Le avventure di dafne
di Tom. Questo racconto fa parte di una serie che scrissi qualche tempo fa per un sito di dominazione. Le ripubblico a gruppi e con qualche modifica.
Come sempre, se volete inviare commenti, critiche oppure suggerire un episodio delle serie, scrivete a [email protected]
Dafne percorse tutto il perimetro del parco fino alla panchina. Una volta terminato il secondo giro del sentiero si sedette a riprendere un po’ di energie. I muscoli dei polpacci le dolevano un poco ma tutto sommato si sentiva ancora molto in forma, sebbene il tempo a disposizione per praticare il footing non fosse poi molto. Lungo il cammino aveva incontrato uomini e donne più o meno giovani che portavano a passeggio i cani, ciclisti improvvisati e qualche altro corridore. Gran parte di quelle facce le erano completamente nuove, come sconosciuta era l’identità della ragazza che le si avvicinò mentre si trovava ancora sulla panchina.
Era una giovane di circa ventisei, massimo ventotto anni; aveva i capelli castani ed un viso non particolarmente appariscente. Come Dafne, indossava una tuta e scarpe da ginnastica. Le si fermò accanto e si inginocchiò di fronte alla panchina.
“Sei stanca?” chiese.
Dafne la guardò perplessa. Che cosa poteva volere da lei, quella misteriosa ragazza in abito sportivo?
E per quale motivo le si era inginocchiata davanti?
“Sì” rispose infine Dafne “Sto togliendo un po’ di ruggine”
“Lo vedo. Posso chiederti un favore?”
“Dipende”
“Da cosa?”
“Dal motivo per il quale te ne stai lì, inchinata davanti a me”
“Ecco…è per questo che…posso massaggiarti i piedi?”
“Massaggiarmi i…?”
“Sì. Ti ho riconosciuta, sai? Sei la protagonista di quel sito internet con tutte quelle belle ragazze che mostrano i loro piedi. Sbaglio?”
“No, non sbagli”
“Io non ho piedi bellissimi come i tuoi. Poche ragazze li hanno. Però ho un debole per l’adorazione dei piedi femminili e delle scarpe. Per questo mi piace ammirare le foto che ti ritraggono”
“Grazie” disse Dafne, con un sorriso visibilmente imbarazzato.
“Allora…posso massaggiarti i piedi?”
“Beh, non saprei. Ho corso fino a questo momento. Sono sudati”
“Non importa” rispose la ragazza, sollevando le spalle “Te le chiedo proprio perché saranno stanchi dopo la corsa. Sono lieta di dar loro un po’ di sollievo”
Dafne era sempre più incuriosita dalla strana situazione che si stava venendo a creare. Fortunatamente non vi era molta gente, lì d’intorno. Anzi, nel segmento di percorso attorno alla panchina non vi era proprio nessuno. Così, in parte divertita dalla proposta della giovane, in parte desiderosa di vedere cosa avrebbe fatto la nuova conoscente, Dafne porse alla ragazza il piede destro ancora calzato nella scarpa da ginnastica.
La giovane prese la caviglia di Dafne fra le mani. Le sue dita quasi tremavano dall’emozione di poter toccare quelle splendide estremità. Avvicinò il viso al dorso del piede e sciolse il nodo dei lacci con i denti. Rimosse quindi la scarpa, appoggiò il piede in grembo e compì la stessa operazione con l’altra calzatura. Ora Dafne appoggiava i suoi piedi direttamente sulle mani della ragazza, impegnata a massaggiare le sue estremità con cura e dedizione. Solleticò il tallone con elegante movimento dei pollici e carezzò il dorso con le altre dita. Dafne rimase a bearsi di quel piacevole trattamento per una ventina di minuti, indicando di tanto in tanto il punto in cui applicare una pressione maggiore o minore con brevi spostamenti dei piedi. I calzini erano in effetti assai sudati ma non emanavano un cattivo odore. La ragazza, servilmente inginocchiata di fronte a Dafne, sembrò inoltre apprezzare il fatto di essere impiegata niente più che come una schiavetta ai piedi della sua padrona.
“Non ti dà fastidio l’odore?” chiese Dafne.
“No, assolutamente. Sai, dalle foto che sono pubblicate sul sito si vede che hai dei piedi molto graziosi, ma vederli dal vivo è ancora meglio”
Dafne rise divertita dell’audace confessione della ragazza. Aveva ancora indosso i calzettoni di spugna ed il tessuto era umido a causa della recente attività fisica svolta.
“Bene, se vuoi puoi guardarmeli senza calze” disse Dafne “Ti andrebbe?”
La ragazza del mistero quasi non credeva alle sue orecchie. Il suo idolo virtuale era lì, di fronte a lei e le stava concedendo il privilegio di massaggiarle i piedi senza calzettoni.
Purtroppo, mentre la giovane si accingeva a sfilare la prima calza, in lontananza dietro l’angolo del sentiero, Dafne intravide arrivare qualcuno. Non era un corridore, per fortuna, ma solo un uomo anziano che portava a passeggio il cane. Dafne aveva tutto il tempo per non farsi “beccare” in atteggiamenti bizzarri con la sua nuova adoratrice. Purtroppo, però, il massaggio doveva essere rimandato ad un’altra occasione. Così, a malincuore, Dafne piegò la gamba che adesso la ragazza stava massaggiando per sottrarre il piede alle sue cure. Inaspettatamente la giovane, invece di assecondare il movimento della sua padrona, si sporse in avanti per proseguire il suo umile compito. Dafne non voleva essere vista da altri; mentre la ragazza era impegnata col piede destro sollevò l’altra gamba e appoggiò la pianta del piede sulla sua bocca spingendola indietro.
“Basta!” disse con fermezza “Non vedi che sta arrivando gente?”
La ragazza cadde col sedere a terra.
“Sì, scusa Dafne”
“Se ti piace così tanto massaggiarmi i piedi” disse lei, ancora con il piede sinistro premuto sulla faccia della ragazza “…vi sarà presto un’altra occasione per incontrarci”
Tolse il piede dalla bocca della giovane ed indicò le scarpe con l’indice.
“Rimettimele”
La sconosciuta, ancora frastornata dall’emozione di essere stata spinta via dal piede del suo idolo, impiegò qualche secondo prima di obbedire.
Quando ebbe calzato entrambe le scarpe di Dafne, facendo attenzione nel rifare coscienziosamente i nodi delle stringhe, non poté fare a meno di chiedere “Quando possiamo rivederci?”
“Sentiamo…sei libera domani?”
“S…sì”
“Vado in città a comperare un nuovo paio di sandali da estate. Mi vuoi aiutare a scegliere? Sai, prima di decidere dovrò valutarne parecchi!” sorrise Dafne.
La ragazza misteriosa sentì il cuore batterle forte nel petto.
“Verrò”
“Bene, allora ci vediamo domani in Piazza XXXX. Sii puntuale, mi raccomando”
“Certo!”
“E prima di andare dimmi una cosa, come ti chiami?”
“Mi chiamo Anna”
Dafne si alzò dalla panchina, salutò la nuova amica e, correndo a passo sostenuto, si allontanò lungo il sentiero.
Al negozio…
Dafne incontrò Anna dove le due ragazze si erano ripromesse di trovarsi. Faceva molto caldo e le strade della città erano perlopiù deserte. Dafne vestiva una gonna sopra il ginocchio, calze a rete ed una maglietta a mezze maniche. Ai piedi calzava un paio di sandali dorati aperti in punta e dal tacco alto.
Anna la vide venire verso di lei e non riuscì a distogliere lo sguardo da quei fantastici piedi. Quanto aveva fantasticato, durante la notte precedente, sulle magnifiche estremità della sua Dea!
“Ciao, Anna” disse Dafne “Vogliamo andare?”
“Sì, Dafne”
S’incamminarono verso il negozio e lungo la strada parlarono del più e del meno come due normali amiche: dove vivevano, se avevano il ragazzo, dove lavoravano, se suonavano qualche strumento musicale e così via. Dafne notò che in più di un’occasione lo sguardo di Anna cadeva ai suoi piedi, ma non disse nulla.
Giunte però di fronte al negozio, Dafne volle verificare fin dove poteva arrivare la devozione della ragazza. Il giorno precedente aveva notato che non si era offesa quando l’aveva respinta appoggiandole un piede (sudato, oltretutto) in faccia. Anzi, le era sembrato che questo gesto fosse molto piaciuto alla ragazza. Adesso avrebbe sperimentato la portata della fedeltà di Anna.
“Aprimi la porta” disse Dafne con tono perentorio. Anna le aprì la porta come farebbe un perfetto maggiordomo. Dafne entrò e si sedette sulla poltrona più comoda fra quelle riservate ai clienti. Di fronte al sedile su cui era seduta la Dea ve ne era un altro e, di fianco, un altro ancora. Anna fece per sedersi sul secondo e Dafne la fermò con un cenno della mano.
“No, non lì” disse “Sei venuta per aiutarmi nella scelta delle scarpe, no? Allora mettiti qui, in ginocchio vicina ai miei piedi. Così potrai aiutarmi a calzare le scarpe”
“S…sì,” esclamò la ragazza, quasi gettandosi ai piedi di Dafne.
Si avvicinò la commessa, una giovane di appena ventisei anni di nome Silvia.
“Sì? Desiderate?” chiese.
“Cercavo un paio di sandali estivi…con il tacco alto” disse Dafne.
“Bene” disse la commessa “E lei?” domandò osservando Anna inginocchiata sul pavimento.
“Oh, lei è venuta solo per aiutare me nella scelta” spiegò Dafne.
“Davvero?” Silvia era alquanto perplessa. Tuttavia una cliente resta comunque una cliente, per quanto fuori dalla norma va servita come merita. Andò al mobile su cui erano riposte le scatole delle scarpe e dei sandali ed iniziò a cercare le calzature desiderate da Dafne. Tornò dalle due con in braccio quattro scatole.
“Prova queste, intanto…” disse “Sono tutti modelli che vanno di moda quest’estate”
Si chinò e con in mano il primo paio di sandali si avvicinò ai piedi di Dafne. Ma quest’ultima la fermò con un cenno della mano.
“Non ve ne è bisogno. Ci pensa lei” disse.
Anna raccolse i sandali dalle mani di Silvia, sollevò il piede destro di Dafne e calzò la scarpetta. Compì la stessa operazione con l’altro sandalo.
“Puoi aspettare alla cassa, Silvia” disse Dafne “Qua ci pensa lei”
Sorrise alla commessa e si alzò dal sedile.
“Posso camminarci un po’, vero?”
“Certamente” rispose Silvia, rimettendosi in piedi e camminando verso il bancone. Due clienti come quelle non le erano mai capitate. E ciò che successe dopo la lasciò ancora più allibita. Dafne schioccò le dita e indicò la punta del sandalo destro.
“Anna, guarda cos’ho fra sandalo e piede…proprio lì, in punta…mi sembra che vi sia qualcosa. Sento fastidio”
La ragazza, da inginocchiata che era, si chinò ancora di più fino a portare il volto a livello del pavimento. Con gli occhi a pochi centimetri dai piedi di Dafne cercò l’intruso che stava infastidendo la sua Dea.
“Ma…non vedo nulla”
Dafne avvicinò maggiormente il piede al viso di Anna fino a sfiorarne il naso con la suola del sandalo.
“Ora lo vedi?”
“No, non…oh! Eccolo! C’è un pezzettino di carta!”
“Beh, che aspetti? Rimuovilo immediatamente”
Anna allungò le mani per eseguire l’ordine, ma Dafne la fermò.
“Con la bocca”
“Sì, Dafne. Scusa” disse Anna.
Avanzò con il volto e piano piano riuscì ad afferrare il brandello di carta fra le labbra. Lo sfilò sotto gli occhi stupefatti di Silvia, che da dietro il bancone aveva osservato ogni mossa della strana coppia.
“Toglimi i sandali, adesso” ordinò Dafne, rimettendosi a sedere comoda sulla poltrona “Questi sandali sono abbastanza gradevoli ma forse riusciamo a trovare qualcosa di meglio”
Anna obbedì prontamente e passò alla seconda scatola, poi alla terza ed infine alla quarta. Per ogni paio di sandali Dafne compì un breve giro della stanza. Naturalmente Anna la seguiva passo dopo passo procedendo a quattro zampe come un cane. Era necessario affinché, se qualcosa avesse arrecato ancora fastidio alla Dea, Anna sarebbe stata subito lì per aiutarla.
Al momento di scegliere quale paio di sandali comperare, Dafne consegnò a Silvia l’ultima scatola
“Prendo questi, me li puoi incartare?”
“Sì, certo. Vado un attimo sul retro”
Dafne ed Anna rimasero sole.
“Beh, rimettimi le scarpe, tu” disse Dafne “Anzi, no! Dopo aver provato tante paia di scarpe nuove ho i piedi un po’ indolenziti. Mi servirebbe qualcosa per rilassarli”
“Un massaggio?” chiese Anna.
Dafne annuì e con lucida premeditazione, calcolando l’altezza della faccia di Anna che si trovava ancora in ginocchio, sollevò una gamba e portò la pianta del piede sulla faccia della ragazza.
“Lecca” disse “Era questo quello che volevi fare fin da ieri, no?”
“Ecco…io…”
“Lecca finché la commessa non sarà tornata”
Anna deglutì, spalancò gli occhi e prese la caviglia della Dea fra le mani. Silvia non avrebbe impiegato molto tempo prima di fare rientro nella stanza. Avrebbe dovuto far presto, altrimenti sarebbe stata interrotta come il giorno precedente. Quindi iniziò con veloci lappate lungo tutta la pianta, partendo dal tallone e poi su, fino alle dita.
Dafne rise e poggiò l’altro piede sulla spalla della giovane.
“Vai pure più piano” disse “”Perché io non ho certo voglia di portare quel pacco fino a casa”
“No?”
“No, cara Anna…lo farai tu per me. E visto che a casa sarò sola…considerati mia ospite ed indovina come trascorreremo il tempo”
Anna spalancò le labbra con un’espressione estasiata e Dafne ne approfittò per infilarvi dentro la punta del piede.
L’espressione di Silvia era troppo buffa. Dafne rise.
Sì, sarebbe stata proprio una giornata rilassante.
Annusa!
Erano appena passate le otto di sera quando Dafne tornò a casa. Era stata una giornata molto pesante ed il caldo estivo di certo non aiutava.
Dafne entrò in salotto e si sedette sul divano. Anna la seguì a prudente distanza portando i pacchi e la borsa della Dea. Non appena le due ragazze ebbero varcata la soglia dell’ingresso Anna, da eretta che era, si chinò a quattro zampe procedendo nella umile posizione canina nella quale la padrona le consentiva di camminare.
“Oggi non mi sei piaciuta per niente, sai?” disse Dafne.
Anna non rispose e guardò fissi i piedi di Dafne. Sapeva di meritare quel rimprovero. Nel pomeriggio Anna aveva conosciute alcune amiche di Dafne, ma al momento delle presentazioni, invece di salutarle degnamente come sarebbe stato suo dovere, si era limitata ad una banale stretta di mano. Dafne, ovviamente, aveva subito redarguito la ragazza come meritava, ordinandole di inginocchiarsi di fronte alle sue amiche e di baciare i loro piedi. Ma trovandosi in un luogo pubblico, Dafne non si era potuta sbilanciare più di tanto.
Ora, però, si trovavano in intimità. Da sole.
“Trattandosi delle mie amiche, dovresti mostrare un po’ più di cortesia, non credi?”
“Sì, Dafne” rispose Anna “La prossima volta non succederà”
“Lo credo bene. Tuttavia anche solo per questa volta non posso fartela passare liscia. Capisci, no? Ogni mancanza deve essere corretta come merita”
“Sì, certo”
“Allora vediamo…trattandosi della prima volta la punizione sarà qualcosa di umiliante ma non doloroso…beh, non doloroso sempre che tu abbia uno stomaco forte…”
Anna annuì e si chinò ai piedi del divano, proprio di fronte alla Dea.
Dafne si distese con la schiena sullo schienale del divano ed accavallò le gambe portando la punta della scarpa da ginnastica sotto al naso di Anna. Quest’ultima, rispondendo alla propria natura di sottomessa, si avvicinò fino a baciare la calzatura di Dafne.
“Sì, brava. Ma non credere che sia finita qui. Sarebbe troppo poco cavarsela con un bacio sulle scarpe” disse Dafne “Ora toglimele, e vedi di essere molto delicata”
Anna sciolse i nodi delle scarpe con la bocca e fece scivolare sul pavimento le calzature della padrona aiutandosi con una mano. I piedi di Dafne erano molto sudati a causa del gran caldo e della lunga camminata. Anche le calze che indossava erano sudate. L’odore che investì le narici di Anna perciò fu assai forte.
“Lo sai? E’ una vera fortuna che tu abbia imparato ad apprezzare la puzza dei piedi. Dei miei piedi, perlomeno. In caso contrario dovrei togliermeli da sola, i calzini”
No, Dafne. Io adoro l’odore dei tuoi piedi. Tolgo subito le calze sudate e …”
“Ferma. Questo lo farai più tardi” disse Dafne “Per il momento prendi le mie scarpe ed infilaci dentro il naso”
Anna raccolse la scarpa destra e la portò alla faccia. Sotto lo sguardo della padrona appoggiò il naso al collo della calzatura ed inspirò. L’odore era molto forte e la soletta era un po’ umida. Per un momento l’istinto di autoconservazione costrinse Anna ad allontanarsi.
“Ah, è così?” esclamò Dafne “Ora vedrai”
Strappò la scarpa dalle mani di Anna e la pose sul pavimento, poi mise una mano sulla testa della sottomessa e la spinse fin quasi a farle toccare il pavimento con la fronte. La faccia di Anna era di nuovo ben infilata in una delle scarpe di Dafne. La padrona tolse la mano e appoggiò un piede sulla nuca della serva.
“Respira forte…su” incitò.
Anna provò un lieve senso di stordimento ed un po’ di nausea. Ciò nonostante l’eccitazione per quello che la padrona le stava facendo subire le impedì di ribellarsi.
“Ti piace?”
Nessuna risposta.
Dafne schiaffeggiò la testa di Anna col piede e premette più energicamente, schiacciando la faccia dell’ospite sulla sua scarpa.
“Ti ho fatto una domanda” disse.
“Sì, Dafne”
“Bene, sono contenta che tu non menta quando dici di amare l’odore dei miei piedi” disse Dafne “Non voglio certo privarti del piacere di gustartelo tutto”
Premette più forte, sollevò l’altra gamba e appoggiò anche il secondo piede sulla testa di Anna.
“Adesso si cambia scarpa”
Tolse i piedi dal capo di Anna e con un calcio allontanò la calzatura che la sua servizievole amica aveva sniffato fino a quel momento. Poi fece scorrere l’altra scarpa sotto al volto di Anna. Questa volta non vi fu neppure bisogno di costringerla per mezzo dei piedi. La sottomessa si gettò sulla scarpa e vi infilò dentro il naso e la bocca. Dafne restò in silenzio ad ascoltare i cicli di inspirazione ed espirazione della servetta, che erano lenti e profondi come quelli di un praticante di yoga.
“Sei proprio brava, Anna”
“Grazie”
Visto che non c’era più bisogno di obbligarla, Dafne usò Anna come poggiapiedi distendendo le sue gambe sulla schiena della giovane, sempre prostrata sul pavimento.
Accese la televisione e guardò senza troppo interesse i programmi delle varie reti. Dopo un po’ di zapping, spense e disse “Va bene, meglio che vada a farmi una doccia. Come vedi sono stata fin troppo clemente, con te. La mia, più che una punizione, è stato un premio”
Anna, ancora col viso infilato nella scarpa di Dafne, non poté rispondere.
La padrona sollevò le gambe dalla sua schiava e le diede un calcetto in testa.
“Dico bene?”
“Sì, Dafne”
“OK, ti farò un altro regalo. Accidenti, sono troppo buona. Alza la testa e smetti di fare le inalazioni nelle mie scarpe sudate!”
Anna alzò la testa.
“Ora il tuo secondo premio della giornata, anche se non te lo meriti. Toglimi i calzini…con la bocca naturalmente”
La ragazza faticò un po’ ad eseguire l’ordine di Dafne, ma alla fine vi riuscì. A causa del sudore il tessuto delle calze era aderito alla pelle della Dea.
“Ecco, perfetto” disse Dafne finalmente a piedi nudi “Mentre io faccio la doccia tu pulirai le mie scarpe come si deve. Tanto lo so che ti piacciono. E questo per rendere il lavoro più piacevole…apri la bocca”
Anna ubbidì senza pensare. Dafne raccolse i calzini che la ragazza aveva lasciato sul pavimento e glieli infilò allegramente in bocca.
“Così se hai il mal di gola te lo faccio passare…ah ah…”
Si alzò dal divano e si recò in bagno a fare la doccia.
“Ciao, Annuccia. A più tardi!”
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16 years ago
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei 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sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
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11 years ago
pillinca,
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
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valerio,
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