allora ecco cosa sei! Altro che vacca, cavalla o cagna…sei ma una maiala! Avanti, scrofa, lavati il grugno e poi seguimi a letto”
“Sì, padrone”
“Ti è concesso di venire incontro ai tuoi bisogni corporali”
“Sì, padrone. Lei è molto gentile, padrone”
“Lo so. Non meriti un fidanzato così permissivo e amoroso…Ah, lavati anche i denti e strigliati per bene la lingua, che a letto ho voglia di farmi leccare il buco del culo”
Questa mattina mi sono svegliato fresco e riposato. La schiava mi ha preparato la colazione e m’ha leccato le palle mentre mangiavo. Tanto per non sembrare ingrato ho aggiunto un po’ di marmellata alla cappella e me la sono fatta succhiare per bene. Laura si è anche lamentata un po’, ho dedotto dai suoi mugolii, perché il sapore di maschio ne è risultato evidentemente alleggerito.
Me lo dovevo immaginare. Certi piatti vanno assaporati senza aggiunte. Il sapore del cazzo è uno di questi.
Anche oggi alla casa penserà la mia docile fidanzata disoccupata. Laverà, stirerà, pulirà per terra, farà da mangiare ecc…verso le dieci uscirà per andare al centro per l’impiego a cercare un lavoro e so bene che non lo troverà. Capirai, le uniche persone che hanno trovato lavoro grazie al centro per l’impiego sono le dipendenti stesse del centro. O a Lucca costruiscono altri mille centri per l’impiego, oppure la piaga della disoccupazione persisterà. Ma va bene anche così, per me. Perlomeno posso tenere la mia brava schiavetta sulle corde e continuare a sfruttarla come piace a me col pretesto che in casa i soldi li riporto solo io.
Povera Laura, se aspetta i miglioramenti promessi dal Governo! Ma a nome mio, un grazie grande come una casa a tutti i politici ed i ruffiani vari che mantengono in ginocchio questo nostro caro paese. Non fosse per loro non potrei infilare così spesso il cazzo in quella fodera per la fava che è la bocca della mia ragazza.
Viva la crisi! Viva le donne schiave che sanno di essere tali!
E viva l’idraulica del cazzo, naturalmente!
Se volete sapere come procede la convivenza con la mia fidanzata, non esitate a chiamarmi. Il saggio Tom sarà sempre a disposizione per delucidazioni e chiarimenti.
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16 years ago
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
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11 years ago
pillinca,
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
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17 years ago
valerio,
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