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Sms
Le prime note del Morgenstimmung di Grieg avevano iniziato a diffondersi nella stanza, la piccola lampada sulla scrivania illuminava la tastiera e poco altro. La luce giallastra e calda serviva a contrastare quella violacea ed algida emanata dal monitor. Seduto di fronte al suo iMac, Federico osservava la pagina bianca riprodotta sullo schermo, con la barretta che lampeggiava, in attesa che iniziasse a riversare, sotto forma di byte, il fiume di parole che attendeva. Le mani erano immobili sulla tastiera, sospese a pochi millimetri, la scena appariva irreale, congelata come in un fermo immagine. Gli occhi di Federico erano fissi, trapassavano il groviglio di plastica, metallo e silicio, perdendosi oltre, in un punto lontano, su un orizzonte che poteva appartenere a qualsiasi dimensione nello spazio e nel tempo. Non era la prima volta che gli accadeva di restare come paralizzato di fronte a quel nulla limitato ma immenso che era il foglio bianco. Nella sua mente, l’intera struttura del racconto era già ben chiara e delineata, mancava soltanto un incipit, quelle poche parole che avrebbero dovuto catturare immediatamente l’attenzione di chi legge. Lo spunto gli venne, come spesso succede, osservando ciò che aveva intorno, ciò che accadeva. Il Morgenstimmung era un ottimo inizio, nonostante fosse cosciente che non erano moltissimi quelli che avrebbero riconosciuto il Peer Gynt. D’altra parte, il protagonista avrebbe avuto, ovviamente, molto in comune con lui. Iniziò a scrivere senza sforzo, le parole si affacciavano alla mente in maniera ordinata, in fila come scolaretti d’altri tempi, tenendosi per mano a creare un continuum perfetto. Nel racconto, Francesco, il protagonista, sedeva alla scrivania e, ascoltando musica classica, si accingeva a scrivere forse un romanzo, forse una novella, il particolare era irrilevante. Gli occhi della mente di Federico iniziarono a fondersi con quelli della sua creatura, vide ciò che egli vedeva; quella sorta di transfert si espanse in breve anche agli altri sensi. Francesco si alzò dalla scrivania per cercare il suo cellulare, il suono di un sms in arrivo lo aveva distratto dalla sua attività. Il messaggio veniva da un numero a lui sconosciuto. Altrettanto insolito era il testo: «Alle 19 al bar della Pace. Barbara». Francesco sorrideva analizzando le possibilità che gli si offrivano. Poteva, naturalmente, essere uno scherzo di qualche amico, anzi era l’ipotesi più probabile analizzando razionalmente. Poteva essere, ipotesi anche questa da non scartare, semplicemente un errore, il destinatario avrebbe potuto essere chiunque. D’altronde, anche fra le sue conoscenze occasionali, non ricordava nessuna donna che si chiamasse Barbara. Poggiò il cellulare sul tavolo della cucina, il gorgoglio ed il profumo che venivano dalla caffettiera lo distrassero dalle sue riflessioni, mescolando lo zucchero nella tazzina, s’affacciò alla finestra, il sole accendeva di verde intenso le chiome dei pini che si stendevano a perdita d’occhio. Nonostante ci fossero molti palazzi vicino a quello dove abitava, dalla sua mansarda poteva scorgere, verso un orizzonte non molto distante, la pineta che si interrompeva a ridosso della spiaggia, poteva respirare l’odore del mare portato dal maestrale. Ogni giorno si rallegrava con se stesso per avere scelto di abitare a Ostia, nonostante dovesse affrontare qualche disagio per recarsi in ufficio, la vicinanza del mare lo ripagava ampiamente, era un’energia vitale che quotidianamente lo ricaricava. Avvolto nel suo accappatoio verde, iniziò a pensare cosa avrebbe fatto di quel sabato di primavera, dimenticando per un po’ il messaggio sul telefono. La giornata sembrava ottima per dedicarsi ad una delle attività che preferiva, uscire in mare con il windsurf oppure fare un giro in moto e, in effetti, l’una non escludeva necessariamente l’altra. Decise che la prospettiva di salire in sella alla sua Yamaha era, forse, più allettante, qualche scarica di adrenalina avrebbe contrastato meglio la pigrizia che stava per rapirlo. Con un paio di telefonate avrebbe certamente trovato qualcuno con cui organizzare in breve tempo il giro. Un secondo messaggio, però, tentò di mandare all’aria quell’abbozzo di programma. Il numero era il medesimo di prima: «Non rispondi, Francesco? Che tu accetti o meno il mio invito io sarò li questa sera. PS Verrai in moto, spero…» Cadeva, perciò, l’ipotesi che il messaggio fosse arrivato a lui per errore; le possibilità che esistesse un altro Francesco, con un numero di cellulare simile al suo e che avesse anche la moto, erano decisamente scarse. Certo, doveva per forza essere uno scherzo, chissà chi, fra i suoi amici, lo aveva organizzato. Prese il casco ed i guanti, infilò il cellulare nella tasca interna del giubbotto e scese a prendere la moto. L’arrivo del secondo messaggio gli aveva fatto passare di mente l’intenzione di chiamare qualcuno per il giro e, in effetti, l’idea che fosse proprio uno di quelli che voleva contattare a fargli lo scherzo lo faceva esitare. Chiamare, d’altra parte, avrebbe potuto essere un sistema per capire se era stato oggetto dello spirito degli amici; si accordò quindi con Enrico, Giorgio e Roberto per vedersi un’ora più tardi alla solita area di servizio sulla Flaminia, perciò aveva tutto il tempo per arrivare e, magari, prendere un altro caffè. Istintivamente, ogni semaforo, controllava se fosse arrivato un nuovo messaggio pur sapendo che, non avendo lui ancora risposto, probabilmente non ci sarebbero state altre novità. All’arrivo dei suoi amici, iniziò a squadrarli tentando di cogliere un cenno d’intesa, anche minimo, che confermasse i suoi sospetti, ma i tre si comportavano come se fossero realmente innocenti, all’oscuro di tutto. Verso le 13 si fermarono per mangiare qualcosa nei dintorni di Terni dopo un certo numero di chilometri percorsi sorpassandosi a vicenda. Durante il pranzo, i discorsi erano incentrati come sempre su prestazioni, gomme e quant’altro riguardasse le moto, oltre, naturalmente, ad una buona dose di vanterie e battutacce nel più classico stile dei motociclisti. Francesco, per tutto il tempo, continuò a cercare un accenno nei discorsi ma senza risultato. Sulla via del ritorno, decise di correre il rischio e di andare a quello strano appuntamento, pensando che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe fornito materiale su cui essere preso in giro per qualche mese “Questa volta è toccato a me – diceva fra sé – in passato ad altri, ci sarà modo per prendersi una rivincita.” Era indeciso se passare da casa per cambiarsi oppure andare così come si trovava, per non offrire del tutto il fianco all’ilarità degli amici. Guardando l’orologio si accorse che non avrebbe avuto comunque tempo per tornare a Ostia, quindi, invece di prendere il raccordo anulare, salutò con un cenno gli altri tre e proseguì verso il centro. Un paio di volte controllò negli specchi retrovisori per vedere se uno dei tre lo stesse seguendo, ma, a parte lo sciame di scooter che ronzava per le vie di Roma, non c’era traccia dei suoi amici. Alle 18.45 era nei dintorni del Colosseo, aveva giusto il tempo di arrivare all’arco della Pace per l’ora fissata. Avrebbe comunque raggiunto il bar con la moto, posteggiandola vicino ai tavoli che occupano un lato della strada, un po’ per poterla tenere d’occhio, ma anche per quella dose di esibizionismo caratteristica dei motociclisti. Il rombo della R1 suonava cupo, amplificato, esaltato nei vicoli angusti del centro. Stava ancora slacciando il casco, quando si accorse dello sguardo e del sorriso di una ragazza seduta ad un tavolo poco distante, apparentemente sola. Con studiata lentezza si dedicò alle poche operazioni necessarie a bloccare la moto, senza distogliere lo sguardo, in attesa di un cenno, di un invito. Si guardò attorno, cercando fra la gente qualche viso conosciuto, aspettandosi, da un momento all’altro, un coro di risate di scherno. Nessuno, solo lo sguardo di quella ragazza fisso su di lui. Avvicinandosi, iniziò ad osservarla meglio; gli occhi chiari, luminosi, non si staccavano dai suoi, aveva capelli castani e lisci, che cadevano appena oltre le spalle, labbra sensuali, carnose che scoprivano un largo sorriso; l’insieme era, allo stesso tempo, innocente e malizioso. La camicetta bianca sottolineava un seno generoso che la scollatura appena accennata non consentiva di apprezzare meglio. “Ciao Francesco, per un attimo ho temuto che non venissi e, in fondo, non avrei potuto darti torto, il mio messaggio era piuttosto insolito, per non dire poco credibile”. “In effetti ho combattuto una piccola battaglia con me stesso, ma, alla fine, la curiosità ha avuto la meglio” La voce di Barbara era calda, avvolgente, persino un po’ roca, apparentemente in contrasto con il suo aspetto. “Immagino ti stia chiedendo come potessi sapere chi sei, il tuo nome, il tuo numero” “Ti confesso che non avevo ancora riflettuto su questo aspetto, nonostante, forse, sarebbe stata la prima domanda da porsi” “Ho visto alcune tue foto a casa di una comune amica, qualche giorno fa, e ieri le ho chiesto il tuo numero. Dapprima aveva qualche dubbio, ma poi ha ceduto, non so ancora come mai.” “Sono lusingato e sorpreso ed ho qualche sospetto su chi possa essere la comune amica” disse Francesco con un sorriso fintamente scocciato. Il sorriso di Barbara si allargò di nuovo. “Cosa fai ancora in piedi? Spero proprio tu non abbia bisogno di un invito a sedere e, per oggi, credo proprio di avere fatto abbastanza!” Scoppiarono a ridere insieme, mentre Francesco, appoggiato il casco, si sedette. La luce del tramonto rendeva ancora più caldi i colori dei palazzi intorno che, come quinte di un palcoscenico, facevano da sfondo ai due che iniziavano a conoscersi, parlando con leggerezza ed intensità insieme. Lo sguardo di Francesco correva dagli occhi alla bocca, dalla scollatura alle mani della ragazza, che accompagnavano le parole con larghi gesti. Barbara continuava a parlare senza interruzione di qualsiasi cosa, cercando inconsciamente di nascondere l’emozione e l’imbarazzo. Lui, al contrario, dopo i primi momenti di comprensibile nervosismo, aveva recuperato la calma e il controllo di sé; per un volta assaporava il gusto di sentirsi preda piuttosto che cacciatore, con i vantaggi che questa posizione indubbiamente recava. Non era lui, infatti, a dover mantenere la tensione a un certo livello, né a dover interessare la sua interlocutrice per conquistarla, era rilassato, a suo agio. Barbara fece una piccola pausa per sorseggiare l’aperitivo e lui colse al volo l’occasione. “Vieni a cena da me?” L’invito, diretto, senza inutili giri di parole, arrivò improvviso, con una chiara intenzione provocatoria. Barbara rimase per un istante con le labbra incollate al bicchiere, il tempo necessario, però, per dissimulare la sorpresa e analizzare sia le possibili risposte che le ovvie conseguenze; lo fissò dritto negli occhi e rispose, con il sorriso più naturale di cui era capace. “Verrei volentieri, ma non ho con me il casco.” Sperava in questo modo, inutilmente, di non concedere a Francesco una vittoria troppo facile, di lasciarsi una piccola via di fuga. “Credo che questo possa andar bene” disse lui prendendo il secondo casco che aveva fissato alla sella. Il tragitto dal centro sino a Ostia fu, per Francesco, un leggero piacere, l’impostazione sportiva della moto, infatti, costringeva Barbara in una posizione sbilanciata in avanti, perciò, nonostante il giubbotto attutisse molto, poteva avvertire perfettamente il seno della ragazza sulla schiena. Lei cercava, poggiando le mani sul serbatoio, di mantenere una minima distanza, ma con scarsi risultati, soprattutto quando la moto rallentava bruscamente, si chiedeva, quindi, se fossero necessarie o intenzionali tutte quelle frenate. Se avesse potuto vedere il sorrisetto del pilota, avrebbe avuto conferma dei suoi sospetti. Il gioco, si disse, non la disturbava, anzi, dopo qualche minuto realizzò, senza sorprendersi più di tanto, che non erano la temperatura o la velocità a causarle quel leggero brivido… Francesco, dal canto suo, non sapeva se prolungare quella piacevole tortura o se, invece, cercare di arrivare a casa il più presto possibile. Appena scesi, mentre Barbara armeggiava con il casco, lo sguardo di Francesco fu attirato dalla camicetta sulla quale, nonostante il reggiseno, si disegnavano perfettamente i capezzoli turgidi. Non distolse lo sguardo nemmeno quando capì che lei s’era accorta di come la stesse guardando, alzò gli occhi solo dopo un lungo istante, giusto per cogliere un eventuale rossore sul viso di Barbara che, però, non sembrava affatto imbarazzata, al contrario, gli sorrideva con aria di sfida. Guardò, quindi, ancora un momento in basso, prima di farle strada verso il portone. Salendo in ascensore, iniziò a pensare al disordine che regnava nella sua mansarda, tipico di un single trentenne, concludendo poi, fra sé, che probabilmente Barbara poteva aspettarselo. Aprì la porta e notò, con sollievo, che la situazione era meno drammatica di quanto avrebbe potuto essere, a parte la tazzina sporca nel lavabo e qualche camicia spiegazzata sul divano. Le prese il casco dalle mani, invitandola a sedersi dove preferiva, anche se la scelta era piuttosto limitata, quattro sedie intorno al tavolo e il divano che era, appunto, occupato in parte dagli abiti. Prese due flute e, dal frigo, una bottiglia di prosecco. “Grazie.” gli disse Barbara sorridendo e guardandolo dal basso, mentre lui le porgeva il bicchiere. “Preparo qualcosa per la cena.” “Posso aiutarti? Non amo stare con le mani in mano.” “Potresti sgusciare qualche noce, facendo attenzione a non frantumarle troppo.” Il tono ironico non mancò di cogliere nel segno, Barbara si avvicinò al tavolo indispettita. “Ora ti faccio vedere – pensava – razza di presuntuoso.” Nonostante la sua intenzione di dimostrargli quanto fosse vana la sua provocazione, un dito le finì nello schiaccianoci, strappandole un’esclamazione di dolore. “Porc…!” Francesco si voltò di scatto per capire cosa fosse successo e, appurato che non era nulla di grave, a parte l’orgoglio ferito, scoppiò a ridere, subito imitato anche da Barbara. In pochi minuti finì di preparare della pasta con gamberetti e zucchine e un’insalata cui aggiunse degli spicchi di mela verde e le noci sgusciate. Prese dal frigo una bottiglia di Vermentino di Gallura e la poggiò sulla tavola che Barbara, nel frattempo, aveva preparato. Cenarono chiacchierando sempre più rilassati, finché, nel piatto di Francesco, non rimase che un pezzetto di noce, che Barbara tentò di rubare. Lui le bloccò rapidamente la mano, prese la noce e gliela avvicinò alla bocca. Guardandolo dritto negli occhi, Barbara dischiuse le labbra e, dopo aver preso la noce, indugiò un istante, gli prese la mano fra le mani facendosi scivolare in bocca un dito di Francesco. Lentamente iniziò a succhiarlo, senza staccare lo sguardo, muovendo impercettibilmente la testa. Francesco sentì il sangue correre più veloce, lentamente si alzò per avvicinarsi a Barbara, cercando di non interrompere quel momento. Quando fu a pochi centimetri, tolse il dito dalla bocca e lo fece scivolare sul mento e, seguendo la linea del collo, arrivò a carezzarle il solco fra i seni. Alzando gli occhi, Barbara fissò per un attimo i pantaloni di Francesco, decisamente più stretti di quanto fossero sino a pochi istanti prima. Le sue mani si avvicinarono alla cintura e la slacciarono, aprirono a uno a uno, lentamente, i bottoni, lo sguardo fisso in quello di Francesco. Fece scivolare in basso i jeans e i boxer, liberando il sesso duro che strinse nella mano. Delicatamente ne scoprì il glande e avvicinò il viso, inspirò l’odore, ne sfiorò l’asta con la lingua, prima di accoglierlo fra le labbra. Francesco osservava la ragazza eccitato, ma non sorpreso, stava accadendo ciò che aveva sperato, anzi, immaginato accadesse da quando l’aveva invitata a cena. Con due dita aveva slacciato quasi completamente la camicetta e le stringeva il seno liscio e morbido con un capezzolo grande e ancora più turgido di quanto fosse appena scesi dalla moto. Passati pochi istanti, le prese il viso fra le mani, la fece alzare, l’attirò a se per baciarla; la bocca di Barbara era morbida, calda, aveva il sapore del suo sesso mescolato con quello del vino, la lingua gli sfiorava le labbra, giocava a rincorrersi con la sua, si ritirava per poi tornare prepotente a riempirgli la bocca. Senza staccare le labbra, iniziarono a spogliarsi, dapprima con calma, poi sempre più in fretta, ansiosi di scoprire, di conoscere, di lasciare che fosse la pelle a parlare. Francesco la prese fra le braccia e la adagiò sul divano, le sfilò il perizoma nero scoprendo una sottile striscia di peli, appena più scuri dei capelli. Scese fino alle caviglie, liberandole le gambe da quella delicata costrizione di pizzo, le prese un piede e se lo avvicinò alle labbra. Barbara ebbe un primo leggero sussulto. Disegnò con la lingua un sentiero invisibile dalla caviglia al polpaccio, all’incavo del ginocchio, alla coscia fino all’inguine, guidato da quel profumo intimo, dolce, indescrivibile. Si soffermò a leccarle accanto alle grandi labbra per un tempo che a Barbara sembrò eterno, senza sfiorarla mai nel mezzo; allontanò poi il viso, improvvisamente, per godere della visione di quel sesso lucido, bagnato, di un colore che andava dal rosato chiaro al rosso scuro. Federico fece scivolare due dita nella vagina, a fondo, muovendole poi verso l’alto, mentre avvicinava di nuovo il viso. Quella penetrazione e il primo tocco della lingua sul clitoride fecero aprire ancora di più le gambe di Barbara e la sua bocca si socchiuse in grido muto. Protese il bacino per farsi possedere ancora più profondamente e allo stesso tempo poggiò una mano sulla testa di Francesco, spingendola fra le sue gambe. Lui lambiva con passione quel clitoride gonfio, profumato, lo succhiava, lo stringeva delicatamente fra i denti, senza fermare le dita. L’orgasmo arrivò a scuoterla intensamente e un getto di umori esplose sul viso e sulla lingua di Francesco, che se ne dissetò, sempre più eccitato. Barbara respirava sempre più in fretta, il piacere sembrava non volersi arrestare, continuava ad aumentare e, con esso, cresceva il suo desiderio di essere posseduta. Il viso e il petto di Francesco erano irrorati da quell’orgasmo e, come se avesse percepito la muta richiesta della ragazza, a malincuore si staccò da lei, si spostò a sedere sulla parte ancora libera del divano e, presala per mano, la attirò sopra di sé. Con gli occhi semichiusi per il piacere, Barbara, a cavalcioni guidò il sesso eretto dentro di sé, assaporando finalmente la sensazione che le sembrava aver atteso da sempre. Il primo contatto con le labbra grondanti procurò a Francesco una scossa che gli giunse al cervello come un fulmine, serrò le mani sul seno, stringendole i capezzoli, guardandola negli occhi, ora spalancati, e assecondandone il movimento dei fianchi. Barbara gettò la testa all’indietro sporgendo in avanti il seno e si portò le mani al ventre, aprendosi per sentirlo dentro di sé ancora più profondamente, poi con un dito iniziò a sfiorarsi il clitoride. Francesco osservava ipnotizzato la ragazza che si masturbava, mentre lui si muoveva sempre più veloce, sentendo d’essere vicinissimo a godere in lei. Un nuovo orgasmo colse Barbara quando sentì quel sesso gonfiarsi ancora di più, gemendo, aumentò il ritmo dei fianchi e del dito che massaggiava il clitoride e, di nuovo, un getto riempì il ventre e le gambe di Francesco che, per quanto avesse cercato di resistere, percepì il suo seme risalire prepotentemente e, proprio nel medesimo istante, lei si staccò per accoglierlo ancora in bocca. Le labbra si serrarono sul glande e scesero lungo l’asta mentre il piacere usciva a riempirle la bocca e la gola. Francesco inarcò la schiena, i muscoli tesi, i pugni serrati, gli occhi chiusi, un grido soffocato in gola. La luce della mattina gli illuminava il viso mentre guardava la ragazza addormentata nel letto accanto a lui e, si accorse solo in quel momento, si rese conto di non sapere nulla di lei, ma, anche, che non era affatto importante, ciò che contava davvero era che lei fosse lì e che sperava rimanesse ancora a lungo. Federico si stiracchiò sulla poltroncina, aveva scritto di getto tutto il racconto come non gli capitava quasi mai e ne era piuttosto soddisfatto. Stava salvando il file nel computer, quando il trillo di un messaggio sul cellulare, nel silenzio del suo appartamento, lo fece sobbalzare. Non avrebbe saputo spiegare la ridda di sensazioni che si affollavano alla mente mentre leggeva quell’unica riga di testo: «Alle 19 al bar della Pace. Barbara».
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14 years ago
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Cinque terre
La zip del giubbotto di pelle non si allacciava più con la stessa facilità di prima e questo lo innervosiva più di quanto avrebbe creduto. I guanti nuovi avevano la stessa colorazione degli stivali, entrambi regali scelti da Enrico, uno dei suoi due più cari amici, probabilmente gli unici. Non aveva indossato la tuta per intero, la passeggiata fuori Roma che avevano organizzato non era impegnativa al punto di bardarsi come un astronauta, i jeans neri erano più che sufficienti. Prima di infilare il casco aveva girato la chiave e, spinto il pulsante rosso dell’accensione, era rimasto, come al solito, per qualche istante, ad ascoltare il rombo del bicilindrico Suzuki, reso ancor più cupo dallo scarico in titanio. Abbassata con una levetta la visierina scura interna, era uscito lentamente dal cortile di casa. Era l’inizio di Aprile, caratterizzato da una temperatura e un sole quasi perfetti; era in anticipo per l’appuntamento con gli altri, perciò si godeva la strada facendo un po’ di slalom fra le poche auto in giro di sabato mattina. Solito caffé e solite, ipocrite, raccomandazioni. “Allora andiamo tranquilli, ok?” “Sì, certo, non ho voglia di correre e poi ho le gomme quasi finite” Sorrideva, pensando a tutte le volte che aveva sentito le stesse affermazioni, regolarmente smentite all’arrivo delle prime curve appena impegnative. Qualcuno, spesso proprio lui, a un certo punto decideva di provare a “piegare” un po’ di più, di affrontare quel tornante un po’ più veloce… Stavolta, invece, sembrava proprio che nessuno volesse forzare l’andatura, erano arrivati in Valnerina ancora in gruppo. Stavano procedendo tranquilli, avevano appena superato le cascate delle Marmore, quando, nello specchio, vide il faro di una moto che stava sorpassando gli ultimi della fila. Il modo aggressivo di farlo gli fece capire che non si trattava di uno dei suoi amici, risvegliando contemporaneamente lo spirito di competizione caratteristico di ogni motociclista. I suoi sensi erano allertati quando la Ducati lo aveva sorpassato. C’era qualcosa di strano nel pilota, non era riuscito a vederlo bene, era incuriosito. Un rapido sguardo nel retrovisore sinistro, un po’ di gas per andare a riprendere il fuggitivo, incitato anche dai pollici alzati dei suoi amici. L’altra moto era sparita, a causa della tortuosità di quel tratto di strada, ma non ci vollero che un paio di minuti per ritrovarsela davanti a un centinaio di metri. Due particolari colpirono la sua attenzione, i capelli biondi e ricci che spuntavano dal casco coloratissimo agitati dal vento e l’abilità nella guida; la somma delle due cose lo attirava magneticamente. S’era avvicinato ancora, quando vide distintamente la testa della biker piegarsi leggermente verso sinistra per controllare cosa stava arrivando alle sue spalle. Una rapida scalata di marcia e l’acceleratore più aperto erano un’evidente sfida, una provocazione. “Ok” pensò Federico scalando a sua volta “vediamo cosa sai fare” La ragazza sembrava conoscere piuttosto bene la strada, vista la sicurezza con cui affrontava le curve, ma anche lui l’aveva percorsa moltissime volte, perciò si disse che non le sarebbe stato possibile seminarlo, ma, al tempo stesso, lui avrebbe faticato non poco a riprenderla e sorpassarla. I chilometri seguenti li videro impegnati in una sorta di danza sulle ruote, un gioco che assomigliava al rito di corteggiamento di alcuni uccelli, nel quale è sempre chiaro chi è il soggetto dominante. La razionalità avrebbe dovuto suggerirgli di rallentare, invertire la marcia e raggiungere il gruppo e Federico era una persona assolutamente razionale, misurata, che aveva sempre la situazione sotto controllo. Stavolta però, l’istinto aveva stipulato un patto d’alleanza con la logica, quindi non ebbe esitazioni nel seguire la Ducati quando vide che deviava verso Perugia. “Al massimo farò poi uno squillo per avvertire che va tutto bene” pensava. Acquasparta, Todi, sì, la direzione era quella che aveva immaginato. La danza continuava, ora, capita la direzione, aveva aumentato un po’ l’andatura, riuscendo a sorpassare l’altra moto in modo deciso. Aveva giocato d’azzardo, lei poteva benissimo girare in una qualsiasi delle stradine che stavano incontrando, ma qualcosa gli diceva che almeno sino a Perugia, forse anche oltre, l’avrebbe seguito. Come spesso accadeva, non s’era sbagliato, ma, avvicinandosi al capoluogo umbro, le lasciò strada, per capire quale sarebbe stata la destinazione finale. Guardando la strumentazione, s’era accorto che di lì a poco avrebbe dovuto fermarsi per mettere benzina; il pensiero di interrompere quel gioco lo infastidiva e, in parte, lo preoccupava. L’accensione della freccia destra della moto che lo precedeva gli fece capire che, obbedendo ad una richiesta non espressa, lei stava per fermarsi in un’area di servizio. Nessuno dei due si tolse il casco, intenzionalmente. La danza ora diveniva un fitto gioco di sguardi, Federico aveva la certezza che lei stava sorridendo come, d’altronde, anche lui stava facendo. Attraverso quella feritoia, versione tecnologica dell’elmo di un cavaliere medievale, poteva scrutare gli occhi scuri e profondi, le ciglia lunghe, un accenno di trucco a disegnarli. Nel breve spazio di tempo concesso dal rifornimento, gli sembrò che si fosse stabilito un contatto, una linea di comunicazione fra le loro menti s’era aperta e non si sarebbe richiusa tanto presto. L’operazione di pagamento col bancomat le portò via qualche istante, perciò Federico era ripartito prima, ma molto lentamente, aspettandola. Passandogli accanto gli fece un fugace cenno d’intesa, la danza riprendeva. Superarono Perugia, direzione lago Trasimeno. Nonostante fosse concentrato nella guida, visto il ritmo che lei imponeva, la sua mente iniziava a proiettargli negli occhi immagini a lui familiari, senza che potesse far nulla per impedirlo. L’asfalto grigio si confondeva con la fotografia di una stanza in penombra. Addossato al centro della parete di fronte un letto in ferro battuto molto semplice sul quale scendeva morbido un tulle appeso al soffitto di travi antiche, di fianco un grande canterano di legno scuro con i cassetti semiaperti sul quale erano poggiate bottigliette di vetro colorato, un paravento fatto con teli di lino grezzo, il pavimento di cotto, nessuna fotografia o immagine né sul canterano né alle pareti. Al centro della stanza lei, di spalle. Il casco poggiato in terra aveva liberato i capelli lunghissimi, il giubbotto stava scivolando anch’esso a terra. La maglia bianca era aderente, niente reggiseno, jeans scoloriti, piedi nudi. Federico aveva poggiato anche il suo casco in terra, gettandoci sopra il suo giubbotto, senza distogliere lo sguardo dalla figura che aveva davanti. Voltandosi s’era tolta la maglia, scoprendo il seno piccolo, con piccoli capezzoli chiari, con un gesto s’era poi sfilata i jeans, rimanendo completamente nuda, gli occhi a fissare un punto indefinito del pavimento. “Eccomi, ti stavo aspettando, temevo non saresti mai arrivato” “Sono qui, ho udito il tuo richiamo, il tuo invito, la tua preghiera” “La ricompensa per aver esaudito la mia supplica sarà la mia devozione” Fece un passo e s’inginocchiò davanti a lui portando le mani in grembo, in attesa. La mano di lui, poggiata sulla testa, era il segno della sua accettazione e dell’imposizione della sua volontà. Spontaneamente, come obbedendo al suo primo ordine non manifesto, iniziò a togliergli gli stivali, poi i jeans neri e i boxer aderenti. Il cambio di strada, in direzione di Siena, lo fece tornare alla realtà; si allontanava sempre più da Roma, dai suoi amici, ma non c’era ombra d’esitazione in lui, l’attrazione era sempre più forte. Poteva sembrare fosse lei a condurre il gioco, a farsi seguire, mentre in realtà era esattamente il contrario, la stava spingendo verso l’unico possibile traguardo di quella corsa dissennata. Accelerando l’aveva sorpassata, voltandosi a guardarla mentre le era di fianco. “Non sei ancora stanca, non vuoi cedere?” pensava a voce alta. Come se avesse potuto udire le sue parole, accelerò anche lei, rimanendogli pericolosamente vicina, poche decine di centimetri dalla sua ruota posteriore. Una lama di luce filtrava dalle persiane semichiuse e scendeva a tagliare in due la schiena bianca, la pelle levigata. Il viso di lei toccava quasi terra mentre con le labbra sfiorava i piedi, le caviglie di quell’uomo dal quale ora sentiva di dipendere. Baciando ora i polpacci risaliva le gambe, sentiva di avere le braccia legate dietro alla schiena, anche se non c’era nulla a costringerle se non il pensiero di compiacerlo, di esaudire il suo volere. Man mano che si avvicinava, poteva avvertire più intenso l’odore del suo sesso teso, avrebbe voluto sciogliere il nodo mentale che le stringeva i polsi per poterlo accarezzare, stringere, sentirne il calore, il potere, prendersene cura, ma sapeva di dover attendere che lui le concedesse il suo permesso. A pochi chilometri da Siena s’era lasciato sopravanzare, per darle modo di indicargli la strada che avrebbero percorso. Si diresse ancora verso nord, Empoli, forse Pisa. Stava di nuovo per arrivare il momento di fare rifornimento, per cui, poco prima di Certaldo, passò di nuovo avanti lui per entrare alla prima area di servizio che avrebbe incontrato. La Ducati lo seguì docilmente alla sosta, com’era certo sarebbe accaduto, oramai la certezza dell’infrangibilità di quel filo era evidente. Dopo aver fatto il pieno, prese la decisione di metterla ulteriormente alla prova, perciò non ripartì subito, ma, spostatosi verso l’ombra di alcuni alberi sul piazzale e tolto il casco, si accese una sigaretta. Osservandolo s’era avvicinata anche lei agli alberi con la moto e fece evidentemente finta di controllare qualcosa sul motore, senza però togliere il casco. Accesero le moto nello stesso momento, ancora una volta la lasciò andare avanti. Era vicinissima ora, con una guancia aveva sfiorato l’asta mentre baciava la pelle del ventre piatto e quel brevissimo contatto le aveva fatto aumentare l’eccitazione, sentiva il calore che dal grembo iniziava a bagnarle le cosce, fino a quel momento strette, serrate. La mano che accarezzava i suoi capelli li afferrò, procurandole una dolorosa fitta di piacere. “Apri la bocca” La voce le esplose nella mente come un lampo estivo improvviso e accecante. Un attimo d’incertezza, che le sembrò infinito, fu la ragione e la premessa. Bruciante, emozionante, atteso, il ceffone in pieno viso le fece voltare la testa, le riempì gli occhi di lacrime e la mente di un’euforia intensa. Immediatamente tornò a girarsi verso di lui aprendo la bocca. “Perdonami” riuscì solo a dire mentre sentiva il sesso che le scivolava prepotente fra le labbra. Ad Empoli deviarono sull’autostrada che da Firenze conduce a Pisa e Livorno, dalla targa della Ducati, però, non si poteva capire quale sarebbe stata la destinazione finale. Il tachimetro ora segnava 180 kmh, sicuramente oltre il limite di legge, ma ancora lontano dal massimo che avrebbe potuto raggiungere la moto. All’uscita del casello di Pisa, lei prese l’Aurelia, sempre verso nord, verso la Liguria. “Meno male che il passaporto non è più necessario per entrare in Francia...” pensava Federico ridendo. L’odore della salsedine era intenso e piacevole ora, lo prese una sottile voglia di lasciarsi cullare dalle onde. Da sempre amava profondamente il mare, aveva appena imparato a camminare quando s’erano incontrati per la prima volta e da troppo tempo non riusciva a concedersi qualche giorno per nuotare o stare sdraiato su uno scoglio. Due lacrime le rigavano il volto mentre sentiva la stretta ai capelli immobilizzarle la testa e il sesso caldo riempirle la bocca. Ad ogni pulsazione della guancia arrossata corrispondeva un movimento dei fianchi del suo Padrone, una vibrazione che dalla schiena le scendeva sino all’inguine e un sussulto della sua vagina ormai infiammata di desiderio. “Le tue mani sono libere, usale, raccogli con le dita la tua linfa profumata e fammene dono” L’emozione per quell’ordine la fece sussultare, come per incanto il legame che stringeva i polsi s’era sciolto, sentiva i muscoli delle braccia muoversi a fatica, intorpiditi. Accarezzandosi prima il seno poi il ventre, scese ad aprirsi le gambe con le mani, quasi a forzarle. Le dita scorsero fra i pochi riccioli chiari del pube, vezzosamente depilato a formare un piccolo triangolo castano, scivolando poi a raccogliere l’umore che era sempre più copioso. Passando sopra al clitoride ebbe una fitta quasi dolorosa, ma non volle indugiare, ansiosa di obbedire. Teneva una mano premuta subito sotto l’ombelico mentre portava l’altra verso l’alto, lentamente. Sentì afferrare il polso e guidare la mano verso il viso dell’uomo che la dominava, le labbra di lui sotto le dita, la barba di tre giorni sul mento, le dita avvolte dalla lingua. Il sole stava per tramontare quando, superate Viareggio, Massa e Carrara, la Ducati lasciò l’Aurelia scendendo verso Lerici, verso il mare, la corsa giungeva al traguardo e lui era il vincitore. Il golfo dei Poeti si apriva ora davanti ai suoi occhi, il mare calmo aveva tutte le tonalità del blu, più in basso il porticciolo ancora quasi vuoto. Entrati nel paese, s’erano diretti verso la rocca e finalmente lei s’era fermata davanti a una palazzina di mattoncini rossi, di due piani, quasi addossata alla pineta, dalla quale si vedeva tutto il golfo, Portovenere e l’isola Palmaria. Scesa dalla moto, lo guardava scendere a sua volta. Senza togliere il casco prese dallo zainetto le chiavi ed aprì il portoncino, invitandolo con lo sguardo a seguirla. Le due rampe di scale sembravano più antiche di quanto si potesse immaginare guardando la palazzina, un leggero profumo di mare, basilico e resina di pino impregnava gradevolmente l’ambiente, arancio e viola si mescolavano nella luce che entrava dalle piccole finestre. La seguì nella mansarda, la porta si apriva su un unico grande spazio con i muri bianchi, grezzi, alla sua sinistra un lavello sotto alla finestra e una piccola cucina in vista, a destra un tavolo di rovere ingombro di carte, che a prima vista sembravano spartiti, sul divano dietro al tavolo una custodia nera che Federico pensò essere di un violino. Di fronte, una porta bianca e una in legno scuro, entrambe chiuse. Entrando nella stanza, lui non si sorprese affatto nel vedere il letto in ferro battuto con il tulle, il canterano, tutto era esattamente come nella fotografia che era apparsa nella sua mente solo qualche ora prima. Gli stessi gesti, le stesse parole. “Eccomi, ti stavo aspettando, temevo non saresti mai arrivato” “Sono qui, ho udito il tuo richiamo, il tuo invito, la tua preghiera” Come in un film in cui le scene siano artificiosamente accelerate, ora tutto accadeva esattamente come l’aveva immaginato. Stringeva quel polso sottile avvicinando le dita alla bocca, schiuse le labbra, il sapore era dolce, il profumo era intenso, meraviglioso. Serrando i capelli fra le dita la fece alzare, interrompendo il piacere che provava. Benché non vedesse gli occhi di lei, notò l’espressione sorpresa da quella decisione improvvisa, tirando ancora un po’ i capelli la costrinse a guardarlo, tutta la luce di fierezza che aveva visto attraverso la visiera, era scomparsa, lasciando il posto a uno sguardo profondo, oscuro come può essere il mare durante un temporale. Lasciò quindi la presa, concedendole qualche istante per muoversi, aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di nuovo, di non detto. Lei portò le braccia dietro alla schiena, voltandosi verso l’altro lato della stanza. Si diresse al canterano come se avesse preso una decisione improvvisa e ne aprì l’ultimo cassetto, scostandosi poi di lato per invitarlo a scoprirne il contenuto. L’impressione era quella di una porta che si apre cigolando su antichi cardini, un passaggio verso un livello più profondo, mai violato prima di allora. Avvicinandosi, la guardava, cercando di interpretare quell’azione, studiando, nel frattempo, i piccoli, incontrollabili segnali del corpo che sempre tradiscono gli stati d’animo. Il cassetto era pieno d’ogni sorta di oggetti, alcuni molto comuni, fogli di quaderno, un piccolo pettine di plastica, biglietti di treno usati... altri decisamente inusuali, tutti raccolti lì con il medesimo scopo, era il suo modo di dimostrargli la sua volontà d’essere piegata. Federico prese una corda di canapa che forse era stata una sottile cima da pescatori, sembrava portasse con sé la salsedine, certamente aveva visto il mare innumerevoli volte, ma conservava una morbidezza inaspettata. “E’ la prima volta che permetto a qualcuno di guardare in questo cassetto” “E’ perciò la prima volta che qualcuno entra nelle segrete del tuo cuore nero” “Tu sembri non averne paura” “Non vedo perché dovrei, ho attraversato a piedi nudi i corridoi del mio cuore nero, l’ho tenuto fra le mani, l’ho fatto a pezzi e ne ho gettato addosso una piccola parte ad ognuna di coloro che ho conosciuto, nessun altro luogo può sembrarmi peggiore o più spaventoso.” Accarezzava la corda, la sensazione era piacevole, guardava la pelle chiara, liscia. Nel cassetto un altro oggetto attirò la sua attenzione, un archetto per violino, lucido e senza il crine che struscia sulle corde e fece scivolare il dito sulla superficie nera prima di prendere anch’esso. Seminascosto dal canterano c’era un impianto stereo con poggiati sopra una serie di CD senza custodia, ne inserì uno e le note del notturno in sol minore di Chopin iniziarono a cadere come pioggia calda sui loro corpi nudi. Lentamente, la fece adagiare bocconi iniziando a legarle le caviglie alla struttura del letto, così che avesse le gambe aperte e, poiché la corda era abbastanza lunga, fece lo stesso con i polsi, lasciando però che potesse muovere un po’ le braccia. Forse la calma con la quale si susseguivano i gesti, forse i gesti stessi, forse la prospettiva di ciò che avrebbe potuto accadere, scuotevano i suoi nervi, le mordevano le viscere. L’eccitazione che aveva provato sin da quando si stavano sfidando in moto, che era rimasta ora latente, diventava ora più intensa. L’ebano nero dell’archetto iniziò a sfiorarle le spalle, seguendo la linea della schiena scese nel solco fra le natiche, provocandole un brivido fortissimo che le prese ogni centimetro della pelle; scese poi ad accarezzarla per un istante fra le grandi labbra, prima di proseguire all’interno delle cosce. Il primo colpo, atteso, desiderato, la fece sobbalzare. Immediatamente, sentì una striscia sottile di pelle bruciare, ma solo per un attimo, altri ne seguirono in rapida successione, sulle gambe, sulle natiche, sui fianchi, facendo sì che un intenso calore si diffondesse in ogni fibra del suo corpo. Sentiva di nuovo il suo umore abbondante fra le gambe, il profumo eccitava lei quanto l’uomo che la stava dominando. Aveva iniziato a far scorrere l’archetto sulla schiena, poi sempre più in basso, quasi in trance il suo braccio s’era alzato per vibrare i primi colpi, il sibilo nell’aria lo ipnotizzava quasi quanto i segni rossi che fiorivano su quella pelle o i gemiti di piacere e dolore che lei si lasciava sfuggire. Le strisce violacee avevano contorni netti, poggiò l’archetto sul letto per sfiorare i leggeri rigonfiamenti della pelle, la mano si muoveva dolcemente verso il centro delle natiche, attratta dal calore che quella vagina emanava, le allargò appena, quanto bastava perché il suo sguardo si posasse sulle labbra che pulsavano. Si sdraiò su di lei cercando di assorbire con la pelle il calore di quelle tracce, di percepirne il lieve spessore, eccitato dal contrasto fra il colore della pelle e quello dei segni. Migliaia di sensazioni, di pensieri affollavano la sua mente, come un bimbo che guarda delle bolle di sapone, cercava di afferrarli tutti, affascinato. Muovendosi impercettibilmente cercava di avvolgerla La penetrò senza alcuno sforzo, lei aveva inarcato il bacino cercando il sesso eretto, gemendo. I loro movimenti erano ritmati dalle note del notturno, non un crescendo quindi, ma un lento concerto, fluido, morbido, il pianoforte li stava conducendo all’apice del piacere. Un tale incantesimo, però, per Federico, non poteva terminare così, avrebbe voluto prolungarlo all’infinito, perciò si sciolse dall’abbraccio caldo della fessura madida tornando a poggiare il sesso nel solco fra le natiche senza smettere di muoversi. Lei non aveva smesso di spingere armoniosamente indietro il bacino, ansimando con la bocca socchiusa. Il dolore, improvviso, durò solo un attimo, immediatamente sovrastato dal piacere, nel profondo della sua mente desiderava essere presa dietro, desiderava quella violenza, quell’ulteriore umiliazione. I movimenti tornarono ritmati, i loro corpi e le loro anime creavano ora una nuova danza, esaltante e drammatica, una corsa ormai irrefrenabile. I muscoli di Federico si tesero allo spasimo, le affondò i denti nel collo facendola gridare ancora più di quanto non stesse facendo per l’orgasmo che la scuoteva incontrollabilmente. Rimasero immobili per un tempo indefinibile, le labbra di Federico le percorrevano le spalle, il collo, le braccia. Così, lentamente come l’aveva allacciata al letto, iniziò a sciogliere i nodi, osservando i segni sui polsi e le caviglie che si aggiungevano a quelli lasciati dall’archetto. La fece delicatamente voltare e per la prima volta da quando erano entrati in casa le baciò la bocca, le loro lingue si intrecciavano mentre lui le prendeva le mani nelle sue. La prese infine fra le braccia, facendole poggiare il viso sul suo petto, avvolgendola, accarezzandole i capelli con gratitudine. La luce spettrale della luna aveva preso il posto del rosso del tramonto fra le persiane, quando sentì il respiro di lei farsi più profondo, calmo, regolare, perciò anch’egli scivolò in un sonno pesante, senza sogni. L’odore del caffè e un leggero movimento del letto lo riportarono alla realtà. Lei, seduta al suo fianco, lo guardava sorridendo con una tazzina in mano, indosso nient’altro che una t shirt bianca, aveva i capelli bagnati raccolti da un asciugamano, era luminosa e profumata. “Buongiorno” seguito da un bacio leggero sulle labbra. “Buongiorno” rispose Federico seguendo con un dito il profilo del suo viso. “In bagno c’è un accappatoio pulito, se vuoi” “Non so ancora il tuo nome” “Mi chiamo Irene.” “Eiréne, la dea greca della pace... Per te la pace è un pensiero lontano, una chimera.” “Forse il mio concetto di pace è solo diverso da quello degli altri. - disse con un sorriso amaro appena accennato - Chi sei tu, dimmi chi è questo compagno di un viaggio iniziato mille anni fa.” “Federico, la scorta, la guida nel viaggio.” “Questo è ciò che mi hai detto senza parlare” “Irene non è solo pace, chi sei?” “L’ancella che hai cercato per tutto questo tempo, lo specchio in cui vedere riflessa la parte più nascosta di te” “Vieni con me ora, come il riflesso, distante ma inseparabile, non puoi più spezzare il legame senza infrangere ” Lo seguì nella doccia gettando sul letto la maglia e l’asciugamano. Il getto lo risvegliò completamente, per qualche istante restò immobile ad occhi chiusi lasciandosi scorrere l’acqua addosso. Lei prese lo stesso sapone che aveva usato per sé, ne versò su una spugna ed iniziò a sfregare delicatamente, con cura, iniziando dal collo, poi il petto, le braccia, la schiena, inginocchiandosi passò alle gambe. Sorrideva nel compiere quest’atto di dedizione, un sorriso di gioia vera, qualcosa si avvicinava a un sentimento d’amore. Poggiata infine la spugna, si dedicò con ancora più attenzione al sesso, che stava tornando eretto, massaggiandolo con le mani e, appena l’acqua ebbe tolto ogni traccia di sapone, aprì la bocca, questa volta senza che le fosse ordinato. Accogliere il seme la eccitò di nuovo e l’acqua calda, che sentiva scorrerle sulla pelle ancora segnata, non fece che aumentare il suo desiderio. Bagnati com’erano, si gettaro no sul letto e Federico le aprì teneramente di nuovo le gambe, baciandole mentre si avvicinava col viso alla vagina. Il contatto della lingua sul clitoride le fece chiudere gli occhi, un piacere diverso la stava avvolgendo, non meno intenso di quello provato la notte precedente, giunse ad un nuovo orgasmo, non esplosivo, ma lungo e coinvolgente. Lo baciò, il suo sapore sulle labbra di lui diventava più dolce, inconsueto. “Debbo andare, mi aspetta un viaggio piuttosto lungo” “Nessun viaggio potrà mai essere tanto lungo quanto quello che mi ha portato a incontrarti, tutti questi anni non sono stati altro che un lento avvicinarmi a te” Appena indossato il casco si voltò a guardare la finestra della mansarda, pur sapendo che non l’avrebbe vista affacciata, come infatti era. Il sole aveva restituito i colori al mare e alla terra che ci si gettava dentro, un senso di malinconico rilassamento lo stava prendendo, mentre lasciava la strada provinciale per dirigersi sull’Aurelia. S’era imposto di concentrarsi nella guida per non dar modo alla sua mente di ripensare alla notte e al giorno precedenti, anche se il traffico della domenica mattina non richiedeva particolare attenzione. Per sorpassare una station wagon tedesca che procedeva lentamente, aveva d’istinto dato un’occhiata al retrovisore: in lontananza il faro di una moto si stava avvicinando molto velocemente. Appena superata l’auto si accostò verso destra, senza rallentare. Nell’istante esatto in cui l’altra moto si affiancò alla sua, i suoi sospetti o, meglio, le sue speranze, divennero realtà. I capelli biondi svolazzavano nel vento, gli occhi attraverso la visiera erano splendenti di allegria, iniziò dapprima a sorridere, poi decisamente a ridere. Irene scattò via accelerando, invitandolo di nuovo a sfidarla. “Ok” pensò scalando marcia “vediamo cosa sai fare, la strada per Roma è ancora lunga.”
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La prima volta
Come tutte le volte ho aspettai che tornasse, ed ognivolta è un emozione nuova quando sale in macchina e mi riempie l'abitacolo del suo profumo, non un profumo qualunque perchè io gli chiedo sempre di non indossarne, ma il suo, quello della sua pelle. Scherzammo continuamente, ed io invito il suo sorriso ad illuminarle il viso perchè tutte le volte mi inebria e rallegra. Ci dirigemmo al belvedere, di lì c'è una vista meravigliosa e la sera le luci della città vecchia sono un meraviglioso presepe perenne, ma questa volta avevamo un motivo in più per essere eccitati dalla situazione, così spento il motore presi il cellulare è composi quel numero che ci avrebbe aperto una nuova affascinante porta. Lo composi mentre lei mi accarezzava, si accorse che ero più che coinvolto dalla cosa, poi dall'altra parte una voce di donna, " ciao sono V. " , fu una conversazione a quattro estremamente piacevole e coinvolgente, e ad un tratto mi ritrovai a parlare con cassandra che usava avidamente la sua bocca su di me, quella sensazione e la voce di un altra donna divennero ben presto come un ipnosi fantastica dalla quale non volevo più uscire, ma lo feci poi ben volentieri quando ci dissero che eravamo così vicini che sarebbe stato un vero peccato non raggiungerli. Non avemmo un solo istante di esitazione, ripartimmo subito, del resto erano a soli venti minuti da noi. Seguimmo scrupolosamente le loro indicazioni e ci ritrovammo di fronte al cancello di una piccola villetta spartana ma signorile, durante il tragitto lei non smise di giocare con me, sapeva bene che adoravo sentirmi nella sua bocca mentre guidavo, ma non volevo di certo arrivare al nostro gioco senza essere al meglio di me, più volte dovetti ordinargli di smetterla e lei ogni volta si ritraeva a malincuore, ma sapeva che si ubbidisce al proprio padrone. Parcheggiamo l'auto e suonammo al campanello visibilmente emozionati, Lui venne ad aprirci, e vidi gli occhi della mia lei assaporarne già il contatto, ci salutammo un po imbarazzati poi in un attimo fummo in casa. Lei ci aspettava seduta sul divano, era molto bella e sensuale, guardò cassandra con una voglia che non avevo mai scrutato nello sguardo di una donna, e questo mi fece immediatamente effetto, poi si accomodò anche lui a circa un metro dalla sua lei e ci invitò a fare lo stesso, ma mentre cassandra si muoveva io la fermai afferrandola per un braccio. "Sono io che ti dico cosa fare e quando", mi guardò e poi abbassò il viso, " mettiti in ginocchio ", lei ubbidi all'istante, " avvicinati a lui sbottonagli i pantaloni ", mi guardò con un sorriso complice e poi ubbidì ancora. Si avvicinò mentre lui la guardava eccitatissimo, comprese subito che avrebbe dovuto lasciarla fare, in un attimo si trovo la sua lingua sulla cappella e poi vide il proprio membro scomparire nella sua bocca, una, due, dieci volte. V. li guardava e non si accorse nemmeno che si stava accarezzando, io la guardai e gli dissi " valle dietro e sollevagli la gonna, trovarai una splendida sorpresa ", quando lo fece si accorse che sarebbe stato semplicissimo assaggiare la mia donna in quel modo, perchè non indossava nulla sotto, e quando la sua lingua le si infilò tra le grandi labbra la sentì gemere vogliosamente finalmente stava realizzando un suo sogno ed io ero felice di questo. Osservai per un attimo quel gustoso trenino di corpi poi mi slacciai i pantaloni e divenni l'ultimo dei vagoni, quando la riempì dietro il gioco fu completo, appassionante, appagante. la nostra prima volta.
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14 years ago
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Appuntamento di lavoro
Che fortuna pensai… trovare parcheggio proprio davanti al numero civico del cliente! Scesi frettolosamente afferrando la valigetta e citofonai controllando l’orologio: accidenti, venti minuti di ritardo… “speriamo non si incazzi”, borbottai fra me e me. -“ Terzo piano!” gracchiò la voce dal citofono. Entrai. Era uno di quei palazzi della vecchia Milano, dei primi del ‘900, con l’atrio ampio e massiccio dove si respirano quegli odori antichi di cera appena stesa, metallo e grasso per ingranaggi dell’ascensore a vista, di quelli con la tromba in reticolato di ferro. Mentre salivo al piano, controllai allo specchio di essere in ordine: giacca abbottonata, cravatta e nodo ok, leggera sistemata ai capelli e… via! Ci siamo! Suonai il campanello e attesi. Mi aprì la porta un sorriso femminile sulla quarantina, che ricambiai con il mio di dieci anni più sbarazzino e impertinente. “Buon giorno signora Monti, piacere: Stefano” mi presentai – mentre le stringevo la mano. “Il piacere è mio, Stefano… sono Veronica” rispose lei, lasciando forse intendere che avrebbe preferito essere chiamata per nome. Un viso piacevole, pensai. Intanto girò per farmi strada e mi chiese di chiudere la porta alle mie spalle. Così feci e iniziai a seguirla lungo il corridoio di casa. Tac – tac – tac! Camminava svelta e i lunghi tacchi delle sue scarpe scandivano l’incedere deciso battendo sul parquet tirato a specchio. Diamine, pensai “ma questa gira per casa con i tacchi? E guarda che pavimento perfetto…”. Ero un agente assicurativo e il mio lavoro mi portava quotidianamente a frequentare decine di case diverse; negli anni avevo sviluppato un’attenzione particolare alla cura dei dettagli. Spesso questa caratteristica mi aveva consentito di chiudere contratti importanti, oltre che – naturalmente – di riuscire a rompere il ghiaccio con commenti appropriati. Entrare in empatia con il cliente è importante e in un certo senso fa parte del mio lavoro. E poi scoprire prima ancora di sedersi, se la persona davanti a te ha figli, nipoti o ama le vacanze esotiche può essere utile per proporre contratti assicurativi diversi e più adatti alle circostanze. Mentre seguivo Veronica, iniziai a squadrarla da dietro a partire proprio dalle scarpe tacco 12. Nere, classiche decolté ad abbracciare una caviglia sottile e in armonia col resto delle gambe ben tornite e rassodate da una calza lievemente scura, impreziosita da un disegno a rete. Il mio sguardo salì fino alla gonna bianca che si agitava piacevolmente, lasciando che le natiche disegnassero delicatamente il loro profilo sul tessuto elasticizzato. “Bel culo!” pensai, stupendomi di quanto tempo ci avessi messo per notarlo! I fianchi e la vita sottile le conferivano un aspetto molto femminile, anche di spalle, e i capelli rossi, lunghi e leggermente ricci completavano la piacevole vista. La seguii fino in sala, continuando a godermi il generoso dimenarsi delle sue chiappe, pensando in realtà a come presentarle l’offerta per cui aveva chiamato la nostra agenzia. Mi fece accomodare sul divano e lei si sedette sulla poltroncina di fronte, a due passi da me. Mi sorrise nuovamente, lasciandomi il tempo di osservarla e poi esordì “Bene Stefano, stupiscimi!”. Io che mi ero soffermato ad accarezzarle i lineamenti del viso con lo sguardo, mentre sorrideva sorniona, quasi rimasi spiazzato dalla richiesta. Aveva un viso molto giovanile e attraente nonostante con ogni probabilità fosse più vicina ai 50 che ai 40; e poi i suoi occhi… due cristalli azzurri e profondi che sembravano contenere molta più esperienza e malizia di quanta non volesse realmente lasciarne trapelare. Mi guardava e non capivo se mi stesse studiando fisicamente o se cercasse di capire che genere di persona fossi. Ma avevo l’impressione di piacerle. Ammetto che fisicamente piaceva abbastanza anche a me, ma notai che al dito aveva la fede nuziale non sono proprio tipo da ficcarmi in certe situazioni; e poi non volevo lasciarmi distrarre dal motivo per cui ero lì. Iniziai quindi a parlare dell’offerta cercando di comportarmi nel modo più professionale possibile. Sembrava che la cosa, al contrario di quello che potessi immaginare, la eccitasse sessualmente, in qualche modo. Vidi che cambiava spesso la posizione sulla poltrona, lasciando che la vistosa scollatura della camicetta bianca lasciasse persino intravedere una porzione di reggiseno, poi si aggiustò i capelli fissandomi negli occhi e lasciandosi sfuggire un impercettibile sorriso. Aveva smesso di ascoltarmi da un po’, secondo me. Ma io continuai. E continuai a guardarla mentre si aggiustava la gonna e mentre accavallava le gambe. Sembrava che la poltrona le scottasse da sotto il sedere! Ad un certo punto si alzò dicendo che andava a prendere qualcosa da bere per schiarire la voce. Si diresse verso la porta camminando in modo decisamente provocante, e poco prima di uscire si voltò inaspettatamente per chiedermi se avessi particolari preferenze sul drink. Ero sicuro che avesse notato in che modo le stessi guardando il culo, ma non sembrò affatto turbata dalla cosa. Anzi, credo che ne fosse consapevole senza bisogno di averlo visto coi suoi occhi. Le dissi che andava bene qualsiasi cosa, purchè fresca. Tornò poco dopo con due calici abbondanti di vino bianco fresco di frigorifero. Si sedette affianco a me, questa volta, e mi porse il calice. Mentre si sedeva, in un rapido movimento, vidi la scollatura da posizione privilegiata, rubando un fotogramma dei suoi due seni liberi da costrizioni, che pur nella loro minutezza erano meravigliosi e naturali. Sarà stata una seconda abbondante, forse una terza piccola. Rotondi, e in quel movimento per sedersi, piacevolmente ballonzolanti. Intravidi un capezzolo scuro e turgido, a proiettile. Sentii una vampata di eccitazione montare dentro di me. Diventava difficile concentrarsi sul lavoro, e il suo profumo avvolgente, femminile e vagamente selvatico stava inebriando completamente i miei sensi. Bevemmo il nostro vino senza ancora aver ricominciato a parlare. Sentivo la sua pelle calda, della sua coscia contro la mia. Eravamo seduti vicini, benché il divano fosse piuttosto ampio. Lei stese il suo braccio lungo lo schienale del divano, dietro le mie spalle. In effetti il suo braccio rimase staccato dal mio corpo, ma credevo quasi volesse abbracciarmi. Poi mi guardò nuovamente, questa volta lasciando scorrere i suoi occhi sul mio corpo, soffermandosi inequivocabilmente sul mio sesso. La mia eccitazione cresceva e sono certo che ormai si notasse anche attraverso i pantaloni. I suoi occhi brillarono, e quindi mi si avvicinò all’orecchio, lasciando che le sue labbra sfiorassero il mio lobo: “non mi interessano le assicurazioni…” bisbigliò come se stesse pronunciando delle parole incredibilmente erotiche. Poi mi baciò il collo, facendo scorrere la sua lingua umida e calda lungo il profilo del mio mento. Poi tornò vicino al mio orecchio e bisbigliò: “mi interessa il tuo cazzo…”. Stupidamente abbozzai: “Ho visto che sei sposata, anche se mi piaci non voglio…”, ma lei mi zittì con una frase sibillina: “Se per te questo è un problema, non preoccuparti: vedrai che saprò ricompensarti anche di questo.”, mi guardò fissa negli occhi, e io restai qualche istante immobile. Ero senza dubbio eccitato, ma non avevo intenzione di andare a letto con una donna sposata! Subito, però, pensai alla frase, alla ricompensa. Immaginai che probabilmente se l’avessi rifiutata non solo non avrei scopato, ma avrei perso anche i soldi del contratto. Pensai al denaro, e finii con l’annuire lievemente col capo. Lei allora fece scivolare una mano sotto i pantaloni e me lo afferrò, gustandone la durezza già ben oltre le sue stesse aspettative. A quel punto, messi da parte i freni inibitori, mi slacciai i pantaloni come per spogliarmi d’impeto, in un gesto solo. Ma lei mi bloccò, spingendomi seduto sul divano. Poi si mise in piedi davanti a me, e iniziò un lento e sensuale spogliarello. Si slacciò la camicetta fino ad aprirla completamente, lasciando che i seni fossero completamente in vista, facendomi apprezzare appieno i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfregando lievemente sul tessuto della camicia, diventarono ancora più lunghi… poi li spinse in avanti, inarcando la schiena; i seni si divaricarono leggermente sul torace, tornando a ballonzolare in modo irresistibile, quindi si dimenò lievemente lasciando che la camicia scorresse lungo il corpo fino a sfilarsi. Aveva un ombelico stupendo, e delle movenze che mi avrebbero fatto venire voglia di alzarmi e scoparla subito selvaggiamente. Ma aspettai la sua iniziativa, e lasciai che terminasse lo spettacolo che si stava consumando sotto i miei occhi. Sembrava che anche lei avesse percepito questa mia sensazione, questa mia voglia trabordante… e le piaceva, si eccitava, e mi stuzzicava con mosse sempre più ardite ed erotiche. Si infilò una mano sotto la gonna, accarezzandosi il pube, e la ritrasse velocemente portandosi le dita alla bocca… Mi sorrise maliziosa, e io volli gratificare il suo esibizionismo iniziando a masturbarmi sotto i suoi occhi. Avevo il pene già mezzo fuori dai pantaloni da prima, e mi bastò aggiustarli giusto un minimo sotto le natiche per lasciare che emergesse in tutta la sua turgidità e lunghezza. Veronica apprezzò il gesto, approvandolo con uno sguardo di cupidigia. Poi si spogliò completamente, avendo cura di rimettersi le scarpe col tacco. Quindi si avvicinò finalmente a me, ancora seduto sul divano, portando il suo pube a pochi centimetri dalla mia faccia; appoggiò la gamba sinistra sul cuscino del divano affianco a me, lasciando l’altra ben distesa e leggermente divaricata sulla mia destra. Io mi spinsi lievemente in avanti, e affondai la faccia fra le sue cosce aperte e desiderose di accogliere le mie labbra e la mia lingua. Lei muoveva ritmicamente il bacino avanti e indietro spingendo il clitoride contro le mie labbra assetate dei suoi umori, io leccavo senza sosta il suo sesso in modo sempre più profondo e appassionato, man mano che la sentivo ansimare e godere. La stavo leccando da qualche minuto ormai, e le sue gambe iniziavano a rigarsi di umori e saliva che mi divertivo a spalmare massaggiandole l’interno coscia mentre la mia lingua non conosceva sosta. Veronica venne, urlando tutto il suo piacere, insultandomi e chiedendo di continuare a leccare come un porco. Io ero così eccitato che quasi venivo anche senza bisogno che nulla me lo toccasse. Però resistetti, e la presi a cavalcioni sopra di me. Iniziai a toccarla dappertutto, le mie mani la pervadevano ovunque, sembravano volerla contenere in un solo palmo… Sui suoi fianchi, sul monte di venere, sui seni e su quei magnifici capezzoli duri… e poi di nuovo dietro la nuca, lungo la schiena fin giù a massaggiarle con forza le natiche, schiaffeggiandole dolcemente e lasciando che il dito le massaggiasse il suo ano ancora inumidito dagli umori e dal suo piacere di poco fa. Veronica gemeva ad ogni sfioramento… era una gatta in calore che aspettava di essere posseduta selvaggiamente. La penetrai con forza, facendola quasi gridare dalla sorpresa e da un sottile dolore misto al profondo piacere che stava provando, e poi iniziai a scoparla letteralmente come una troia da strada, senza ritegno, abbandonando ogni delicatezza. Presi ad insultarla, a chiamarla troia vogliosa… e più ci davo dentro, più lei sembrava apprezzare e godere. Saltava sopra le mie gambe al ritmo dei miei colpi… sentivo che non ce la faceva più e in effetti venne di nuovo, quasi subito. Neppure io resistevo ormai: lo tirai fuori e venni copiosamente sfregandolo fra le sue chiappe e inondandola del mio caldo piacere. Colava dappertutto, e lei con le mani sembrava non volerne sprecare neppure una goccia, spalmandoselo addosso e portando le mani alle sue labbra. Io ero venuto, ma continuavo a masturbarmi guardandola, aspettando che mi tornasse vigore. Lei si sdraiò ai miei piedi a gambe aperte continuando a stuzzicarsi il clitoride con le dita. Venne di nuovo sotto i miei occhi, e mi fece eccitare nuovamente facendomelo tornare duro più di prima, se possibile. Mi sdraiai a terra su di lei, sfregandole il cazzo su tutto il corpo, lasciando che le sue mani lo dirigessero dove più la eccitava, ovvero dapperttutto! Sembrava non averne mai abbastanza! “Scopami anche in bocca, porco!” – non me lo feci ripetere, e ancora leggermente umido di sperma glie lo infilai in bocca lasciando che ne assaporasse il gusto leggermente amaro che io stesso annusavo nell’aria, misto del nostro sudore e dei nostri umori… eravamo due animali in calore! Abbandonati completamente ai piaceri della carne, dove il sesso era l’unica cosa che importasse davvero in quel momento. E più rude e sporco era, meglio era! Venni di nuovo, e questa volta mi chiese di spruzzarlo tutto nella sua bocca, sulle sue labbra… lo voleva tutto per sé! Quando finimmo di godere e di appagare i nostri corpi e il nostro istinto, Veronica – ancora nuda e sconvolta – staccò l’assegno del contratto assicurativo e poi, inaspettatamente, prese dal portafoglio 200 euro e me li porse: “Tieni, voglio pagarti. Come una puttana. Questi sono tuoi, non sono per l’assicurazione. Come ti dicevo ti avrei ricompensato. Te li meriti tutti.”. Io provai a spiegare che la cosa era piaciuta molto anche a me e che alla fine andava già bene così. Ma lei prontamente rispose: “Se non ti avessi promesso una ricompensa, ti saresti fermato vero? Non avresti voluto scoparmi perché tu con le donne sposate non ci vai, vero?”. Restai in imbarazzo, in silenzio per qualche secondo. Poi mormorai: “Probabilmente sì, mi sarei fermato.”. “Ho comprato questo piacere. Sei stato bravo”, rispose lei. “Mi piace pagare per fare sesso. I soldi non mi mancano e ho voglia di divertirmi. Adesso che lo sai, la prossima volta il prezzo lo stabilisci tu. Adesso vestiti, torna in ufficio e lasciami godere questo momento”. Capii di essere stato usato come un oggetto di carne, trastullato come un giocattolo o un bevuto come una tisana inebriante. Il suo momento, ora, se lo voleva assaporare da sola. Io, un uomo di 35 anni, ero solo stato la sua puttana. Ottenuta e goduta a modo suo, certamente un modo più femminile – ma non meno opportunista - di come probabilmente noi uomini siamo abituati a consumare un rapporto sessuale con una prostituta. Uscii stordito dal portone, senza capire se ammirare quel tornado di donna o biasimarlo. Poi vidi la mia macchina parcheggiata proprio qui davanti. Che sfacciata fortuna, pensai…
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14 years ago
erotic3mind255232,
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Last visit: 4 years ago
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Il primo approccio è la cosa più inmportante
questo racconto e della serata di ieri..chattavo con questa coppia da molto e ieri finalmente ci siamo incontrati.siamo andati a cena e li come mai successo prima già appena visti è scattata una chimica allucinante il locale era pieno e già al primo piatto le mani andavano sotto il tavolo....lei bellissima capelli rosso fuoco e un seducentissimo tatuaggio che spuntava sulla schiena da un vestito di raso sexissimo...lui un uomo brizzolato molto affascinante a cui piaceva molto guardare...la cena è proseguita tra mani che sfiorano e sguardi caldi..al dessert la mia proposta secca..."andiamo in bagno" lei senza dir nulla si alza seguita da lui...in bagno la scaravento dentro e lui non entra mi dice che vuole guardare dalla serratura...la porta si chiude lingua contro lingua la siedo sul lavandino alzo il vestito leggero e strappo via le mutandine....mi infilo con la lingua tra le sue gambe le sue mani affondano tra i miei capelli e li tira era bagnatissima...continuo a lungo a leccare e mi accorgo del suo piacere da come aumentava a tirarmi i capelli...ad un certo punto sento le sue gambe che incominciano a stringermi la testa il suao bacino comincia a muoversi a ritmo della mia lingua e la sua voce calda sottile"sto venendo"..aumento il ritmo lei scalpita....un urlo e il suo succo mi invade la bocca mentre rallenta.....e dopo uno sguardo intenso il suo viso viene illuminato da un sorriso compiaciuto....apriamo la porta e il marito soddisfattissimo dello spettacolo sorride anche lui..la serata è proseguita poi a casa mia ma questa è un altra storia......
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14 years ago
lazzaro999, 31
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Storia metropolitana...
E’ come se il cielo ci vuole toccare …..cosi vicino, minaccioso e nero. Penso che se esco dal autobus e c’è pure la calma, eccitata come sono, penserò subito alla catastrofe prossima…. Cambio la posizione per quello che si può in quel piccolo spazio e non so se rimanere seduta o alzarmi. La gonna si alza, le autoreggenti s’intravedono e aspetto che la donna grassa seduta a fianco si giri a vedermi con disprezzo…..diavolo, avrei dovuto prendere l’ansiolitico! Ci metto la borsa sopra l’orlo della gonna e sento addosso un sorriso. Sarà l’ennesimo maschio arrapato che vuole far colpo. Aria! La porta si apre e corro giù. M’invade Tu' tu'…..un sassofono da dilettanti che mi grafia. Non mi giro a guardare, sarà un ragazzotto pieno di se che si sente Miles. Quasi corro e sento addosso l’attesa, la preparazione, le autoreggenti che oggi odio e sbatto i tacchi più forte ….. è un po’ come se ti schiacciassi sotto…. La batteria colpisce, una volta, due tre! Maledetto jazz, nero e aspro! Tocco la borsa pensando al ansiolitico. Immediatamente il cielo scarica. Mi spaventa, è cosi vicino, e come se l’avessi acceso io. Niente pioggia però! Sento un uomo che si struscia al mio culo, un scusi debole vicino a le orecchie e ancora un misto di profumi che svanisce dietro… Mi sento come se fossi persa in una selvaggia foresta…..e invece sto camminando sulla piazzola della metro. Batteria impazzita, mi segue a ritmo di tamburi, tacchi miei che schiacciano, tamburi senza più ritmo, reggiseno che balla con il respira che butta e il passo che riceve, e ancora scarica dal cielo che non si vede più! Una mano grande quanto la mia minigonna. Ferma. Non respiro; sto nel attesa di fare il biglietto e per la prima volta questo pomeriggio, smetto di tremare. Passi dietro di me; adesso c’è la chitarra. Ej…..è tempo di catastrofe, mica posso sentirmi i Nirvana….. Adagio signorina sexy, adagio…. ….take your time, hurry up…. La mano mi afferra per la vita, con un gesto deciso ma che ci fa sembrare due vecchi conoscenti. Ecco il primo pensiero di te che m’aspetti. ….as you are, as you were, as you want to be… Continuo a camminare adesso nella direzione che mi porta la mano. Tacchi miei che siete nel giusto! Sopra la vostra altezza di 12 cm, ad obbligare una camminata come questa! Ma se c’è solo una chitarra elettrica, che cazzo mi vengono le parole? Scopami e fallo finita! Due occhi che non conosco mi si trasformano d’avanti! ….cielo che scarica finalmente, pioggia che spara accordi stupidi, parole stupide, promesse sporche…. …..hurry up, the choice is yours, don’t be late…. Cazzo….cazzo….è dal autobus che ti volevo toccare….mi copre l’odore forte di dopobarba da due soldi, mi piacciono quelle mani grandi che non sano dove toccare prima…. Io ti ho sempre amato, sei sempre stato dentro di me…..cazzo vuol dire? La pioggia si ferma, poi riparte e lascia tracce di se con la chitarra che piange….Memory…Memory…Memory… L’uomo si calma, prende fiato e mi alza la testa per vedermi. Mi muovo con fastidio e li infilo la coscia in mezzo alle gambe. Mi alza di peso e mi poggia al muro umido. Poco ci vuole a toccarmi il sesso. Ci gioca con le dita fredde, ruvide e mi guarda con sfida. Siiii….ho sempre detto si a Te! Cazzo! Cerco con la mano il suo sesso e ….una scarica celestiale m’accompagna la testa mentre due mani grandi lo tengono forte d’avanti ad un membro semi rigido. La batteria….ancora lei,veloce, ritmo da ansiolitico che vola fuori dalla borsa…. Cmq vada…noi due ci apparteniamo! Grande cazzata vestita di camicia di seta e tacchi d’ultima collezione! Sa di pisciata fresca, non so più se la pozzanghera vicino a noi o il membro che mi scopa la bocca. Si rovina il ritmo della batteria, il cazzo è sempre un accordo più veloce, spinge ancora forte…. And I swear I don’t have a gun…. No, I don’t have a gun! Ti piace il cazzo eh? Succhia troia, succhia ancora, cosiiiiiii…….. Ci sputo sopra i residui del mio rossetto. Lecco la cappella e mi fermo. Una testa di cazzo con il rossetto bordò! Mi ricordo l’ansia nel truccarmi, il gesto del rossetto che tanto ti piace …. un spasmo da vomito di cazzo arrogantemente lucido! Aspetta troia, aspetta…. Mi gira a poggiarmi al muro e si abbassa i calzini. Seguo con la testa ma non voglio vedere quelle cosce nude, quel cazzo che si sporge verso di me. Voglio seguire la sua foga! Passi tranquilli che iniziano a sentirsi, sarà che è finita la pioggia… Adesso, adesso siiiii….. Chi sa nel futuro io e te….penso che il futuro ci riunirà! Vengo trafilata senza nessuna precauzione, una volta, un fremito e poi un'altra volta….. Ye ye ye ye…..old memory, old memory….. Oh si, si, adesso sono io che mi piego, voglio riempirmi da tutta questa scena, un po’ di rossetto ormai da buttare, un po’ di pioggia che non piange più, un po’ di odore di piscia, tutto che mi viene spinto fin al’utero da un cazzo grosso e sconosciuto! Le mie tette pendono orfane di suo interesse ormai, fuori a curiosare pure loro… Le mie gambe nude di scarpe inutili, una a tenermi per terra, l’altra in alto a tatuarsi dalle sue ditta. Il mio culo che sporge verso di lui, l’unica parte di me che ci prova ancora…. Pioggia che si fa viva sopra di noi, passi che si avvicinano, quasi ci toccano e poi filano via…. Cazzo! Sii, prendilo tutto se ti piace! Continua a scoparmi in una foga crescente e sente me che mi do in pasto a spasmi…sto per venire… Esce fuori di me. E aspetta. Inarcato a sentire ogni mio affanno. Come un animale che si nutre di respiri. E il cielo scarica! Lampi e suoni mentre ti vedo che inventi un sorriso per me. Pioggia di tristezza senza più lacrime che mi portava stasera da te. Tremo con le chiappe attaccate ad un estraneo. Che impazzito vuole e prende tutti i miei buchi. In un ritmo misto ti tacchi che si avvicinano, di batteria e voce roca che canta…Come as you are, as you were….e mi riempie tutta. Fuori c’è un cielo grigio. Cosi vicino che si può toccare. Non so più che farmi del cielo ….e torno a camminare piano….
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14 years ago
admin, 75
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Il grande sonno
Il grande sonno Mi sono svegliato sudato, stranamente irrequieto. Non ho più sonno e non voglio svegliare la persona che giace al mio fianco accendendo la televisione. Cerco di distrarmi osservando la stanza che conosco a memoria. Mille pensieri confusi insieme a poche certezze. Guardo la donna che divide questo letto e, che da sempre vive con me questo spazio. Con il pensiero torno ai tempi felici, mi vengono alla mente i sorrisi convinti e gli stati d’animo eccitati. Non riesco a trovare l’inizio della fine… Quello che è stato, si è perso nel tempo: mi viene in mente un vento forte che spazza via la nebbia, o un temporale che pulisce l’aria. Eppure, ne abbiamo creati di terremoti su questo letto d’ottone… Non vorrei fare classifiche su ciò che è, o che sarà, ma tutto avviene inevitabilmente e, i paragoni sorgono impietosi. Guardo la donna che mi ha tenuto compagnia per anni e cerco appigli per restare dove sono. Parte sconfitta in partenza nei tuoi confronti: il tempo ne ha segnato la bellezza e sicuramente non vi è gara con te che ultimamente soddisfi i miei desideri. Col tempo, la donna che è stesa sul letto a fianco di me, ha perso i connotati di donna-amante diventando una donna-amica, situazione sempre importante, ma, che non soddisfa il mio bisogno di sesso. Così, la mia ricerca erotica si è allargata oltre queste mura. Ironicamente sorrido, pensando, che ho sempre avuto una vita avventurosa ben oltre queste parti, anche quando le cose andavano meglio. Non cerco giustificazioni! Conosco i miei difetti e ho sempre cercato di conviverci per lenire la parte malata della mia coscienza. “Fa caldo in questa stanza” Lei dorme quasi scoperta, è vestita di un intimo normale: come quasi tutte le donne di casa forse appagate dal tempo, ha perso quel preludio erotico che porta alla passione, o forse sono io che, ancora non trovo la quiete? Guardo la pelle illuminata dal chiarore di luna, che attraverso la finestra aperta, furtiva, entra senza chiedere permessi mettendola in risalto: è ancora bella mia moglie, ha il fascino del tempo, dell’intelligenza, della pazienza; lei mi conosce come nessuno, lei mi sopporta oltre ogni logica. Adoro il suo modo d’essere e l'ironia che ne segue. Certo, non posso confrontarla con te, che sei giovane e spensierata. Ovvio, il confronto non sussiste… Quello che mi dai tu, oggi, ragazza dei tempi moderni, è un ricordo di fasti passati e, probabilmente, con lei rimarrà solo un ricordo. Penso a te nel momento del sesso: che strano, quando penso a noi due, la parola amore non esce mai, solo sesso sfrenato, appagante, piacevole, ma non amore. Niente da dire sulla tua sensualità: sai avvolgermi e completarmi fisicamente, appropriandoti delle mie energie a tuo piacimento; se penso alla tua bocca, subito, reagisco eccitandomi. Difficile dimenticare come mi porti in paradiso, difficile non ricordare le cosce splendidamente turgide, impossibile scordare il seno, come non perdersi nel tuo culo così pieno e disponibile. Non ci sono paragoni da fare, eppure… Mi avvicino ad accarezzare i capelli di questa donna che mi sopporta da sempre, la sua mano, al contatto dei capelli, si erge spontanea ad incrociare la mia; un gesto semplice pieno di dolcezza. Guardo questa donna che da sempre divide il mio tempo, che da sempre mi segue nei miei scatti d’umore, che prende il peggio di me, mentre tu, conosci solo il meglio. - Stai bene? Mi chiede con la voce ancora assonnata: il suo primo pensiero, è sempre per me… Mi ha messo sempre davanti a tutto e tutti, sacrificando quello che avrebbe potuto essere. Non so cosa stia succedendo, per quale motivo mi sento assalito da improvvisi rimorsi: io, sono sempre stato questo, un bastardo donnaiolo incurante della mia compagna. Sarà sto cazzo di luna piena, sarà che è così indifesa in questo momento; - Si sto bene… - Non riesci a dormire? Vuoi che ti faccio qualcosa di caldo? - No amore, va tutto bene, torna a dormire. Amore…Ecco, è uscito spontaneo. Questa parola pesante come un macigno, con lei è automatica. Mi guarda stranita, con quello sguardo di gatta-mamma: si è accorta che qualcosa mi tormenta dentro; - Sei sicuro di stare bene? La guardo come da molto non la facevo, mi rendo conto di quanto è bella oltre il fisico e di quanto tempo ho perso nel cercare di trovarmi. Dove sono stato tutti questi anni? - Si, amore, è che ho dormito molto e adesso voglio godermi questo momento… - Ma sono solo le cinque del mattino… Con un gesto affettuoso, le metto un dito sulle labbra per zittirla, poi, la stringo: emozioni perse nel tempo, che tornano prepotenti; - Va tutto bene amore, è solo che mi sono svegliato … Non ci sono ne lacrime ne rimpianti, solo la constatazione di questo momento così anomalo per il mio modo d’essere: come Giuda, la bacio. So di essere sbagliato, so che tornerò a cercare oltre il mio perbenismo, perché così sono io: mi odio per questo, ma, domani, guardandomi allo specchio, mi gratificherò ancora una volta, compiacendomi del mio sentirmi giovane nell’attesa di sesso rubato…
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14 years ago
fantasypervoi,
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Una frizzante serata estiva
Abbiamo organizzato una cena all’aperto in una frizzante serata estiva. Lei indossa una camicetta ed una gonna con uno spacco laterale da urlo. Ogni volta che sposta le gambe lascia intravedere la sua coscia soda ed io mi perdo in divagazioni mentali. Lei lo sa e mi guarda sorridendo maliziosamente, tentando di sistemarsi come se volesse dimostrare un po’ di pudore. La verità è che tentando di apparire pudica e imbarazzata mi fa eccitare ancora di più. Conosco quello sguardo e la sua anima passionale. Adoro questa ragazza perché riesce a incarnare tutti i ruoli che una donna interpreta nella vita. L’ideale di brava moglie, di mamma gentile, ma che sa essere una vera troia a letto. Quella sera cenavamo a base di pesce al nostro ristorante preferito. Vicino al mare, rapido nel servire e gustoso nei piatti. Era una splendida cena tra fidanzatini, assaggiavamo l’un l’altro le nostre ordinazioni, ci imboccavamo e bevevamo un buon vino bianco che aiutava a sciogliere i nostri freni inibitori, già sicuramente allentati a giudicare dal gioco di sguardi che ci scambiavamo. Ad un certo punto lei si alza e si dirige verso il bagno. Mi accorgo di come tutti gli altri uomini in sala si voltino a guardarla ondeggiare e i commenti che ne seguono con risolini desiderosi. Qualcuno si accorge che li sto osservando ed io rispondo con un sorriso che fa’ loro capire che intuisco il loro desiderio, ma che quella sera me la sarei goduta solo io! Lei torna dal bagno ed ha un’andatura differente, si guarda intorno circospetta, come se avesse commesso un furto e non volesse farsi beccare. Si siede lentamente al tavolo e mi parla con voce tremante ed eccitata. Tenta di dirmi cosa ha fatto, ma le viene da sorridere, si morde le labbra, beve un po’ di vino. Mi guarda lasciva e mi sussurra all’orecchio “amore… ho una sorpresa…” ed ammiccante guarda verso il basso “non ho niente sotto…”. In quel momento credo che il mio cuore abbia perso un colpo. L’eccitazione mi ha completamente conquistato e sono rimasto a guardarla con una faccia attonita e divertita allo stesso tempo. Ancora una volta era riuscita a sorprendermi. Quella ragazza era dotata di tanta sensualità quanto di bellezza ed intelligenza. Ho avuto bisogno di un altro po’ di vino per recuperare un’espressione meno da ebete di quella dipinta sul mio volto, che la faceva sorridere consapevole della sua sfacciataggine. A quel punto lei avrebbe desiderato andar via, ma era il mio momento di stuzzicarla e dominare la situazione che lei stessa aveva creato. Così le ho chiesto di giocare un po’ con le gambe, allargandole e accavallandole. Ad ogni movimento lo spacco laterale, spostandosi, mi faceva sognare. “sono bagnata e gonfia per l’eccitazione…”. A quel punto non potevo più aspettare e ho chiesto il conto. Lei ha insistito per pagare la cena, dato che era il suo compleanno ed io l’ho lasciata fare, ma per concludere la serata ho chiesto una bottiglia di champagne. Abbracciati siamo andati via ed io l’ho condotta sulla spiaggia antistante, lontana solo qualche centinaia di metri. Nel frattempo insinuavo la mia mano attraverso lo spacco per accarezzarle quel culo fantastico, che ha sempre alimentato in me forti fantasie erotiche. Abbiamo trovato un lato della spiaggia in ombra, lontano dai fari della strada e steso i nostri asciugamani. Abbiamo stappato lo champagne e brindato. Poi abbiamo iniziato a baciarci avidamente, succhiando le nostre lingue e intrecciandole in una danza di cui conoscevamo perfettamente le movenze. Finalmente ho potuto saggiare l’entità della sua eccitazione, scostando la sua gonna e accarezzando la sua fica parzialmente depilata. Adoro quando d’inverno cura il suo tappetino lasciandolo più fitto, perché trattiene il suo inebriante aroma; ma d’estate è piacevole anche sentirla glabra o con i peli che le coronano le labbra, per poterle procurare piacevoli sensazioni con i miei baci. Lei adora quando la lecco ed effettivamente so di essere molto bravo in questo, grazie anche alla mia illimitata fantasia che la mia donna mi ispira. Continuiamo a baciarci voluttuosamente mentre continuo a stimolarla con dolci carezze. Lei mi sfila la maglietta e attacca a succhiare e leccare i miei capezzoli, facendo gonfiare totalmente il mio pacco che ormai spinge con forza contro la patta dei pantaloni. Anche io inizio a spogliarla, aprendole la camicetta e baciandole il collo, le spalle e tirando fuori il suo seno dalla coppa del reggiseno, iniziando a leccare i suoi capezzoli già turgidi d’eccitazione. Ad ogni leccata lei soffiavo poi sopra dolcemente, trasmettendole dei brividi. A quel punto anche lei ha liberato il mio cazzo ed ha iniziato ad accarezzarlo dalla base alla punta, saggiando la consistenza delle mie palle e poi chinando il capo per accogliere dapprima solo la cappella, assaporando i primi umori emessi dal mio buchino e scambiando poi un altro bacio con me, per passarmi il mio sapore sulle labbra. Dopodiché ha iniziato a leccare tutto il mio cazzo, facendolo sparire completamente nella sua bocca. Che abilità fantastica! Devo dire che entrambi possiamo ritenerci maestri nel sesso orale perché anche lei, sin dalla prima volta, non ha mai lesinato ad ingoiare fino all’ultima goccia del mio nettare. Fortunatamente mi ha confessato di avere un buon sapore, una ragione in più per non sottrarre a me quell’immenso piacere. A questo punto però, ormai nudi, la faccio distendere e lei già spalanca le sue cosce, consapevole del bramato servizio che sto per donarle. Ma non immagina che questa notte la sua sarà per me una coppa speciale… parto dai seni e mi traccio la via lungo il suo caldo ventre, fino a mordicchiarle e succhiare l’interno coscia. Poi le bacio il monte e le do una lenta leccata intorno al perimetro delle labbra. Tutta l’estensione della mia lingua ora, come una lenta carezza, lambisce la sua fica dal basso verso l’alto. Lei socchiude gli occhi ed emette un mugolio piacevole. Sapientemente le lecco con delle lente pennellate la zona del clitoride, alternando la pressione della lingua e succhiandolo. Appena la sento ben lubrificata introduco un dito e la stimolo completamente, ma senza portarla subito all’orgasmo. Ho un’idea nuova per lei. Prendo la bottiglia di champagne e ne bevo un bel sorso. Trattenendolo in bocca mi avvicino al suo sesso e rilascio gradualmente il liquido fresco e frizzante. Dal gemito che improvvisamente vien fuori dalla sua bocca intuisco che la cosa deve piacerle un sacco. Cosi vado avanti con questa combinazione di fattori, provocandole un orgasmo che le fa scuotere il ventre, il seno e le gambe ed inarcare la schiena. Quanto mi eccita guardarla mentre la faccio godere ed assaporare i suoi umori, per poi baciarla avidamente. “che hai fatto? Che incantesimo hai fatto? Mamma mia quanto mi fai godere.. diventi sempre più bravo…” Mi bacia, ci abbracciamo “vieni, ti voglio..” ed io non attendevo altro. Mi piace prenderla cosi bagnata, con le gambe spalancate per affondare i miei colpi… ed è cosi che le piace godere.. sentirsi scopata, con forza e passione.. “ si amore, vai.. tutto, dammelo tutto…” i miei colpi accelerano il ritmo “si amore, cosi… scopami, si, cosi… si…” la sento venire una volta, poi un’altra.. cerca di limitare le sue esternazioni mordendo le dita, baciandomi.. le sue contrazioni mi stimolano e mi fanno impazzire. Abbiamo un ultimo orgasmo insieme, prima che io esploda il mio piacere sulla sua pancia… la guardo ed è fantastica.. ha gli occhi lucidi, la mano ancora sulla bocca ed i capelli scompigliati. Le dico “sei bellissima, ti amo” “ti amo anch’io tesoro, è stato bellissimo”. A questo punto le propongo di ripulirci con un bel bagno nudi in mare. Istintivamente vorrebbe ritrarsi, ma le basta guardare il mio sorriso per decidere di andare. È una sensazione stupenda, l’acqua è fantastica e la sensazione di benessere e di libertà è totale. Riprendiamo a baciarci in acqua, ci teniamo abbracciati… poi torniamo sulla sabbia per asciugarci… la abbraccio e le tampono la pelle, baciando ogni parte appena asciugata. A questo punto lei si inginocchia davanti a me e dapprima tampona la zona del mio pube, poi mi dice “ora lo asciugo per bene”. Non termina la frase che inizia a farmi un pompino fantastico. Mi succhiava il cazzo lentamente, poi scivolava con la lingua sotto le palle, strofinando tutta la mia asta sul suo viso. Le piace avere il mio odore addosso. Mi teneva il cazzo stretto in mano, segandomi e nel frattempo la sua lingua saettava tra le palle ed il mio ano. Che fantastica sensazione! Il suo tocco è delizioso, starei ore ed ore a farmi fare tutto quello che le passa per la testa. Dopo aver lubrificato per bene il mio ano vi introduce gentilmente un dito, mentre con l’altra mano mi accarezza le palle e con la bocca ingoia il mio cazzo. Va avanti così ed io tocco il cielo con un dito, ma in pieno all’eccitazione non desidero altro che montarla, e so che lei anche lei lo vuole. Mi abbasso e la giro di schiena, è la sua posizione preferita. Il mio cazzo viene inghiottito facilmente dalla sua fica bagnatissima ed inizio subito a stantuffarla con potenza. Le afferro le tette e le pizzico i capezzoli, penetrandola a fondo. Poi le schiaffeggio le natiche, le divarico e le stuzzico l’ano. Le afferro i capelli e poi la tengo salda per i fianchi per le ultime poderose spinte. Il suo movimenti interni, che sapientemente riesce a dominare, mi provocano un piacere incredibile. Sento che mi stringe, che si muove per saggiare la consistenza del mio cazzo su ogni sua parete. Io agevolo i suoi movimenti e lo spingo bene dentro, fino in fondo. La sento godere con veemenza, ad ogni mia variazione seguono mugolii e gridolini di piacere, fino a giungere alla gioiosa fine di quella splendida cavalcata. Sinuosa, lei si volta e si avvicina al mio cazzo, dischiude le labbra e lo ripulisce per bene della sborra presente ancora su tutta la cappella, gustandolo come un gelato. Ci siamo baciati ancora e poi, abbracciati, abbiamo apprezzato la calma con la quale le onde accarezzavano la battigia. “buon compleanno amore”.
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14 years ago
admin, 75
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Fantasie - seconda parte
Ora sento le mani calde che le sfiorano la pelle. Ho aperto gli occhi e la sto guardando e ascoltando nei fremiti del suo corpo. I nodi al collo non ci sono più, ma ora non posso smettere.. la sento completamente rilassata, ha gli occhi socchiusi e sulle labbra un piacevole sorriso. La mia eccitazione è forte, potente, palese, chiara… sò che ancora non durerà per molto, che fra poco dovrò smettere, che le mie mani e la mia mente dovranno staccarsi da questo momento. Sò che mi stà sentendo, che stà ascoltando la mia eccitazione, e ci stà giocando. Ogni tanto esce un mugolio sommesso fra l’eccitazione e il piacere. Tutto finisce all’improvviso… Il telefono suona, io che mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro.. è finita… spero di avere fatto qualcosa per te…. Prendo il telefono e la lascio sulla sedia di spalle. - pronto? “rompicoglioni” - si buongiorno, mi scusi. Telefonavo per quel contratto …..…. - “rompicoglioni due volte” mi dica Sento la sedia scivolare sulle rotelle dietro di me e io che naturalmente continuo a parlare senza voltarmi “dovrei girarmi tutto e ancora è troppo visibile….. finchè questo rompicoglioni nn mi avrà fatto cascare le palle in terra, nn è proprio il caso” Continuo la conversazione, ma l’altro orecchio cerca di capire cosa stà facendo.. la sento muoversi dietro di me… si è avvicinata alla porta, la sento camminare dai tacchi che battono sul pavimento, si è fermata… forse siamo schiena a schiena… Continuo la conversazione.. mi sa che sarà lunga… forse dovrei girarmi e dirgli che ne avrò per un po’… ora lo sento barzotto, l’eccitazione stà finendo, meno male, fra poco torno alla vita normale…… Poi un brivido. Sento il suo seno che preme sulla mia schiena e un sussurro, caldo, dolce, vibrante e flebile che mi dice: hai fatto tanto per me, mi hai fatto bene, ma nn voglio disturbarti dal lavoro… continua pure… Sono diventato un panchetto di legno. Rigido come una trave di ferro.. e come un fulmine tutto si rigonfia..”azz mi sembra anche più consistente del solito… appena và via mi sa che lo prendo per il collo e lo strozzo”. Vorrei interrompere quella conversazione al telefono, girarmi e fargli vedere come me lo ha fatto diventare, ma dall’altra parte sembra che non abbia nessuna voglia di smettere “bla bla bla .. ma quanto cazzo parla questo” Improvvisamente sento me sue mani che corrono sul bordo dei pantaloni… lentamente e si fermano all’altezza della cintura.che con delicatezza viene slacciata e le mani continuano verso il bottone e la cerniera. Vorrei dirgli qualcosa, vorrei fermarla e dirgli di aspettare, vorrei dedicarmi a lei ma con un altro sussurro mi dice.. non preoccuparti, continua a lavorare.. Cerco di rispondere alla meglio al mio interlocutore cercando di non far sentire che la mia voce stà cambiando, che si stà facendo roca e voluttuosa. Mi sento imprigionato in una morsa: da una parte il piacere, dall’altra il dovere di cui ora, farei volentieri a meno… Le sue mani sono entrate nei pantaloni e stanno accarezzando il mio membro che è diventato duro e pulsante. No lo stringono ma lo accarezzano dalle mutande con il palmo della mano percorrendo l’asta lentamente. L’interlocutore rompicoglioni ha riattaccato, ma è un gioco che non mi voglio perdere. Rimango attaccato al telefono dicendo si, certo, normale, indubbiamente. Diciamo che qualsiasi cosa senza senso che mi viene in mente la dico.. a volte abbozzo una frase che interrompo subito.. nn mi voglio distrarre voglio sentirla ancora…. Le sue mani sono salite nuovamente al bordo dei pantaloni con i pollici infilati dentro li abbassa insieme alle mutande….tira giù tutto e io per facilitare la cosa muovo i fianchi per farli scendere. Mi piego in avanti e abbasso la schiena, mi appoggio al tavolo.. “qualcosa non mi torna, ma non dovrebbe essere lei così?” Ho i pantaloni alle caviglie e la sua mano entra in mezzo alle gambe fino a arrivare al glande. Lo accarezza passando dal glande alle palle percorrendo tutto il fusto… sono completamente e letteralmente nelle sue mani. Vorrebbe che allargassi ancora di + le gambe così mi toglie un gambule. Mi accarezza senza mai stringerlo e io sento che sto per scoppiare.. Sento la sua lingua che passa in mezzo alle natiche e si sofferma sul buchetto mentre continua a modellarlo, a accarezzarlo con un’arte senza fine. Muove le mani e la lingua ritmicamente fino a che mi sembra che sia una cosa sola. E che con strabiliante maestria interrompe nel momento in cui potrei invadere con un’onda gigantesca tutto quello che ho di fronte. La sua mano si stacca per ritornare umida e bagnata e mi unge del suo nettare prezioso e caldo e lo afferra di nuovo stringendolo ora con forza e smanettandolo velocemente mentre un dito è si è fatto spazio nel mio buchetto “ccidenti a te”. Ormai sa che non sono più al telefono.. sto ansimando e godendo, il mio respiro è affannoso, veloce. Sono impotente davanti alle sue voglie. Mi stà letteralmente possedendo quando, la mia felicità esplode rigogliosa sulla scrivania. Il mio piacere continua per un momento infinito mentre le ginocchia vorrebbero cedere e rilassarsi abbandonandomi completamente. Rimango così.. accaprettato sulla scrivania “ripeto. C’è qualcosa che non torna ma .. behh è andata” e sento ancora che mi sussurra.. aspetta che vada via… voglio lasciarti così. Sento i suoi movimenti mentre sono ancora come mi ha lasciato con gli occhi socchiusi, la porta che sbatte, il silenzio che torna e quel profumo di piacere che ancora è nell’aria. Mi alzo e mi pulisco. Ho la mente vuota, ma che è successo? …… il suono di un messaggio sul cellulare: così ti volevo. È stata una bella idea venire a trovarti. Grazie del massaggio. Risposta: quando vuoi sono qui.. il tuo massaggio è stato comunque più rilassante. 1 bacio R.
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14 years ago
admin, 75
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Rischio?
eravamo in pieno trasloco,stanchissimi,stressati,avevamo solo voglia di riposare.Ci eravamo trasferiti x esigenze lavorative sopportando le ovvie spese,i disagi,lo stress che comporta un trasloco.Giulietta era la ns nuova vicina di casa,una bella donna,capelli neri,viso radioso,portamento elegante,a volte pareva quasi distaccata nei ns confronti.Era una domenica mattina,scendiamo io e mio marito in cantina x sistemare un po' di roba,uffa anche di domenica gli dico.Dopo poco intravediamo giulietta,in una lunga e nera vestaglia ci saluta,ci chiede come mai anche oggi che è festa stiamo lavorando.I suoi lunghi capelli neri le scendono lungo le spalle,i raggi del sole che entrano dal piccolo finestrino della cantina la fanno apparire radiosa,fanno apparire i suoi capelli ed il suo viso in una luce fioca ma illuminano il suo viso dolcissimo che ci pare dolcissimo.Cara mi sussurra ma dovete riposarvi un po',siete stressati e stanchi,se vi va'venite da me ci prendiamo un caffe'assieme.Saliamo da lei al terzo piano,una casa arredata in modo sobrio ma elegante.Giulietta ci fa'accomodare in cucina,ci prepara un caffe'piuttosto forte,si muove in modo molto sensuale e notiamo solo ora che dalla vestaglia si scorgono i capezzoli e il tanga nero che indossa in modo impeccabile.Francy mi sussurra,scusami se sono in desabie',mi piace stare libera e comoda in casa.La sua voce è dolce,morbida e il suo viso si illumina ad ogni sorriso.Non avevamo mai notato i suoi linamenti fini e nobili.Dopo il caffe' ci congediamo,le dico,dobbiamo lavorare cara,altrimenti non finiremo mai di sistemare tutta la roba.Giulietta ci saluta,ora dice mi vesto,poi debbo andare fuori verso le 12 a pranzo dai miei genitori.Torniamo in cantina,dopo poco riappare lei,minigonna nera,scarpe decolte',camicetta nera trasparente con reggiseno a balconcino.Giulietta è molto sensuale,intrigante e .........salutandoci scorgiamo dai suoi occhi un lmpo di luce,di desiderio.Guarda Giu'le dico abbiamo quasi finito,ma che barba.Fra'mi sussurra,riposati,sei stanca ma cmq molto carina.Grazie le dico.Mi accarezza dolcemente il viso,mi accarezza la mano pare x congedarsi,mah.Sento il calore del suo corpo mentre ora mi abbraccia,mi sento pervadere di un forte desiderio.La sua pelle profuma di donna,un profumo dolcssimo,un profumo che mi eccita,mi fa'vibrare dentro.Fra' mi sussurra,sei carina,dolce e sensuale,il tuo uomo è fortunato ad averti.Lui la osserva,la scruta sia fuori che dentro gli occhi neri e lucenti.Mi stringe a lei,mi accarezza dappertutto,piano piano mi bacia le guance,il collo,il decolte'.Sento vibrare il mio corpo di un forte desiderio.Giulietta ora mi spoglia nel piccolo corridoio della cantina,attenta ad ogni piccolo rumore x non farsi sorprendere. Resto in mutandine e reggiseno mentre lei continua a baciarmi dappertutto.Mi abbassa le spalline del reggiseno,entra con la morbidissima mano nel mio intimo,mi titilla il clitoride,mi fa'ansimare di desiderio.Sento il mio viso rosso e caldo,voglio che in quel luogo ove ci possono scoprire lei mi possieda,mi faccia di tutto.Giulietta ora mi abbassa le mutandine,inizia a leccarmi il clito ormai turgido mi lecca tra le grandi labbra gonfie e umide.Lui lo intravedo,ha il membro turgido sotto i jans,ora lo estrae e noto che il suo seme fuoriesce copioso.E' eccitato a vederci ma resta in disparte.Lei ora mi fa'vibrare ,mi fa'gemere sottovoce,mi fa'impazzire con la sua morbida,calda e vogliosa lingua.Sono in piedi,giulietta mi ha fatta appoggiare al muro,continua a leccarmi a succhiare il mio clito che scoppia di desiderio.All'improvviso lui si avvicina,scosta la bocca di lei dalla mia vagina e le infila il suo membro turgido ed umido in bocca.L'afferra x la test e glielo fa'succhiare sino alla radice.Giulietta ansima,pare impazzita di desiderio,lo ingoia tutto,lo succhia,lo estrae poi ricomincia.Uno schizzo di caldo e copioso sperma le inonda il viso.Mi masturbo vigorosamente e nell'estasi del pacere le apro la bocca facendole bere tutto il mio caldo e dolce nettare.Giulietta è e sara'la ns migliore,cara e dolce vicina di casa.
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14 years ago
iltulipanorossocp1,
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Punizione per una schiava trans
Questa volta l’hai fatta grossa. La tua Padrona ti vuole scaricare. Non può succedere! Non può succedere! Chi ti vorrà più se lei ti abbandona? Sei disperata. Sei disposta a tutto. Un brivido corre lungo la tua schiena quando La preghi di ripensarci. “Farò tutto! Farò tutto ciò che vuoLe, Padrona!” la implori. Un brivido conosciuto, una voluttà segreta che ti lascia tremante e con il batticuore ogni volta che ti sottometti. Ogni volta che Lei ti fissa con quello sguardo di ghiaccio. Ogni volta che ti ritrovi indifesa, legata, esposta. Ogni volta ti dici che è l’ultima volta, ma poi ci ricaschi. Drogata di sesso e sottomissione. Non hai più speranza di uscire da questo circolo vizioso, ed allora meglio buttarcisi a capofitto. Meglio stordirsi nel piacere, affogare nello sperma dei tanti uomini a cui la tua Padrona ti concederà. Questa volta l’hai fatta grossa. La tua Padrona ti ha comandato di chiedere aiuto a sconosciuti per la tua punizione. La risposta più perversa, la più umiliante, la più dolorosa sarà la tua punizione. Eccola. Per cominciare, la Padrona ti fa attendere in una stanza buia. Le manette stringono crudeli i tuoi polsi dietro la schiena. Le corde serrano le tue gambe, comprimono con forza le palle in astinenza da molti giorni. Le tue cosce bardate di calze e reggicalze reggono le mutandine abbassate a metà, la cappella esposta e lucida nell’attesa di future torture. Le caviglie sono legate tra loro e alle manette, ti costringono in ginocchio. La posizione — concorderai — ti si addice. La Padrona entra, due paia di soffici calze in mano. Con una, ti benda fino a che non puoi vedere più nulla. Con l’altra, ti riempie la bocca fino a impedirti qualunque rumore. I momenti passano. Tutto tace. Cominci a domandarti se è ancora lì. Ti agiti, ma poi ti blocchi quando senti il suo sussurro all’orecchio — “Aspettiamo visite. La tua punizione è in arrivo, ora rilassati e fai la brava” — il tono è così dolce che più che tranquillizzarti, ti congela. Come una cerbiatta sorpresa dai fari di una macchina. Quando la tua Padrona è così soave, sta preparando qualche crudeltà. D’un tratto, senti le sue dita sulla cappella. Sono umide, ti spalmano qualcosa. All’inizio non capisci. “Su! Su! È per tenerti sull’attenti. Non vuoi farmi fare brutta figura, vero?” ti sussurra. Poi il gelo comincia a mordere e l’odore si fa pungente. Capisci allora la telefonata del pomeriggio. Un dettaglio. Passato inosservato. Un dettaglio che ora morde crudele. “Ho finito il dentifricio. Passa al supermercato e portamene uno, già che vieni. Alla menta.” Il bruciore è ora forte. “Anche lo spazzolino. Setole dure, mi raccomando.” Non si fa attendere e Lei lo passa senza remore, premendo, sfregando su ogni millimetro, su ogni anfratto della tua cappella. Gemi. Hai gli occhi lucidi. “Non fare la bambina” ti intima, la dolcezza ha lasciato la sua voce che è solo gelo e crudeltà. La cappella è in fiamme! Dopo interminabili minuti, suonano alla porta. “Aspettami qui” sussurra la tua Padrona, come se potessi fare qualcos’altro così legata. La senti accogliere qualcuno. Un uomo. Uno sconosciuto, ma la tua Padrona lo saluta amabile. “Benvenuto. Piacere di conoscerti. Hai portato le analisi?” “Eccole.” “Perfetto. È la che ci attende.” Lui ride. “Lasciamola attendere.” Un bacio, tanti baci e tante carezze. Mentre tu sei abbandonata nella stanza, dimenticata, la cappella che brucia ed i muscoli indolenziti. Ti assopisci. Uno schiaffo ti riporta alla realtà. Ti tolgono il bavaglio e ti fanno girare. Alla pecorina sul divano, il culo per aria. Un cazzo duro e largo si struscia sulle tue labbra. Per te è ormai automatico, le apri e cominci a succhiarlo. Senti la voce di Lui vicina che sussurra “Brava la mia puttana, salutami come si deve.” Si rivolge alla tua Padrona. “Slega le caviglie dalle manette e legale alle palle, una corda corta, che sia in tensione.” Lui ti porta le braccia più in alto, bloccandotele all’altezza delle reni. “Trenta colpi” annuncia la tua Padrona. “Non farmi sentire i denti” t’intima Lui. Il primo colpo è il più difficile da incassare. Ti fa saltare e lo strappo alle palle è così forte da farti urlare, ma così apri la bocca invece che chiuderla. “Brava cagnetta” dice lui compiaciuto, prendendo a scoparti la bocca. “Fai sentire la lingua. Così.” La Padrona ti colpisce il culo con un ritmo regolare, ma non del tutto prevedibile. Il colpo arriva ogni due o tre affondi del Suo cazzo nella tua bocca. Lotti per non contrarre i muscoli e non strattonare inutilmente i tuoi coglioni ormai doloranti. Lui ti scopa con foga la bocca. “Altri cinque colpi. Direttamente sulle palle. Se sento i denti, sarò io a dartene dieci e ti assicuro che te ne pentirai!” La tua Padrona ridacchia e appoggia lo scudiscio alle tue palline. Un brivido inaspettato ti corre lungo la schiena e ti costringe ad inarcarla, porgendogliele ancora meglio. La tua Padrona, compiaciuta, lo interpreta come un invito e da il primo colpo secco. Urli. Lui ti prende per le orecchie e affonda il cazzo nella tua gola. Continuano e continuano. Crolli in un universo di dolore e al quinto colpo, puntuale, Lui s’irrigidisce e gode con un denso fiotto di sborra direttamente nella tua bocca. Il primo schizzo dritto in gola, il secondo sulla lingua e ne senti meglio il sapore. “Continua a succhiare, troia” Tu obbedisci. Che altro puoi fare? Lo succhi, lo lecchi, lo mungi fino a che il suo cazzo non smette di pulsare. “Ora piano. Lecca piano e dolcemente, ma non smettere.” Ti sussurra, montando sul divano senza farlo uscire dalla tua bocca e sdraiandosi, spaparanzato con te fra le gambe. Attira a sé la tua Padrona e la bacia. “Sei stato bravo. Sono eccitata, un lago” La senti dire. All’inizio pensi si riferisca a te, ma capisci che parla allo sconosciuto e che tu non sei che un trastullo per lei. Un oggetto. Più nulla. Lei geme. Si fa leccare da Lui e tu avvampi d’invidia… ma continui a succhiarLo. Che altro puoi fare? Dopo poco, il Suo cazzo si fa di nuovo duro. “Anche lei è stata brava” lo senti aggiungere, mentre ti poggia una mano sulla nuca. “Credo si meriti un orgasmo.” Hai un moto d’orgoglio e di sorpresa. La tua Padrona ridacchia. “Anche io.” Lui ti prende per i capelli, guida la tua bocca sulla Sua figa. “Sì, ne meriti uno anche tu!” Prendi a leccare con foga. Senti le dita di Lui che ti tastano il culo, bagnate di crema. Il suo cazzo ti allarga, ti apre ed è grosso da far male. Lo senti che affonda, centimetro dopo centimetro. Prende a muoversi, ma la tua attenzione è tutta concentrata sulla figa della tua Padrona. Poi cominci ad avere le gambe molli, cerchi i suoi colpi. La troia che c’è in te esce fuori. “Oh sì, fatti sbattere, puttana! Oggi se vuoi godere, devi farlo di culo. Il tuo cazzo e le tue palle servono solo per soffrire” commenta Lui schiacciandoti la faccia sulla figa della padrona e raddoppiando la foga degli affondi. Il dolore ti fa tremare, ti fa stringere ritmicamente il sedere. Ti fa mungere quel cazzo con lo sfintere. Il bastardo ha fatto apposta a goderti in bocca prima, ed ora dura a lungo e ti spana per bene. Non ce la fai più, la Padrona ha goduto più e più volte infradiciandoti la faccia di umori. Gli spasmi si allargano dal tuo culo rotto alle palle doloranti, il tuo cazzettino prende a tremare e poi a schizzare il tuo inutile seme, quello che hai accumulato in tanti giorni d’astinenza. Non fai in tempo a godere, che Lui rantola afferrandoti per i capelli. Ti rivolta, spingendoti a terra e t’intima “Apri la bocca!” Da brava puttana, la spalanchi spingendo fuori la lingua. I fiotti del suo sperma caldo ti imbrattano la faccia. Poi ti tappa la bocca facendoselo pulire di nuovo. Il piacere si è portato via quel poco di lucidità che ti era rimasta. Continui a leccare il cazzo che hai in bocca, mezza stravolta. Nella confusione, Lo senti dire alla tua Padrona “Allora questa volta l’ha passata liscia? Terrai questa troia?” Lei ride. “Per questa volta, ma se mi delude ancora vedrà! …Potrei anche donarla a te” aggiunge maliziosa.
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14 years ago
cz3schiavo, 33
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Fuori e dentro una finestra....
Il mare bisbigliava con il vento dietro a pettinare ogni onda. La notte lì a spiare. Il vecchio si strinse ancor più forte alle grazie della sua signora, e si sentiva il suo respiro debole che le accarezzava il dietro orecchio. Lei si volle girare ma lui lo impedì. Gli mise le mani sotto la sottoveste e lei rise. Improvvisamente, la Luna riempì la finestra con una bella faccia tosta. E lui li vide. Erano giovanissimi, su per giù 18, 19 anni. Stessa spiaggia, stesso mese, stessa Luna. C’era solo una finestra di mezzo. Si stavano baciando. Non come fanno due innamorati adolescenti. Come se si baciassero da una vita. Un onda portò l’odore di alghe e la spiaggia impazzì. Uccelli a volare……ma dov’erano prima? Il vento a fischiare eccitato e pieno di sale….. Lei rise….aveva qualcosa di femminile e eccitante ma nello stesso tempo la voce era da bambina. Una risata al’odore di alghe….rimasta appesa nella memoria a sfidare gli anni. Le mani nodose e fredde cercavano forme femminili. La donna piegò un po’ la testa e il suo corpo prese la forma di una S. Lui fu invaso dal’odore del corpo, come un onda improvvisa che non fa rumore ma ti copre, ti fa annegare lo stesso. L’uomo sentii . Aveva imparato con gli anni a spiare i suoi sensi, li seguiva che stringevano i capillari, spremevano qualcosa nel sangue e ….. non era più lui! Quest’odore ne aveva la potenza! Era sul punto di affondare dentro quando di nuovo loro…. Tutto surreale intorno ; un mare silenzioso e una Luna seminascosta, un aria fredda e onde taciturne. Si sente solo la loro risata. Le voci che dicono qualcosa, qualcosa di ridicolo e pieno d’imbarazzo. E poi la risata. Pura, liberatoria, naturale come il rumore delle ali che sbattono la mattina alla spiaggia. Lui che la stringe a se e le voci si mischiano. La sguscia piano, prima il maglione e poi il resto. Trema. Non c’è sesso, solo voglia di fissare l’attimo. Si denudano e si abbracciano. E fu allora che sparì il mare, le alghe, l’onda …… Rimase solo l’odore, concepito in quel preciso momento, seguace e fedele a vita. Strinse forte la carne di lei, la avvicinò a se e le fece sentire l’erezione. Seguì con il naso la sua spina dorsale mentre con le mani le alzava il busto. Intrufola la coscia in mezzo alle bianche rotondità della donna e arriva al sesso. Lo sente il suo desiderio……come un animale si appresta a spiarlo, un inizio di sorriso lo tradisce il suo piacere mentre tutti i sensi competono con i suoi capelli per ricevere tutto, pezzetti di voce che ansima, aria di donna eccitata che gli esce con il respiro, sguardo protetto da occhi semichiusi…. E la penetra, si ferma a spiare l’inarcamento del suo corpo e la penetra ancor' più forte….. Afferra i suoi seni e una mano sua la segue. L’altra mano della donna arriva a toccargli il pene, si bagna di umori e si avvicina alle labbra…… Spinge forte le dita della donna nella sua bocca, poi sulle sue labbra e di nuovo in bocca. Spinge il suo bacino dentro di lei con colpi decisi e veloci, stringe i suoi capezzoli, al improvviso, la gira a se , le viene sopra e la guarda con occhi che bucano il semibuio mentre la penetra ancora…. I ragazzi stano facendo l’amore….sdraiati dove le onde baciano la sabbia. Lui ha voglia di baciarla ma non ci riesce, la guarda estasiato mentre lei gode, ogni gesto suo gli entra nel sangue, la sua pelle che rabbrividisce, la sua voce che lo chiama, le sue labbra che lo vogliono…. Le apre oscenamente piano le cosce come se seppellisse con quel gesto l’ultimo pudore tra loro. Le sfiora la pelle delle cosce con la guancia sua che grafia e lei trema. L’onda che soffoca la sua foga e bagna entrambi sfacciatamente, poi di nuovo pelle, sale, alghe e pelle impazzita. Sono l’uno sopra l’altro. Con un respiro che fece uscire la Luna dal nascondiglio…. Il resto tace…. Il vecchio lo sentì quel respiro……vide anche la Luna sporgersi e lo salutò con un sorriso beffardo... Fece uscire lo stesso respiro per l'ultima volta mentre una mano da donna vecchia le sfiorava le guance cercando di sistemare la coperta....
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14 years ago
admin, 75
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Era novembre
Era novembre dell’anno scorso, siamo nella stanza della Signora …, ci stiamo cambiando per uscire a mangiare una pizza, sei in slip e reggiseno e stai indossando delle autoreggenti. Io sono in boxer e mi sto avvicinando a te da dietro. Sai che adoro vederti nuda con solo le calze, perciò mi strofino su di te provocandoti un’eccitazione immediata. Poi mi chiedi: “Ti piace vedermi in autoreggenti, vero?”. Io rispondo: “Sì, lo sai, mi fa impazzire”. Poi aggiungi: “Perché non provi ad indossarle, voglio vedere come ti stanno, ti rispondo: “Perché no, quali mi dai ?”. Cerchi dentro la borsa e ne estrai un paio color carne e mi dici: “Prova queste”. Io, con un certo imbarazzo, predo le calze ed inizio ad indossarle ma mi fermi immediatamente dicendomi: “Devi toglierti prima quei boxer, altrimenti non fanno l’effetto che vorrei”. Tolsi i boxer ed infilai le calze. Il mio membro è già duro. Poi inizi ad accarezzarmi, prima le gambe, poi il culo arrivando al membro. Io facevo altrettanto, ci strusciavamo le gambe, mi sembra di impazzire. Poi lentamente ti inginocchi davanti a me e, continuando ad accarezzarmi le gambe, appoggi la bocca sul mio sesso. Lentamente lo fai sparire in te in un fantastico piacere. Sono in piedi davanti a te, nudo con solo un paio di calze autoreggenti addosso e tu mi stava facendo impazzire con la tua bocca come non avevi mai fatto, non stavo più nella pelle, provo un godimento indescrivibile, finché ad un tratto, ti fermi e mi dici: “Ti piace è? anche a me, ma se vuoi che continui devi promettermi che le prossime sere quando arrivo a casa, sotto la tuta ti metti le mie calze”. Io, in questa situazione, avrei fatto di tutto e così feci. Finito il superbo pompino uscimmo a mangiare la pizza. Il giorno successivo solo in stanza ripensai alla sera precedente e mi chiedevo: “Quando arriva a casa questa sera che faccio? finta di niente? le chiedo qual’cosa a riguardo?”. Arrivata a casa, sali in camera per cambiarti e mi porgi un paio di autoreggenti appena acquistate. Ripensando al giorno precedente, non esito un attimo e le infilo sotto la tuta, poi vengo giù in cucina, dove ti trovo seduta ad aspettarmi. Ti giri e mi abbracci, andando con tue mani ad accarezzarmi sul mio culo. Intuisco immediatamente che lo fai, per verificare se sotto i pantaloni indosso le calze, ed appena ne ottieni la conferma mi sorridi maliziosamente. Lo ho già bello duro, quando lentamente, allargando l’elastico della tuta, infili le mani sotto, palpandomi i glutei. Una tua mano passa davanti ed inizia ad accarezzarmi lentamente. Mentre stavo già pregustando la situazione, mi sussurri sottovoce: “Bravo, mi piace da morire sentirti e vederti con addosso le calze che ti ho regalato, ma vedo che non dispiace neanche a te !”. Non ti rispondo, ma era facile intuire quello che pensavo. Lentamente mi cali i pantaloni fino alle caviglie, scoprendomi completamente. Mi accarezzi le gambe, il culo ed il membro, che duro come il marmo e in attesa delle tue attenzioni. Io faccio altrettanto, avendoti sfilato il lungo maglione che indossi e scoprendoti nuda con indossi un bellissimo paio di autoreggenti nere. Mi passi alle spalle e mi sfili la felpa e la maglietta, lasciandomi nudo con addosso solo le calze. Poi inizi lentamente ad accarezzarmi membro, strusciandoti con il ventre contro i miei glutei. Mi prendi la mano e me la porti sul mio sesso, dicendomi: “Fammi vedere come lo fai tu, voglio guardarti mentre ti tocchi” e togli la tua mano. Io, inizio a toccarmi ed a continuare un lento movimento accarezzandomi lungo tutta l’asta, lascando che tu ti dedichi ad accarezzarmi la schiena ed il resto del corpo. Ti sento premere ritmicamente il tuo pube contro il mio culo, come volessi scoparmi e questo non fa che aumentare la mia eccitazione. Ti sento sempre più eccitata mentre aumenti sia il ritmo che la forza delle spinte. Voglio stare al gioco e mi piego in avanti appoggiandomi con il braccio sinistro al tavolo della cucina, mentre con la destra continuavo a toccarmi. Ad un certo punto sento che smetti e ti allontani, sto per girarmi quando mi dici: “Stai fermo così che arrivo subito”. Neanche il tempo di rigirarmi che sei di nuovo alle mie spalle con le mani sul mio culo. Sento che con le tue dita armeggiano con qualcosa. TI chiedo: “Ma cosa intendi fare ?”. Mi rispondi: “Non ti preoccupare, niente di male, ho solo voglia di scoparti io questa volta, voglio vedere cosa si prova a metterti sotto”, e contemporaneamente sento che mi lubrifichi il buchino con le dita. Rimango di sasso, in passato mi ero messo delle dita nell’orifizio mentre mi accarezzavo, ma mai, neanche nelle mie fantasie più perverse, avevo pensato di invertire i ruoli con te, ma la cosa in questo momento mi eccita più di ogni altra e ti dico: “Fammi vedere come mi scopi”. Con la coda dell’occhio vedo che si stai sistemando uno strap-on, infilandoti un pene di plastica nella figa completamente depilata. Poi sento l’altro pene spingere sul mio orifizio e non oppongo nessuna resistenza. Lentamente sento che me lo stai spingendo sempre più in profondità ed io mi tocco sempre con maggior vigore cercando di assecondare con il culo le tue spinte che si fanno sempre più potenti. Poi mi dici: “Dai, muovi questo culo, fammi godere”, ed io ti rispondo: ”Sì, scopami tutto”. Non ci vuole molto che vengo copiosamente, avendo un doppio orgasmo. Sento che anche tu stai godendo perché lentamente smetti di spingere ed i tuoi gemiti vanno diminuendo, fino a che ti accasci su di me. Sottovoce mi dici: “E’ stato stupendo, voglio farlo ancora” e io ti rispondo: “Si, è piaciuto anche a me, scopami quando vuoi”. Mentre tu mi stringi forte a te.
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14 years ago
nicky1, 36
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Fantasie - prima parte
suona il campanello dell'ufficio. Azz.. proprio ora che sto pensando a una donna sensuale che mi fa eccitare tutte le volte che la sento parlare ma che non ho avuto modo né il piacere di conquistarla né tantomeno di averla… Cerco di pensare ad altro, per lo meno quel gonfiore fastidioso che cresce dentro i pantaloni chiusi è anche abbastanza evidente. Spero solo che dall’ufficio alla porta si smonti e torni alla normalità. Prima di aprire controllo se per la maggior parte tutto è rientrato nella normalità. Perfetto… nn si vede niente… posso aprire… Apro e…. le arterie alla gola si chiudono e sento un certo calore crescere e espandersi…. Buongiorno…. L’unica cosa che mi esce è… ehi (ma che fava) Mi fai entrare? Prego prego… stavo pensando proprio a te.. A si? A cosa? No, niente.. che era da tanto che nn ci vedevamo. sempre e rigorosamente con gli occhiali da sole, un lungo cappotto grigio è l’unica che riesco a notare, anche perché è ancora troppo presto dai pensieri di prima che ho paura che “qualcuno” si ribelli e che faccia scoppiare un enorme imbarazzo… vuoi un caffè? Gli dico girandole le spalle.. si grazie, ero da queste parti e ho detto… quasi quasi mi fermo a fargli un saluto…. “ecco, brava, fermati anche, così oggi nn faccio più un cazzo” La sento che mi viene dietro mentre vado alla macchinetta del caffè. Prendo la cialda la metto dentro la fessura, metto sotto due bicchieri di carta e mi giro.. Guardandola negli occhi le dico… si deve riscaldare…. Da te è sempre calda? (ma che battuta del cavolo). Sorridendo: no no.. penso che tutte debbano essere riscaldate….. hahahaah “che fai, alzi la palla” Mica sempre vero…. Alcune basta accenderle una volta e rimangono calde.. per giorni e giorni… Seeeeeeeee certo… hahahahhhaha Scusa ma, le chiedo, di cosa stiamo parlando? Della macchinetta del caffe, non stavamo parlando di quella? Si si Finalmente il caffè scende, metto lo zucchero e glielo porgo. Andiamo di la.. Ci mettiamo a sedere uno di fronte all’altra bevendo il caffè.. Allora.. che stai facendo? Mi chiede. Sempre le solite cose… due palleeeee Si alza in piedi e si leva in cappotto.. pantalone nero a tubo, scarpe con il tacco maglione con scollo a V e sciarpa… e lì, nn sò come, né perché.. tutto si comincia a muovere.. non è particolarmente sexi ma ha quel non sò che, i movimenti, la grazia che mi fanno eccitare… e si comincia a vedere.. Cerco di piegarmi in avanti per aggiustare quello che stà lievitando e per cercare di nn far vedere…. “e ora se mi devo alzare che faccio? Umhh potrei fingere una paralisi, il colpo della strega, umpfhhh” Facendo questo mi sporgo verso di lei e dico la prima cosa che mi viene in mente….. E te? Come stai? Mah benino.. anche io solite cose… è un paio di giorni però che ho sempre male al collo, non sò.. forse dormo male… Male al collo? “ovvia, ora prendo due piccioni con una fava” fammi sentire… Prendo con le mani le sue ginocchia e la faccio ruotare sulla sedia girevole “che invenzione” Ma che fai?????? Dai.. voglio solo sentire se posso fare qualcosa, te l’ho detto che mi avevano insegnato a fare i massaggi…. Sono dietro di lei, per ora il pericolo è scongiurato però sò che ora potrebbe solo peggiorare e quindi… prima di iniziare.. P.d.F.p.E.F.d.M. (piano di fuga per evitare figure di merda, n.d.s.). Sono stato più veloce del mio pc. "Allora, porta alle spalle, bicchieri di plastica a fianco a me, lei si gira, io prendo i bicchieri e vado a buttarli in cucina… arrivato in cucina, bottigliata di acqua da ½ litro sulle palle, urlo soffocato.. ritorno e sono perfettamente asessuato.. vai….." In piedi dietro di lei, gli tolgo la sciarpa le metto le mani al collo e comncio a sentire i nervi induriti.. comincio piano in modo da riscaldare la parte, e un mugolio esce dalla sua bocca… Faccio finta di niente ma mentre massaggio osservo: osservo il suo scollo che, leggermente sollevato, fa intravedere l’inizio del seno.. fa capolino un pizzo nero… le braccia scendono lungo il corpo e si piegano con le mani in mezzo alle gambe chiuse come le chiese. Continuo a massaggiare aumentando la pressione, ma senza esagerare. Posso comandare le mani, posso decidere come e quanto muoverle, quanta forza usare…. L’unica cosa è che invece il gonfiore aumentare, come un rigagnolo di acqua trova il suo percorso e si allarga…. Estendo il massaggio anche alla parte superiore del collo, le afferro la testa e la muovo da destra a sinistra…. Ora, pensando che ho la sua testa fra le mani, avrei voglia di toccarmi.. per fargli sentire per lo meno che non è solo, che lo capisco ma che non potrà avere altro per ora…. Spingo i pollici alla base della nuca e comincio a muoverli in piccoli cerchi… Va meglio??? Con gli occhi socchiusi: Umhhh si dai… continua….. Chiudo gli occhi anche io e continuando a massaggiare, la immagino con la bocca all’altezza della patta dei pantaloni.. Riapro gli occhi e le braccia ora sono stese verso terra, rilassate… mentre le gambe si sono aperte…. Richiudo gli occhi, e mi immagino in ginocchio davanti a lei con le braccia che gli cingo la vita e la bocca affogata nel mio piacere……
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14 years ago
admin, 75
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All\'insaputa della moglie!!!!
ciao...come da inserzione sono un tecnico del pc,software, un giorno vengo contattato da una coppia,dicendomi: ciao siamo coppia alle prime esperienze,,mia moglie mi sa che nn cade in questo gioco,vorrei una tua collaborazione,ci possiamo vedere prima noi di persona???noi nel senso tra uomini, rispondo ok... al bar si fa questo incontro...lui 40 enne,bello aspetto,io pensavo....questo è gay... ok si parla x lui vado bene, cosi organizziamo questa cosa.. lui va a casa carica tutte le foto della moglie nuda sul pc,anche foto forti come immagine.. dopo 2 ore verso le 19 mi telefona... pronto è la (nome della mia azienda) rispondo si.. lui: ho problemi con il pc puo aiutarmi?? cosi dopo 30 minuti mi presento a casa sua.. mi apre la porta una signora di 35 anni,bella ,elegante,con modi veramente d.o.c. ok,ci salutiamo,lui mi accompagna al pc,mi siedo x operare,la moglie inizia a fare il caffè... tutto normale.... lui apre un programma di foto ritocco... specificandomi che le foto erano di tipo personale,,nel frattempo si presenta la moglie,lui amore siediti che ora il tecnico ci spiega come usare questo programma,nn preoccuparti,i tecnici sono come i medici di famiglia,possono sapere,cosi carichiamo la prima foto,,,una foto di lei in intimo.. la moglie: ma no dai ho vergogna, e io subito x farla sentire al centro dell'attenzione... complimenti signora..quasi quasi nn sembra lei .. vestita nn si direbbe.. ok continuiamo con carico foto... fino a quando nn arriviamo che lei sta nuda. io guardo le foto e gli dico: signora nn dite niente ma queste nn sono foto vostre...nn credo che lei ha un fisico cosi bello.lui complice dice alla moglie: cara ti dispiace se ti cambi?? mettiti qualcosa si leggero lei si incazza come una bestia,poi la convince e cosi via...... minigonna corta con camicia,tutta scollata, il marito x rompere la tensione, mi dice: allora???? e lei o no?? beh effettivamente si, complimenti,anke se nuda sta molto meglio.. mentre carico altre foto, gli dico,scusa ma io nn riesco a continuare con sua moglie qui vicino,vedendo le sue foto nuda e mentre scopate, posso andare in bagno?? lui ma certo.. uscendo dal bagno trovo lui che la sta baciando e con una mano nei slip. io senza dire niente allungo una mano nel seno, lui la spoglia mi da una macchina fotografica in mano e mi dice di scattare le foto, se la scopa sul divano, poi mi dice di spogliarmi, vuole fare le foto della moglie con un altro,xke lo eccita,ma senza prenetazione.. ok la signora mi fa un pompino,poi andiamo in camera da letto,lei si mette a pecorina e mi dice??? allora sono o nn sono come da foto???? complimenti signora... lei: ma ora mi guardi solo?? beh...alla fine vi dico ke abbiamo fatto anche la doppia penetrazione.. bella coppia,,ma se mi chiedete,era vero che la moglie nn sapeva nulla??? vi rispondo,nn lo so!!!!!
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14 years ago
DOTATOCASERTA23,
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Novembre 2010 "car-parking"
La linea che delimita il confine tra un successo ed un insuccesso è sottile, talmente sottile che molte volte, pur prestando il massimo dell’attenzione, compiamo qualcosa di inopportuno ed è presto fatto si prevarica il confine e quando c’è ne accorgiamo è ormai troppo tardi e diventiamo gli artefici di un insuccesso. Quanto sopra è bene tenerlo presente sempre, in ogni azione che compiamo ed in ogni situazione, anche e soprattutto in questo Magico Gioco di Intriganti Trasgressioni. Sono trascorsi molti anni (circa 18), da quando in modo del tutto casuale mi avvicinai a questo gioco, i luoghi insoliti ed in modo particolare i car-parking, costituiscono per il sottoscritto un autentico Ritorno al Passato e pertanto di tanto in tanto come il Figlio al Prodigo, quando la disponibilità di tempo me lo consente, faccio un giro nei car-parking alla ricerca di Emozionanti Trasgressioni Non Preconfezionati. Giorno 16-Novembre-2010 ore 13;00, circa nel corso di uno dei miei giri, in un car-parking, notai un fuori strada, i cui occupanti erano posizionati lungo i sedili posteriori, le loro sagome rilevano la presenza di una Bella donna tra i 35 ed i 40 anni, bruna con i capelli lunghi e mossi, ed un Uomo di circa 50anni. Esaminai rapidamente la situazione e decisi di parcheggiare la mia auto perpendicolarmente alla loro, in modo da poter vedere le loro evoluzioni e contemporaneamente mostrarmi loro, dopo circa una decina di minuti (il classico tempo di studio), gli occupanti del Fuori Strada, decisero di dare inizio ai giochi e lo fecero con classe, grande erotismo e soprattutto in modo esplicito, in quanto LUI tolte la gonna alla sua LEI, la pose sotto il mio sguardo in perizoma e calze autoreggenti di color bianco. Di lì a breve Lei diede vita ad un Pompino D.O.C. con movimento lento e deciso, lo riuscivo ad intuire dal movimento lento della testa, ciò ben presto determinò un avanzamento di libido nel suo compagno che per contraccambiare iniziò ad accarezzarla, nelle parti intime e questa ulteriore azione comportò non solo il movimento ondulatorio del bacino di Lei, ma anche la mia eccitazione. Letteralmente preso dall’eccitazione dopo essermi slacciato ed abbassato i pantaloni iniziai a masturbarmi in modo da farmi vedere, infatti Lui notando la mia azione abbassò il finestrino in modo, che entrambi (Lei un po’ a fatica si era girata di viso verso di me), potessero vedermi, ma cosa………., LEI era bendata con un foulard scuro, sinceramente una storia del genere non avevo mai avuto il piacere di viverla, pur avendo ripeto una certa esperienza a fatica cercavo di controllarmi al fine di portare il più possibile, a mio vantaggio la situazione, compiendo i movimenti giusti al momento giusto. Non so se chi leggerà, questo mio, riesce a comprendere lo stato d’animo in cui ero, ma credetemi è pura Adrenalina Trasgressiva è qualcosa di Magico. Lui a questo punto fece alzare Lei ed iniziò a sbottonare lentamente la camicia di colore bianco, poi la tolse e d’avanti ai miei occhi svettarono due seni straordinari, che ben presto divennero il centro delle attenzioni del suo LUI. Ed Io eh Si pensai “Caro Mio Chi Mostra Gode e Chi Guarda Crepa, ma No………., Aiuta gli Altri A Godersela”. Compreso il gioco, mi mossi con Audacia ed Eleganza (ponendo la mia Auto in obliquo, rispetto la loro, ed abbassai il finestrino, e mi posi in ginocchio sul sedile del passeggero ed iniziai a far ampi cenni con lo sguardo, di compiacimento nei loro confronti), Lei dietro indicazioni del suo compagno, si pose d’avanti al finestrino e con il viso posto nella mia direzione iniziò a bagnarsi le labbra con la lingua e di tanto in tanto simulava un pompino. Di lì a poco Lui scese dall’auto e dopo avermi fatto segno di controllare il sopraggiungere di altre auto, si pose d’avanti allo sportello dal quale LEI si mostrava e dopo averla baciata in bocca, aprì lo sportello e la fece scendere, era straordinariamente Intrigante e Bella, quindi dopo averle sfilato il perizoma la pose a carponi per mostrarmi la figa che era scura e priva di peli, a tale visione senza far rumore aprii lo sportello e mi posi in piedi d’avanti alla mia auto con i pantaloni abbassati ed il membro ben in vista e ripresi a masturbarmi, LUI vedendo la mia azione, fece cenno di non muovermi e di controllare sempre se sopraggiungeva qualche auto, il che avrebbe determinato la fine del gioco…..forse. LUI non era inesperto del gioco e la dimostrazione la ebbi quando aprì anche lo sportello del conducente e presa LEI per mano la pose a carponi con il viso rivolto verso di me, posizionandosi tra i due sportelli in modo da proteggersi dalla vista di qualche guardone. Con Colpi decisi e violenti, diedero inizio alla loro scopata, mentre IO ero sempre intento a masturbarmi e con passi lenti iniziai ad avvicinarmi, LUI proseguiva e di tanto in tanto schiaffeggiava LEI sui glutei, giunto ormai ad un paio di metri da loro potei sentire anche le loro voci, estasiante LEI che diceva “VISTO CARO COME TI AMO, MI FACCIO SCOPARE DA TE IN QUESTO MODO”. A tale frase LUI rispose “Tesoro sai c’è un Singolo che da tempo ci osserva”, e LEI lo incalzò dicendo “Guardasse pure, ma Tu non fermarti continua a scoparmi”, invito che venne colto al volo da suo compagno, il quale in modo imperterrito continuava a scoparla e sicuramente preso dall’eccitazione, mi fecce cenno di avvicinarmi ulteriormente a LEI. Ero così giunto a meno di un metro e LEI iniziò ad avvertire la mia presenza ed infatti chiese al suo LUI cosa stesse succedendo e questi le rispose “Nulla Amore, non succede nulla c’è solo il Singolo di cui ti ho accennato ed ora è solo a pochi passi da TE, se ti và allunga la mano e masturbalo”. LEI rispose “ Se è vero che c’e un Singolo d’avanti a Noi, Tu Vuoi che Io gli faccio una sega???” LUI a tale frase disse “ Lo sai Amore, cosa Desidero”, a queste parole LEI allungò la sua mano e aiutata dal suo Compagno, iniziò a toccarmi con molta delicatezza. Io dopo aver dato un’occhiata per verificare che nessuno sopraggiungesse, mi avvicinai ulteriormente, a tale movimento LUI intuì i miei desideri e disse “Dai Amore Delizia il Ns. Amico con le tue Labbra”. Che musica sublime divenne quella frase, per le mie orecchie, LEI colse al volo l’invito del suo compagno ed iniziò ad avvolgere il mio membro con le sue Labbra decisamente carnose ed abili, ma quando accompagnò tale movimento, con quello della lingua lungo il mio membro ed infine discese con la bocca aperta sul mio membro, che veniva così ingurgitato quasi del tutto, per me ebbe inizio una piacevolissima tortura! LUI a tale visione preso dall’incremento dell’eccitazione raggiunse l’orgasmo in modo copioso su i glutei della sua Compagna, la quale mi afferrò per i glutei ed incrementò la velocità del movimento con la testa, resisterle sarebbe stato inopportuno ed infatti feci in tempo ad estrarre il membro dalle sue labbra voraci e con il primo schizzo le bagnai il viso! LUI con una prontezza inverosimile aveva i fazzolettini in mano si adoperò a pulirne il viso , quindi mi congedò con un saluto dandomi un fazzolettino per pulirmi e LEI, zero non disse nulla, mi sorrise prima di ritornare in auto. Incredulo ritornai nella mia auto dalla quale ridiscesi dopo poco per sciacquarmi con l’acqua che porto sempre in auto, mentre ero intento alla pulizia del mio membro ed a ricompormi, con la loro auto i due Amici si avvicinarono e lo fecero con la parte del passeggero rivolto verso la mia direzione, LEI aprì il finestrino ed ancora bendata mi salutò dicendomi “Grazie era da molto tempo che volevamo vivere una tale esperienza , ma purtroppo fino ad oggi non era stato possibile, per diversi motivi, se in futuro ci dovessimo ritrovare qui o altrove puoi avvicinarti tranquillamente, sai….proseguì il suo esperto Compagno, “LEI è molto brava con la bocca, ma se Ti comporti con Discrezione ed Eleganza vedrai che è favolosa anche quando scopa” con un suono di clacson mi salutarono! Cosa aggiungere, i Car-Parking ed i Luoghi Insoliti in genere, sono I LUOGHI REALI per Vivere Giochi di Trasgressione, ma purtroppo è da un po’ di tempo (ultimo quadriennio), che vengono frequentati da Gente (Singoli) il cui Comportamento Denota Molta Ignoranza, Volgarità ed Approssimazione e ciò determina la riduzione del numero di Coppie che Decidono di Vivere Momenti Trasgressivi, Lungamente Fantasticati, ma non per queste persone il gioco deve finire, basta saper attendere il momento e soprattutto il Singolo Giusto Che Abbia le TRE C “ Cervello, Classe e C…..” !
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14 years ago
admin, 75
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A proposito di "epilogo"
solo erotismo? Solo sesso?... so di essere fuori tema e certo questa non la sezione giusta ma Anna35 non pu˜ rimanere senza seguito (ecch, cacchio!). Chiedo pazienza. Prima Enjoy (passionalitˆ, femminilitˆ, coinvolgimento forse eccessivo), poi Venere (perfezione, professionalitˆ, distacco forse eccessivo) poi Zeus (capacitˆ di raziocinio, esperienza, forse eccessivo), poi altri (non voglio essere selettivo)É poi Anna (una grande umanitˆ con un italiano rubato). Ci siamo accorti di cosa successo? Abituati a cercare e leggere di ci˜ Òche va dalla pelle in fuoriÓ abbiamo forse smarrito la percezione che dietro dei freddi e ogni tanto fantasiosi nick ci sta unÕumanitˆ, una passione, una sofferenza, un bisogno di esprimere qualcosa, dei sentimenti. Col cÉ in mano abbiamo perso il cuore. Molti mi compatiranno, ma ritengo che a queste Donne noi maschietti dobbiamo dire un grazie sincero, e soprattutto a Enjoy che con il suo sfogo appassionato e confuso ha costretto ad abbassare qualche velo dalla nostra immagine virtuale rivelando lo spessore emotivo delle persone. Forse questo sito ha manifestato un contenuto pi umano. La ricchezza nascosta delle persone. Chiedo ancora scusa per la riflessione fuori luogo.
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14 years ago
admin, 75
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Il pompino al cugino
ciao son marco 30enne di cagliari, vivo da etero ma ho tendenze bsex passive dovute a qualche esperienza fatta in adolescenza..... Infatti capitava spesso che assieme a qualche amico andassimo in luoghi appartati a sfogliare giornaletti porno, il tutto finiva con un sega party, quanto era bello essere circondato da minchie......la più bella era quella di un cugino più grande, aveva un randellone e a me piaceva guardarglielo, penso che si accorse della mia "passione" e anche lui mi fissava maneggiandoselo e prostaendolo, che enorne ;)...........poi da soli cominciò a manifestare tendenze bsex attive, mi parlava di essersi inculato un compagno e dei pompini che gli faceva un amico...io arrossivo ma mi eccitavo e timidamente gli chiedevo particolari, saliti in motorino mi faceva guidare per farmi sentire la sua erezione fra le chiappe, la cosa comminciava a picermi....un bellissimo giorno i nostri genitori ci mandarono a prendere delle cose in una casa in campagna, durante il tragitto lui comminciò a parlarmi della normalità della bissessualità, io chiesi ma non è da froci, lui mi rispose che erano froci quelli che andavano solo a uomini, feci il tragitto col suo bell'ucello poggiato in culo. Arrivati alla casa l'eccitazione era tanta così tolse fuori il nerchione, era più enorme del solito, io lo fissavo seduto in poltrona, ero eccitato dalla visione, ad un certo punto mi chiese vuoi provare a farmi una sega, io arrosì lui si avvicino e le mie mani andarono sul suo cazzo, comminciai a maneggiarglielo quanto era tanto nelle mie mani, me lo fece misurare non bastavano le mie due mani....aveva una capella favolosa, massaggvo le palle, poi lo smanettai più energicamente fino a farlo sborrare................. l'indomani passo a prendermi con la scusa di una scampagnata, mi porto in montagna e in una zona appartata lo tiro fuori e mi chiese mi aiuti? cominciai a fargli un segone, poi mi chiese ti va di farmi un pompino, io risposi se a te piace si.................ci imboscammo in un cespuglio, si sdraiò, era enorme, lo smanettai un po, poi come se posseduto la mia testa ando automaticamente giu, comminciai a succhiare, ero eccitatissimo la bocca aperta non lo conteneva ed emettevo "suoni di pompa", sentivo il sangue in testa, era la prima volta ma spompinavo avvidamente, la testa andava su e poi nuovamente giù sino alle palle, poi lo scapuciavo era stupendo averlo così vicino agli occhio, lo leccavo dalla base sino alla capella e poi nuovamente tutto in bocca, sino a farmi sborrare in faccia......................mi guardò ridendo e disse: cavoli meno male che non volevi, che pompa!! passai un anno a fargli pompe ogni fine settimana, poi nulla piu e mi sono esercitato con zuccone che spesso mi finiscono nel culo............. cerco persone riservate con un gran bel cazzo................... presto pubblico foto.
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14 years ago
admin, 75
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Eurostar
I graffiti sui muri di fianco alle rotaie correvano sempre più veloci, Federico provava una strana ammirazione per gli autori di quei segni, per quanto in genere ormai fossero uniformati fra loro e, cosa ancor più grave, non rappresentassero più ciò che erano agli inizi, un grido dissonante nel coro delle parche asservite al potere. Il potere ha un’abilità cinica ed estremamente efficente, ha capito, da tempo immemorabile, che il sistema più efficace per combattere la protesta e il dissenso non è metterli a tacere, bensì assorbirli, fingere una compiaciuta tolleranza, se non addirittura un apprezzamento. Una volta ristretta, circoscritta, canonizzata, qualsiasi protesta perde tutta la sua forza, diviene innocua. Nell’iPod Jackson Browne aveva lasciato il posto ai Procol Harum, una playlist decisamente eterogenea, seppur riconducibile ad un periodo di tempo ben definito. Nonostante fossero solo le 6,45 del mattino, il sole era già luminoso e caldo, le ombre degli alberi ancora lunghe, le enormi ruote dei covoni sembravano tutte rivolte a osservare il passaggio del treno senza alcun coinvolgimento, spettatori distratti di un film visto già troppe volte. I girasoli non avevano ancora sollevato il capo, non erano ancora diventati gli schiavi insolenti che guardano il dio Sole dritto negli occhi. Questa immagine s’era formata improvvisa e nitida nella sua mente, gli sembrava rappresentasse perfettamente ciò che intendeva per sottomissione. Un girasole deve la sua stessa vita al suo Padrone Sole, ne segue il movimento adorandolo, appena il Sole scende oltre l’orizzonte, il girasole china il capo sconfitto, piegato, incapace di qualsiasi azione; ma, al tempo stesso, sfrontato, sembra sfidare lo sguardo del suo Signore. A un osservatore distratto o superficiale questa potrebbe sembrare almeno una contraddizione, ma per Federico rappresentava l’essenza stessa del suo essere dominante. Quanto più era difficile, arduo, piegare la volontà di colei che aveva scelto come schiava, tanto più era affascinante la sfida. Il vero potere, quello cui è impossibile sfuggire, non viene imposto con la brutalità, ma semplicemente con lo sguardo, con le parole. Seguendo questo pensiero con un sorriso s’era alzato dal suo posto stiracchiandosi. Nelle orecchie gli Eagles, sugli occhi i Rayban Caravan che usava da molto prima che fossero sputtanati da quell’insulto alla cinematografia che era stato Top Gun. Lei era lì, sola sul sedile dietro al suo. Doveva essere salita in treno dopo di lui, non l’aveva notata prima. I capelli neri sciolti, non molto lunghi, la pelle chiara che faceva risaltare gli occhi di un incredibile grigio appena cerchiati, le labbra naturalmente rosse, lucide, grandi. Una canottiera nera, leggera, faticava a contenere il seno che non sembrava particolarmente grande, pantaloni morbidi di lino ecru, sandali. Sembrava essersi svegliata da poco, infreddolita dall’aria condizionata del vagone. Lo sguardo di Federico era sceso sui capezzoli che per il freddo erano così turgidi che attraverso la stoffa si vedeva perfettamente anche l’areola. Erano grandi, quasi sproporzionati rispetto all’apparente dimensione del seno. Quello era un gioco che faceva spesso, non tentava nemmeno di nascondere o dissimulare lo sguardo, sfrontato senza volgarità, era convinto trasparisse un sincero interesse puramente estetico. Sentiva gli occhi di lei scrutarlo, perciò si sforzò di abbandonare la visione della maglia per fissarla in viso, sfidandola. L’espressione di lei in parte lo sorprese. Non sembrava affatto imbarazzata, né infastidita, il sopracciglio impercettibilmente sollevato e un accenno di sorriso le davano un’aria ironica, maliziosamente scaltra, sembrava quasi volesse dirgli: “Fammi guardare quegli occhi che mi stanno fissando le tette da almeno due minuti, vediamo se ce la fai a sostenere con la stessa sicurezza anche il mio sguardo”. Federico non riuscì a trattenere del tutto una risata e neanche lei. “Accidenti all’aria condizionata” “Direi piuttosto benedetta aria condizionata” “Sono contenta che ti piacciano, comunque” “Sai perfettamente di piacere e sei gratificata dagli sguardi che attrai” A queste parole era arrossita, lo sguardo, prima fisso negli occhi di Federico, s’era smarrito, abbassato per un momento. Immediatamente, però, sembrava aver ripreso il controllo della situazione, anche se tracce di un leggero turbamento erano ancora evidenti per chi, come lui, fosse stato in grado di interpretarle. Le mani si muovevano un po’ più nervose, sembrava non riuscissero a trovare un posto dove fermarsi, il respiro appena più corto. Senza darle il tempo di realizzare, di riflettere, le sedette accanto, l’avambraccio a sfiorare intenzionalmente quello di lei. “Accomodati pure, prego eh...” aveva un’aria artificiosamente arrabbiata. “E’ quello che volevi anche tu, no?” Ora la guardava dritta negli occhi, l’aria decisa, la voce calma e profonda. “Presuntuoso” Quella parola, detta con l’intenzione di ristabilire la distanza, ma pronunciata con un leggerissimo tremolio nella voce, suonò invece quasi come una supplica, infatti, subito dopo, i suoi occhi si abbassarono di nuovo. Le prese il mento con le dita e le sollevò il viso, che era arrossito vistosamente, entrambi sapevano cosa sarebbe successo. Di nuovo una sottile aria di sfida negli occhi di lei. Il vagone era semideserto, non erano certo molti quelli che ad agosto si recavano a Milano per il weekend, nessuno perciò sembrava far caso a loro. Quella sensazione d’essere soli era evidente che la spaventava, ma sembrava anche eccitarla, spingerla verso il raggiungimento e, forse, il superamento di quei limiti che normalmente avrebbe avuto, infatti gli prese con decisione la mano, la scostò dal mento intrecciando le dita con forza, senza però abbassare il viso. “Mi stai sfidando” la voce di Federico s’era fatta ancora più bassa e calda. “Piegami, se ne sei capace.” Le passò l’altra mano dietro la nuca, le strinse leggermente il collo poi, improvvisamente, l’afferrò per i capelli rovesciandole la testa all’indietro. La bocca le si socchiuse, lasciando sfuggire un gemito sommesso mentre la stretta delle dita si faceva più forte. L’aveva attirata a sé ed ora il suo collo era a pochi millimetri dal suo viso, inspirava il suo profumo e con le labbra le sfiorava la pelle. Il respiro caldo le provocava ondate di brividi, con una mano stringeva il bracciolo, con l’altra le dita di lui, molto più grandi delle sue. Istintivamente i suoi fianchi, il suo bacino avevano iniziato a muoversi, sporgendosi in avanti. Senza lasciarle i capelli, aveva liberato la mano dalla stretta e, mentre scendeva a sfiorarle la spalla con le labbra, le aveva preso un capezzolo fra le dita, stringendolo. Un sussulto, soffocando sul nascere un grido. “Ti prego, non smettere...” sussurrava con una voce che sembrava venirle dal ventre. Lui rispose stringendo più forte le dita e mordendole il collo, lasciando il primo segno evidente. D’un tratto allentò la stretta sul capezzolo e scese a sciogliere il nodo dei pantaloni. Scostando il pizzo della culotte non ebbe bisogno di ordinarle di aprire le gambe, l’aveva fatto istintivamente. Appena il tempo di sentire la pelle liscia del pube, la punta del clitoride già gonfio e le dita scivolavano dentro a possederla. Per un istante si ritrasse, poi spinse in avanti il bacino per sentirlo più profondamente. Non era imbarazzata nel sapere che lui scopriva la sua eccitazione, si rendeva conto che era esattamente ciò che si aspettava, per nulla sorpreso. Capì che era lui a dettare le regole, a scandire i tempi. Era incapace di qualsiasi movimento, avrebbe voluto fare anche solo un gesto, sentiva il bisogno di scoprire il suo corpo, desiderava conoscere la sua erezione, capire quanto lui fosse coinvolto, ma sentiva che non le era permesso. D’improvviso lui lasciò la presa dei capelli, estrasse le dita e s’appoggiò allo schienale. “Cosa c’è, ho fatto qualcosa di sbagliato?” La sua stessa voce sembrava non appartenerle, tremolante, timorosa, quasi supplicante. Non riusciva a spiegarsi la ragione di quella domanda, l’interruzione le appariva perfettamente logica, naturale, eppure la richiesta le era affiorata alle labbra spontanea, senza che potesse far nulla per fermarla. Gli occhi socchiusi, Federico annusava le dita, le assaporava in un gesto che confermava prepotente il suo carisma. Si sentiva violata ed accarezzata, umiliata e rispettata, una sorta di rabbia sembrava salirle dentro, sentiva un moto di ribellione nei confronti di quell’uomo che s’era insinuato nella sua mente, ancor prima che fra le sue gambe. Si rendeva però conto che la rabbia era sopratutto verso se stessa, non solo per non aver impedito che accadesse, ma anche per aver provato un piacere così intenso e per essersi sorpresa a desiderare che succedesse ancora, anzi, che succedesse qualcosa di più. Quasi potesse assistere al conflitto che la tormentava, Federico le rivolse un enigmatico sorriso che interruppe la battaglia, lasciando il posto all’apprensione per ciò che l’aspettava. Le sfiorò le labbra con le stesse dita che poco prima aveva intriso del suo umore, facendole sentire un profumo a lei noto che ora le sembrava nuovo, sconosciuto. “Ora alzati, vai nell’ultimo vagone, entra nel bagno, spogliati completamente ed aspettami.” Lei scoppiò in una risata che durò solo un istante, le si spense in gola nel momento in cui, alzando gli occhi, aveva colto la determinazione nello sguardo di lui. “Nn.. non ci penso nemmeno” La stretta allo stomaco e al ventre era arrivata improvvisa, inaspettata. Non disse una parola, limitandosi a fissarla le mani giunte, le punte degli indici poggiate sulle labbra. Vide gli occhi di lei diventare più lucidi, una lacrima faceva capolino nonostante gli evidenti, enormi sforzi che faceva per ricacciarla indietro, cercava insomma di ribellarsi ma senza successo, senza convinzione. La vide alzarsi, sgusciare faticosamente fra lui ed il sedile di fronte, rimase ad osservare i bei fianchi che si muovevano mentre si allontanava verso il fondo del vagone. Una volta scomparsa oltre la porta, la immaginava procedere incerta, un po’ per i sobbalzi del treno, ma anche per il tremito che s’era impadronito delle sue gambe. Federico prese il cellulare, ultime chiamate effettuate, Giorgio rispose al primo squillo per fortuna. Si conoscevano solo da poco meno di cinque anni, ma sentiva un profondo affetto, un grande rispetto e una grande stima per lui, nonostante fossero così diversi, quasi antitetici per molti aspetti. Come gli accadeva spesso parlando al telefono, disegnava. Istintivamente tratteggiò sul suo blocco per appunti un bocciolo di rosa, abbellito da un nastro annodato sul gambo privo di foglie ma non di spine. La telefonata durò in effetti pochissimi minuti, un tempo che però era certo a lei sarebbe sembrato infinito, insopportabile. Strappò il foglio con il disegno e lo mise fra le pagine del libro che lei aveva abbandonato sul sedile. Dirigendosi, a sua volta, verso la coda del treno, distrasse la mente da ciò che lo aspettava osservando i volti degli altri viaggiatori, cercando di coglierne le storie. L’ultimo vagone era praticamente vuoto, una donna sui sessant’anni leggeva un’insulsa rivista di gossip, un ragazzo dormiva con la testa schiacciata sul finestrino in una posa innaturale, nessun altro. “Apri” Lentamente l’indicatore sulla porta passò dal rosso al verde. Era appoggiata sul lavabo, gli abiti appesi di fretta ad un gancio, aveva tenuto soltanto i sandali. Nonostante la situazione sul suo viso non s’era spenta quella luce di fierezza che lo affascinava. Estrasse dalla tasca della giacca una leggera, sottile e lunga sciarpa di seta viola che portava sempre con sé, le portò le braccia dietro alla schiena, legandole con abilità i polsi senza bisogno di guardare, la mise a sedere sul lavabo aprendole le gambe. I capezzoli erano rimasti turgidi, pensava all’imbarazzo che doveva aver provato lei attraversando il treno con gli sguardi addosso, anche le areole erano contratte e tutto spiccava sulla pelle chiara del seno, che ora si rivelava più grande di quanto apparisse sotto la canottiera nera. Li prese entrambi fa le dita torcendoli e tirandoli più forte di quanto aveva fatto prima, rammaricandosi di non avere nulla con sé, nessuno “strumento”. Per qualche istante rimase a guardarla, liberò poi i capezzoli prese un seno nella mano e il capezzolo nelle labbra succhiandolo, stringendolo con i denti. Al primo contatto lei aveva tremato ed emesso un rantolo soffocato, che ora si stava trasformando in un lungo, ininterrotto gemito roco, sarebbe forse scivolata dal lavabo se non l’avesse tenuta spinta all’indietro. Stringeva i denti continuando a fissarla, le poggiò una mano all’interno della coscia, vicino all’inguine, sentiva la pelle morbida quasi sfuggirgli mentre serrava le dita. Il profumo della sua figa, eccitatissima, aveva riempito quello spazio angusto, di nuovo fece scivolare le dita dentro di lei, stavolta più aggressivo, senza sforzo, profondamente, mentre con il pollice le stimolava il clitoride. Il piacere la avviluppava come un mare dalle lunghe onde calde, sempre più frequenti ed intense, sentiva arrivare l’orgasmo, lo desiderava e, al tempo stesso, voleva negarselo per prolungare, dilatare all’infinito le sensazioni intense che provava. Ancora una volta, lui parve leggerle nella mente e, all’improvviso, si bloccò, ritirando le dita madide per strofinarle sul suo collo, scendendo poi sul seno, sui capezzoli, sul ventre. Le sembrava d’essere giunta con fatica sulla cima d’una salita e d’essere stata arrestata da una forza superiore alla sua, lo guardava con aria smarrita, interrogativa, ma non osava parlare, chiedere. “No....” di nuovo quella voce estranea dava corpo ai suoi pensieri. Un attimo, un minuto forse e lui tornò a penetrarla come prima facendole riprendere il cammino verso la vetta, solo qualche passo indietro rispetto al momento in cui s’era fermata. Stavolta l’orgasmo era molto più vicino, daccapo però, un istante prima che giungesse, lui s’era fermato, osservandola senza parlare. Ripetè più volte quel “gioco”, dimostrandole quanto era lui a dirigerla, a dettare i tempi, a gestire il suo corpo. Finalmente la liberò da quel susseguirsi di cime e precipizi, concedendole di arrivare in fondo. La costrinse a guardare in basso mentre l’orgasmo le esplodeva dentro, le attanagliava le reni, la schiena, il ventre, la mente e vide la mano di lui raccogliere gli umori che zampillavano fuori come mai le era accaduto prima, stupefatta assisteva a qualcosa di cui aveva solo sentito parlare, che non credeva possibile potesse appartenerle. Vide la macchia che aveva causato sulla camicia e, in parte, sulla cravatta nello stesso istante in cui anch’egli se ne accorgeva e al piacere si sommò una specie di sottile paura, di cui non capiva la ragione. Lentamente Federico iniziò a slacciare la cinta dei pantaloni e diede corpo al timore che l’aveva presa. Afferrandole i capelli la costrinse a scendere dal lavabo, credeva che le gambe non l’avrebbero retta, la spinse verso il pavimento facendole poggiare il viso contro la parete. Per un lunghissimo istante non accadde nulla, poi i primi colpi arrivarono quasi come una liberazione a segnarle le natiche, la schiena, le braccia ancora legate, le mani aperte. Si mordeva le labbra per non farsi sfuggire le grida di dolore e piacere che sentiva salire prepotentemente. Aveva perso la nozione del tempo quando i colpi cessarono e sentì la cinta passarle intorno al collo, usata ora per farla sollevare in piedi. Il metallo freddo del lavabo le diede un piccolo sollievo, così come lo specchio su cui poggiava la schiena che bruciava. Federico si tolse la giacca, la cravatta, poi la camicia ed il resto e le si avvicinò tornando a stringere la cima della cinta che ora usava come un guinzaglio. Abbassò lo sguardo e vide, finalmente, quanto anch’egli fosse eccitato, con una punta di compiacimento che non riuscì a nascondere. La penetrò con un colpo secco, violento. Lo sentiva muovere con forza dentro di sé e l’eccitazione, mai del tutto sopita, tornò a salire velocemente, tanto che sapeva che un nuovo orgasmo sarebbe giunto quasi subito. Non fece però in tempo, lui, inaspettatamente, s’era staccato e, tirandola per quella specie di guinzaglio, l’aveva fatta scendere, costringendola a voltarsi. Sentì la lingua di lui farsi spazio fra le sue natiche, facendole intuire, comprendere le sue intenzioni. “Ti prego mio Signore, mai nessuno prima di te...” Per la prima volta aveva usato il termine Signore e lo aveva fatto con spontaneità, come fosse il modo più naturale e giusto di rivolgersi a lui. Il dolore, acuto ma breve, lasciò subito il posto ad un piacere diverso dal precedente, non meno intenso, sembrava più tangibile, fisico. Ciò che la eccitava di più era però la sensazione di totale dominio che le trasmetteva. Lo sentiva affondare dentro di lei con movimenti sempre più potenti e frequenti, sentiva che stavano procedendo affiancati verso il culmine. Quando sentì il suo calore spandersi dentro di lei un orgasmo lunghissimo le fece quasi perdere i sensi, non solo per l’intensità, ma per il significato che gli attribuiva, per il senso di appartenenza, di devozione verso quell’uomo fino a poco fa sconosciuto, al quale ora non poteva fare a meno di obbedire, felice e fiera di servirlo. Il suono del loro respiro si fondeva con quello ritmato, rassicurante del treno, l’odore acre dei loro corpi sudati la inebriava, il viso ancora schiacciato contro lo specchio attraverso il quale aveva potuto vedere i lineamenti contratti di lui mentre la possedeva, l’espressione che non aveva smesso, nemmeno per un istante, di trasmetterle quella forza che la incatenava a lui, ora più che mai. Chiuse gli occhi per qualche istante, quasi a voler trattenere nella mente quel turbine di emozioni che l’aveva travolta, sfinita. Li tenne chiusi anche quando sentì sciogliere il nodo che le stringeva i polsi. Lo scatto del chiavistello la costrinse a riaprirli, giusto in tempo per vederlo uscire senza voltarsi. Federico, tornando verso il suo posto, si fermò al bar e, prendendo un caffè, sistemò meglio il nodo della cravatta, perfetto come sempre, la macchia era scomparsa, solo qualche leggera traccia sulla camicia che osservò con un sorriso. La vide passare alle sue spalle nello specchio che aveva di fronte, camminava con l’aria spavalda che aveva nei primi istanti di quell’incontro, sentì che lo sfiorava. Voltandosi a guardarla, notò le braccia nude, con impressi i segni rossi che lei sembrava quasi ostentare. Era la sua volta, ora, di sorridere compiaciuto. Di nuovo, i volti dei passeggeri, le loro storie che lo incuriosivano; quattro giapponesi, fotocopia l’uno dell’altro, sembravano preparare un esame di scuola, più che leggere la guida turistica di Roma. Avvicinandosi al suo posto, la fissò per cogliere le sensazioni che trasmetteva, lei alzò gli occhi, guardandolo con un’espressione che aveva perso ogni traccia di sfrontatezza, il girasole si scaldava agli ultimi raggi del Sole, prima di chinare il capo sino al giorno seguente. Tornato a sedere, riaccese l’iPod che aveva lasciato nella valigetta, mise gli occhiali scuri, aprì il blocco sul quale appuntava i pensieri, le idee che voleva fissare, spunti per il suo lavoro di progettazione o per i racconti che scriveva. “…can you tell a green field from a cold steel rail, a smile from a veil...” Curiosa coincidenza che fosse proprio quella frase di Wish you were here ad accompagnarlo in quel momento. Il treno, ora, procedeva lento entrando nella stazione di Firenze. S’era alzato, aveva preso la valigetta, il trolley e aveva rivolto di nuovo lo sguardo verso di lei, gli occhi grigi sembravano splendere ora, si chinò ad accarezzarle una guancia. Sceso dal treno, s’era acceso quella sigaretta che aspettava con impazienza da due ore, intenzionalmente s’era fermato in corrispondenza del finestrino attraverso il quale lei continuava a guardarlo. Fermo al sole fuori della stazione, Federico cercava con gli occhi un taxi. Mettendosi una mano in tasca, trovò un foglietto piegato in due. - Grazie. Gloria 338………….- “Sono io” “Lo so, ti vedo, sono qui, ferma davanti alla stazione….”
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14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Al casale
Venerdì scorso l'ho vista truccarsi in bagno....si truccava per la caccia... .. verso mezzanotte si apprestava per uscire, indossava un vestitino nero, svolazzante, si era tolta i collant e ai piedi aveva sue stivali neri. Le ho alzato il gonnellino e aveva un perizoma bianco. Pensava la sgridassi, invece le ho detto di andarsi a mettere quello di pizzo nero, di seta, con le trasparenze... Siamo andati insieme al Casale, io stavo al bar e la vedevo ballare con ragazzi che con insistenza le toccavano il culo. Lei mi guardava ed io tutto eccitato annuivo con la testa.. Poi ha preso da bere insieme a due ragazzi e si è seduta vicino... Tra un drink ed un altro allungavano la mano cercando di salire vicino alla sua figa. Poi uno l'ha presa per mano e sono entrato in una stanzetta. Uno fuori a controllare e lei dentro con un altro. Ho sbirciato di nascoto ed ho intravisto che era seduta sui suoi tacchi mentre lo spompinava... Dopo 5 minuti è uscito e si sono dati il cambio... riuscivo vedere la sborra che aveva in faccia mentre si puliva. Poi è uscita, e dieci minuti più tardi è venuta da me dicendomi che mai aveva fatto due pompini uno dietro l'altro, e che era stato bellissimo. Mi ha dato la lingua in bocca e riuscivo assaporare il sapore di sborra. Siamo usciti, il mio cazzo scoppiava, siamo entrati in parcheggio... in una zona buia, l'ho girata, alzato la gonna e l'ho pompata da dietro... in pochi colpi ero già venuto... tutto eccitato... Che bella figa che è...
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14 years ago
silverhose,
45/45
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Prima non olevo
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto , mio marito mi ha costretta ad andare in un prive . La serata e' stata abbastanza noiosa fino a quando non siamo andati in una stanza . Vi premetto che mi aveva fatta vestire con un abitino in latex . Ad un certo punto ho deciso di uscire dalla stanza ma mio marito si e' molto arabbiato , fino a costringermi con la forza .I quel momento si sono avvicinati 2 ragazzi e sono entrti . Pensavo che mio marito li cacciasse , invece li ha fatti entrare ed ha chiuso la porta . In un attimo erano nudi e a cazzo dritto . A questo punto mi ha costretto a succhiarli entrambi , ma alla fine l'ho fatto con piacere perche erano carini e dotati .mentre succhiavo uno dei 2 , l'ltro mi ha messo a pecorina e mi ha leccato il buchetto del culetto . e' stao bellissimo , tanto che ad un certo punto me l'ha infilato dentro il culetto di colpo .ho urlato , ma ho goduto anche . mi ha pompata alla grande . poi mi ha goduto dentro ,me lo ha tolto dal culo e me lo ha messo inbocco .Miomarito mi ha detto , troia pulisci il cazzo di merda .Io ero infiota el'ho ripulito per , bene .Anche l'altro ragazzo , con un cazzo molto largoe lungo , mi ha pompata alla grande e poi me lo ha messo in bocca . questa volta il suo cazzo era veramente pieno di meda e sborra ,ma io me lo sono leccato e la cosa mi ha eccitata .Non sapevo di essere cosi troia . La cosa incredibile e' stata poi che mio marito mi ha leccato anche le labbra .poi l'ho visto mettersi a pecorina lui ed uno dei 2 ( l'altro non ha voluto) l'ha inculato alla grande ( che porco, no sapevo gli piacesse ) , poi si e' fatto anche sborrae in bocca ingoiando tutto fino alla fine . Non contenti i ragazi ,mi hanno anche girata e uno mi ha messo una mano nel culo fino alpolso . Io gridavo , ma loro mi tenevano .alla fine ho goduto come non mai , vedendo anche mio marito che si faceva ancora inculare . il porco poi si e' fato anora sborraee in bocca , stavolta da tutti e 2 . Ha finito leccandomi il buco del culo sporco e facendosi una sega . Oggi ci siamo anche lasciati , ma il pensiero di quella porcata ancora mi eccita , specialmente il sentire il cazzo caldo del mio culo che mi gode in bocca . Sono una Troia e' vero , ma quanto ho goduto . Chi non lo ha provato , non puo certo saperlo .
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14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Solo trasgessione e niente di più
Tutti i miei racconti sono assolutamente veritieri,con errori di grammatica, ma Verietieri.Leggo in continuazione persone, coppie che cercano solo giovani fino a una certa età, e gli'altri? non sono mica da Rottamare, anzi persone di una certa età,fisicamente messa bene,ti da quello che un giovane a volte non ti da. Io ed il mio compagno giorni fa siamo stati contattati da una coppia, di una certa età, dopo varie telefonate, un venerdi sera siamo stati invitati a casa loro, e nel vedere maggiormente Lui, pensavo che sicuramente lui voleva solo guardare avendo 66 anni ma sinceramente molto gentile, educato ed una spiccata dialettica nel parlare che mi affascinava, lei 50 anni ma non li dimostrava, ma molto signorile. Cena a base di pesce, vino bianco, servitaci da una signorina nera molto gentile,e carina. Finita la cena prendiamo il caffe seduti sul divano, dove Lei seduta vicino al mio uomo tutta scosciata, gli si strofinava contro come una cagna in calore. Per farla breve, nell'uscire dal bagno trovo Lei e Lui che ciucciavano il Cazzo duro e grosso del mio lui, mi avvicino anche io ed inizio a baciarlo sulla bocca, mentre una mano di Lui il 66 enne mi accarezzava il fondoschiena, mi giro gli sbottono la toppa dei pantaloni,(SORPRESA) gli tiro fuori un cazzo piu grande del mio lui duro dritto,, largo ,con una cappella vellutata , inizio a ciucciarlo , sento i suoi gemiti, è arrapato al massimo, mi sposta mi finisce di spogliare, ed inizia a leccarmi la passera( Cazzo come sei fantastico)Mi fa mettere alla pecorina, con la bocca sulla passera della moglie,che stava seduta sul cazzo del mio uomo, lecco entrambi, mentre lui mi infila il suo Manganello nella Passera mi fa male, ma è bellissimo mi martella in modo tale che lo sento fino in gola,solo che finisce presto, perchè gode quasi subito, si siede sul divano, mentre io continuo a leccare Lei, e il mio lui, sempre alla pecorina con la mia passera tutta eccitata, ed ancora vogliosa, viene la Nera mi accarezza, mi tocca la passera, e mi infila un cetriolo grande, grosso ed inizia a fare su e giu fino al godimento. CONCLUSIONE ne ho visti e ne ho assagiati tanti di cazzi, ma grosso come quello del nonnetto, mai Ciao Fausta
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14 years ago
fausta, 50/50
Last visit: 9 years ago -
Il tormento dell\'attesa
Quante immagini riportate alla memoria appena superata la porta... Sono steso sul letto, nel buio del nostro talamo segreto, dove i desideri diventano realtà. Per molti giorni non potrò vederti, sentirti… Mi sono spogliato e chiudendo gli occhi ho cercato nel mio labirinto di memoria, attimi che mi legano e stregano. Difficile emigrare dalla realtà ad un’immagine sfocata: cerco di concentrarmi, mentre, la mano, senza dignità, scivola lentamente ad accarezzare il membro. Chiudo gli occhi stupidamente, sono al buio! Che cazzo stringo gli occhi!! Il sesso reagisce ai pensieri indecenti, ma la tua immagine rimane sbiadita e il tuo odore di femmina, è svanito da tempo. Le lenzuola nere stropicciate e il letto mai rifatto, sono l’unico segnale del nostro ultimo passaggio, fortuna che la donna delle pulizie tiene in ordine la mia confusione di maschio. Cazzo! Ho perso l’eccitazione con queste variazioni sul tema: sto accarezzando un amico scontroso che ha bisogno di linfa nuova. Cerco di riprendere il filo del pensiero erotico tornando alla tua immagine sul letto: i ricordi sono netti, i particolari meno. La reazione fisica che sento tra le mani, non mi soddisfa, accendo la luce, mi alzo e prendo il telecomando del videoregistratore dove ho immortalato alcuni dei nostri amplessi. Sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, te l’avevo detto; - Verrà il giorno che non potrò averti e dovrò sfogarmi diversamente… Ricordo i tuoi sorrisi increduli alla vista della telecamera e poi, le tue lamentele su quella novità e infine, l’eccitamento nel saperti registrata. Il filmato parte, guardo le immagini e vedo passare mille particolari che avevo perso nel momento della passione. Torno a sdraiarmi sul letto, ho messo un doppio cuscino dietro la testa e una mano appoggiata alla nuca, l’altra, ricomincia a discutere meccanicamente col sesso. Vederti, è un’esplosione di sentimenti: desiderio e tristezza scivolano lentamente sul ritmo creato appositamente per il mio piacere, il sesso turgido subisce la stretta possessiva della mano e ne accetta la cattiveria, il movimento segue le immagini e, i gemiti che arrivano dallo schermo sono come la benzina per il fuoco. Il pensiero corre al momento della telefonata arrivata mentre facevamo all’amore l’ultima volta: avevi dimenticato di spegnerlo; ricordo il tuo viso imbarazzato quando hai visto il nome di tuo marito e io che ti ho detto di rispondere; - Sei pazzo? Non riuscirei a parlare con lui in questo momento… - Rispondi… E tu, ancora una volta, mi hai seguito nei miei desideri ambigui. La mano continua il suo scorrere… Torno a quel momento: ti ricordo mentre saluti e io, approfittando della situazione, ti faccio piegare verso il tavolo e bastardamente entro a suggellare il mio potere; ascolto le sue parole e aspetto il tuo parlare per spingere più forte: guardo la tua mano che cerca di placarmi, cerchi di calmare la mia irruenza per non tradire la tua voce, ma, io ti vedo nello specchio, percepisco il tuo eccitamento per quella situazione pericolosa, sento e guardo il tuo bacino che spinge deciso verso il mio sesso e, riconosco quel viso contratto nella smorfia della passione. Esco piano e aspetto, poi, nel momento dei saluti, scateno la mia bestialità d’amante. Un attimo di crepa nella voce, un gemito strozzato nella gola, il cellulare che inerte cade per terra, mentre, afferri decisa il bordo del tavolo offrendoti a me. Lo specchio continua a mostrare il nostro amplesso focoso, i gemiti liberi da trattenimenti diventano urla e finalmente vengo… Ho il cuore in tachicardia, anche quel giorno lo era e, quando ti avrò di nuovo, impazzirà ancora. Guardo il finale del filmino, mi domando come sia possibile desiderarti tanto. Un amante innamorato… Quanto è infingardo il tempo? Veloce quando siamo insieme, lento se non ci sei. Apro l’armadio e guardo i tuoi vestiti, poi il tuo intimo, a ricordarmi che esisti, accarezzo lascivamente un perizoma nero mentre, sento un nuovo formicolio tra le cosce. Domani voglio passare in un sexy shop a vedere se ci sono delle novità, so quanto ami le sorprese erotiche; nel frattempo adagio della lingerie sul tavolo a supportare il mio desiderio crescente, ti preparo per il mio piacere, seguendo il ricordo dei tuoi desideri. Il tempo dell’attesa sta finendo. Presto tornerai ad essere la mia piccola grande donna, tortura dell’anima, delizia del corpo. Il tempo delle mele, è passato con la giovinezza, non sarà mica che esiste il tempo delle pere per chi arriva in ritardo? Sorrido a questa battuta fanciullesca e piano mi rivesto. Mi guardo un attimo nello specchio, tutto, esteticamente e a posto, posso tornare alla realtà quotidiana aspettando il momento di perdermi con te nel nostro mondo…
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14 years ago
fantasypervoi,
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Last visit: 12 years ago
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Zoolandia
Non vedo! Sempre in mezzo al buio, annuso. Migliaia i ciechi intorno a me. Camminano incerti parlando e sentendo ….. chi ride, chi piange, chi urla …. Ci troviamo nella Zoo Umana. Dove non ci sono nomi, non esiste lo spazio, non entra il tempo. Esistiamo solo noi; bisognosi di…..tutto e niente. Intorno a me tanti ormoni che m’invadono, violano il mio corpo con arroganza e ci vogliono pure rimanere sopra…..tanti odori che non m’appartengono. Rido e piango anch’io….e cammino….finchè non arriva il mio Odore. Lo riconosco sulla mia pelle prima che sul naso. È Mio! Tocco timidamente e vengo toccata. Voce a voce. Pelle a pelle. Seguo con il fiato quello di qui è fatto. Di cose semplici, vibra con i colori miei, un po’ di nero e subito il giallo, poi mi abbraccia il rosso e mi fa innamorare il blu. Il vento ci gioca e toglie un po’; noi ci seguiamo a vicenda… Mi afferri e mi sfiori, mi fai vedere senza occhi, mi fai conoscere mani che cercavo e non sapevo….. Tocco e gusto, piano, come se non avessi altro da fare nella vita. Riempio tutta me stessa e aspetto! La tempesta perfetta! Quella dei sensi impazziti, che ti alza in aria e ti fa sentire Dea, ti gira e ti fa misurarsi con il Zeus in persona, ti fischia il canto delle sirene e non ci pensi proprio a chiudere le orecchie….che ti brucia la pelle e ne sei contenta! E poi ti butta! Ti senti morta finché non vieni morsa! E ricomincia tutto! Vuoi pregare e non c’è più un Dio, vuoi vedere e hai dei buchi per occhi, vuoi urlare e non hai voce! Solo una cosa ti è permesso! Vivere! Con la speranza che si racimoli tutto e ti lasci vivere! Solo questo! Che uno lo voglia o meno! Intanto, la gente intorno paga il biglietto. E ha diritto ad assistere! Uno di noi si ritira….non c’è la fa. Ha speso tutto….pure l’anima. Ma il biglietto costa, e chi ci mantiene ci nutre con residui di ego e vanità….
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14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
l\'anniversario
L’anniversario Anna era quasi pronta. Si controllò nello specchio, prima di indossare l’abito nero a tubino. Si trovò bella. Capelli raccolti in alto valorizzavano il suo viso, un’ovale, perfetto, ben truccato, i grandi occhi scuri, labbra rosse e carnose, un sorriso dolce e irresistibile. Spalle tonde, il seno pieno, che traboccava del reggiseno a balconcino, di pizzo nero. La vita stretta, fianchi dalle morbide curve. Il reggicalze e mutandine anche queste di pizzo nero completavano, insieme alle calze appena velate un quadro davvero intrigante, Anna si trovò davvero bella, con i suoi trentacinque anni era veramente una donna capace di far girare gli uomini quando passava per la via. Erano passati dieci anni dal giorno del matrimonio, anche allora indossava una combinazione come questa solo bianca, e quando Mario l’aveva spogliata la prima notte di nozze aveva trovato le sue mutandine inzuppate dei suoi umori, tanto era eccitata. Era stato veramente bravo, molto dolce, determinato, l’aveva posseduta con passione e dolcezza fino a sfinirla. Al solo ricordo Anna si stava già bagnando, indossò l’abito scuro e si osservò allo specchio, era perfetta. Dieci anni volati, lui era diventato un bravo avvocato, senza mai mettersi troppo in vista aveva molto successo, lei era sempre stata la donna perfetta al suo fianco, spesso lui le diceva “ sei bellissima, la più bella del mondo”. Anna rideva e si scherniva, “si, figurati se sono ancora bella, sai quante ne trovi di ragazze più giovani e belle al posto mio, “ma lui insisteva, “la più bella donna del mondo.” Amavano entrambi le situazioni particolari, spesso lui le infilava le mani dappertutto, e poi succedeva che si eccitavano, poi lei finiva per fargli un pompino, e lui le leccava la fica con molta passione. Amavano molto le situazioni trasgressive, le trovavano molto divertenti oltre che eccitanti, ne avevano vissute tante, ma questa sera era particolare. Anna finì di vestirsi, si dette un’ultima occhiata allo specchio, perfetta!, si giro verso la stanza, tutto era pronto per una cenetta a lume di candela, lo champagne, le ostriche e tutto il resto erano pronti, si versò un martini, quindi si affacciò sulla terrazza della suite dove alloggiavano, l’aria calda della sera le procurò un brivido di piacere, Napoli era stupenda, lungo via Caracciolo, alla sinistra vide il Castello dell’Uovo, mentre le luci illuminavano la baia, aspettava con una certa impazienza, guardò dentro, vide le dodici rose rosse che lui le aveva mandato nel pomeriggio, - scusami, farò un pò tardi -, così era scritto nel biglietto, e lei non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Era stato il caso a fare si che fossero finiti lì per il loro anniversario, una conferenza a cui avrebbe dovuto partecipare il socio dello studio più anziano, ma all’ultimo momento un problema cardiaco lo aveva messo fuori gioco, allora era toccato a Mario. Quando gli lo aveva detto lei era rimasta un momento a riflettere, capiva che per lui era come essere promossi sul campo, quindi decise che avrebbero festeggiato lì la ricorrenza. Tre stupendi giorni dedicati anche a loro, ma ora proprio quella sera lui ritardava, “ amore buon anniversario ” la voce di Mario la fece tornare con la mente alla serata, “ ma sei splendida, mi preparo in un secondo, poi ceniamo e magari prima vorrei un assaggio della serata, poi si va, se non hai cambiato idea”, e mentre diceva così appoggiò le labbra sul collo di lei. Anna apprezzo il bacio, la dolcezza di lui era sempre una cosa piacevolissima, “no, preparati, poi ceniamo, e poi”….. accese le candele, lui la raggiunse subito lei prese un’ostrica e la portò alle sue labbra, il gesto era assolutamente eloquente, lui sfioro il frutto con la punta della lingua , lei lo portò alla bocca e le loro labbra si unirono, il sapore del mare , il desiderio e la passione erano fusero insieme. Il coprispalle fasciava Anna, mentre sicura camminava al fianco di suo marito, erano nella parte vecchie del porto, le strade quasi buie, non incoraggiavano certo un turista a passare da quelle parti, lui si guardò intorno, forse quella sera avevano esagerato, non si fidava troppo un brivido passò lungo la schiena, era più di mezzanotte e il rischio di fare brutti incontri lo preoccupava un poco, ma era il loro anniversario, e Anna si era data da fare per organizzare una sorpresa per lui, tanto più che erano a Napoli, e non doveva essere stato facile. Dopo una stretta via voltando l’angolo si trovarono davanti a un bar, dove lei entrò decisa. Il locale era peggio di quello che sembrava da fuori, c’era gente sporca a già parecchio alticcia, Mario si portò dietro di lei e insieme raggiunsero il bancone, due tipi dall’aria poco raccomandabile li osservavano. Lei si avvicinò la bancone, il barista, un tipo grasso, pelato dalla barba incolta li osservò, “ due whisky”, lui li servì, Anna bevve tutto d’un fiato lui invece lo sorseggiava guardandosi intorno, “ un altro ,” chiese lei. Da una porta laterale entrò una donna, con dei lunghi capelli tenuti legati dietro la nuca, li vede e si avvicinò, “ decisa?, Anna fece un cenno d’assenso, allora seguitemi ”, e passarono dalla porta dove lei era entrata. Un tanfo di piscio li investì, un sudicio cesso poi un lungo corridoio, lei accese una piccola pila, aprì una porticina e illuminò l’interno. Doveva essere stata una palestra di boxe, vi era ancora il ring, ma abbassato, senza le corde, loro si avvicinarono, Anna si girò verso di lui, “ mi ami?,” lui la baciò con passione, “allora lascia che lei si occupi di te.” Mario seguì la donna sul ring, seguito da Anna, lei gli passò la pila, e lui fu fatto sedere su di uno sgabello posto in un angolo, l’unico dove c’era ancora il palo imbottito del ring,” dovrò sostenere un’incontro di boxe?,” “ peggio, amore mio, molto peggio, fra poco vedrai,” rispose Anna, poi la donna gli legò, con gesti semplici ma rapidi le caviglie e le mani. Anna passò la pila alla donna, che scese dal quadrato, e accese un vecchio mangianastri che diffuse una musica lenta, una specie di nenia indiana, spense la pila , e subito una luce dal soffitto illumino il ring, tutto il resto era buio. Anna incominciò a seguire la musica come stregata dalla melodia, danzava muovendosi sinuosa, sembrava una diva, la cubista di una disco, intanto allungate le mani in basso prese a spogliarsi, con un semplice e ben studiato gesto si sfilò verso l’alto il vestito, la splendida lingerie indossata risaltava sul bianco candore del suo corpo. Dal buio emersero quattro individui dall’aria poco raccomandabile, sembravano usciti da un film dell’orrore. Uno era altissimo, flaccido e grasso, con un’aria mortuale, con radi ciuffi di capelli rossi sulla testa, indossava dei pantaloni da lavoro e una maglietta che forse era stata azzurra, ma ora era sudicia piena di macchie. Il secondo era tutto l’opposto, basso, tarchiato con dei pantaloncini corti e sandali che risaltavano le sue gambe assolutamente storte, e una maglietta che tentava di fasciare un torace molto peloso e grasso, con un viso da pugile devastato dai colpi ricevuti che non lo rendevano certo invitante. Era sicuramente sulla sessantina, sembrava un incrocio fra un granchio e un orango. Il terzo, aveva una faccia da killer, baffetti e capelli neri indossava una tuta da lavoro. L’ultimo era davvero impressionante, era torso nudo, con dei pantaloncini corti e ciabatte. Il corpo era completamente tatuato, e il viso era pieno di piercing, la sua imponente mole fece sobbalzare Mario, i quattro salirono sul ring e si avvicinarono alla sua donna che continuava a danzare incurante di loro. Lui ebbe un gesto dettato dalla paura, voleva alzarsi per difenderla, ma si rese subito conto che lo sgabello era inchiodato al pavimento e che le cinghie lo immobilizzavano, erano state perfettamente strette, guardò con furore la donna che lo aveva legato, che si mise seduta vicino a lui, aveva appoggiato la testa sulle sue ginocchia, mentre lui osservava impaurito la scena. Anna, con solo la lingerie e le calze e scarpe, continuava a danzare in maniera sempre più sensuale provocando i maschi che ora si erano avvicinati a lei. Mario intanto cercava di liberarsi, e la donna seduta ai suoi piedi allungò una mano e si mise a toccargli il sesso attraverso i pantaloni, con movimenti lenti ma precisi si mise a segarlo lentamente fino a che lui se lo ritrovò molto consistente e duro. L’orango intanto con un gesto rapido e veloce strappò il reggiseno di Anna, i bianchi e sodi seni balzarono fuori in tutta il loro splendore, poi fu la volta delle mutandine, ora lei era nuda davanti a loro, con solo il sottile reggicalze e le calze e le scarpe continuava a ballare seguendo la melodia. Nel frattempo i quattro si erano liberati degli indumenti e cominciarono a darsi da fare con Anna, e nella luce del ring i loro uccellacci apparvero grossi, osceni e guizzanti, quattro enormi cazzi di spropositate dimensioni, soprattutto quello del gigante tatuato appariva incredibile, grande e grosso sembrava finto, ad ogni sobbalzo sembrava un’arma pronta a colpire. Il grasso e l’orango afferrarono Anna per un’ascella e una caviglia ciascuno, sollevandola come se fosse una bambola, offrendola a gambe divaricate al sesso del gigante, lui con una cappella grande come una mela si avvicinò, e dopo un ‘attimo di esitazione entrò dentro la profumate e depilata fessura di lei. L’impatto le fece inarcare per qualche attimo tutto il corpo, ma poi lentamente prese a oscillare e dondolare su quel gigantesco palo di carne che le trafiggeva. Il killer dai baffetti neri si sdraiò sotto di lei, il sesso lungo e svettante, sputò ripetutamente su di una mano e lubrificò il palo, poi attese che il grasso e l’orango depositarono la sua donna sempre ripiena del palo del gigante su di lui. Vide le morbide chiappe di lei essere appoggiate alla punta del piolo che entro in lei. Mario stordito, emozionato, e impaurito dallo spettacolo della sua donna presa da quelle creature dotate di sessi enormi sentì la donna che aveva aperto la patta dei suoi pantaloni, e estratto il suo cazzo duro lo mise in bocca, lui cercò di assecondare il movimento , ma lei gli lo impedì, si teneva in suo cazzo in bocca senza che lui potesse fare un movimento, pur rimanendo eccitato non poteva venire. Intanto appena Anna fu impalata sul cazzo del killer, il grasso si posizionò davanti a lei e si mise strofinare il lungo arnese fra le guance e i seni, mentre l’orango si impadronì velocemente della sua bocca infilando senza nessun riguardo il suo cazzo duro e lungo direttamente dentro la gola. La musica era sovrastata dalle urla di piacere di Anna, i mostri la sfondavano senza nessun ritegno, il primo ad eruttare fu il gigante, sfilò il suo lungo sesso da lei e l’inondò di schizzi di sborra con un urlo simile ad un grugnito, poi fu la volta di quello dietro che uscì rapidamente da lei e le schizzo in suo seme direttamente in viso. Il killer alla vista di questo si posizionò velocemente sotto di lei e prese il posto dietro lasciato libero, con un movimento rapido e senza nessun riguardo infilò Anna , che poi venne spinta distesa su di lui dall’orango che con un movimento fulmineo andò ad infilarsi davanti e prese a fare un movimento strano ma che gli permetteva di scoparla quasi stando in piedi. I due che avevano già dato sui posizionarono ai lati della donna, che ebbe il compito di succhiare il loro membri che sembravano ancora di buone proporzioni. Le grida di piacere di Anna si confusero con incomprensibili parole di dialetto napoletano, e con quasi furore la scoparono ripetutamente godendo sempre addosso a lei. L’orango schizzo molta sborra sul suo seno e il viso, mentre l’altro la fece girare e con un grido rauco le coprì la schiena di schizzi bianchi. Poi come tutto era cominciato i quattro energumeni raccolsero i loro vestiti e tornarono nel buio, Anna si avvicinò a Mario, la donna si tolse il,sesso dalla bocca, e offri a lei un panno pulito per asciugarsi, poi si girò e li lasciò soli. Di colpo rimasero soli, Anna si mise seduta sul sesso duro e voglioso di lui lo baciò, “ buon anniversario amore mio, ” lui rispose al bacio, sentiva il calore della sua vulva che lo risucchiava e con un sospiro liberatorio venne in lei. “ Dieci anni, e io ti amo come la prima volta” disse lui mentre lei lo liberava, poi raccolse il vestito, “le mutandine e il reggiseno sono irrecuperabili” , lui sorrise, “non importa te ne regalerò di nuove e più belle, direi che quest’anno ti sei superata, spero non ti sia costato troppo”. Lei lo guardò con occhi di adorazione, “ ho dato dei soldi alla donna, i maschi, suoi amici si sono accontentati di partecipare ”. Si guardarono negli occhi, “ e ci credo, chi non vorrebbe scopare una bellissima donna come te”. Sorrisero e tornarono sui loro passi, il fetido corridoio e poi il lurido bar, c’era ancora gente seduta a bere, forse in mezzo a loro vi erano anche i tipi di prima, ma nessuno li degnò di uno sguardo. La donna che li aveva aiutati ora era appoggiata al bancone, beveva un liquore e non dissi nulla al loro passaggio. Anna e Mario uscirono , non gli interessava la gente che era li dentro, come inutili comparse erano entrate ed uscite dalla loro vita, e il loro mondo non gli apparteneva se non per un capriccio di una notte. Percorsero alcuni vicoli e uscirono in via Caracciolo, la luna piena splendeva sul castello dell’Ovo, lei si strinse al braccio di lui, sentiva colare del liquidi fra le cosce, era l’ennesima conferma che la serata era stata indimenticabile, “ ti amo”, e si appoggiò con la testa alla sua spalla, la notte era tiepida, Napoli era splendida.
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14 years ago
admin, 75
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Bianco e nero
Vuoto, bianco di candore incolpevole, perchè sento il desiderio di sporcarlo questo foglio immacolato?...Perchè il bianco abbaglia, ha bisogno del nero per essere misurato . Come il male abbisogna del bene per essere sopportato ed il bene ha bisogno del male per essere apprezzato. Era ieri, ed ero pieno di Te. Oggi pure, non mi bastano 24 ore per candeggiare un ricordo stracciato con violenza. Questa è la mia 25esima ora, quella in cui vorrei vomitare sul mondo e punire i colpevoli, e punire me stesso che mi sputo addosso tentando di coprire le incomprensioni e tutto quello che non riesco a capire. E cosa c'è da capire! Mi rispondo da solo parlando con te, che sei dentro di me a ricordarmi la tua assenza, e mi dico che i ricordi vanno solo ricordati. Dagli il tempo di togliere le schegge di vetro che ti fanno sanguinare l'anima. Eccomi quà , bianco e nero che si incontrano in me a trattare la mia resa alla desolazione.
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14 years ago
rotterdam19,
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Un’amicizia inaspettata
Non avrei mai creduto che un incontro casuale in rete avrebbe portato ad una così bella e intrigante alchimia, invece, forse le cose che più eccitano sono quelle che meno ti aspetti. Alla ricerca di situazioni erotiche ‘particolari’, io e mio marito ci siamo imbattuti in una coppia ‘matura’, l’idea di scoparsi una donna più grande eccitava molto il mio lui, io, invece, ero coinvolta solo dalla situazione in sé, ma non immaginavo che le cose sarebbero evolute in tutt’altro modo anche per me. Dopo una prima conoscenza in cam, abbiamo iniziato uno scambio di battute veloci e di curiosità erotiche sul da farsi assieme, che hanno scaldato la mente e non solo ... quello che la nostra testa fantasticava e i nostri corpi iniziavano a desiderare ardentemente, non ebbe inizio in camera da letto, ma in chat, il gioco di battute faceva salire lentamente e intensamente la temperatura e alimentava il desiderio di ‘noi’... Raccontarsi di dita che sfiorano il corpo, di labbra calde che accarezzano le parti più intime, iniziava a creare la complicità desiderata e inaspettata. ... Il suo bacio scivolava lento dal collo fino al seno, le sue labbra si bagnavano al contatto con i miei capezzoli, le sue mani sul mio fondoschiena mosse in carezze sempre più forti, le sue dita alla ricerca di quel buchino, così sensibile e desideroso di essere toccato, penetrato ... la voglia di lasciar scivolare la lingua tra le mie gambe, assaggiare la parte più morbida e dolce del mio corpo ... ... Ogni parola, pronunciata tra dolcezza e passione, rendeva le nostre chiacchierate sempre più coinvolgenti, la mente persa tra il desiderarsi e il darsi piacere, un piacere intenso, forte e il cuore lì lusingato da parole che ogni donna vorrebbe sentirsi dire, per aprirsi completamente al suo nuovo amante ... l’alchimia era perfetta ... ora c’era solo da attendere l’incontro, quello vero. E quel giorno arrivò, atteso e intensamente pensato e ripensato nella mente ... La cucina pronta ad accogliere i ‘desiderati’ ospiti per una cena informale, tra piccoli sfizi salati e dolcezze allettanti, una rosa scarlatta a dare un accenno di passionalità in un sottile vaso trasparente, posto all’angolo del tavolo, accanto al vino, nettare da degustare, lasciato riposare in un elegante decanter, piccole candele sparse qua e là per dare quel tocco di atmosfera soft, che a nulla prelude ma tanto fa desiderare. Un squillo al cellulare, sono alla porta, il suono del campanello fa battere il cuore e salire l’adrenalina. Lei in abito corto nero, che scivola sulle sue forme delicate, lui tra le dita delle rose rosse e sul viso un dolce sorriso smaliziato, noi, tra la tensione del primo incontro e il desiderio di godere lo svolgersi di una serata decisamente diversa dal solito, li accogliamo con sorrisi e abbracci. Superati i primi momenti di naturale imbarazzo, si inizia una piacevole conversazione, seduti ognuno con accanto il compagno ‘desiderato’ per la serata. Le parole scivolano via veloci e iniziano i primi sguardi di complicità, le prime carezze, preludio che alla dolcezza dei primi momenti, seguirà la passione coinvolgente dell’incontro. Le sue dita iniziano a scorrere lentamente sulla mia pelle, dal mio ginocchio nudo, poggiato accanto al suo, fino alle mie cosce, che lentamente si aprono ad accogliere la sua mano ... non è più sufficiente percepire lo sfiorarsi di piccoli cm di pelle, c’è la voglia di avere il contatto dei corpi. Delicatamente prendo tra le mie mani la sua, distogliendolo dal darmi piacere e lo porto via con me, nella nostra camera da letto. La luce bassa, soffusa, ci accoglie in un ambiente lievemente profumato e illuminato da piccole candele colorate, adornate tutt’attorno con petali di rosa rossa, il letto semplicemente ricoperto dal colore avorio, lasciava ad ognuno di noi modo di scrivere ogni piccolo attimo, respiro affannato, gemito di quell’incontro così atteso. Mi fermo accanto al letto, in piedi, sui miei tacchi alti, il mio corpo desidera provare il contatto del suo, sento le sue labbra accarezzare il mio collo, i capelli raccolti da un lato, le sue mani che si muovono lentamente, ma sempre più intensamente sul mio seno, lungo i miei fianchi, tra le mie gambe .... Il mio vestito viene lasciato cadere a terra, la sua pelle sta sfiorando la mia ... piegandomi con le ginocchia sul letto, mi sdraio, nell’attesa che le sue labbra calde di passione e la sua lingua bagnata di piacere inizino ad accarezzare il mio corpo, il mio desiderio è sentire le mie mutandine scivolare lentamente via e assaporare il piacere di essere leccata, baciata lì, fin dove godere diventa irrinunciabile. La sua sete insaziabile di me si muove velocemente sul mio seno, i capezzoli duri accolgono la sua bocca, tra le mie gambe il fuoco bagnato di dolce aspetta che la sua lingua arrivi ad assaporarmi, delicatamente, fin quando il mio clitoride non sarà così gonfio da desiderare di essere succhiato con forza. Le sue mani continuano a muoversi sul mio corpo, arrivano là dove le dita non possono che penetrare, una, due, tre ... per darmi ancora maggiore piacere, per sentire come non solo la mia fica è capace di bagnarsi e godere ... In cucina, mio marito trovatosi da solo con B. l’avvicina, cerca le sue labbra morbide ed inizia a sfiorarle, per poi avvolgerle in un lungo bacio, con le lingue a rincorrersi per iniziare a provare quel piacere atteso da un po’ ... le mani si muovono lungo il vestito leggero, lo sollevano, lo fanno cadere. Il suo intimo trasparente non lascia nulla all’immaginazione, il suo reggiseno sganciato cade a terra, la bocca sfiora i capezzoli, le mani sfilano il tanga e toccano il punto più caldo di lei. Ormai l’attesa è rotta, gli sguardi non servono più a giocare, gli occhi di tutti e quattro sono socchiusi, si inizia a provare quel piacere tanto raccontato, il desiderio di ‘noi’ cresce ogni istante ... Il mio ‘lui’ inizia a spogliarsi lentamente, inizia a gustare l’idea di entrare dentro di me, di sentire quel buchino così bagnato e desideroso di provare piacere, un piacere intenso, ripetuto, forte .... Piano piano allargo le mie gambe per accoglierlo, il suo membro si poggia su di me, la sua mano lo spinge lentamente dentro, inizio a gemere ... è tutto in me, le mie mani sulle sue natiche danno il ritmo, lo voglio sentire sempre più dentro, con maggiore forza, voglio sentirlo godere senza fine .... Le sue dita stringono i miei seni, li schiaffeggiano, la sua bocca geme di piacere ... Mio marito, sdraiato poco distante da me, accarezza la testa della sua ‘lei’, intenta ad accogliere il suo membro nella sua bocca, le sue labbra lo lasciano scivolare su e giù, lentamente, la lingua pizzica la punta come le corde di una chitarra, inizio a sentire il suo gemito, le mani di lei a cercare le sue natiche, la mano di mio marito a spingerle la testa con forza, per farlo arrivare fino in gola .... I miei occhi si soffermano su di loro, il mio piacere non può non godere delle labbra di mio marito in quel momento, allontano con dolcezza il corpo di M. e cerco la sua lingua, le sue labbra, per sentire il suo gemito dentro di me, sulla mia pelle ... un brivido percorre la mia schiena, la mano di M. sta scivolando su di essa, le sue dita iniziano a sfiorare il mio sedere, la sua bocca lo accarezza, desiderosa di leccare quel buchino, così chiuso, ma così pronto ad accoglierlo ... Le sue labbra lo bagnano con dolcezza, lo preparano a provare un piacere ancora più intenso ... le mani allargano le mie natiche, il suo membro si appoggia tra di loro, e lentamente inizia ad entrare, ogni cm in più, aumenta il mio piacere, rende i miei gemiti più forti .... ‘Lei’ è seduta su mio marito, le sue gambe cingono la sua vita, il suo membro la penetra completamente, il suo corpo si muove ritmicamente, guidato dalle mani di lui, a spingerla sempre più giù, a farle sentire sempre più forte il suo pene. L’atmosfera è ormai caldissima, il piacere per ognuno di noi è all’apice .. La mia fantasia più desiderata non posso non provarla ora, in questo scambio di corpi e sensazioni viscerali ... Accarezzo il volto di mio marito, il mio sguardo fisso nel suo, la mia idea è chiara per lui ... lascia la sua ‘lei’ e si sposta accanto a me, stringe i miei fianchi, le mie gambe si intrecciano al suo corpo, il suo membro entra velocemente in me, inizio a muovermi su di lui, i miei occhi si posano sul mio ‘lui’, la mia mano lo accarezza, lo guida a sfiorare la mia schiena, ad appoggiare il suo petto su di me ... Voglio sentire anche lui dentro di me ... il loro muoversi inizia a donarmi un piacere sempre più intenso, non immaginato, le mani di entrambi scivolano sulla mia pelle, le loro labbra vibrano di piacere, un piacere inaspettato .... I loro corpi si divincolano da me, adesso vogliono ‘arrivare’ ... entrambi in ginocchio sul letto, desiderosi delle nostre labbra, delle nostre lingue, si accarezzano i membri duri e bagnati di noi. Insieme iniziamo a leccare mio marito, le nostre bocche quasi si sfiorano, le nostre mani accarezzano il suo sedere, lo fanno vibrare di piacere ... ci spostiamo da un membro all’altro, vogliamo che il loro orgasmo sia forte, intenso, arrivi allo stesso momento ... la lingua si muove dai testicoli al pene, ritmicamente, la bocca lo avvolge tutto, le labbra fanno su e giù stringendo sempre più forte, senza mai mordere ... la loro sborra schizza sui nostri visi, sulla nostra lingua, sui nostri seni .... Il loro gemito di piacere dona un brivido ai nostri corpi.
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14 years ago
DOC3ARCH, 36/36
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Epilogo
Sono passati quasi quattro anni dalla prima volta che ho deciso di pubblicare i miei scritti. Per gioco? Per provare a vedere cosa recepiva il pubblico? Esporsi “mascherati” dietro ad un monitor è semplice, troppo facile. Ci si mette in gioco solo a metà. Desiderya mi ha dato la possibilità di usufruire di uno spazio virtuale nel quale ho potuto diffondere e condividere il mio “sentire”, le voglie nascoste, la fantasia, le insicurezze e l’erotismo per come io lo vivo. Per questo motivo sono infinitamente grata al sito. Potrei sostenere che è stata una “scuola” e come tale “fortunatamente” alla fine termina. Dopo quattro anni di “soddisfazione” e crescita personale, trovo inopportuno continuare a pubblicare le mie fantasie in codesto ambiente. Vi starete chiedendo “perché?” – La risposta è molto semplice: non è più gratificante. E’ riduttivo. Pensare d’essere “bravo” confrontandosi con persone che non hanno le competenze adatte per dare giudizi (mi riferisco ai racconti) è davvero triste. La platea è misera…è un po’ come farsi belli dinanzi ad un “mostro”, sentirsi intelligenti di fronte ad un andicappato. Troppo semplice, per nulla vincente e rivoltante. Lascio spazio a chi crede d’esser “genio”, a tutti quelli che hanno la presunzione di sapere tutto della vita e della letteratura”. Non basta scrivere in maniera corretta, non è altrettanto giustificata l’assenza totale della lingua Italiana. Fortunatamente esistono le vie di mezzo, le sfumature. Tra il bianco e il nero vi sono infinite sfumature di colori, basta riuscire a vederle. Lascio posto alle persone che come me sentono il bisogno di “comunicare”. Si può iniziare da qui per poi spiccare il volo verso mete più ambite. Non credete a quelli che fanno i “saputelli”, quelli che leggendo un vostro scritto si permettono di correggere la virgola e l’accento sbagliato. Non scriviamo in questo luogo per essere analizzati da un Professore represso e insoddisfatto della propria vita Qui bisognerebbe raccontare di sesso, d’amore, di sentimenti. Sfortunatamente ogni tanto qualcuno pubblica anche “oscenità”, sia a livello erotico, sia per quanto riguarda la grammatica, sintassi ecc… ecc.. Scrivete con il cuore, fatelo con passione raccontando la vostra vita indipendentemente da quale “esistenza” Voi stiate sperimentando. L’erotismo non è pornografia, ma non è neppure una tesi universitaria. Da oggi mi limiterò a leggere. Continuerò ovviamente a scrivere (non qui) e chi avrà piacere di leggermi sarà il benvenuto e avrà tutte le indicazioni per farlo. Ringrazio tutte le persone che mi hanno “seguita” e stimata in questi anni “difficili”. Tutti quelli che mi hanno sostenuto donandomi la forza ed il coraggio di pubblicare anche racconti “fuori tema”. Le persone che hanno sempre commentato i miei racconti in forma privata. Un ringraziamento speciale ovviamente è rivolto alla redazione del sito. Enjoy1974
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14 years ago
admin, 75
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Vecchietti bisex
Sono in vacanza in hotel ho conosciuto due coppie con i lui sessantenni e le moglie cinquantenni circa. Un pomeriggio le due donne sono andate a fare una escursione Paolo e Luca invece sono rimasti in hotel. Gli ho invitati a bere un aperitivo prima di cena nella mia stanza. Ammetto che i due mi intrigavano perchè erano ben messi nonostante l'età ed una mia fantasia era quella di giocare con due maturi ma non credevo potesse interessare a loro sbattersi un maschietto passivo. Invece quel tardo pomeriggio appena entrarono mi presero subito e cominciarono a spogliarmi dicendomi che si erano accorti che spiavo i loro cazzi quando eravamo in spiaggia. In un attimo ero tutto nudo con Luca che mi leccava per bene il culo mentre Paolo guardandomi si passava la mano sul pacco e mi diceva che ora mi avrebbero fatto passare una bella oretta e che dovevo fare quello che dicevano loro. Luca con la sua lingua cercava di entrare nel mio buchetto che piano piano si stava dilatando Paolo estrasse finalmente il cazzo era ancora molliccio ma aveva una cappella enorme me la porse alle labbra ed io cominciai a fargli un pompino con la passione di un bambino con un gelato. Ero pervaso da sensazioni incredibili non mi sembrava vero di aver questi due che mi usavano. Il cazzo di Paolo comincio a diventare duro e cominciava oltre ad essere grosso diventare anche bello lungo, nel frattempo Luca che mi aveva preparato per bene il culo senza dire niente mi appoggio la sua cappella tra le chiappe e me la spinse dentro in un solo colpo, anche lui non scherzava come dimensioni, comincio a incularmi sempre più forte io cercavo di essere più rilassato possibile per potergli far scopare il mio culo come lui preferiva. Dopo un pò Paolo si stese sul letto e mi disse di sedermi sopra il suo arnese lo feci senza dire niente me lo infilai tutto e con un cenno feci venire il cazzo di Luca nella mia bocca, cominciai a cavalcare Paolo e con ritmo sempre più veloce anche a pompare Luca all'improvviso Luca scarico tutto il suo sperma nella mia bocca cercai di farla uscire ma mi prese la testa e me lo fece ingoiare tutto ordinandomi di pulirgli l'uccello: Lo feci mi sentivo in dovere di esaudire le loro richieste. mentre pulisco il cazzo di Luca sentii Paolo che gemeva cazzo mi aveva sborrato tutto in culo ero eccitatissimo tolsi quel cazzo dal culo e mi ci buttai sopra per assaporarlo. Erano stremati e pure io ma prima di andare vollero svuotarsi la viscica andammo in bagno mi fecero mettere in vasca e mentro io mi segavo loro mi pisciavano in tutto il corpo Paolo che era il più porco ogni tanto cercava le mie labbra ma io mi spostavo allora mi prese la testa mi ordino di aprire la bocca io lo feci e me la riempi della sua piscia caldissima in quel momente venni anche io, appena finito mi lasciarono li solo nel bagno tutto bagnato.............
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14 years ago
mister68,
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Portami dove non sono mai stata
"Portami dove non sono mai stata - mi hai detto quando sono entrato nella tua casa - voglio conoscere quel lato di me stessa che da sola non posso esplorare: la sottomissione ad un Padrone che sappia prendermi l'anima come sai fare Tu." "Saresti pronta a soffrire per me?" ti ho chiesto. "Si..." ho avvertito la tua eccitazione e le tue paure quando t'ho bendata. dolcemente ho accarezzato i suoi capelli e ti sei tranquillizzata. senza fretta t'ho spogliata, interpretando i tuoi stati d'animo, rallentando quando necessario per farti sentire protetta e sicura. quando le manette hanno accarezzato la tua pelle per la prima volta t'ho sentito rabbrividire; ho accarezzato il tuo seno, sentendo i tuoi capezzoli inturgidirsi tra le mie dita, ho sfiorato il suo sesso scoprendolo già bagnato, ho ascoltato il tuo respiro, l'ho sentito farsi affannoso mentre le mie mani si facevano sempre più indiscrete nel frugare la tua sessualità. infine ho assaporato i suoi gemiti quando il piacere si è miscelato al dolore per toccare la tua mente e giocare con le tue sensazioni, con le tue emozioni; e tu ti sei lasciata prendere in maniera definitiva, totale. ed ora la sua pelle contro la mia è seta e fuoco. sui tuoi polsi il morso sottile delle manette, nella tua bocca un dildo in gola che ti soffoca mentre piacevolmente succhi forsennatamente chiedendo il seme che non ti può dare, sulle tue spalle il caldo rossore delle mie dolci frustate: soggiogata, subisci eccitata tutti i lievi tormenti a cui ti sottopongo. violo il tuo ano con il dildo enorme mentre ti mordi il labbro per resistere, ti prono in ginocchio costringendoti a praticare una fellatio al fallo che userò ancora per penetrarti quando i tempi saranno maturi e ti sarai dimostrata meritevole dell'orgasmo che vorrò concederti mentre t'insulto... sorseggio un goccio di lagavulin e guardo fuori dalla finestra, nel crepuscolo che sta per lasciare posto alla notte. cade una pioggia sottile e leggera che tintinna sui vetri e scorre giù per la grondaia; mi volto e ti slinguazzo la tua figa bagnata: indossi ancora le manette con le quali t'ho legata alla testiera del letto. vinta dalla fatica e dai dolci tormenti a cui t'ho sottoposta stai per crollare in un sonno profondo. un ultimo sorso prima di posare il bicchiere e venire copiosamente sul tuo viso truccato sporcandoti completamente del mio seme che cerchi ora con le dita per poi leccarle con la tua lingua avida... g*
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14 years ago
admin, 75
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Ero andato a troie ma sono rimasto ...............
ciao vi vengo a raccontare una delle mie tante esperienze vissute era una sera molto fredda e non sapevo cosa fare in pratica ero solo soletto dopo aver vagato per il lungo e il largo decido di passare da una zona dove di solito si fermano le prostitute ma stranamente non cera nessuno mi guardo attorno vedo una poi due vetture in attesa allora decido di fermarmi pure io pensando ariveranno, dopo alcuni minuti una delle auto se ne va e anche l'altra si sposta e viene verso me si ferma sul mio fianco sende il finestrino e mi dice ; che serata strana e da piò di un ora che sono qui sara per il freddo ma non si vede nulla in giro me ne sono accorto rispondo lui (che chiamero Mario)si mise a parlare di sesso come si faceva succhiare dalle donne come le posizionava le varie avventure fra le tante cose mi disse: hai provato farti succhiare da un uomo? No fu la mia risposta Mario allora mi disse visto che qui non si combina nulla cosa ne pensi se te ne faccio uno io vedrai ti piacera ero un pò sconcertato ma visto che il mio cazzo era duro da matti risposi di si si poteva fare mi invitò in macchina da lui per andare in un posto più tranquillo ma io preferii seguirlo con la mia vettura arrivati in zona tranquilla si fermo e io passai in vettura da lui Mario cominciò ad accarezarmi il viso e cercò di baciarmi mi rifiutai e volevo andarmene lui mi fermò e chiese scusa gli dissi si era parlato di un bocchino non di cose strane domando ancora scusa dicendomi che se non volevo non cerano problemi Mario mi fece abbassare lo schienale e slacciare i pantaloni e senderli in modo da rimanere con il mio cazzo fuori mi prese il pisello in mano e si abbasso con la bocca il primo impatto fu sublime e caldo cominciò a succhiare e visto che non ero più teso mi domandò,posso tirare fuori anche il mio, come preferisci risposi allora Mario si tirò fuori il suo pisello e mi fece notare che era molto eccitato pure lui e mi chiese se mi piaceva io non dissi nulla allora riprese a succhiare e mi spinse i pantaloni verso i piedi cosi poteva accarezzare le coscie e con il dito toccare i genitali devo essere sincero la cosa mi piaceva un casino e quando mi chiese di masturbarlo la mia mano automaticamente si diresse verso il suo pisello Mario mi disse: ti piace il mio cazzo nello stesso istante con il dito si fece strada verso il mio ano dove trovò resistenza non insistette ma mi disse perchè non provi a succhiarmelo pure tu vedrai ti piacerà non so ma senza replicare provai a succhiare ma quella capella in bocca mi faceva prima schifo poi mi veniva da vomitare mi sono subito ritirato Mario subito disse ummm hai una bella bocca se ti abbitui potrai essere molto bravo Mario riprovo a baciarmi e questa volta non trovò resistenza da parte mia anzi mi trovò partecipe dopo si diresse all'orecchio mi mise la lingua e la rotteò all'interno mi innarcai con la schiena la cosa mi era piacciuta Mario disse mi stupisci ma stai godendo come una troia ero un pò stranito non mi riconoscevo in quella parte ma devo dire che ero veramente partecipe al punto che quando Mario mi chiese di girarmi non ci pensai e lo feci Mario si posiziono dietro e cominciò a leccarmi il culo e con la lingua provava a forzare l'ano mi domandò se poteva appoggiare il pisello alle mie natiche risposi di si si alzò dietro di me e si stese con il suo corpo sulla mia schiena facendomi sentire il suo membro nel solco delle natiche muovendosi avanti e indietro come per scoparmi poi si fermo e prese qualcosa nel casettino e lo spalmo attorno al mio ano gli chiesi cosa volesse fare e sopratutto di non sporcarmi i pantaloni mi disse di stare tranquillo che voleva solo appogiare il pisello al mio ano cosi fu ma dopo poco sentivo che cercava di penetrare in me gli dicevo di smettere che mi faceva male e mi spostavo in avanti lui continuava a spingere io con la testa ero arrivato allo schienale del seggiolino e non avevo più posto per avvanzare continuavo a dire che avevo dolore e che doveva smettere dopo breve lo sentii dentro si fermo e disse sei una grande troia ti insegnerò anche a succhiarmelo ma ora ti voglio sborare dentro questo meraviglioso culo comincio a stantufare all'inizio mi faceva male poi sentivo che provavo piacere mi ricordo di aver sentito la sua sborra dentro di me e io nello stesso istante sboravo coppiosamente sul suo sedile senza neanche masturbarmi Nel tempo ci siamo rivisti e oltre a spanarmi il mio ano mi a insegnato anche a succhiarlo
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9
14 years ago
casanova1956,
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una puttana per camionisti
Una puttana per camionisti Ha trentadue anni Claudia era una donna soddisfatta, insegnante alle medie, sposata con un docente universitario, conduceva una vita veramente morigerata. Bella casa, ottime e importanti amicizie passava le sue giornate fra la scuola, il volontariato in parrocchia, e casa sua, dove accudiva con amorevoli cure marito e suocera, una donna molto energica, un po’ fissata, autoritaria sia con lei che con suo marito. Niente figli, questo era a dire il vero un desiderio di suo marito e suocera, ma non il suo, usava di nascosto da loro un anticoncezionale, il sesso si riduceva a una scopata di dieci minuti al sabato sera, al buio, in silenzio, e alla fine lui le chiedeva pure scusa per esserle venuto dentro. Lui non aveva certo un super cazzo, ma a lei le cose andavano bene anche così, non conosceva altro lui era stato il primo e unico uomo della sua vita. La sera stava scendendo, improvvisamente un temporale rendeva la guida difficile, Claudia cercava di andare ad una velocità moderata, ma la super strada era un fiume d’acqua, poi quei dannati camion che le sfrecciavano di lato rendevano tutto pericoloso. Disprezzava i camionisti, erano tutti rozzi, volgari e sudici, una sera si era dovuta fermare a una stazione di rifornimento, per mettere benzina nella sua Golf, due camionisti avevano fatto apprezzamenti pesanti su di lei, non che fosse brutta, speso dopo la doccia si guardava nel grande specchio, alta, terza di seno, fianchi stretti, cosce belle, forse il culo un po’ troppo evidente, ma lei non faceva nulla per invogliare i maschi a commenti, si vestiva sempre sobria, molto casta, era fuggita, da quel giorno evitava di fermarsi lungo la strada. Aveva fatto tardi per via dei colloqui con i genitori quando l’ennesimo camion le ruggì di fianco, sollevò un turbine di acqua che le resero ancora più dura la guida, fu costretta a camminare ancora più sul margine desto della corsia, ad un tratto la vettura iniziò e voler andare verso destra, con fatica riuscì a raggiungere un’area di sosta lì vicino, si fermò a ridosso di un piccolo deposito dell’Anas che aveva una tettoia. Scese dalla macchina perse il piccolo ombrello e non volle indossare la giacca del completo per non bagnarla, il vento le rovesciò l’ombrello e subito si bagnò la camicetta bianca, cercava di capire cosa era successo, poi vide un pezzo di legno con un chiodo conficcato nella gomma …… aveva bucato!!! Fu presa dal panico, rientrò dentro la vettura, prese il cellulare, quasi scarico e niente segnale, con rabbia lo rimise dentro la borsa … che fare? Non sapeva assolutamente come si cambia una ruota, uscì di nuovo, cercando aiuto, la strada era deserta, pioveva tantissimo, il vento le rigirò di nuovo l’ombrello e lei si bagnò totalmente. Avvicinatasi alla carreggiata vide da lontano un mastodontico bisonte che illuminato come un albero di natale arrivava verso di lei , istintivamente fece dei segnali. Lui le lampeggiò e messa la freccia destra entrò dentro la piazzola con un turbine d’acqua che la finì di inzuppare. Si avvicinò dal camion si aprì la portiera e un gigante alto e grosso chiese .. che ti succede? - Ho bucato, - desse - con un filo di voce .. lui scese, aveva pantaloni di una tuta e sopra solo una maglietta da cui si delineavano forti pettorali , si affiancò a lei si diressero verso la vettura, lui vide il da farsi, lei tremava come una foglia. Vieni con me, disse con tono autoritario, e la portò verso il camion dal lato del passeggero, aprì, Sali … lei mise un piede sopra il primo scalino, si allungò e riuscì a salire. Dentro si stava decisamente bene, era più caldo, lei tremava come una foglia, i fari illuminarono lui che con fare esperto procedeva sostituire il pneumatico forato …. Si guardò in torno, la cabina era pulita … poi si girò dietro, c’era una cuccetta, con un materassino, sulla parete in fondo una foto di donna nuda con delle calze nere con pizzo …. Tornò a guardare davanti. c’era un portatile acceso montato su due staffe, lo schermo proiettava le immagini di un sito porno … guardò bene, una donna si mostrava con una serie di foto in autopaly , erano pose oscene, girò lo sguardo lui aveva quasi fatto, lei tornò a guardare lo schermo, …. Era così presa dalle immagini che nemmeno si era accorta che lui aveva finito. Lo scatto della portiera del camion dal lato del conducente la riportò alla realtà, lui salì con agilità, era completamente bagnato …. Fatto disse ma tu sei tutta fradicia, si girò prese una sacca dalla cuccetta, l’apri e ne tirò fuori un asciugamano e gli lo diede. Lei incominciò ad asciugarsi i capelli, lui si avvicinò, lei abbassò lo sguardo, aveva smesso di tremare, lui prese ad asciugarle i capelli, i loro occhi si incontrarono e lei si sentiva tranquilla, per la prima volta vedeva un camionista gentile, che si prendeva cura di lei, e nel caldo tepore della cabina lei si lasciò andare a quella carezza che dai capelli era scesa giù fino alle spalle. “ togliti questa camicetta, è tutta bagnata, ” gli disse lui, e lei senza nessun timore ubbidì consapevole del fatto che si sarebbe trovata quasi nuda davanti a lui, continuava a passare l’asciugamano sul corpo di lei riscaldandola, ma che a lei sembrava assomigliare sempre più ad una carezza molto dolce, che le fece abbandonare ogni difesa, e quando restò solo con il reggiseno lui continuava a passare il panno sul suo corpo, lei si girò , i loro occhi si fissarono e non c’era più nulla da dire, le bocche già molto vicine si unirono in un bacio così appassionato che a lei quasi mancava il fiato, la mano di lui si posò sul suo seno e lei non oppose nessuna resistenza, anzi andò ad abbracciarlo togliere ogni dubbio. “Passiamo dietro”, e lei ubbidì, ma nel salire dietro si tolse anche la gonna, ora era nuda, ma la cosa inspiegabilmente non gli creava nessun imbarazzo, anzi inconsciamente si sentiva debitrice a quell’uomo che a suo parere l’aveva tolta dai guai. In un attimo lui era nudo, le tolse anche l’intimo, e poi lui si distese in giù rispetto a lei, e quando sentì che lui si insinuava fra le sue cosce semiaperte lei lo lasciò fare, il risultato fu di sentire la lingua di lui martellare con precisione li suo clito ….. ooooooohhhhhh …. Un lungo gemito uscì dalla sua bocca, ma era solo l’inizio di un viaggio verso il Paradiso del piacere a cui lei non era mai arrivata. L’onda di emozioni che quella lingua le stava dando era sconvolgente, ….. uhmmmmuhmummmummm …. Un ‘orgasmo la fece tendere tutta e nello stesso tempo si sentiva svenire, mai in vita sua aveva provato un piacere così intenso, e fu a quel punto che girandosi di lato si trovò a pochissimi centimetri da un meraviglioso cazzo, lungo, duro, nodoso , con una cappella rossa , quasi violacea, istintivamente si rese conto che lei anche poteva in qualche modo restituire quel piacere, ma non sapeva come, lei mai fatto una cosa simile. Lui quasi istintivamente le venne incontro, “ succhiami, dai prendilo in bocca, dai”, lei ubbidì, infilò decisamente qual palo in bocca e si mise a succhiarlo con decisione, era piacevole, lo sentiva gonfiarsi dentro di lei si stava eccitando tantissimo, un altro orgasmo la scosse tutta ….. mumummumummhhmmm … mugugnò a bocca piena, e a quel punto lui si rigirò, la mise di lato e appoggiata la cappella sulle labbra della sua fica ormai bagnatissima lo spinse dentro con forza, ma senza brutalità, deciso, ma lento, in modo che lei assaporasse il fatto che lui entrava. Lei era senza fiato, le sembrava di essere sverginata per la seconda volta, o meglio forse ora la stavano sverginando, e quando lui le fu tutto dentro fino a battere con la cappella il fondo lei ebbe un orgasmo sconvolgente, un grido uscì per la prima volta dalla sua bocca …. VENNNNGOOOOO!!!!!!!!!….. siiii …… daiiiiiii ….. siiiiiii …….. scossa da mille brividi di piacere assecondava il, lento pompare a cui lui l’aveva sottoposta, …siiiii … èèèèè…. Belllissiiimmmmooo ….. sconvolta non riusciva più a ragionare, si scatenò come una furia, la femmina troppo a lungo repressa in lei uscì fuori con tutta la sua dirompente energia, determinata a godere finalmente del piacere tenuto troppo a lungo represso. Lui la trascinò sopra di se, era rimasto stupito dalla sua sconvolgente reazione, “ accidenti che femmina sei, ma da quanto tempo non lo fai?” lei lo guardò “è praticamente la prima volta che godo così”, lui la strinse a se, le sue mani afferrarono con decisione i suoi capezzoli duri, e cominciarono a impastare quel seno facendole provare ancora un nuovo piacere, mentre lei istintivamente andava avanti e indietro su di lui mentre il cazzo dentro le limava meravigliosamente le pareti della sua fica, … “daiiiii , muoviti, che questa volta non te la dimentichi più questa scopata, dai che ti cavo anche l’anima, poi ti riempo di sborra, così tanta che ti uscirà dalla bocca, daiii, …. cosìììì,……. daiii muoviti,”, lei assecondava il suo movimento con lo spingere di lui, un languore incredibile le toglieva il fiato, sentiva il piacere salire dentro di lei, fino al cervello, ed esplodere poi in un piacere indescrivibile ….. VENNNNNGGOOOOooooooo ……. Siiiiiiiiii ……. sconvolta si distese su di lui, che la fece di nuovo girare, la prese di spalle, e le entrò dentro da dietro, lei impazziva spingeva con forza il corpo incontro al suo cazzo che ora la sfondava con colpi tremendi che la scuotevano tutta, siiiiiiiiiii ….. daiiiiiii …. Siiii spaccamiiiiiiiii … daiiii … sconvolta, sudata, in preda ad un delirio incredibile nemmeno si rese conto che lui spostandosi un poco le appoggiò il cazzo al culo , e con un colpo deciso entrò, dentro. Lei rimase un secondo immobile, sentiva che ora lui era dentro di lei, ma non sentiva nessun dolore, solo lo stupore di sentirsi prendere dietro, in un posto dove lei mai, e dico mai lo aveva preso, anzi nella sua cultura perbenista era una cosa che una moglie mai avrebbe accetto di fare con suo marito, e ora invece uno sconosciuto le sfondava il culo con decisione, e lei stessa si stupì del fatto che le stava piacendo tanto. Riprese ad appoggiare le mani contro il fondo della cabina, spingeva e incitava lui a continuare, sconvolta da quel piacere nuovo e inatteso che stava provando , siiiiiiiiiiiiiii …. Daiiiiiiii … siiiiiiii … è belliiisisiiimo…. daiiiiiiiiiii … per qualche secondo si rese conto di essere sul punto di svenire, ma le forti mani di lui che le torturavano il seno le fecero riprendere la giusta dimensione del piacere, lui intensificava i colpi, forse era sul punto di venire, questo almeno lo aveva imparato dalle semplici scopate fatte con suo marito, ma impazzì di piacere quando lui le spostò la mano sua verso il basso e le disse “ toccati la fica, voglio che godi di più”, e contemporaneamente porto altra alla sua bocca, le mise due dita in bocca e disse” succhia, immagina che ora hai anche un ‘altro cazzo da succhiare mentre godi”. Il, suo cervello andò in tilt, una serie inarrestabile di piacere sotto forma di ripetuti orgasmi la fecero tremare, poi improvvisamente lui si piantò dentro di lei … siiiiii …. Sborroooooo!!!!!! … siiiiii … io pure vengoooo … un reciproco orgasmo li sconvolse. Per qualche momento il silenzio fu rotto solo dal ticchettio della pioggia che stava finendo, i loro respiri tornarono normali, lui uscì da lei, le offrì dei fazzolettini imbevuti per pulirsi, cosa che lei fece in silenzio, era frastornata, il suo cervello era assente, per la prima volta in vita sua non riusciva a ragionare, si sentiva di una calma sconvolgente, niente e nulla la preoccupava, sembrava come se ogni problema di colpo fosse sparito. “Sei stata fantastica, le disse lui, non ho mai fatto una scopata con una donna come te, mi chiamo Carmelo, sono di Taormina, passo da queste parti due volte alla settimana, se ti lascio il mio cellulare, tu puoi chiamarmi quando vuoi,” lei lo guardò, era ancora in preda ai brividi di piacer provato, ma lentamente la sua mente cercava di tornare alla realtà, prese il numero scritto nel piccolo fazzolettino, lo guardò, “mi chiamo Claudia, non so se rifarò mai una simile esperienza, anche se devo dire è stata bellissima, ma… “, scesa dal camion, aveva smesso di piovere , salì in auto, nascose il numero in mezzo alla sua agendina personale e via, verso casa sentiva colare la sborra da dietro, un lieve bruciore le ricordava l’accaduto, ma la sua mente si rifiutava di concepire una se pur futile scusa per giustificare il tutto. Suo marito l’accolse con preoccupazione, lei riferì solo della foratura, e di come dopo circa un’ora era passata una pattuglia della stradale e le avevano sostituito loro la gomma, si infilò dentro la vasca, un bagno caldo era necessario per riflettere sull’accaduto, ma per quanto pensasse il suo cervello non trovava dentro di se un motivo di rimprovero nel suo comportamento. Il fine settimana era impegnata con il trasferimento della suocera che tutti gli anni andava trovare una sua cugina al mare, al ritorno lei guardava i camion sfrecciare, lui le parlava ma lei non seguiva i suoi discorsi. A letto lui quella sera voleva fare sesso, lei lo assecondò come sempre, lei chiuse gli occhi, immagino l’ultima scena che Carmelo le aveva chiesto di immaginare, un cazzo in bocca e una dentro, le poche pompate di suo marito la fecero godere, ma dovette mordersi le labbra per non urlare. Il giorno dopo chiamò, e fissarono di rivedersi due sere dopo, un poco prima di dove si erano conosciuti, c’era una stazione di servizio con annesso un piccolo motel. Arrivò con alcuni minuti di ritardo, lui la fece parcheggiare in mezzo a due camion, e quando scese dalla vettura lui era in compagnia di un giovane camionista, “ lui è Ciro, è un mio amico, molto fidato, gli ho parlato di te, se vuoi ti faremo impazzire di piacere, ti va?” lei rimase un attimo indecisa, poi loro gli sorrisero, e insieme entrarono dentro un piccolo appartamentino che loro avevano già preso. Appena dentro la spogliarono, si misero a leccarla , toccarla e la presero in ogni buco, schizzandole dentro una quantità industriale di sborra come lei non aveva mai ne bevuto ne preso dentro. Per quattro ore la rivoltarono come un guanto, ma si sa un vecchio detto dice che: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e il destino ci mise lo zampino. Suo marito che doveva restare tutta la serata fuori per un simposio, aveva avuto un imprevisto,, il relatore del simposio aveva avuto un attacco cardiaco, quindi tutto rinviato, e nel tornare a casa si rendeva conto di dovere mettere del carburante nella sua vettura si fermava nella stessa stazione di sevizio dove lei era con i due ragazzi. Lo stupore di lui nel vedere la vettura di lei parcheggiata fra due camion era notevole, non riusciva spiegarsi il perche fosse lì. E quando la vide uscire dal motel in compagnia dei due uomini la sua gelosia esplose, ma rimase immobile, dentro la sua vettura, non visto, da lei, e incredibilmente ebbe un’erezione quando loro la strinsero e la baciarono dandole una pacca sul culo, “ ciao bella troietta, ci rivediamo alla prossima volta, magari portiamo anche un terzo amico così ti sfondiamo meglio,” le dissero scherzando i due, lui aspetto che lei partisse, poi lentamente con il cuore in subbuglio la seguì. Era sconvolto da ciò che aveva visto, ma lo era ancor di più per il fatto di essersi eccitato nello scoprire di essere cornuto. Rientrò dentro casa in silenzio, andò direttamente in camera da letto, lei si stava spogliando, aveva ancora le calze autoreggenti comperate per l’occasione, aveva voluto assomigliare alla donna del calendario appeso in gabina, lui la fissò “ che fai, mi tradisci con due maschi?” inveì lui , lei si giro, aveva la sborra che colava da ogni buco, guardò con occhi diversi suo marito, gli si avvicinò notò subito che lui aveva una se pur minima erezione rispetto ai due splendidi pali che aveva perso, ma giocò il tutto per tutto, “ certo, che mi sono fatta sbattere da due veri maschi,” lui era paonazzo, non sapeva che dire, lei attaccò decisa, “ senti come mi hanno riempito e fatto godere, inginocchiati qui davanti ame, vieni qui, leccami, senti ancora la sborra che mi cola sia dal culo che dalla fica” e detto questo lo spinse in basso davanti a lei, mise un piede sul letto e lui infilò, la lingua fra le sue cosce, prese a leccare avidamente, lei allora si distese sul letto, gli aprì pantaloni e tirò fuori il piccolo cazzo di lui, lo porto alla bocca , si mise a succhiarlo con passione, lui esplose immediatamente…. “Siiiii …. Daiiiii …. Finalmentee…. Siiiiii … è così che ti volevo!!!!”, e nel dire questo le sborrò in bocca lei bevve tutto, continuando a succhiare lo fece rimanere duro, si posizionò su di lui e infilato dentro il, cazzo che ci stava largo dentro la fica ben aperta dai precedenti membri, prese a cavalcarlo, “daiiii … scopami … dai fammelo sentire dentro anche il tuooooo”. Il suo grido fu come lo scattare di una molla in lui, “ siiiii … vaccca.. godiii… dai fammi godere, muoviti, daiiii”, simili parole sorpresero anche lei , “ti piace è cornuto, senti come mi hanno sfondato bene”, “ certo che mi piace, era ora che trovassi un maschio che ti spaccasse bene la fica e il culo, ero stufo di dover sempre andare a puttane per farmi una scopata decente, tu eri troppo casta, puritana, ma ora sei perfetta, dai girati che ti voglio, inculare prima che si restringa”, Claudia era incredula, ma allo stesso tempo non voleva perdere un’occasione di divertirsi con suo marito così bella si girò lui le infilò il cazzo, che ora le sembrava anche più grosso, con forza nel culo, “ aahhhiiii pianooooo , loro mi hanno spaccato il culo, e mi fa ancora un pò male”, “se ti fa ancora male vuol dire che non hanno ancora finito il lavoro, quindi vedi di chiamarli di nuovo e falli venire a finire quello che hanno cominciato, se vuoi ti porto io da loro, basta che ti spaccano bene”. A lei sembrava di vivere un sogno, lo fece schizzare in culo facendolo godere tantissimo, e da quella sera almeno due volte alla settimana lui l’accompagnava al motel dove c’erano sempre almeno tre amici di Carmelo che la scopavano fina a sfinirla, poi lui a casa le leccava tutta la sborra che le colava e la scopava con estrema soddisfazione , fiero di avere una moglie che era diventata una puttana per camionisti.
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14 years ago
admin, 75
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Non dovevi innamorarti di me...
Non cerco amore, m'interessa scopare, solo quello. Avevo detto quella frase secca e graffiante per demolire il viso incoscientemente sfrontato della ragazza che mi stava davanti. Volevo frantumare i suoi sogni per portarla alla realtà della vita e, farle capire che non c’era futuro nel nostro rapporto. Io invece, cerco le due cose insieme… Lo disse guardandomi negli occhi, arrossendo visibilmente. Era bella, come solo una ragazza di venti anni poteva esserlo. Freschezza, dolcezza, stupore, tutte reazioni che il tempo aveva indurito e lentamente asportato dal mio animo. Allungai una mano per carezzarle i capelli, lei scattò indietro, evitandola; Non mi toccare, sei un bastardo! Stupendamente bella nella sua ribellione. Non ti ho mai promesso niente… Ma non me l’hai neanche mai negata! Il fervore della sua rabbia unito alle lacrime che scioglievano il trucco, era un contrasto struggente. Istintivamente guardai il suo corpo, ero ammaliato dal piccolo seno che sobbalzava ad ogni respiro, la camicetta bianca stretta attorno al lieve gonfiore, la rendeva una situazione erotica molto intrigante; - Non dovevi innamorarti di me… - Sei tu che non dovevi permettere che accadesse… Allungai di nuovo la mano sui capelli e, questa volta non si spostò; - Mi spiace piccola. Non avrei mai voluto farti soffrire… La mano seguì il tragitto lasciato dalle lacrime come a cercare di fermare gocce svanite, poi, ancora una volta dimenticai tutti i problemi creati dal nostro rapporto, lasciando che il desiderio sessuale prendesse il sopravvento. La strinsi a me seguendo le forme del corpo con le dita, arrivai all’inizio della piccola gonna rossa che metteva in evidenza le cosce muscolose da atleta. La ragione mi diceva di fermarmi, mentre, con le mani, alzavo quella piccola stoffa colorata, ma ormai, ero partito per la tangente. Cominciai ad accarezzarle le cosce provando una scarica d’adrenalina per tutto il corpo, mentre, m’avvicinavo al suo piacere. Una volta arrivato allo slip infinitesimale, ebbi la certezza del mio potere su di lei, in pochi secondi smise di piangere e trasformò il respiro, i gemiti seguirono le carezze lascive presto divennero mugolii strozzati. Le dita giocavano con le intimità glabre; - Lo vedi che non puoi stare senza di me... Disse quelle parole sotto voce, come una preghiera in una chiesa. Sapevo di sbagliare, era tutto fuori logica, cercai di esternarlo a me stesso parlando in un sussurro; - è una stronzata quello che stiamo facendo…è una grande stronzata continuare… L’ultima frase logica, mentre mi abbassava la cerniera dei calzoni. La vidi mettersi in ginocchio sfuggendo al piacere delle dita dentro di lei, poi, sentii il calore delle sue labbra avvolgere il mio sesso: la lingua fece il suo dovere e in pochi attimi dimenticai tutte le mie buone intenzioni. Guardavo estasiato i suoi capelli dondolare sul collo seguendo una movenza ritmica e regolare, che mi stava facendo impazzire; pur essendo molto giovane, Luisa, aveva acquisito un’esperienza notevole e il suo tocco orale, era veramente delizioso. Sentivo le gambe tremare in quella posizione retta, appoggiai le mani al tavolo spingendo il bacino verso il suo viso, percepivo l’odore di donna tra le mie dita bagnate dai suoi umori. Le sue mani stringevano forte i miei glutei e le unghie affondavano nella carne creando un mix tra dolore e piacere. Le spostai i capelli per vedere la scena, lei, come se fosse un segnale predefinito, alzò lo sguardo per incrociare i miei occhi, era fiera di quello che stava facendo e di come lo stava eseguendo; sapeva che in quel momento, era lei a dominare il mondo. Poggiai le mani sulla nuca e cominciai a dettarle un nuovo ritmo, un tram chiamato desiderio che finiva solo con l’esplosione dentro di lei del mio seme. Afferrai i capelli con determinazione nel momento del coito e non li lasciai fino a che il respiro non tornò normale. Esausto, mi piegai in ginocchio davanti a lei, alzai il suo mento per guardarla di nuovo. - Non dovevi innamorarti di me… Le dissi di nuovo, poi, cercando di non farmi sentire da me stesso, le dissi; - Non avrei dovuto innamorarmi di te… In quel momento lungo un’eternità, le sfiorai il viso con le labbra, infine baciandola, assaporai il mio stesso sapore e mille pensieri attraversarono il mio spazio mentale, mentre, nuove lacrime, questa volta non di sofferenza, scendevano libere...
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1
14 years ago
fantasypervoi,
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Semplicemente pelle....
Non so……dimmi te più tosto…..non penso che c’è la faccio per quell’ora….
La donna che parla e la voce sua lasciva…..niente di più diverso….
Dal altra parte della cornetta, l’uomo ostenta sicurezza, lei si specchia di passaggio e passa il dito sulle labbra messe in evidenza, pensando a dove ha messo il labello.
Ma certo amore, lo sai che farei pazzie per stare anche mezz’ora con te.
Ecco dove stava, maledetto labello che piccolo com’è non serve a niente….Camina piano con un passo che conserva tutto per se…..solo Lei e Loro, solo, nella loro intimità più sicura.
Sente i capelli che gli sfiorano le spalle nude, sente il leggero profumo che gli ricorda quella frase famosa……e sorride. Già, donna di altri tempi, donna di un fatalismo di eros e di vita quella Merilin….
Ma no, scusami, e che sentivo la musica…..sai, ho messo quel’aria che ti piace ed è come se fossi qui….
Con l’altra mano accende lo stereo, prende il labello e si gira su se stessa.
Una mezza girandola che gli fa vedere pezzi di pelle chiara e capelli lisci che ci giocano insieme in una danza torbida, sesso depilato e stretto in mezzo alle cosce che sfiora, e poi finisce tutto con Loro……simetriche meraviglie di color oro che si fermano in una posizione di danza da togliere il respiro……..
Ok amore, rimaniamo che ci vediamo lì alle dieci, certo, come vuoi…..il diaframma le fa recuperare un po’ di voce e alla fine anche di più…..un sorriso che la donna non vuole vedere nello specchio….
Getta la cornetta sul tavolino e si stende sul divano di pelle. Pelle che bacia pelle. La sua è calda e chiara, l’altra fredda e scura. Passano attimi riempiti di quel rumore di fondo finche la sua di pelle si arrende a riscaldare per due….
Alza le gambe nude lentamente, come gli immagini di quei film vecchi che adora…..
Le poggia sullo schienale di pelle e le sistema una sopra l’altra. Piedi magri e lunghi che ha odiato cosi a lungo…..fino a poco fa.
E poi sospira……come un amante in attesa del momento suo, come una donna che aspetta.
Loro sono lì….eleganti, aristocratiche, complicate e semplici nello stesso modo con quei lacci – filini che ha desiderato a lungo prima di averli. Taciturne e cosi sicure del effetto che fanno. Altra pelle che sa il fato suo.
Le muove solo un po’….le dita dei piedi sono divine sotto quel vedo non vedo e Lei sente la fitta.
Gli comincia dal ombelico, veloce, crudele,traditrice. Percorre in un lampo la pelle che non può non tremare e finisce per scuotere l’intero corpo come solo un amante sa fare.
Niente da fare,la donna obbedisce e lo vuole ancora. Si tocca leggermente il sesso nella ricerca disperata di un altro tremore. Deve aprire le gambe e Loro si dividono. Una più in alto, sulla parte alta del divano che regna con la potenza vertiginosa del tacco, l’altra oscenamente aperta a destra per farlo sentire porca, affamata di quel tremore che solo Loro conservano le chiavi.
E il sesso risponde. Come un qualsiasi senso che obbedisce a Loro. Come qualsiasi pezzo di carne sua messa a nudo come Loro volevano.
Chiude gli occhi e si gode l’attimo prima.
Un fiume di tremori la avvolge rubandogli il fiato. Un siiiiii che sospira senza sentire il cellulare che segnala l’arrivo di un sms. Che leggera dopo. Per sorridere alla richiesta di quel uomo sicuro….”mettiti nuda adesso per me!”
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14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
La mia prima scopata
Ricordo che era estate, ancora nn sapevo cosa volesse dire "venire" e "orgasmo" ma quel giorno lo appresi eccome....
un giorno, io e fabiana rimanemmo soli xk i nostri genitori erano andati a fare un' escursione, a me nn andava molto, e fabiana decise di farmi compagnia
dopo un pò che se ne erano andati, iniziò a farmi discorsi sul sesso, quando mi chiese se volevo scopare con lei, si me lo chiese proprio cosi, ero molto imbarazzato e prima ancora che le dessi una risposta, mi era già addosso che mi tirava fuori il cazzo.
cominciò a strusciarselo addosso, ricordo che portava una minigonna e sotto niente mutandine, si era già preparata....
il mio cazzo andò in erezione in meno di un secondo, ma apena lei provò ad infilarselo nella fica, sborrai quella che mi sembrava un enorme quantità di sperma, in pratica venni all'istante, fabiana mi disse quasi intenerità di stare calmo, che lo avremo fatto ancora, che c'era tutto il giorno a disposizione, nel frattempo si asciugò lo sperma che le avevo schizzato in fica, e leccandosi le dita e mi chiese se volevo riprovare, io senza rispondere, mi alzai e mi spogliai del tutto, anche lei,la feci sdraiare cercando di ricordare quello che avevo visto in un giornaletto porno, le divaricai le gambe al massimo, le montai sopra e le penetrai la fica, col mio cazzo che aveva ripreso vigore e sembrava quasi scoppiare, mentre la scopavo, ansimando come una maiala in calore mi disse che potevo sborrarle in fica tranquillamente, aveva preso la pillola anticoncezionale
quello che seguì dopo furono divrse chiavate, due nella classica posizione del missionario una alla pecorella e quando ero stremato, un pompino da paura; ancora nn so come riusci a farmi venire la quinta volta, ma ci riusci, alla fine quasi nn mi reggevo in piedi, ma ero al settimo cielo, avevo scopato cn una bellisima ragazza, me l'ero fatta in tutte quelle poszione che ho sempre sognato, ma quando ci stavamo rivestendo, mi disse che nn finiva certo lì!
che lo avremmo fatto ancora appena possibile
infatti, in quell'estate, le nostre scopate si moltiplicarono, l'unico rammarico è che nn volle mai farsi inculare
certo nn si può volere tutto, ma dentro quel bel culetto sodo, ci avrei volentieri spompinato il mio cazzo
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14 years ago
cazzolungo123,
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Come iniziai una coppia con lui cuckold
Mi chiamo Max e sono, come la maggior parte delle persone di questo inizio secolo, un grande fruitore di internet e dei suoi tanti e disparati servizi. Sin dal 1999 mi sono accorto che, grazie alla rete e agli annunci che si trovano in essa, molte persone si propongono per scambi di coppia, rapporti a tre e Gang Bang Insomma un supermercato del sesso in cui puoi trovare ciò che si desidera e, nello stesso tempo, si può venire in contatto con numerose persone che possono far tramutare in realtà i tuoi sogni più libidinosi Dopo aver preso dimestichezza con password, account, link, newsgroup, e username mi sono gettato a capofitto nel trovare prima e nel rispondere poi ad annunci in cui donne o coppie di coniugi ricercavano singoli. Nel giro di qualche settimana di lavoro certosino, in cui avevo inviato decine e decine di e-mail, sono stato contattato da una coppia scambista di una città pugliese vicina. Dopo i primi contatti via e-mail, abbiamo deciso di tagliare la testa al toro e ci siamo incontrati. Il primo appuntamento non potrò mai dimenticarlo: innanzi a me trovai una coppia 40 enne che, anch'essa alla prima esperienza, era piena di dubbi, incertezze e perplessità Dubbi, incertezze e perplessità che vennero fugate poche ore dopo sul divano di casa di questa coppia quando io e il marito impalammo la signora come un capretto! Numerose persone contattate e molti “successi†nel carniere sono trascorsi da quel primo rapporto cosi entusiasmante, sin quando nell'estate del 2008, ero lì con il mio portatile che stavo navigando in un portale di fotoannunci, alla ricerca di qualche nuova coppia da incontrare, quando mi imbattei in un annuncio quasi nascosto e privo di foto. L'annuncio recitava: - Cerco un uomo, pulito, simpatico, della zona di Bari e max 45enne per svezzare mia moglie 41 enne carina, molto porca e anovergine. Firmato Michele il marito -Il messaggio francamente raccontava poco e, privo di foto esplicatica, non invogliava affatto ad un contatto preventivo, tuttavia quasi meccanicamente risposi. Nelle due settimane che passarono dall'invio della mia e-mail, non ricevetti nulla. L'attesa durò altri cinque giorni e quando avevo già dimenticato l'annuncio ecco che trovai, nel mio box di posta, la risposta del marito. Nella lettera si diceva che, con la moglie presente, voleva incontrarmi e discutere della situazione. Quindi mi dava appuntamento in un bar della città . Particolare strano è che dovevamo riconoscerci grazie ad un giornale piegato in quattro e portato sotto il braccio destro. Operazione inconsueta e strana nell'era della tecnologia in cui ci si scambia cellulari e ci si vede grazie a fotocamere digitali. Tuttavia ancora una volta meccanicamente accettavo rispondendo positivamente alla loro richiesta. L'appuntamento era alle 17:30 di un giovedì lavorativo come tanti altri. Ligio alla puntualità ero, all'ora stabilita, fuori dall'esercizio commerciale che attendevo, impazientemente, questa strana coppia. Dopo circa dieci minuti di ritardo, in cui io avevo pensato ad uno scherzo o ad un imprevisto della coppia, vidi avvicinarsi un uomo e una donna che corrispondevano alla descrizione data e, sopratutto, portavano sotto il braccio destro il quotidiano piegato in quattro. Uno sguardo, un sorriso e .."Anna e Michele, presumo", dissi con voce marcata e anche un pò scocciata"Si, siamo noi. Tu devi essere Max, vero?" esordì l'uomo"Fortunato di conoscervi..." risposi prontamente. Poi li invitai a seguirmi dentro il bar per degustare qualcosa di fresco. Ci sedemmo in un tavolino all'aperto e, finalmente, potei notare la donna che dovevo "svezzare"Anna 41 anni portati benino, mora, terza di seno, educata, introversa e sopratutto impacciata. La donna faceva bella mostra di se in un abitino estivo composto da una gonna nera di lanettina e da una camicetta bianca che faceva intravedere un reggiseno anch'esso bianco. Invece il marito Michele 45 anni portati malino, estroverso e molto simpatico parlava a ripetizione intavolando discorsi sulla trasformazione del clima, sull'inquinamento e sulla necessità di bloccare il traffico. Praticamente si stava parlando di tutto fuorchè di ciò che dovevamo decidere! Mentre Michele gustava il suo caffè e continuava a discernere tra argomenti che nulla avevano a che fare con il sesso, la moglie alzava, di tanto in tanto, lo sguardo e mi rivolgeva sorrisini innocenti. Un pò scocciato dalla piega che quel incontro stava prendendo (avevo preso un permesso dal lavoro per parlare del tempo?!) e tagliando la testa al toro chiesi a Michele se il sottoscritto poteva essere la persona che cercavano. L'uomo quasi liberato da quella mia domanda così diretta rispose "Si, penso che tu sia l’uomo che cerco!" l’uomo che cerco?! Nella mia mente passarono diecimila pensieri, ma quello che si fece largo tra le sinapsi celebrali sino a sfociare nelle corde vocali fu: "Ma..Anna é d’accordo sulla questione, oppure si sente ancora indecisa?!" "Certo..non vede l'ora di essere -svezzata-", disse il marito mentre il sorriso stampato sulla bocca della moglie dette il consenso alle parole espresse dal compagno. Francamente non ero sicuro, tuttavia qualcosa di eccitante mi spinse ad accettare, per il giorno dopo, l'invito nella loro abitazione. La mattinata era trascorsa stancamente, comunque il pensiero di vivere una nuova avventura con una coppia di coniugi mi faceva sentire elettrizzato. Non vedevo l'ora di conoscere carnalmente la mia partner! L'appuntamento non era proprio vicino alla loro dimora, ma bensì sul lungomare dove sarebbe venuto a prendermi Michele alle 15:30. Nuovo permesso lavorativo e nuova scusa per essere presente all'incontro che si tenne all'ora stabilita.Le 15:30 non ancora scoccate e Michele era già li che mi attendeva.."Ciao Max Tutto bene?!", mi disse l'uomo che sembrava raggiante e liberato da ogni tabù"Tutto bene Michele", risposi io mentre entravo in macchina con lui. Il tragitto fù breve e nessuno dei due ebbe il tempo di parlare completamente di ciò che potesse accadere di lì a poco. L'unica informazione che l'uomo mi rispolverò e che la moglie era vergine nel culetto e che, almeno per quel giorno, non dovevo provarci "Ok, Michele non preoccuparti", furono le uniche parole che dissi. Pochi istanti dopo eravamo sull'uscio della porta..din don..din don..din don Il portone si aprì lasciando vedere un'elegante Anna truccata di tutto punto come se dovesse andare ad una festa"Prego accomodati", disse lei scrutandomi dalla testa ai piedi. Appena entrato Michele mi fece accomodare nel salotto e mi confidò che aveva -parcheggiato- i loro due bambini dalla mamma e che sarebbe andato a riprenderli verso le 20:30. Avevano, ovviamente, preparato tutto e quindi ci aspettava un pomeriggio di fuoco e di sesso, pensai io! I convenevoli di rito, i ringraziamenti di aver scelto il sottoscritto e un caffè servito da Anna furono il preludio al pomeriggio a luci rosse. Infatti mentre io e Anna sorseggiavamo la bevanda Michele si era allontanato. Di li a poco ritornò con una videocassetta che inserì celermente nel videoregistratore. Le prime immagini e i primi titoli di testa erano per la bella pornostar Selen che mostrava le sue grazie contornata da due possenti e cazzuti (nel vero senso del temine) maschi. La sorpresa di Anna fu palese, infatti dall'espressione sorpresa del viso, così perfettamente truccato, si vedeva che non ne sapeva nulla! Passarono pochi secondi interminabili in cui nessuno di noi tre disse una parola, Comunque ad Anna sembrava piacerle quella simpatica sorpresa perché iniziai a sentire strani mugugni "Uhmmm..ehhhh..." A quel punto Michele si avvicino alla moglie, si accucciò ai suoi piedi e le intimò di spalancare le cosce, Fui sorpreso della rapidità e della semplicità con cui iniziavamo le danze, ma non mi importava anch'io adesso sentivo il mio cazzo diventare duro. Mentre le immagini porno del film scorrevano inesorabili e sempre più eccitanti fui preso da un impulso incontrollato e mi diressi verso la coppia. Giunto vicino ad Anna con la mano sinistra le accarezzai i lunghi capelli corvino mentre con la destra mi abbassavo la lampo dei pantaloni. Mentre cercavo di far uscire il cazzo dalla patta, Anna mi fermo e candidamente disse: "Sono completamente bagnata. Questa situazione ma fa sentire imbarazzata e stupida. Ti dispiace se ci fermiamo?!" "Certo Anna", risposi con voce delusa e scoraggiata. Poi comprendendo la situazione di estremo imbarazzo in cui si doveva trovare aggiunsi: "Vedi Anna..è normale essere titubanti al primo tentativo. E' già accaduto altre volte di assistere ad una situazione simile..non preoccuparti..adesso calmati." Intanto presi una sedia e mi accomodai accanto a lei. Passò qualche interminabile istante in cui i nostri sguardi si incrociarono, poi la donna parlò.."Mi dispiace..mi sento tremendamente fuori luogo in questa situazione. Mi sento eccitata, però non riesco a far cadere i miei freni inibitori." "Non preoccuparti Anna...", risposi con voce calma..poi la strinsi forte a me. Rimanemmo per qualche minuto in quella posizione da innamorati, poi intuendo che Anna si era rilassata le iniziai a sfiorare il seno. Poi come se nulla fosse scesi sino alle cosce e, alzata la minigonna, le toccai le mutandine che erano completamente fradice di umori. Notando che la signora gradiva le mie attenzioni, gettai l'amo per la pesca grossa..Il marpione che era in me stava tramando qualcosa di grosso! "Amore..vorrei lavarti la fica", le dissi..e poi aggiunsi " Mi piacerebbe farti un bidè e poi leccartela sino a preparati per una bella scopata!" "Ottima idea, Max", disse il marito che era stato sino ad allora in silenzio. Poi rivolgendosi alla moglie le sussurò: "Dai cara non fare più la cretina e cominciamo a divertirci"Anna dopo un attimo di esitazione si alzò e prendendomi per mano mi condusse in bagno. Mentre il marito riempiva il bidè di acqua tiepida io, con molto delicatezza, levai la gonna ad Anna. Finalmente l'atmosfera si stava surriscaldando! Con altrettanta delicatezza le sfilai le mutandine nere lasciandole completamente scoperta la fica che, ad occhio nudo, sembrava ancora un pochino bagnata. Poi la feci accomodare sul bidè, mi sfilai la camicia rimanendo con il torso completamente nudo e mi abbassai accanto a lei. Ora si che si iniziava a ragionare: una donna da scopare..pensai mentre il cazzo diventava più consistente! Mentre era in quella posizione le sussurravo parole dolci e cercavo di calmarla e metterla a proprio agio, ma nello stesso tempo agivo affinché si riscaldasse l'ambiente. Infatti se con la mia mano destra le stringevo la sua (fredda e un pochino sudaticcia), con l'altra le lavavo la fica entrandole nelle grandi labbra e cercando di sensibilizzare il più possibile il clitoride. La posizione di Anna, la situazione cosi particolare (non mi era mai capitato di lavare le parti intime di una donna su di un bidè) e l'abbigliamento particolare (completo intimo nero lucido con collant neri setati comprati appositamente per l'occasione), mi avevano messo in agitazione: la patta si era gonfiata lasciando vedere la consistenza del membro. Ma anche la donna era in agitazione, infatti piccoli gemiti e sussulti ventrali mi facevano capire che si era quasi pronti per scopare"Anna, ti piace il lavoro che sto facendo?!", le dissi con voce pacata, calma e calda. Poi proseguendo e non dandole il tempo di rispondere continuai.."Sei l'unica donna a cui abbia riservato queste attenzioni cosi intime..spero che tu le apprezzi come io sto assaporando la tua natura"Ma prima che Anna potesse rispondere, Michele esordi con una frase che mi lascio perplesso: "Vedi come ti vogliamo bene..sei la nostra donna!" In una frazione di secondo pensai che quella non era una semplice scopata, ma il principio di una relazione che sarebbe durata per molti anni. Ma quei pensieri furono ricacciati nei meandri delle mente dai gridolini di piacere che Anna ora emetteva sempre più forte come un richiamo d'amore"Ahhhh..uhhmmm..." A quel punto, era gia passato qualche minuto in cui avevo sondato ben bene la natura della donna, chiedevo a Michele di occupare il posto della mia mano e di continuare il lavoro che Anna gradiva molto. Quindi, con fare felino, mi alzai e avvicinai la patta al suo volto. Lei aveva lo sguardo di chi non capisce, ma continuando a guardarmi si avvicinò sottomessa come una donna in calore sa fare. Abbassai la cerniera, spostai gli slip e tirai fuori un cazzo viola dalla voglia, enorme e pieno di sborra. Le presi la testa e glielo infilai di colpo tutto in bocca. Non disse una parola, neanche un mugolio. Sentii il fondo della sua gola e cominciai a spingerle la nuca sempre più veloce su e giù intorno al mio cazzo. Non durò molti minuti. Quella specie di onnipotenza che avevo su di lei mi eccitava al punto che, in soli tre/quattro minuti sentii lo sperma venire a galla. Allora la fermai, uscii il cazzo dalla bocca e mi soffermai a guardare Michele che maneggiava la fica della moglie con rudezza e agitazione, mentre dalla sua patta si vedeva un gonfiore che preannunciava l'esplosione"Michele fermati!", dissi al marito"Non vedi che tua moglie é pronta?! Dove ci possiamo accomodare, non credo il bagno sia il miglior posto dove "svezzare" Anna" "Certo Max, rincomponiamoci e andiamo in camera da letto", mi rispose il marito"In camera da letto?" riflettei io.. Anche qui la cosa mi stupiva molto; di solito con le coppie di coniugi con cui avevo fatto sesso, consumavo il rapporto o sui tappeti, o su letti degli ospiti, o sui divani. Comunque non sul ciglio matrimoniale! E noto a tutti che la camera da letto e un luogo intimo che non viene aperto a tutti, figurarsi poi ad uno di passaggio! Questo indicava, almeno secondo il mio modesto parere, la singolarità e la veracita della coppia di coniugi che avevo conosciuto e che stavo per conoscere intimamente. Comunque, tutto ciò rivelava l'intenzione di essere trattato non come un estraneo, ma bensì come uno di famiglia"Si, andiamo sul letto matrimoniale. Li saremo più comodi", disse Anna guardandomi negli occhi. Cosi esortai la donna ad alzarsi e preso un asciugamano che mi aveva passato Michele, le asciugai la fregna. I miei movimenti furono così delicati e amorevoli che Anna si chino e mi bacio la testa! "Basta con queste smancerie", disse il marito"Dai andiamo sul letto, sono eccitato e voglio vederti scopare da Max", continuo Michele mentre usciva dal bagno. A quel punto la donna mi invitò a ricompormi poi mi prese per mano e ci dirigemmo, camminando in un corridoio buio, verso la nostra alcova. Giunti alla soglia vedemmo il marito gia nudo che, accomodato sulla poltroncina, ci esortava a gettarci sul letto. Molto lentamente mi avvicinai ad Anna e le sfilai la camicetta, che oramai era già tutta sbottonata, e il reggiseno. Le lasciai in dosso solo le calze setate e un paio di scarpe nere con i tacchi alti, La luce che i due lumi dei comodini irradiavano facevano capolino sul suo corpo bianco, mettendo in mostra un corpo bello e non ancora segnato dal tempo. La stavo letteralmente mangiando con gli occhi e lei ne era felice e lusingata, Pochi istanti dopo fu lei che si avvicino e con movimenti sensuali mi levo prima i pantaloni e poi mi sfilo gli slip. Anch'io adesso ero nudo. Ora il mio membro svettava nell'aria come l'asta di una bandiera, pronto a impalare una donna che non aspettava altro. Mi avvicinai a lei e iniziai a baciarla appassionatamente come fanno due fidanzatini. Le nostre lingue roteavano quasi impazziti e il cazzo, che era gia diventato duro e pronto, stusciava sul ventre della donna che cercava di spingersi sempre più verso di me. La Maxe ci stava travolgendo. Mentre noi ansimavamo freneticamente, Michele si stava massaggiando il cazzo e mi incitava a scopare la moglie.." Dai Max, fammi vedere come sai far godere quella troia di Anna""Scommetto che ti implorerà anche di incularla..ehmm.ricordati che lei e vergine nell'ano!" Oramai la Maxe era così alta che non sentivamo cosa l'uomo stesse dicendo. Cosi ci gettammo sul letto e avvinghiati come due lottatori di lotta greco-romana continuammo i nostri personalissimi preliminari da fidanzatini alle prime esperienze sessuali. Anna, finalmente, si era disinibitaLa donna ansimava, toccava e baciava come una forsennata. Finalmente potevo prenderla come desideravo e come voleva il marito. Ma prima di infilare il cazzo nella fica pelosa della mia dolce e conturbante partner, sentii il forte impulso di esplorare nuovamente la sua cavità vaginale. Allora mi staccai dalla donna e le chiesi di distendersi sul letto. Lei ubbidì diligentemente e si posizionò come le avevo chiesto. Che spettacolo paradisiaco: Anna giaceva a gambe aperte lasciando vedere la sua natura"Dai Max..fammi godere" furono le parole che dettero il "la" alle danze. Con il cazzo sempre in tiro e pronto all'uso mi avvicinai alla fregna ansimante e pronta all'uso. Cosa vedevano le mie pupille..uhmmmm..La fessura era di forma molto regolare e leggermente dischiusa, lucida di eccitazione. Stavo pensando a cosa farle, quando..Ad un tratto Anna si voltò verso..Michele che stava per perder la pazienza si limitò ad esternare un "Cazzo..era ora che vi muovesse!" Oramai non sentivo più nulla, la mia attenzione era concentrata sul lavoro che dovevo fareI mie occhi erano ammaliati dallo spettacolo che offrivano le parti intime della donna. Aveva una vulva molto carnosa. Le piccole labbra, ben sviluppate, si protendevano vogliose all'esterno e lasciavano intravedere la fessura già bene aperta. Non riuscì a resistere e, mentre con la destra la allargai bene le labbra vaginali infilai due dita della sinistra profondamente nello spacco"Dai, racconta a Michele quello che ti sto facendo. Sicuramente lui non può vedere impegnato com'è a strofinarsi l'uccello", le dissi con voce ferma e perentoria. E lei, ansimando.."Ahhhh..con una mano mi tiene la fica aperta mentre con l'altra...mi ha infilato un dito, anzi due....forse.....adesso le gira, mi tocca dentro, dappertutto ...sento che mi sto bagnando tantissimo...." "E tu Michele, ti stai eccitando?" mi sovrapposi alle parole della mia dolce signora. L'uomo oramai assisteva silenzioso a ciò che io stavo facendo"Dai Anna, fammi sentire..." chiesi girandomi verso Michele e guardandolo in modo provocatorio "...che ti piace!" "Sì, mi piace. Sei un porco e mi piace", rispose la donna leccandosi le labbra. L'atmosfera si stava scaldando ed io mi stavo surriscaldando"Guarda cosa ti faccio, bella"..e allungandomi ancora andai con la punta della lingua a leccarle il clitoride con brevi colpi veloci. Le strappò un gemito di piacere mentre, con una mano si strizzava il seno"Ahh..uhmmm..continua, ti prego..non ti fermare..."Adesso Anna aveva completamente perso ogni freno inibitore ed io, che avevo un pochino di esperienza, pensai di approfittare. Sul più bello mentre Anna godeva, mi fermai e lei chiesi:" Amore, posso sfondarti il culo?" Volevo fortissimamente il culo di Anna, ora non mi bastava più la sua fica già esplorata profondamente dalle mie lunghe e sensuali dita. Sapevo che non potevo averlo, ma questo invece di fermarmi mi dava la forza e la volontà di chiedere ciò che non potevo possedere. Volevo anch'io la mia "mela del paradiso"! Lei forse ancora sotto l'effetto dell'eccitazione fece un cenno con il capo dandomi via libera. Allora la girai a pancia in giù e misi la mia mano di tra le sue natiche e spinsi un dito dentro il suo ano"Dio che buchino stretto che hai amore", le dissi. Poi non contento le sussurai nell'orecchio "Ma stasera sarà molto più largo, vedrai. Scaveremo una bella galleria tanto da farci passare una mano intera. Lo vuoi, vero ?" "Hhhhhh..Si', si'..lo voglio Max." "Dai dimmi cosa altro vuoi, amore", rincarando la dose"Voglio..ahh..uhmmm..voglio che tu..tu mi sfondi il buco..del culo..sì..sì, lo voglio sentire nelle budella, voglio che mi svergini il culo amore mio..davanti a quel cornuto di mio marito" Ora non riuscivo più a staccare gli occhi di dosso"Allora cosa dici Michele, iniziamo a farle preparare questo bel culetto ?" "Si'..si'..ti prego, fai subito perché non resisto più", grido lei in preda all'eccitazione! Michele che nel frattempo si era seduto sul letto, non poteva credere alle sue orecchie. Aveva più e più volte supplicato la moglie affinché potesse romperle il culo ricevendo sempre un perentorio no, ed ora la stessa Anna stava pregando un estraneo affinché facesse sesso anale! Prima che Anna cambi idea, pensai tra me e me, devo agire. Allora feci mettere Michele sul letto in modo che avesse la schiena appoggiata sulla spalliera, poi feci mettere la moglie a novanta gradi in modo che le natiche fossero a contatto con il viso del marito. A quel punto feci avvicinare ancora di più il suo sedere verso il suo viso e chiesi all'uomo di operare una bella leccatina all'ano. Mentre davo le ultime istruzioni senti Anna dire.."Ora leccami un po' cornutino, devi pulirmi bene e stimolami un po' il buchetto..da bravo, dai!" Più andavamo avanti più notavo che la donna si stava divertendo e voleva godere come mai aveva provato prima. Nel frattempo io stavo cercando di far abbassare il mio membro per poter mettere il preservativo e operare la tanto attesa sodomizzazione"Allora, sta facendo bene, amore?!" "Non tanto, le tue dita Max sono molto meglio. Non si sta impegnando molto!""Dai Michele continuala a leccarla per un po' cercando di metterci tutto il tuo impegno" gli dissi mentre cercavo di inserire quel maledetto condor. Michele poi si rialzò, baciò lungamente le natiche di sua moglie e con una velocità impressionante le infilò la punta del dito nell'ano"Ora ti piace troia", le grido il marito che aveva anch'esso perso ogni freno inibitore"Ahiii..mi fai male..cazzo!" ruggì la donna. Prima che qualcuno si potesse fare male intervenni proponendogli una, simpatica, variante alla mia idea.."Michele, ma perché non diamo ad Anna una doppia penetrazione?! Io le entro nel culo e tu gli pompi la fregna" I due rimasero senza fiato e prima che mi dessero una risposta continuai.."Anna, tu godrai come una cagna in calore e tu Michele ti sentirai onnipotente nel veder presa la tua donna da me e, nello stesso tempo, da te""Si proviamo amore", disse Michele che poi le dette uno scapaccione alla natica destra. La donna annui e, rivolgendosi a me chiese cosa doveva fare"Innanzitutto fammi un pompino per tirare su il cazzo e, poi ti spiego tutto" le sussurai vicino all'orecchio. Anna non si fece pregare e senza tanti complimenti si mise in bocca il cazzo che prese a spompinarlo con forza e passione. Mentre la donna continuava il compito che le avevo chiesto, al marito ordinavo di tintillarle il clitorite in modo da bagnarla: la sua cremina mi sarebbe servita come surrogato alla vasellina. Sentivo che quel pompino non sarebbe durato a lungo se non l'avessi fermata. Cazzo...che lingua, era veramente brava con la bocca! Anna si stava fortemente impegnando nel farmi il pompino e quel suo lavoro certosino e frenetico fece subito effetto consegnandomi un cazzo duro e svettante. Intanto il marito aveva provocato nella moglie la fuoriuscita della cremina e avvisatomi di questo gli chiesi di fermarsi"Ora Michele con la cremina lubrifica l'ano di tua moglie..dai"L'uomo fece mettere la propria consorte a quattro zampe e, allargate le natiche umettò il buchino peloso con gli umori, freschi, freschi che erano uscita dalla fica"Uhmmmm...fai piano Michele..che bella sensazione.."Anna si stava caricando e il lavoro del marito stava facendo effetto. Tra poco l'uomo mi avrebbe consegnato il culo della consorte su di un piatto d'argento"Credo tu sia pronta amore per essere infilzata. Stai per darmi il culo..il tuo buchino vergine." dissi guardandola dritta, dritta negli occhi. Anna fece un cenno con la testa e si posizionò meglio abbassando il viso sino a toccare le lenzuola e di conseguenza alzando il culo in posizione. Adesso io ero contro la spalliera e lei mi porgeva il culo, a quattro zampe, a pochi centimetri dal mio viso"Ora inizierò a spingere contro di te..devi muoverti piano piano, senza movimenti bruschi..entrerò con calma, per allargarti bene ""Siii..Max, ma Michele..lui..lui cosa deve fare?" "Michele?!" "Si dimmi..." "Michele, ascolta bene..scivola sotto di lei e quando Anna abbasserà il culo tu entrale nella fica. Però stai attendo dobbiamo pompare all'unisono. Lei godrà come una vacca e, se farai come ti dico lei si divertirà un mondo" "Ok..." rispose Michele mentre si posizionava sotto la moglie. Mentre l'uomo trovava la collocazione ideale io massaggiavo i glutei bianchi e sodi della donna pregustando cosa le avrei fatto di li a poco"Sono in prima linea..Anna. Amore abbassati..si ecco..uhmmm..é entrato" A questo punto le appoggiai il cazzo sul solco delle natiche e glielo strofinai per un po' per farla scaldare. Lei era già partita. Mugolava senza sosta con degli "ah..ooooh..siiii" di godimento estenuanti. Anna si muoveva piano piano avanti e indietro. Era finalmente giunta l'ora..puntai con le mani il cazzo verso il suo buco e spinsi piano, con dolcezza. Con estrema lentezza vedevo la punta entrarle dentro, ogni volta qualche millimetro di più Vedevo scomparire la mia cappella violacea nelle sue viscere, sempre di più, accompagnata ogni volta da lamenti di estasi di Anna"Aargh..quanto..è dentro ??" ansimava la donna"Siamo appena all'inizio, continua a spingere mia porca signora " le risposi"Hhhh..mi sento..mi sento tutto il buco che..che..si allarga..è..come se mi strappassi tutta..è troppo grande..mi squarta.." Ma Anna non si fermava e continuava a spingere, a lasciare che il mio poderoso cazzo la allargasse tutta fino a che non fosse entrato del tutto. Michele intanto non andava affatto all'unisno. Dopo i miei primi colpi il suo membro era uscito dalla calda fica della moglie ed ora si trovava immobile sotto di lei e puntava solo il suo cazzo verso la peluria. La donna che si era disinteressata del cazzo del marito spingeva e si impalava da sola. Alla fine la famelica femmina si ritrovò con il cazzo interamente nel culo"Anna, ti ho sfondata!"Detto queste parole mi fermai e contorcendomi per un principio d'orgasmo elettrizzante le dissi "Sei una delle migliori troie che io abbia mai impalato" "Ah.. ah.. ah.. Godo amore, godo con il tuo cazzo nel culo..lo sento ben piantato dentro..non toglierlo, vorrei averlo nel culo sempre!""Ti sto scavando ben bene nelle viscere..lo senti?! Ora avrai il buco larghissimo, ci potrebbe entrare una bottiglia..come le puttane ""Ahh ahh.. si..sono..sono una puttana con il culo sfondato e il marito cornuto che si fa le seghe" "Adesso voglio spaccartelo del tutto..inizierò a pomparti per bene fino a che non evacuo nel tuo culo slargato. Michele dai..entrale in quella fregna fradicia. Dobbiamo pomparle in due oppure faccio tutto da solo?!"Michele si posiziono nuovamente e cercò, aiutata dalla moglie, di entrare nuovamente. Quando senti Anna dire "Bene..e ora tocca a te Max!" iniziai a muoversi, prima con esasperata lentezza, poi con sempre maggior vigore. La tenevo per i fianchi e le dava potenti colpi infilandosi completamente il cazzo dentro di lei. Ad ogni colpo lei strabuzzava gli occhi e emetteva un rantolo di piacere e dolore. Grazie allo specchio dell'armadio io vedevo le espressioni del viso della donna e mi eccitavo sempre più pompando come un toro. Ad un tratto Michele iniziò a gridare, parole oscene, insultando la moglie. Anna godeva ormai da parecchi minuti, senza sosta. Vedevo le mie palle sbattere contro la fica fradicia della donna. Oramai pompavo senza sosta.. Probabilmente, anzi sicuramente quei mie movimenti fecero uscire nuovamente il cazzo di Michele dalla fica della moglie. Ora anch'io mi ero fermato e respiravo affannosamente.. Quella situazione così strana e paradossale (almeno per loro) faceva scoppiare in Michele una gran risata grassa. Che scena..io dentro il culo di Anna, il marito che, praticamente, non smetteva più sghignazzare e Anna che continuava a dire che le faceva male il culetto. Mai e dico mai, in molti anni di sesso, mi era capitato una situazione del genere. Alle insistenze e alle imprecazioni della moglie Michele aveva smesso di ridere e aveva ripreso la ricerca del buchetto vaginale riuscendo ad inserire, finalmente, il suo attrezzo. Poi Michele, ripreso un pò di lucidità disse "Puttana adesso vengo dentro, ti innaffio tutta" e comincio a pompare"Si si ancoraaa godii dentro di me, svuota tutta la sborra che hai nella mia fica..ti prego continua cornutooooo!" Adesso ero io che cercavo di mantenere i colpi del marito. Purtroppo la poca esperienza, la risata continua di Michele, il sorriso della moglie che vedevo dallo specchio, il dolore della stessa Anna che provava nel culo e che professava ogni volta che le entravo completamente dentro e la posizione divenuta scomoda per tutti mi avevano fatto accelerare il ritmo.. Quell'accelerazione provocava una inaspettata caduta in avanti della donna che, con un tonfo secco, si scontrava con la testa del marito provocando l'ilarità , le imprecazioni di tutti e la fine della scopata! A quel punto prima io e poi Michele abbiamo lasciato liberi i buchini di Anna e, senza dire nulla, ci siamo seduti sul bordo del letto e..ed é scoppiata una grande risata! Abbiamo riso, tutti, come cretini! Mentre non uomini sghignazzavamo ancora Anna aveva notato che i nostri totem erano ancora in tiro e, con fare superbo, aveva preso il cazzo del marito tra le mani. Quel lavoretto duro meno del previsto perché l'uomo venne presto inondando il tappeto che era in terra. Lasciato il membro del marito si giro alla sua sinistra dove mi trovavo io e leccandosi le labbra mi disse "Max ora tocca a te!" "Grazie cara ma preferisco farti una spagnoletta!" "Accomodati" disse la donna stendendosi nuovamente sul letto mentre il marito con il cazzo tra le mani si dirigeva in bagno. Senza non poca difficoltà cercai, riuscendoci, di liberare il cazzo dal preservativo..volevo che la mia sborra inondasse e si spalmasse sul corpo della mia partner. Quindi mi avvicinai a lei e poi le montai sopra piazzando l'uccello tra i seni turgidi e ancora bagnati dal sudore della scopata. Lei strinse le tette tra l'uccello ed io andavo avanti e indietro con movimenti ritmici e sinuosi. Quella posizione più calma e tranquilla mi dette la possibilità di parlare un pochino con lei.."Anna..allora ti sei divertita?!Sei contenta, testata a parte, di come so scopare e di come so rendere felice una donna?! "Si!", rispose lei e poi aggiunse "vorrei farlo ancora e ancora e..uhmmm che cazzo grande che...ahhh..Vuoi diventare il mio partner, il mio amante, il secondo uomo che mi scopa..vuoi formare un trio?! Anna tra eccitazione e lucidità mi stava chiedendo di entrare nella loro vita come un amico intimo di letto! "Adesso vediamo amore..ora prendi questo!" e con un ultimo colpo sentii il mio liquido seminale uscire dal mio orefizioI flussi della sborra che, copiosa, usciva in quattro o cinque spruzzi si sparsero sul mento, sul collo, sulle guance, e qualche goccia fini sulla destra delle sue labbra chiuse. Ero venuto! Con un certo affanno ed eccitazione mi sollevai da lei, la baciai e l'aiutai ad alzarsi. Mentre il mio liquido colava Anna mi chiese di aprire un tiretto del settimino che si trovava pochi metri da me e di prendere una salviettina. Con il cazzo a penzoloni mi diressi verso il mobile presi quello che mi aveva chiesto e, avvicinato a lei, l'asciugai. Poi Anna mi accompagno al bagno degli ospiti e mi chiese se gradivo fare una doccia ristoratrice, Accettai di buon grado e mi chiusi in bagno. Una doccia ristoratrice e una deliziosa crema per il corpo, consegnatami dalla padrona di casa, mi rimisero al mondo dopo quella inusuale prestazione sessuale. Alla mia uscita trovai in salotto Michele che rideva ancora mentre Anna era ancora in bagno. Giunto sulla soglia della stanza l'uomo mi invito ad accomodarmi"Caro Max mi piaci e mi piace come prendi mia moglie. Devi sapere che lei é stata molto contenta di questa esperienze e dopo un nostro breve consulto abbiamo deciso che ci piacerebbe "adottarti !" "Adottarmi?!"Questa fu l'unica parola che mi usci dalla bocca. Rimasi perplesso e nello stesso tempo molto stupito da quella richiesta"In questo modo" prosegui Michele.."tu realizzeresti un mio grande sogno: condividere mia moglie con un uomo fidato, leale, giovanile e dotato!" "Michele adesso non posso darti nessuna risposta, comunque sono onorato di questa proposta e ti prometto che ci penserò bene" L'uomo aggrottò la fronte e preso in contropiede dalla mia risposta disse " Ma non ti piace mia moglie?!" "Certo" risposi "Madovresti darmi un pochino di tempo per pensare. Magari una serata usciamo a cena e..." Le mie parole furono interrotte da una gran risata e poi.."Certo, Max! Ma perché non discuterne stasera qui da noi?! Dai..sei nostro ospite!" A questo punto rifiutare il suo invito sarebbero equivalso a sputare sul piatto in cui avevo mangiato sino ad ora e quindi accetta. immediatamente Michele prese il telefono e chiamo la mamma per avvertirla che, per impegni intercorsi, sarebbe andato a prendere i bambini verso le 23. Nel frattempo, uscita dal bagno, Anna venne messa al corrente della cena"Con piacere" rispose la donna. E poi aggiunse "Questo ci darà modo di conoscersi meglio e approfondire e chiarire ciò che Michele ed io vogliamo da te!" Poi si avvicino e mi bacio sulla bocca! Michele, mentre la moglie parlava, era andato in cucina. La sua assenza fu molto breve e quando rientrò nel salotto aveva con se una bottiglia di spumante e tre calici"Brindiamo!" Bommmm...il tappo dello spumante salto in aria lasciano il liquido bianco e la schiuma uscire fuori. Michele con velocità mise nei flut lo spumante e .."Alla salute di tutti noi e ad un futuro insieme fatto di amicizia e tanto buon sesso!!
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14 years ago
admin, 75
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...una crociera qualunque
...era una crociera normale...tante famiglie in vacanza a bordo...credo fosse gennaio...c'era una bella donna sulla 40ina sempre elegante ben truccata che girava insieme ad un'altra donna ed una bambina...era intrigate ma non osavo avvicinarmi...lei mi guardava mi osservava da lontano per giorni i nostri sguardi si incrociavano e si lanciavano segnali...una sera bastò un banale saluto lei mi sorrise...era bellissima...ci sedemmo in disparte pe chiacchiereare e bere un drink...aveva un seno meraviglioso che teneva sempre in bella mostra...fu una conversazione normale e poi quando seppi che era sposata e che suo marito era a bordo decisi di riporre le armi...ci salutammo dopo un paio d'ore sembrava ci conoscessimo da tempo e c'era una complicità tra di noi molto profonda...si avvicino per salutarmi con un bacio sulla guancia...ma le sue labbra si avvicinarono molto alle mie...ero eccitatissimo...
...l'indomani ci rivedemmo..fu lei a cercare me....ricodo bene che era una sera di gala...aveva un abito bellissimo nero con un grosso fiocco dietro la schiena senza bretelle...stava su da solo e teneva il suo seno sodo in vista....e che vista...
...mi sussurò in un orecchio che voleva un attimo di privacy per parlarmi senza occhi indiscreti...alle mie spalle c'era una porta che dava in una zona equipaggio...mi appoggiai con le spalle alla porta la faci passare e velocemente richiusi...eravamo lì uno di fronte all'altro...ero nervoso...non sapevo cosa volesse e soprattutto suo marito...cosa avrebbe fatto?...
...mi guardò si avvicino e mi chiese semplicemente "posso?"....pensavo volesse baciarmi...in fondo anche io lo volevo tanto...le dissi si sicuro e deciso...e lei non mi baciò ma si abbassò il vestio mostrandomi il suo seno meraviglioso mi prese la testa e io la baciai avidamente...
...pochi minuti e un rumore ci distolse dalle nostre efusioni...
...mi disse che mi voleva che aveva voglia di sentirmi...ci organizzammo...suo marito già dormiva...le feci strada a distanza...per non incappare in security o situazioni ambigue per entrambi...arrivanno nella mia cabina...c'era già la musica che andava per conto suo..la luce era bassa...mi guardò e mentre lo faceva si tirò via il perizoma...si sdraiò sul letto e allargò le cosce...scopami mi disse...
mi tirai giù i pantaloni..il cazzo mi esplodeva già nei boxer mi avvicinai a lei e sentivo il suo profumo era caldissima...mi appoggiai con la cappella alle sue labbra e quasi mi risucchiarono dentro...era bagnatissima...la penetrai a fondo e lei sussultò...mi teneva forte le sue unghie nella mia schiena...e godeva e più godeva più mi incitava a scoparla a fondo...era un lago il letto sborrava da far paura e la cosa mi eccitava...poi mi strinse forte con le cosce...ora riempimi tutta voglio sentire la tua sborra calda mi disse...mi strinse forte e sentivo la sua figa bagnata pulsare e stingersi intorno al mio cazzo duro...la innondai...e lei godè insieme a me ancora una volta...e mi tenne stretto a lei...mi stringeva mi abbracciava mi accarezzava così bene che il cazzo mi rimase duro...lei se ne accorse e mi chiese di scoparla ancora e più forte...andammo avanti per ore quella notte...lei andò via dalla mia cabina alle 03:40 del mattino...era ancora tutta bagnata il su vestito si poteva strizzare e odorava di sesso...mi baciò per l'ultima volta ringraziandomi...e poi sparì...
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14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Compleanno
È il giorno del mio compleanno! Siamo al 17 febbraio e fa molto freddo. Sono tranquillo in casa davanti al computer, sono tutto solo e mi dedico a rispondere agli auguri che arrivano da amici e parenti.
Lei è uscita dicendomi che deve fare delle commissioni e di non preoccuparmi che presto avrò il mio regalo, la mia sorpresa. Sempre intento a rispondere ai vari messaggi e stare al computer, inizio a fantasticare su quale possa essere questa sorpresa. Me la immagino magari con un completino nuovo, molto sexy, uno di quei completini che solo al pensiero ti fanno salire l’eccitazione al massimo. Provo a immaginare che interpreti qualche personaggio come un’infermiera, una maestrina o una cameriera dai vestiti succinti.
Ho fatto mille fantasie, ma mai avrei pensato potesse farmi una sorpresa così gradita.
Guardo l’ora, cavolo sono già due ore che è fuori, dove cavolo è finita? La chiamo: "ciao amore, tutto a posto? Non ti ho più vista tornare e mi stavo preoccupando".
"sì sì, tutto bene, non ti preoccupare. Ci sto mettendo solo un po’ più del previsto a causa del traffico. Dovrei essere a casa tra una mezz’oretta." mi rassicura.
"ok, allora ne approfitto per fare una doccia, tanto le chiavi le hai, vero?"
"sì tranquillo."
Do un’ultima occhiata al computer, poi vado a farmi la doccia con tutta calma. Lascio scorrere un po’ l’acqua per farla scaldare e mi svesto: cavolo quanto fa freddo. Chiudo la porta del bagno per lasciare che il calore si accumuli nella stanza e riscaldi l’ambiente. L’acqua finalmente è alla temperatura che voglio e inizio a lavarmi.
Finisco di fare la doccia e indosso l’accappatoio: ora sì che sto bene! Forse ci avrò messo più di mezz’ora o forse lei ha fatto prima a rincasare. Sono ancora nel bagno che mi asciugo e metto a posto saponi e spugna, che sento la porta aprirsi. "eccomi tornata!" un attimo di silenzio "ma dove sei? Non dirmi che sei ancora in bagno?!".
"ciao, sì ho finito ora, arrivo!" Esco dal bagno, ma me la trovo già di fronte. È sempre bellissima. Con sé non ha né pacchi, né buste, niente. “Magari la sorpresina è già sotto questo bel vestitino”, penso.
"dai, vatti a vestire. Vengo anch’io così mi cambio." Curioso delle sue intenzioni, mi dirigo in camera da letto dove tengo i miei vestiti; faccio come se mi fossi dimenticato di un’eventuale sorpresa, apro l’armadio, tiro fuori gli abiti da casa e li poggio sul letto.
"che fai? Tu non ti cambi?" le chiedo vedendola ancora lì a fissarmi. Apre la borsetta e cerca qualcosa.
"oh, eccola, chiudi gli occhi!" mi ordina. Io così faccio: chiudo gli occhi e attendo. Sono ancora
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in accappatoio e credo che la mia eccitazione sia evidente, visto che è semi aperto. Lei mi si avvicina, mi bacia con tutta la passione che solo lei sa darmi poi si distanzia un attimo e mi benda.
"wow, è questa la sorpresa?" chiedo incuriosito ed eccitato.
"questo è solo l’inizio."
"mmm allora continua pure, sono curioso."
Ed è quello che fa, non più una parola: solo il suo corpo. Mi toglie l’accappatoio lasciandolo cadere a terra e mi lascia lì in piedi. Sento che si sta spogliando anche lei "maledetto reggiseno, non si vuole togliere" impreca, ma con voce sensuale che me la fa immaginare già senza vestito, solo più con reggiseno e forse già senza mutandine. Non faccio in tempo a finire questa mia fantasia che la sento che mi abbraccia: è totalmente nuda. Ci baciamo con passione, lasciamo che le nostre mani esplorino i nostri corpi come fosse la prima volta. Ad un certo punto lei inizia scendere con le labbra: sento la sua bocca sul collo, poi scendere pian piano sulle spalle, sul torace, sulla pancia, poi sull'inguine. Con una mano è già sul mio membro ormai duro. Ancora con la mano serrata sul mio membro, inizia a baciarmelo e giocare con la lingua. Si diletta con la mia cappella, sa che è una cosa che mi fa impazzire e piace molto anche a lei. Inizio ad avere il respiro più forte "sai che così mi fai impazzire." A questa mia affermazione, non esita un attimo a prenderlo nella sua calda bocca, iniziando a muovere la testa su e giù. Continua così per qualche momento poi si stacca.
"sdraiati sul letto."
"ok ok, ma cavolo … hai quasi urlato" le dico ridendoci su. Guidato da lei, trovo il letto e mi ci sdraio. Appena sdraiato sento nuovamente la sua bocca sul mio membro, la sento avida su di me. Ogni tanto toglie la bocca per giocare un po’ con la sua mano delicata … più delicata del solito. Non ci faccio molto caso, mi sta facendo godere come sempre. Alterna la bocca con le mani e la lingua sui testicoli.
Ad un certo punto sento che si scosta un po’, quasi come a far spazio ad un’altra persona. Una mano mi toglie la benda e … È stata la mia ragazza a togliermi la benda; sul mio membro, con una mano ancora ferma a tenerlo, c’è una sua amica.
Rimango un attimo a fissarle entrambe. Sono nude. Lei come sempre bella ed eccitante. La sua amica, che si diverte con il mio membro, è più o meno alta come lei ma un po' meno in carne. Ha comunque due bei seni: grandi e sodi, sembrano essere una quinta. Ha i capelli lunghi, lisci e castani. Anche lei ama succhiare e toccare.
“Chissà dove l'ha conosciuta e per quanto me l'ha tenuto nascosto” continuo a pensare. Poi la mia lei, come se fosse nel mio cervello, mi si avvicina all'orecchio e dice "smettila di pensare e goditi il tuo regalo, la mia sorpresina."
Sorrido maliziosamente, ancora un po’ incredulo di questa sorpresa. La mia ragazza si sposta accanto all’amica, che ha ripreso i suoi giochi con la bocca. L’amica si fa toccare il seno e il sedere; la mia lei avvicina la sua bocca a quella dell’amica, che si sposta sul lato del mio membro ed entrambe iniziano a giocare con le lingue e le labbra sul mio membro. Vederle in quella situazione mi fanno eccitare moltissimo, quasi che rischio di venire subito e rovinare il tutto, appena iniziato.
"ora però tocca a me." le interrompo alzandomi
"mettetevi pure comode sul letto." Loro si siedono aprendo le gambe, facendo vedere i loro magnifici fiorellini già eccitati. Inizio a toccarle entrambe, i seni, baciarle, leccare i loro capezzoli. Pian piano porto le mie mani sul loro sesso. Lascio che loro rimangano a toccarsi i seni “magari si baceranno anche” penso. Mentre tocco ad entrambe il loro sesso, mi avvicino con la lingua e le lecco un po’ per una. Inizio dall’amica, sono curioso di conoscere questo nuovo fiorellino ben depilato con solo quel po’ di pelo in cima che a me piace tanto. Le lecco il clitoride, tengo larghe le sue labbra con due dita. Sento i suoi ansimi farsi più forti e penetro, con l’altra mano, con due dita la mia ragazza che inizia ad ansimare anche lei. Abbandono la sua amica per poter leccare il fiorellino della mia lei. Ora è l’amica a godersi due dita dentro di sé. "perché non metti anche il terzo dito?" mi chiede e viene subito accontentata. “Proprio porcellina eh questa amica!” penso soddisfatto. Sento entrambe godere e continuo così per qualche minuto. “Così ho modo di ricaricarmi” penso “non posso venire subito”.
Mi stacco da entrambe e le osservo in tutto il loro splendore e nella loro eccitazione. Rimango solo qualche secondo ad osservarle, ma loro non si fermano e iniziano a toccarsi a vicenda, rimanendo lì sedute con le gambe aperte.
"perché non vi mettete entrambe a pecora?" e così fanno. Nel cambiare posizione avvicinano i loro volti e si scambiano un caldo bacio, facendo sì che io veda le loro lingue intrecciarsi. Si mettono a pecora una affianco all’altra, palpo il sedere ad entrambe e le lecco ancora un po’. Allargo le loro natiche e affondo la lingua nel loro sesso e non resisto … passo la mia lingua anche sul loro buchetto più stretto. Entrambe fanno intuire che piace anche questo trattamento, così affondo prima la lingua in un buco poi nell’altro. Prima ad una poi all’altra. Dedico a loro ancora qualche momento con la mia lingua poi decido di penetrarle. Mi porto con il mio membro all’altezza per poter penetrare l’amica: glielo punto sul suo sesso e spingo subito forte, con botte decise. Con una mano rimango sul sedere della mia lei, palpandoglielo e giocando con un dito con il suo buchetto.
Mi stacco dall’amica, che subito si mette supina con le gambe aperte di fronte al viso della mia ragazza. "ti va di leccarmela tu?". Lei indugia un attimo, ma quando inizio a penetrarla da dietro, abbassa istintivamente la testa, trovandosi di fronte il sesso della sua amica. Le mie botte si fanno sempre più forti e sento la mia ragazza godere mentre tocca la sua amica. Dopo una spinta più decisa, prende coraggio e inizia a leccare il fiorellino della sua amica, che inizia a godere, portando una mano sulla nuca della mia ragazza, che continuava a leccargliela. Esco dal sesso della mia lei, inumidisco le mie dita con i suoi umori e lubrifico bene il suo sedere. Una volta “pronto” porto il mio membro sul suo buchino stretto e lo faccio entrare pian piano. Quando è tutto dentro inizio a spingere su e giù dentro il suo sedere e lei inizia a godere come mai l’avevo sentita. Sta leccando il sesso della sua amica con avidità, mentre lei tiene ben larghe le labbra per farsela leccare al meglio.
"ora però ne voglio anch’io." dice l’amica alzandosi e mettendosi a pecora "che ne dici di prendermi subito dietro?" propone portando le sue mani sulle natiche e allargandole per bene, mostrando il suo buchetto ben apero. "nel frattempo io ricambio il favore alla tua ragazza." le fa un cenno di mettersi com’era lei prima.
Siamo tutti e tre posizionati. L’amica ha già iniziato a leccare avidamente il sesso della mia ragazza, che gode con piccole grida di piacere. Lubrifico il sedere dell’amica e la penetro … inizio subito con spinte forti e sento che, nonostante la bocca sia impegnata a leccare, anche lei gode molto forte.
La situazione dura ancora poco … sento che l’amica viene, staccandosi dal sesso della mia ragazza e facendo proprio un grido di piacere. Mi stacco da lei e inizio a leccare anch’ io la mia lei insieme all’amica. Il mio stato di eccitazione è al massimo anch’io sto per venire. Inizio a toccarmi, la mia ragazza capisce che ormai sono al culmine, fa un cenno all’amica, che inizia a giocare di mano. Lascio che facciano fino quasi alla fine, poi le faccio distanziare leggermente e vengo sui loro grossi seni, bagnandoli entrambi abbondantemente con il mo seme.
Ci sdraiamo un attimo, poi andiamo a lavarci e ci rivestiamo.
È ormai quasi ora di cena e ci facciamo portare una pizza per tutti e tre.
"grazie ragazze! È stata una magnifica sorpresa!"
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14 years ago
Riddu331714,
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Dal padrone con sorpresa (parte2)
Parte 2:
La Padrona inizia ad accompagnarmi a spasso a quattro zampe al guinzaglio per i coglioni. Il
Padrone porge alla padrona la frusta e questa non si fa pregare a usarla sul mio culo. A un certo
punto, mi alza la testa e sento dall'odore che mi porge la figa. "Fammi vederde come usi la lingua
schiavo!". Inizio a leccarla in modo prima dolce e poi sempre piu' avidamente. Dopo qualche minuto
mi stacca la testa dalle sue cosce e mi intima: "leccami il buco del culo." "vedrai che bravo che
e', io mi faccio sempre leccare il mio!" aggiunge il Padrone. Lecco il buco per circa due minuti,
poi la padrona mi fa stendere a pancia in su. "E' ora di liberare l'ucellino da queste corde,
voglio vedere se e' come mi hanno raccontato". Inizia a liberarmi l'uccello e lo palle e inizia a
masturbarmi; l'uccello immediatamente reagisce. "Bravo schiavo fai vedere il tuo cazzo alla
padrona, fammi vedere che la tua padrona ti soddisfa". L'erezione e' ormai completa. "vieni qui
che questo palo mi ha fatto eccitare" dice la padrona al padrone. Dal rumore intuisco che che ha
iniziato a spompinarlo. Il padrone si gode il pompino mente la padrona inizia a masturbarmi
furiosamnte. "se vieni ti faccio inculare dal lui" mi intima, ma non smette di segarmi come una
furia. Poi improvvisamente molla la presa dal mio cazzo. "Sbattimi un po' che poi mi impalo su
quel tronco". Li sento scoparsi, da disteso vedo a malapena la scarpa della padrona. PRobabilmente
la sta sbattendo impiedi. Si chiavano per qualche minuto disinteressandosi a me ne a qualcuno che
possa sentirli in quanto gemono in modo evidente, ma forse lo fanno per farmisentire tutta
l,impotenza della mia situaziione. A un certo punto sento la padrona chiedere "ha il certificato?"
"Si, e' pulito" "Bene allora lo prendo senza guanto!" "Allora schiavo, sei pronto, ti montero', ti
usero' come vibtatore, dettero' io i ritmi tu non farai un cazzo, se ti si ammoscia sul piu' bello
mi metto uno stap e ti apro come un porco. Inizio a sentire la sua mano prendermi il cazzo,
pomparlo un po' e poi iniziare a strusciarselo sulla figa. "la senti bagnata eh? cosa credevi che
mi facevo aprire da te? che ti davo la soddisfazione di dilatarmi? Questo cazzo e' cosi' grosso
che magari godevi gia' mentre mi aprivi." Inizia a mettere dentro la cappella inizio a sentire
l'umido e il caldo di una figa. Gioca un po' con la punta della cappella, poi inizia a sedersi
sopra, il primo affondo' "Cazzo, sono gia' dilatata e lubrificata, ma questo cazzo e larghissimo."
Inizia a pomparsi, io sono sempre straiato e lei e sopra di me in totale controllo che puo'
decidere come scoparmi. Aumenta il ritmo e inizia a emettere versi che fanno intuire il godimento.
Il padrone intanto inizia a bastonarmi le piante dei piedi. La padrona inizia a godere come una
furia" "Chiavami, chiavami con questo cazzone, fammelo sentire sbattimi fino all'utero" ma in
realta' io non posso muovermi fa tutto lei. Inizia a mordermi i capezzoli con una certa decisione.
A quel punto la padrona si rivolge al padrone "mettimelo in culo, sbattimi". Ovviamente un simile
invito non puo' restare disatteso e presto il padrone la incula. Sento il cazzo di lui schiacciare
il mio. La padrona e' presa a sandwich e sta per esplodere. Sento il padrone che le urla di godere
"vieni vacca vieni ti stiamo aprendo come una troia vieni" "Godoooo spaccatemi tutta cazzo,
goodoooo." Sento schizzi sulle mie palle, tutto e' bagnato, la padrona ha squirtato tutto il suo
succo sul mio uccello che sta per scoppiare". "sto per godere" mi esce debolmente. "Vuoi
riempirmi? riempimi ma poi ti lecchi tutto!" A quelle parole scoppio, non aspettavo altro. LA
riempio tutta, da giorni cercavo l'orgasmo, e quindi una quantita' considerevole di sperma innonda
quella fica. Poco dopo ho la sua figa sulla bocca e devo leccare e pulire tutto, dalla fica al
culo, fino quando non e' tutto pulito. Dopo 5 minuti di pulizia profonda della figa della padrona,
vengo nuovamente comandato. "Guarda il cazzo del tuo padrone, e' sporco perche' era nel mio culo e
non ha ancora goduto.Prendilo in bocca e fai il tuo lavoro." Il cazzo puzza un po' la padrona ha
impugnato una frusta e inizia a esortarmi a fare il lavoro. Non ho altre possibilita' che
lavorarlo di bocca. Dopo le prime leccate l'uccello del padrone non puzza piu' e quindi inizio a
spompinarlo. La padrona intanto mi prende l'uccello e inizia a tirarmelo per dietro in mezzo alle
mie gambe e a torcerlo in modo doloroso. "Succhia il tuo padrone fallo godere, prendimelo fino
alle palle stronzo di uno schiavo" "Si scopagli la bocca fino alle palle voglio vederlo sbavare".
A quel punto il padrone li prende la testa e inizia ad usare la mia bocca come fosse una buco in
una palla. Mi scopa sempre piu' profondamente e sento che dopo un po' inizia a vibrare. A quel
punto la padrona mi torce l'uccello e mi strizza le palletanto che non riesco a tenere la bocca
socchiusa sul cazzo ma la spalanco, proprio mentre il padrone eiacula. Mi ha riempito fino in gola
tanto e vero che ho rischiato di soffocare. O poi dovuto leccare tutto "lecca il cazzo aciugalo,
pulisci anche quelle gocce da terra con la lingua." Una volta terminato il lavoro la padrona si
sdraia pancia a terra e mi intima: "voglio ancora godere il tuo cazzo, se ti si rizza mi sbatti
tu, altrimenti ti apro io" e mi mostra uno strap grosso per il mio culetto stretto. Inizio a
scoparmela, ha una figa sempre bagnata e le entro facile. Dopo un po' che la monto sento un colpo
di frusta al culo. "Pensavi di montarla cosi' senza pagare nulla". Quindi continuo a chiavearla e
a essere frustato. La padrona gode nuovamente. Un orgasmo lungo questa volta ma con produzione
abbondante di succo vaginale.
A questo punto i giochi sono finiti, rimango bendato in quanto la padrona continua a voler
mantenere la sua identita' nascosta, vengo spostato in un altra stanza e fatto rivestire dal
padrone che e' tornato gentile come sempre al di fuori del gioco. Mi dice che e' andata bene e che
giocheremo nuovamente, ma la prossima volta, dovro' subire di piu' e il mio culo sara' aperto.
Appuntamento alla prossima volta allora...
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14 years ago
bxslavebx, 33
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Il mio seme colava dal suo orifizio arrossato
si era seduta in braccio, sentivo quanto mi desiderasse, il mio membro era duro, ho iniziato a muovermi per farglielo sentire meglio, nel mentre gli abbassavo le spalline della sottoveste per prendere possesso dei suoi capezzoli…uhm…voleva sentirlo dentro…ma sarebbe finito troppo velocemente, ed era l’unica cosa che non volevo. scivolando dalle mie ginocchia, fino ad inginocchiarsi davanti a me, iniziava a prenderlo in bocca. il mio odore, il mio sapore…lo leccava con la punta della lingua, dalla base fino alla punta, e arrivava su, lo inghiottiva quasi come fosse un gelato. si riempiva la bocca…caldo, pulsante, era vivo…turgido. lo sentivo ingrandirsi nella sua bocca, mentre ci girava intorno con la lingua, mentre lo lasciava e lo riprendeva. sentivo i suoi lamenti, e avvertivo le sue leggere spinte di collo per farselo entrare di più ...fantastico...me lo sentivo ingrossare, che si gonfiava.. sapevo che sarebbe bastato ancora poco…gli sollevai la testa, e la feci sedere sul divano.
sollevata la sottoveste iniziavo a sfilargli gli slip. abbassavo il suo viso su di me.. iniziavo a toccarla con le mie dita…quasi volessi esplorarla, conoscerla. credevo esplodesse al mio tocco…avevo aperto il suo sesso con la lingua ed iniziavo a succhiarlo, leccandolo entranvo ed uscivo…lentamente. difficile resistere ma il piacere di sopportare una tortura così era qualcosa di speciale…mi sentivo come davanti ad un frutto succoso…piccoli morsi, per poi succhiarne il nettare…gli facevo capire quanto profondamente volevo entrare.. lei era sul punto di godere, ci mancava poco, ma la mia bocca iniziava a risalire...ombellico…seno, collo…bocca lingua…capezzoli; iniziavo a morderli, a trattarli male a succhiarli, leccarli, sempre più frenetico. prima l’uno poi l’altro, per poi attirala a me e ricominciare a baciare la sua bocca..”ti voglio…” ho sussurrato queste parole prima di entrare dentro di lei…penetrandola quasi con violenza, con la furia di possedere il suo corpo…era la fusione di due esseri che si desiderano, che si completano.. alle mie spinte sempre più veloci lei inarcava la schiena per farlo entrare un po’ di più.
sapevamo entrambi che sarebbe esploso tutto di li a poco…e il nostro movimento ha iniziato a rallentare, più lento, sempre più lento…uscivo dal suo corpo, ma i miei occhi dicevano:” tu sei mia…ancora per molto!”
mi misi seduto sulla poltrona…continuavo a guardarla; la pelle lucida, un po’ sudata…il respiro ancora un po’ affannato..”toccati,voglio vedere che ti tocchi”. un gioco…volevo giocare, protrarre più al lungo il piacere. lai guardandomi negli occhi aveva iniziato ad accarezzarsi un seno, strizzandone il capezzolo, girandoci intorno . poi, portandosi le dita alla bocca, le stava succhiando lasciandoci un po’ di saliva, ed aveva iniziato a scendere lungo il suo corpo. aprendo le gambe…era ancora bagnata…aveva iniziato a giocare con il suo sesso…movimenti lenti circolari, sentiva il sangue che pulsava.. aveva il clitoride gonfio, animato da una voglia di esplodere che da tempo non sentiva. le sue dita entravano ed uscivano sempre più grondanti del suo seme, sempre più veloci; il suo masturbarsi era sempre più intenso. sentiva il mio sguardo addosso, sentiva che anche io ero eccitato…sedendosi su di me…se l’è fatto scivolare dentro…le mie mani sui suoi fianchi…sentivo che mi mordicchiava il collo…poi ho preso i suoi seni…guidandola…continuava a toccarsi sempre più velocemente…si sentiva appagata, sazia nel sentirselo dentro…inarcava la schiena… poi tutto è esploso…ho sentito la mia voce chiamarla per nome, pregarla di non smettere…lungo, lunghissimo…un orgasmo senza fine.
adesso era appoggiata a me, cercando di riprendere fiato, e la sentivo…sentivo che stava ancora cercandomi. la avvertivo in maniera più forte….lei era contratta, ed io ero sempre più duro. mi chiedeva: ”dimmi come vuoi godere…qual è la tua fantasia?” le mie mani l’hanno stretta...la sua bocca incollata alla pelle del mio cazzo bagnato dei suoi umori...”voglio farti godere dietro.. .voglio farti sentire un po’ troia”…l’ho sollevata di peso e scivolato fuori dal suo corpo mi sono inginocchiato dietro di lei. forse…per qualche attimo la mia richiesta gli è sembrata troppo forte…ma il desiderio, la voglia di sentirmi godere nel suo corpo era più forte. gli stringevo le natiche, le leccavo l’entrata di sevizio preparandola alla penetrazione, entrando ed uscendo, giuzzando velocemente con la mia lingua, lei mi sentiva da tutte le parti…era completamente sotto il mio controllo. sentiva la mia eccitazione crescere, le mie mani che entravano dentro di lei da tutte le parti…davanti, dietro…facevo male…ma gli piaceva…ed io nel mio sentirsi animale, riuscivo ad essere dolce, a non farla sentire qualcosa di diverso dall’essere una donna.
le mie dita lunghe …una, due…scivolavano dentro di lei nella parte più stretta...quella inviolata fino ad ora…sentivo crescere la sua voglia di essere posseduta. ”Quando ti senti pronta, dimmelo tu”.. aveva i sensi annebbiati, sentivo il suo cuore che batteva velocemente…intanto aveva ripreso a toccarsi…sentivo le sua dita, toccavo con le dita la sua bocca, la sua lingua…e poi la sua voce...”ora…sbattimi ora”…m’ha sentito appoggiarsi e spingere…i suoi muscoli tesi, a proteggere una parte del suo corpo mai data a nessuno; spingevo piano e poi, in un istante sono entrato con violenza. ho sentito le sue gambe cedere dal dolore, come mille luci dentro la sua testa, un dolore che si diffondeva in tutto il suo corpo languido...e le mie braccia la reggevano; non riusciva a capire, pensava di svenire da un momento all’altro…sentiva me mentre mi muovevo ansimando spingendo con veemenza...”non avere paura, sono io…ti possiedo...mi sono preso tutto il tuo essere…voglio godere con te…lasciati andare…lascia uscire tutto il piacere che hai…sei la mia donna, la mia troia…”mi muovevo sempre più veloce, sentivo i miei testicoli sbattere penzolando sul suo sedere…”toccati, continua a toccarti”…era diventato tutto frenetico…mi sentivo sudare.. sentivo le mie mani stringerle i fianchi…aumentare il ritmo…e non c’era più dolore, solo piacere.
non lo so in quale preciso momento , in quale istante il nostro piacere si è fuso in uno solo…il nostro movimento è diventato unico…la sentivo gemere…stavo godendo dentro di lei…con lei.
un’onda infinita propagata da un punto preciso e arrivata in ogni singolo angolo del mio essere, fino a farmi chiudere gli occhi e quasi perdere i sensi…
quello che è successo dopo, non lo so. ho riaperto gli occhi e ho visto i suoi…il mio seme colava dal suo orifizio arrossato, ho sentito il calore del suo corpo, le sue dita che andavano a raccogliere voracemente il mio sperma per portarselo alle labbra...mi ha sorriso ..:”eri quello che cercavo.. l’altro corpo che mi mancava”…”si…ho risposto io…si…sei tu la mia troia”.
g*
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14 years ago
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