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Memorie di una trav - 4° parte - i primi acquisti

Passò del tempo da quella prima volta in motel prima di addentrarmi in altre esperienze trasgressive da travesta. Dovevo metabolizzare quello che era accaduto e capire dove mi avrebbe portato. Avevo paura, anche un po' di vergogna, ma ero molto eccitata dall'effetto che avevo suscitato su quell'uomo che era riuscito a farmi sentire per poche ora una donna. Ovviamente mi basavo sul riscontro di una sola esperienza, ma era sufficiente a invogliarmi a continuare l'esplorazione di questo nuovo modo di vivere la mia sessualità. L'idea di eccitare ed essere oggetto di piacere, di sentirmi donna e desiderata sessualmente, mi procurava brividi indescrivibili.

Decisi che i primi passi successivi dovevano essere quelli di farmi un piccolo guardaroba. Lavorando in proprio ed avendo l'ufficio vicino a casa, decisi che avrei tenuto in una borsa nella soffitta il necessario per travestirmi. Iniziai a girare per negozi per acquistare biancheria intima femminile. Ero imbarazzata ed allo stesso tempo eccitata da quello che stavo facendo. Andai principalmente nei grandi magazzini, che sono più anonimi, e mi procurai calze autoreggenti, perizomi e un kit per il trucco. Le calze le scelsi nere velate e a rete, mentre i perizomi nel acquistai sia di neri che rossi, verdi e blu. Poi andai in un sexy shop e comprai un paio di completini supersexy con reggiseno a balconcino e slip trasparenti di color blu e neri. Presi anche un vibratore nero a forma di fallo e un tubetto di gel lubrificante. Questi furono i primi acquisti e decisi che erano sufficienti per iniziare.

Alla sera uscivo spesso di casa dopo cena e con la scusa di lavoro arretrato in ufficio andavo a provare i miei nuovi acquisti. Provavo molto piacere ad indossare l'intimo femminile. Era una specie di rituale magico. Lentamente infilavo il perizoma, avendo cura di nascondere il mio piccolo sesso in basso tra i testicoli in modo che si vedesse il meno possibile. Poi avvolgevo le mie gambe con le calze autoreggenti velate e fissavo il reggiseno. Mi ammiravo allo specchio, cercando di assumere pose femminile e provocanti. Era un gioco spontaneo che assuefava gradualmente la mia mente. Ogni sera desideravo correre in ufficio per essere donna. Di notte sognavo di far godere tanti maschi e mi capitava spesso di avere degli orgasmi nel sonno.

Decisi che dovevo darmi un nome d'arte. Iniziai quindi a chattare con lo pseudo Jessika. Non potevo trovare nome migliore. Jessika attraeva i maschi come il nettare dei fiori le api...

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