{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/en\/stories-add","title":"Add story","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Add story","checkDeactivatedProfile":true}
-
Il finto rapimento
IL FINTO RAPIMENTO By Paolo&Martha Cosa c’è di più eccitante di una fantasia da realizzare? Martha mi aveva confessato (o meglio glielo avevo estorto), che un suo sogno erotico era quello di essere presa con la forza da due o più energumeni, che l’avrebbero fatta fare tutto quello che volevano sotto minaccia. Un giorno con un amico fidato, organizziamo un finto rapimento. Una sera di dicembre dell’anno scorso, con la scusa che dovevo andare in un posto a comprare delle cose, con Martha andiamo a Milano. Arrivati nella zona, la faccio scendere e con la scusa che dovevo parcheggiare l’auto, gli dico di cominciare ad entrare in un portone ed attendermi, che sarei arrivato subito. Una volta entrata, due uomini (amici) mascherati, armati di coltello, gli intimano di consegnare la borsetta, poi gli fanno indossare un cappuccio e la trascinano in un appartamento, intimandogli di non aprire bocca altrimenti l’avrebbero sgozzata. Una volta entrati, la bendano e cominciano a tirare fuori i loro grossi attributi, obbligandola a succhiarli. Lei era molto intimorita e li pregava di non farle del male, e cominciò a succhiare il cazzo ai due rapitori. Io entravo piano dalla porta e messomi in un angolo, mi gustavo la scena che era di un eccitazione pazzesca. Quindi la spogliarono e la buttarono di forza sul letto e mentre uno le leccava la figa, l’altro le ficcava il suo cazzo in bocca facendoselo succhiare. Martha erav terrorizzata, ed accondiscendeva a tutto, anche perché ogni tanto gli facevano sentire la lama del coltello sul corpo. Poi la obbligarono a mettersi a pecorina, montandola a turno mentre l’altro si faceva succhiare il cazzo. Ad un certo punto uno si metteva sotto, e facevano metter sopra lei, l’altro, mentre quello sotto la teneva stretta le braccia per non farla muovere, l’altro la inumidiva il buco del culo con la saliva, mentre lei lo pregava di desistere, perché da dietro non l’aveva mai preso e che le avrebbe fatto molto male. Ma questo senza sentire le sue imprecazioni, cominciava a spingere la sua cappella enorme contro lo sfintere del culo, con lei che cominciava ad urlare. Quindi, cercando di tapparle la bocca, insisteva a spingere il suo cazzo enorme che piano piano cominciava ad entrare. Martha emanava delle grida strozzate dalle mani dell’energumeno, mentre il suo cazzo finalmente entrava tutto nel culo. Cominciava a stantuffare dentro e fuori, con Martha che provava dolore, mentre quello sotto cominciava a sbattergli il suo cazzo di circa 22-23 cm nella figa. Poco dopo, il dolore cominciava a diventare piacere, e Martha non gridando più, cominciava ad emanare dei gemiti che sapevano di piacere. L’amplesso durò circa 15-20 minuti, con energetiche chiavate davanti e dietro, che la fecero gridare di piacere più volte, come non aveva mai goduto prima. Quindi, entrambi gli rivolsero i loro cazzi alla faccia, ed a questo punto tirai fuori anche il mio, ed insieme gli sborrammo sul suo corpo. Quindi a questo punto gli togliemmo la benda dagli occhi, e non sembrava affatto sorpresa di vedermi lì con il cazzo fuori insieme agli altri due che l’avevano rombata con furia direi disumana. Dopo, andando via, mi confessò che l’attimo di paura l’aveva avuto fini a quando non aveva cominciato lo , poi aveva immaginato che c’entrassi qualcosa io, ma non aveva il coraggio di pensare a ciò in quanto poteva anche essere che non fosse tutto finto ed aveva avuto paura. Alla fine però mi confessò anche che era stata un esperienza di un eccitazione pazzesca e che aveva avuto paura ma nello stesso tempo godeva come una matta, insomma la fantasia era riuscita alla grande, con grande soddisfazione di tutti, con l’augurio di una prossima fantasia da realizzare.
9
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Stanza albergo
Ero arrivato a Milano per lavoro. Arrivato in albergo prendo la mia chiave ed attendo l'ascensore. Si avvicina una coppia lui circa 65 anni e lei circa 60 anni. Saliamo entrambi al 4° piano. Lei era molto bella ed anche lui. Durante la salita sentii bene che lui disse :scommetto che è bx. Non si sbagliava.Caso volle che le stanze erano difronte. arrivati ci salutammo. Dopo mezz'ora ero sotto la doccia sento bussare, in fretta mi avvolsi l'accapatoio ed aprii. era lui che chiedeva se il televisore funzionava. Provai quello della stanza ed involontariamente l'accappatoio mi cadde. Rimasi nudo. ad un tratto sentii la sua mano sulle mie chiappe ed inizio' a baciarle. Non capivo più nulla era eccitato. Iniziò con le dita ad esplorare il mio buco vergine era bellissimo.Mi invitò nella sua stanza. Sua moglie indossava una vestaglia trasparente e si vedeva tutto.Lui disse a lei come vedi avevo ragione è bx. Ci tuffammo sul letto ed iniziò un bel 69 con lei sotto ed io sopra;il marito mi allargò le chiappe e piano piano infilò il suo cazzo nel mio culo vergine.Sentii un pò di dolore ma poi era solo piacere.Lui si sedette sul letto e mi disse di sedermi su di lui.Mi infilò il suo cazzo di nuovo nel mio culo. e con molta delicatezza sentii i suoi coglioni sbattere sulle natiche(meraviglioso), lei invece continuò davanti a me a farmi il pompino.Lei disse ora basta. Allargò le gambe ed io la penetrai con molta soddisfazione, ed il marito ancora una volta mi infilò il suo cazzo dentro il mio culo e mi riempi di sperma mentre io riempivo la moglie. Alla fine ci facemmo una doccia insieme ed iniziammo da capo. Lui volle prendere il mio cazzo in bocca e poi lo inculai anche io. E' storia vera.
10
6
14 years ago
baia68,
56
Last visit: 2 years ago
-
Scene da un matrimonio cuckold
Forse il mio raccontare ciò che ho sentito, interesserà taluni, forse pochi non ho foto da mostrare solo emozioni da raccontare. Ma non ho mai puntato sulla quantità :lol: e penso valga comunque la pena raccontare ................... A lungo sono stata combattuta tra l’idea di averlo qui nel nostro letto , il talamo nunziale , e il terrore che il suo solo passaggio potesse essere percepito da chi con noi condivide gli spazi della mia quotidianità, mio figlio mia sorella i nostri amici e persino la collaboratrice domestica. Come se la sua presenza seppure temporanea, ma certamente intensa, potesse lasciare un’impronta indelebile e chiaramente leggibile sul mio corpo, sulle mie cose e perfino nella mia stessa casa. Alla fine però il desiderio di averlo qui, nei miei spazi, nella mia quotidianità, alla presenza del cornuto (maritosottomesso)cui era concessa solo l’aspettativa del ruffiano sevitore e di guardiano del talamo (arrivo di amici inaspettati,telefonate, eventi non calcolabili) un tempo apparentemente suo, ha dominato le mie remore che si sono sciolte all’improvviso come nuvole al sole. Mi sentivo eccitata all’idea di preparargli una cena con le mie stesse mani di viziarlo a tavola, cosi come faccio nella nostra intimità. Mi capita spesso di preparare cene , dalle più formali alle spaghettate inventate su due piedi con quello che trovi in dispensa arricchito di un pizzico di fantasia e di una certa esperienza . Cerco di fare al meglio, sempre, per nutrire il mio narciso esibizionismo (anche in questa pratica) Ma questa volta, tutto doveva essere perfetto ogni cosa al suo posto cornuto incluso. La mattina mi sono fatta accompagnare dal cornuto per l’acquisto del pesce………per la cena e di alcune cosucce d’abbigliamento……. per il dopo cena. Il cornuto mi seguiva trotterellando come un cagnolino scodinzolante e appena intuì per chi e a cosa fossero destinate le “cosucce” , la sua gioia si trasformò in devota ammirazione. Vederlo poi saldare il conto con autentico entusiasmo mi caricò, ove fosse stato necessario, di autentico buon umore . :lol: Alle ventuno, ora concordata, tutto era perfetto la tavola apparecchiata con ricercata cura, naturalmente solo per due! i cibi quasi perfettamente cotti ed il cornuto calato spontaneamente in parte ……… faccia e gestualità da coglione doc. (devo ammettere di non avergli dedicato molto tempo mentre sfaccendavo tra fornelli e stoviglie). Finalmente Lui arriva e paradossalmente la tensione che comunque mi aveva accompagnata per tutta la giornata non c’era più, nessuna traccia mi sentivo benissimo. E al contrario sia il mio uomo che il cornuto mal celavano un leggero imbarazzo. Una bottiglia di prosecco, per il benvenuto e per accompagnare il regalo che gli avevo preparato, ha comunque sciolto ogni apparente indugio. Si! Gli ho regalato un piccolo portachiavi per la sua nuova macchina, dicendogli che cosi mi avrebbe avuta tra le mani più spesso. Dopo qualche controllata effusione ci siamo trasferiti a tavola. Ho preparato spaghetti ai frutti di mare, sapevo che lui gradisce . Il coglione aveva selezionato un bianco per accompagnare le portate, ma il mio uomo (da vero maschio) ha preferito un rosso e così ha dovuto velocemente passando in rassegna i vini, assegnare la scelta ad un Camastra, rosso rubino, Tasca d’Almerita annata 2006, all’olfatto si presenta come frutti di bosco tabacco e pepe nero un delicato sentore di vaniglia e salvia con un accenno di marasca e cioccolato. Perfetto! Il coglione non sa comportarsi da maschio, ma bisogna riconoscergli un eccellente sensibilità nel individuare il vino da servire per un’occasione davvero speciale. Forse intuiva che se avesse tirato fuori un vino di qualità appena inferiore l’avrei scuoiato, magari non subito . Come secondo gli ho preparato un tocco di piccolo pescespada locale,in altre parole pescato con amo e lenza da barche altrettanto piccole e non d’altura, marinato in vino bianco e spezie, poi cotto in forno con pomodorini ed erbette fresche . Al dolce ha pensato lui .... Al resto ho pensato io ..... Su tutto ha vegliato il coglione! Passati in salotto tra il vino e le coccole non ho potuto far a meno di assaggiarlo gustarlo era come se la frenesia di cibarmi di lui mi avesse presa. Il coglione che stava rimestando in cucina, non sentendo più chiaccherarci aveva intuito e si era posto in posizione di controllo vicino all’uscio onde evitare sorprese (arrivi non programmati) o semplicemente per evitare ..... come se qualcuno potesse in qualche modo violare la nostra intimità. Ero pronta a prenderlo e soprattutto ad essere presa nel talamo nella ormai nostra camera da letto. Abbiamo fatto l’amore, non scopato, ci siamo amati a lungo e con sofferenza di un piacere che tutto dona e tutto prende fino all’anima, che sai essere vivo di quel momento e che non sarà mai altro nel tempo che rimane. Abbiamo poi chiaccherato a lungo di noi del nostro amore sapendo che lui, il cornuto, era fuori con i sensi protesi all’eccesso sofferente eppure felice della mia felicità e forse anche di quella del mio uomo ……… Ho immaginato se anche a lui (il cornuto intendo) fosse venuto in mente in quel momento, quando con passione probabilmente eguale lo guardavo, vedendolo come il mio unico uomo! Ma questo pensiero ha acceso il desiderio di darmi ancora e ancora senza limiti senza controllo di emozioni che si manifestavano privandomi di ogni volontà raziocinante. Non ho avuto che occhi per lui che parole per lui che emozioni per lui. Il mio uomo nel “nostro” letto. Ci siamo addormentati cosi abbracciati …..spossati….consapevoli La mattina seguente ero assente apatica pronta alla seppure temporanea ……separazione! Il cornuto che ci aveva servito la colazione ci osservava con curiosa apprensione La gelosia ha comiciato ancora una volta a rodere la sua mente ed io l'ho annusata. Così quando salutando con un gesto il mio uomo, che andava via, e lui mi rispondeva con un bacio accennato lanciato con la mano colgo il suo sguardo (di maritosottomesso): i suoi occhi, sono perduti è disperato. Sono rimasta a pensare a noi maritosottomesso e moglie Padrona Padrona dei suoi sentimenti delle sue emozioni che vivono attraverso me Ero come presa da altra realtà che non è il quotidiano ma che è quello che siamo veramente e che condividiamo in complementarietà assoluta e piano piano spontaneamente ho pensato che cosi come tutto questo ci aveva segnato nell’anima, doveva restare impresso, segnato sulla sua carne il suo dono a me, l’unico vero amore della sua vita. E l’ho segnato Un tatuaggio ……………..è per sempre Ora lui è veramente mio ed io ho lui
37
3
14 years ago
Redrage,
34/35
Last visit: 13 years ago
-
Il mio primo massaggio
Era estate, faceva un caldo tremendo. Non avevo voglia di uscire. Ormai ero rassegnato di restare in casa, come per magia il mio amico mi chiama per invitarmi ad andare in vacanza con lui visto che la sua ragazza lo aveva mollato ed era rimasto solo. Accettai. Con noi c'era anche sua madre con il suo compagno. Raggiungemmo dopo qualche ora una bella villetta. A sorpresa ci raggiunse anche la sorella della madre, una splendida donna sui 40 anni, bassina di statura e infelicemente sposata (disse proprio così). Era molto cordiale e simpatica. Sia io che il mio amico conoscemmo alcune ragazze più o meno coetanee, ma il mio sogno inconfessabile erano ovviamente sua madre e sua zia. Il mio sogno cominciò a prendere forma quando una mattina il mio amico decise di andare a pescare, io per pigrizia e stanchezza, rinunciai ad accompagnarlo. Le occhiate maliziose di sua zia nei miei confronti avevano ulteriormente alimentato i miei sogni erotici, ma il coraggio di farmi avanti mancava, un pò per l'amicizia un pò per timidezza, fino a quando quella stessa mattina proprio lei, la zia, mi chiede di spalmargli la crema solare. Il mio cuore cominciò a battere forte, in casa non c'era nessuno oltre a noi, la madre era già scesa in spiaggia. Lei si sdraiò sul letto, ed io iniziai a spalmarle le crema, prima sedendomi di fianco poi direttamente sulle sue natiche, indossava solo il costume. Si slaccia il reggiseno, per agevolarmi nella manovra poi si gira e con aria maliziosa mi chiede di spalmare il prodotto anche davanti. Io massaggio ma non oso coccarle il seno, sono rosso in volto, imbarazzato, il respiro comincia a diventare pesante, poi prendo coraggio e comincio a passare le mie mani sempre più vicino al seno, lo accarezzo dolcemente, non protesta e mi guarda sorridendo, vado avanti, ora non può non notare la mia erezione, ma il mio imbarazzo la eccita di più, non fa niente per coinvolgermi direttamente ma i sui occhi parlano. Ora vuole che le unga anche le cosce, mi metto di nuovo di lato, mi appoggio a lei perchè senta quanto sono eccitato, le mie mani scendono fino ai suoi piedi, senza perdre nemmeno un centimetro della sua pelle, poi risalgo, mi avvicino alla fica, passo le dita vicino al suo sesso, lei miguarda e sorride, anche lei è rossa in viso, è visibilmente eccitata, ora oso, sposto le mutandine ed appoggio le dita sul suo sesso ormai umido, è un fiume, lei mi cinge la testa e mi spinge la faccia verso il suo sesso, sposto meglio i suoi slip e comincio a leccarla, bevo i suoi umori e lecco come un pazzo, sento i suoi mugolii di piacere, non molla la presa della mia testa e mi spinge freneticamente veso di lei quasi come se avesse paura che mi staccassi, lecco salgo con la lingua fino al suo seno, al suo collo, la bacio sulle labbra con passione, ora le sue mani cercano il mi cazzo, mi spinge sul letto, mi lecca sul petto e scende rapidamente fino ad inghiottire il mio cazzo, lo lecca in tutta la sua lunghezza, continua a guardarmi, lo bacia dolcemente per poi farlo sparire tutto nella sua bocca, non resisto e quasi subito le inondo il viso di sperma, fa di tutto per berlo, esplodo in un piacere che ancora oggi ricordo, intenso e prolungato. Scopiamo tutta la mattina, fino a quando non sentiamo qualcuno che cerca di aprire la porta di casa, è sua sorella (la madre del mio amico) la guarda dicendole: è proprio bravo a fare i massaggi, ti consiglio di provare.
14
0
14 years ago
piorossi2010,
44/44
Last visit: 7 years ago
-
Per la mia cagna
Sei la ragazza che da alcuni mesi mi consegna la spesa. Avrai più o meno 25 anni, io almeno 20 di più. "Ho visto come mi guardi......se vuoi diventare la mia cagna torna qui stasera alle sette. Vestiti con soprabito, camicia, gonna, autoreggenti e le scarpe col tacco più alto che hai, ma sotto gli abiti non indossare nulla. A stasera." I miei profondi occhi verdi ti hanno lanciato una gelida occhiata famelica, immaginandoti nuda sotto gli abiti. E' durato un attimo, poi ti ho aperto la porta di casa, e l'ho richiusa alle tue spalle. Mancano 5 minuti alle 19, quando suoni alla porta, sei così prevedibile! E così eccitante. Ti apro. Sono elegantissima, indosso anche guanti da sera. Tu mi sorridi un po'imbarazzata, mentre ti faccio segno d'entrare e richiudo la porta alle tue spalle. Ecco ora sei mia. Sfili il soprabito, lo appendi dove ti faccio segno e ritorni dinnanzi a me in attesa. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. Mi hai ubbidito, indossi una elegante camicetta di seta bianca una bella gonna, e tacchi vertiginosi di scarpe nere di vernice. Sei proprio una brava cagnetta ubbidiente. Mi sa che hai l'indole giusta. Ed io un vero sesto senso a riguardo. Ti guardo dritta negli occhi, mentre afferrando i lembi della camicia, tiro prepotente, aprendola in modo sfrontato, solo perché i tuoi seni nudi, esplodano liberi. La scendo un po' dalle spalle, perché non ti copra più durante la serata, ed allaccio i lembi dietro alla tua schiena nuda. Avvicinandomi molto al tuo viso. Sei bellissima, alta, slanciata, piccole belle tettine all'insù, ben predisposta, ai miei occhi incantevole. I tuoi capezzoli eccitati dalla ruvida pretesa, trionfano eretti sulle tue mammelle, che palpo sfacciatamente. Il tuo volto stordito si lascia andare alla voluttuosa pretesa, increspi il respiro eccitata. Senza darti tempo per lasciarti andare alle emozioni che ti provoco, ti ordino di sfilarti la gonna. Succube esegui. Un pube, ben rasato a triangolo, mi guarda invitante. Lo tasto, premendolo, sfacciatamente. Senza rendertene conto, ti mordi il labbro inferiore. Gioco un poco cercando tra il pelo le tue grandi labbra, fino ad aprirle, per osservare il tuo clitoride. Ispezionata, ancora quasi sulla porta, mi lasci fare, timorosa, desiderosa solo ti trovi sufficentemente gradevole, per farti diventare la mia cagna. Premo forte pollice ed indice stringendo la clito ben sapendo che ti piacerà. Provi a contenerti, mentre un brivido di piacere, scuote il tuo corpo e ti fa desiderare che quell'attimo non passi mai. Ti ordino di girarti e di mostrarmi il resto del tuo corpo. Il tuo lato b è piuttosto interessante. Mi domando che effetto ti fa stare praticamente nuda di fronte ai miei occhi, come se non immaginassi che questo eccita la puttana che è in te, che dovrebbe vergognarsene, ma nel tuo caso so bene non è così. Accarezzo la tua schiena, scorrendo giù più giù fino a palpare le tue natiche. Palpata increspi di nuovo il respiro.....la tua natura licenziosa è difficile da trattenere. "Aprile" ti ordino. Tu immediatamente, allarghi i piedi, e con le mani, divarichi le natiche permettendo che prenda possesso della tua carne come più mi piace..... ubbidiente, sedotta dal mio prendere contatto con il tuo sensuale corpo, le tieni ben divaricate perchè possa prendere possesso della tua imtimità, con gli occhi, con lo sguardo, con le dita, con oggetti, in qualunque modo ti possa far sentire che sei la mia cagna. Ti ordino di girarti e fare lo stesso con le grandi labbra. Tu esegui, soggiogata, apri le grandi labbra, quasi contemporaneamente in modo inconsapevole, reclini il capo all'indietro offendoti tutta, perchè ti prenda... Sei sufficentemente bella per aspirare a poter divenire la mia cagna. Veramente lo sei anche di più. Ma non te lo dirò. Non ti darò mai una simile soddisfazione, penso. Mi chino a leccarti il capezzolo, mentre tu rimani senza muoverti nella stessa posizione, ubbidiente fino all'inverosimile, esposta ed eccitata nel venire usata. Con le grandi labbra tenute ben aperte dalle tue stesse mani e la bocca di una sconosciuta che ti assaggia i capezzoli turgidi. Sei una gran puttana che pur di servire una sua possibile padrona farebbe di tutto. Di tutto. Bene. La mia lingua fa un buon lavoro su di te, sul tuo capezzolo, tanto è vero che ti sento respirare affannosamente. Guaire quasi senza ritegno. Le dita guantate della mia mano ti accarezzano le tue grandi labbra. La tua eccitazione incalza. "Allora è vero che aspiri a divenire la mia cagna" ti incalzo sussurrandoti nell'orecchio, "Si mio signore" rispondi prontamente soggiogata. E' un attimo. Prendendo da sopra al mobile dell'ingresso il frustino. Il mio scudiscio ferisce il tuo grembo e tu hai un attimo di smarrimento...."Non sono ancora il tuo Padrone , rispondi solo si, Signore"replico seccato. "Chiedo scusa, Signore". Rispondi senza mutare la tua posizione, con la mia saliva che ancora bagnata riluce sul tuo capezzolo. "Sei una sgualdrina, senza ritegno". "Mi auguro che questo vi piaccia, Signore". Il mio frustino ferisce ancora il tuo grembo. "Non ti ho autorizzata a parlare" ed aggiungo "Seguimi". Mi avvio verso la sala da pranzo della mia casa. Faccio tre passi, e mi volto. Nuda stai camminando in piedi, alle mie spalle. Le tue piccole mammelle rotonde sobbalzano ad ogni passo. Bruscamente ti arresti. La mia frusta si abbatte sul tuo fianco. La pelle ti brucia. "Non mi risulta che le cagne camminino in questo modo, mi risulta che le cagne camminino a quattro zampe" ringhio. velocemente ti metti carponi, blaterando le tue scuse, ed un mia Signora, di troppo. Questa volta il mio scudiscio ti brucia la schiena, e ripeto "Non sono ancora iltua Signotuo padrone". Camminando a 4 zampe, seminuda, con le mammelle che oscillano in quella posizione allungate come fossi una vacca, e le autoreggenti che mi accarezzano lo sguardo mi segui nella sala da pranzo, che poi è tutt'uno col salotto. Ti faccio fermare sul tappeto, devi allungare e strisciare le braccia in avanti il più possibile, che così inginocchiata i tuoi duri capezzoli sfiorino il tappeto, mentre le tue natiche ben esposte rimangono ad allietare il mio sguardo. Il mio frustino saetta nell'aria, e crudele morde le tue natiche alcune volte. Tu muguli appena dopo ogni colpo, come farebbe una buona cagna. "Ora conta i colpi a voce alta" ti dico. E tu cominci. Tre, quattro, cinque.....qualcuno ti ferisce sulle reni, altri mordono la piena rotondità delle tue natiche, undici, dodici, tredici.....qualcuno si spinge sulla tua schiena, ventuno, ventidue, ora ti senti mordere dallo scudiscio, dietro alle coscie....trentacinque......trentasei....la tua voce è quasi rotta dal pianto.....ma orgogliosa resisti,quarantetre, tutto dietro ti brucia, e la sensazione di calore ti pervade, quarantesei, ora il mio dito privo di guanto, divarica le tue grandi labbra, quarantasette, ed entra nella tua fica, che è tutta bagnata, quarantotto. Sei così eccitata che posso entrarci con due dita. Quarantanove. E mi piace, che ti ecciti quando ti umilio.......Cinquanta. Sei tutta sudata, accaldata e le mie dita oscillano nella tua carne vogliosa, ti chiamo puttana....."Si mia Signore, tutto ciò che desiderate..." Senti la mia mano afferrare i tuoi capelli, e sollevare la tua testa, "Non parlare, non me hai il diritto. Puoi parlare solo quando te lo concedo". Ti sussurro ad un centimetro dalle labbra, continuando a tirarti i capelli. Non dici nulla. Mi guardi muta, ed il tuo sgardo è implorante, so che vorresti dirmi di nuovo che sono la tua Signora, e che faresti di tutto pur di compiacermi.....ma non c'è alcun bisogno che tu me lo dica, poichè è normale che sia così, aspirando a divenire la mia cagna. Inaspettatamente, la mia lingua apre le tue labbra, e dolcemente si arrotola alla tua. E' il mio modo di ringraziarti poichè ti trovo perfetta. Mentre continuo a baciarti, ti stuzzico i capezzoli, premendoli con forza. Questo gesto ti prostra lo avverto. E lo trovo magnifico. Adoro tu non sappia resistere ad una buona strizzata di capezzoli. Il tuo corpo si fa un po' indietro, poichè lo stimolo è piuttosto forte. Allora te li pinzo con due mollette che te li tengono ben serrati. Accarezzo la tua schiena, sulla nuda pelle, e ti dico di seguirmi. Carponi, lo fai, muta vieni dietro di me, in cucina. Ti espongo in ginocchio sul tavolo della cucina, con il corpo un po' piegato all'indietro, e le tue mani, che tengono le tue caviglie, il volto girato all'indietro, senza che tu possa vedere quello che faccio. Mi senti armeggiare nella stanza per diverso tempo. Il tuo corpo nudo, ed esposto è molto eccitante. La tua immobilità e la tua ubbidienza eccellenti. I tuoi perversi capezzoli serrati nelle perfide mollette invitanti......senti le mie dita liberarli e me ne sei grata, sentendoli indolenziti. Poi la mia bocca te li succhia. Li ciuccia voluttuosa, amplificando le sensazioni per via delle mollette portate in precedenza, e sento i tuoi succhi bagnarmi il dorso della mano, sotto le tue grandi labbra. Allora entro dentro la tua vagina con un grosso e lungo zucchino e ti ascolto sospirare ed eccitarti, come fossi una cagna in calore. La mia mano destra accarezza la tua nuca, la mia bocca morde i tuoi capezzoli, e la tua figa, serra lo zucchino ingorda, desiderosa solo di compiacermi. "Sei una gran troia....scommetto che vorresti ti riempissi in tutti i buchi....." Il tuo viso, accenna ad un rapido si. Invece, ti spingo la zucchina ben dentro, e ti dico di servirmi così a tavola, la cena nell'altra stanza. Scossa ed eccitata, scendi dalla tavola, tentando di ricomporti. Ad un cenno indossi un ridicolo grembiulino che appena ti copre la vulva. Quando ti dò il permesso, cominci a portarmi i vassoi che trovi pronti e ben allineati sulla tavola. Tra una portata e l'altra all'inizio ti lascio attendere in piedi alla mia destra. POI ti voglio carponi sulle mie coscie, di traverso. Slego il ridicolo grembiulino, perchè ti voglio ben nuda, mia dolce Puttana,e mi diverto a stuzzicarti il bel corpo nudo, sottomesso ed offerto alla lussuria della tua possibile padrona; stuzzicandoti le mammelle, accarezzando le tue natiche, ed oscillando le mie dita entrando nel tuo sfintere anale. Gioco con te, con il tuo corpo, con la tua eccitazione, solo per il mio perverso piacere, ascoltando il tuo respiro farsi concitato, la tua eccitazione non governabile, usata in quel modo indegno, senza neppure che tu riesca a capire bene come possa fare ad eccitarti così tanto! Mi diverto a spingerti nel retto una carota, riempiendo anche la tua seconda via. Metto la tua ciotola d'argento a terra, tra i miei piedi, e mentre mangi la tua cena carponi, tra le mie gambe, mi eccito stringendoti i capezzoli con le dita dei miei piedi, e spingendo sempre più a fondo carota e zucchino che hai piantati nell'ano e nella figa. Sei magnifica. Finisci di mangiare leccando ben bene le ciotole. Ti sollevo e senza toglierti nulla, ti siedo sul tavolo, aprendoti bene le coscie, e mi butto, a leccarti voluttuosa il clitoride, fino a quando ti sento esplodere in un prepotente orgasmo, prima del quale, ti concedo di parlare, e tu me lo dedichi, dichiarandoti completamente mia. Accetto di divenire la tua Signora, tornando a baciarti con la lingua, subito dopo il tuo fantastico orgasmo, e poichè ora sei definitivamente mia, decido di depilarti completamente la vulva. Lo faccio lì dove sei, seduta sul tavolo con le verdure ancora piantate nel tuo superbo corpo, tenuta sdraiata, con le gambe ben aperte. La schiuma si mescola ai pochi peli, e poi ti rado, fino a sentirti a fine lavoro, morbida, liscia , vellutata. So che prima o poi, qui, su questo triangolo di pelle, avrai un bel tatuaggio con scritto "Cagna ", ma ogni cosa a suo tempo...... "D'ora in poi sarai solo MIA" Ti sussurro all'orecchio. Apro un cassetto, e ne traggo un rosso collare. Tu arrossisci ed i tuoi occhi brillano. Te lo indosso, privandoti completamente dei vestiti, soffermandomi ed accarezzarti dolcemente il corpo nudo. Mi soffermo sul tuo pube ora completamente glabro, incantevole ai miei occhi. "Sei mia, la mia incantevole troia". E tu premurosa mi confermi con un filo di voce"Sono la vostra cagna, mio Signore" Aggancio Il mio scudiscio al tuo collare, poichè sarà anche il tuo guinzaglio. Ti faccio sfilare Zucchino e carota, ma non le pinzette ai capezzoli e tenendoti al guinzaglio, con te che sospingo a camminare a 4 zampe, mi avvio alla mia stanza da letto. Lego il guinzaglio al piede del letto, e ti faccio adagiare su di un materassino lì sotto. Ti bacio le labbra, augurandoti la buonanotte, e continuando ad accarezzarti la schiena nuda mi addormento nel mio letto.
15
2
14 years ago
arturoma,
40
Last visit: 10 years ago
-
To be or not to be
Mi vesto stremato da questa notte di sesso: pur essendomi riposato diverse ore, sento che le gambe tremano ancora. Col tempo, la resistenza fisica, è scemata e i tempi di recupero si sono inevitabilmente allungati; torno a pensare a noi due e mi rendo conto che, è la prima volta che riesco a stare fuori tanto tempo insieme con te. Gli slip salgono a coprire le mie nudità stanche: il membro, completamente appagato, si rifugia tranquillamente nella sua posizione naturale, la destra. Lancio un’occhiata tronfia a questo compagno così appagante per il mio ego di maschio: da lui passano gioia o malumori irrazionali. I calzoni salgono a coprire gli slip neri. La prima luce del giorno mi aiuta a guardare la mia giovane amante semi avvolta dalle lenzuola ancora intrise dei nostri umori. “ Devo ricordarmi di comprare altre lenzuola nere”Penso: mentre, indecentemente soppeso mentalmente i glutei rimasti scoperti. Sono perfetti, o almeno a me paiono così. Già… chissà perché, quando sei nel periodo dell’innamoramento, vedi solo i lati positivi delle persone… Torno a seguire le linee del giovane corpo, che sdraiato in modo fetale si lascia godere involontariamente. “ Porterà un trentasette di scarpe” Questo pensiero nasce spontaneo, mentre, guardo stupito il tacco a spillo, nero, che inerte arreda il letto come un trofeo a ricordo del fatto compiuto. “Come cazzo ha fatto a finire li”…sorrido e, soprattutto, “come diavolo fa a camminarci sopra”? Guardo le cosce abbronzate, perfettamente curate. Istintivamente, analizzo tutto di lei: rubando, forse, l’unico momento in cui lei, è veramente lei, senza trucchi ne inganni. “Certo, che stanotte mi ha fatto morire” rifletto, tornando con lo sguardo ad ammirare le natiche. “ Sembra una pesca, una splendida pesca da cogliere, da gustare piano, per assimilare la sua giovinezza e inebriarsi dei suoi profumi”… Mi sposto dall’altra parte del letto per vedere il viso. Il cuscino, nasconde maliziosamente i seni, ma io li ricordo benissimo: con la mente torno alla notte passata, per ricordarmi del piacere provato, mentre, li baciavo e stringevo possessivamente. Che bello essere giovani. Che sensazione stupenda sentirsi giovani… I pensieri volano liberi. “Sembra una bambina, mentre dorme: è una ragazzina confronto a me”… “Ma da chi avrà preso quel colore grigio degli occhi?” In realtà, anche se non vorrei saperlo, so benissimo da chi ha preso quel colore… I capelli lunghi, nero corvino, scomposti, coprono in parte il collo esile e lungo: mi viene in mente una tela dipinta da Modigliani. M’ avvicino al viso per assicurami che sia ancora viva, sembra che non respira…un attimo di panico! “Come farò a spiegare alla gente che stava con me? “Chi riuscirà a perdonarmi per questo connubio sbagliato? Sono tranquillizzato da un suo movimento improvviso che libera il seno sinistro dalle lenzuola, lo guardo con cupidigia “ Non mi ricordavo avesse un’areola così larga: stanotte, stringendole il seno, mi sono accorto che ha una ghiandola gonfia sul seno destro”… “Ehi, ma che cazzo di pensieri faccio, non sono mica il suo dottore o suo padre…” “Il padre no, ma il migliore amico del padre, si…” “Che ipocrita che sono…” “Troppo bello sentirsi un semi Dio: un Adone dei tempi perduti. Troppo bello che lei fosse la mia Afrodite…” Torno a scrutare il viso: mi soffermo sulle labbra carnose, sensualmente piene. Con il pensiero torno a stanotte, ricordo quanta delizia hanno provocato al mio socio che sta riposando sotto i calzoni. Non sono stato certo io ad impararle l’arte oratoria: è giovane la mia piccola ribelle, ma, non ha perso tempo. Una fitta di gelosia cretina, s’insinua nella mente “ chi è il fortunato che l’ha fatta crescere portandola alla maturazione?” Barbara, si sta svegliando… Apre gli occhi, sembrano quelli di una cerbiatta, si stira e mi tira il cuscino addosso, facendomi il broncio scherzoso. - Stavi scappando da me? Non posso dirle che io ci starei una vita con lei; - Scappavo più da me, che da te…lo sapevi che questa storia doveva finire… - Lo dici sempre dopo che abbiamo fatto all’amore, mai prima… La parola “ Amore” che esce dalle sue labbra, mi terrorizza e m’affascina nello stesso tempo. Quanto è ingenua nel suo parlare, non s’accorge del tempo che ci divide? - E non dire che sono troppo giovane per te! Sono le solite cazzate dei rincoglioniti che muoiono d’invidia nei confronti dei fortunati. Come sarebbe facile chiudere gli occhi e fare finta di niente… - Quando parli, cerca di farti capire: con il tuo linguaggio da ragazzina, faccio fatica a seguirti; è come quando mi mandi gli sms, sono indecifrabili. Non risponde: mi guarda stizzita. Allaccio la camicia e la infilo sotto i calzoni, la cintura nera, di cuoio, stringe forte, non è quella stretta, che mi fa male, è quello che dovrò dire: raccolgo il rolex daytona rimettendolo al poso. Vado allo specchio. Cerco le parole giuste, ma non esistono frasi fatte in certi momenti, quando, si devono dire cose che non vorresti mai pronunciare: pettino i capelli brizzolati prendendo tempo, l’anello colore giallo che porto al dito sinistro, è una pugnalata al mio tentennamento. Non la guardo: non ho il coraggio di affrontare questa ragazzina innamorata guardandola negli occhi; - Domani parto per qualche mese, quando torno, voglio che mi guardi come il vecchio amico di tuo padre, com’è giusto che sia e non accetto discussioni! Non mi giro: sento il peso del silenzio, poi singhiozzi; - Perché… Non c’è un perché. Devo ferirla, se voglio perderla per davvero; - Mi scopo un'altra: è stato un bel periodo, questo passato insieme, ma adesso, è ora che tu torni a giocare con le tue bambole. Si veste in fretta, mi guarda infuriata, gli occhi minacciano nel silenzio, ” Dio, quanto è bella” - Sei proprio uno stronzo bastardo! Che cazzo ci ho trovato in un vecchio come te… Continuo a pettinarmi senza girarmi; - Non ti voglio più vedere: vaffanvculo tu e tutti quelli come te! La porta sbatte violentemente: una folata di vento apparente, si crea, arrivandomi alla schiena, aria fredda di quest’inizio d’inverno. Continuo a pettinarmi, ma, alla fine, dovrò staccarmi dallo specchio per tornare a vivere… Grazie per l’attimo fuggente che mi hai donato. Ti ho dato quello che potevo… Mi odierai per quello che sono stato….
12
1
14 years ago
fantasypervoi,
36
Last visit: 12 years ago
-
Sentirmi donna
Dopo un matrimonio regolare e tranquillo, cresciuti i miei figli, a 45 anni comincio a pensare mia moglie che scopa con altri uomini ed io travestito da donna che lo prendo in bocca e in culo da un trans nero con un cazzo da paura. Questi pensieri diventano sempre più frequenti e durante le masturbazioni o il sesso con mia moglie non riesco a venire se non penso a queste scene. Così un giorno mentre navigo su internet capito su un sito di travestiti e preso dalla curiosità mi iscrivo e vedo tanti travestiti che sono donne stupende. Cresce sempre più in me il desiderio di provare a travestirmi per vedere come sarei da donna. E così navigando su internet mi procuro tutto il necessario per l'abbigliamento sexy femminile che prudentemente faccio arrivare al mio ufficio per non insospettire mia moglie. E così un sabato sera che la mia consorte era a cena fuori con le amiche per fare compere e i miei figli con amici fino a tarda notte, approfittai per provare gli indumenti che avevo ordinato. Ero pieno di frenesia e ardevo dalla voglia di vedermi una donna. Mi ero già depilato tutto. Mi truccai con i trucchi di mia moglie, mascara, fondotinta, rossetto sulle labbra e smalto rosso sulle unghie delle mani e dei piedi. Poi indossai un corsetto rosa e nero con trasparenze e reggicalze, calze nere con riga dietro che rende più sexy e arrapante, scarpe rosse decoltè con tacchi 10 cm., perizoma coordinato con il corsetto....mi guardo allo specchio e vedo.... una gran figa!!! Non credevo di essere così boooona!! Il mio cazzo cresce a dismisura. Tutti i miei venti centimetri si ingrossano e pulsano, i miei sensi sono tutti in tensione. Ho una gran voglia di cazzo, di prenderne in bocca e nel culo.....ma come fare? Il seguito alle prossime puntate, non perdetele che sono esplosive!!!
9
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Dedicato ad eva
eva donna molto bella dentro e super sexy e trasgessiva fuori............................................. sono il marito di eva e vi vado a confessare l emozioni successe pochi giorni fa ..........................che mi ha fatto portare ad un incontro a tre io lei ed un altro.............vi racconto dopo una serata molto bella a base di alcool e discorsi sul sesso ci siamo incamminati con l auto verso luoghi dove sapevamo di trovare persone dedicate al sesso (carparking)gay, trav, singoli e coppie..........durante il tragitto splendide toccatine al volo, io che le strizzavo le tette e gli toccavo la passera tutta bagnata e lei che me lo spompinava bene bene.............super eccitati arriviamo li e troviamo subito qualche auto ferma................ci fermiamo e si avvicina subito un auto....................si ferma.........scendo e vado a vedere ....trovo' un ragazzo bisessuale... giovane....educato e gli propongo subito se voleva farsi spompinare dalla mia donna mentre glielo davo alla pecorina...............accetto subito e da li ci spostammo su di una piazzola di sosta poco piu' avanti.........scesi dall ' auto e insieme al ragazzo ci mettemmo vicini allo sportello di dietro dell auto....... aprii la porta e trovammo eva senza pantaloni pronta a succhiare i nostri due uccelli .............mi prese subito il mio in bocca mentre con l altra mano tirava una sega al ragazzo............e poi viceversa............una volta pronti le girai da dietro e io incominciai a scoparmela nella figa alla pecora .....mentre lei da brava troia lo prendeva in bocca dal ragazzo...........godevamo tutt' e tre come pazzi...............ma lei gemeva come nn aveva mai fatto prima...............dopo un po la innondai nella figa di sperma..........poi arrivo' lei...................e infine arrivo' il ragazzo...........................spettacolare serata da nn dimenticare.........molto forte per me ma bellla veramente.......da rifare........ci scambiammo i numeri con il ragazzo e ......poi baci bacini............ce ne andammo via tutti sgorganti di goduria intensa........................................................
10
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Prima che la candela si consumi...
Quella sera Sonia aveva voglia di giochi particolari... la candela che aveva preparato sul comodino non lasciava dubbi su questo. Altre volte avevamo fatto giochi usando una candela e lasciando cadere un po' di cera calda sui nostri corpi. Non è una cosa che fa male, contrariamente a quanto si potrebbe pensare se uno non l'ha mai provato. Si avverte un leggero bruciore per un paio di secondi, ma poi la cera si fredda subito e si solidifica sulla pelle. I miei sospetti erano fondati. Dopo esserci spogliati lei mi chiede: "ti va di fare un giochino nuovo stasera?". Io ovviamente non seppi dirle di no, anzi... non vedevo l'ora di vedere cosa aveva in mente. Mi fece mettere a quattro zampe sul letto, con i gomiti appoggiati in mododa tenere il mio sedere ben in vista e mi fece allargare leggermente le gambe. Io ero letteralmente confuso... non riuscivo a capire quali sarebbero state esattamente le sue intenzioni, anche se immaginavo che avrebbe voluto far cadere la cera sul mio sedere o sulla schiena, come avevo fatto io a lei alcune volte in precedenza. Sentii invece qualcosa di morbido insinuarsi fra le mie natiche... la sua lingua stava facendosi strada fino a raggiungere il mio buchetto. Ero come in estasi. Altre volte mi aveva leccato li e la cosa mi faceva davvero impazzire! Dopo avermi leccato per 5 minuti abbondanti, cominciò a spingere dolcemente con un dito per farlo entrare dentro e continuando a leccare per inumidire la zona. Non appena mi fui abituato alla presenza del suo dito, mi rilassai e lo sentii scivolare dentro. La sensazione era piacevolissima. Io ero sempre piu' rilassato e pronto ad accogliere anche il secondo dito che lei nel frattempo aveva iniziato a spingere dentro. Ero completamente sotto il suo controllo... non perchè mi stesse costringendo con la forza, anzi... sarei stato liberissimo di interrompere il gioco quando volevo. Riusciva però a controllarmi psicologicamente, facendomi sentire sottomesso alla sua volontà. Mentre mi ero ormai abituato anche al secondo dito, lei mi disse di continuare a rilassarmi, mi passò la candela e mi chiese di ciucciarla come avrebbe fatto una vera zoccola. Io ero eccitatissimo e la presi subito in bocca. Era una bella candela di 3-4 cm di diametro e almeno 30-35 cm di lunghezza. In quel momento realizzai il motivo di tanta preparazione: di li a poco avrei dovuto accogliere la candela nel mio culetto. Mi chiese infatti di ridarle la candela e mi rassicurò sul fatto che non mi avrebbe fatto alcun male, se mi fossi rilassato come avevo fatto fino a quel momento. Io mi sentivo ormai completamente sottomesso e non opposi alcuna resistenza quando sentii la candela che veniva appoggiata e spinta dentro di me. Entro' per almeno 10 cm. Mi ritrovavo quindi a 4 zampe con la candela piantata dentro di me, ma il vero gioco sarebbe iniziato di li a poco.... Sonia accese la candela mettendosi poi davanti a me in modo che avessi la faccia esattamente davanti alla sua figa: "quello che devi fare è molto semplice. Adesso inizierai a leccarmela, come fai sempre, ma con l'unica differenza che io non spengerò la candela fino a quando non sarò arrivata all'orgasmo. Puoi usare la lingua o le dita, non mi importa, ma voglio godere!". Una sensazione mista fra brivido ed eccitazione invase immediatamente il mio corpo! Se lei non fosse venuta, non solo mi sarei bruciato fisicamente, ma il pensiero di non essere stato in grado di soddisfarla avrebbe bruciato anche dentro di me. Mi misi subito all'opera, usando la mia lingua come meglio sapevo. In certi momenti la leccavo dolcemente, soprattutto per farla bagnare, mentre in altri succhiavo dolcemente il clitoride per stimolarla. Le mie dita la stavano esplorando in tutti i modi possibili: bagnandomi un dito con i suoi umori, lo lubrificai abbastanza da farlo entrare nel suo culetto e questo la mandava in estasi. La candela ovviamente non era stata pensata per caso: di tanto in tanto sentivo una goccia di cera calda cadere alla base del mio ano e dei miei testicoli e questo mi provocava sia un lieve dolorino, sia mi faceva ricordare quello che mi sarebbe successo se lei non fosse venuta... Continuando a succhiare il clitoride, con le dita le stimolavo il punto G e lei sembrava ormai avviarsi verso la via del paradiso. Lasciai perdere il suo culetto e mi concentrai esclusivamente sulla figa ormai fradicia, continuando a leccare a succhiare con tutta la mia passione. Sentivo che stava per venire: il suo respiro era sempre piu' intenso, i suoi umori sempre piu' abbondanti ed iniziava a dimenarsi a piu' non posso. Finalmente sentii il suo grido di piacere, che durò per una decina di secondi, mentre le sue cosce stringevano il mio viso completamente fradicio dai suoi umori. Si rilassò per almeno un minuto, incurante della candela che continuava a consumarsi (ma ne mancava ancora un po') ed io la guardavo soddisfatto. Io rimasi ancora nella mia posizione, mentre lei si alzò e spense la candela sfilandola poi piano piano. Mi fece sdraiare sul letto e venne anche lei a sdraiarsi al mio fianco. Guardandomi negli occhi mi disse: "sei stato fantastico! Sapevo che non mi avresti delusa, mi hai veramente fatta godere tantissimo! Ah... ed ho visto come gemevi e godevi quando ti ho infilato le dita e la candela... credo che faremo molti altri giochi con il tuo culetto!".
17
1
14 years ago
bmolko,
30
Last visit: 12 years ago
-
Costretto ad una inattesa degustazione
Quella sera io e Sonia (il nome vero è un altro, non si sa mai...) eravamo a casa mia, in camera, e stavamo facendo sesso. Eravamo ancora ai preliminari o quasi. In quel momento lei era sdraiata sul letto, con la testa sul cuscino, ed io le ero salito sopra a cavalcioni, tenendo il mio cazzo vicino alla sua bocca e lei lo stava succhiando con la sua solita maestria. Mi facevano sempre impazzire i suoi pompini... si sentiva che lo succhiava con gusto e non solo per far piacere a me. Ad un certo punto mi disse di spostarmi un pochino piu' indietro, perchè voleva continuare a darmi piacere mettendolo fra le sue grandi e morbidi tette ed io non me lo feci dire due volte! Lo massaggiava in maniera esemplare, ogni tanto dando qualche colpettino con la lingua alla punta della cappella. Io ero ormai in estasi... aveva lavorato veramente bene di bocca ed ora con le sue tette... stavo per esplodere di piacere! Lei dette gli ultimi colpettini con la lingua, ed io pensai che volesse accogliere in bocca tutto il mio caldo nettare, ma inizio' a piegare la testa indietro come se volesse evitare proprio questa cosa. Di li a poco le venni sul seno e sul collo. Un'abbondante sborrata calda la stava ricoprendo. Io ero stremato di piacere, ma lei mi guardò come se il gioco stesse per cominciare. "Ti prendo un paio di fazzoletti per pulirti?", le dissi. "No" - mi rispose con decisione lei - "sai, a me piace tantissimo quando mi vieni in bocca e questa volta voglio che anche tu provi esattamente quello che provo io!". "In che senso?" - le chiesi io. "La vedi tutta questa sborra? Bene... tu adesso con la lingua la ripulisci tutta, senza lasciare nemmeno una goccia e voglio che la mandi giù tutta!". Li per li rimasi un po' spiazzato.... non avevo mai assaggiato il mio sperma prima d'ora, ma poi pensai che se era quello che lei voleva, io non l'avrei assolutamente delusa. Inizia a leccare tutto, sotto gli occhi sorpresi di lei. La mia lingua scorreva fra i suoi seni, raccogliendo ogni goccia del mio piacere e portandolo dentro la mia bocca. Completato il mio lavoro, alzo gli occhi e la trovo ancora li con la faccia stupita che mi guarda a bocca aperta. Senza dirle niente mi avvicino e le do un lunghissimo bacio sulla bocca, durante il quale ci scambiamo parte del mio piacere fra noi. Dopo il bacio la guardo negli occhi e le dico: "quando ti va... voglio rifarlo!".
12
3
14 years ago
bmolko,
30
Last visit: 12 years ago
-
Un messaggio ricevuto alle 3 di notte
UN MESSAGGIO RICEVUTO ALLE 3 DI UNA CERTA NOTTE: ...allargo le cosce. Distesa sulla schiena, con indosso null'altro che un lenzuolo azzurro. Non sono un'esile figura nella notte, io sono carne e come carne brucio nel fuoco del pensiero di te. Ti immagino in bagno..mentre ti spogli degli abiti del giorno..lo fai lentamente, perchè anche da solo non puoi che essere eroticamente lento. Il bacino inizia a muoversi, il mio. Il pensiero acuisce pulsazioni tra le grandi labbra..potrei allungare una mano e farla finita presto, ma sono una donna che non ha fretta. Sei nudo. Conosco il tuo corpo ormai. Asciutto e armonioso, come un Ninfo dei dipinti. Ti siedi, ti prendi in mano e cominci a muoverla..sue giù, come una danza. I fremiti si accentuano..ora ho bisogno di sentire qualcosa entrare...una mano scende in basso..trova sul suo cammino un seno enorme, dal capezzolo già duro. Scende, ancora scende. La pancia, di quelle ritratte da Botero. Poi più giù..Una foresta florida difende il centro. Non sono una bambina. Entro...Mi manca il fiato...e tu ancora negli occhi...Inizio a spingere, con il dito medio, mentre il pollice si ferma poco sopra, stimolando anch'esso. Ti vedo con il capo reclinato all'indietro, mentre ti tocchi..su e giù..su e giù...Allargo ancora di più...inizio a gemere.La voce esce senza controllo...Una lingua...avrei bisogno di una lingua. Non sono mai stata leccata come si deve. Mi farebbe impazzire. Tu continui...ora sei in piedi, con le gambe divaricate ed il bacino spinto avanti...eretto nell'aria. Lo afferri con due mani..su e giù--su e giù...inizio a gocciolare. Continuo a spingere. Mi mordo le labbra...La tua voce sarebbe una consolazione. Vorrei continuare per ore, ma non ce la faccio...ti ho portato sulla pelle tutto il giorno, da questa mattina...Sei gonfio, massiccio e durissimo...e non resisto. Tremo. Tremo mentre un grido mi sfugge...ma continuo a muovermi. Spingento i fianchi avanti, verso le mie dita che non fanno sconti. Mi giro su di un fianco, le cosce ora son chiuse e sento meglio ogni cosa. Con l'altra mano afferro un capezzolo...arriverà alle mie labbra? tento. Tiro...succhio. Succhio e con la lingua stuzzico. Il primo mi raggiunge in un attimo. Bagno le dita...ma non mi fermo....continuo a spingere verso la mano...so che ce ne sarà un altro immediaamente. E tu sei lì, una mano che afferra il cazzo e l'altra si tene all'altezza dei fianchi. Con tutte le dita aumenti il ritmo. Ci sei..Basta un attimo. esplodi..e con te io nel mio secondo violentissimo orgasmo. Resto immobile. La mano ancora nelle mia carni. Dormirò così, per conservarti al caldo. S. Ps: La tua voce, si, mi avrebbe portata per la terza volta nel baratro
11
2
14 years ago
Miss3Magic3Mr3Fantastik, 37/37
Last visit: 9 years ago -
Io e bijou
Egli le toccò la gola e attese. Voleva essere sicuro che dormisse. Poi le toccò i seni e Bijou non si mosse. Con cautela e destrezza Le accarezzò il ventre e con la pressione del dito spinse la seta nera del vestito in modo da sottolineare la forma delle gambe e lo spazio tra di loro. Dopo aver dato forma a questa valle, continuò ad accarezzarle le gambe, senza però toccargliele sotto il vestito. Poi si alzo silenziosamente dalla seggiola, andò ai piedi del divanetto, e si inginocchiò. Bijou sapeva che, in questa posizione, poteva guardarle sotto il vestito e vedere che non portava niente. L'uomo guardò a lungo. Poi sentì che le sollevava leggermente l'orlo della gonna, per poter vedere di più. Bijou si era allungata tutta sul divano con Le gambe leggermente divaricate. E ora si scioglieva sotto il tocco e gli sguardi di lui. Com'era bello sentirsi guardare, mentre fingeva di dormire, e sentire che l'uomo era completamente libero. Sentì che la seta veniva sollevata, le gambe scoperte. E lui le guardava. Con una mano gliele accarezzava dolcemente, lentamente, godendosele senza problemi, sentendo le linee armoniose, i lunghi passaggi serici che salivano sotto il vestito. Era difficile per Bijou rimanere assolutamente immobile. Avrebbe voluto aprire di più le gambe. Come si muoveva lenta la mano di lui. La sentiva seguire i contorni delle gambe, soffermarsi sulle curve, fermarsi sul ginocchio, poi continuare. Poi si interruppe, proprio prima di toccarle il sesso. L'uomo probabilmente Le aveva guardato il viso per vedere se era profondamente ipnotizzata. Poi, con due dita, incominciò a toccarle il sesso, a palparlo. Quando sentì il miele che affluiva lentamente, egli nascose la testa sotto la gonna, si nascose tra le sue gambe, e incominciò a baciarla. La sua lingua era lunga e agile, penetrante. Bijou dovette trattenersi dallo spostarsi verso la sua bocca vorace. La piccola lampada emanava una luce così tenue, che Bijou si azzardò a socchiudere gli occhi. L'uomo aveva ritirato la testa da sotto la gonna e si stava togliendo lentamente i vestiti. Era in piedi accanto a lei, magnifico, alto, simile a un re africano, con gli occhi brillanti, i denti scoperti, la bocca umida. Non muoverti, non muoverti, se vuoi che faccia tutto quel che vuole. Cos'avrebbe fatto un uomo a una donna ipnotizzata, che non doveva intimorire o compiacere in alcun modo? Nudo, egli torreggiò su di lei e, circondandola con entrambe le braccia, la rigirò delicatamente. Ora Bijou gli offriva le sue natiche sontuose. Egli le sollevò il vestito e le allargò i due monti. Fece una pausa, per riempirsi gli occhi. Le sue dita erano sicure, calde, mentre le apriva la carne. Si piegò su di lei e incominciò a baciarle la fessura. Poi Le fece scivolare le mani intorno al corpo e la sollevò verso di se, in modo da poterla penetrare da dietro. All'inizio trovò solo l'apertura del culo, troppa piccola e stretta per potervi entrare, poi trovò l'apertura più larga. Ondeggiò dentro e fuori di lei per un momento, poi si interruppe. La rivoltò di nuovo, in modo da potersi vedere mentre la prendeva da davanti. Le sue mani cercarono i seni sotto il vestito e li schiacciarono con carezze violente. Il suo sesso era grosso e la riempiva completamente. Lo introdusse con tanta violenza che Bijou temette di avere un orgasmo e di tradirsi. Voleva prendersi il suo piacere senza che lui lo sapesse. Lui la eccitò talmente con il suo ritmo sessuale incalzante che, quando scivolò fuori per accarezzarla, lei sentì arrivare l'orgasmo. Ora tutto il suo desiderio era teso a provare un nuovo orgasmo. Egli cercò di spingerle il sesso nella bocca semiaperta e Bijou si trattenne dal reagire e aprì solo un po' di più la bocca. Impedire alle sue mani di toccarlo, impedire a se stessa di muoversi, era per lei un grande sforzo. E tuttavia voleva provare ancora quello strano piacere di un orgasmo rubato, come lui provava il piacere di quelle carezze rubate. La passività di Bijou lo spinse all'orlo del parossismo. Ormai aveva toccato il suo corpo dappertutto, l’aveva penetrata in tutti i modi possibili, ed ora si sedette sui ventre di lei e le spinse il sesso tra i due seni, stringendoseli intorno mentre si muoveva. Bijou sentiva i suoi peli che strusciavano contro di lei. E finalmente perse il controllo. Aprì contemporaneamente la bocca e gli occhi. L'uomo grugnì di piacere, le premette la bocca contro la sua e si struscio contro di lei con tutto il corpo. La lingua di Bijou batteva contro la bocca di lui, mentre le morsicava le labbra. All'improvviso egli si interruppe per chiederle: "Vuoi fare una cosa per me?" Bijou annuì. "Io mi sdraierò sul pavimento e tu verrai ad accucciarti sopra di me, e mi lascerai guardare sotto il vestito." Egli si allungò sul pavimento e Bijou si accovacciò sopra di lui, reggendo il vestito in modo che poi cadesse coprendogli la testa. Egli le prese le natiche tra le mani come un frutto e le passò la lingua tra i due monti, più volte. Poi le accarezzo il clitoride, il che fece ondeggiare Bijou avanti e indietro. La lingua di lui sentiva ogni reazione, ogni contrazione. Piegandosi su di lui, essa vide il suo pene eretto vibrare a ogni gemito di piacere. IO :L'UOMO LEI:Bijou
10
0
14 years ago
Miss3Magic3Mr3Fantastik, 37/37
Last visit: 9 years ago -
L\'ultima goccia di sudore
- L’ ATTESA - la sera non più così calda, il mio corpo già riscaldato dal ricordo che credevo morto in me di tanti incontri persi nelle nebbie della mia mente, era reso incandescente dal desiderio di finire finalmente tra le braccia tenere della mia tanto sognata sarah. eccomi qui ora seminudo a fumare l’ennesima sigaretta ed a sudare, eccitato come non mai al solo suo pensiero. sembrava essere spuntata all’improvviso dal buio della mia esistenza, come un ardente sole che infiamma ogni mia cellula. la bramo, la desidero e la invoco “tu mia unica signora; tu mia unica padrona!” assaporo le sue dita impresse sui miei capezzoli martoriati. sento il suo odore di animale feroce che stritola questo spazio di pelle, diventato suo territorio. questo istante di fantasia estremo mi uccide! vorrei che fosse giunta l’ora! gocce di sudore cadono copiose. sono eccitato! non ce la faccio più. e sono solo le otto, cazzo! il tempo non passa mai! sogno rivoli del suo mascara mischiate alla mie gocce di sudore sulla sua pelle, sogno gemiti ed urla, corpi uniti da promesse perverse e inusuali rituali. sono qui per te “ mia signora”. davanti a me hai eretto il recinto della mia piacevole prigione, ed io il tuo prigioniero speciale, entro in questo perimetro di passione e di forza e non mi rimane che piegarmi al tuo terribile splendore. presto arriverà l’ora ed il rituale si svolgerà come tu hai previsto. sarà bellissima qualunque cosa vorrai fare di me! sono qui ad aspettarti mia padrona, per andare insieme da "slave for you" questo il nick della tua ultima preda scovata in desyderia, sperando che arrivi presto il momento della tua venuta. spero presto di vivere con lei attimi di perversione pura. sto ansimando e muoio dalla voglia di essere posseduto da “te mia padrona”. la mia mano non riesca a stare ferma, ma non devo godere. non posso! la devo fermare ora. anche se il mio corpo si tende e vibra come una corda di violino, godrò solo se lei lo vorrà. e se lei dovesse decidere di non volerlo sarò felice lo stesso. io voglio solo esaudire il suo desiderio. fai di me quello che vuoi, ma ti prego fallo presto! - LA TERZA GOCCIA SUDORE - la sua ultima preda, la sua nuova proprietà, era completamente immobilizzata sul tavolo della cucina. sarah aveva compiuto la sua “opera omnia”. aveva schiavizzato “slave for you” alias roberta. finalmente la schiava mitizzata, la schiava idealizzata per anni, ma soprattutto la schiava contesa, aveva capitolato. finalmente lei era la sua padrona! ogni particolare era stato studiato con cura per la serata. aveva deciso di estremizzare le sue due anime, i suoi modi di essere. La donna garbata e colta, faceva da contraltare alla mistress dura e spietata. insomma la dolcezza e la ferocia più efferrata! aveva uno strano rapporto con la sua “bestia”. ne aveva timore ma sapeva che non ne poteva farne a meno. era parte di se e con il tempo aveva imparato a conviverci. sapeva che quella era sera della bestia, che lei si sarebbe scatenata. arrivati nella dimora di roberta, sarah con la scusa di andare in bagno aveva scrutato la casa alla ricerca degli strumenti necessari alla “sessione”. per fortuna in ogni casa vi è un dungeon nascosto. basta solo scovarlo e soprattutto vedere con gli occhi della fantasia. il clima era cambiato. l’allegra goliardia precedente aveva lasciato il posto ad un silenzio carico di sana tensione. i corpi cominciavano il loro richiamo sessuale. ogni gesto, ogni sguardo sembrava essere inserito in una antica danza tribale o nel corteggiamento di due mantidi. il tempo della bestia era giunto e lei non si fece pregare. da quel momento era la “bestia” che comandava. ed era tirannica! roberta si avvicino al divano e gli porse da bere - vodka ghiacciata- come da lei richiesto. ma non si sedette vicino a lei. le era bastato incrociare il suo sguardo per capire. come un cucciolo che vuole farsi coccolare dal padrone non osò salire sul divano. si accucciò ai suoi piedi. lei compiacendosi ebbe uno strano flashback . si ricordò di quel documentario dove la fiera leonessa per dimostrare la sua sudditanza porgeva il collo al leone in segno di resa. la sua docilità era la stessa. roberta inginocchiata inizio a leccarle i piedi. non osava alzare il capo per non incrociare il suo guardo. sarah si godeva questo atto di umiltà ma al contenpo cominciò ad infliggerle dolore. aveva cominciato a martoriare le sue carni tenere. i seni ed i glutei sembravano schizzare, esplodere nel vano tentativo di sfuggire alla mani esili ma forti che li stringevano. ma era inutile. la sua presa non lasciava scampo. passarono degli istanti interminabili, poi sarah la condusse in cucina vicino a quel tavolino che sembrava fatto apposta per legarla. il suo piano era stato elaborato con immediatezza ma con estrema cura. l’avrebbe legata con le cinte dell’accappatoio prese nel bagno e con una corda usata per stendere i panni nel balcone. Da lì avrebbe preso anche le mollette che servivano a pinzarla. - LA SESSIONE - roberta era lì a carponi, legata, immobilizzata sul quel tavolo. le tette martoriate da due mollette messe per dritto sui capezzoli. le facevano male. ma non era il male maggiore. la “padrona” la “bastarda” - chissà dove lo aveva sperimentato - per infliggerle maggiore dolore aveva preso otto mollette e le aveva messe alle dita dei piedi. solo i mignoli, bontà sua, aveva risparmiato. il dolore era lancinante. ma non disse nulla. anche perché il dolore a roberta dava una eccitazione indescrivibile. poi ogni suo pensiero venne interrotto. le mie mani iniziarono ad esplorarla, frugarla, stringerla. il suo dolore era intenso, tangibile ed ovunque distribuito. la schiena, i fianchi le natiche e seni, tutti subivano lo stesso trattamento. Il massaggio era forte, deciso, maschio. le dita sembrano affondare nella carne. l’alternanza dolore e piacere provocava contrasti forti. roberta era impazzita. come descrivere il “piacere” del dolore? cento, mille volte maggiore “del piacere - piacere”. il vero”piacere”, quello da sempre pensato, agognato, sognato. roberta ebbe l’ennesimo fremito. le mani di sarah arrivarono alla sua fica, bagnata come non mai. ma era solo una tappa intermedia. lei continuava senza sosta. ora era il turno del sedere. ammaliato dalla sua forte presa anch’esso cedette alle sue lusinghe. le sue dita affusolata si ficcarono nel buco dilatandolo sino all’inverosimile. roberta era convinta di avere un culo chiuso come una cassaforte e che esso fosse inaccessibile. si sbagliava. il “demonio” aveva la chiave , la combinazione! due o tre dita entrarono senza resistenza nel culo ed il bruciore salì per il corpo immediatamente. il dolore esplose nella testa. però per quanto “il dolore” fosse intenso e straziante, esso non era tale da interrompere lo stato di estasi in cui lei si trovava. il sapere che noi ci stavamo eccitando con il suo culo era la cosa che più voleva. era la donna, la schiava più felice del creato. un cagna che scodinzolava per i suoi padroni. non voleva altro. poi… mi sentì sopra di se. il mio ansimare la rendeva immensamente felice. ora l’avrei posseduta, la sua fica umida si aprì per accogliere il mio pene duro e grosso. ma io non la penetrai; almeno non ancora. infatti , forse ricordando un vecchio post, dove roberta enfatizzava il piacere di sentirsi soffocata da un enorme “cazzo” e dal piacere che provava quando lo sentiva spingere verso la sua gola, mi misi in piedi davanti a lei, le presi la testa tra le mani e gli infilai in bocca il mio pene. avvinghiai i capelli e con forza spinsi dentro tutto il mio cazzo mentre sarah continuava a sodomizzarla, ora erano quattro le dita che entravano ed uscivano dal suo buco osceno. “dai succhialo come non hai mai fatto!” le ordinai perentorio. nonostante l’impedimento e la posizione assurda, roberta fece l’impossibile. sfruttando quel minimo di movimento che poteva fare, grazie ai legami non strettissimi, mosse la testa verso il mio cazzo facendo di tutto per ingoiarne tutta la carne. sempre di più, sino in fondo alla gola! con la lingua leccava golosa ogni sua parte, soffermandosi sulla cappella. ed io non cessavo di spingere. con virulenza spinsi il pene sempre di più giù. le mancava il respiro. per nulla sazio le tappai il naso con le dita. volevo che lei, alla ricerca dell’aria, allargasse la bocca all’infinito in modo da far entrare il pene ancora più giù, sino in fondo, sino alle tonsille. lo sforzo sembrava sopraffarla, ma vinse anche quello. continuò a succhiarlo ed a ficcarselo in bocca con frenesia ed avidità. per sua fortuna all’improvviso smisi liberandole la bocca. finalmente poteva respirare. ebbe un attimo di tregua, di pausa. era solo un attimo! sentì poi di nuovo il mio affannoso respiro, ed anche se non mi vedeva, capì che ero vicino a lei pronto per ripartire. “forse ora mi penetrerà, e mi scoperà con tutta la forza e violenza possibile” pensò roberta. avrebbe voluto urlare “…fottimi, scopami, sventrami” ma non poteva. sarah le aveva ordinato di tacere. comunque anche stavolta si era sbagliava. non era ancora giunto quel momento. La bestia non era sazia. voleva altro dolore, altra privazione, altra umiliazione! con la coda degli occhi mi vide sfilare la cinta dai pantaloni. non fece in tempo a pensare “ma quando mi scopa il padrone, quando mi fa godere?” che all’improvviso ogni dolore e pensiero cessò. ed io le fui dentro. la penetravo con colpi pelvici forti e decisi. sentì il mio pene dentro, sempre più dentro. per dare maggiore forza sarah la prese per i capelli pettinati a coda e lai tirò verso di lei. lei voleva fortemente godere, ansimava, spasimava, gemeva ma quando era sul punto di dire “ecco finalmente godo “ la voce di sarah la raggelò. “non azzardarti godere fino a quando io non ti do il permesso.” si sentiva morire. non poteva resistere! ma al tempo stesso non poteva disubbidire. non voleva disubbidire. decise che avrebbe resistito e lo fece. intanto io ero pronto per prendermi il suo culo. la parte del suo corpo più bella . sapeva che sarebbe stata sodomizzata e che doveva subire quel dolore immenso. aveva gia subito quel supplizio da altri. ma nonostante ciò, non si era abituata. il dolore era forte, troppo; anche per una schiava. ma cosa poteva fare? non poteva certo dire di no o ribellarsi. come aveva sempre fatto era pronta a subire e lo fece. sarah che con sagacia e mestiere aveva precedentemente preparato il suo buchetto alla penetrazione, si fece da parte ed io, con iniziale dolcezza, iniziai a penetrarla. solo quando il cazzo fu tutto dentro il suo culo spinsi con forza. il dolore era infinito la carne sembrava lacerarsi. ma roberta voleva solo una cosa: godere. se ne infischiava del dolore e delle umiliazioni. voleva solo godere, godere, godere. ma lei gli avrebbe concesso il permesso? oppure l’avrebbe lasciata arrapata come una cagna in calore? il sospetto diventò certezza. io godetti. Il mio ansimare sempre più veloce, l’intensità dei miei colpi testimoniavano che oramai l’orgasmo era arrivato. roberta si era rassegnata. si sentiva morire dentro ma era pronta a fare quello che lei voleva. ora aveva acquisito una certezza , maturata in quella stanza di dolore. era sicura. anche se lei non l’avrebbe fatta godere; il soffrire eccitata come una vacca da monta non le sarebbe importato. io stavo per venire, avevo ceduto il posto del mio cazzo alla mano di sarah che ora entrava tutta in un feroce fisting che roberta sembrava bramare, avevo portato il membro davanti al suo viso ordinandogli di aprire la bocca per accogliere la mia sborra che arrivò copiosa a imbrattarle il viso scivolando sul tavolo che lei ebbe cura di leccare pulendolo avida di seme mentre la mano di sarah scivolava senza più alcuna resistenza. fu allora che lei si sentì di nuovo donna, femmina, schiava. g*
16
0
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Sms
Le prime note del Morgenstimmung di Grieg avevano iniziato a diffondersi nella stanza, la piccola lampada sulla scrivania illuminava la tastiera e poco altro. La luce giallastra e calda serviva a contrastare quella violacea ed algida emanata dal monitor. Seduto di fronte al suo iMac, Federico osservava la pagina bianca riprodotta sullo schermo, con la barretta che lampeggiava, in attesa che iniziasse a riversare, sotto forma di byte, il fiume di parole che attendeva. Le mani erano immobili sulla tastiera, sospese a pochi millimetri, la scena appariva irreale, congelata come in un fermo immagine. Gli occhi di Federico erano fissi, trapassavano il groviglio di plastica, metallo e silicio, perdendosi oltre, in un punto lontano, su un orizzonte che poteva appartenere a qualsiasi dimensione nello spazio e nel tempo. Non era la prima volta che gli accadeva di restare come paralizzato di fronte a quel nulla limitato ma immenso che era il foglio bianco. Nella sua mente, l’intera struttura del racconto era già ben chiara e delineata, mancava soltanto un incipit, quelle poche parole che avrebbero dovuto catturare immediatamente l’attenzione di chi legge. Lo spunto gli venne, come spesso succede, osservando ciò che aveva intorno, ciò che accadeva. Il Morgenstimmung era un ottimo inizio, nonostante fosse cosciente che non erano moltissimi quelli che avrebbero riconosciuto il Peer Gynt. D’altra parte, il protagonista avrebbe avuto, ovviamente, molto in comune con lui. Iniziò a scrivere senza sforzo, le parole si affacciavano alla mente in maniera ordinata, in fila come scolaretti d’altri tempi, tenendosi per mano a creare un continuum perfetto. Nel racconto, Francesco, il protagonista, sedeva alla scrivania e, ascoltando musica classica, si accingeva a scrivere forse un romanzo, forse una novella, il particolare era irrilevante. Gli occhi della mente di Federico iniziarono a fondersi con quelli della sua creatura, vide ciò che egli vedeva; quella sorta di transfert si espanse in breve anche agli altri sensi. Francesco si alzò dalla scrivania per cercare il suo cellulare, il suono di un sms in arrivo lo aveva distratto dalla sua attività. Il messaggio veniva da un numero a lui sconosciuto. Altrettanto insolito era il testo: «Alle 19 al bar della Pace. Barbara». Francesco sorrideva analizzando le possibilità che gli si offrivano. Poteva, naturalmente, essere uno scherzo di qualche amico, anzi era l’ipotesi più probabile analizzando razionalmente. Poteva essere, ipotesi anche questa da non scartare, semplicemente un errore, il destinatario avrebbe potuto essere chiunque. D’altronde, anche fra le sue conoscenze occasionali, non ricordava nessuna donna che si chiamasse Barbara. Poggiò il cellulare sul tavolo della cucina, il gorgoglio ed il profumo che venivano dalla caffettiera lo distrassero dalle sue riflessioni, mescolando lo zucchero nella tazzina, s’affacciò alla finestra, il sole accendeva di verde intenso le chiome dei pini che si stendevano a perdita d’occhio. Nonostante ci fossero molti palazzi vicino a quello dove abitava, dalla sua mansarda poteva scorgere, verso un orizzonte non molto distante, la pineta che si interrompeva a ridosso della spiaggia, poteva respirare l’odore del mare portato dal maestrale. Ogni giorno si rallegrava con se stesso per avere scelto di abitare a Ostia, nonostante dovesse affrontare qualche disagio per recarsi in ufficio, la vicinanza del mare lo ripagava ampiamente, era un’energia vitale che quotidianamente lo ricaricava. Avvolto nel suo accappatoio verde, iniziò a pensare cosa avrebbe fatto di quel sabato di primavera, dimenticando per un po’ il messaggio sul telefono. La giornata sembrava ottima per dedicarsi ad una delle attività che preferiva, uscire in mare con il windsurf oppure fare un giro in moto e, in effetti, l’una non escludeva necessariamente l’altra. Decise che la prospettiva di salire in sella alla sua Yamaha era, forse, più allettante, qualche scarica di adrenalina avrebbe contrastato meglio la pigrizia che stava per rapirlo. Con un paio di telefonate avrebbe certamente trovato qualcuno con cui organizzare in breve tempo il giro. Un secondo messaggio, però, tentò di mandare all’aria quell’abbozzo di programma. Il numero era il medesimo di prima: «Non rispondi, Francesco? Che tu accetti o meno il mio invito io sarò li questa sera. PS Verrai in moto, spero…» Cadeva, perciò, l’ipotesi che il messaggio fosse arrivato a lui per errore; le possibilità che esistesse un altro Francesco, con un numero di cellulare simile al suo e che avesse anche la moto, erano decisamente scarse. Certo, doveva per forza essere uno scherzo, chissà chi, fra i suoi amici, lo aveva organizzato. Prese il casco ed i guanti, infilò il cellulare nella tasca interna del giubbotto e scese a prendere la moto. L’arrivo del secondo messaggio gli aveva fatto passare di mente l’intenzione di chiamare qualcuno per il giro e, in effetti, l’idea che fosse proprio uno di quelli che voleva contattare a fargli lo scherzo lo faceva esitare. Chiamare, d’altra parte, avrebbe potuto essere un sistema per capire se era stato oggetto dello spirito degli amici; si accordò quindi con Enrico, Giorgio e Roberto per vedersi un’ora più tardi alla solita area di servizio sulla Flaminia, perciò aveva tutto il tempo per arrivare e, magari, prendere un altro caffè. Istintivamente, ogni semaforo, controllava se fosse arrivato un nuovo messaggio pur sapendo che, non avendo lui ancora risposto, probabilmente non ci sarebbero state altre novità. All’arrivo dei suoi amici, iniziò a squadrarli tentando di cogliere un cenno d’intesa, anche minimo, che confermasse i suoi sospetti, ma i tre si comportavano come se fossero realmente innocenti, all’oscuro di tutto. Verso le 13 si fermarono per mangiare qualcosa nei dintorni di Terni dopo un certo numero di chilometri percorsi sorpassandosi a vicenda. Durante il pranzo, i discorsi erano incentrati come sempre su prestazioni, gomme e quant’altro riguardasse le moto, oltre, naturalmente, ad una buona dose di vanterie e battutacce nel più classico stile dei motociclisti. Francesco, per tutto il tempo, continuò a cercare un accenno nei discorsi ma senza risultato. Sulla via del ritorno, decise di correre il rischio e di andare a quello strano appuntamento, pensando che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe fornito materiale su cui essere preso in giro per qualche mese “Questa volta è toccato a me – diceva fra sé – in passato ad altri, ci sarà modo per prendersi una rivincita.” Era indeciso se passare da casa per cambiarsi oppure andare così come si trovava, per non offrire del tutto il fianco all’ilarità degli amici. Guardando l’orologio si accorse che non avrebbe avuto comunque tempo per tornare a Ostia, quindi, invece di prendere il raccordo anulare, salutò con un cenno gli altri tre e proseguì verso il centro. Un paio di volte controllò negli specchi retrovisori per vedere se uno dei tre lo stesse seguendo, ma, a parte lo sciame di scooter che ronzava per le vie di Roma, non c’era traccia dei suoi amici. Alle 18.45 era nei dintorni del Colosseo, aveva giusto il tempo di arrivare all’arco della Pace per l’ora fissata. Avrebbe comunque raggiunto il bar con la moto, posteggiandola vicino ai tavoli che occupano un lato della strada, un po’ per poterla tenere d’occhio, ma anche per quella dose di esibizionismo caratteristica dei motociclisti. Il rombo della R1 suonava cupo, amplificato, esaltato nei vicoli angusti del centro. Stava ancora slacciando il casco, quando si accorse dello sguardo e del sorriso di una ragazza seduta ad un tavolo poco distante, apparentemente sola. Con studiata lentezza si dedicò alle poche operazioni necessarie a bloccare la moto, senza distogliere lo sguardo, in attesa di un cenno, di un invito. Si guardò attorno, cercando fra la gente qualche viso conosciuto, aspettandosi, da un momento all’altro, un coro di risate di scherno. Nessuno, solo lo sguardo di quella ragazza fisso su di lui. Avvicinandosi, iniziò ad osservarla meglio; gli occhi chiari, luminosi, non si staccavano dai suoi, aveva capelli castani e lisci, che cadevano appena oltre le spalle, labbra sensuali, carnose che scoprivano un largo sorriso; l’insieme era, allo stesso tempo, innocente e malizioso. La camicetta bianca sottolineava un seno generoso che la scollatura appena accennata non consentiva di apprezzare meglio. “Ciao Francesco, per un attimo ho temuto che non venissi e, in fondo, non avrei potuto darti torto, il mio messaggio era piuttosto insolito, per non dire poco credibile”. “In effetti ho combattuto una piccola battaglia con me stesso, ma, alla fine, la curiosità ha avuto la meglio” La voce di Barbara era calda, avvolgente, persino un po’ roca, apparentemente in contrasto con il suo aspetto. “Immagino ti stia chiedendo come potessi sapere chi sei, il tuo nome, il tuo numero” “Ti confesso che non avevo ancora riflettuto su questo aspetto, nonostante, forse, sarebbe stata la prima domanda da porsi” “Ho visto alcune tue foto a casa di una comune amica, qualche giorno fa, e ieri le ho chiesto il tuo numero. Dapprima aveva qualche dubbio, ma poi ha ceduto, non so ancora come mai.” “Sono lusingato e sorpreso ed ho qualche sospetto su chi possa essere la comune amica” disse Francesco con un sorriso fintamente scocciato. Il sorriso di Barbara si allargò di nuovo. “Cosa fai ancora in piedi? Spero proprio tu non abbia bisogno di un invito a sedere e, per oggi, credo proprio di avere fatto abbastanza!” Scoppiarono a ridere insieme, mentre Francesco, appoggiato il casco, si sedette. La luce del tramonto rendeva ancora più caldi i colori dei palazzi intorno che, come quinte di un palcoscenico, facevano da sfondo ai due che iniziavano a conoscersi, parlando con leggerezza ed intensità insieme. Lo sguardo di Francesco correva dagli occhi alla bocca, dalla scollatura alle mani della ragazza, che accompagnavano le parole con larghi gesti. Barbara continuava a parlare senza interruzione di qualsiasi cosa, cercando di nascondere l’emozione e l’imbarazzo. Lui, al contrario, dopo i primi momenti di comprensibile nervosismo, aveva recuperato la calma e il controllo di sé; per un volta assaporava il gusto di sentirsi preda piuttosto che cacciatore, con i vantaggi che questa posizione indubbiamente recava. Non era lui, infatti, a dover mantenere la tensione a un certo livello, né a dover interessare la sua interlocutrice per conquistarla, era rilassato, a suo agio. Barbara fece una piccola pausa per sorseggiare l’aperitivo e lui colse al volo l’occasione. “Vieni a cena da me?” L’invito, diretto, senza inutili giri di parole, arrivò improvviso, con una chiara intenzione provocatoria. Barbara rimase per un istante con le labbra incollate al bicchiere, il tempo necessario, però, per dissimulare la sorpresa e analizzare sia le possibili risposte che le ovvie conseguenze; lo fissò dritto negli occhi e rispose, con il sorriso più naturale di cui era capace. “Verrei volentieri, ma non ho con me il casco.” Sperava in questo modo, inutilmente, di non concedere a Francesco una vittoria troppo facile, di lasciarsi una piccola via di fuga. “Credo che questo possa andar bene” disse lui prendendo il secondo casco che aveva fissato alla sella. Il tragitto dal centro sino a Ostia fu, per Francesco, un leggero piacere, l’impostazione sportiva della moto, infatti, costringeva Barbara in una posizione sbilanciata in avanti, perciò, nonostante il giubbotto attutisse molto, poteva avvertire perfettamente il seno della ragazza sulla schiena. Lei cercava, poggiando le mani sul serbatoio, di mantenere una minima distanza, ma con scarsi risultati, soprattutto quando la moto rallentava bruscamente, si chiedeva, quindi, se fossero necessarie o intenzionali tutte quelle frenate. Se avesse potuto vedere il sorrisetto del pilota, avrebbe avuto conferma dei suoi sospetti. Il gioco, si disse, non la disturbava, anzi, dopo qualche minuto realizzò, senza sorprendersi più di tanto, che non erano la temperatura o la velocità a causarle quel leggero brivido… Francesco, dal canto suo, non sapeva se prolungare quella piacevole tortura o se, invece, cercare di arrivare a casa il più presto possibile. Appena scesi, mentre Barbara armeggiava con il casco, lo sguardo di Francesco fu attirato dalla camicetta sulla quale, nonostante il reggiseno, si disegnavano perfettamente i capezzoli turgidi. Non distolse lo sguardo nemmeno quando capì che lei s’era accorta di come la stesse guardando, alzò gli occhi solo dopo un lungo istante, giusto per cogliere un eventuale rossore sul viso di Barbara che, però, non sembrava affatto imbarazzata, al contrario, gli sorrideva con aria di sfida. Guardò, quindi, ancora un momento in basso, prima di farle strada verso il portone. Salendo in ascensore, iniziò a pensare al disordine che regnava nella sua mansarda, tipico di un single trentenne, concludendo poi, fra sé, che probabilmente Barbara poteva aspettarselo. Aprì la porta e notò, con sollievo, che la situazione era meno drammatica di quanto avrebbe potuto essere, a parte la tazzina sporca nel lavabo e qualche camicia spiegazzata sul divano. Le prese il casco dalle mani, invitandola a sedersi dove preferiva, anche se la scelta era piuttosto limitata, quattro sedie intorno al tavolo e il divano che era, appunto, occupato in parte dagli abiti. Prese due flute e, dal frigo, una bottiglia di prosecco. “Grazie.” gli disse Barbara sorridendo e guardandolo dal basso, mentre lui le porgeva il bicchiere. “Preparo qualcosa per la cena.” “Posso aiutarti? Non amo stare con le mani in mano.” “Potresti sgusciare qualche noce, facendo attenzione a non frantumarle troppo.” Il tono ironico non mancò di cogliere nel segno, Barbara si avvicinò al tavolo indispettita. “Ora ti faccio vedere – pensava – razza di presuntuoso.” Nonostante la sua intenzione di dimostrargli quanto fosse vana la sua provocazione, un dito le finì nello schiaccianoci, strappandole un’esclamazione di dolore. “Porc…!” Francesco si voltò di scatto per capire cosa fosse successo e, appurato che non era nulla di grave, a parte l’orgoglio ferito, scoppiò a ridere, subito imitato anche da Barbara. In pochi minuti finì di preparare della pasta con gamberetti e zucchine e un’insalata cui aggiunse degli spicchi di mela verde e le noci sgusciate. Prese dal frigo una bottiglia di Vermentino di Gallura e la poggiò sulla tavola che Barbara, nel frattempo, aveva preparato. Cenarono chiacchierando sempre più rilassati, finché, nel piatto di Francesco, non rimase che un pezzetto di noce, che Barbara tentò di rubare. Lui le bloccò rapidamente la mano, prese la noce e gliela avvicinò alla bocca. Guardandolo dritto negli occhi, Barbara dischiuse le labbra e, dopo aver preso la noce, indugiò un istante, gli prese la mano fra le mani facendosi scivolare in bocca un dito di Francesco. Lentamente iniziò a succhiarlo, senza staccare lo sguardo, muovendo impercettibilmente la testa. Francesco sentì il sangue correre più veloce, lentamente si alzò per avvicinarsi a Barbara, cercando di non interrompere quel momento. Quando fu a pochi centimetri, tolse il dito dalla bocca e lo fece scivolare sul mento e, seguendo la linea del collo, arrivò a carezzarle il solco fra i seni. Alzando gli occhi, Barbara fissò per un attimo i pantaloni di Francesco, decisamente più stretti di quanto fossero sino a pochi istanti prima. Le sue mani si avvicinarono alla cintura e la slacciarono, aprirono a uno a uno, lentamente, i bottoni, lo sguardo fisso in quello di Francesco. Fece scivolare in basso i jeans e i boxer, liberando il sesso duro che strinse nella mano. Delicatamente ne scoprì il glande e avvicinò il viso, inspirò l’odore, ne sfiorò l’asta con la lingua, prima di accoglierlo fra le labbra. Francesco osservava la ragazza eccitato, ma non sorpreso, stava accadendo ciò che aveva sperato, anzi, immaginato accadesse da quando l’aveva invitata a cena. Con due dita aveva slacciato quasi completamente la camicetta e le stringeva il seno liscio e morbido con un capezzolo grande e ancora più turgido di quanto fosse appena scesi dalla moto. Passati pochi istanti, le prese il viso fra le mani, la fece alzare, l’attirò a se per baciarla; la bocca di Barbara era morbida, calda, aveva il sapore del suo sesso mescolato con quello del vino, la lingua gli sfiorava le labbra, giocava a rincorrersi con la sua, si ritirava per poi tornare prepotente a riempirgli la bocca. Senza staccare le labbra, iniziarono a spogliarsi, dapprima con calma, poi sempre più in fretta, ansiosi di scoprire, di conoscere, di lasciare che fosse la pelle a parlare. Francesco la prese fra le braccia e la adagiò sul divano, le sfilò il perizoma nero scoprendo una sottile striscia di peli, appena più scuri dei capelli. Scese fino alle caviglie, liberandole le gambe da quella delicata costrizione di pizzo, le prese un piede e se lo avvicinò alle labbra. Barbara ebbe un primo leggero sussulto. Disegnò con la lingua un sentiero invisibile dalla caviglia al polpaccio, all’incavo del ginocchio, alla coscia fino all’inguine, guidato da quel profumo intimo, dolce, indescrivibile. Si soffermò a leccarle accanto alle grandi labbra per un tempo che a Barbara sembrò eterno, senza sfiorarla mai nel mezzo; allontanò poi il viso, improvvisamente, per godere della visione di quel sesso lucido, bagnato, di un colore che andava dal rosato chiaro al rosso scuro. Federico fece scivolare due dita nella vagina, a fondo, muovendole poi verso l’alto, mentre avvicinava di nuovo il viso. Quella penetrazione e il primo tocco della lingua sul clitoride fecero aprire ancora di più le gambe di Barbara e la sua bocca si socchiuse in grido muto. Protese il bacino per farsi possedere ancora più profondamente e allo stesso tempo poggiò una mano sulla testa di Francesco, spingendola fra le sue gambe. Lui lambiva con passione quel clitoride gonfio, profumato, lo succhiava, lo stringeva delicatamente fra i denti, senza fermare le dita. L’orgasmo arrivò a scuoterla intensamente e un getto di umori esplose sul viso e sulla lingua di Francesco, che se ne dissetò, sempre più eccitato. Barbara respirava sempre più in fretta, il piacere sembrava non volersi arrestare, continuava ad aumentare e, con esso, cresceva il suo desiderio di essere posseduta. Il viso e il petto di Francesco erano irrorati da quell’orgasmo e, come se avesse percepito la muta richiesta della ragazza, a malincuore si staccò da lei, si spostò a sedere sulla parte ancora libera del divano e, presala per mano, la attirò sopra di sé. Con gli occhi semichiusi per il piacere, Barbara, a cavalcioni guidò il sesso eretto dentro di sé, assaporando finalmente la sensazione che le sembrava aver atteso da sempre. Il primo contatto con le labbra grondanti procurò a Francesco una scossa che gli giunse al cervello come un fulmine, serrò le mani sul seno, stringendole i capezzoli, guardandola negli occhi, ora spalancati, e assecondandone il movimento dei fianchi. Barbara gettò la testa all’indietro sporgendo in avanti il seno e si portò le mani al ventre, aprendosi per sentirlo dentro di sé ancora più profondamente, poi con un dito iniziò a sfiorarsi il clitoride. Francesco osservava ipnotizzato la ragazza che si masturbava, mentre lui si muoveva sempre più veloce, sentendo d’essere vicinissimo a godere in lei. Un nuovo orgasmo colse Barbara quando sentì quel sesso gonfiarsi ancora di più, gemendo, aumentò il ritmo dei fianchi e del dito che massaggiava il clitoride e, di nuovo, un getto riempì il ventre e le gambe di Francesco che, per quanto avesse cercato di resistere, percepì il suo seme risalire prepotentemente e, proprio nel medesimo istante, lei si staccò per accoglierlo ancora in bocca. Le labbra si serrarono sul glande e scesero lungo l’asta mentre il piacere usciva a riempirle la bocca e la gola. Francesco inarcò la schiena, i muscoli tesi, i pugni serrati, gli occhi chiusi, un grido soffocato in gola. La luce della mattina gli illuminava il viso mentre guardava la ragazza addormentata nel letto accanto a lui e, si accorse solo in quel momento, si rese conto di non sapere nulla di lei, ma, anche, che non era affatto importante, ciò che contava davvero era che lei fosse lì e che sperava rimanesse ancora a lungo. Federico si stiracchiò sulla poltroncina, aveva scritto di getto tutto il racconto come non gli capitava quasi mai e ne era piuttosto soddisfatto. Stava salvando il file nel computer, quando il trillo di un messaggio sul cellulare, nel silenzio del suo appartamento, lo fece sobbalzare. Non avrebbe saputo spiegare la ridda di sensazioni che si affollavano alla mente mentre leggeva quell’unica riga di testo: «Alle 19 al bar della Pace. Barbara».
14
2
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Cinque terre
La zip del giubbotto di pelle non si allacciava più con la stessa facilità di prima e questo lo innervosiva più di quanto avrebbe creduto. I guanti nuovi avevano la stessa colorazione degli stivali, entrambi regali scelti da Enrico, uno dei suoi due più cari amici, probabilmente gli unici. Non aveva indossato la tuta per intero, la passeggiata fuori Roma che avevano organizzato non era impegnativa al punto di bardarsi come un astronauta, i jeans neri erano più che sufficienti. Prima di infilare il casco aveva girato la chiave e, spinto il pulsante rosso dell’accensione, era rimasto, come al solito, per qualche istante, ad ascoltare il rombo del bicilindrico Suzuki, reso ancor più cupo dallo scarico in titanio. Abbassata con una levetta la visierina scura interna, era uscito lentamente dal cortile di casa. Era l’inizio di Aprile, caratterizzato da una temperatura e un sole quasi perfetti; era in anticipo per l’appuntamento con gli altri, perciò si godeva la strada facendo un po’ di slalom fra le poche auto in giro di sabato mattina. Solito caffé e solite, ipocrite, raccomandazioni. “Allora andiamo tranquilli, ok?” “Sì, certo, non ho voglia di correre e poi ho le gomme quasi finite” Sorrideva, pensando a tutte le volte che aveva sentito le stesse affermazioni, regolarmente smentite all’arrivo delle prime curve appena impegnative. Qualcuno, spesso proprio lui, a un certo punto decideva di provare a “piegare” un po’ di più, di affrontare quel tornante un po’ più veloce… Stavolta, invece, sembrava proprio che nessuno volesse forzare l’andatura, erano arrivati in Valnerina ancora in gruppo. Stavano procedendo tranquilli, avevano appena superato le cascate delle Marmore, quando, nello specchio, vide il faro di una moto che stava sorpassando gli ultimi della fila. Il modo aggressivo di farlo gli fece capire che non si trattava di uno dei suoi amici, risvegliando contemporaneamente lo spirito di competizione caratteristico di ogni motociclista. I suoi sensi erano allertati quando la Ducati lo aveva sorpassato. C’era qualcosa di strano nel pilota, non era riuscito a vederlo bene, era incuriosito. Un rapido sguardo nel retrovisore sinistro, un po’ di gas per andare a riprendere il fuggitivo, incitato anche dai pollici alzati dei suoi amici. L’altra moto era sparita, a causa della tortuosità di quel tratto di strada, ma non ci vollero che un paio di minuti per ritrovarsela davanti a un centinaio di metri. Due particolari colpirono la sua attenzione, i capelli biondi e ricci che spuntavano dal casco coloratissimo agitati dal vento e l’abilità nella guida; la somma delle due cose lo attirava magneticamente. S’era avvicinato ancora, quando vide distintamente la testa della biker piegarsi leggermente verso sinistra per controllare cosa stava arrivando alle sue spalle. Una rapida scalata di marcia e l’acceleratore più aperto erano un’evidente sfida, una provocazione. “Ok” pensò Federico scalando a sua volta “vediamo cosa sai fare” La ragazza sembrava conoscere piuttosto bene la strada, vista la sicurezza con cui affrontava le curve, ma anche lui l’aveva percorsa moltissime volte, perciò si disse che non le sarebbe stato possibile seminarlo, ma, al tempo stesso, lui avrebbe faticato non poco a riprenderla e sorpassarla. I chilometri seguenti li videro impegnati in una sorta di danza sulle ruote, un gioco che assomigliava al rito di corteggiamento di alcuni uccelli, nel quale è sempre chiaro chi è il soggetto dominante. La razionalità avrebbe dovuto suggerirgli di rallentare, invertire la marcia e raggiungere il gruppo e Federico era una persona assolutamente razionale, misurata, che aveva sempre la situazione sotto controllo. Stavolta però, l’istinto aveva stipulato un patto d’alleanza con la logica, quindi non ebbe esitazioni nel seguire la Ducati quando vide che deviava verso Perugia. “Al massimo farò poi uno squillo per avvertire che va tutto bene” pensava. Acquasparta, Todi, sì, la direzione era quella che aveva immaginato. La danza continuava, ora, capita la direzione, aveva aumentato un po’ l’andatura, riuscendo a sorpassare l’altra moto in modo deciso. Aveva giocato d’azzardo, lei poteva benissimo girare in una qualsiasi delle stradine che stavano incontrando, ma qualcosa gli diceva che almeno sino a Perugia, forse anche oltre, l’avrebbe seguito. Come spesso accadeva, non s’era sbagliato, ma, avvicinandosi al capoluogo umbro, le lasciò strada, per capire quale sarebbe stata la destinazione finale. Guardando la strumentazione, s’era accorto che di lì a poco avrebbe dovuto fermarsi per mettere benzina; il pensiero di interrompere quel gioco lo infastidiva e, in parte, lo preoccupava. L’accensione della freccia destra della moto che lo precedeva gli fece capire che, obbedendo ad una richiesta non espressa, lei stava per fermarsi in un’area di servizio. Nessuno dei due si tolse il casco, intenzionalmente. La danza ora diveniva un fitto gioco di sguardi, Federico aveva la certezza che lei stava sorridendo come, d’altronde, anche lui stava facendo. Attraverso quella feritoia, versione tecnologica dell’elmo di un cavaliere medievale, poteva scrutare gli occhi scuri e profondi, le ciglia lunghe, un accenno di trucco a disegnarli. Nel breve spazio di tempo concesso dal rifornimento, gli sembrò che si fosse stabilito un contatto, una linea di comunicazione fra le loro menti s’era aperta e non si sarebbe richiusa tanto presto. L’operazione di pagamento col bancomat le portò via qualche istante, perciò Federico era ripartito prima, ma molto lentamente, aspettandola. Passandogli accanto gli fece un fugace cenno d’intesa, la danza riprendeva. Superarono Perugia, direzione lago Trasimeno. Nonostante fosse concentrato nella guida, visto il ritmo che lei imponeva, la sua mente iniziava a proiettargli negli occhi immagini a lui familiari, senza che potesse far nulla per impedirlo. L’asfalto grigio si confondeva con la fotografia di una stanza in penombra. Addossato al centro della parete di fronte un letto in ferro battuto molto semplice sul quale scendeva morbido un tulle appeso al soffitto di travi antiche, di fianco un grande canterano di legno scuro con i cassetti semiaperti sul quale erano poggiate bottigliette di vetro colorato, un paravento fatto con teli di lino grezzo, il pavimento di cotto, nessuna fotografia o immagine né sul canterano né alle pareti. Al centro della stanza lei, di spalle. Il casco poggiato in terra aveva liberato i capelli lunghissimi, il giubbotto stava scivolando anch’esso a terra. La maglia bianca era aderente, niente reggiseno, jeans scoloriti, piedi nudi. Federico aveva poggiato anche il suo casco in terra, gettandoci sopra il suo giubbotto, senza distogliere lo sguardo dalla figura che aveva davanti. Voltandosi s’era tolta la maglia, scoprendo il seno piccolo, con piccoli capezzoli chiari, con un gesto s’era poi sfilata i jeans, rimanendo completamente nuda, gli occhi a fissare un punto indefinito del pavimento. “Eccomi, ti stavo aspettando, temevo non saresti mai arrivato” “Sono qui, ho udito il tuo richiamo, il tuo invito, la tua preghiera” “La ricompensa per aver esaudito la mia supplica sarà la mia devozione” Fece un passo e s’inginocchiò davanti a lui portando le mani in grembo, in attesa. La mano di lui, poggiata sulla testa, era il segno della sua accettazione e dell’imposizione della sua volontà. Spontaneamente, come obbedendo al suo primo ordine non manifesto, iniziò a togliergli gli stivali, poi i jeans neri e i boxer aderenti. Il cambio di strada, in direzione di Siena, lo fece tornare alla realtà; si allontanava sempre più da Roma, dai suoi amici, ma non c’era ombra d’esitazione in lui, l’attrazione era sempre più forte. Poteva sembrare fosse lei a condurre il gioco, a farsi seguire, mentre in realtà era esattamente il contrario, la stava spingendo verso l’unico possibile traguardo di quella corsa dissennata. Accelerando l’aveva sorpassata, voltandosi a guardarla mentre le era di fianco. “Non sei ancora stanca, non vuoi cedere?” pensava a voce alta. Come se avesse potuto udire le sue parole, accelerò anche lei, rimanendogli pericolosamente vicina, poche decine di centimetri dalla sua ruota posteriore. Una lama di luce filtrava dalle persiane semichiuse e scendeva a tagliare in due la schiena bianca, la pelle levigata. Il viso di lei toccava quasi terra mentre con le labbra sfiorava i piedi, le caviglie di quell’uomo dal quale ora sentiva di dipendere. Baciando ora i polpacci risaliva le gambe, sentiva di avere le braccia legate dietro alla schiena, anche se non c’era nulla a costringerle se non il pensiero di compiacerlo, di esaudire il suo volere. Man mano che si avvicinava, poteva avvertire più intenso l’odore del suo sesso teso, avrebbe voluto sciogliere il nodo mentale che le stringeva i polsi per poterlo accarezzare, stringere, sentirne il calore, il potere, prendersene cura, ma sapeva di dover attendere che lui le concedesse il suo permesso. A pochi chilometri da Siena s’era lasciato sopravanzare, per darle modo di indicargli la strada che avrebbero percorso. Si diresse ancora verso nord, Empoli, forse Pisa. Stava di nuovo per arrivare il momento di fare rifornimento, per cui, poco prima di Certaldo, passò di nuovo avanti lui per entrare alla prima area di servizio che avrebbe incontrato. La Ducati lo seguì docilmente alla sosta, com’era certo sarebbe accaduto, oramai la certezza dell’infrangibilità di quel filo era evidente. Dopo aver fatto il pieno, prese la decisione di metterla ulteriormente alla prova, perciò non ripartì subito, ma, spostatosi verso l’ombra di alcuni alberi sul piazzale e tolto il casco, si accese una sigaretta. Osservandolo s’era avvicinata anche lei agli alberi con la moto e fece evidentemente finta di controllare qualcosa sul motore, senza però togliere il casco. Accesero le moto nello stesso momento, ancora una volta la lasciò andare avanti. Era vicinissima ora, con una guancia aveva sfiorato l’asta mentre baciava la pelle del ventre piatto e quel brevissimo contatto le aveva fatto aumentare l’eccitazione, sentiva il calore che dal grembo iniziava a bagnarle le cosce, fino a quel momento strette, serrate. La mano che accarezzava i suoi capelli li afferrò, procurandole una dolorosa fitta di piacere. “Apri la bocca” La voce le esplose nella mente come un lampo estivo improvviso e accecante. Un attimo d’incertezza, che le sembrò infinito, fu la ragione e la premessa. Bruciante, emozionante, atteso, il ceffone in pieno viso le fece voltare la testa, le riempì gli occhi di lacrime e la mente di un’euforia intensa. Immediatamente tornò a girarsi verso di lui aprendo la bocca. “Perdonami” riuscì solo a dire mentre sentiva il sesso che le scivolava prepotente fra le labbra. Ad Empoli deviarono sull’autostrada che da Firenze conduce a Pisa e Livorno, dalla targa della Ducati, però, non si poteva capire quale sarebbe stata la destinazione finale. Il tachimetro ora segnava 180 kmh, sicuramente oltre il limite di legge, ma ancora lontano dal massimo che avrebbe potuto raggiungere la moto. All’uscita del casello di Pisa, lei prese l’Aurelia, sempre verso nord, verso la Liguria. “Meno male che il passaporto non è più necessario per entrare in Francia...” pensava Federico ridendo. L’odore della salsedine era intenso e piacevole ora, lo prese una sottile voglia di lasciarsi cullare dalle onde. Da sempre amava profondamente il mare, aveva appena imparato a camminare quando s’erano incontrati per la prima volta e da troppo tempo non riusciva a concedersi qualche giorno per nuotare o stare sdraiato su uno scoglio. Due lacrime le rigavano il volto mentre sentiva la stretta ai capelli immobilizzarle la testa e il sesso caldo riempirle la bocca. Ad ogni pulsazione della guancia arrossata corrispondeva un movimento dei fianchi del suo Padrone, una vibrazione che dalla schiena le scendeva sino all’inguine e un sussulto della sua vagina ormai infiammata di desiderio. “Le tue mani sono libere, usale, raccogli con le dita la tua linfa profumata e fammene dono” L’emozione per quell’ordine la fece sussultare, come per incanto il legame che stringeva i polsi s’era sciolto, sentiva i muscoli delle braccia muoversi a fatica, intorpiditi. Accarezzandosi prima il seno poi il ventre, scese ad aprirsi le gambe con le mani, quasi a forzarle. Le dita scorsero fra i pochi riccioli chiari del pube, vezzosamente depilato a formare un piccolo triangolo castano, scivolando poi a raccogliere l’umore che era sempre più copioso. Passando sopra al clitoride ebbe una fitta quasi dolorosa, ma non volle indugiare, ansiosa di obbedire. Teneva una mano premuta subito sotto l’ombelico mentre portava l’altra verso l’alto, lentamente. Sentì afferrare il polso e guidare la mano verso il viso dell’uomo che la dominava, le labbra di lui sotto le dita, la barba di tre giorni sul mento, le dita avvolte dalla lingua. Il sole stava per tramontare quando, superate Viareggio, Massa e Carrara, la Ducati lasciò l’Aurelia scendendo verso Lerici, verso il mare, la corsa giungeva al traguardo e lui era il vincitore. Il golfo dei Poeti si apriva ora davanti ai suoi occhi, il mare calmo aveva tutte le tonalità del blu, più in basso il porticciolo ancora quasi vuoto. Entrati nel paese, s’erano diretti verso la rocca e finalmente lei s’era fermata davanti a una palazzina di mattoncini rossi, di due piani, quasi addossata alla pineta, dalla quale si vedeva tutto il golfo, Portovenere e l’isola Palmaria. Scesa dalla moto, lo guardava scendere a sua volta. Senza togliere il casco prese dallo zainetto le chiavi ed aprì il portoncino, invitandolo con lo sguardo a seguirla. Le due rampe di scale sembravano più antiche di quanto si potesse immaginare guardando la palazzina, un leggero profumo di mare, basilico e resina di pino impregnava gradevolmente l’ambiente, arancio e viola si mescolavano nella luce che entrava dalle piccole finestre. La seguì nella mansarda, la porta si apriva su un unico grande spazio con i muri bianchi, grezzi, alla sua sinistra un lavello sotto alla finestra e una piccola cucina in vista, a destra un tavolo di rovere ingombro di carte, che a prima vista sembravano spartiti, sul divano dietro al tavolo una custodia nera che Federico pensò essere di un violino. Di fronte, una porta bianca e una in legno scuro, entrambe chiuse. Entrando nella stanza, lui non si sorprese affatto nel vedere il letto in ferro battuto con il tulle, il canterano, tutto era esattamente come nella fotografia che era apparsa nella sua mente solo qualche ora prima. Gli stessi gesti, le stesse parole. “Eccomi, ti stavo aspettando, temevo non saresti mai arrivato” “Sono qui, ho udito il tuo richiamo, il tuo invito, la tua preghiera” Come in un film in cui le scene siano artificiosamente accelerate, ora tutto accadeva esattamente come l’aveva immaginato. Stringeva quel polso sottile avvicinando le dita alla bocca, schiuse le labbra, il sapore era dolce, il profumo era intenso, meraviglioso. Serrando i capelli fra le dita la fece alzare, interrompendo il piacere che provava. Benché non vedesse gli occhi di lei, notò l’espressione sorpresa da quella decisione improvvisa, tirando ancora un po’ i capelli la costrinse a guardarlo, tutta la luce di fierezza che aveva visto attraverso la visiera, era scomparsa, lasciando il posto a uno sguardo profondo, oscuro come può essere il mare durante un temporale. Lasciò quindi la presa, concedendole qualche istante per muoversi, aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di nuovo, di non detto. Lei portò le braccia dietro alla schiena, voltandosi verso l’altro lato della stanza. Si diresse al canterano come se avesse preso una decisione improvvisa e ne aprì l’ultimo cassetto, scostandosi poi di lato per invitarlo a scoprirne il contenuto. L’impressione era quella di una porta che si apre cigolando su antichi cardini, un passaggio verso un livello più profondo, mai violato prima di allora. Avvicinandosi, la guardava, cercando di interpretare quell’azione, studiando, nel frattempo, i piccoli, incontrollabili segnali del corpo che sempre tradiscono gli stati d’animo. Il cassetto era pieno d’ogni sorta di oggetti, alcuni molto comuni, fogli di quaderno, un piccolo pettine di plastica, biglietti di treno usati... altri decisamente inusuali, tutti raccolti lì con il medesimo scopo, era il suo modo di dimostrargli la sua volontà d’essere piegata. Federico prese una corda di canapa che forse era stata una sottile cima da pescatori, sembrava portasse con sé la salsedine, certamente aveva visto il mare innumerevoli volte, ma conservava una morbidezza inaspettata. “E’ la prima volta che permetto a qualcuno di guardare in questo cassetto” “E’ perciò la prima volta che qualcuno entra nelle segrete del tuo cuore nero” “Tu sembri non averne paura” “Non vedo perché dovrei, ho attraversato a piedi nudi i corridoi del mio cuore nero, l’ho tenuto fra le mani, l’ho fatto a pezzi e ne ho gettato addosso una piccola parte ad ognuna di coloro che ho conosciuto, nessun altro luogo può sembrarmi peggiore o più spaventoso.” Accarezzava la corda, la sensazione era piacevole, guardava la pelle chiara, liscia. Nel cassetto un altro oggetto attirò la sua attenzione, un archetto per violino, lucido e senza il crine che struscia sulle corde e fece scivolare il dito sulla superficie nera prima di prendere anch’esso. Seminascosto dal canterano c’era un impianto stereo con poggiati sopra una serie di CD senza custodia, ne inserì uno e le note del notturno in sol minore di Chopin iniziarono a cadere come pioggia calda sui loro corpi nudi. Lentamente, la fece adagiare bocconi iniziando a legarle le caviglie alla struttura del letto, così che avesse le gambe aperte e, poiché la corda era abbastanza lunga, fece lo stesso con i polsi, lasciando però che potesse muovere un po’ le braccia. Forse la calma con la quale si susseguivano i gesti, forse i gesti stessi, forse la prospettiva di ciò che avrebbe potuto accadere, scuotevano i suoi nervi, le mordevano le viscere. L’eccitazione che aveva provato sin da quando si stavano sfidando in moto, che era rimasta ora latente, diventava ora più intensa. L’ebano nero dell’archetto iniziò a sfiorarle le spalle, seguendo la linea della schiena scese nel solco fra le natiche, provocandole un brivido fortissimo che le prese ogni centimetro della pelle; scese poi ad accarezzarla per un istante fra le grandi labbra, prima di proseguire all’interno delle cosce. Il primo colpo, atteso, desiderato, la fece sobbalzare. Immediatamente, sentì una striscia sottile di pelle bruciare, ma solo per un attimo, altri ne seguirono in rapida successione, sulle gambe, sulle natiche, sui fianchi, facendo sì che un intenso calore si diffondesse in ogni fibra del suo corpo. Sentiva di nuovo il suo umore abbondante fra le gambe, il profumo eccitava lei quanto l’uomo che la stava dominando. Aveva iniziato a far scorrere l’archetto sulla schiena, poi sempre più in basso, quasi in trance il suo braccio s’era alzato per vibrare i primi colpi, il sibilo nell’aria lo ipnotizzava quasi quanto i segni rossi che fiorivano su quella pelle o i gemiti di piacere e dolore che lei si lasciava sfuggire. Le strisce violacee avevano contorni netti, poggiò l’archetto sul letto per sfiorare i leggeri rigonfiamenti della pelle, la mano si muoveva dolcemente verso il centro delle natiche, attratta dal calore che quella vagina emanava, le allargò appena, quanto bastava perché il suo sguardo si posasse sulle labbra che pulsavano. Si sdraiò su di lei cercando di assorbire con la pelle il calore di quelle tracce, di percepirne il lieve spessore, eccitato dal contrasto fra il colore della pelle e quello dei segni. Migliaia di sensazioni, di pensieri affollavano la sua mente, come un bimbo che guarda delle bolle di sapone, cercava di afferrarli tutti, affascinato. Muovendosi impercettibilmente cercava di avvolgerla La penetrò senza alcuno sforzo, lei aveva inarcato il bacino cercando il sesso eretto, gemendo. I loro movimenti erano ritmati dalle note del notturno, non un crescendo quindi, ma un lento concerto, fluido, morbido, il pianoforte li stava conducendo all’apice del piacere. Un tale incantesimo, però, per Federico, non poteva terminare così, avrebbe voluto prolungarlo all’infinito, perciò si sciolse dall’abbraccio caldo della fessura madida tornando a poggiare il sesso nel solco fra le natiche senza smettere di muoversi. Lei non aveva smesso di spingere armoniosamente indietro il bacino, ansimando con la bocca socchiusa. Il dolore, improvviso, durò solo un attimo, immediatamente sovrastato dal piacere, nel profondo della sua mente desiderava essere presa dietro, desiderava quella violenza, quell’ulteriore umiliazione. I movimenti tornarono ritmati, i loro corpi e le loro anime creavano ora una nuova danza, esaltante e drammatica, una corsa ormai irrefrenabile. I muscoli di Federico si tesero allo spasimo, le affondò i denti nel collo facendola gridare ancora più di quanto non stesse facendo per l’orgasmo che la scuoteva incontrollabilmente. Rimasero immobili per un tempo indefinibile, le labbra di Federico le percorrevano le spalle, il collo, le braccia. Così, lentamente come l’aveva allacciata al letto, iniziò a sciogliere i nodi, osservando i segni sui polsi e le caviglie che si aggiungevano a quelli lasciati dall’archetto. La fece delicatamente voltare e per la prima volta da quando erano entrati in casa le baciò la bocca, le loro lingue si intrecciavano mentre lui le prendeva le mani nelle sue. La prese infine fra le braccia, facendole poggiare il viso sul suo petto, avvolgendola, accarezzandole i capelli con gratitudine. La luce spettrale della luna aveva preso il posto del rosso del tramonto fra le persiane, quando sentì il respiro di lei farsi più profondo, calmo, regolare, perciò anch’egli scivolò in un sonno pesante, senza sogni. L’odore del caffè e un leggero movimento del letto lo riportarono alla realtà. Lei, seduta al suo fianco, lo guardava sorridendo con una tazzina in mano, indosso nient’altro che una t shirt bianca, aveva i capelli bagnati raccolti da un asciugamano, era luminosa e profumata. “Buongiorno” seguito da un bacio leggero sulle labbra. “Buongiorno” rispose Federico seguendo con un dito il profilo del suo viso. “In bagno c’è un accappatoio pulito, se vuoi” “Non so ancora il tuo nome” “Mi chiamo Irene.” “Eiréne, la dea greca della pace... Per te la pace è un pensiero lontano, una chimera.” “Forse il mio concetto di pace è solo diverso da quello degli altri. - disse con un sorriso amaro appena accennato - Chi sei tu, dimmi chi è questo compagno di un viaggio iniziato mille anni fa.” “Federico, la scorta, la guida nel viaggio.” “Questo è ciò che mi hai detto senza parlare” “Irene non è solo pace, chi sei?” “L’ancella che hai cercato per tutto questo tempo, lo specchio in cui vedere riflessa la parte più nascosta di te” “Vieni con me ora, come il riflesso, distante ma inseparabile, non puoi più spezzare il legame senza infrangere ” Lo seguì nella doccia gettando sul letto la maglia e l’asciugamano. Il getto lo risvegliò completamente, per qualche istante restò immobile ad occhi chiusi lasciandosi scorrere l’acqua addosso. Lei prese lo stesso sapone che aveva usato per sé, ne versò su una spugna ed iniziò a sfregare delicatamente, con cura, iniziando dal collo, poi il petto, le braccia, la schiena, inginocchiandosi passò alle gambe. Sorrideva nel compiere quest’atto di dedizione, un sorriso di gioia vera, qualcosa si avvicinava a un sentimento d’amore. Poggiata infine la spugna, si dedicò con ancora più attenzione al sesso, che stava tornando eretto, massaggiandolo con le mani e, appena l’acqua ebbe tolto ogni traccia di sapone, aprì la bocca, questa volta senza che le fosse ordinato. Accogliere il seme la eccitò di nuovo e l’acqua calda, che sentiva scorrerle sulla pelle ancora segnata, non fece che aumentare il suo desiderio. Bagnati com’erano, si gettaro no sul letto e Federico le aprì teneramente di nuovo le gambe, baciandole mentre si avvicinava col viso alla vagina. Il contatto della lingua sul clitoride le fece chiudere gli occhi, un piacere diverso la stava avvolgendo, non meno intenso di quello provato la notte precedente, giunse ad un nuovo orgasmo, non esplosivo, ma lungo e coinvolgente. Lo baciò, il suo sapore sulle labbra di lui diventava più dolce, inconsueto. “Debbo andare, mi aspetta un viaggio piuttosto lungo” “Nessun viaggio potrà mai essere tanto lungo quanto quello che mi ha portato a incontrarti, tutti questi anni non sono stati altro che un lento avvicinarmi a te” Appena indossato il casco si voltò a guardare la finestra della mansarda, pur sapendo che non l’avrebbe vista affacciata, come infatti era. Il sole aveva restituito i colori al mare e alla terra che ci si gettava dentro, un senso di malinconico rilassamento lo stava prendendo, mentre lasciava la strada provinciale per dirigersi sull’Aurelia. S’era imposto di concentrarsi nella guida per non dar modo alla sua mente di ripensare alla notte e al giorno precedenti, anche se il traffico della domenica mattina non richiedeva particolare attenzione. Per sorpassare una station wagon tedesca che procedeva lentamente, aveva d’istinto dato un’occhiata al retrovisore: in lontananza il faro di una moto si stava avvicinando molto velocemente. Appena superata l’auto si accostò verso destra, senza rallentare. Nell’istante esatto in cui l’altra moto si affiancò alla sua, i suoi sospetti o, meglio, le sue speranze, divennero realtà. I capelli biondi svolazzavano nel vento, gli occhi attraverso la visiera erano splendenti di allegria, iniziò dapprima a sorridere, poi decisamente a ridere. Irene scattò via accelerando, invitandolo di nuovo a sfidarla. “Ok” pensò scalando marcia “vediamo cosa sai fare, la strada per Roma è ancora lunga.”
8
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
La prima volta
Come tutte le volte ho aspettai che tornasse, ed ognivolta è un emozione nuova quando sale in macchina e mi riempie l'abitacolo del suo profumo, non un profumo qualunque perchè io gli chiedo sempre di non indossarne, ma il suo, quello della sua pelle. Scherzammo continuamente, ed io invito il suo sorriso ad illuminarle il viso perchè tutte le volte mi inebria e rallegra. Ci dirigemmo al belvedere, di lì c'è una vista meravigliosa e la sera le luci della città vecchia sono un meraviglioso presepe perenne, ma questa volta avevamo un motivo in più per essere eccitati dalla situazione, così spento il motore presi il cellulare è composi quel numero che ci avrebbe aperto una nuova affascinante porta. Lo composi mentre lei mi accarezzava, si accorse che ero più che coinvolto dalla cosa, poi dall'altra parte una voce di donna, " ciao sono V. " , fu una conversazione a quattro estremamente piacevole e coinvolgente, e ad un tratto mi ritrovai a parlare con cassandra che usava avidamente la sua bocca su di me, quella sensazione e la voce di un altra donna divennero ben presto come un ipnosi fantastica dalla quale non volevo più uscire, ma lo feci poi ben volentieri quando ci dissero che eravamo così vicini che sarebbe stato un vero peccato non raggiungerli. Non avemmo un solo istante di esitazione, ripartimmo subito, del resto erano a soli venti minuti da noi. Seguimmo scrupolosamente le loro indicazioni e ci ritrovammo di fronte al cancello di una piccola villetta spartana ma signorile, durante il tragitto lei non smise di giocare con me, sapeva bene che adoravo sentirmi nella sua bocca mentre guidavo, ma non volevo di certo arrivare al nostro gioco senza essere al meglio di me, più volte dovetti ordinargli di smetterla e lei ogni volta si ritraeva a malincuore, ma sapeva che si ubbidisce al proprio padrone. Parcheggiamo l'auto e suonammo al campanello visibilmente emozionati, Lui venne ad aprirci, e vidi gli occhi della mia lei assaporarne già il contatto, ci salutammo un po imbarazzati poi in un attimo fummo in casa. Lei ci aspettava seduta sul divano, era molto bella e sensuale, guardò cassandra con una voglia che non avevo mai scrutato nello sguardo di una donna, e questo mi fece immediatamente effetto, poi si accomodò anche lui a circa un metro dalla sua lei e ci invitò a fare lo stesso, ma mentre cassandra si muoveva io la fermai afferrandola per un braccio. "Sono io che ti dico cosa fare e quando", mi guardò e poi abbassò il viso, " mettiti in ginocchio ", lei ubbidi all'istante, " avvicinati a lui sbottonagli i pantaloni ", mi guardò con un sorriso complice e poi ubbidì ancora. Si avvicinò mentre lui la guardava eccitatissimo, comprese subito che avrebbe dovuto lasciarla fare, in un attimo si trovo la sua lingua sulla cappella e poi vide il proprio membro scomparire nella sua bocca, una, due, dieci volte. V. li guardava e non si accorse nemmeno che si stava accarezzando, io la guardai e gli dissi " valle dietro e sollevagli la gonna, trovarai una splendida sorpresa ", quando lo fece si accorse che sarebbe stato semplicissimo assaggiare la mia donna in quel modo, perchè non indossava nulla sotto, e quando la sua lingua le si infilò tra le grandi labbra la sentì gemere vogliosamente finalmente stava realizzando un suo sogno ed io ero felice di questo. Osservai per un attimo quel gustoso trenino di corpi poi mi slacciai i pantaloni e divenni l'ultimo dei vagoni, quando la riempì dietro il gioco fu completo, appassionante, appagante. la nostra prima volta.
13
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Appuntamento di lavoro
Che fortuna pensai… trovare parcheggio proprio davanti al numero civico del cliente! Scesi frettolosamente afferrando la valigetta e citofonai controllando l’orologio: accidenti, venti minuti di ritardo… “speriamo non si incazzi”, borbottai fra me e me. -“ Terzo piano!” gracchiò la voce dal citofono. Entrai. Era uno di quei palazzi della vecchia Milano, dei primi del ‘900, con l’atrio ampio e massiccio dove si respirano quegli odori antichi di cera appena stesa, metallo e grasso per ingranaggi dell’ascensore a vista, di quelli con la tromba in reticolato di ferro. Mentre salivo al piano, controllai allo specchio di essere in ordine: giacca abbottonata, cravatta e nodo ok, leggera sistemata ai capelli e… via! Ci siamo! Suonai il campanello e attesi. Mi aprì la porta un sorriso femminile sulla quarantina, che ricambiai con il mio di dieci anni più sbarazzino e impertinente. “Buon giorno signora Monti, piacere: Stefano” mi presentai – mentre le stringevo la mano. “Il piacere è mio, Stefano… sono Veronica” rispose lei, lasciando forse intendere che avrebbe preferito essere chiamata per nome. Un viso piacevole, pensai. Intanto girò per farmi strada e mi chiese di chiudere la porta alle mie spalle. Così feci e iniziai a seguirla lungo il corridoio di casa. Tac – tac – tac! Camminava svelta e i lunghi tacchi delle sue scarpe scandivano l’incedere deciso battendo sul parquet tirato a specchio. Diamine, pensai “ma questa gira per casa con i tacchi? E guarda che pavimento perfetto…”. Ero un agente assicurativo e il mio lavoro mi portava quotidianamente a frequentare decine di case diverse; negli anni avevo sviluppato un’attenzione particolare alla cura dei dettagli. Spesso questa caratteristica mi aveva consentito di chiudere contratti importanti, oltre che – naturalmente – di riuscire a rompere il ghiaccio con commenti appropriati. Entrare in empatia con il cliente è importante e in un certo senso fa parte del mio lavoro. E poi scoprire prima ancora di sedersi, se la persona davanti a te ha figli, nipoti o ama le vacanze esotiche può essere utile per proporre contratti assicurativi diversi e più adatti alle circostanze. Mentre seguivo Veronica, iniziai a squadrarla da dietro a partire proprio dalle scarpe tacco 12. Nere, classiche decolté ad abbracciare una caviglia sottile e in armonia col resto delle gambe ben tornite e rassodate da una calza lievemente scura, impreziosita da un disegno a rete. Il mio sguardo salì fino alla gonna bianca che si agitava piacevolmente, lasciando che le natiche disegnassero delicatamente il loro profilo sul tessuto elasticizzato. “Bel culo!” pensai, stupendomi di quanto tempo ci avessi messo per notarlo! I fianchi e la vita sottile le conferivano un aspetto molto femminile, anche di spalle, e i capelli rossi, lunghi e leggermente ricci completavano la piacevole vista. La seguii fino in sala, continuando a godermi il generoso dimenarsi delle sue chiappe, pensando in realtà a come presentarle l’offerta per cui aveva chiamato la nostra agenzia. Mi fece accomodare sul divano e lei si sedette sulla poltroncina di fronte, a due passi da me. Mi sorrise nuovamente, lasciandomi il tempo di osservarla e poi esordì “Bene Stefano, stupiscimi!”. Io che mi ero soffermato ad accarezzarle i lineamenti del viso con lo sguardo, mentre sorrideva sorniona, quasi rimasi spiazzato dalla richiesta. Aveva un viso molto giovanile e attraente nonostante con ogni probabilità fosse più vicina ai 50 che ai 40; e poi i suoi occhi… due cristalli azzurri e profondi che sembravano contenere molta più esperienza e malizia di quanta non volesse realmente lasciarne trapelare. Mi guardava e non capivo se mi stesse studiando fisicamente o se cercasse di capire che genere di persona fossi. Ma avevo l’impressione di piacerle. Ammetto che fisicamente piaceva abbastanza anche a me, ma notai che al dito aveva la fede nuziale non sono proprio tipo da ficcarmi in certe situazioni; e poi non volevo lasciarmi distrarre dal motivo per cui ero lì. Iniziai quindi a parlare dell’offerta cercando di comportarmi nel modo più professionale possibile. Sembrava che la cosa, al contrario di quello che potessi immaginare, la eccitasse sessualmente, in qualche modo. Vidi che cambiava spesso la posizione sulla poltrona, lasciando che la vistosa scollatura della camicetta bianca lasciasse persino intravedere una porzione di reggiseno, poi si aggiustò i capelli fissandomi negli occhi e lasciandosi sfuggire un impercettibile sorriso. Aveva smesso di ascoltarmi da un po’, secondo me. Ma io continuai. E continuai a guardarla mentre si aggiustava la gonna e mentre accavallava le gambe. Sembrava che la poltrona le scottasse da sotto il sedere! Ad un certo punto si alzò dicendo che andava a prendere qualcosa da bere per schiarire la voce. Si diresse verso la porta camminando in modo decisamente provocante, e poco prima di uscire si voltò inaspettatamente per chiedermi se avessi particolari preferenze sul drink. Ero sicuro che avesse notato in che modo le stessi guardando il culo, ma non sembrò affatto turbata dalla cosa. Anzi, credo che ne fosse consapevole senza bisogno di averlo visto coi suoi occhi. Le dissi che andava bene qualsiasi cosa, purchè fresca. Tornò poco dopo con due calici abbondanti di vino bianco fresco di frigorifero. Si sedette affianco a me, questa volta, e mi porse il calice. Mentre si sedeva, in un rapido movimento, vidi la scollatura da posizione privilegiata, rubando un fotogramma dei suoi due seni liberi da costrizioni, che pur nella loro minutezza erano meravigliosi e naturali. Sarà stata una seconda abbondante, forse una terza piccola. Rotondi, e in quel movimento per sedersi, piacevolmente ballonzolanti. Intravidi un capezzolo scuro e turgido, a proiettile. Sentii una vampata di eccitazione montare dentro di me. Diventava difficile concentrarsi sul lavoro, e il suo profumo avvolgente, femminile e vagamente selvatico stava inebriando completamente i miei sensi. Bevemmo il nostro vino senza ancora aver ricominciato a parlare. Sentivo la sua pelle calda, della sua coscia contro la mia. Eravamo seduti vicini, benché il divano fosse piuttosto ampio. Lei stese il suo braccio lungo lo schienale del divano, dietro le mie spalle. In effetti il suo braccio rimase staccato dal mio corpo, ma credevo quasi volesse abbracciarmi. Poi mi guardò nuovamente, questa volta lasciando scorrere i suoi occhi sul mio corpo, soffermandosi inequivocabilmente sul mio sesso. La mia eccitazione cresceva e sono certo che ormai si notasse anche attraverso i pantaloni. I suoi occhi brillarono, e quindi mi si avvicinò all’orecchio, lasciando che le sue labbra sfiorassero il mio lobo: “non mi interessano le assicurazioni…” bisbigliò come se stesse pronunciando delle parole incredibilmente erotiche. Poi mi baciò il collo, facendo scorrere la sua lingua umida e calda lungo il profilo del mio mento. Poi tornò vicino al mio orecchio e bisbigliò: “mi interessa il tuo cazzo…”. Stupidamente abbozzai: “Ho visto che sei sposata, anche se mi piaci non voglio…”, ma lei mi zittì con una frase sibillina: “Se per te questo è un problema, non preoccuparti: vedrai che saprò ricompensarti anche di questo.”, mi guardò fissa negli occhi, e io restai qualche istante immobile. Ero senza dubbio eccitato, ma non avevo intenzione di andare a letto con una donna sposata! Subito, però, pensai alla frase, alla ricompensa. Immaginai che probabilmente se l’avessi rifiutata non solo non avrei scopato, ma avrei perso anche i soldi del contratto. Pensai al denaro, e finii con l’annuire lievemente col capo. Lei allora fece scivolare una mano sotto i pantaloni e me lo afferrò, gustandone la durezza già ben oltre le sue stesse aspettative. A quel punto, messi da parte i freni inibitori, mi slacciai i pantaloni come per spogliarmi d’impeto, in un gesto solo. Ma lei mi bloccò, spingendomi seduto sul divano. Poi si mise in piedi davanti a me, e iniziò un lento e sensuale spogliarello. Si slacciò la camicetta fino ad aprirla completamente, lasciando che i seni fossero completamente in vista, facendomi apprezzare appieno i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfregando lievemente sul tessuto della camicia, diventarono ancora più lunghi… poi li spinse in avanti, inarcando la schiena; i seni si divaricarono leggermente sul torace, tornando a ballonzolare in modo irresistibile, quindi si dimenò lievemente lasciando che la camicia scorresse lungo il corpo fino a sfilarsi. Aveva un ombelico stupendo, e delle movenze che mi avrebbero fatto venire voglia di alzarmi e scoparla subito selvaggiamente. Ma aspettai la sua iniziativa, e lasciai che terminasse lo spettacolo che si stava consumando sotto i miei occhi. Sembrava che anche lei avesse percepito questa mia sensazione, questa mia voglia trabordante… e le piaceva, si eccitava, e mi stuzzicava con mosse sempre più ardite ed erotiche. Si infilò una mano sotto la gonna, accarezzandosi il pube, e la ritrasse velocemente portandosi le dita alla bocca… Mi sorrise maliziosa, e io volli gratificare il suo esibizionismo iniziando a masturbarmi sotto i suoi occhi. Avevo il pene già mezzo fuori dai pantaloni da prima, e mi bastò aggiustarli giusto un minimo sotto le natiche per lasciare che emergesse in tutta la sua turgidità e lunghezza. Veronica apprezzò il gesto, approvandolo con uno sguardo di cupidigia. Poi si spogliò completamente, avendo cura di rimettersi le scarpe col tacco. Quindi si avvicinò finalmente a me, ancora seduto sul divano, portando il suo pube a pochi centimetri dalla mia faccia; appoggiò la gamba sinistra sul cuscino del divano affianco a me, lasciando l’altra ben distesa e leggermente divaricata sulla mia destra. Io mi spinsi lievemente in avanti, e affondai la faccia fra le sue cosce aperte e desiderose di accogliere le mie labbra e la mia lingua. Lei muoveva ritmicamente il bacino avanti e indietro spingendo il clitoride contro le mie labbra assetate dei suoi umori, io leccavo senza sosta il suo sesso in modo sempre più profondo e appassionato, man mano che la sentivo ansimare e godere. La stavo leccando da qualche minuto ormai, e le sue gambe iniziavano a rigarsi di umori e saliva che mi divertivo a spalmare massaggiandole l’interno coscia mentre la mia lingua non conosceva sosta. Veronica venne, urlando tutto il suo piacere, insultandomi e chiedendo di continuare a leccare come un porco. Io ero così eccitato che quasi venivo anche senza bisogno che nulla me lo toccasse. Però resistetti, e la presi a cavalcioni sopra di me. Iniziai a toccarla dappertutto, le mie mani la pervadevano ovunque, sembravano volerla contenere in un solo palmo… Sui suoi fianchi, sul monte di venere, sui seni e su quei magnifici capezzoli duri… e poi di nuovo dietro la nuca, lungo la schiena fin giù a massaggiarle con forza le natiche, schiaffeggiandole dolcemente e lasciando che il dito le massaggiasse il suo ano ancora inumidito dagli umori e dal suo piacere di poco fa. Veronica gemeva ad ogni sfioramento… era una gatta in calore che aspettava di essere posseduta selvaggiamente. La penetrai con forza, facendola quasi gridare dalla sorpresa e da un sottile dolore misto al profondo piacere che stava provando, e poi iniziai a scoparla letteralmente come una troia da strada, senza ritegno, abbandonando ogni delicatezza. Presi ad insultarla, a chiamarla troia vogliosa… e più ci davo dentro, più lei sembrava apprezzare e godere. Saltava sopra le mie gambe al ritmo dei miei colpi… sentivo che non ce la faceva più e in effetti venne di nuovo, quasi subito. Neppure io resistevo ormai: lo tirai fuori e venni copiosamente sfregandolo fra le sue chiappe e inondandola del mio caldo piacere. Colava dappertutto, e lei con le mani sembrava non volerne sprecare neppure una goccia, spalmandoselo addosso e portando le mani alle sue labbra. Io ero venuto, ma continuavo a masturbarmi guardandola, aspettando che mi tornasse vigore. Lei si sdraiò ai miei piedi a gambe aperte continuando a stuzzicarsi il clitoride con le dita. Venne di nuovo sotto i miei occhi, e mi fece eccitare nuovamente facendomelo tornare duro più di prima, se possibile. Mi sdraiai a terra su di lei, sfregandole il cazzo su tutto il corpo, lasciando che le sue mani lo dirigessero dove più la eccitava, ovvero dapperttutto! Sembrava non averne mai abbastanza! “Scopami anche in bocca, porco!” – non me lo feci ripetere, e ancora leggermente umido di sperma glie lo infilai in bocca lasciando che ne assaporasse il gusto leggermente amaro che io stesso annusavo nell’aria, misto del nostro sudore e dei nostri umori… eravamo due animali in calore! Abbandonati completamente ai piaceri della carne, dove il sesso era l’unica cosa che importasse davvero in quel momento. E più rude e sporco era, meglio era! Venni di nuovo, e questa volta mi chiese di spruzzarlo tutto nella sua bocca, sulle sue labbra… lo voleva tutto per sé! Quando finimmo di godere e di appagare i nostri corpi e il nostro istinto, Veronica – ancora nuda e sconvolta – staccò l’assegno del contratto assicurativo e poi, inaspettatamente, prese dal portafoglio 200 euro e me li porse: “Tieni, voglio pagarti. Come una puttana. Questi sono tuoi, non sono per l’assicurazione. Come ti dicevo ti avrei ricompensato. Te li meriti tutti.”. Io provai a spiegare che la cosa era piaciuta molto anche a me e che alla fine andava già bene così. Ma lei prontamente rispose: “Se non ti avessi promesso una ricompensa, ti saresti fermato vero? Non avresti voluto scoparmi perché tu con le donne sposate non ci vai, vero?”. Restai in imbarazzo, in silenzio per qualche secondo. Poi mormorai: “Probabilmente sì, mi sarei fermato.”. “Ho comprato questo piacere. Sei stato bravo”, rispose lei. “Mi piace pagare per fare sesso. I soldi non mi mancano e ho voglia di divertirmi. Adesso che lo sai, la prossima volta il prezzo lo stabilisci tu. Adesso vestiti, torna in ufficio e lasciami godere questo momento”. Capii di essere stato usato come un oggetto di carne, trastullato come un giocattolo o un bevuto come una tisana inebriante. Il suo momento, ora, se lo voleva assaporare da sola. Io, un uomo di 35 anni, ero solo stato la sua puttana. Ottenuta e goduta a modo suo, certamente un modo più femminile – ma non meno opportunista - di come probabilmente noi uomini siamo abituati a consumare un rapporto sessuale con una prostituta. Uscii stordito dal portone, senza capire se ammirare quel tornado di donna o biasimarlo. Poi vidi la mia macchina parcheggiata proprio qui davanti. Che sfacciata fortuna, pensai…
25
2
14 years ago
erotic3mind255232,
36
Last visit: 4 years ago
-
Il primo approccio è la cosa più inmportante
questo racconto e della serata di ieri..chattavo con questa coppia da molto e ieri finalmente ci siamo incontrati.siamo andati a cena e li come mai successo prima già appena visti è scattata una chimica allucinante il locale era pieno e già al primo piatto le mani andavano sotto il tavolo....lei bellissima capelli rosso fuoco e un seducentissimo tatuaggio che spuntava sulla schiena da un vestito di raso sexissimo...lui un uomo brizzolato molto affascinante a cui piaceva molto guardare...la cena è proseguita tra mani che sfiorano e sguardi caldi..al dessert la mia proposta secca..."andiamo in bagno" lei senza dir nulla si alza seguita da lui...in bagno la scaravento dentro e lui non entra mi dice che vuole guardare dalla serratura...la porta si chiude lingua contro lingua la siedo sul lavandino alzo il vestito leggero e strappo via le mutandine....mi infilo con la lingua tra le sue gambe le sue mani affondano tra i miei capelli e li tira era bagnatissima...continuo a lungo a leccare e mi accorgo del suo piacere da come aumentava a tirarmi i capelli...ad un certo punto sento le sue gambe che incominciano a stringermi la testa il suao bacino comincia a muoversi a ritmo della mia lingua e la sua voce calda sottile"sto venendo"..aumento il ritmo lei scalpita....un urlo e il suo succo mi invade la bocca mentre rallenta.....e dopo uno sguardo intenso il suo viso viene illuminato da un sorriso compiaciuto....apriamo la porta e il marito soddisfattissimo dello spettacolo sorride anche lui..la serata è proseguita poi a casa mia ma questa è un altra storia......
14
0
14 years ago
lazzaro999, 31
Last visit: 11 years ago -
Storia metropolitana...
E’ come se il cielo ci vuole toccare …..cosi vicino, minaccioso e nero. Penso che se esco dal autobus e c’è pure la calma, eccitata come sono, penserò subito alla catastrofe prossima…. Cambio la posizione per quello che si può in quel piccolo spazio e non so se rimanere seduta o alzarmi. La gonna si alza, le autoreggenti s’intravedono e aspetto che la donna grassa seduta a fianco si giri a vedermi con disprezzo…..diavolo, avrei dovuto prendere l’ansiolitico! Ci metto la borsa sopra l’orlo della gonna e sento addosso un sorriso. Sarà l’ennesimo maschio arrapato che vuole far colpo. Aria! La porta si apre e corro giù. M’invade Tu' tu'…..un sassofono da dilettanti che mi grafia. Non mi giro a guardare, sarà un ragazzotto pieno di se che si sente Miles. Quasi corro e sento addosso l’attesa, la preparazione, le autoreggenti che oggi odio e sbatto i tacchi più forte ….. è un po’ come se ti schiacciassi sotto…. La batteria colpisce, una volta, due tre! Maledetto jazz, nero e aspro! Tocco la borsa pensando al ansiolitico. Immediatamente il cielo scarica. Mi spaventa, è cosi vicino, e come se l’avessi acceso io. Niente pioggia però! Sento un uomo che si struscia al mio culo, un scusi debole vicino a le orecchie e ancora un misto di profumi che svanisce dietro… Mi sento come se fossi persa in una selvaggia foresta…..e invece sto camminando sulla piazzola della metro. Batteria impazzita, mi segue a ritmo di tamburi, tacchi miei che schiacciano, tamburi senza più ritmo, reggiseno che balla con il respira che butta e il passo che riceve, e ancora scarica dal cielo che non si vede più! Una mano grande quanto la mia minigonna. Ferma. Non respiro; sto nel attesa di fare il biglietto e per la prima volta questo pomeriggio, smetto di tremare. Passi dietro di me; adesso c’è la chitarra. Ej…..è tempo di catastrofe, mica posso sentirmi i Nirvana….. Adagio signorina sexy, adagio…. ….take your time, hurry up…. La mano mi afferra per la vita, con un gesto deciso ma che ci fa sembrare due vecchi conoscenti. Ecco il primo pensiero di te che m’aspetti. ….as you are, as you were, as you want to be… Continuo a camminare adesso nella direzione che mi porta la mano. Tacchi miei che siete nel giusto! Sopra la vostra altezza di 12 cm, ad obbligare una camminata come questa! Ma se c’è solo una chitarra elettrica, che cazzo mi vengono le parole? Scopami e fallo finita! Due occhi che non conosco mi si trasformano d’avanti! ….cielo che scarica finalmente, pioggia che spara accordi stupidi, parole stupide, promesse sporche…. …..hurry up, the choice is yours, don’t be late…. Cazzo….cazzo….è dal autobus che ti volevo toccare….mi copre l’odore forte di dopobarba da due soldi, mi piacciono quelle mani grandi che non sano dove toccare prima…. Io ti ho sempre amato, sei sempre stato dentro di me…..cazzo vuol dire? La pioggia si ferma, poi riparte e lascia tracce di se con la chitarra che piange….Memory…Memory…Memory… L’uomo si calma, prende fiato e mi alza la testa per vedermi. Mi muovo con fastidio e li infilo la coscia in mezzo alle gambe. Mi alza di peso e mi poggia al muro umido. Poco ci vuole a toccarmi il sesso. Ci gioca con le dita fredde, ruvide e mi guarda con sfida. Siiii….ho sempre detto si a Te! Cazzo! Cerco con la mano il suo sesso e ….una scarica celestiale m’accompagna la testa mentre due mani grandi lo tengono forte d’avanti ad un membro semi rigido. La batteria….ancora lei,veloce, ritmo da ansiolitico che vola fuori dalla borsa…. Cmq vada…noi due ci apparteniamo! Grande cazzata vestita di camicia di seta e tacchi d’ultima collezione! Sa di pisciata fresca, non so più se la pozzanghera vicino a noi o il membro che mi scopa la bocca. Si rovina il ritmo della batteria, il cazzo è sempre un accordo più veloce, spinge ancora forte…. And I swear I don’t have a gun…. No, I don’t have a gun! Ti piace il cazzo eh? Succhia troia, succhia ancora, cosiiiiiii…….. Ci sputo sopra i residui del mio rossetto. Lecco la cappella e mi fermo. Una testa di cazzo con il rossetto bordò! Mi ricordo l’ansia nel truccarmi, il gesto del rossetto che tanto ti piace …. un spasmo da vomito di cazzo arrogantemente lucido! Aspetta troia, aspetta…. Mi gira a poggiarmi al muro e si abbassa i calzini. Seguo con la testa ma non voglio vedere quelle cosce nude, quel cazzo che si sporge verso di me. Voglio seguire la sua foga! Passi tranquilli che iniziano a sentirsi, sarà che è finita la pioggia… Adesso, adesso siiiii….. Chi sa nel futuro io e te….penso che il futuro ci riunirà! Vengo trafilata senza nessuna precauzione, una volta, un fremito e poi un'altra volta….. Ye ye ye ye…..old memory, old memory….. Oh si, si, adesso sono io che mi piego, voglio riempirmi da tutta questa scena, un po’ di rossetto ormai da buttare, un po’ di pioggia che non piange più, un po’ di odore di piscia, tutto che mi viene spinto fin al’utero da un cazzo grosso e sconosciuto! Le mie tette pendono orfane di suo interesse ormai, fuori a curiosare pure loro… Le mie gambe nude di scarpe inutili, una a tenermi per terra, l’altra in alto a tatuarsi dalle sue ditta. Il mio culo che sporge verso di lui, l’unica parte di me che ci prova ancora…. Pioggia che si fa viva sopra di noi, passi che si avvicinano, quasi ci toccano e poi filano via…. Cazzo! Sii, prendilo tutto se ti piace! Continua a scoparmi in una foga crescente e sente me che mi do in pasto a spasmi…sto per venire… Esce fuori di me. E aspetta. Inarcato a sentire ogni mio affanno. Come un animale che si nutre di respiri. E il cielo scarica! Lampi e suoni mentre ti vedo che inventi un sorriso per me. Pioggia di tristezza senza più lacrime che mi portava stasera da te. Tremo con le chiappe attaccate ad un estraneo. Che impazzito vuole e prende tutti i miei buchi. In un ritmo misto ti tacchi che si avvicinano, di batteria e voce roca che canta…Come as you are, as you were….e mi riempie tutta. Fuori c’è un cielo grigio. Cosi vicino che si può toccare. Non so più che farmi del cielo ….e torno a camminare piano….
9
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Il grande sonno
Il grande sonno Mi sono svegliato sudato, stranamente irrequieto. Non ho più sonno e non voglio svegliare la persona che giace al mio fianco accendendo la televisione. Cerco di distrarmi osservando la stanza che conosco a memoria. Mille pensieri confusi insieme a poche certezze. Guardo la donna che divide questo letto e, che da sempre vive con me questo spazio. Con il pensiero torno ai tempi felici, mi vengono alla mente i sorrisi convinti e gli stati d’animo eccitati. Non riesco a trovare l’inizio della fine… Quello che è stato, si è perso nel tempo: mi viene in mente un vento forte che spazza via la nebbia, o un temporale che pulisce l’aria. Eppure, ne abbiamo creati di terremoti su questo letto d’ottone… Non vorrei fare classifiche su ciò che è, o che sarà, ma tutto avviene inevitabilmente e, i paragoni sorgono impietosi. Guardo la donna che mi ha tenuto compagnia per anni e cerco appigli per restare dove sono. Parte sconfitta in partenza nei tuoi confronti: il tempo ne ha segnato la bellezza e sicuramente non vi è gara con te che ultimamente soddisfi i miei desideri. Col tempo, la donna che è stesa sul letto a fianco di me, ha perso i connotati di donna-amante diventando una donna-amica, situazione sempre importante, ma, che non soddisfa il mio bisogno di sesso. Così, la mia ricerca erotica si è allargata oltre queste mura. Ironicamente sorrido, pensando, che ho sempre avuto una vita avventurosa ben oltre queste parti, anche quando le cose andavano meglio. Non cerco giustificazioni! Conosco i miei difetti e ho sempre cercato di conviverci per lenire la parte malata della mia coscienza. “Fa caldo in questa stanza” Lei dorme quasi scoperta, è vestita di un intimo normale: come quasi tutte le donne di casa forse appagate dal tempo, ha perso quel preludio erotico che porta alla passione, o forse sono io che, ancora non trovo la quiete? Guardo la pelle illuminata dal chiarore di luna, che attraverso la finestra aperta, furtiva, entra senza chiedere permessi mettendola in risalto: è ancora bella mia moglie, ha il fascino del tempo, dell’intelligenza, della pazienza; lei mi conosce come nessuno, lei mi sopporta oltre ogni logica. Adoro il suo modo d’essere e l'ironia che ne segue. Certo, non posso confrontarla con te, che sei giovane e spensierata. Ovvio, il confronto non sussiste… Quello che mi dai tu, oggi, ragazza dei tempi moderni, è un ricordo di fasti passati e, probabilmente, con lei rimarrà solo un ricordo. Penso a te nel momento del sesso: che strano, quando penso a noi due, la parola amore non esce mai, solo sesso sfrenato, appagante, piacevole, ma non amore. Niente da dire sulla tua sensualità: sai avvolgermi e completarmi fisicamente, appropriandoti delle mie energie a tuo piacimento; se penso alla tua bocca, subito, reagisco eccitandomi. Difficile dimenticare come mi porti in paradiso, difficile non ricordare le cosce splendidamente turgide, impossibile scordare il seno, come non perdersi nel tuo culo così pieno e disponibile. Non ci sono paragoni da fare, eppure… Mi avvicino ad accarezzare i capelli di questa donna che mi sopporta da sempre, la sua mano, al contatto dei capelli, si erge spontanea ad incrociare la mia; un gesto semplice pieno di dolcezza. Guardo questa donna che da sempre divide il mio tempo, che da sempre mi segue nei miei scatti d’umore, che prende il peggio di me, mentre tu, conosci solo il meglio. - Stai bene? Mi chiede con la voce ancora assonnata: il suo primo pensiero, è sempre per me… Mi ha messo sempre davanti a tutto e tutti, sacrificando quello che avrebbe potuto essere. Non so cosa stia succedendo, per quale motivo mi sento assalito da improvvisi rimorsi: io, sono sempre stato questo, un bastardo donnaiolo incurante della mia compagna. Sarà sto cazzo di luna piena, sarà che è così indifesa in questo momento; - Si sto bene… - Non riesci a dormire? Vuoi che ti faccio qualcosa di caldo? - No amore, va tutto bene, torna a dormire. Amore…Ecco, è uscito spontaneo. Questa parola pesante come un macigno, con lei è automatica. Mi guarda stranita, con quello sguardo di gatta-mamma: si è accorta che qualcosa mi tormenta dentro; - Sei sicuro di stare bene? La guardo come da molto non la facevo, mi rendo conto di quanto è bella oltre il fisico e di quanto tempo ho perso nel cercare di trovarmi. Dove sono stato tutti questi anni? - Si, amore, è che ho dormito molto e adesso voglio godermi questo momento… - Ma sono solo le cinque del mattino… Con un gesto affettuoso, le metto un dito sulle labbra per zittirla, poi, la stringo: emozioni perse nel tempo, che tornano prepotenti; - Va tutto bene amore, è solo che mi sono svegliato … Non ci sono ne lacrime ne rimpianti, solo la constatazione di questo momento così anomalo per il mio modo d’essere: come Giuda, la bacio. So di essere sbagliato, so che tornerò a cercare oltre il mio perbenismo, perché così sono io: mi odio per questo, ma, domani, guardandomi allo specchio, mi gratificherò ancora una volta, compiacendomi del mio sentirmi giovane nell’attesa di sesso rubato…
10
3
14 years ago
fantasypervoi,
36
Last visit: 12 years ago
-
Una frizzante serata estiva
Abbiamo organizzato una cena all’aperto in una frizzante serata estiva. Lei indossa una camicetta ed una gonna con uno spacco laterale da urlo. Ogni volta che sposta le gambe lascia intravedere la sua coscia soda ed io mi perdo in divagazioni mentali. Lei lo sa e mi guarda sorridendo maliziosamente, tentando di sistemarsi come se volesse dimostrare un po’ di pudore. La verità è che tentando di apparire pudica e imbarazzata mi fa eccitare ancora di più. Conosco quello sguardo e la sua anima passionale. Adoro questa ragazza perché riesce a incarnare tutti i ruoli che una donna interpreta nella vita. L’ideale di brava moglie, di mamma gentile, ma che sa essere una vera troia a letto. Quella sera cenavamo a base di pesce al nostro ristorante preferito. Vicino al mare, rapido nel servire e gustoso nei piatti. Era una splendida cena tra fidanzatini, assaggiavamo l’un l’altro le nostre ordinazioni, ci imboccavamo e bevevamo un buon vino bianco che aiutava a sciogliere i nostri freni inibitori, già sicuramente allentati a giudicare dal gioco di sguardi che ci scambiavamo. Ad un certo punto lei si alza e si dirige verso il bagno. Mi accorgo di come tutti gli altri uomini in sala si voltino a guardarla ondeggiare e i commenti che ne seguono con risolini desiderosi. Qualcuno si accorge che li sto osservando ed io rispondo con un sorriso che fa’ loro capire che intuisco il loro desiderio, ma che quella sera me la sarei goduta solo io! Lei torna dal bagno ed ha un’andatura differente, si guarda intorno circospetta, come se avesse commesso un furto e non volesse farsi beccare. Si siede lentamente al tavolo e mi parla con voce tremante ed eccitata. Tenta di dirmi cosa ha fatto, ma le viene da sorridere, si morde le labbra, beve un po’ di vino. Mi guarda lasciva e mi sussurra all’orecchio “amore… ho una sorpresa…” ed ammiccante guarda verso il basso “non ho niente sotto…”. In quel momento credo che il mio cuore abbia perso un colpo. L’eccitazione mi ha completamente conquistato e sono rimasto a guardarla con una faccia attonita e divertita allo stesso tempo. Ancora una volta era riuscita a sorprendermi. Quella ragazza era dotata di tanta sensualità quanto di bellezza ed intelligenza. Ho avuto bisogno di un altro po’ di vino per recuperare un’espressione meno da ebete di quella dipinta sul mio volto, che la faceva sorridere consapevole della sua sfacciataggine. A quel punto lei avrebbe desiderato andar via, ma era il mio momento di stuzzicarla e dominare la situazione che lei stessa aveva creato. Così le ho chiesto di giocare un po’ con le gambe, allargandole e accavallandole. Ad ogni movimento lo spacco laterale, spostandosi, mi faceva sognare. “sono bagnata e gonfia per l’eccitazione…”. A quel punto non potevo più aspettare e ho chiesto il conto. Lei ha insistito per pagare la cena, dato che era il suo compleanno ed io l’ho lasciata fare, ma per concludere la serata ho chiesto una bottiglia di champagne. Abbracciati siamo andati via ed io l’ho condotta sulla spiaggia antistante, lontana solo qualche centinaia di metri. Nel frattempo insinuavo la mia mano attraverso lo spacco per accarezzarle quel culo fantastico, che ha sempre alimentato in me forti fantasie erotiche. Abbiamo trovato un lato della spiaggia in ombra, lontano dai fari della strada e steso i nostri asciugamani. Abbiamo stappato lo champagne e brindato. Poi abbiamo iniziato a baciarci avidamente, succhiando le nostre lingue e intrecciandole in una danza di cui conoscevamo perfettamente le movenze. Finalmente ho potuto saggiare l’entità della sua eccitazione, scostando la sua gonna e accarezzando la sua fica parzialmente depilata. Adoro quando d’inverno cura il suo tappetino lasciandolo più fitto, perché trattiene il suo inebriante aroma; ma d’estate è piacevole anche sentirla glabra o con i peli che le coronano le labbra, per poterle procurare piacevoli sensazioni con i miei baci. Lei adora quando la lecco ed effettivamente so di essere molto bravo in questo, grazie anche alla mia illimitata fantasia che la mia donna mi ispira. Continuiamo a baciarci voluttuosamente mentre continuo a stimolarla con dolci carezze. Lei mi sfila la maglietta e attacca a succhiare e leccare i miei capezzoli, facendo gonfiare totalmente il mio pacco che ormai spinge con forza contro la patta dei pantaloni. Anche io inizio a spogliarla, aprendole la camicetta e baciandole il collo, le spalle e tirando fuori il suo seno dalla coppa del reggiseno, iniziando a leccare i suoi capezzoli già turgidi d’eccitazione. Ad ogni leccata lei soffiavo poi sopra dolcemente, trasmettendole dei brividi. A quel punto anche lei ha liberato il mio cazzo ed ha iniziato ad accarezzarlo dalla base alla punta, saggiando la consistenza delle mie palle e poi chinando il capo per accogliere dapprima solo la cappella, assaporando i primi umori emessi dal mio buchino e scambiando poi un altro bacio con me, per passarmi il mio sapore sulle labbra. Dopodiché ha iniziato a leccare tutto il mio cazzo, facendolo sparire completamente nella sua bocca. Che abilità fantastica! Devo dire che entrambi possiamo ritenerci maestri nel sesso orale perché anche lei, sin dalla prima volta, non ha mai lesinato ad ingoiare fino all’ultima goccia del mio nettare. Fortunatamente mi ha confessato di avere un buon sapore, una ragione in più per non sottrarre a me quell’immenso piacere. A questo punto però, ormai nudi, la faccio distendere e lei già spalanca le sue cosce, consapevole del bramato servizio che sto per donarle. Ma non immagina che questa notte la sua sarà per me una coppa speciale… parto dai seni e mi traccio la via lungo il suo caldo ventre, fino a mordicchiarle e succhiare l’interno coscia. Poi le bacio il monte e le do una lenta leccata intorno al perimetro delle labbra. Tutta l’estensione della mia lingua ora, come una lenta carezza, lambisce la sua fica dal basso verso l’alto. Lei socchiude gli occhi ed emette un mugolio piacevole. Sapientemente le lecco con delle lente pennellate la zona del clitoride, alternando la pressione della lingua e succhiandolo. Appena la sento ben lubrificata introduco un dito e la stimolo completamente, ma senza portarla subito all’orgasmo. Ho un’idea nuova per lei. Prendo la bottiglia di champagne e ne bevo un bel sorso. Trattenendolo in bocca mi avvicino al suo sesso e rilascio gradualmente il liquido fresco e frizzante. Dal gemito che improvvisamente vien fuori dalla sua bocca intuisco che la cosa deve piacerle un sacco. Cosi vado avanti con questa combinazione di fattori, provocandole un orgasmo che le fa scuotere il ventre, il seno e le gambe ed inarcare la schiena. Quanto mi eccita guardarla mentre la faccio godere ed assaporare i suoi umori, per poi baciarla avidamente. “che hai fatto? Che incantesimo hai fatto? Mamma mia quanto mi fai godere.. diventi sempre più bravo…” Mi bacia, ci abbracciamo “vieni, ti voglio..” ed io non attendevo altro. Mi piace prenderla cosi bagnata, con le gambe spalancate per affondare i miei colpi… ed è cosi che le piace godere.. sentirsi scopata, con forza e passione.. “ si amore, vai.. tutto, dammelo tutto…” i miei colpi accelerano il ritmo “si amore, cosi… scopami, si, cosi… si…” la sento venire una volta, poi un’altra.. cerca di limitare le sue esternazioni mordendo le dita, baciandomi.. le sue contrazioni mi stimolano e mi fanno impazzire. Abbiamo un ultimo orgasmo insieme, prima che io esploda il mio piacere sulla sua pancia… la guardo ed è fantastica.. ha gli occhi lucidi, la mano ancora sulla bocca ed i capelli scompigliati. Le dico “sei bellissima, ti amo” “ti amo anch’io tesoro, è stato bellissimo”. A questo punto le propongo di ripulirci con un bel bagno nudi in mare. Istintivamente vorrebbe ritrarsi, ma le basta guardare il mio sorriso per decidere di andare. È una sensazione stupenda, l’acqua è fantastica e la sensazione di benessere e di libertà è totale. Riprendiamo a baciarci in acqua, ci teniamo abbracciati… poi torniamo sulla sabbia per asciugarci… la abbraccio e le tampono la pelle, baciando ogni parte appena asciugata. A questo punto lei si inginocchia davanti a me e dapprima tampona la zona del mio pube, poi mi dice “ora lo asciugo per bene”. Non termina la frase che inizia a farmi un pompino fantastico. Mi succhiava il cazzo lentamente, poi scivolava con la lingua sotto le palle, strofinando tutta la mia asta sul suo viso. Le piace avere il mio odore addosso. Mi teneva il cazzo stretto in mano, segandomi e nel frattempo la sua lingua saettava tra le palle ed il mio ano. Che fantastica sensazione! Il suo tocco è delizioso, starei ore ed ore a farmi fare tutto quello che le passa per la testa. Dopo aver lubrificato per bene il mio ano vi introduce gentilmente un dito, mentre con l’altra mano mi accarezza le palle e con la bocca ingoia il mio cazzo. Va avanti così ed io tocco il cielo con un dito, ma in pieno all’eccitazione non desidero altro che montarla, e so che lei anche lei lo vuole. Mi abbasso e la giro di schiena, è la sua posizione preferita. Il mio cazzo viene inghiottito facilmente dalla sua fica bagnatissima ed inizio subito a stantuffarla con potenza. Le afferro le tette e le pizzico i capezzoli, penetrandola a fondo. Poi le schiaffeggio le natiche, le divarico e le stuzzico l’ano. Le afferro i capelli e poi la tengo salda per i fianchi per le ultime poderose spinte. Il suo movimenti interni, che sapientemente riesce a dominare, mi provocano un piacere incredibile. Sento che mi stringe, che si muove per saggiare la consistenza del mio cazzo su ogni sua parete. Io agevolo i suoi movimenti e lo spingo bene dentro, fino in fondo. La sento godere con veemenza, ad ogni mia variazione seguono mugolii e gridolini di piacere, fino a giungere alla gioiosa fine di quella splendida cavalcata. Sinuosa, lei si volta e si avvicina al mio cazzo, dischiude le labbra e lo ripulisce per bene della sborra presente ancora su tutta la cappella, gustandolo come un gelato. Ci siamo baciati ancora e poi, abbracciati, abbiamo apprezzato la calma con la quale le onde accarezzavano la battigia. “buon compleanno amore”.
13
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Fantasie - seconda parte
Ora sento le mani calde che le sfiorano la pelle. Ho aperto gli occhi e la sto guardando e ascoltando nei fremiti del suo corpo. I nodi al collo non ci sono più, ma ora non posso smettere.. la sento completamente rilassata, ha gli occhi socchiusi e sulle labbra un piacevole sorriso. La mia eccitazione è forte, potente, palese, chiara… sò che ancora non durerà per molto, che fra poco dovrò smettere, che le mie mani e la mia mente dovranno staccarsi da questo momento. Sò che mi stà sentendo, che stà ascoltando la mia eccitazione, e ci stà giocando. Ogni tanto esce un mugolio sommesso fra l’eccitazione e il piacere. Tutto finisce all’improvviso… Il telefono suona, io che mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro.. è finita… spero di avere fatto qualcosa per te…. Prendo il telefono e la lascio sulla sedia di spalle. - pronto? “rompicoglioni” - si buongiorno, mi scusi. Telefonavo per quel contratto …..…. - “rompicoglioni due volte” mi dica Sento la sedia scivolare sulle rotelle dietro di me e io che naturalmente continuo a parlare senza voltarmi “dovrei girarmi tutto e ancora è troppo visibile….. finchè questo rompicoglioni nn mi avrà fatto cascare le palle in terra, nn è proprio il caso” Continuo la conversazione, ma l’altro orecchio cerca di capire cosa stà facendo.. la sento muoversi dietro di me… si è avvicinata alla porta, la sento camminare dai tacchi che battono sul pavimento, si è fermata… forse siamo schiena a schiena… Continuo la conversazione.. mi sa che sarà lunga… forse dovrei girarmi e dirgli che ne avrò per un po’… ora lo sento barzotto, l’eccitazione stà finendo, meno male, fra poco torno alla vita normale…… Poi un brivido. Sento il suo seno che preme sulla mia schiena e un sussurro, caldo, dolce, vibrante e flebile che mi dice: hai fatto tanto per me, mi hai fatto bene, ma nn voglio disturbarti dal lavoro… continua pure… Sono diventato un panchetto di legno. Rigido come una trave di ferro.. e come un fulmine tutto si rigonfia..”azz mi sembra anche più consistente del solito… appena và via mi sa che lo prendo per il collo e lo strozzo”. Vorrei interrompere quella conversazione al telefono, girarmi e fargli vedere come me lo ha fatto diventare, ma dall’altra parte sembra che non abbia nessuna voglia di smettere “bla bla bla .. ma quanto cazzo parla questo” Improvvisamente sento me sue mani che corrono sul bordo dei pantaloni… lentamente e si fermano all’altezza della cintura.che con delicatezza viene slacciata e le mani continuano verso il bottone e la cerniera. Vorrei dirgli qualcosa, vorrei fermarla e dirgli di aspettare, vorrei dedicarmi a lei ma con un altro sussurro mi dice.. non preoccuparti, continua a lavorare.. Cerco di rispondere alla meglio al mio interlocutore cercando di non far sentire che la mia voce stà cambiando, che si stà facendo roca e voluttuosa. Mi sento imprigionato in una morsa: da una parte il piacere, dall’altra il dovere di cui ora, farei volentieri a meno… Le sue mani sono entrate nei pantaloni e stanno accarezzando il mio membro che è diventato duro e pulsante. No lo stringono ma lo accarezzano dalle mutande con il palmo della mano percorrendo l’asta lentamente. L’interlocutore rompicoglioni ha riattaccato, ma è un gioco che non mi voglio perdere. Rimango attaccato al telefono dicendo si, certo, normale, indubbiamente. Diciamo che qualsiasi cosa senza senso che mi viene in mente la dico.. a volte abbozzo una frase che interrompo subito.. nn mi voglio distrarre voglio sentirla ancora…. Le sue mani sono salite nuovamente al bordo dei pantaloni con i pollici infilati dentro li abbassa insieme alle mutande….tira giù tutto e io per facilitare la cosa muovo i fianchi per farli scendere. Mi piego in avanti e abbasso la schiena, mi appoggio al tavolo.. “qualcosa non mi torna, ma non dovrebbe essere lei così?” Ho i pantaloni alle caviglie e la sua mano entra in mezzo alle gambe fino a arrivare al glande. Lo accarezza passando dal glande alle palle percorrendo tutto il fusto… sono completamente e letteralmente nelle sue mani. Vorrebbe che allargassi ancora di + le gambe così mi toglie un gambule. Mi accarezza senza mai stringerlo e io sento che sto per scoppiare.. Sento la sua lingua che passa in mezzo alle natiche e si sofferma sul buchetto mentre continua a modellarlo, a accarezzarlo con un’arte senza fine. Muove le mani e la lingua ritmicamente fino a che mi sembra che sia una cosa sola. E che con strabiliante maestria interrompe nel momento in cui potrei invadere con un’onda gigantesca tutto quello che ho di fronte. La sua mano si stacca per ritornare umida e bagnata e mi unge del suo nettare prezioso e caldo e lo afferra di nuovo stringendolo ora con forza e smanettandolo velocemente mentre un dito è si è fatto spazio nel mio buchetto “ccidenti a te”. Ormai sa che non sono più al telefono.. sto ansimando e godendo, il mio respiro è affannoso, veloce. Sono impotente davanti alle sue voglie. Mi stà letteralmente possedendo quando, la mia felicità esplode rigogliosa sulla scrivania. Il mio piacere continua per un momento infinito mentre le ginocchia vorrebbero cedere e rilassarsi abbandonandomi completamente. Rimango così.. accaprettato sulla scrivania “ripeto. C’è qualcosa che non torna ma .. behh è andata” e sento ancora che mi sussurra.. aspetta che vada via… voglio lasciarti così. Sento i suoi movimenti mentre sono ancora come mi ha lasciato con gli occhi socchiusi, la porta che sbatte, il silenzio che torna e quel profumo di piacere che ancora è nell’aria. Mi alzo e mi pulisco. Ho la mente vuota, ma che è successo? …… il suono di un messaggio sul cellulare: così ti volevo. È stata una bella idea venire a trovarti. Grazie del massaggio. Risposta: quando vuoi sono qui.. il tuo massaggio è stato comunque più rilassante. 1 bacio R.
9
0
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Rischio?
eravamo in pieno trasloco,stanchissimi,stressati,avevamo solo voglia di riposare.Ci eravamo trasferiti x esigenze lavorative sopportando le ovvie spese,i disagi,lo stress che comporta un trasloco.Giulietta era la ns nuova vicina di casa,una bella donna,capelli neri,viso radioso,portamento elegante,a volte pareva quasi distaccata nei ns confronti.Era una domenica mattina,scendiamo io e mio marito in cantina x sistemare un po' di roba,uffa anche di domenica gli dico.Dopo poco intravediamo giulietta,in una lunga e nera vestaglia ci saluta,ci chiede come mai anche oggi che è festa stiamo lavorando.I suoi lunghi capelli neri le scendono lungo le spalle,i raggi del sole che entrano dal piccolo finestrino della cantina la fanno apparire radiosa,fanno apparire i suoi capelli ed il suo viso in una luce fioca ma illuminano il suo viso dolcissimo che ci pare dolcissimo.Cara mi sussurra ma dovete riposarvi un po',siete stressati e stanchi,se vi va'venite da me ci prendiamo un caffe'assieme.Saliamo da lei al terzo piano,una casa arredata in modo sobrio ma elegante.Giulietta ci fa'accomodare in cucina,ci prepara un caffe'piuttosto forte,si muove in modo molto sensuale e notiamo solo ora che dalla vestaglia si scorgono i capezzoli e il tanga nero che indossa in modo impeccabile.Francy mi sussurra,scusami se sono in desabie',mi piace stare libera e comoda in casa.La sua voce è dolce,morbida e il suo viso si illumina ad ogni sorriso.Non avevamo mai notato i suoi linamenti fini e nobili.Dopo il caffe' ci congediamo,le dico,dobbiamo lavorare cara,altrimenti non finiremo mai di sistemare tutta la roba.Giulietta ci saluta,ora dice mi vesto,poi debbo andare fuori verso le 12 a pranzo dai miei genitori.Torniamo in cantina,dopo poco riappare lei,minigonna nera,scarpe decolte',camicetta nera trasparente con reggiseno a balconcino.Giulietta è molto sensuale,intrigante e .........salutandoci scorgiamo dai suoi occhi un lmpo di luce,di desiderio.Guarda Giu'le dico abbiamo quasi finito,ma che barba.Fra'mi sussurra,riposati,sei stanca ma cmq molto carina.Grazie le dico.Mi accarezza dolcemente il viso,mi accarezza la mano pare x congedarsi,mah.Sento il calore del suo corpo mentre ora mi abbraccia,mi sento pervadere di un forte desiderio.La sua pelle profuma di donna,un profumo dolcssimo,un profumo che mi eccita,mi fa'vibrare dentro.Fra' mi sussurra,sei carina,dolce e sensuale,il tuo uomo è fortunato ad averti.Lui la osserva,la scruta sia fuori che dentro gli occhi neri e lucenti.Mi stringe a lei,mi accarezza dappertutto,piano piano mi bacia le guance,il collo,il decolte'.Sento vibrare il mio corpo di un forte desiderio.Giulietta ora mi spoglia nel piccolo corridoio della cantina,attenta ad ogni piccolo rumore x non farsi sorprendere. Resto in mutandine e reggiseno mentre lei continua a baciarmi dappertutto.Mi abbassa le spalline del reggiseno,entra con la morbidissima mano nel mio intimo,mi titilla il clitoride,mi fa'ansimare di desiderio.Sento il mio viso rosso e caldo,voglio che in quel luogo ove ci possono scoprire lei mi possieda,mi faccia di tutto.Giulietta ora mi abbassa le mutandine,inizia a leccarmi il clito ormai turgido mi lecca tra le grandi labbra gonfie e umide.Lui lo intravedo,ha il membro turgido sotto i jans,ora lo estrae e noto che il suo seme fuoriesce copioso.E' eccitato a vederci ma resta in disparte.Lei ora mi fa'vibrare ,mi fa'gemere sottovoce,mi fa'impazzire con la sua morbida,calda e vogliosa lingua.Sono in piedi,giulietta mi ha fatta appoggiare al muro,continua a leccarmi a succhiare il mio clito che scoppia di desiderio.All'improvviso lui si avvicina,scosta la bocca di lei dalla mia vagina e le infila il suo membro turgido ed umido in bocca.L'afferra x la test e glielo fa'succhiare sino alla radice.Giulietta ansima,pare impazzita di desiderio,lo ingoia tutto,lo succhia,lo estrae poi ricomincia.Uno schizzo di caldo e copioso sperma le inonda il viso.Mi masturbo vigorosamente e nell'estasi del pacere le apro la bocca facendole bere tutto il mio caldo e dolce nettare.Giulietta è e sara'la ns migliore,cara e dolce vicina di casa.
7
0
14 years ago
iltulipanorossocp1,
54/54
Last visit: 13 years ago
-
Punizione per una schiava trans
Questa volta l’hai fatta grossa. La tua Padrona ti vuole scaricare. Non può succedere! Non può succedere! Chi ti vorrà più se lei ti abbandona? Sei disperata. Sei disposta a tutto. Un brivido corre lungo la tua schiena quando La preghi di ripensarci. “Farò tutto! Farò tutto ciò che vuoLe, Padrona!” la implori. Un brivido conosciuto, una voluttà segreta che ti lascia tremante e con il batticuore ogni volta che ti sottometti. Ogni volta che Lei ti fissa con quello sguardo di ghiaccio. Ogni volta che ti ritrovi indifesa, legata, esposta. Ogni volta ti dici che è l’ultima volta, ma poi ci ricaschi. Drogata di sesso e sottomissione. Non hai più speranza di uscire da questo circolo vizioso, ed allora meglio buttarcisi a capofitto. Meglio stordirsi nel piacere, affogare nello sperma dei tanti uomini a cui la tua Padrona ti concederà. Questa volta l’hai fatta grossa. La tua Padrona ti ha comandato di chiedere aiuto a sconosciuti per la tua punizione. La risposta più perversa, la più umiliante, la più dolorosa sarà la tua punizione. Eccola. Per cominciare, la Padrona ti fa attendere in una stanza buia. Le manette stringono crudeli i tuoi polsi dietro la schiena. Le corde serrano le tue gambe, comprimono con forza le palle in astinenza da molti giorni. Le tue cosce bardate di calze e reggicalze reggono le mutandine abbassate a metà, la cappella esposta e lucida nell’attesa di future torture. Le caviglie sono legate tra loro e alle manette, ti costringono in ginocchio. La posizione — concorderai — ti si addice. La Padrona entra, due paia di soffici calze in mano. Con una, ti benda fino a che non puoi vedere più nulla. Con l’altra, ti riempie la bocca fino a impedirti qualunque rumore. I momenti passano. Tutto tace. Cominci a domandarti se è ancora lì. Ti agiti, ma poi ti blocchi quando senti il suo sussurro all’orecchio — “Aspettiamo visite. La tua punizione è in arrivo, ora rilassati e fai la brava” — il tono è così dolce che più che tranquillizzarti, ti congela. Come una cerbiatta sorpresa dai fari di una macchina. Quando la tua Padrona è così soave, sta preparando qualche crudeltà. D’un tratto, senti le sue dita sulla cappella. Sono umide, ti spalmano qualcosa. All’inizio non capisci. “Su! Su! È per tenerti sull’attenti. Non vuoi farmi fare brutta figura, vero?” ti sussurra. Poi il gelo comincia a mordere e l’odore si fa pungente. Capisci allora la telefonata del pomeriggio. Un dettaglio. Passato inosservato. Un dettaglio che ora morde crudele. “Ho finito il dentifricio. Passa al supermercato e portamene uno, già che vieni. Alla menta.” Il bruciore è ora forte. “Anche lo spazzolino. Setole dure, mi raccomando.” Non si fa attendere e Lei lo passa senza remore, premendo, sfregando su ogni millimetro, su ogni anfratto della tua cappella. Gemi. Hai gli occhi lucidi. “Non fare la bambina” ti intima, la dolcezza ha lasciato la sua voce che è solo gelo e crudeltà. La cappella è in fiamme! Dopo interminabili minuti, suonano alla porta. “Aspettami qui” sussurra la tua Padrona, come se potessi fare qualcos’altro così legata. La senti accogliere qualcuno. Un uomo. Uno sconosciuto, ma la tua Padrona lo saluta amabile. “Benvenuto. Piacere di conoscerti. Hai portato le analisi?” “Eccole.” “Perfetto. È la che ci attende.” Lui ride. “Lasciamola attendere.” Un bacio, tanti baci e tante carezze. Mentre tu sei abbandonata nella stanza, dimenticata, la cappella che brucia ed i muscoli indolenziti. Ti assopisci. Uno schiaffo ti riporta alla realtà. Ti tolgono il bavaglio e ti fanno girare. Alla pecorina sul divano, il culo per aria. Un cazzo duro e largo si struscia sulle tue labbra. Per te è ormai automatico, le apri e cominci a succhiarlo. Senti la voce di Lui vicina che sussurra “Brava la mia puttana, salutami come si deve.” Si rivolge alla tua Padrona. “Slega le caviglie dalle manette e legale alle palle, una corda corta, che sia in tensione.” Lui ti porta le braccia più in alto, bloccandotele all’altezza delle reni. “Trenta colpi” annuncia la tua Padrona. “Non farmi sentire i denti” t’intima Lui. Il primo colpo è il più difficile da incassare. Ti fa saltare e lo strappo alle palle è così forte da farti urlare, ma così apri la bocca invece che chiuderla. “Brava cagnetta” dice lui compiaciuto, prendendo a scoparti la bocca. “Fai sentire la lingua. Così.” La Padrona ti colpisce il culo con un ritmo regolare, ma non del tutto prevedibile. Il colpo arriva ogni due o tre affondi del Suo cazzo nella tua bocca. Lotti per non contrarre i muscoli e non strattonare inutilmente i tuoi coglioni ormai doloranti. Lui ti scopa con foga la bocca. “Altri cinque colpi. Direttamente sulle palle. Se sento i denti, sarò io a dartene dieci e ti assicuro che te ne pentirai!” La tua Padrona ridacchia e appoggia lo scudiscio alle tue palline. Un brivido inaspettato ti corre lungo la schiena e ti costringe ad inarcarla, porgendogliele ancora meglio. La tua Padrona, compiaciuta, lo interpreta come un invito e da il primo colpo secco. Urli. Lui ti prende per le orecchie e affonda il cazzo nella tua gola. Continuano e continuano. Crolli in un universo di dolore e al quinto colpo, puntuale, Lui s’irrigidisce e gode con un denso fiotto di sborra direttamente nella tua bocca. Il primo schizzo dritto in gola, il secondo sulla lingua e ne senti meglio il sapore. “Continua a succhiare, troia” Tu obbedisci. Che altro puoi fare? Lo succhi, lo lecchi, lo mungi fino a che il suo cazzo non smette di pulsare. “Ora piano. Lecca piano e dolcemente, ma non smettere.” Ti sussurra, montando sul divano senza farlo uscire dalla tua bocca e sdraiandosi, spaparanzato con te fra le gambe. Attira a sé la tua Padrona e la bacia. “Sei stato bravo. Sono eccitata, un lago” La senti dire. All’inizio pensi si riferisca a te, ma capisci che parla allo sconosciuto e che tu non sei che un trastullo per lei. Un oggetto. Più nulla. Lei geme. Si fa leccare da Lui e tu avvampi d’invidia… ma continui a succhiarLo. Che altro puoi fare? Dopo poco, il Suo cazzo si fa di nuovo duro. “Anche lei è stata brava” lo senti aggiungere, mentre ti poggia una mano sulla nuca. “Credo si meriti un orgasmo.” Hai un moto d’orgoglio e di sorpresa. La tua Padrona ridacchia. “Anche io.” Lui ti prende per i capelli, guida la tua bocca sulla Sua figa. “Sì, ne meriti uno anche tu!” Prendi a leccare con foga. Senti le dita di Lui che ti tastano il culo, bagnate di crema. Il suo cazzo ti allarga, ti apre ed è grosso da far male. Lo senti che affonda, centimetro dopo centimetro. Prende a muoversi, ma la tua attenzione è tutta concentrata sulla figa della tua Padrona. Poi cominci ad avere le gambe molli, cerchi i suoi colpi. La troia che c’è in te esce fuori. “Oh sì, fatti sbattere, puttana! Oggi se vuoi godere, devi farlo di culo. Il tuo cazzo e le tue palle servono solo per soffrire” commenta Lui schiacciandoti la faccia sulla figa della padrona e raddoppiando la foga degli affondi. Il dolore ti fa tremare, ti fa stringere ritmicamente il sedere. Ti fa mungere quel cazzo con lo sfintere. Il bastardo ha fatto apposta a goderti in bocca prima, ed ora dura a lungo e ti spana per bene. Non ce la fai più, la Padrona ha goduto più e più volte infradiciandoti la faccia di umori. Gli spasmi si allargano dal tuo culo rotto alle palle doloranti, il tuo cazzettino prende a tremare e poi a schizzare il tuo inutile seme, quello che hai accumulato in tanti giorni d’astinenza. Non fai in tempo a godere, che Lui rantola afferrandoti per i capelli. Ti rivolta, spingendoti a terra e t’intima “Apri la bocca!” Da brava puttana, la spalanchi spingendo fuori la lingua. I fiotti del suo sperma caldo ti imbrattano la faccia. Poi ti tappa la bocca facendoselo pulire di nuovo. Il piacere si è portato via quel poco di lucidità che ti era rimasta. Continui a leccare il cazzo che hai in bocca, mezza stravolta. Nella confusione, Lo senti dire alla tua Padrona “Allora questa volta l’ha passata liscia? Terrai questa troia?” Lei ride. “Per questa volta, ma se mi delude ancora vedrà! …Potrei anche donarla a te” aggiunge maliziosa.
11
1
14 years ago
cz3schiavo, 33
Last visit: 13 years ago -
Fuori e dentro una finestra....
Il mare bisbigliava con il vento dietro a pettinare ogni onda. La notte lì a spiare. Il vecchio si strinse ancor più forte alle grazie della sua signora, e si sentiva il suo respiro debole che le accarezzava il dietro orecchio. Lei si volle girare ma lui lo impedì. Gli mise le mani sotto la sottoveste e lei rise. Improvvisamente, la Luna riempì la finestra con una bella faccia tosta. E lui li vide. Erano giovanissimi, su per giù 18, 19 anni. Stessa spiaggia, stesso mese, stessa Luna. C’era solo una finestra di mezzo. Si stavano baciando. Non come fanno due innamorati adolescenti. Come se si baciassero da una vita. Un onda portò l’odore di alghe e la spiaggia impazzì. Uccelli a volare……ma dov’erano prima? Il vento a fischiare eccitato e pieno di sale….. Lei rise….aveva qualcosa di femminile e eccitante ma nello stesso tempo la voce era da bambina. Una risata al’odore di alghe….rimasta appesa nella memoria a sfidare gli anni. Le mani nodose e fredde cercavano forme femminili. La donna piegò un po’ la testa e il suo corpo prese la forma di una S. Lui fu invaso dal’odore del corpo, come un onda improvvisa che non fa rumore ma ti copre, ti fa annegare lo stesso. L’uomo sentii . Aveva imparato con gli anni a spiare i suoi sensi, li seguiva che stringevano i capillari, spremevano qualcosa nel sangue e ….. non era più lui! Quest’odore ne aveva la potenza! Era sul punto di affondare dentro quando di nuovo loro…. Tutto surreale intorno ; un mare silenzioso e una Luna seminascosta, un aria fredda e onde taciturne. Si sente solo la loro risata. Le voci che dicono qualcosa, qualcosa di ridicolo e pieno d’imbarazzo. E poi la risata. Pura, liberatoria, naturale come il rumore delle ali che sbattono la mattina alla spiaggia. Lui che la stringe a se e le voci si mischiano. La sguscia piano, prima il maglione e poi il resto. Trema. Non c’è sesso, solo voglia di fissare l’attimo. Si denudano e si abbracciano. E fu allora che sparì il mare, le alghe, l’onda …… Rimase solo l’odore, concepito in quel preciso momento, seguace e fedele a vita. Strinse forte la carne di lei, la avvicinò a se e le fece sentire l’erezione. Seguì con il naso la sua spina dorsale mentre con le mani le alzava il busto. Intrufola la coscia in mezzo alle bianche rotondità della donna e arriva al sesso. Lo sente il suo desiderio……come un animale si appresta a spiarlo, un inizio di sorriso lo tradisce il suo piacere mentre tutti i sensi competono con i suoi capelli per ricevere tutto, pezzetti di voce che ansima, aria di donna eccitata che gli esce con il respiro, sguardo protetto da occhi semichiusi…. E la penetra, si ferma a spiare l’inarcamento del suo corpo e la penetra ancor' più forte….. Afferra i suoi seni e una mano sua la segue. L’altra mano della donna arriva a toccargli il pene, si bagna di umori e si avvicina alle labbra…… Spinge forte le dita della donna nella sua bocca, poi sulle sue labbra e di nuovo in bocca. Spinge il suo bacino dentro di lei con colpi decisi e veloci, stringe i suoi capezzoli, al improvviso, la gira a se , le viene sopra e la guarda con occhi che bucano il semibuio mentre la penetra ancora…. I ragazzi stano facendo l’amore….sdraiati dove le onde baciano la sabbia. Lui ha voglia di baciarla ma non ci riesce, la guarda estasiato mentre lei gode, ogni gesto suo gli entra nel sangue, la sua pelle che rabbrividisce, la sua voce che lo chiama, le sue labbra che lo vogliono…. Le apre oscenamente piano le cosce come se seppellisse con quel gesto l’ultimo pudore tra loro. Le sfiora la pelle delle cosce con la guancia sua che grafia e lei trema. L’onda che soffoca la sua foga e bagna entrambi sfacciatamente, poi di nuovo pelle, sale, alghe e pelle impazzita. Sono l’uno sopra l’altro. Con un respiro che fece uscire la Luna dal nascondiglio…. Il resto tace…. Il vecchio lo sentì quel respiro……vide anche la Luna sporgersi e lo salutò con un sorriso beffardo... Fece uscire lo stesso respiro per l'ultima volta mentre una mano da donna vecchia le sfiorava le guance cercando di sistemare la coperta....
11
0
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Era novembre
Era novembre dell’anno scorso, siamo nella stanza della Signora …, ci stiamo cambiando per uscire a mangiare una pizza, sei in slip e reggiseno e stai indossando delle autoreggenti. Io sono in boxer e mi sto avvicinando a te da dietro. Sai che adoro vederti nuda con solo le calze, perciò mi strofino su di te provocandoti un’eccitazione immediata. Poi mi chiedi: “Ti piace vedermi in autoreggenti, vero?”. Io rispondo: “Sì, lo sai, mi fa impazzire”. Poi aggiungi: “Perché non provi ad indossarle, voglio vedere come ti stanno, ti rispondo: “Perché no, quali mi dai ?”. Cerchi dentro la borsa e ne estrai un paio color carne e mi dici: “Prova queste”. Io, con un certo imbarazzo, predo le calze ed inizio ad indossarle ma mi fermi immediatamente dicendomi: “Devi toglierti prima quei boxer, altrimenti non fanno l’effetto che vorrei”. Tolsi i boxer ed infilai le calze. Il mio membro è già duro. Poi inizi ad accarezzarmi, prima le gambe, poi il culo arrivando al membro. Io facevo altrettanto, ci strusciavamo le gambe, mi sembra di impazzire. Poi lentamente ti inginocchi davanti a me e, continuando ad accarezzarmi le gambe, appoggi la bocca sul mio sesso. Lentamente lo fai sparire in te in un fantastico piacere. Sono in piedi davanti a te, nudo con solo un paio di calze autoreggenti addosso e tu mi stava facendo impazzire con la tua bocca come non avevi mai fatto, non stavo più nella pelle, provo un godimento indescrivibile, finché ad un tratto, ti fermi e mi dici: “Ti piace è? anche a me, ma se vuoi che continui devi promettermi che le prossime sere quando arrivo a casa, sotto la tuta ti metti le mie calze”. Io, in questa situazione, avrei fatto di tutto e così feci. Finito il superbo pompino uscimmo a mangiare la pizza. Il giorno successivo solo in stanza ripensai alla sera precedente e mi chiedevo: “Quando arriva a casa questa sera che faccio? finta di niente? le chiedo qual’cosa a riguardo?”. Arrivata a casa, sali in camera per cambiarti e mi porgi un paio di autoreggenti appena acquistate. Ripensando al giorno precedente, non esito un attimo e le infilo sotto la tuta, poi vengo giù in cucina, dove ti trovo seduta ad aspettarmi. Ti giri e mi abbracci, andando con tue mani ad accarezzarmi sul mio culo. Intuisco immediatamente che lo fai, per verificare se sotto i pantaloni indosso le calze, ed appena ne ottieni la conferma mi sorridi maliziosamente. Lo ho già bello duro, quando lentamente, allargando l’elastico della tuta, infili le mani sotto, palpandomi i glutei. Una tua mano passa davanti ed inizia ad accarezzarmi lentamente. Mentre stavo già pregustando la situazione, mi sussurri sottovoce: “Bravo, mi piace da morire sentirti e vederti con addosso le calze che ti ho regalato, ma vedo che non dispiace neanche a te !”. Non ti rispondo, ma era facile intuire quello che pensavo. Lentamente mi cali i pantaloni fino alle caviglie, scoprendomi completamente. Mi accarezzi le gambe, il culo ed il membro, che duro come il marmo e in attesa delle tue attenzioni. Io faccio altrettanto, avendoti sfilato il lungo maglione che indossi e scoprendoti nuda con indossi un bellissimo paio di autoreggenti nere. Mi passi alle spalle e mi sfili la felpa e la maglietta, lasciandomi nudo con addosso solo le calze. Poi inizi lentamente ad accarezzarmi membro, strusciandoti con il ventre contro i miei glutei. Mi prendi la mano e me la porti sul mio sesso, dicendomi: “Fammi vedere come lo fai tu, voglio guardarti mentre ti tocchi” e togli la tua mano. Io, inizio a toccarmi ed a continuare un lento movimento accarezzandomi lungo tutta l’asta, lascando che tu ti dedichi ad accarezzarmi la schiena ed il resto del corpo. Ti sento premere ritmicamente il tuo pube contro il mio culo, come volessi scoparmi e questo non fa che aumentare la mia eccitazione. Ti sento sempre più eccitata mentre aumenti sia il ritmo che la forza delle spinte. Voglio stare al gioco e mi piego in avanti appoggiandomi con il braccio sinistro al tavolo della cucina, mentre con la destra continuavo a toccarmi. Ad un certo punto sento che smetti e ti allontani, sto per girarmi quando mi dici: “Stai fermo così che arrivo subito”. Neanche il tempo di rigirarmi che sei di nuovo alle mie spalle con le mani sul mio culo. Sento che con le tue dita armeggiano con qualcosa. TI chiedo: “Ma cosa intendi fare ?”. Mi rispondi: “Non ti preoccupare, niente di male, ho solo voglia di scoparti io questa volta, voglio vedere cosa si prova a metterti sotto”, e contemporaneamente sento che mi lubrifichi il buchino con le dita. Rimango di sasso, in passato mi ero messo delle dita nell’orifizio mentre mi accarezzavo, ma mai, neanche nelle mie fantasie più perverse, avevo pensato di invertire i ruoli con te, ma la cosa in questo momento mi eccita più di ogni altra e ti dico: “Fammi vedere come mi scopi”. Con la coda dell’occhio vedo che si stai sistemando uno strap-on, infilandoti un pene di plastica nella figa completamente depilata. Poi sento l’altro pene spingere sul mio orifizio e non oppongo nessuna resistenza. Lentamente sento che me lo stai spingendo sempre più in profondità ed io mi tocco sempre con maggior vigore cercando di assecondare con il culo le tue spinte che si fanno sempre più potenti. Poi mi dici: “Dai, muovi questo culo, fammi godere”, ed io ti rispondo: ”Sì, scopami tutto”. Non ci vuole molto che vengo copiosamente, avendo un doppio orgasmo. Sento che anche tu stai godendo perché lentamente smetti di spingere ed i tuoi gemiti vanno diminuendo, fino a che ti accasci su di me. Sottovoce mi dici: “E’ stato stupendo, voglio farlo ancora” e io ti rispondo: “Si, è piaciuto anche a me, scopami quando vuoi”. Mentre tu mi stringi forte a te.
11
1
14 years ago
nicky1, 36
Last visit: 3 months ago -
Fantasie - prima parte
suona il campanello dell'ufficio. Azz.. proprio ora che sto pensando a una donna sensuale che mi fa eccitare tutte le volte che la sento parlare ma che non ho avuto modo né il piacere di conquistarla né tantomeno di averla… Cerco di pensare ad altro, per lo meno quel gonfiore fastidioso che cresce dentro i pantaloni chiusi è anche abbastanza evidente. Spero solo che dall’ufficio alla porta si smonti e torni alla normalità. Prima di aprire controllo se per la maggior parte tutto è rientrato nella normalità. Perfetto… nn si vede niente… posso aprire… Apro e…. le arterie alla gola si chiudono e sento un certo calore crescere e espandersi…. Buongiorno…. L’unica cosa che mi esce è… ehi (ma che fava) Mi fai entrare? Prego prego… stavo pensando proprio a te.. A si? A cosa? No, niente.. che era da tanto che nn ci vedevamo. sempre e rigorosamente con gli occhiali da sole, un lungo cappotto grigio è l’unica che riesco a notare, anche perché è ancora troppo presto dai pensieri di prima che ho paura che “qualcuno” si ribelli e che faccia scoppiare un enorme imbarazzo… vuoi un caffè? Gli dico girandole le spalle.. si grazie, ero da queste parti e ho detto… quasi quasi mi fermo a fargli un saluto…. “ecco, brava, fermati anche, così oggi nn faccio più un cazzo” La sento che mi viene dietro mentre vado alla macchinetta del caffè. Prendo la cialda la metto dentro la fessura, metto sotto due bicchieri di carta e mi giro.. Guardandola negli occhi le dico… si deve riscaldare…. Da te è sempre calda? (ma che battuta del cavolo). Sorridendo: no no.. penso che tutte debbano essere riscaldate….. hahahaah “che fai, alzi la palla” Mica sempre vero…. Alcune basta accenderle una volta e rimangono calde.. per giorni e giorni… Seeeeeeeee certo… hahahahhhaha Scusa ma, le chiedo, di cosa stiamo parlando? Della macchinetta del caffe, non stavamo parlando di quella? Si si Finalmente il caffè scende, metto lo zucchero e glielo porgo. Andiamo di la.. Ci mettiamo a sedere uno di fronte all’altra bevendo il caffè.. Allora.. che stai facendo? Mi chiede. Sempre le solite cose… due palleeeee Si alza in piedi e si leva in cappotto.. pantalone nero a tubo, scarpe con il tacco maglione con scollo a V e sciarpa… e lì, nn sò come, né perché.. tutto si comincia a muovere.. non è particolarmente sexi ma ha quel non sò che, i movimenti, la grazia che mi fanno eccitare… e si comincia a vedere.. Cerco di piegarmi in avanti per aggiustare quello che stà lievitando e per cercare di nn far vedere…. “e ora se mi devo alzare che faccio? Umhh potrei fingere una paralisi, il colpo della strega, umpfhhh” Facendo questo mi sporgo verso di lei e dico la prima cosa che mi viene in mente….. E te? Come stai? Mah benino.. anche io solite cose… è un paio di giorni però che ho sempre male al collo, non sò.. forse dormo male… Male al collo? “ovvia, ora prendo due piccioni con una fava” fammi sentire… Prendo con le mani le sue ginocchia e la faccio ruotare sulla sedia girevole “che invenzione” Ma che fai?????? Dai.. voglio solo sentire se posso fare qualcosa, te l’ho detto che mi avevano insegnato a fare i massaggi…. Sono dietro di lei, per ora il pericolo è scongiurato però sò che ora potrebbe solo peggiorare e quindi… prima di iniziare.. P.d.F.p.E.F.d.M. (piano di fuga per evitare figure di merda, n.d.s.). Sono stato più veloce del mio pc. "Allora, porta alle spalle, bicchieri di plastica a fianco a me, lei si gira, io prendo i bicchieri e vado a buttarli in cucina… arrivato in cucina, bottigliata di acqua da ½ litro sulle palle, urlo soffocato.. ritorno e sono perfettamente asessuato.. vai….." In piedi dietro di lei, gli tolgo la sciarpa le metto le mani al collo e comncio a sentire i nervi induriti.. comincio piano in modo da riscaldare la parte, e un mugolio esce dalla sua bocca… Faccio finta di niente ma mentre massaggio osservo: osservo il suo scollo che, leggermente sollevato, fa intravedere l’inizio del seno.. fa capolino un pizzo nero… le braccia scendono lungo il corpo e si piegano con le mani in mezzo alle gambe chiuse come le chiese. Continuo a massaggiare aumentando la pressione, ma senza esagerare. Posso comandare le mani, posso decidere come e quanto muoverle, quanta forza usare…. L’unica cosa è che invece il gonfiore aumentare, come un rigagnolo di acqua trova il suo percorso e si allarga…. Estendo il massaggio anche alla parte superiore del collo, le afferro la testa e la muovo da destra a sinistra…. Ora, pensando che ho la sua testa fra le mani, avrei voglia di toccarmi.. per fargli sentire per lo meno che non è solo, che lo capisco ma che non potrà avere altro per ora…. Spingo i pollici alla base della nuca e comincio a muoverli in piccoli cerchi… Va meglio??? Con gli occhi socchiusi: Umhhh si dai… continua….. Chiudo gli occhi anche io e continuando a massaggiare, la immagino con la bocca all’altezza della patta dei pantaloni.. Riapro gli occhi e le braccia ora sono stese verso terra, rilassate… mentre le gambe si sono aperte…. Richiudo gli occhi, e mi immagino in ginocchio davanti a lei con le braccia che gli cingo la vita e la bocca affogata nel mio piacere……
35
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
All\'insaputa della moglie!!!!
ciao...come da inserzione sono un tecnico del pc,software, un giorno vengo contattato da una coppia,dicendomi: ciao siamo coppia alle prime esperienze,,mia moglie mi sa che nn cade in questo gioco,vorrei una tua collaborazione,ci possiamo vedere prima noi di persona???noi nel senso tra uomini, rispondo ok... al bar si fa questo incontro...lui 40 enne,bello aspetto,io pensavo....questo è gay... ok si parla x lui vado bene, cosi organizziamo questa cosa.. lui va a casa carica tutte le foto della moglie nuda sul pc,anche foto forti come immagine.. dopo 2 ore verso le 19 mi telefona... pronto è la (nome della mia azienda) rispondo si.. lui: ho problemi con il pc puo aiutarmi?? cosi dopo 30 minuti mi presento a casa sua.. mi apre la porta una signora di 35 anni,bella ,elegante,con modi veramente d.o.c. ok,ci salutiamo,lui mi accompagna al pc,mi siedo x operare,la moglie inizia a fare il caffè... tutto normale.... lui apre un programma di foto ritocco... specificandomi che le foto erano di tipo personale,,nel frattempo si presenta la moglie,lui amore siediti che ora il tecnico ci spiega come usare questo programma,nn preoccuparti,i tecnici sono come i medici di famiglia,possono sapere,cosi carichiamo la prima foto,,,una foto di lei in intimo.. la moglie: ma no dai ho vergogna, e io subito x farla sentire al centro dell'attenzione... complimenti signora..quasi quasi nn sembra lei .. vestita nn si direbbe.. ok continuiamo con carico foto... fino a quando nn arriviamo che lei sta nuda. io guardo le foto e gli dico: signora nn dite niente ma queste nn sono foto vostre...nn credo che lei ha un fisico cosi bello.lui complice dice alla moglie: cara ti dispiace se ti cambi?? mettiti qualcosa si leggero lei si incazza come una bestia,poi la convince e cosi via...... minigonna corta con camicia,tutta scollata, il marito x rompere la tensione, mi dice: allora???? e lei o no?? beh effettivamente si, complimenti,anke se nuda sta molto meglio.. mentre carico altre foto, gli dico,scusa ma io nn riesco a continuare con sua moglie qui vicino,vedendo le sue foto nuda e mentre scopate, posso andare in bagno?? lui ma certo.. uscendo dal bagno trovo lui che la sta baciando e con una mano nei slip. io senza dire niente allungo una mano nel seno, lui la spoglia mi da una macchina fotografica in mano e mi dice di scattare le foto, se la scopa sul divano, poi mi dice di spogliarmi, vuole fare le foto della moglie con un altro,xke lo eccita,ma senza prenetazione.. ok la signora mi fa un pompino,poi andiamo in camera da letto,lei si mette a pecorina e mi dice??? allora sono o nn sono come da foto???? complimenti signora... lei: ma ora mi guardi solo?? beh...alla fine vi dico ke abbiamo fatto anche la doppia penetrazione.. bella coppia,,ma se mi chiedete,era vero che la moglie nn sapeva nulla??? vi rispondo,nn lo so!!!!!
34
2
14 years ago
DOTATOCASERTA23,
39
Last visit: 14 years ago
-
Novembre 2010 "car-parking"
La linea che delimita il confine tra un successo ed un insuccesso è sottile, talmente sottile che molte volte, pur prestando il massimo dell’attenzione, compiamo qualcosa di inopportuno ed è presto fatto si prevarica il confine e quando c’è ne accorgiamo è ormai troppo tardi e diventiamo gli artefici di un insuccesso. Quanto sopra è bene tenerlo presente sempre, in ogni azione che compiamo ed in ogni situazione, anche e soprattutto in questo Magico Gioco di Intriganti Trasgressioni. Sono trascorsi molti anni (circa 18), da quando in modo del tutto casuale mi avvicinai a questo gioco, i luoghi insoliti ed in modo particolare i car-parking, costituiscono per il sottoscritto un autentico Ritorno al Passato e pertanto di tanto in tanto come il Figlio al Prodigo, quando la disponibilità di tempo me lo consente, faccio un giro nei car-parking alla ricerca di Emozionanti Trasgressioni Non Preconfezionati. Giorno 16-Novembre-2010 ore 13;00, circa nel corso di uno dei miei giri, in un car-parking, notai un fuori strada, i cui occupanti erano posizionati lungo i sedili posteriori, le loro sagome rilevano la presenza di una Bella donna tra i 35 ed i 40 anni, bruna con i capelli lunghi e mossi, ed un Uomo di circa 50anni. Esaminai rapidamente la situazione e decisi di parcheggiare la mia auto perpendicolarmente alla loro, in modo da poter vedere le loro evoluzioni e contemporaneamente mostrarmi loro, dopo circa una decina di minuti (il classico tempo di studio), gli occupanti del Fuori Strada, decisero di dare inizio ai giochi e lo fecero con classe, grande erotismo e soprattutto in modo esplicito, in quanto LUI tolte la gonna alla sua LEI, la pose sotto il mio sguardo in perizoma e calze autoreggenti di color bianco. Di lì a breve Lei diede vita ad un Pompino D.O.C. con movimento lento e deciso, lo riuscivo ad intuire dal movimento lento della testa, ciò ben presto determinò un avanzamento di libido nel suo compagno che per contraccambiare iniziò ad accarezzarla, nelle parti intime e questa ulteriore azione comportò non solo il movimento ondulatorio del bacino di Lei, ma anche la mia eccitazione. Letteralmente preso dall’eccitazione dopo essermi slacciato ed abbassato i pantaloni iniziai a masturbarmi in modo da farmi vedere, infatti Lui notando la mia azione abbassò il finestrino in modo, che entrambi (Lei un po’ a fatica si era girata di viso verso di me), potessero vedermi, ma cosa………., LEI era bendata con un foulard scuro, sinceramente una storia del genere non avevo mai avuto il piacere di viverla, pur avendo ripeto una certa esperienza a fatica cercavo di controllarmi al fine di portare il più possibile, a mio vantaggio la situazione, compiendo i movimenti giusti al momento giusto. Non so se chi leggerà, questo mio, riesce a comprendere lo stato d’animo in cui ero, ma credetemi è pura Adrenalina Trasgressiva è qualcosa di Magico. Lui a questo punto fece alzare Lei ed iniziò a sbottonare lentamente la camicia di colore bianco, poi la tolse e d’avanti ai miei occhi svettarono due seni straordinari, che ben presto divennero il centro delle attenzioni del suo LUI. Ed Io eh Si pensai “Caro Mio Chi Mostra Gode e Chi Guarda Crepa, ma No………., Aiuta gli Altri A Godersela”. Compreso il gioco, mi mossi con Audacia ed Eleganza (ponendo la mia Auto in obliquo, rispetto la loro, ed abbassai il finestrino, e mi posi in ginocchio sul sedile del passeggero ed iniziai a far ampi cenni con lo sguardo, di compiacimento nei loro confronti), Lei dietro indicazioni del suo compagno, si pose d’avanti al finestrino e con il viso posto nella mia direzione iniziò a bagnarsi le labbra con la lingua e di tanto in tanto simulava un pompino. Di lì a poco Lui scese dall’auto e dopo avermi fatto segno di controllare il sopraggiungere di altre auto, si pose d’avanti allo sportello dal quale LEI si mostrava e dopo averla baciata in bocca, aprì lo sportello e la fece scendere, era straordinariamente Intrigante e Bella, quindi dopo averle sfilato il perizoma la pose a carponi per mostrarmi la figa che era scura e priva di peli, a tale visione senza far rumore aprii lo sportello e mi posi in piedi d’avanti alla mia auto con i pantaloni abbassati ed il membro ben in vista e ripresi a masturbarmi, LUI vedendo la mia azione, fece cenno di non muovermi e di controllare sempre se sopraggiungeva qualche auto, il che avrebbe determinato la fine del gioco…..forse. LUI non era inesperto del gioco e la dimostrazione la ebbi quando aprì anche lo sportello del conducente e presa LEI per mano la pose a carponi con il viso rivolto verso di me, posizionandosi tra i due sportelli in modo da proteggersi dalla vista di qualche guardone. Con Colpi decisi e violenti, diedero inizio alla loro scopata, mentre IO ero sempre intento a masturbarmi e con passi lenti iniziai ad avvicinarmi, LUI proseguiva e di tanto in tanto schiaffeggiava LEI sui glutei, giunto ormai ad un paio di metri da loro potei sentire anche le loro voci, estasiante LEI che diceva “VISTO CARO COME TI AMO, MI FACCIO SCOPARE DA TE IN QUESTO MODO”. A tale frase LUI rispose “Tesoro sai c’è un Singolo che da tempo ci osserva”, e LEI lo incalzò dicendo “Guardasse pure, ma Tu non fermarti continua a scoparmi”, invito che venne colto al volo da suo compagno, il quale in modo imperterrito continuava a scoparla e sicuramente preso dall’eccitazione, mi fecce cenno di avvicinarmi ulteriormente a LEI. Ero così giunto a meno di un metro e LEI iniziò ad avvertire la mia presenza ed infatti chiese al suo LUI cosa stesse succedendo e questi le rispose “Nulla Amore, non succede nulla c’è solo il Singolo di cui ti ho accennato ed ora è solo a pochi passi da TE, se ti và allunga la mano e masturbalo”. LEI rispose “ Se è vero che c’e un Singolo d’avanti a Noi, Tu Vuoi che Io gli faccio una sega???” LUI a tale frase disse “ Lo sai Amore, cosa Desidero”, a queste parole LEI allungò la sua mano e aiutata dal suo Compagno, iniziò a toccarmi con molta delicatezza. Io dopo aver dato un’occhiata per verificare che nessuno sopraggiungesse, mi avvicinai ulteriormente, a tale movimento LUI intuì i miei desideri e disse “Dai Amore Delizia il Ns. Amico con le tue Labbra”. Che musica sublime divenne quella frase, per le mie orecchie, LEI colse al volo l’invito del suo compagno ed iniziò ad avvolgere il mio membro con le sue Labbra decisamente carnose ed abili, ma quando accompagnò tale movimento, con quello della lingua lungo il mio membro ed infine discese con la bocca aperta sul mio membro, che veniva così ingurgitato quasi del tutto, per me ebbe inizio una piacevolissima tortura! LUI a tale visione preso dall’incremento dell’eccitazione raggiunse l’orgasmo in modo copioso su i glutei della sua Compagna, la quale mi afferrò per i glutei ed incrementò la velocità del movimento con la testa, resisterle sarebbe stato inopportuno ed infatti feci in tempo ad estrarre il membro dalle sue labbra voraci e con il primo schizzo le bagnai il viso! LUI con una prontezza inverosimile aveva i fazzolettini in mano si adoperò a pulirne il viso , quindi mi congedò con un saluto dandomi un fazzolettino per pulirmi e LEI, zero non disse nulla, mi sorrise prima di ritornare in auto. Incredulo ritornai nella mia auto dalla quale ridiscesi dopo poco per sciacquarmi con l’acqua che porto sempre in auto, mentre ero intento alla pulizia del mio membro ed a ricompormi, con la loro auto i due Amici si avvicinarono e lo fecero con la parte del passeggero rivolto verso la mia direzione, LEI aprì il finestrino ed ancora bendata mi salutò dicendomi “Grazie era da molto tempo che volevamo vivere una tale esperienza , ma purtroppo fino ad oggi non era stato possibile, per diversi motivi, se in futuro ci dovessimo ritrovare qui o altrove puoi avvicinarti tranquillamente, sai….proseguì il suo esperto Compagno, “LEI è molto brava con la bocca, ma se Ti comporti con Discrezione ed Eleganza vedrai che è favolosa anche quando scopa” con un suono di clacson mi salutarono! Cosa aggiungere, i Car-Parking ed i Luoghi Insoliti in genere, sono I LUOGHI REALI per Vivere Giochi di Trasgressione, ma purtroppo è da un po’ di tempo (ultimo quadriennio), che vengono frequentati da Gente (Singoli) il cui Comportamento Denota Molta Ignoranza, Volgarità ed Approssimazione e ciò determina la riduzione del numero di Coppie che Decidono di Vivere Momenti Trasgressivi, Lungamente Fantasticati, ma non per queste persone il gioco deve finire, basta saper attendere il momento e soprattutto il Singolo Giusto Che Abbia le TRE C “ Cervello, Classe e C…..” !
10
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
A proposito di "epilogo"
solo erotismo? Solo sesso?... so di essere fuori tema e certo questa non la sezione giusta ma Anna35 non pu˜ rimanere senza seguito (ecch, cacchio!). Chiedo pazienza. Prima Enjoy (passionalitˆ, femminilitˆ, coinvolgimento forse eccessivo), poi Venere (perfezione, professionalitˆ, distacco forse eccessivo) poi Zeus (capacitˆ di raziocinio, esperienza, forse eccessivo), poi altri (non voglio essere selettivo)É poi Anna (una grande umanitˆ con un italiano rubato). Ci siamo accorti di cosa successo? Abituati a cercare e leggere di ci˜ Òche va dalla pelle in fuoriÓ abbiamo forse smarrito la percezione che dietro dei freddi e ogni tanto fantasiosi nick ci sta unÕumanitˆ, una passione, una sofferenza, un bisogno di esprimere qualcosa, dei sentimenti. Col cÉ in mano abbiamo perso il cuore. Molti mi compatiranno, ma ritengo che a queste Donne noi maschietti dobbiamo dire un grazie sincero, e soprattutto a Enjoy che con il suo sfogo appassionato e confuso ha costretto ad abbassare qualche velo dalla nostra immagine virtuale rivelando lo spessore emotivo delle persone. Forse questo sito ha manifestato un contenuto pi umano. La ricchezza nascosta delle persone. Chiedo ancora scusa per la riflessione fuori luogo.
10
1
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Il pompino al cugino
ciao son marco 30enne di cagliari, vivo da etero ma ho tendenze bsex passive dovute a qualche esperienza fatta in adolescenza..... Infatti capitava spesso che assieme a qualche amico andassimo in luoghi appartati a sfogliare giornaletti porno, il tutto finiva con un sega party, quanto era bello essere circondato da minchie......la più bella era quella di un cugino più grande, aveva un randellone e a me piaceva guardarglielo, penso che si accorse della mia "passione" e anche lui mi fissava maneggiandoselo e prostaendolo, che enorne ;)...........poi da soli cominciò a manifestare tendenze bsex attive, mi parlava di essersi inculato un compagno e dei pompini che gli faceva un amico...io arrossivo ma mi eccitavo e timidamente gli chiedevo particolari, saliti in motorino mi faceva guidare per farmi sentire la sua erezione fra le chiappe, la cosa comminciava a picermi....un bellissimo giorno i nostri genitori ci mandarono a prendere delle cose in una casa in campagna, durante il tragitto lui comminciò a parlarmi della normalità della bissessualità, io chiesi ma non è da froci, lui mi rispose che erano froci quelli che andavano solo a uomini, feci il tragitto col suo bell'ucello poggiato in culo. Arrivati alla casa l'eccitazione era tanta così tolse fuori il nerchione, era più enorme del solito, io lo fissavo seduto in poltrona, ero eccitato dalla visione, ad un certo punto mi chiese vuoi provare a farmi una sega, io arrosì lui si avvicino e le mie mani andarono sul suo cazzo, comminciai a maneggiarglielo quanto era tanto nelle mie mani, me lo fece misurare non bastavano le mie due mani....aveva una capella favolosa, massaggvo le palle, poi lo smanettai più energicamente fino a farlo sborrare................. l'indomani passo a prendermi con la scusa di una scampagnata, mi porto in montagna e in una zona appartata lo tiro fuori e mi chiese mi aiuti? cominciai a fargli un segone, poi mi chiese ti va di farmi un pompino, io risposi se a te piace si.................ci imboscammo in un cespuglio, si sdraiò, era enorme, lo smanettai un po, poi come se posseduto la mia testa ando automaticamente giu, comminciai a succhiare, ero eccitatissimo la bocca aperta non lo conteneva ed emettevo "suoni di pompa", sentivo il sangue in testa, era la prima volta ma spompinavo avvidamente, la testa andava su e poi nuovamente giù sino alle palle, poi lo scapuciavo era stupendo averlo così vicino agli occhio, lo leccavo dalla base sino alla capella e poi nuovamente tutto in bocca, sino a farmi sborrare in faccia......................mi guardò ridendo e disse: cavoli meno male che non volevi, che pompa!! passai un anno a fargli pompe ogni fine settimana, poi nulla piu e mi sono esercitato con zuccone che spesso mi finiscono nel culo............. cerco persone riservate con un gran bel cazzo................... presto pubblico foto.
32
6
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Eurostar
I graffiti sui muri di fianco alle rotaie correvano sempre più veloci, Federico provava una strana ammirazione per gli autori di quei segni, per quanto in genere ormai fossero uniformati fra loro e, cosa ancor più grave, non rappresentassero più ciò che erano agli inizi, un grido dissonante nel coro delle parche asservite al potere. Il potere ha un’abilità cinica ed estremamente efficente, ha capito, da tempo immemorabile, che il sistema più efficace per combattere la protesta e il dissenso non è metterli a tacere, bensì assorbirli, fingere una compiaciuta tolleranza, se non addirittura un apprezzamento. Una volta ristretta, circoscritta, canonizzata, qualsiasi protesta perde tutta la sua forza, diviene innocua. Nell’iPod Jackson Browne aveva lasciato il posto ai Procol Harum, una playlist decisamente eterogenea, seppur riconducibile ad un periodo di tempo ben definito. Nonostante fossero solo le 6,45 del mattino, il sole era già luminoso e caldo, le ombre degli alberi ancora lunghe, le enormi ruote dei covoni sembravano tutte rivolte a osservare il passaggio del treno senza alcun coinvolgimento, spettatori distratti di un film visto già troppe volte. I girasoli non avevano ancora sollevato il capo, non erano ancora diventati gli schiavi insolenti che guardano il dio Sole dritto negli occhi. Questa immagine s’era formata improvvisa e nitida nella sua mente, gli sembrava rappresentasse perfettamente ciò che intendeva per sottomissione. Un girasole deve la sua stessa vita al suo Padrone Sole, ne segue il movimento adorandolo, appena il Sole scende oltre l’orizzonte, il girasole china il capo sconfitto, piegato, incapace di qualsiasi azione; ma, al tempo stesso, sfrontato, sembra sfidare lo sguardo del suo Signore. A un osservatore distratto o superficiale questa potrebbe sembrare almeno una contraddizione, ma per Federico rappresentava l’essenza stessa del suo essere dominante. Quanto più era difficile, arduo, piegare la volontà di colei che aveva scelto come schiava, tanto più era affascinante la sfida. Il vero potere, quello cui è impossibile sfuggire, non viene imposto con la brutalità, ma semplicemente con lo sguardo, con le parole. Seguendo questo pensiero con un sorriso s’era alzato dal suo posto stiracchiandosi. Nelle orecchie gli Eagles, sugli occhi i Rayban Caravan che usava da molto prima che fossero sputtanati da quell’insulto alla cinematografia che era stato Top Gun. Lei era lì, sola sul sedile dietro al suo. Doveva essere salita in treno dopo di lui, non l’aveva notata prima. I capelli neri sciolti, non molto lunghi, la pelle chiara che faceva risaltare gli occhi di un incredibile grigio appena cerchiati, le labbra naturalmente rosse, lucide, grandi. Una canottiera nera, leggera, faticava a contenere il seno che non sembrava particolarmente grande, pantaloni morbidi di lino ecru, sandali. Sembrava essersi svegliata da poco, infreddolita dall’aria condizionata del vagone. Lo sguardo di Federico era sceso sui capezzoli che per il freddo erano così turgidi che attraverso la stoffa si vedeva perfettamente anche l’areola. Erano grandi, quasi sproporzionati rispetto all’apparente dimensione del seno. Quello era un gioco che faceva spesso, non tentava nemmeno di nascondere o dissimulare lo sguardo, sfrontato senza volgarità, era convinto trasparisse un sincero interesse puramente estetico. Sentiva gli occhi di lei scrutarlo, perciò si sforzò di abbandonare la visione della maglia per fissarla in viso, sfidandola. L’espressione di lei in parte lo sorprese. Non sembrava affatto imbarazzata, né infastidita, il sopracciglio impercettibilmente sollevato e un accenno di sorriso le davano un’aria ironica, maliziosamente scaltra, sembrava quasi volesse dirgli: “Fammi guardare quegli occhi che mi stanno fissando le tette da almeno due minuti, vediamo se ce la fai a sostenere con la stessa sicurezza anche il mio sguardo”. Federico non riuscì a trattenere del tutto una risata e neanche lei. “Accidenti all’aria condizionata” “Direi piuttosto benedetta aria condizionata” “Sono contenta che ti piacciano, comunque” “Sai perfettamente di piacere e sei gratificata dagli sguardi che attrai” A queste parole era arrossita, lo sguardo, prima fisso negli occhi di Federico, s’era smarrito, abbassato per un momento. Immediatamente, però, sembrava aver ripreso il controllo della situazione, anche se tracce di un leggero turbamento erano ancora evidenti per chi, come lui, fosse stato in grado di interpretarle. Le mani si muovevano un po’ più nervose, sembrava non riuscissero a trovare un posto dove fermarsi, il respiro appena più corto. Senza darle il tempo di realizzare, di riflettere, le sedette accanto, l’avambraccio a sfiorare intenzionalmente quello di lei. “Accomodati pure, prego eh...” aveva un’aria artificiosamente arrabbiata. “E’ quello che volevi anche tu, no?” Ora la guardava dritta negli occhi, l’aria decisa, la voce calma e profonda. “Presuntuoso” Quella parola, detta con l’intenzione di ristabilire la distanza, ma pronunciata con un leggerissimo tremolio nella voce, suonò invece quasi come una supplica, infatti, subito dopo, i suoi occhi si abbassarono di nuovo. Le prese il mento con le dita e le sollevò il viso, che era arrossito vistosamente, entrambi sapevano cosa sarebbe successo. Di nuovo una sottile aria di sfida negli occhi di lei. Il vagone era semideserto, non erano certo molti quelli che ad agosto si recavano a Milano per il weekend, nessuno perciò sembrava far caso a loro. Quella sensazione d’essere soli era evidente che la spaventava, ma sembrava anche eccitarla, spingerla verso il raggiungimento e, forse, il superamento di quei limiti che normalmente avrebbe avuto, infatti gli prese con decisione la mano, la scostò dal mento intrecciando le dita con forza, senza però abbassare il viso. “Mi stai sfidando” la voce di Federico s’era fatta ancora più bassa e calda. “Piegami, se ne sei capace.” Le passò l’altra mano dietro la nuca, le strinse leggermente il collo poi, improvvisamente, l’afferrò per i capelli rovesciandole la testa all’indietro. La bocca le si socchiuse, lasciando sfuggire un gemito sommesso mentre la stretta delle dita si faceva più forte. L’aveva attirata a sé ed ora il suo collo era a pochi millimetri dal suo viso, inspirava il suo profumo e con le labbra le sfiorava la pelle. Il respiro caldo le provocava ondate di brividi, con una mano stringeva il bracciolo, con l’altra le dita di lui, molto più grandi delle sue. Istintivamente i suoi fianchi, il suo bacino avevano iniziato a muoversi, sporgendosi in avanti. Senza lasciarle i capelli, aveva liberato la mano dalla stretta e, mentre scendeva a sfiorarle la spalla con le labbra, le aveva preso un capezzolo fra le dita, stringendolo. Un sussulto, soffocando sul nascere un grido. “Ti prego, non smettere...” sussurrava con una voce che sembrava venirle dal ventre. Lui rispose stringendo più forte le dita e mordendole il collo, lasciando il primo segno evidente. D’un tratto allentò la stretta sul capezzolo e scese a sciogliere il nodo dei pantaloni. Scostando il pizzo della culotte non ebbe bisogno di ordinarle di aprire le gambe, l’aveva fatto istintivamente. Appena il tempo di sentire la pelle liscia del pube, la punta del clitoride già gonfio e le dita scivolavano dentro a possederla. Per un istante si ritrasse, poi spinse in avanti il bacino per sentirlo più profondamente. Non era imbarazzata nel sapere che lui scopriva la sua eccitazione, si rendeva conto che era esattamente ciò che si aspettava, per nulla sorpreso. Capì che era lui a dettare le regole, a scandire i tempi. Era incapace di qualsiasi movimento, avrebbe voluto fare anche solo un gesto, sentiva il bisogno di scoprire il suo corpo, desiderava conoscere la sua erezione, capire quanto lui fosse coinvolto, ma sentiva che non le era permesso. D’improvviso lui lasciò la presa dei capelli, estrasse le dita e s’appoggiò allo schienale. “Cosa c’è, ho fatto qualcosa di sbagliato?” La sua stessa voce sembrava non appartenerle, tremolante, timorosa, quasi supplicante. Non riusciva a spiegarsi la ragione di quella domanda, l’interruzione le appariva perfettamente logica, naturale, eppure la richiesta le era affiorata alle labbra spontanea, senza che potesse far nulla per fermarla. Gli occhi socchiusi, Federico annusava le dita, le assaporava in un gesto che confermava prepotente il suo carisma. Si sentiva violata ed accarezzata, umiliata e rispettata, una sorta di rabbia sembrava salirle dentro, sentiva un moto di ribellione nei confronti di quell’uomo che s’era insinuato nella sua mente, ancor prima che fra le sue gambe. Si rendeva però conto che la rabbia era sopratutto verso se stessa, non solo per non aver impedito che accadesse, ma anche per aver provato un piacere così intenso e per essersi sorpresa a desiderare che succedesse ancora, anzi, che succedesse qualcosa di più. Quasi potesse assistere al conflitto che la tormentava, Federico le rivolse un enigmatico sorriso che interruppe la battaglia, lasciando il posto all’apprensione per ciò che l’aspettava. Le sfiorò le labbra con le stesse dita che poco prima aveva intriso del suo umore, facendole sentire un profumo a lei noto che ora le sembrava nuovo, sconosciuto. “Ora alzati, vai nell’ultimo vagone, entra nel bagno, spogliati completamente ed aspettami.” Lei scoppiò in una risata che durò solo un istante, le si spense in gola nel momento in cui, alzando gli occhi, aveva colto la determinazione nello sguardo di lui. “Nn.. non ci penso nemmeno” La stretta allo stomaco e al ventre era arrivata improvvisa, inaspettata. Non disse una parola, limitandosi a fissarla le mani giunte, le punte degli indici poggiate sulle labbra. Vide gli occhi di lei diventare più lucidi, una lacrima faceva capolino nonostante gli evidenti, enormi sforzi che faceva per ricacciarla indietro, cercava insomma di ribellarsi ma senza successo, senza convinzione. La vide alzarsi, sgusciare faticosamente fra lui ed il sedile di fronte, rimase ad osservare i bei fianchi che si muovevano mentre si allontanava verso il fondo del vagone. Una volta scomparsa oltre la porta, la immaginava procedere incerta, un po’ per i sobbalzi del treno, ma anche per il tremito che s’era impadronito delle sue gambe. Federico prese il cellulare, ultime chiamate effettuate, Giorgio rispose al primo squillo per fortuna. Si conoscevano solo da poco meno di cinque anni, ma sentiva un profondo affetto, un grande rispetto e una grande stima per lui, nonostante fossero così diversi, quasi antitetici per molti aspetti. Come gli accadeva spesso parlando al telefono, disegnava. Istintivamente tratteggiò sul suo blocco per appunti un bocciolo di rosa, abbellito da un nastro annodato sul gambo privo di foglie ma non di spine. La telefonata durò in effetti pochissimi minuti, un tempo che però era certo a lei sarebbe sembrato infinito, insopportabile. Strappò il foglio con il disegno e lo mise fra le pagine del libro che lei aveva abbandonato sul sedile. Dirigendosi, a sua volta, verso la coda del treno, distrasse la mente da ciò che lo aspettava osservando i volti degli altri viaggiatori, cercando di coglierne le storie. L’ultimo vagone era praticamente vuoto, una donna sui sessant’anni leggeva un’insulsa rivista di gossip, un ragazzo dormiva con la testa schiacciata sul finestrino in una posa innaturale, nessun altro. “Apri” Lentamente l’indicatore sulla porta passò dal rosso al verde. Era appoggiata sul lavabo, gli abiti appesi di fretta ad un gancio, aveva tenuto soltanto i sandali. Nonostante la situazione sul suo viso non s’era spenta quella luce di fierezza che lo affascinava. Estrasse dalla tasca della giacca una leggera, sottile e lunga sciarpa di seta viola che portava sempre con sé, le portò le braccia dietro alla schiena, legandole con abilità i polsi senza bisogno di guardare, la mise a sedere sul lavabo aprendole le gambe. I capezzoli erano rimasti turgidi, pensava all’imbarazzo che doveva aver provato lei attraversando il treno con gli sguardi addosso, anche le areole erano contratte e tutto spiccava sulla pelle chiara del seno, che ora si rivelava più grande di quanto apparisse sotto la canottiera nera. Li prese entrambi fa le dita torcendoli e tirandoli più forte di quanto aveva fatto prima, rammaricandosi di non avere nulla con sé, nessuno “strumento”. Per qualche istante rimase a guardarla, liberò poi i capezzoli prese un seno nella mano e il capezzolo nelle labbra succhiandolo, stringendolo con i denti. Al primo contatto lei aveva tremato ed emesso un rantolo soffocato, che ora si stava trasformando in un lungo, ininterrotto gemito roco, sarebbe forse scivolata dal lavabo se non l’avesse tenuta spinta all’indietro. Stringeva i denti continuando a fissarla, le poggiò una mano all’interno della coscia, vicino all’inguine, sentiva la pelle morbida quasi sfuggirgli mentre serrava le dita. Il profumo della sua figa, eccitatissima, aveva riempito quello spazio angusto, di nuovo fece scivolare le dita dentro di lei, stavolta più aggressivo, senza sforzo, profondamente, mentre con il pollice le stimolava il clitoride. Il piacere la avviluppava come un mare dalle lunghe onde calde, sempre più frequenti ed intense, sentiva arrivare l’orgasmo, lo desiderava e, al tempo stesso, voleva negarselo per prolungare, dilatare all’infinito le sensazioni intense che provava. Ancora una volta, lui parve leggerle nella mente e, all’improvviso, si bloccò, ritirando le dita madide per strofinarle sul suo collo, scendendo poi sul seno, sui capezzoli, sul ventre. Le sembrava d’essere giunta con fatica sulla cima d’una salita e d’essere stata arrestata da una forza superiore alla sua, lo guardava con aria smarrita, interrogativa, ma non osava parlare, chiedere. “No....” di nuovo quella voce estranea dava corpo ai suoi pensieri. Un attimo, un minuto forse e lui tornò a penetrarla come prima facendole riprendere il cammino verso la vetta, solo qualche passo indietro rispetto al momento in cui s’era fermata. Stavolta l’orgasmo era molto più vicino, daccapo però, un istante prima che giungesse, lui s’era fermato, osservandola senza parlare. Ripetè più volte quel “gioco”, dimostrandole quanto era lui a dirigerla, a dettare i tempi, a gestire il suo corpo. Finalmente la liberò da quel susseguirsi di cime e precipizi, concedendole di arrivare in fondo. La costrinse a guardare in basso mentre l’orgasmo le esplodeva dentro, le attanagliava le reni, la schiena, il ventre, la mente e vide la mano di lui raccogliere gli umori che zampillavano fuori come mai le era accaduto prima, stupefatta assisteva a qualcosa di cui aveva solo sentito parlare, che non credeva possibile potesse appartenerle. Vide la macchia che aveva causato sulla camicia e, in parte, sulla cravatta nello stesso istante in cui anch’egli se ne accorgeva e al piacere si sommò una specie di sottile paura, di cui non capiva la ragione. Lentamente Federico iniziò a slacciare la cinta dei pantaloni e diede corpo al timore che l’aveva presa. Afferrandole i capelli la costrinse a scendere dal lavabo, credeva che le gambe non l’avrebbero retta, la spinse verso il pavimento facendole poggiare il viso contro la parete. Per un lunghissimo istante non accadde nulla, poi i primi colpi arrivarono quasi come una liberazione a segnarle le natiche, la schiena, le braccia ancora legate, le mani aperte. Si mordeva le labbra per non farsi sfuggire le grida di dolore e piacere che sentiva salire prepotentemente. Aveva perso la nozione del tempo quando i colpi cessarono e sentì la cinta passarle intorno al collo, usata ora per farla sollevare in piedi. Il metallo freddo del lavabo le diede un piccolo sollievo, così come lo specchio su cui poggiava la schiena che bruciava. Federico si tolse la giacca, la cravatta, poi la camicia ed il resto e le si avvicinò tornando a stringere la cima della cinta che ora usava come un guinzaglio. Abbassò lo sguardo e vide, finalmente, quanto anch’egli fosse eccitato, con una punta di compiacimento che non riuscì a nascondere. La penetrò con un colpo secco, violento. Lo sentiva muovere con forza dentro di sé e l’eccitazione, mai del tutto sopita, tornò a salire velocemente, tanto che sapeva che un nuovo orgasmo sarebbe giunto quasi subito. Non fece però in tempo, lui, inaspettatamente, s’era staccato e, tirandola per quella specie di guinzaglio, l’aveva fatta scendere, costringendola a voltarsi. Sentì la lingua di lui farsi spazio fra le sue natiche, facendole intuire, comprendere le sue intenzioni. “Ti prego mio Signore, mai nessuno prima di te...” Per la prima volta aveva usato il termine Signore e lo aveva fatto con spontaneità, come fosse il modo più naturale e giusto di rivolgersi a lui. Il dolore, acuto ma breve, lasciò subito il posto ad un piacere diverso dal precedente, non meno intenso, sembrava più tangibile, fisico. Ciò che la eccitava di più era però la sensazione di totale dominio che le trasmetteva. Lo sentiva affondare dentro di lei con movimenti sempre più potenti e frequenti, sentiva che stavano procedendo affiancati verso il culmine. Quando sentì il suo calore spandersi dentro di lei un orgasmo lunghissimo le fece quasi perdere i sensi, non solo per l’intensità, ma per il significato che gli attribuiva, per il senso di appartenenza, di devozione verso quell’uomo fino a poco fa sconosciuto, al quale ora non poteva fare a meno di obbedire, felice e fiera di servirlo. Il suono del loro respiro si fondeva con quello ritmato, rassicurante del treno, l’odore acre dei loro corpi sudati la inebriava, il viso ancora schiacciato contro lo specchio attraverso il quale aveva potuto vedere i lineamenti contratti di lui mentre la possedeva, l’espressione che non aveva smesso, nemmeno per un istante, di trasmetterle quella forza che la incatenava a lui, ora più che mai. Chiuse gli occhi per qualche istante, quasi a voler trattenere nella mente quel turbine di emozioni che l’aveva travolta, sfinita. Li tenne chiusi anche quando sentì sciogliere il nodo che le stringeva i polsi. Lo scatto del chiavistello la costrinse a riaprirli, giusto in tempo per vederlo uscire senza voltarsi. Federico, tornando verso il suo posto, si fermò al bar e, prendendo un caffè, sistemò meglio il nodo della cravatta, perfetto come sempre, la macchia era scomparsa, solo qualche leggera traccia sulla camicia che osservò con un sorriso. La vide passare alle sue spalle nello specchio che aveva di fronte, camminava con l’aria spavalda che aveva nei primi istanti di quell’incontro, sentì che lo sfiorava. Voltandosi a guardarla, notò le braccia nude, con impressi i segni rossi che lei sembrava quasi ostentare. Era la sua volta, ora, di sorridere compiaciuto. Di nuovo, i volti dei passeggeri, le loro storie che lo incuriosivano; quattro giapponesi, fotocopia l’uno dell’altro, sembravano preparare un esame di scuola, più che leggere la guida turistica di Roma. Avvicinandosi al suo posto, la fissò per cogliere le sensazioni che trasmetteva, lei alzò gli occhi, guardandolo con un’espressione che aveva perso ogni traccia di sfrontatezza, il girasole si scaldava agli ultimi raggi del Sole, prima di chinare il capo sino al giorno seguente. Tornato a sedere, riaccese l’iPod che aveva lasciato nella valigetta, mise gli occhiali scuri, aprì il blocco sul quale appuntava i pensieri, le idee che voleva fissare, spunti per il suo lavoro di progettazione o per i racconti che scriveva. “…can you tell a green field from a cold steel rail, a smile from a veil...” Curiosa coincidenza che fosse proprio quella frase di Wish you were here ad accompagnarlo in quel momento. Il treno, ora, procedeva lento entrando nella stazione di Firenze. S’era alzato, aveva preso la valigetta, il trolley e aveva rivolto di nuovo lo sguardo verso di lei, gli occhi grigi sembravano splendere ora, si chinò ad accarezzarle una guancia. Sceso dal treno, s’era acceso quella sigaretta che aspettava con impazienza da due ore, intenzionalmente s’era fermato in corrispondenza del finestrino attraverso il quale lei continuava a guardarlo. Fermo al sole fuori della stazione, Federico cercava con gli occhi un taxi. Mettendosi una mano in tasca, trovò un foglietto piegato in due. - Grazie. Gloria 338………….- “Sono io” “Lo so, ti vedo, sono qui, ferma davanti alla stazione….”
31
2
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Al casale
Venerdì scorso l'ho vista truccarsi in bagno....si truccava per la caccia... .. verso mezzanotte si apprestava per uscire, indossava un vestitino nero, svolazzante, si era tolta i collant e ai piedi aveva sue stivali neri. Le ho alzato il gonnellino e aveva un perizoma bianco. Pensava la sgridassi, invece le ho detto di andarsi a mettere quello di pizzo nero, di seta, con le trasparenze... Siamo andati insieme al Casale, io stavo al bar e la vedevo ballare con ragazzi che con insistenza le toccavano il culo. Lei mi guardava ed io tutto eccitato annuivo con la testa.. Poi ha preso da bere insieme a due ragazzi e si è seduta vicino... Tra un drink ed un altro allungavano la mano cercando di salire vicino alla sua figa. Poi uno l'ha presa per mano e sono entrato in una stanzetta. Uno fuori a controllare e lei dentro con un altro. Ho sbirciato di nascoto ed ho intravisto che era seduta sui suoi tacchi mentre lo spompinava... Dopo 5 minuti è uscito e si sono dati il cambio... riuscivo vedere la sborra che aveva in faccia mentre si puliva. Poi è uscita, e dieci minuti più tardi è venuta da me dicendomi che mai aveva fatto due pompini uno dietro l'altro, e che era stato bellissimo. Mi ha dato la lingua in bocca e riuscivo assaporare il sapore di sborra. Siamo usciti, il mio cazzo scoppiava, siamo entrati in parcheggio... in una zona buia, l'ho girata, alzato la gonna e l'ho pompata da dietro... in pochi colpi ero già venuto... tutto eccitato... Che bella figa che è...
8
5
14 years ago
silverhose,
45/45
Last visit: 13 years ago
-
Prima non olevo
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto , mio marito mi ha costretta ad andare in un prive . La serata e' stata abbastanza noiosa fino a quando non siamo andati in una stanza . Vi premetto che mi aveva fatta vestire con un abitino in latex . Ad un certo punto ho deciso di uscire dalla stanza ma mio marito si e' molto arabbiato , fino a costringermi con la forza .I quel momento si sono avvicinati 2 ragazzi e sono entrti . Pensavo che mio marito li cacciasse , invece li ha fatti entrare ed ha chiuso la porta . In un attimo erano nudi e a cazzo dritto . A questo punto mi ha costretto a succhiarli entrambi , ma alla fine l'ho fatto con piacere perche erano carini e dotati .mentre succhiavo uno dei 2 , l'ltro mi ha messo a pecorina e mi ha leccato il buchetto del culetto . e' stao bellissimo , tanto che ad un certo punto me l'ha infilato dentro il culetto di colpo .ho urlato , ma ho goduto anche . mi ha pompata alla grande . poi mi ha goduto dentro ,me lo ha tolto dal culo e me lo ha messo inbocco .Miomarito mi ha detto , troia pulisci il cazzo di merda .Io ero infiota el'ho ripulito per , bene .Anche l'altro ragazzo , con un cazzo molto largoe lungo , mi ha pompata alla grande e poi me lo ha messo in bocca . questa volta il suo cazzo era veramente pieno di meda e sborra ,ma io me lo sono leccato e la cosa mi ha eccitata .Non sapevo di essere cosi troia . La cosa incredibile e' stata poi che mio marito mi ha leccato anche le labbra .poi l'ho visto mettersi a pecorina lui ed uno dei 2 ( l'altro non ha voluto) l'ha inculato alla grande ( che porco, no sapevo gli piacesse ) , poi si e' fatto anche sborrae in bocca ingoiando tutto fino alla fine . Non contenti i ragazi ,mi hanno anche girata e uno mi ha messo una mano nel culo fino alpolso . Io gridavo , ma loro mi tenevano .alla fine ho goduto come non mai , vedendo anche mio marito che si faceva ancora inculare . il porco poi si e' fato anora sborraee in bocca , stavolta da tutti e 2 . Ha finito leccandomi il buco del culo sporco e facendosi una sega . Oggi ci siamo anche lasciati , ma il pensiero di quella porcata ancora mi eccita , specialmente il sentire il cazzo caldo del mio culo che mi gode in bocca . Sono una Troia e' vero , ma quanto ho goduto . Chi non lo ha provato , non puo certo saperlo .
12
10
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Solo trasgessione e niente di più
Tutti i miei racconti sono assolutamente veritieri,con errori di grammatica, ma Verietieri.Leggo in continuazione persone, coppie che cercano solo giovani fino a una certa età, e gli'altri? non sono mica da Rottamare, anzi persone di una certa età,fisicamente messa bene,ti da quello che un giovane a volte non ti da. Io ed il mio compagno giorni fa siamo stati contattati da una coppia, di una certa età, dopo varie telefonate, un venerdi sera siamo stati invitati a casa loro, e nel vedere maggiormente Lui, pensavo che sicuramente lui voleva solo guardare avendo 66 anni ma sinceramente molto gentile, educato ed una spiccata dialettica nel parlare che mi affascinava, lei 50 anni ma non li dimostrava, ma molto signorile. Cena a base di pesce, vino bianco, servitaci da una signorina nera molto gentile,e carina. Finita la cena prendiamo il caffe seduti sul divano, dove Lei seduta vicino al mio uomo tutta scosciata, gli si strofinava contro come una cagna in calore. Per farla breve, nell'uscire dal bagno trovo Lei e Lui che ciucciavano il Cazzo duro e grosso del mio lui, mi avvicino anche io ed inizio a baciarlo sulla bocca, mentre una mano di Lui il 66 enne mi accarezzava il fondoschiena, mi giro gli sbottono la toppa dei pantaloni,(SORPRESA) gli tiro fuori un cazzo piu grande del mio lui duro dritto,, largo ,con una cappella vellutata , inizio a ciucciarlo , sento i suoi gemiti, è arrapato al massimo, mi sposta mi finisce di spogliare, ed inizia a leccarmi la passera( Cazzo come sei fantastico)Mi fa mettere alla pecorina, con la bocca sulla passera della moglie,che stava seduta sul cazzo del mio uomo, lecco entrambi, mentre lui mi infila il suo Manganello nella Passera mi fa male, ma è bellissimo mi martella in modo tale che lo sento fino in gola,solo che finisce presto, perchè gode quasi subito, si siede sul divano, mentre io continuo a leccare Lei, e il mio lui, sempre alla pecorina con la mia passera tutta eccitata, ed ancora vogliosa, viene la Nera mi accarezza, mi tocca la passera, e mi infila un cetriolo grande, grosso ed inizia a fare su e giu fino al godimento. CONCLUSIONE ne ho visti e ne ho assagiati tanti di cazzi, ma grosso come quello del nonnetto, mai Ciao Fausta
12
3
14 years ago
fausta, 50/50
Last visit: 9 years ago -
Il tormento dell\'attesa
Quante immagini riportate alla memoria appena superata la porta... Sono steso sul letto, nel buio del nostro talamo segreto, dove i desideri diventano realtà. Per molti giorni non potrò vederti, sentirti… Mi sono spogliato e chiudendo gli occhi ho cercato nel mio labirinto di memoria, attimi che mi legano e stregano. Difficile emigrare dalla realtà ad un’immagine sfocata: cerco di concentrarmi, mentre, la mano, senza dignità, scivola lentamente ad accarezzare il membro. Chiudo gli occhi stupidamente, sono al buio! Che cazzo stringo gli occhi!! Il sesso reagisce ai pensieri indecenti, ma la tua immagine rimane sbiadita e il tuo odore di femmina, è svanito da tempo. Le lenzuola nere stropicciate e il letto mai rifatto, sono l’unico segnale del nostro ultimo passaggio, fortuna che la donna delle pulizie tiene in ordine la mia confusione di maschio. Cazzo! Ho perso l’eccitazione con queste variazioni sul tema: sto accarezzando un amico scontroso che ha bisogno di linfa nuova. Cerco di riprendere il filo del pensiero erotico tornando alla tua immagine sul letto: i ricordi sono netti, i particolari meno. La reazione fisica che sento tra le mani, non mi soddisfa, accendo la luce, mi alzo e prendo il telecomando del videoregistratore dove ho immortalato alcuni dei nostri amplessi. Sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, te l’avevo detto; - Verrà il giorno che non potrò averti e dovrò sfogarmi diversamente… Ricordo i tuoi sorrisi increduli alla vista della telecamera e poi, le tue lamentele su quella novità e infine, l’eccitamento nel saperti registrata. Il filmato parte, guardo le immagini e vedo passare mille particolari che avevo perso nel momento della passione. Torno a sdraiarmi sul letto, ho messo un doppio cuscino dietro la testa e una mano appoggiata alla nuca, l’altra, ricomincia a discutere meccanicamente col sesso. Vederti, è un’esplosione di sentimenti: desiderio e tristezza scivolano lentamente sul ritmo creato appositamente per il mio piacere, il sesso turgido subisce la stretta possessiva della mano e ne accetta la cattiveria, il movimento segue le immagini e, i gemiti che arrivano dallo schermo sono come la benzina per il fuoco. Il pensiero corre al momento della telefonata arrivata mentre facevamo all’amore l’ultima volta: avevi dimenticato di spegnerlo; ricordo il tuo viso imbarazzato quando hai visto il nome di tuo marito e io che ti ho detto di rispondere; - Sei pazzo? Non riuscirei a parlare con lui in questo momento… - Rispondi… E tu, ancora una volta, mi hai seguito nei miei desideri ambigui. La mano continua il suo scorrere… Torno a quel momento: ti ricordo mentre saluti e io, approfittando della situazione, ti faccio piegare verso il tavolo e bastardamente entro a suggellare il mio potere; ascolto le sue parole e aspetto il tuo parlare per spingere più forte: guardo la tua mano che cerca di placarmi, cerchi di calmare la mia irruenza per non tradire la tua voce, ma, io ti vedo nello specchio, percepisco il tuo eccitamento per quella situazione pericolosa, sento e guardo il tuo bacino che spinge deciso verso il mio sesso e, riconosco quel viso contratto nella smorfia della passione. Esco piano e aspetto, poi, nel momento dei saluti, scateno la mia bestialità d’amante. Un attimo di crepa nella voce, un gemito strozzato nella gola, il cellulare che inerte cade per terra, mentre, afferri decisa il bordo del tavolo offrendoti a me. Lo specchio continua a mostrare il nostro amplesso focoso, i gemiti liberi da trattenimenti diventano urla e finalmente vengo… Ho il cuore in tachicardia, anche quel giorno lo era e, quando ti avrò di nuovo, impazzirà ancora. Guardo il finale del filmino, mi domando come sia possibile desiderarti tanto. Un amante innamorato… Quanto è infingardo il tempo? Veloce quando siamo insieme, lento se non ci sei. Apro l’armadio e guardo i tuoi vestiti, poi il tuo intimo, a ricordarmi che esisti, accarezzo lascivamente un perizoma nero mentre, sento un nuovo formicolio tra le cosce. Domani voglio passare in un sexy shop a vedere se ci sono delle novità, so quanto ami le sorprese erotiche; nel frattempo adagio della lingerie sul tavolo a supportare il mio desiderio crescente, ti preparo per il mio piacere, seguendo il ricordo dei tuoi desideri. Il tempo dell’attesa sta finendo. Presto tornerai ad essere la mia piccola grande donna, tortura dell’anima, delizia del corpo. Il tempo delle mele, è passato con la giovinezza, non sarà mica che esiste il tempo delle pere per chi arriva in ritardo? Sorrido a questa battuta fanciullesca e piano mi rivesto. Mi guardo un attimo nello specchio, tutto, esteticamente e a posto, posso tornare alla realtà quotidiana aspettando il momento di perdermi con te nel nostro mondo…
11
0
14 years ago
fantasypervoi,
36
Last visit: 12 years ago
-
Zoolandia
Non vedo! Sempre in mezzo al buio, annuso. Migliaia i ciechi intorno a me. Camminano incerti parlando e sentendo ….. chi ride, chi piange, chi urla …. Ci troviamo nella Zoo Umana. Dove non ci sono nomi, non esiste lo spazio, non entra il tempo. Esistiamo solo noi; bisognosi di…..tutto e niente. Intorno a me tanti ormoni che m’invadono, violano il mio corpo con arroganza e ci vogliono pure rimanere sopra…..tanti odori che non m’appartengono. Rido e piango anch’io….e cammino….finchè non arriva il mio Odore. Lo riconosco sulla mia pelle prima che sul naso. È Mio! Tocco timidamente e vengo toccata. Voce a voce. Pelle a pelle. Seguo con il fiato quello di qui è fatto. Di cose semplici, vibra con i colori miei, un po’ di nero e subito il giallo, poi mi abbraccia il rosso e mi fa innamorare il blu. Il vento ci gioca e toglie un po’; noi ci seguiamo a vicenda… Mi afferri e mi sfiori, mi fai vedere senza occhi, mi fai conoscere mani che cercavo e non sapevo….. Tocco e gusto, piano, come se non avessi altro da fare nella vita. Riempio tutta me stessa e aspetto! La tempesta perfetta! Quella dei sensi impazziti, che ti alza in aria e ti fa sentire Dea, ti gira e ti fa misurarsi con il Zeus in persona, ti fischia il canto delle sirene e non ci pensi proprio a chiudere le orecchie….che ti brucia la pelle e ne sei contenta! E poi ti butta! Ti senti morta finché non vieni morsa! E ricomincia tutto! Vuoi pregare e non c’è più un Dio, vuoi vedere e hai dei buchi per occhi, vuoi urlare e non hai voce! Solo una cosa ti è permesso! Vivere! Con la speranza che si racimoli tutto e ti lasci vivere! Solo questo! Che uno lo voglia o meno! Intanto, la gente intorno paga il biglietto. E ha diritto ad assistere! Uno di noi si ritira….non c’è la fa. Ha speso tutto….pure l’anima. Ma il biglietto costa, e chi ci mantiene ci nutre con residui di ego e vanità….
12
3
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
l\'anniversario
L’anniversario Anna era quasi pronta. Si controllò nello specchio, prima di indossare l’abito nero a tubino. Si trovò bella. Capelli raccolti in alto valorizzavano il suo viso, un’ovale, perfetto, ben truccato, i grandi occhi scuri, labbra rosse e carnose, un sorriso dolce e irresistibile. Spalle tonde, il seno pieno, che traboccava del reggiseno a balconcino, di pizzo nero. La vita stretta, fianchi dalle morbide curve. Il reggicalze e mutandine anche queste di pizzo nero completavano, insieme alle calze appena velate un quadro davvero intrigante, Anna si trovò davvero bella, con i suoi trentacinque anni era veramente una donna capace di far girare gli uomini quando passava per la via. Erano passati dieci anni dal giorno del matrimonio, anche allora indossava una combinazione come questa solo bianca, e quando Mario l’aveva spogliata la prima notte di nozze aveva trovato le sue mutandine inzuppate dei suoi umori, tanto era eccitata. Era stato veramente bravo, molto dolce, determinato, l’aveva posseduta con passione e dolcezza fino a sfinirla. Al solo ricordo Anna si stava già bagnando, indossò l’abito scuro e si osservò allo specchio, era perfetta. Dieci anni volati, lui era diventato un bravo avvocato, senza mai mettersi troppo in vista aveva molto successo, lei era sempre stata la donna perfetta al suo fianco, spesso lui le diceva “ sei bellissima, la più bella del mondo”. Anna rideva e si scherniva, “si, figurati se sono ancora bella, sai quante ne trovi di ragazze più giovani e belle al posto mio, “ma lui insisteva, “la più bella donna del mondo.” Amavano entrambi le situazioni particolari, spesso lui le infilava le mani dappertutto, e poi succedeva che si eccitavano, poi lei finiva per fargli un pompino, e lui le leccava la fica con molta passione. Amavano molto le situazioni trasgressive, le trovavano molto divertenti oltre che eccitanti, ne avevano vissute tante, ma questa sera era particolare. Anna finì di vestirsi, si dette un’ultima occhiata allo specchio, perfetta!, si giro verso la stanza, tutto era pronto per una cenetta a lume di candela, lo champagne, le ostriche e tutto il resto erano pronti, si versò un martini, quindi si affacciò sulla terrazza della suite dove alloggiavano, l’aria calda della sera le procurò un brivido di piacere, Napoli era stupenda, lungo via Caracciolo, alla sinistra vide il Castello dell’Uovo, mentre le luci illuminavano la baia, aspettava con una certa impazienza, guardò dentro, vide le dodici rose rosse che lui le aveva mandato nel pomeriggio, - scusami, farò un pò tardi -, così era scritto nel biglietto, e lei non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Era stato il caso a fare si che fossero finiti lì per il loro anniversario, una conferenza a cui avrebbe dovuto partecipare il socio dello studio più anziano, ma all’ultimo momento un problema cardiaco lo aveva messo fuori gioco, allora era toccato a Mario. Quando gli lo aveva detto lei era rimasta un momento a riflettere, capiva che per lui era come essere promossi sul campo, quindi decise che avrebbero festeggiato lì la ricorrenza. Tre stupendi giorni dedicati anche a loro, ma ora proprio quella sera lui ritardava, “ amore buon anniversario ” la voce di Mario la fece tornare con la mente alla serata, “ ma sei splendida, mi preparo in un secondo, poi ceniamo e magari prima vorrei un assaggio della serata, poi si va, se non hai cambiato idea”, e mentre diceva così appoggiò le labbra sul collo di lei. Anna apprezzo il bacio, la dolcezza di lui era sempre una cosa piacevolissima, “no, preparati, poi ceniamo, e poi”….. accese le candele, lui la raggiunse subito lei prese un’ostrica e la portò alle sue labbra, il gesto era assolutamente eloquente, lui sfioro il frutto con la punta della lingua , lei lo portò alla bocca e le loro labbra si unirono, il sapore del mare , il desiderio e la passione erano fusero insieme. Il coprispalle fasciava Anna, mentre sicura camminava al fianco di suo marito, erano nella parte vecchie del porto, le strade quasi buie, non incoraggiavano certo un turista a passare da quelle parti, lui si guardò intorno, forse quella sera avevano esagerato, non si fidava troppo un brivido passò lungo la schiena, era più di mezzanotte e il rischio di fare brutti incontri lo preoccupava un poco, ma era il loro anniversario, e Anna si era data da fare per organizzare una sorpresa per lui, tanto più che erano a Napoli, e non doveva essere stato facile. Dopo una stretta via voltando l’angolo si trovarono davanti a un bar, dove lei entrò decisa. Il locale era peggio di quello che sembrava da fuori, c’era gente sporca a già parecchio alticcia, Mario si portò dietro di lei e insieme raggiunsero il bancone, due tipi dall’aria poco raccomandabile li osservavano. Lei si avvicinò la bancone, il barista, un tipo grasso, pelato dalla barba incolta li osservò, “ due whisky”, lui li servì, Anna bevve tutto d’un fiato lui invece lo sorseggiava guardandosi intorno, “ un altro ,” chiese lei. Da una porta laterale entrò una donna, con dei lunghi capelli tenuti legati dietro la nuca, li vede e si avvicinò, “ decisa?, Anna fece un cenno d’assenso, allora seguitemi ”, e passarono dalla porta dove lei era entrata. Un tanfo di piscio li investì, un sudicio cesso poi un lungo corridoio, lei accese una piccola pila, aprì una porticina e illuminò l’interno. Doveva essere stata una palestra di boxe, vi era ancora il ring, ma abbassato, senza le corde, loro si avvicinarono, Anna si girò verso di lui, “ mi ami?,” lui la baciò con passione, “allora lascia che lei si occupi di te.” Mario seguì la donna sul ring, seguito da Anna, lei gli passò la pila, e lui fu fatto sedere su di uno sgabello posto in un angolo, l’unico dove c’era ancora il palo imbottito del ring,” dovrò sostenere un’incontro di boxe?,” “ peggio, amore mio, molto peggio, fra poco vedrai,” rispose Anna, poi la donna gli legò, con gesti semplici ma rapidi le caviglie e le mani. Anna passò la pila alla donna, che scese dal quadrato, e accese un vecchio mangianastri che diffuse una musica lenta, una specie di nenia indiana, spense la pila , e subito una luce dal soffitto illumino il ring, tutto il resto era buio. Anna incominciò a seguire la musica come stregata dalla melodia, danzava muovendosi sinuosa, sembrava una diva, la cubista di una disco, intanto allungate le mani in basso prese a spogliarsi, con un semplice e ben studiato gesto si sfilò verso l’alto il vestito, la splendida lingerie indossata risaltava sul bianco candore del suo corpo. Dal buio emersero quattro individui dall’aria poco raccomandabile, sembravano usciti da un film dell’orrore. Uno era altissimo, flaccido e grasso, con un’aria mortuale, con radi ciuffi di capelli rossi sulla testa, indossava dei pantaloni da lavoro e una maglietta che forse era stata azzurra, ma ora era sudicia piena di macchie. Il secondo era tutto l’opposto, basso, tarchiato con dei pantaloncini corti e sandali che risaltavano le sue gambe assolutamente storte, e una maglietta che tentava di fasciare un torace molto peloso e grasso, con un viso da pugile devastato dai colpi ricevuti che non lo rendevano certo invitante. Era sicuramente sulla sessantina, sembrava un incrocio fra un granchio e un orango. Il terzo, aveva una faccia da, baffetti e capelli neri indossava una tuta da lavoro. L’ultimo era davvero impressionante, era torso nudo, con dei pantaloncini corti e ciabatte. Il corpo era completamente tatuato, e il viso era pieno di piercing, la sua imponente mole fece sobbalzare Mario, i quattro salirono sul ring e si avvicinarono alla sua donna che continuava a danzare incurante di loro. Lui ebbe un gesto dettato dalla paura, voleva alzarsi per difenderla, ma si rese subito conto che lo sgabello era inchiodato al pavimento e che le cinghie lo immobilizzavano, erano state perfettamente strette, guardò con furore la donna che lo aveva legato, che si mise seduta vicino a lui, aveva appoggiato la testa sulle sue ginocchia, mentre lui osservava impaurito la scena. Anna, con solo la lingerie e le calze e scarpe, continuava a danzare in maniera sempre più sensuale provocando i maschi che ora si erano avvicinati a lei. Mario intanto cercava di liberarsi, e la donna seduta ai suoi piedi allungò una mano e si mise a toccargli il sesso attraverso i pantaloni, con movimenti lenti ma precisi si mise a segarlo lentamente fino a che lui se lo ritrovò molto consistente e duro. L’orango intanto con un gesto rapido e veloce strappò il reggiseno di Anna, i bianchi e sodi seni balzarono fuori in tutta il loro splendore, poi fu la volta delle mutandine, ora lei era nuda davanti a loro, con solo il sottile reggicalze e le calze e le scarpe continuava a ballare seguendo la melodia. Nel frattempo i quattro si erano liberati degli indumenti e cominciarono a darsi da fare con Anna, e nella luce del ring i loro uccellacci apparvero grossi, osceni e guizzanti, quattro enormi cazzi di spropositate dimensioni, soprattutto quello del gigante tatuato appariva incredibile, grande e grosso sembrava finto, ad ogni sobbalzo sembrava un’arma pronta a colpire. Il grasso e l’orango afferrarono Anna per un’ascella e una caviglia ciascuno, sollevandola come se fosse una bambola, offrendola a gambe divaricate al sesso del gigante, lui con una cappella grande come una mela si avvicinò, e dopo un ‘attimo di esitazione entrò dentro la profumate e depilata fessura di lei. L’impatto le fece inarcare per qualche attimo tutto il corpo, ma poi lentamente prese a oscillare e dondolare su quel gigantesco palo di carne che le trafiggeva. Il dai baffetti neri si sdraiò sotto di lei, il sesso lungo e svettante, sputò ripetutamente su di una mano e lubrificò il palo, poi attese che il grasso e l’orango depositarono la sua donna sempre ripiena del palo del gigante su di lui. Vide le morbide chiappe di lei essere appoggiate alla punta del piolo che entro in lei. Mario stordito, emozionato, e impaurito dallo spettacolo della sua donna presa da quelle creature dotate di sessi enormi sentì la donna che aveva aperto la patta dei suoi pantaloni, e estratto il suo cazzo duro lo mise in bocca, lui cercò di assecondare il movimento , ma lei gli lo impedì, si teneva in suo cazzo in bocca senza che lui potesse fare un movimento, pur rimanendo eccitato non poteva venire. Intanto appena Anna fu impalata sul cazzo del, il grasso si posizionò davanti a lei e si mise strofinare il lungo arnese fra le guance e i seni, mentre l’orango si impadronì velocemente della sua bocca infilando senza nessun riguardo il suo cazzo duro e lungo direttamente dentro la gola. La musica era sovrastata dalle urla di piacere di Anna, i mostri la sfondavano senza nessun ritegno, il primo ad eruttare fu il gigante, sfilò il suo lungo sesso da lei e l’inondò di schizzi di sborra con un urlo simile ad un grugnito, poi fu la volta di quello dietro che uscì rapidamente da lei e le schizzo in suo seme direttamente in viso. Il alla vista di questo si posizionò velocemente sotto di lei e prese il posto dietro lasciato libero, con un movimento rapido e senza nessun riguardo infilò Anna , che poi venne spinta distesa su di lui dall’orango che con un movimento fulmineo andò ad infilarsi davanti e prese a fare un movimento strano ma che gli permetteva di scoparla quasi stando in piedi. I due che avevano già dato sui posizionarono ai lati della donna, che ebbe il compito di succhiare il loro membri che sembravano ancora di buone proporzioni. Le grida di piacere di Anna si confusero con incomprensibili parole di dialetto napoletano, e con quasi furore la scoparono ripetutamente godendo sempre addosso a lei. L’orango schizzo molta sborra sul suo seno e il viso, mentre l’altro la fece girare e con un grido rauco le coprì la schiena di schizzi bianchi. Poi come tutto era cominciato i quattro energumeni raccolsero i loro vestiti e tornarono nel buio, Anna si avvicinò a Mario, la donna si tolse il,sesso dalla bocca, e offri a lei un panno pulito per asciugarsi, poi si girò e li lasciò soli. Di colpo rimasero soli, Anna si mise seduta sul sesso duro e voglioso di lui lo baciò, “ buon anniversario amore mio, ” lui rispose al bacio, sentiva il calore della sua vulva che lo risucchiava e con un sospiro liberatorio venne in lei. “ Dieci anni, e io ti amo come la prima volta” disse lui mentre lei lo liberava, poi raccolse il vestito, “le mutandine e il reggiseno sono irrecuperabili” , lui sorrise, “non importa te ne regalerò di nuove e più belle, direi che quest’anno ti sei superata, spero non ti sia costato troppo”. Lei lo guardò con occhi di adorazione, “ ho dato dei soldi alla donna, i maschi, suoi amici si sono accontentati di partecipare ”. Si guardarono negli occhi, “ e ci credo, chi non vorrebbe scopare una bellissima donna come te”. Sorrisero e tornarono sui loro passi, il fetido corridoio e poi il lurido bar, c’era ancora gente seduta a bere, forse in mezzo a loro vi erano anche i tipi di prima, ma nessuno li degnò di uno sguardo. La donna che li aveva aiutati ora era appoggiata al bancone, beveva un liquore e non dissi nulla al loro passaggio. Anna e Mario uscirono , non gli interessava la gente che era li dentro, come inutili comparse erano entrate ed uscite dalla loro vita, e il loro mondo non gli apparteneva se non per un capriccio di una notte. Percorsero alcuni vicoli e uscirono in via Caracciolo, la luna piena splendeva sul castello dell’Ovo, lei si strinse al braccio di lui, sentiva colare del liquidi fra le cosce, era l’ennesima conferma che la serata era stata indimenticabile, “ ti amo”, e si appoggiò con la testa alla sua spalla, la notte era tiepida, Napoli era splendida.
11
2
14 years ago
admin, 75
Last visit: 5 hours ago -
Bianco e nero
Vuoto, bianco di candore incolpevole, perchè sento il desiderio di sporcarlo questo foglio immacolato?...Perchè il bianco abbaglia, ha bisogno del nero per essere misurato . Come il male abbisogna del bene per essere sopportato ed il bene ha bisogno del male per essere apprezzato. Era ieri, ed ero pieno di Te. Oggi pure, non mi bastano 24 ore per candeggiare un ricordo stracciato con violenza. Questa è la mia 25esima ora, quella in cui vorrei vomitare sul mondo e punire i colpevoli, e punire me stesso che mi sputo addosso tentando di coprire le incomprensioni e tutto quello che non riesco a capire. E cosa c'è da capire! Mi rispondo da solo parlando con te, che sei dentro di me a ricordarmi la tua assenza, e mi dico che i ricordi vanno solo ricordati. Dagli il tempo di togliere le schegge di vetro che ti fanno sanguinare l'anima. Eccomi quà , bianco e nero che si incontrano in me a trattare la mia resa alla desolazione.
19
0
14 years ago
rotterdam19,
69
Last visit: 3 years ago
-
Un’amicizia inaspettata
Non avrei mai creduto che un incontro casuale in rete avrebbe portato ad una così bella e intrigante alchimia, invece, forse le cose che più eccitano sono quelle che meno ti aspetti. Alla ricerca di situazioni erotiche ‘particolari’, io e mio marito ci siamo imbattuti in una coppia ‘matura’, l’idea di scoparsi una donna più grande eccitava molto il mio lui, io, invece, ero coinvolta solo dalla situazione in sé, ma non immaginavo che le cose sarebbero evolute in tutt’altro modo anche per me. Dopo una prima conoscenza in cam, abbiamo iniziato uno scambio di battute veloci e di curiosità erotiche sul da farsi assieme, che hanno scaldato la mente e non solo ... quello che la nostra testa fantasticava e i nostri corpi iniziavano a desiderare ardentemente, non ebbe inizio in camera da letto, ma in chat, il gioco di battute faceva salire lentamente e intensamente la temperatura e alimentava il desiderio di ‘noi’... Raccontarsi di dita che sfiorano il corpo, di labbra calde che accarezzano le parti più intime, iniziava a creare la complicità desiderata e inaspettata. ... Il suo bacio scivolava lento dal collo fino al seno, le sue labbra si bagnavano al contatto con i miei capezzoli, le sue mani sul mio fondoschiena mosse in carezze sempre più forti, le sue dita alla ricerca di quel buchino, così sensibile e desideroso di essere toccato, penetrato ... la voglia di lasciar scivolare la lingua tra le mie gambe, assaggiare la parte più morbida e dolce del mio corpo ... ... Ogni parola, pronunciata tra dolcezza e passione, rendeva le nostre chiacchierate sempre più coinvolgenti, la mente persa tra il desiderarsi e il darsi piacere, un piacere intenso, forte e il cuore lì lusingato da parole che ogni donna vorrebbe sentirsi dire, per aprirsi completamente al suo nuovo amante ... l’alchimia era perfetta ... ora c’era solo da attendere l’incontro, quello vero. E quel giorno arrivò, atteso e intensamente pensato e ripensato nella mente ... La cucina pronta ad accogliere i ‘desiderati’ ospiti per una cena informale, tra piccoli sfizi salati e dolcezze allettanti, una rosa scarlatta a dare un accenno di passionalità in un sottile vaso trasparente, posto all’angolo del tavolo, accanto al vino, nettare da degustare, lasciato riposare in un elegante decanter, piccole candele sparse qua e là per dare quel tocco di atmosfera soft, che a nulla prelude ma tanto fa desiderare. Un squillo al cellulare, sono alla porta, il suono del campanello fa battere il cuore e salire l’adrenalina. Lei in abito corto nero, che scivola sulle sue forme delicate, lui tra le dita delle rose rosse e sul viso un dolce sorriso smaliziato, noi, tra la tensione del primo incontro e il desiderio di godere lo svolgersi di una serata decisamente diversa dal solito, li accogliamo con sorrisi e abbracci. Superati i primi momenti di naturale imbarazzo, si inizia una piacevole conversazione, seduti ognuno con accanto il compagno ‘desiderato’ per la serata. Le parole scivolano via veloci e iniziano i primi sguardi di complicità, le prime carezze, preludio che alla dolcezza dei primi momenti, seguirà la passione coinvolgente dell’incontro. Le sue dita iniziano a scorrere lentamente sulla mia pelle, dal mio ginocchio nudo, poggiato accanto al suo, fino alle mie cosce, che lentamente si aprono ad accogliere la sua mano ... non è più sufficiente percepire lo sfiorarsi di piccoli cm di pelle, c’è la voglia di avere il contatto dei corpi. Delicatamente prendo tra le mie mani la sua, distogliendolo dal darmi piacere e lo porto via con me, nella nostra camera da letto. La luce bassa, soffusa, ci accoglie in un ambiente lievemente profumato e illuminato da piccole candele colorate, adornate tutt’attorno con petali di rosa rossa, il letto semplicemente ricoperto dal colore avorio, lasciava ad ognuno di noi modo di scrivere ogni piccolo attimo, respiro affannato, gemito di quell’incontro così atteso. Mi fermo accanto al letto, in piedi, sui miei tacchi alti, il mio corpo desidera provare il contatto del suo, sento le sue labbra accarezzare il mio collo, i capelli raccolti da un lato, le sue mani che si muovono lentamente, ma sempre più intensamente sul mio seno, lungo i miei fianchi, tra le mie gambe .... Il mio vestito viene lasciato cadere a terra, la sua pelle sta sfiorando la mia ... piegandomi con le ginocchia sul letto, mi sdraio, nell’attesa che le sue labbra calde di passione e la sua lingua bagnata di piacere inizino ad accarezzare il mio corpo, il mio desiderio è sentire le mie mutandine scivolare lentamente via e assaporare il piacere di essere leccata, baciata lì, fin dove godere diventa irrinunciabile. La sua sete insaziabile di me si muove velocemente sul mio seno, i capezzoli duri accolgono la sua bocca, tra le mie gambe il fuoco bagnato di dolce aspetta che la sua lingua arrivi ad assaporarmi, delicatamente, fin quando il mio clitoride non sarà così gonfio da desiderare di essere succhiato con forza. Le sue mani continuano a muoversi sul mio corpo, arrivano là dove le dita non possono che penetrare, una, due, tre ... per darmi ancora maggiore piacere, per sentire come non solo la mia fica è capace di bagnarsi e godere ... In cucina, mio marito trovatosi da solo con B. l’avvicina, cerca le sue labbra morbide ed inizia a sfiorarle, per poi avvolgerle in un lungo bacio, con le lingue a rincorrersi per iniziare a provare quel piacere atteso da un po’ ... le mani si muovono lungo il vestito leggero, lo sollevano, lo fanno cadere. Il suo intimo trasparente non lascia nulla all’immaginazione, il suo reggiseno sganciato cade a terra, la bocca sfiora i capezzoli, le mani sfilano il tanga e toccano il punto più caldo di lei. Ormai l’attesa è rotta, gli sguardi non servono più a giocare, gli occhi di tutti e quattro sono socchiusi, si inizia a provare quel piacere tanto raccontato, il desiderio di ‘noi’ cresce ogni istante ... Il mio ‘lui’ inizia a spogliarsi lentamente, inizia a gustare l’idea di entrare dentro di me, di sentire quel buchino così bagnato e desideroso di provare piacere, un piacere intenso, ripetuto, forte .... Piano piano allargo le mie gambe per accoglierlo, il suo membro si poggia su di me, la sua mano lo spinge lentamente dentro, inizio a gemere ... è tutto in me, le mie mani sulle sue natiche danno il ritmo, lo voglio sentire sempre più dentro, con maggiore forza, voglio sentirlo godere senza fine .... Le sue dita stringono i miei seni, li schiaffeggiano, la sua bocca geme di piacere ... Mio marito, sdraiato poco distante da me, accarezza la testa della sua ‘lei’, intenta ad accogliere il suo membro nella sua bocca, le sue labbra lo lasciano scivolare su e giù, lentamente, la lingua pizzica la punta come le corde di una chitarra, inizio a sentire il suo gemito, le mani di lei a cercare le sue natiche, la mano di mio marito a spingerle la testa con forza, per farlo arrivare fino in gola .... I miei occhi si soffermano su di loro, il mio piacere non può non godere delle labbra di mio marito in quel momento, allontano con dolcezza il corpo di M. e cerco la sua lingua, le sue labbra, per sentire il suo gemito dentro di me, sulla mia pelle ... un brivido percorre la mia schiena, la mano di M. sta scivolando su di essa, le sue dita iniziano a sfiorare il mio sedere, la sua bocca lo accarezza, desiderosa di leccare quel buchino, così chiuso, ma così pronto ad accoglierlo ... Le sue labbra lo bagnano con dolcezza, lo preparano a provare un piacere ancora più intenso ... le mani allargano le mie natiche, il suo membro si appoggia tra di loro, e lentamente inizia ad entrare, ogni cm in più, aumenta il mio piacere, rende i miei gemiti più forti .... ‘Lei’ è seduta su mio marito, le sue gambe cingono la sua vita, il suo membro la penetra completamente, il suo corpo si muove ritmicamente, guidato dalle mani di lui, a spingerla sempre più giù, a farle sentire sempre più forte il suo pene. L’atmosfera è ormai caldissima, il piacere per ognuno di noi è all’apice .. La mia fantasia più desiderata non posso non provarla ora, in questo scambio di corpi e sensazioni viscerali ... Accarezzo il volto di mio marito, il mio sguardo fisso nel suo, la mia idea è chiara per lui ... lascia la sua ‘lei’ e si sposta accanto a me, stringe i miei fianchi, le mie gambe si intrecciano al suo corpo, il suo membro entra velocemente in me, inizio a muovermi su di lui, i miei occhi si posano sul mio ‘lui’, la mia mano lo accarezza, lo guida a sfiorare la mia schiena, ad appoggiare il suo petto su di me ... Voglio sentire anche lui dentro di me ... il loro muoversi inizia a donarmi un piacere sempre più intenso, non immaginato, le mani di entrambi scivolano sulla mia pelle, le loro labbra vibrano di piacere, un piacere inaspettato .... I loro corpi si divincolano da me, adesso vogliono ‘arrivare’ ... entrambi in ginocchio sul letto, desiderosi delle nostre labbra, delle nostre lingue, si accarezzano i membri duri e bagnati di noi. Insieme iniziamo a leccare mio marito, le nostre bocche quasi si sfiorano, le nostre mani accarezzano il suo sedere, lo fanno vibrare di piacere ... ci spostiamo da un membro all’altro, vogliamo che il loro orgasmo sia forte, intenso, arrivi allo stesso momento ... la lingua si muove dai testicoli al pene, ritmicamente, la bocca lo avvolge tutto, le labbra fanno su e giù stringendo sempre più forte, senza mai mordere ... la loro sborra schizza sui nostri visi, sulla nostra lingua, sui nostri seni .... Il loro gemito di piacere dona un brivido ai nostri corpi.
9
2
14 years ago
DOC3ARCH, 36/36
Last visit: 8 years ago