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Erotismo e complicità
siamo al ristorante ..ci siamo appena conosciuti ... un pò di imbarazzo è normale...Lei bellissima bionda con i tacchi a spillo neri..Lui prestante con un velo di pancetta rassicurante...ad un certo punto sento un piede accarezzare le mie caviglie...con la coda dell'occhio vedo il sandalo a terra e Lei che sorride con tacita intesa guardando Lui..comprendo che la situazione è di estrema ma garbata complicità...continuiamo a cenare in questo bel ristorante di una nota località di villeggiatura invernale...pochi commensali il che ci lascia libertà di parola...e di esprimere i propri desideri..
ora siamo in macchina... io davanti assieme al conducente..mi sento sulla spalla il piede della signora nel suo stupendo sandalo...capisco il gioco e lo sfilo con delicatezza...e comincio a baciare il divino piede mentre Lei gode della mia sottomissione ..in contemporanea sento una mano che mi cerca tra le cosce.. mi piace è decisa e delicata..la macchina procede piano molto piano ma dentro l'atmosfera si fa calda...è un gioco bellissimo..tutti partecipiamo e lo facciamo con stile..Lei conduce il gioco con i suoi piedi divini...Lui mi fa eccitare con la sua decisione nel toccarmi a inserire la mano dentro...
siamo a casa...indosso le calze velate ed i tacchi a spillo in una bella camera arredata con gusto come tutta la casa...niente parrucca o trucco a Loro come a me piace il contrasto tra le mie lunghe gambe ed il tacco a spillo ed il mio fisico tonico...mi fanno sfilare un pò avanti ed indietro...nella televisione hanno inserito il dvd di un concerto di musica classica ( che classe )...cominciano ad eccitarsi e a toccarsi...Lei ha delle splendide calze nere con la riga dietro ed il il reggicalze Lui è sempre elegante ma senza giacca e piuttosto accaldato ...mi fanno cenno di sedermi vicino a Loro..lo faccio e subito entrambi si avvicinano e si avventano sui miei capezzoli neanche sapessero che è il modo giusto per farmi impazzire...ora anche Lui è nudo...in piedi davanti a me e la Signora mi porge il suo cazzo dentro la mia bocca mentre Lei un attimo dopo di avventa sul mio cazzo e mi scopa...incredibile..scopo la signora e ho il cazzo in bocca del signore mentre si baciano...poi in perfetta sintonia Lei si sfila esausta dal godimento e mi mette a quattro zampe sopra il suo Uomo mentre lo oralizzo avidamente non dimenticando nella mia azione anche i testicoli...Lei allarga al amssimo il mio sedere..e ci infila la propria lingua dentro il mio buchinofino a che è possibile...poi inserisce il suo dito dentro ...sento che ha messo della crema le sono grato..poi dal dito è passata ad un vibratore...lo utilizza con estrema grazie ma anche con decisione assecondando i miei gemiti al suo stantuffare...si vede che Lei gode nel dare piacere...in ogni modo...
siamo ora a Letto...la signora è sempre sopra ma con il marito...io assaggio e godo nel leccare tutti gli umori che fuoriescono mentre l'uccello entra ed esce dalla figa con sinuosa ritmicità...poi lei si alza e metto il mio cazzo dentro di Lei..gode geme ma intanto sento una lingua dentro di me e dietro...mi piace...sento anche che Lui mi sta spalmando crema poi... un dito entra...Lei mi sussurra che non mi farà male...che è bravo che anche Lei non prova dolore quando Lui la scopa da dietro...io annuisco mentre sento il suo cazzo appoggiarsi al mio orifizio ma non lo respingo attendo con trepidazione di capitolare ed esaudire l'ultimo mio desiderio....Lei mi sussurra parole provocanti all'orecchio giurando che sono la loro massima fantasia erotica... mentre Lui finalmente mi affonda il suo cazzo dentro...è FANTASTICO...sto scopando la signora mentre il marito scopa me...ci baciamo in tre ...le lingue si cercano e si trovano nella sublimazione del piacere...è fantastico ...e si ripeterà per oltre un anno...
poi...dopo esserci riposati lavati e aver riso con simpatia...beh abbiamo ricominciato !
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16 years ago
female161,
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Last visit: 3 years ago
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Lettere da una slave.!
E' sera, i miei pensieri corrono a te, il mio master fantasioso, dolce e inflessibile.
Penso a te, a quello che vorrei donarti, a quello che desidererei tu mi facessi.
Venerdì torneremo li sotto, un dungeon che per me rappresenta molto dove posso lasciarmi andare alle tue e mie fantasie.
La corda che passa in mezzo alle mie labbra, dolore e piacere che si mescolano, non vorrei quelle pinze, ma so che tu sarai senza pietà e morderai le mie grandi labbra con quelle malefiche pinzette coi denti, il dolore sale fino al cervello, un secondo di dolore per poi affievolirsi piano piano fino a quasi non sentirle più se non saranno assolutamente sfiorate.
Tu lo sai, conosci perfettamente ogni mia sensazione per questo non hai assolutamente nessuna intenzione di lasciarle stare, ecco ti stai avvicinando con la scusa di baciarmi, con la mano lievemente andrai ad accarezzare le due morse, sai che non occorre avere la mano pesante, basta una carezza per farmi ricevere una scossa di dolore direttamente al cervello, le mie suppliche non servono a nulla, sei deciso a farmi sentire questa fitta.
Non basta, troppo è la tua soddisfazione nel sentire le mie suppliche che decidi di tirare ancor di più quella corda che mi tiene leggermente sollevata da terra, vorrei poggiare l'intero piede ma tu non me lo permetti, ti accorgi che la corda ha ceduto un po' ( o sono io che mi sono abituata al dolore e piano piano riesco ad adagiarmi su quella seduta al quanto scomoda?) e con decisione aumenti la trazione di quello strumento di tortura, come al solito vani sono i miei lamenti, le mie urla.
Ti avvicini a me, dolce mi baci sulle labbra, per soffocare i miei lamenti e nutrirti del mio dolore.
All'improvviso prendi i miei capezzoli fra le tue dita, li stringi, li accarezzi, li stringi ancora....tutto questo per farli eccitare ed uscire ben bene, cosa vorrai mai farci???
Ecco prendi il solito attacapanni (lo conosco, lo odio, tu sai quanto siano sensibili i miei capezzoli) e lo piazzi a mordere i miei due bottoncini, inizio a lamentarmi, sei stanco di me e dei miei urli e decidi inflessibile di punirmi mettendo in trazione anche loro.
Leghi una corda all'estremità dell'attacapanni, la porti sulla carrucola appesa al soffitto, inizi a far girare piano piano la manopola, vorresti vedermi piangere ma sai che non è facile, urlo, ti piacciono i miei urli, godi nel sentirmi sofferente, ti eccita sapermi li in balia delle tue voglie....ma non eccita solo te, sai che il tuo piacere sadico si riflette su di me.
So che tutto ciò che mi stai facendo ti procura piacere e il sapere di essere io l'artefice del tuo piacere mi porta a godere indirettamente.
Vedi che la corda inizia a bagnarsi, si la tua schiavetta inizia davvero a godere...che fare? punirla o premiarla?
Decidi che il mio supplizio non deve ancora finire, coi capezzoli ben tirati prendi la candela, l'accendi, la porti vicino al mio viso per farmi sentire il calore della fiammella, lasci che un po' di cera cada proprio alla base di quel capezzoli inverosimilmente tirati, sento il lieve calore sulla mia pelle, passi all'altro, l'aureola, il seno, il ventre, le gambe, cerchi di ricoprire ogni cm di pelle con quella cera calda, bollente (oddio ne servirebbe altro che una di candela!!!!), giri la manopola e in un sol colpo sento tirare la corda della micia e quella del seno, oddio si sta strappando l'attaccapanni dai capezzoli, un dolor forte, insoppostabile, urlo un "basta "soffocato, "non resisto più, toglilo ti prego"....non serve a nulla, il tuo subdolo e sadico intento è proprio quello di vederlo strappare dai miei capezzoli, è un attimo, il dolore diventa insopportabile per pochissimi secondi e appena la morsa avrà ceduto un sollievo pervaderà il mio corpo, finalmente si è staccato, finalmente i miei capezzoli sono liberi da quella tortura.
Che strano però, sento la corda sempre più umida...oramai neanche io mi stupisco più di nulla, la mia eccitazione sta toccando il massimo, una tua lieve carezza al clito sarebbe sufficiente per farmi venire.
Tu sai anche questo (tu accidenti sai tutto)...decidi che sarebbe troppo bello procurarmi il piacere senza un minimo di dolore, no così non va bene, ti piace vedermi dolorante e supplichevole (a volte mi hai visto anche rabbiosa ma sai che non lo farai succedere più....mi vuoi docile e saprai ottenerlo da me!) allenti la corda, toglie le pinzette, mi fai credere che le torture sono al termine, mi baci, mi accarezzi il collo, mi accarezzi il viso, sai che di me possiedi tutto, il corpo ma soprattutto l'anima.
Io penso ecco ora mi farà godere, mi regalerà un attimo di piacere, sono pronta, sono in trepida attesa.
Mi fai sdraiare sul tappetino imbottito, mi leghi le gambe al divaricatore, sono aperte, la mia micia è esposta, aperta, sai che potrai farci di tutto, io prego mentalmente di vedere in azione il mio "famoso" spazzolino, prego di essere riempita dai plug che mi hai regalato, ti avvicini e senza pietà riposizioni un po' spostate quelle maledette (ma mi piaciono da morire) pinzette, passi piano piano la corda negli occhielli e inizi di nuovo a tirare, vuoi la micia aperta tanto da poterci vedere dentro, avvicini di nuovo la candela, devi riempirla di cera bollente.....inizia a cadere la prima goccia, un fremito percorre la mia pelle, ma come? e quando mi farà godere?
XChè non me lo sono ancora meritato?
Per 5 minuti giochi con la cera, la sento completamente piena, calda, umida, sempre più eccitata.
Prego ancora di farmi godere, l'attesa sta diventando ancora più insopportabile del dolore.
Ti avvcini al mio clito con lo spazzolino, inizi a sfiorarlo, ma decidi di fare un gioco....decidi che non è ancora arrivato il momento di farmi godere, lo azioni e lo spegni subito, così per 4 5 volte.
I miei lamenti iniziano a farti gioire, senti che fremo dalla voglia di sfogare il miei istinti, senti che la sofferenza non è più fisica ma mentale, senti che sono inerme fra le tue mani in attesa di un orgasmo che come un urgano pervaderà il mio essere, sai che solo tu saprai e potrai donarmelo.
Decidi di farmi aspettare ancora un po', spegni lo spazzolino, togli la cera e piano piano infili il plug nella micia, inutili e invani i miei lamenti di togliere le pinze, lo vuoi infilare così, troppo bello senza le pinze, sai che se togli quelle basterà anche solo infilare un dito per farmi godere e per te non è ancora arrivato il momento.
Delicatamente (non serve la violenza le pinze fanno il loro dovere) posizioni il plug nella micia, predi l'altro gonfiabile e lo posizioni dietro, sai che adoro essere riempita ovunque e pensi che io me lo sia meritato.
Inizi a pompare, il plug dietro si gonfia, sento l'intestino che si apre, sai che la sensazione è un misto di piacere ad un lieve dolore, si lieve ma pur sempre dolore.
Ora accarezzi con un dito umido della tua saliva il mio clitoride, lo senti è li duro, rigido non resiste più neanche lui, vuole essere accarezzato usato per procurarmi piacere.
Si è arrivato il momento....predi lo spazzolino e inizi a procurarmi il primo orgasmo, sai che il primo, il secondo e anche il terzo orgasmo saranno liberatori, sai che quelli mi procureranno un piacere immenso, così come sai che più orgasmi ravvicinati alla fine sortiranno l'effetto di dolore, insopportazione....ma come cavolo fai a sapere sempre tutto mi domando io? Ancora inerme fra le tue mani non posso che sperare che tu ti voglia fermare al decimo orgasmo perchè io già dopo il terzo non ce la faccio più, mi stai asciugando l'anima, mi stai facendo impazzire di piacere e dolore insieme.
Si basta così, decidi, ti avvicini dolce come al solito (la tua dolcezza è quella che ha rapito ogni cm del mio essere), mi baci come volessi rendermi un po' di vitalità, xchè per te il gioco non è ancora finito.
Mi permetti di rifocillarmi un po', mi fai bere e riposare qualche minuto per poi ricominciare inflessibile nel tuo gioco sadico di piacere e dolore...gioco che tu sai io adoro, gioco che sai procura piacere ad entrambi.
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16 years ago
giocattolopercoppia,
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Last visit: 8 years ago
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La mia amerigo aespucci
Generalmente si comincia dicendo: c’era una volta, correva l’anno…..io preferisco iniziare così:
avevo 20 anni, mia madre era sempre attorniata da amiche, alle quale dedicavo le mie seghe, ne aveva più di una alle quali le seghe le dedicavo già da 5-6 anni, avevo la ragazza di turno con la quale sfogavo i miei istinti sessuali, ma a quell’età ….…. il sesso non basta mai ed a me bastava vedere una di queste signore, sulle scale di casa, in cortile o a casa mia che la voglia scattava, questa che sto per raccontare è la prima su tre esperienza avute con le predette signore.
Tornato dal militare ero ancora più ingrifato che mai, una di queste amiche di mia madre (Michela) era la più sensuale, ancora oggi a distanza di 22 anni, me la ricordo ancora con quella gonna con lo spacco e gli stivali che la rendevano ancora più porca; un giorno la provocante Michela mi chiese, se potevo darle una mano in cantina, visto che sia il marito, che i figli erano fuori ed a lei occorreva con una certa urgenza un apparecchio domestico, custodito nel suddetto locale, figuratevi se avrei negato il mio aiuto, scesi con lei e mi pregò di salire sulla scala, m’indicò più o meno dove era ubicata la scatola, ma sinceramente con tutta la mia buona volontà non la trovai, allora mi disse di scendere che avrebbe visto lei, ci scambiammo i posti, mentre era su mi disse “Nik, ma non è che mi stai sbirciando sotto la gonna?” le risposi “Sinceramente Michela, non sono fatto di legno e credo che dopo questo spettacolino o la ragazza mi fa qualcosa o credo che provvederò da solo”, “Esagerato, per così poco e poi potrei essere tua madre” nel dire questo scese dalla scala, io l’afferrai dai fianchi, comincia a baciarla sul collo, cercò di dimenarsi però forse la sua voglia era più grande della mia, che cedette ai miei palpeggiamenti, le alzai la gonna, mi struscia come un pazzo, infatti quella nostra prima volta finì così, finì che venni nei pantaloni per l’eccitazione che covavo da circa 6 anni, al secondo incontro sempre in cantina, la cosa fu nettamente differente, inizialmente mi fece un pompino stratosferico, poi girandosi se lo calò dentro, mi cavalcò selvaggiamente, fino a quando le venni dentro (quella fu la prima volta che venivo dentro ad una donna), il nostro rapporto durò quasi 15 anni, scopammo tante di quelle volte in cantina ed a casa sua, rischiando molte volte di essere sorpresi dai figli o dal marito, poi come tutte le cose belle anche questa finì, gli anni non perdonano, ogni tanto quando c’incontriamo casualmente ricordiamo i vecchi tempi e le nostre belle scopate, io ormai ho 42 anni e lei ha passato i 55 è sempre una bella donna, però lei non è riuscita più a portare avanti il nostro rapporto, dicendomi…..”Sono troppo vecchia”.
Cara Michela resterai sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, ti ricorderò sempre come la mia bella e porca NAVE SCUOLA, la mia Amerigo Vespucci.
Nik
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16 years ago
klep, 40
Last visit: 13 years ago -
La prima volta con uno sconosciuto
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Sesso con uno sconosciuto. Non era la prima volta, non sarebbe stata l’ultima. È stata di gran lunga la migliore.
È il compleanno del mio coinquilino, lui mi propone di andare a bere qualcosa con amici suoi ma io sono in a bad mood, a così declino l’invito, ringraziando gentilmente.
Se fossi stata a casa, in Italia, non mi sarebbe fregato niente di star a casa a guardare un film, sola con i miei pensieri….ma a Londra….. a Londra non puoi stare semplicemente a casa e non far nulla!
Mi ficco in doccia, mando un sms al mio flatmate e poi mi infilo su un vagone della Jubelee line, come sempre stracolmo.
Arrivo in Piccadilly che è buio pesto, c’è un mare di gente. Dopo un po’ di spingi spingi trovo A. ed i suoi due amici - un boliviano grassoccio con un enorme sorriso ed un altro brasiliano, moro, capelli a spazzola, due occhi nocciola ed un fisico da urlo.
A. fa le presentazioni, poi mi guarda e mi sussurra all’orecchio di lasciar perdere il suo conterraneo, pare che le ragazze proprio non siano di suo gradimento. Io guardo A. chiedendomi dove ha imparato a leggermi nel pensiero, poi guardo il suo amico –D. – pensando che non poter affondare i denti in questa pesca succosa sia proprio un peccato...
Ci dirigiamo in un locale, ovviamente brasiliano, dove ci sistemiamo di fianco al bancone. Non faccio in tempo a finire un drink che, subito, un altro mi viene servito dai tre amici in evidente combutta contro la mia lucidità. Oggi non c’è bisogno di pregarmi: è il compleanno di A. e il mio bad mood è solo un brutto ricordo.
Alcune birre e shots dopo, mi butto in pista con D., cercando di tenere a posto le mani per non traumatizzare il povero ragazzo.
Il locale è ormai stracolmo e l’aria è sempre più calda; si balla sempre più vicini, la testa mi gira piacevolmente.
Recitare la parte di ragazza assolutamente non interessata è davvero dura. D. sembra avere le ali ai piedi, muove i fianchi con la sinuosità di una pantera e la calda sensualità brasileira … ha un odore così buono.. tengo i miei occhi lontani dai suoi – gli occhi sono lo specchio dell’anima e si sa che in vino veritas! – ma un susseguirsi di passi veloci ed un tasso alcolico di tutto rispetto mi fanno quasi perdere l’equilibrio facendomi finire, inevitabilmente, addosso al bel D., con il viso nell incavo del suo collo. La sua pelle è così liscia, calda. Mi mordo un labbro e cerco di rimettermi in piedi. Lui si scosta lentamente tenendomi per le spalle e, sorridendo, mi inchioda con uno sguardo che è tutto dolcezza e malizia. Resto là, impietrita dall’imbarazzo, mentre lui si china leggermente e le sue labbra iniziano a mangiare le mie, e la sua lingua si fa strada nella mia bocca, sul mio collo, togliendomi il fiato.
Non ricordo la strada verso casa. Nella mia testa c’è solo il suo odore e la sua lingua, che gioca con il mio piercing e insegue i lineamenti del mio collo, finché non arriviamo a casa.
Saluto di volata le mie coinquiline appena tornate dalla Spagna e scarico A. in cucina con loro: NON VOGLIO SCOCCIATORI NE SCOCCIATURE INTORNO! Le scale che portano in camera non le vedo neppure, io mi fiondo in camera da letto mentre D. si rinfresca in bagno.
Mi metterei a gridare per la felicità. Fremo nell’attesa, nervosamente passeggio su è giù per la stanza, torcendomi le mani. Spalanco la finestra così da far entrare la fresca aria londinese, metto fuori la testa ed inspiro forte. Neppure sento la porta chiudersi dietro di me. D. si avvicina e mi cinge da dietro; sento la sua virilità premere contro di me. Le grandi mani dalle dita affusolate sono dappertutto, palpando, stringendo, alla scoperta del mio corpo. Mi spoglia piano, mentre continuiamo a baciarci di fronte alla finestra. Morde un capezzolo mentre la sua destra scivola verso la mia natura calda e ricca degli umidi umori che il mio desiderio ha generato. D. sorride nel trovarla completamente rasata. Avvicina la bocca all’orecchio, lo bagna con la lingua, mi sculaccia e sussurra di voler giocare con me.
Mi prende per una mano e mi tira verso il letto. La luce di una Londra che non dorme mai inonda la stanza. Senza parlare, D. mi spinge, sistemandomi in ginocchio sull alto materasso, poi sento il suo respiro caldo sulle mie natiche, ed un attimo dopo la sua lingua si perde fra le mie labbra, succhiando via la liquida passione che le ricopriva. Piano si sposta dalla mia vagina, cercando il clitoride, che trova, e morde, e succhia, e stimola per farmi bagnare ancora ed ancora. Intinge i suoi pollici nel mio nettare ed inizia a massaggiare il mio ano, mentre la bocca continua a succhiare avidamente ogni lembo di pelle della mia natura. Sono così eccitata che potrei avere un orgasmo così, solo all’idea della penetrazione. Il desiderio cresce in me in modo spasmodico, quasi isterico. Allunga una mano per strizzare i miei capezzoli turgidi, poi mi infila in bocca le dita della mano sinistra, accarezza la lingua e tira la barra d’acciaio chirurgico che la ingioiella. Una volta che le sue dita sono umide le toglie ed inizia a toccare mascolinità, lentamente, ed inizia a mugolare di piacere. Nel frattempo indice e medio della sua destra trovano la loro strada fra le mie natiche mentre, di tanto in tanto, la sua mano sinistra lascia il suo membro per colpirle. La sua bocca mi morde, forte, dappertutto. Sento di non poter più aspettare oltre.
Fuggo dalle sue grinfie e lo spingo sul letto, mentre l’aria fresca accarezza il mio corpo nudo, arrossato laddove lui aveva colpito, morso.
Ora D. giace nudo, la sua virilità eretta in tutta la sua mascolina magnificenza, il suo sacco è glabro e pieno di seme in fermento. Allunga le mani per toccarmi, per guidarmi dove lui vorrebbe che io andassi, ma questo è il mio momento di giocare. Gli permetto di incrociare le braccia dietro la schiena, così che abbia un’ottima visibilità e possa cogliere tutti i particolari visivi, oltre che tattili, della mia dedizione al suo piacere. Stendo le sue gambe sul letto, in modo che siano perfettamente parallele e che spingano verso l’alto, i suoi morbidi gioielli di carne. Salgo sopra di lui, con il mio bacino all’altezza delle sue ginocchia, chinandomi in avanti. La mia sinistra si avviluppa attorno alla calda asta mentre la mia bocca bacia la sua radice, passando sulle ricche rotondità la mia lingua umida in fluide e lente pennellate vogliose. D. geme di piacere nel vederle sparire nella mia bocca, che le succhia avidamente e le friziona con la lingua dal basso verso l’alto, quasi volesse ingoiarle.
Potrei farlo per ore, succhiarle sino a sentirle liquefare nella mia gola assetata di seme, ma l’orchidea che sta in mezzo alle mie cosce pulsa senza darmi tregua, rigandole dei suoi umori biancastri.
Mi giro di spalle, ed accolgo con estatico piacere il fallo gonfio dentro di me. Lo sento farsi strada fra le pareti morbide e strette della mia pesca. Cavalco il mio brasiliano come fosse un purosangue da domare, mentre lui mugola di piacere nell’essere montato. Sento la sommità del suo membro irrompere dentro di me ancora e ancora, sento di essere prossima all’orgasmo e assolutamente non voglio raggiungerlo adesso, così mi stacco da lui e, senza dargli il tempo di proferire parola, adagio piano la mia prugna sulla sua bocca, mentre la mia si impossessa del suo sesso in un incastro perfetto. D. sembra voler mangiare il mio frutto della passione, mordendolo e rinfrescandone le insenature con la sua lingua esperta. Io tengo il suo membro saldamente alla base e lo spingo sino al fondo della mia gola con movimenti lenti e avvolgenti. D. ansima con me, ma stacca la sua bocca dal mio sesso per insinuare la lingua fra le mie natiche, lubrificando e massaggiando il vergine orifizio. Si aiuta con le mani, facendosi spazio e puntellando l’ingresso con i pollici per poter raggiungere più in profondità gli anfratti del mio corpo. Ben presto la voglia di essere posseduta è incontenibile. Con la destra mi colpisce quasi con cattiveria sulle natiche sudate, facendomi gemere forte, poi mi spinge sul letto e mi prende, da dietro, privandomi dell’ultima verginità. I primi colpi sembrano una pugnalata, io mi dimeno e cerco di liberarmi dalla sua presa ma lui è troppo forte. Mi tira a se, leccandomi l’orecchio e sussurrando sommessamente in portoghese, spingendo sempre più a fondo. Così come era venuto, il dolore passa, lasciando spazio ad un piacere nuovo, diverso, più intenso e selvaggio.
Ora è lui che mi possiede e mi monta, con colpi ben cadenzati, facendomi godere tante e tante volte, senza mai toglierlo fuori.
Quando, dopo quasi un ora di sesso esclusivamente anale e svariati miei orgasmi, anche lui decide di arrendersi all’orgasmo, gli chiedo un ultimo piacevole sforzo: è la mia bocca a dover concludere questo incredibile amplesso. D., stremato e sudato, sorride e annuisce. Io mi stendo e lo faccio inginocchiare sopra di me, così da accogliere in bocca il suo membro poderoso. Titillo piano il suo orifizio, succhio la sua asta con bramosia, ma lui vuole montare anche la mia bocca, così tiene ferma la mia testa con una mano, mentre con passione mi prende ancora una volta, inondandomi la gola di dolce e caldo seme.
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2
16 years ago
arya3stark30toro,
31/31
Last visit: 16 years ago
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Il desiderio si impossessa di noi
è sera..abbiamo bevuto un caffè assieme...è scattata la miccia...siamo delle belle persone ..con classe educazione stile..mi invitate a casa vostra...io mi cambio nella stanza che mi avete indicato..mentre voi siete in salotto e mi aspettate...esco..cammino...ho le gambe lunghe...le calze velate..i tacchi a spillo....si vede che vi interesso ..ma titubate... per voi è la prima volta ( per me la seconda ! ).. beviamo qualcosa...io sulla poltrona..voi sul divano di fronte a me...siete incuriositi...forse eccitati...vi toccate con discrezione..con piacere...si vede che avete una bella intesa...allora prendo l'iniziativa...allargo le mie lunghe gambe...ma poco...solo per far intravedere qualcosa...ecco che Lei guarda Lui e fa un cenno d'intesa...ci alziamo ..ci avviciniamo...Lei mi è davanti alta bella vestita come una signora....mi tocca..sente la mia durezza...Lui mi accarezza dietro... le vostre mani mi scrutano mi cercano si addentrano..ci baciamo io e Lei poi Lei fa entrare anche la lingua di LUi ...ORmai le barriere sono cadute...sento la lingua di qualcuno sui miei capezzoli..impazzisco mentre sento scendere della calda saliva sul mio petto... mentre una mano mi guida fino al cazzo di Lui teso e me lo infilo tutto nella mia bocca...ci giriamo e Lei decide di cavalcarmi..sento che le sto entrando dentro..è caldo ed accogliente...fantastica oltre che bella...geme...dal piacere e scopiamo vorticosamente...Lui guarda e vede la mia bocca sempre disponibile... eccolo me lo infila in bocca mentre si bacia con Lei..siamo al massimo...tutti e tre incatenati al piacere reciproco...ci giriamo ora è lei sotto io sopra.,..lui dietro...non l'ho mai preso ...ma potrebbe essere la prima volta....
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16 years ago
female161,
39
Last visit: 3 years ago
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La coppia che sorpresa 2
Dopo vari incontri con marcello e marina abbiamo trovato un' intesa perfetta giocavamo tutti e tre senza aver piu timore, e a quel punto una sera giocando come al solito, abbiamo fatto una sorpresa a marina.
Io e marcello ci eravamo messi d'accordo prima al telefono per fargli una sorpresa, alche lei ando' in bagno e noi come accordi cominciammo a giocare , io ero seduto sul divano con i pantaloni alle caviglie e marcello era impegnato a spompinarmi , marina fu estasiata dalla scena e disse che eravamo due porci e che voleva godersi lo spettacolo.
Marcello si alzo e gli calai i pantaloni e comincia a succhiargli il cazzo , mentre lei era seduta di fianco a me, mentre marcello godeva gli disse di guardare nel suo giubbotto , si alzo e cerco nel giubbotto dove trovo il suo dildo , e insieme gli dicemmo si giocare da sola .
Si spoglio e comimcio ad usarlo pirma in bocca e poi lo infilo' tutto nella sia fighetta bagnata.
Intanto noi cambiavamo posizioni e ci succhiavamo a vicenda, pero ad un certo punto marina volva un cazzo vero , allora marcello la infilo subito facendola venire , mentre io ero infilai il cazzo a lei.
Una scena bellissima e fantastica lei godeva e succhiava in maniera eccezzionale, poi fu io a prenderla e anche li godette a piu non posso mentre marcello mi infilo' il suo cazzo in bocca .
Scopammo per una mezzoretta, cambiai posizione e mi misi seduto sul divano , marina mi sali sopra e comincio a cavalcarmi mentre mi baciava, marcello dietro giocava con le mie palle e la sua figa, ed a un certo punto sento il suo cazzo che cerca di entrare con il mio dopo un po di sforzi marina aveva due cazzi in figa e godeva come una porca.
Marcello dopo 5 minuti venne dentro mentre io continuavo a pomapare marina e stato molto bello anche perche era la mia prima volta di una doppia in figa.
A questo punto decidemmo di rilasarci un pochino, (io non ero ancora venuto anche perche ci metto almeno un oretta prima di venire) fumammo una sigaretta e ci scambiammo i complimenti .
Dopo un quarto d'ora io ricominciai con marina gli leccai la figa che si bagno subito e la infilai senza fatica , lei venne almeno altre due volte, marcello era seduto che ci guardava chiedendo se gli piaceva il mio cazzo e lei rspondeva di si che era bello duro.
A questo punto marcello chiese a marina che voleva provarlo anche lui, allora si mise a carponi sul divano, io presi dell olio per massaggi lo diedi a marina che comincio ad ungere il suo buchetto ed il mio cazzo , lo prese e lo avvicino al buchetto, marcello mi disse di far piano perche era vergine.
Comincia a spingere piano piano ed entro' per meta', anche perche gli faceva un po male, ma dopo una decina di minuti entro ' quasi tutto e comincia a scoparlo mentre marina mi caccio la lingua in bocca .
Era uno spettacolo fantastico, anche perche marcello disse a marina che lo avevo sverginato e che era belllo il mio cazzo nel suo culo.
Dopo un po lo tolsi , e marcello aveva voglia di scopare sua moglie, la scopo per dieci minuti come un forsennato e gli sborro' ancora dentro, io da gran porco mi infilai subito il preservativo e appena tolse il suo cazzo infilai il mio , beh marina era al massimo dell eccitazione che venen ancora e dopo una decina di minuti gli sborrai dentro anchio riempendo il preservativo.
Era stata una serata fantastica.
Piu avanti vi raccontero altri incontri con loro.
9
3
16 years ago
serio1968vr,
48
Last visit: 6 years ago
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Il bastone del comando!!
A pagina 14 mi metto a ridere tra i denti!!. Hai presente Mattley
( medaglia, medaglia..)?
Si, come lui. Humnf,Humnf..lo scrittore del libro che sto leggendo è un bel bastardo, un cinico col cuore di panna. Mi piacciono gli stronzi
che ricoprono di merda il cornetto al cioccolato.Dispettosi per sopravviversi, piccoli dei, padroni di burattini dei quali decidono il destino.
(... detta questa potrei anche andarmene affanculo)
Questo libro promette bene, sono le due di notte e mi dispiace lasciarlo li sul tavolo, col suo carico di tragedie comiche...ma domani si suda e ,forse, se riuscissi a spegnere il motore che mi romba in testa, potrei anche dormire! Alzo le chiappe dal divano e con passo lento e silenzioso vado...
Cesso!
..Piscio!..
..allargo le gambe e tengo Bastogne ( nome proprio di volatile) in mano e lo soppeso...apperò....mi piace il mio cazzo..bello, consistente, affidabile!
Alzo la mano sinistra e m'appoggio allo sciacquone...Miiii che posizione fantastica, peccato sprecarla per una pisciata.
Mi sento plastico, atletico . Un olimpionico pronto alla gara, gambe divaricate, leggermente flesse, sedere in dietro e petto in fuori...mi dovresti vedere, ci dovresti essere tu ed il tuo culo davanti ai miei occhi invece di questo stupido sanitario ingordo.
Gia alla lettera c il mio cazzo ha un sussulto ...ulo completa l'erezione. E'la mia ossessione il tuo culo,il tuo culo, il tuo culo.
Centro di gravità permanente, madre di tutte le porcate che mi vengono in mente. Guinzaglio delle mie voglie incompiute.
Sega!!
...tu seduta sulla tavoletta me lo succhi, affondi in gola Bastogne ...e poi Liegi-Bastogne-Liegi..avanti e dietro su e giu, e giuuuuuu...fino all'esofago.
Mentre smanetto mi distraggo un attimo e mando il cervello nel bosco della memoria in cerca di qualche latente immagine di te mentre mi "ciucci il cazzo".
Yuhuuu c'è nessuno quii??...peggio che cercare porcini a febbraio.
Cazzo saranno sei mesi che non ti sfioro.
Vorrei urlarti ..Bastaaa...m'hai rotto i coglioniii...mi stai sfinendo!!!. Oggi è la terza pippa che mi sparo, sono da ricovero in clinica psichiatricaaaaaaaaaaaaa!!!!
La perversione conosce molte strade, e tu conosci la perversione.
La tua strada perversa è quella di farmi impazzire di desiderio. Sai come fare, hai una precisione svizzera. I tempi, gli sguardi, le negazioni, tutto appuntito come freccette nel bersaglio...sempre centro! La seduzione per te è un arte naturale. Conosci la mia
voglia e sai come tenerla tesa . Dovresti tenere un corso..."come cacciare un uomo sott'acqua senza farlo affogare". Il fatto è che ormai sono cianotico!!
Sei peggio di Giucas Casella .."quando lo dirò ioo"!!..Ed io sono ipnotizzato dal tuo culo e tu, bastarda iperlordosica, ti ecciti contandomi il desiderio negli occhi.
Ma ho trovato una crepa nelle tue mura . Oggi t'ho detto che è passata Jenny ( in verità si chiama Gaetana) a farmi un saluto. La tua "amichetta", quella sventola dalle gambe lunghe come una Barbie, ed un culetto alto e stretto (.. ma che preferisco il tuo non te l'ho detto). Lo so che ti piace. Che ,anni addietro, ti ci sei pure sollazzata e
t'è piaciuto. Non pensavo fossi gelosa di lei (eh eheh)...e quando t'ho detto che me l'ha fatto venire duro al solo guardarla, m'hai mollato una sberla.
Cazzoo scherzavo!! " E le ho pure dedicato una sega!!" ..mento per completare l'opera.
"MMMhhhhh" ..hai replicato passando in un lampo dall'indignazione all'espressione più laida. "Fammi vedere come l'hai fatto".
Con coreografie degne dei Centocelle Nightmare m'accingo a propinarti lo spettacolo. Non batti ciglio...sei immobile come una serpe mentre ti faccio attendere l'estrazione del molosso!!
Gentile richiesta della platea " per favore mettiti di profilo", con un guaito da docile cagnolina.
Come sei cambiata! Spavaldamente arrogante fino ad un minuto prima
ed ora eccoti che mormori come una devota inginocchiata davanti alla statua del patrono!!
Bastogne fa il suo dovere, oltre le mie aspettative. Averti davanti scandendo le pulsazioni della tua eccitazione mi provoca un' erezione enorme e dolorosa.
"Siediti e guarda...Troia" ..la prima,a seguire una lunga sequela di frasi oscene che ti fanno storcere impercettibilmente la bocca di malcelato piacere.
"Lo Voglio" mentre ti passi la lingua sulle labbra e ti accarezzi intimamente ficcando l'esile manina sotto i jeans a vita bassa.
"NO"..
..mi stupisco nel risponderti
"..guarda e zitta" .
In un dialogo muto i piccoli movimenti del tuo viso, dei tuoi occhi, della tua bocca dirigono gli spostamenti della mia mano.
Sono un virtuoso del cazzo. L'atavica combinazione mano/pene mi sta donando poteri divini! Per qualche minuto sono il pifferaio magico,l'incantatore di serpenti, Vasco Rossi che manda in visibilio le folle!!
..La mia folla sei tu e sei in estasi, il solo ascoltare la tua eccitazione che rimbalza dalla mia come un eco infinita crea miraggi di parole nella mia mente.
Meriterebbero un posto nelle opere non scritte degne di assoluta memoria.
Ti avrò perché sto male se non ti sento mia, ti avrò perché non posso più aspettare! (Enrico Ruggeri)
Voglio il tuo culo tesoro....E quando dico che lo avrò..lo avrò!!
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3
16 years ago
admin, 75
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New place square 122
Alle spalle una relazione di dieci anni, la prima, l unica vera relazione della mia vita.
Gli ultimi due anni hanno visto il nostro amore agonizzare e spegnersi lentamente.
La chiusura del rapporto ha strappato qualcosa dentro entrambi,
così ho deciso di lasciare la città, il paese,
il continente, trasferendomi a Londra.
Finisco a vivere in un quartiere non esattamente raccomandabile,
fatto di palazzoni dalle finestre sempre illuminate e dai cortili
brulicanti di baby-spacciatori.
Nel mio appartamento vivevano altre 5 persone,
fra le quali un 27enne brasiliano cocainomane,
che girava per casa costantemente seminudo,
pavoneggiandosi come solo un maschio latino sa fare.
Frastornata dalla vita londinese, privata dallo stretto controllo sociale
sotto il quale ho vissuto tutta la mia vita, i miei freni inibitori si sono
magicamente dissolti in poco tempo.
La scintilla è scoccata immediatamente.
Passavo le mattine a girare la città in cerca di lavoro e,
quando tornavo a casa la sera, trovavo il mio coinquilino che
cucinava e mi invitava ad unirsi a lui.
Cibo speziato e fiumi di birra e rum&coke hanno rotto il ghiaccio.
Presto ci siamo ritrovati a condividere confidenze sulle relazioni passate,
sui sogni, i desideri, le voglie.
Più il tempo passava e più desideravo mordere la sua pelle mulatta,
le sue labbra carnose, affondare le unghie nella pelle della sua schiena,
bagnare il suo corpo con la mia saliva, con il caldo succo della mia passione.
E seppure anche lui morisse dalla voglia di riempire la mia
femminilità con la sua impareggiabile virilità,
inspiegabilmente lui non si abbandonava a me e mi lasciava andare
a letto da sola, a fare i conti con la mia ormai incontenibile voglia.
Dopo un mese di sguardi languidi e confessioni spinte,
stanca di dovermi accontentare ogni notte delle mie dita,
decido di gettare la spugna e mettermi l anima in pace:
lui non mi voleva scopare.
Una sera come tante torno a casa e lo trovo, come sempre,
ad attendermi al tavolo con pan di caso ed una stella ghiacciata.
Come al solito mezzo nudo, con quel suo maledetto sorriso stampato
sulla faccia ed uno sguardo malizioso..
Gli butto un ciao e tiro dritta in doccia - la testa mi scoppiava e
non ero disposta a farmi prendere ancora in giro - ma lui mi segue
e insiste nel volermi far assaggiare i suoi manicaretti..
la mia testa pulsava di dolore e,
pur di non sentirlo ciarlare decido di mangiare qualcosa,
farmi una birra e andare a dormire.
Torno di sotto e mi metto a sedere, spizzico qualcosa,
mi scolo la stella e gioco la carta del mio VERO mal di testa
per togliermi d impiccio. Lui mi prende in contropiede,
dice di conoscere un metodo naturale per far
passare il mal di testa, così poggia le sue dita sulle
mie tempie ed inizia a massaggiare.
Siamo vicinissimi...
decido di giocare il tutto per tutto e propongo di spostarci in camera.
Lui, sorprendentemente, accetta. Mi sdraio sul letto,
supina e lui, a cavalcioni su di me, inizia a massaggiare il collo,
la schiena..passa ai piedi, le caviglie...sento le sue mani salire verso
il ginocchio e ancora più su, tra le cosce. Massaggia con calore
le mie natiche, mentre i miei slip sono completamente inzuppati
degli umori del mio desiderio inespresso. Le sue mani spostano
il minuscolo triangolo di stoffa che copre la mia natura, scoprendo
le mie labbra ormai incandescenti. Mi afferra per i fianchi e,
con forza, mi solleva e mi prende da dietro. Finalmente sento la sua
carne riempirmi completamente. Si muove con decisione, spingendo
fino in fondo, per farmi assaporare ogni centimetro di virtù e va avanti così,
per ore,
ripagandomi della lunga attesa, con una calda doccia di seme brasiliano.
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1
16 years ago
arya3stark30toro,
31/31
Last visit: 16 years ago
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La coppia che sorpresa
Ciao a tutti coloro che leggeranno questo racconto capitatomi circa 9 mesi fa con coppia veronese.
Un venerdi pomeriggio ero in chat con l idea di cecare qualche coppia per la sera , visto che ero solo e non sapevo cosa fare contatto una coppia . Mi rispondono subito e cominciamo a chattare dopo una mezzoretta lui mi dice che e solo in quel momento e che la moglie e al lavoro ed arrivera verso le 19.00 e come al solito sono le donne che devono decidere.
Nel frattempo ci scambiamo contatto msn e cominciamo a chiaccherare poi mi chiede se voglio fagli vedere qualche foto di me , carico una foto e lui mi fa i complimenti, e nello stesso tempo carica prima una sua foto poi quella della moglie, ci lasciamo scambiandoci il cell. e con l intenzione di vederci se la moglie e d accordo per la sera verso le 22 al casello di verona nord.
Appena chiuso il contatto pensavo che fosse la solita bufala come se ne trovano a migliaia su internet ed invece verso le 20 mi arriva un sms ed erano loro che mi confermavano appuntamento.
Mi presentai all appuntamento come prefissato e arrivammo contemporaneamente al casello di verona, parcheggiammo e scewndemmo dalla macchina, lui un tipo carino 40 anni in forma, lei 39 una morettina molto carina , purtroppo nn riuscivo a vedere com era sotto poiche portava un cappotto .
ci siamo presentati e daccordo siamo andati da me a bere un caffe .
Abbiamo parlato per alemno mezz ora poi decidemmo di sederci sul divano con lòei in mezzo a noi, devo dire che aveva un gran bel fisico , lui comincia a passare la mano sulle cosce di lei , lei non dice niente e lui va giu piu pesantemente, e comincia a toccargli una tetta .
Io non resitsto e comincio a sfiorargli la cosacia.
Allora lui gli abbassa il vestito e gli tira fuori una tetta e comincia a mordere il capezzolo , io lo guardo e lui mi fa cenno di farlo anchio e subito eseguo e mi tuffo sull' altra tetta.
In pochi attimi siamo tutti e tre nudi , lei la chaimo marina comicia a prendere in mano il mio cazzo e dopo alcune smanacciate se lo prende in bocca un pompino favoloso mentre marcello gli lecca la figa , dopo cambiammo posizione ero io a leccare marina e marcello se lo faceva succhiare.
A questo punto eli voleva il cazzo infatti chiese a marcello di scoparla e lui non aspetto un attimo e la infilo subito io nel frattempo mi ero messo di fianco a lei con il mio cazzo all altezza della sua bocca e le con sapienza comincio a spompinarmi.
ci volle poco che marcello venne , infatti dopo dieci minuti gli aveva sborrato dentro , ripulita per benino chiese a marina se voleva il mio cazzo e lei sena neanche esitare mi prese per la mano e mi fece avvicinare alla sua figa , marcello mi passo un preservativo e infilato cominciai a scoparla ,
Era fantastico anche perche lui era di fianco a noi e continua a baciarla complimentandosi per quanto era bella mentre godeva ( infatti era fantastica) e che si eccitava motlo vederla in quello stato.
Sotto i mie colpi marina e venuta almeno tre volte nel giro di mezz ora , e volle fare una pausa.
Fumammo una sigaretta e ricominciammo io seduto sul divano e marcello in fianco, la sorpresa fu che marcello allungo la mano sul mio cazzo e comicio a segarlo mentre marina si abbasso per prenderlo in bocca.
La cosa mi eccito da morire non perche non sono bisex e che la cosa mi sorprese poiche non avevamo parlato dei gusti personali ,
Non mi tirai indietro di certo anche perche dopo qualche minuto avevo due bocche sul mio cazzo ed era fantastico sentirli leccare la mia asta (circa 18 cm) , marina si satcco e marcello continuava a succhiare il mio cazzo, feci mettere marina all altezza della mia faccia e comincia a leccarla facendola venire scese dal divano e prese un presevativo m lo infilo e comincio a cavalcarmi , marcello da gran porco si mise in piedi sul divano e avvicino il suo cazzo alle nostre facce , marina lo prese in bocca subito e dopo un po di leccate lo sfila e mi dice di leccarlo insieme a lei.
Era meraviglioso quel giochetto che stavamo facendo, ma lui ancora piu porco , si mise dietro a marina e mentre io la scopavo volle infilare anche il suo cazzo dentor la figa . devo dire una senzazioen strana , dopo pochi colpi marcello venne ancora , invece io dovetti faticare a venire ma poi sborrai dentro in figa di marina con il preservativo.
Adesso ci frequentiamo e siamo in ottima sintonia vi raccontero le altre avvenutre piu porche
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16 years ago
serio1968vr,
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Last visit: 6 years ago
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Una sera davanti al caminetto
In punta dei piedi a tenermi in equilibrio, mentre l'uomo in calore mi cerca per soddisfare una desiderata scopata .... cerca di entrarmi da dietro...ma io quasi cado...si è piacevole ma devo cambiare posizione altrimnti i miei addominali poco esprti faticano a tenermi in piedi.
Troppo tempo è passato dall'ultima volta che ha sentito la voglia di scoparmi. Era accaduto (solo) la sera prima...e intanto io intenta a scrivere..lui cerca di solleticarmi ogni orifizio per cambiare poi con un ritmo frenetico su e giù dentro la regina... riesco a malapena a vedere la tastiera, anzi direi che la vedo doppia...
eh si il suo re è bello duro dentro sua maestà bagnata e avida di desiderio...ora lo schermo lo vedo da troppo vicino..direi che la mia testa ci rimbalza contro..il mandrillo vuole proprio esagerare..beh che dire mi fa godere, mi piace questa duplice attività..mi concentro su quanto sta avvenendo indirettamente...nel frattempo mi sisistemo ..la mia schiena poco abituata alla posizione è un pò indolenzita...anzi devo proprio tenermi con una mano e alla fine digito sui tasti come chi si avvicina al computer per la prima volta
Ecco che il mio culo si fa troppo invitante e proprio lì davanti ai suoi occhi, nonostante la flebile luce ...cerca così di soddisfare la sua voglia di partenza:ficcarmelo dietro senza seguire nessuna regola di buon senso..ma l'entrata a porte asciutte non è agevole...è meglio un ritorno alla regina, nel regno dei funghi...muovendosi nuovamente freneticamente.....
Ha bisogno di una mano...vuole a tutti i costi entrare dallìentrata posteriore..si dovrebbe abbassare..altrimenti non raggiunge il giusto angolo. Non son fissata con la geometria..ma in taluni casi conviene seguirne l principali regole.....stringe i denti...il buco è proprio stretto..non sono molte le volte che penetra lì dentro..lo conservato gelosamente solo per lui, solo lui ne ha avuto accesso..ma senza farne fare troppe scorpacciate..altrimeti si perde il gusto...l'accesso proibito...insomma non segue nessua regola..lui non segue mai regole, negli altri casi può andare bene, ma ora, proprio no....nel frattempo gocce del suo sudore cadono sul divano...sudore alimentato dai ciocchi di legno del camino...acqua che scorre come piccoli rii lungo le pendici di una montagna irta...
Si cambia posizione..ora è la volta di appoggiarsi allo schienale del divano e una sedia al di là che mi sostiene il computer continuo a scrivere....il buco è sempre stretto..con qualche goccia di saliva cerca di lubrificare per bene le pareti del re...forse ora sembra avercela fatta..non ancora del tutto ma a buon punto per poter trionfalmente dire di aver segnato un altro gol...
Stacco la spina..intrvengo in favore di una mirabile apertura..altrimenti rischio di trovarmi un pezzo di carne non mio..
e come previsto si sollevano le pareti e la scivolata è avviata...sempre pronti per un nuovo giro...per poter ricominciare...fino a quando l'accoglienza è delle migliori...tre miei orgasmi clitoridei mettono tutto in fibrillazione...fino al momento di massimo godimento e poter concentrare tutto il nettare dentro i bui meandri.
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16 years ago
cioccolatopiccante,
30/30
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Notte o alba
Non si sa sé è l’inizio del giorno nuovo o la fine di quello vecchio. Come sempre da quando siamo qui a Ibiza non abbiamo il confine tra le giornate e infatti abbiamo appena finito una serata-nottata fatta di allegria musica balli e tanto tanto amore sentimentale e fisico. Hai ancora in bocca e sul corpo l’odore e il sapore di me che sto guardando il tuo corpo vestito solo di sandali trasparenti con cui ami fare l’amore. Ti metti nuda sul piccolo balcone della nostra stanza, ormai qui essere nudi è un’abitudine, e ti appoggi alla balaustra guardando in basso sul bordo della piscina che ha ancora i resti della nottata tra i quali una coppia giovane distesa sui lettini lui con la camicia aperta bermuda e una birra in mano lei con un vestitino bianco che nasconde a malapena le sue parti più intime che si intravedono abbronzate come il resto del corpo. Quasi per ripicca o per falsa gelosia lei come ti vede infila stancamente una mano nei bermuda di lui che non pare essere particolarmente eccitato dall’idea. Tu li osservi come osservi ogni cosa ogni angolo che ti ricorda un bacio, una carezza, un orgasmo rubato. Mi piace guardarti da dietro hai linee perfette un culo fantastico che chiama sempre a te. Mi avvicino e comincio ad accarezzarti la schiena non immagino che tu abbia ancora voglia di me dopo tutto quello che abbiamo fatto. Me lo fai capire xchè allunghi indietro la mano a cercare il cazzo che non è certo duro ma che sai risvegliare prontamente e sapientemente. Non stacchi però gli occhi da quello che vedi, forse ti stimola, ricordando le nostre serate al priveè, sapere di essere desiderata e fonte di forte eccitazione. Lo capisco quando vedo il tuo sguardo fisso su quella coppia che però è ancora apparentemente stanca dalla serata. Lei cerca di risvegliare il sesso del suo uomo che, nonostante il corpo seminudo di lei, pare più attirato dalla birra. Ti accarezzo ancora la schiena e prima che la mia mano cominci per l’ennesima volta a esplorare la tua figa che avevo da poco lasciato secca e soddisfatta, allarghi le gambe segno tangibile che ancora mi vuoi. Ormai duro ti penetro piano e scopro che sei ancora bagnata come prima. Mi muovo piano dentro di te, la tua angolazione a 90° è resa perfetta dal fatto che invece di essere appoggiata agli avambracci sulla balaustra come prima, hai disteso le braccia facendo forza sul bordo della ringhiera stessa. Capisco dopo che il tuo intento non è essere perfetta nell’angolo. In realtà quando comincio a spingere + forte dentro di te ti opponi al mio movimento con le braccia tese, vuoi godere di ogni grammo di spinta e di ogni millimetro di cazzo che ti propongo. Ansimi sempre più forte e la coppia comincia a godere dello spettacolo, la ragazza impugna il cazzo del compagno continuando a guardarti mentre tu ne vuoi sempre di + e sempre + forte. Spingo all’impazzata le mie palle ormai svuotate sbattono contro di te che ti dimeni per ricevere ogni piacere che il movimento ti può dare. Ho quasi paura che tu possa cadere xchè mi chiedi di spingere sempre più forte, ogni volta il mio cazzo esce quasi interamente x scomparire interamente e violentemente dentro di te che ora vuoi che ti strizzi anche i capezzoli. Ti sto montando come non mai e la coppia lo capisce anche xchè mi vede comparire sul piccolo terrazzo e la ragazza impiega poco per far riversare sul suo volto la spruzzata di sperma che il compagno ha deciso di regalarle. Ormai siamo impazziti e come sempre le nostre urla all’unisono, incuranti dell’orario, squarciano contemporaneamente il silenzio dell’alba, testimoni di un ennesimo violento intenso e meraviglioso orgasmo che ti riempie di una inaspettata quantità di sperma calda. Rilasci le braccia stanche mentre i due ragazzi si baciano appassionatamente, guardi x terra e ti accorgi che due gocce del mio sperma sono malinconicamente cadute a terra che risaltano sul pavimento blu e che ti dispiace di aver perso. Ora ti giri, il tuo sguardo è tutto x me, caldo appassionato, mi stringi e io prendendoti in braccio di adagio sul letto dove spossata vuoi riposare piena del mio seme per iniziare un nuovo giorno più carica…………… o per continuare quello vecchio.
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16 years ago
carste,
50/50
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La stanza capitolo 10
CAPITOLO X° IL VICINO
………………Sentii un rumore a me familiare, che mi fece rientrare nella mia realtà, la stanza, era un fragore inconfondibile quello che squarciava quel silenzio assoluto, il cassettone che scorreva, aspettai che la stanza venne illuminata e incuriosita andai a vedere, rimasi piacevolmente sorpresa, dentro c’era un vassoio colmo di cibo, un primo un secondo, un contorno, e persino un dolce e della frutta, ed una caraffa di fresca acqua!
Pochi istanti dopo si accese un monitor sulla parete, e la luce si spense, ma quella dello schermo mi bastava per mangiare, apparvero due immagini con sotto l’indicazione due e tre, capì che stavo per vedere i mie vicini di sventura. Mi spuntò prima lei era con le mani e la testa in una gogna, portava un cappuccio nero di lattice stretto intorno alla gola da una catenella provvista di lucchetto, aveva un foro in prossimità della bocca dove era inserito un tubo che gliela teneva aperta. Dall’audio aperto la sentivo boccheggiare, non poteva parlare e di tanto in tanto emetteva suoni gutturali più o meno intensi, le sue gambe erano bloccate in piedi, su di un palo con degli anelli di ferro che gli permettevano di scorrere, due al’altezza delle cosce, e due alle caviglie, le gambe erano molto aperte, e all’estremità del palo verticale che era posto sotto la sua figa c’era un cono arrotondato sulla punta infilzato nella sua vagina, che si allargava decisamente verso la base. Lei era in punta di piedi, e come si abbassava sui talloni per riposarsi, con il peso del suo corpo, premeva sopra il cono di legno che si conficcava nella sua fessura aprendogliela, procurandole dolore, il cono era bagnato in più punti, ciò faceva intendere che si era abbassata più volte e anche se non era eccitata, aveva lasciato i segni come una lumachina! La mia parte sado-maso mi fece apprezzare quella posizione ed ero curiosa di vedere anche quella del maschietto, s’illuminò anche l’immagine della stanza tre, la posizione era identica alla due, l’unica differenza stava nel fatto che lui non avesse un cono tra le gambe, ma una fettuccia di pelle gli cingeva la base del cazzo e all’altra estremità erano agganciati dei pesi che gli tiravano il cazzo verso il basso, e doveva stare in questa posizione, perché come si abbassava dalle punte dei piedi, per far toccare le piante e rilassarsi, delle piantine di cactus con piccole ma acuminate spine, poste sotto il suo cazzo dall’enorme cappella lo pungevano in zone del corpo molto sensibili!
Mentre vedevo i due poveretti combattere con la resistenza del loro corpo, e con la sadica malvagità della “Voce”, continuavo a mangiare, curiosa di vedere come si comportavano i due compagni di sventura!
Allora mi chiesi, perché ero in quella posizione agiata? Che cosa avrei dovuto, poi pagare? Mi accorsi che ogni supposizione che avrei fatto ed ogni risposta che mi fossi data sarebbe stata, com’era successo sino ad allora, annientata da quello che la mente dell’aguzzino pensava!
Dovetti, guardando i due sullo schermo, dargli atto che la fantasia non gli mancava!
Finì di mangiare vedendoli più volte rilasciare i loro muscoli e lanciare mugugni per il dolore, di più da quel tubo non potevano fare, lui aveva delle spinette conficcate sulle palle, il cazzo quasi viola dalla trazione, lei molto meno evidente, ma avevo visto il ceppo aprirgliela sino in profondità, doveva stare costantemente a culo alzato!
Mi ricordai quando dovetti tenere io quella posizione per tanto tempo in una prova d’iniziazione datami da Elena, una fatica immane!
Mi accorsi solo alla fine che, almeno i loro culi erano liberi, non avevano più plug-in inseriti, ma specialmente il maschio avevo visto che era arrivato ad una bella misura e immaginai che solo per toglierlo il dolore impensabile aveva dovuto subire, e poi il nostro, quello di noi femminucce è molto più elastico, sempre insegnamento della mi stress, e se ben allenato ed eccitato può contenere cose che vanno al di fuori della …normale immaginazione!
Sentì un certo friccicorino nella topa ripensando alla mia iniziazione!
Poi lo scorrevole che si apriva, mi ripiombò nell’attualità del momento, mi avvicinai carponi, preferivo camminare così per non forzare sulle dita dei piedi doloranti, e misi tutto quello che mi era stato dato dentro il cassettone dove era poggiata una catena provvista di un lucchetto aperto e assicurata al fondo!
- Ora, la “Voce”, interrompendo quel lungo silenzio, andrai a fare una passeggiata e sarai la mia mano, dovrai come al solito, ubbidire cecamente, e se non lo farai ……ti scambierò con uno dei miei violentati! -ora aggancia la catena all’anello che hai al collo, e chiudilo con il lucchetto, come avrai fatto, si aprirà un passaggio, dove raggiungerai a mio piacimento uno dei miei prigionieri, e comincerai a giocarci, mi devo divertire, mi raccomando devi stare in piedi, voglio che anche tu sia in disagio dal dolore dai piedi!
Ubbidii come al solito, mi alzai presi in mano quella catena e lo agganciai all’anello al collo, era molto grossa e pesante, i piedi mi facevano già male costretti in quelli stivali, si aprì un passaggio tra la mia stanza e la vicina, un passo d’uomo 60X60, strisciai dall’altra parte, e vidi la scena che avevo guardato a pranzo dal monitor, era nella tre la stanza del maschietto!
Mi ricordai subito della sua enorme cappella, quella da cui avevo tratto piacere, e da quanto lo avevo dovuto spampinare per fargliela alzare, e che mi ero anche presa, per colpa sua, in dildo più grosso!
Mi chinai sotto di lui, e alzai i pesi che gli spingevano il cazzo verso il basso, mi eccitava la voglia di farglielo indurire ora! Lo presi in bocca, cominciai a ciucciare sino a che non lo sentii reagire, poi la cappella mi s’ingrosso in bocca sino a quasi esplodere, questa volta era stato veloce il porco, mi ritirai continuando a leccare per farlo rimanere dritto, poi lo lasciai, misi in tiro il suo cazzo, lasciando scivolare i pesi, ora la sua cappella, anche se rimaneva tirato su, inevitabilmente, strusciava sulle punte acuminate del cactus, e lui che si dimenava dal dolore non faceva altro che peggiorare la sua situazione, le spinette lo colpivano e rimanevano conficcate, il suo cazzo non si ammosciava, la cinghietta alla base gli chiudeva i vasi sanguini lasciandolo in una ….atroce erezione, mentre emetteva suoni incomprensibili dalla bocca ……intubata!
- Brava, bella fantasia, io non avrei fatto di meglio! Con tono eccitato si congratulò la “Voce”!
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16 years ago
paprika1, 37
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La stanza capitolo 9
CAPITOLO IX° A PRANZO CON ELENA
Ripensai al pranzo con Elena, la prima volta, quando mi fu presentata da Giovanna, vestita con una tunica bianca sin ai piedi, infilati in semplici sandali di cuoi infradito, molto severa senza trucco. Era arrivata in quella stanza privata del ristorante accompagnata da una deliziosa asiatica, cerulea e con molto trucco in viso, vestiva come una perfetta geisha ed anche nei modi lo era, con il suo kimono bianco e le calzature con le quali solo un orientale riesce a camminare, Cin era il suo nome. Fu invitata a sedere alla mia destra, alla mia sinistra Giovanna, e di fronte Elena, la mi stress, la padrona, la guardavo, e pensavo al monile nel culo di Giovanna, e se anche Cin ne avesse uno, e se fossero in moto in quel momento, la cosa mi eccitava moltissimo. Mangiammo scambiando poche e formali parole, solo l’asiatica rimase sempre in silenzio, non aveva seno, anzi non si vedeva, sapevo che le geisha lo tengono fasciato e conoscendo Elena dai racconti fatti, mi immaginai di come l’avesse obbligata a stringere sino a sentirseli scoppiare, aveva dei piedini piccoli, non più del 34 e i capelli neri raccolti sopra la testa, tenuti da un grosso spillone colorato, le labbra erano sottili e ben disegnate! Elena mi aveva chiesto cosa fosse per me la Giovi, io risposi una amica, lei fissandomi negli occhi, mi rimbecco……una cara, carissima amica, accennando un sorriso impercettibile, parlando di Cin me la presentò come ….cameriera tutto fare, replicando di come fossero affettuose e ubbidienti le orientali, non sapevo dargli un età poteva avere dai sedici ai ventisei anni, Elena parlando mi disse poi che ne aveva venti e che era stata educata in un collegio Giapponese molto rigido, e che era arrivata a lei tramite un suo amico che era in ambasciata a Tokio!
Eravamo in una sala riservata del ristorante, lì Elena era solito portare gente ed era molto conosciuta, le lasciavano sempre la stessa stanza e gli stessi camerieri, molto presenti, erano sempre alle nostre spalle uno per ognuna di noi, non facendoci mancare mai nulla!
La cosa che languiva era il colloquiare, lei, la signora, incuteva un certo disagio, poi vedendo con quanta rapidità Giovanna ottemperava, senza che lei fiatasse ai suoi bisogni, capì che aveva acceso il vibratore più di una volta, le puliva la bocca, la faceva bere, intesi che il gioco era iniziato da sempre, e che se avessi voluto parteciparvi, non era con il parlare! Elena si sentiva molto padrona, e probabilmente lo era davvero!
Ci chiese se volessimo del dolce, io optai per del caffè, e lei replico, ti piace come lo prepara la mia Giovi? Capì che sapeva tutto di noi, ed allora ruppi quel severo imbarazzo replicando…sì, è vero Giovanna prepara un ottimo caffè, e non solo, si vede che ha ricevuto un’ottima educazione!
Elena del tutto serena mi rispose:…e a te farebbe piacere essere un po’….educata!
- perché no, risposi con il cuore in gola!
Allora senza far trasparire nulla dal suo sguardo battè le mani, ed i camerieri uscirono chiudendo dietro di se la porta.
-Ora carissima, e mentre si rivolgeva a me, si alzava facendo cadere il suo vestito in terra rimanendo completamente nuda, poggia le mani sul tavolo ed alzati in piedi, voglio vederti meglio da vicino!
Ubbidii, mi misi come lei desiderava, ora pensaci tu Cin, ordinò all’asiatica di togliermi gonna e mutandine se mai le avessi, lei preso un coltello dal tavolo si alzò, mi venne dietro la schiena e tagliando i mie indumenti li tolse, poi con le sue piccole e delicate mani, mi aprì il sedere, e li mostrò alla padrona, ero ancora tutta depilata a quei tempi, - belli, esclamò Elena, bei buchi, carnosi e voluttuosi, un bel culo tondo e sodo, sentì la sua mano fredda passare sopra il mio sesso, lentamente, sul mio buchino, poi mi diede un paio di sonore sculacciate, la guardai e vidi che si era eccitata, come una cagna ondeggiai il culo, lei ordinò a Cin di spogliarsi davanti a me!
Sfilò lo spillone facendo cadere i capelli nerissimi sino sotto le spalle, sbottonò una spallina del bellissimo kimono, e con una maestria solo orientale con l’ondulare del corpo lo fece scendere lentamente, i suoi seni, come avevo immaginato, erano angustamente fasciati, ero curiosa di vedere la sua figa, ma tra quei peletti chiari e radi mi apparve un cazzo, molto piccolo, sottile ma lungo, eretto, ma un cazzo! Rimasi sbalordita, non scese dalle sue scarpe e voltandosi mi fece vedere la catenella che le usciva dal culo! Si rimise dietro di me, e facendo pressione sulla mia schiena mi fece piegare in avanti, poi sentii il suo cazzo che con una botta secca mi penetrava nel buchino, non mi fece molto male, anche se entrò senza preamboli, ma lo sentì molto in fondo come mai mi fosse successo!
Intanto Giovanna su ordine della sua padrona si era denudata, e salita sul tavolo, tra piatti sporchi e bicchieri, mi era venuta con la fica verso la bocca, mentre quel lungo cazzo esplorava il mio ventre, con colpi decisi in rapida successione, inizia a leccare infilando la lingua dentro la fessura della Giovi, la udì ansare, e sentì sulla mia lingua il vibrare del suo monile nel culo, sempre più forte!
Elena ci guardava lasciando trasparire dal suo viso un’eccitazione, girava intorno al tavolo, e passando dietro Cin la sculacciò sonoramente, sentì aumentare il suo ritmo, la cagnetta, come la padrona adorava chiamare le sue servette, si eccitava ad essere percossa, intanto che girava e guardava toccava la sua piccola fessura, arrivata sul viso della Giovi, le strofino il culo sulla faccia. Vidi che la sua lingua penetrava nel buchetto della padrona, che si alzava lentamente per poi ricadere su quella linguetta dritta e in continuo movimento era bellissimo vedere Giovanna che leccava il culo di Elena mentre Cin mi prendeva con il suo cazzo nel mio topo, così ribattezzato il mio buchino dalla mistress!
La prima ad urlare fu Cin vomitandomi nelle viscere una quantità enorme di sborra, per le contrazioni ricevute morsi le grandi labbra di Giovanna, che godè a sua volta, spingendo la lingua a fondo nel culo della padrona, emettendo un urlo sordo tra le sue chiappe.
Elena si alzò e si andò a sedere su una poltroncina all’angolo della stanza del ristorante, alzò le gambe sopra i braccioli, poi schioccando le dita conquistò la nostra attenzione sia Cin sia Giovi andarono verso di lei con la catenella che le pendeva tra le natiche, i loro culetti tanto diversi ma così sensuali ondeggiavano facendo sbattere la catenelle tra le loro cosce! Cin aveva un culetto bianco, molto alto, mentre quello di Giovanna era molto più formoso e scuro, leggermente più basso! S’inginocchiarono ai suoi piedi e iniziarono a leccarli, ciucciandole gli alluci, e leccandole le piante, aveva dei piedi molto affusolati, con le dita molto lunghe, ben curati, privi di smalto, le sue cagnette facevano a gara a chi glieli leccasse di più, intanto lei afferrò una grossa candela dal tavolinetto al suo fianco e trafisse quella sua piccolissima fessurina bianca, la inserì dentro sino in fondo, mentre le servette le leccavano con avidità i piedi, sino a che con un spasmo violento ed emettendo per alcuni minuti un latrare come fosse una cagna in calore, venne, i suoi piedi si contrassero, e la candela uscì dalla sua figa, era una fessurina molto piccina, era conformata così, Giovanna me ne aveva parlato alcune volte, ma mai avrei potuto pensare che una donna alta avesse potuto avere una spacco della figa così piccolo, non superava i cinque sei centimetri, e molti cazzi hanno cappelle che li oltrepassano, sembrava come se ne avesse fatto chiudere un pezzo!
La stavo osservando mentre pensavo in silenzio, tutta quell’atmosfera mi aveva eccitato molto, lei si alzò in piedi guardandomi, e fatto cenno a Cin, che immediatamente la rivestì, mi chiese se mi fosse piaciuto.
-molto eccitante risposi.
-ti piacerebbe avere anche tu un monile d’argento nel culo? Sai me l’hanno chiesto in tante, ma solo poche hanno l’onore di portarlo.
-Si, risposi con entusiasmo!
-sai dovrai superare delle prove da me ideate, una iniziazione, e solo se sarai all’altezza, potrai avere il monile! Fammi sapere tramite Giovanna quando ti sentirai pronta!
Intanto anche Cin si era rivestita, e salutando si accomiatarono lasciandoci sole in quel posto, io con i vestiti tagliati, mentre Giovi mi osservava con occhi vogliosi!
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La stanza capitolo 8
CAPITOLO VIII° IL SECONDO OSPITE
La luce si accese, ed io ero immersa in una piacevole estasi, da …sesso vissuto, la fica bagnata ed il culo dolorante come ormai da tempo, avevo una gran voglia di scopare, di giocare, una voglia che con quel coso nel culo avrei potuto soddisfare solo con quel sadico di Fulvio, ma lui purtroppo non era lì! Allora mi venne in mente il rumore che avevo sentito nel buio, e guardandomi intorno, mi accorsi che era stato tutto pulito, che non c’era più il buiolo puzzolente! A cosa dovevo questo? Che cosa avrei dovuto sacrificare?
Guardai intorno, e vidi nella parete opposta alla mia un cazzo che usciva da un foro, era moscio, di notevoli dimensioni, la luce si spense e si accese lo schermo al soffitto, vedevo nitidamente un uomo in piedi, nudo contro una parete, la mia e il suo cazzo era dalla mia parte! L’immagine mi faceva ora vedere il suo culo, anche lui aveva un dildo dentro! La “Voce” mi disse che voleva che glielo facessi alzare e che lo facessi venire a mio piacimento! Non era una cosa sconveniente, il cazzo a me non dispiaceva, e poi ero eccitatissima, lo presi delicatamente tra le mani e comincia a massaggiarlo, ne avevo dalla mia parte almeno venti centimetri, le struscia i capezzoli dritti sopra, e lo chiusi tra i mie seni, anche se gli bruciava il culo, pensai, dovrà reagire, mi ero già trovata in una situazione molto simile!
La tutina di lattice che indossavo mi lasciava libera di usare ogni mio pertugio, e mi teneva le tette alte, stringendole alla base, quel coso moscio non voleva sentirne, nell’immagine non vedevo il suo viso, ma il corpo sembrava di un giovane, sotto l’immagine del monitor c’era il numero tre. Lo strinsi fortemente tra le mie tette e inizia a muoverlo su e giù, nulla eppure mi ricordo di Fulvio in uno dei nostri incontri organizzati da Elena, se anche lo avesse nel culo, godeva mentre lo ciucciavo! Era un bel cazzo tornito, con le venature molto marcate, aveva un enorme cappella rosa ed era circonciso, lo muovevo tra le mie tette facendole roteare, ma niente, poi l’immagine nel monitor mi fece notare, in una immagine panoramica che il tizio, il numero tre, come da sotto monitor non fosse lì per sua scelta, dire volontà in quel posto era assurdo. Era legato con cinque cinghie alla parete, una gli cingeva la vita due gli tenevano i polsi e due le cosce, era in posizione inginocchiata! La !” Voce” mi disse che era privo di sensi, e che si era comportato male ed allora aveva dovuto inserirgli di forza il dildo cinque nel culo! Rimasi per un attimo sconvolta guardando dentro la scatola, il cinque cominciava ad essere un coso molto grosso, e non mi meraviglia se dal dolore avesse perso i sensi! Pensai che era stato un fesso, in questa situazione bisognava collaborare con l’aguzzino, non avevamo nessuna arma per contrastare! Capì anche che probabilmente non fosse da solo, per avergli potuto fare tutte quelle cose al mio…….vicino, ora avevo due stanze attaccate alla mia, ma opposte!
La “Voce” continuò, hai cinque minuti da adesso per farlo svegliare e farglielo rizzare, poi passi al dildo due e così via crescendo misura ogni cinque minuti sino a che non ubbidisci al mio comando! Capì molto velocemente che non avevo molto tempo da perdere, iniziai a leccarglielo, gli passavo la lingua sulla cappella lentamente, poi lo presi tutto in bocca succhiandolo e facendo ruotare la lingua sulla sua cappella, potevo vedere la sua faccia sul monitor, ed avevo anche il suo sonoro, lo sentì lamentarsi, ciucciai più forte, poi lo vidi scuotere la nuca, cercò di divincolare gli arti, ma come si sentì intrappolato inizio a gridare, non aveva capito che lì dentro ribellarsi era inutile, si agitava ed il mio ciucciare era completamente vano, provai ad accarezzarlo, nulla, il dolore nel culo gli dava alla testa!
Tempo scaduto, ed è ancora moscio, sentenziò la “Voce” passa subito al dildo due e continua!
Il secondo, non era molto più grosso del primo, ma dovevo fare una doppia azione rimuovere quello che avevo dentro ormai incollato alle pareti del mio intestino e con il dolore che avrebbe richiuso il perineo violentarlo nuovamente con una introduzione di un oggetto più grande!
Ripensai a Giovanna a come dolcemente quella mattina mi aveva rimosso il dildo di tutta una notte, e mi chinai, afferrai con una mano il terminale e lo misi in tensione, con l’altra infilavo le dita in bocca e bagnavo in tondo il perineo, mentre spingevo come per fare la cacca, lo sentì muoversi. Allora presi un bel respiro e spinsi mentre tiravo, un dolore lancinante, e lo sentì cadere, avevo il culo a pezzi, mi bruciava, mi faceva male, e volevo cagare! Non avevo tempo sapevo che se avessi perso tempo sicuramente qualcosa di peggiore avrei dovuto subire, presi il due dalla scatola, e lo guardai, lo leccai abbondantemente, ma poggiato sul buco incontrai un muro, provai a spingerlo, ma il buco non si apriva, solo forte dolore, e la pelle che indietreggiava al mio spingere!
Allora mi venne in mente di essere sempre molto bagnata nella fica, lo infilai senza fatica, poi lo poggiai in terra dalla parte del cerchio terminale, mi allargai le chiappe sentendo un gran dolore all’ano e sfruttando il mio peso m’impalai sul dildo, entrò con violenza, mi sentì spaccare, il dolore era pazzesco, avevo urlato, ma sentendolo con la mano ora era dentro! Iniziai subito a ciucciare quel cazzo, e con mio stupore, mentre pensavo che sarei morta per mettere il tre lo sentì che s’indurì subito, lo ciucciai ancora mentre o sentivo che parlottava, aveva goduto della vista della mia scena, sì, la “Voce” aveva dato a lui il sonoro e la mia immagine mentre m’impalavo, il gioco era semplice, l’aguzzino tirava fuori di noi il peggio, ed ognuno godeva dei giochi sadici che lui ci propinava, pensai anche alla due, se si stava toccando od era inorridita nel vedermi, sempre se il maniaco aveva dato visione anche a lei!
Mi staccai con la bocca, ora il cazzo era dritto, avevo assolto al comando, senti la voce che veniva dall’altra parte della stanza che chiedeva insistentemente……ancora!
La “Voce”, prima volta da quando mi trovavo lì, mi diede la scelta di farci quello che volevo. Lo carezzai ancora un po’, era una verga dritta, molto grosso la cappella da come l’avevo vista moscia era ancora più grossa, non resistetti, avevo tanta voglia, mi girai, e guidandolo con la mano lo infilai nella fica, stavo in posizione precaria, con il culo alzato e schiacciato contro la parete, mi mossi, era eccezionale sentirlo dentro!
All’improvviso la “Voce” con tono stranamente eccitato, mi chiese se volessi continuare, annui, allora devi riempire tutti i tuoi buchi altrimenti te lo sfilo!
Prendi quello in terra e infilalo in bocca subito e leccalo per bene, lo guardai e capii, era sporco della mia merda, e striato di sangue, mi ero sbagliata ancora una volta, non mi aveva dato libera scelta!
Eccitata da quel coso nella topa, era stata ribattezzata anche la mia da Elena, lo infilai in bocca e lo ciucciai, lui dopo pochi movimenti mi fece godere subito riversando nella mia figa una significativa quantità di calda sborra!
Lo senti uscire e mentre la luce si spegneva la “Voce” con tono molto sarcastico, mi disse ora hai di che sfamarti! Avevo appena raggiunto un orgasmo con un vero cazzo, ma la mia priorità era di mangiare, aspettai di sentir scendere quel caldo liquido denso, lo presi con le dita, sapevo che non mi avrebbe sfamato, ma era molto proteico, lo mangiai, il suo sapore era agrodolce, quantomeno molto migliore di quello del dildo!
Nell’oscurità m’impadronii la mia branda, ma come al solito riuscì solo a mettermi a pancia sotto, avevo il culo dolorante e la pancia che mi faceva molto male, sentivo fortemente lo stimolo di cagare, udivo la mia pancia borbottare, avevo mangiato solo una zuppa di fagioli che stavano facendo il loro effetto, capì che non fosse stato un caso darmi quell’alimentazione! Posi tutte e due le mani sotto la pancia per massaggiarla cercando di resistere a quel lo stimolo e ai dolori che mi causava, anche l’aver tolto e rimesso il dildo dal culo aveva peggiorato la situazione del mio intestino, irritandolo eccessivamente, ed ora si contraeva, non riuscivo più a tenere, e se avessi rilasciato i muscoli, il turacciolo che ostruiva il mio culo sarebbe saltato come il tappo di una bottiglia di spumante agitata!
Cercai a fatica il foro sulla parete che chiamava il mio torturatore, anche se con molta paura, ma essendo più grande ed impellente quella di cagarmi sotto, infilai il dito con forza trattenendo il fiato, non successe nulla!
Si accese la luce, allora dissi alla “Voce“ del mio problema, non ebbi risposta, si spostò il pavimento in un angolo, e mise in luce un griglia di scolo delle acque, mi misi con il culo sopra accucciata con le mani contro la parete e lasciai andare i muscoli del perineo, sforzai appena e il dildo si abbatté in terra seguito da una massa di acqua fetida e puzzolente che fuoriusciva dal mio culo, sporcandomi gli stivali. Dalla parete con mio grande stupore usciva dell’acqua pulita che portava via tutte le schifezze che stavo cagando. Ora non m’interessava se avessi dovuto infilare nel buco il dildo successivo, ero felice, avevo evacuato e c’era acqua pulita che scorreva sotto di me, prima che smettesse, la raccolsi con le mani e inizia con il pulirmi il culo, poi passai alla figa, poi la portai alla bocca, bevvi, mi chinai e bevvi ancora, mi lavai tutta, senza togliere il body e che fasciava il mio corpo né gli stivali che comprimevano le dita dei miei piedi! Non ci credevo, non potevo immaginare cosa avrei dovuto subire, ma non m’importava, feci dei bagnoli freschi al mio culo martoriato, sciacquai, tutte e due i dildo, riponendoli nel loro astuccio, poi all’improvviso, senza che nessuno fiatasse l’acqua smise di uscire e la luce si spense nuovamente, ero molto sorpresa di questa, per me strana situazione ma felice come non mai!
Mi distesi a pancia all’aria sulla branda avevo ancora dolore e bruciori al culo ma nulla rispetto a prima, ora il dolore più forte, ma decisamente sopportabile veniva dai mie alluci che dovevo tenere contratti per gli stivali di misura, appositamente, corta, pensai …….mi manca solo un bel pranzo, e sono in albergo!
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La stanza capitolo 7
CAPITOLO VII° LA MISTRESS
Mi balzò alla mente di quello con cui avevamo giocato in quattro, e che in seguito comprai anch’io, la prima volta ci avevo giocato con Giovanna una geisha e la sua mistress, che aveva voluto presentarmi, e che io conoscevo solo dai racconti, molto frizzanti della mia amica, ero molto incuriosita ed eccitata, una bella donna sulla cinquantina, Elena, la sua mentore, magrissima, alta, con capelli biondi cortissimi dai modi gentili e raffinati, vestita di solito in pantaloni e scarpe basse, c’eravamo conosciute a una cena a quattro lei con la sua ultima servetta Giovanna ed io, lei mi aveva raccontato, alla presenza della sua Giovi come piaceva chiamarla, di come l’avesse presa in casa sua all’età di sedici anni come domestica tuttofare alla pari, affidatagli dalla madre, una famiglia dell’ex unione sovietica, che lei manteneva dall’Italia, motivo per cui quella ragazzina l’era sempre rimasta attaccata, dal suo accento mai mi sarei aspettata che non fosse italiana, lo parlava correttamente, infatti, Elena le aveva fatto prendere un diploma di estetista e le aveva aperto lo studio, e intanto era stata la sua giovane amante per almeno otto anni, e per essere amanti di Elena bisognava essere molto particolari, non prediligeva un sesso a un altro, ma le piaceva essere estrema, poteva avere rapporti anali con un uomo mentre un attimo dopo indossata una cintura con strap-on e gli rendeva la pariglia, era lei che dirigeva, sempre il gioco, e decideva i ruoli!
Me ne accorsi dalla sua allieva, quando quel primo giorno era uscita dal bagno, indossava una cintola con un grosso cazzo attaccato in vita, e poiché io stavo giocarellando con il dildo anale, me lo spinse delicatamente nel culo, dopo averlo sapientemente incremato, dopo mi prese nella fica come se fosse un uomo, facendomi venire diverse volte!
Spossata, mi tolsi da sotto di lei dopo l’ennesima volta che ero venuta per riprendermi un attimo, e mentre ero sdraiata, lei mi mise il suo strap-on stringendomi la cinghia sui fianchi e assicurandolo sotto le cosce, io subivo soddisfatta, poi si calò con la bocca sopra e cominciò a succhiarlo come fosse un vero cazzo!
Mi piaceva vederla tra le mie gambe che ciucciava, le infilai le mani tra i capelli, e carezzandoli inizia a spingerla verso il basso e vedendo il cazzo che quasi spariva completamente nella sua bocca, mi eccitai, insistetti fino a toccarle la gola, sentii i suoi forzi di stomaco, e la mia eccitazione aumentò!
Lei si alzò, e strusciando con la fica sulla mia gamba sino all’inguine mi montò sopra a cavallo, e allargando le sue grandi labbra, s’infilò il cazzo nella figa, iniziò a muoversi lentamente, poi sempre più veloce, sentivo il dildo nel mio culo spingere, lei godeva, urlava mentre mi leccava i seni e la bocca, poi cadde sfinita su di un fianco, ci addormentammo abbracciate!
Nel frattempo mi ero svegliata, avevo sentito un rumore nella stanza, ma era troppo buio per cercare di vedere cosa fosse, ero dolorante nel culo, e fradicia nella figa! Quello strano rumore quel dolore intenso mi tenevano sveglia, non riuscivo a capire, e la luce non si accendeva, ora con quel coso che tappava il mio culo e mi dava continuamente sia spasimo sia stimolo a evacuare avevo perso completamente la cognizione del tempo! Se, infatti, prima, avevo l’impulso di andare in bagno tutte le mattine adesso era costante, e tutto si era sfalsato, il sonno indotto, dalla mancanza di luce, la stanchezza per la fame e le molte vessazioni subite, e ora anche i miei stimoli biologici!
Questo stimolo indotto lo avevo già provato!….La mattina dopo quando mi svegliai nel letto di Giovanna, lei era ancora abbracciata a me, ed io sentivo un forte impulso ad andare in bagno avevo ancora il dildo nel culo e il pisello artificiale alla cintola. Cominciai a toglierlo, slacciando le cinghiette ma Giovanna ebbe un sussulto e si svegliò, stirò le braccia in alto, e voltandomi verso di me mi sorrise dolcemente. Era domenica, ed io non avevo nessuna cerimonia, e lei non aveva appuntamenti, le dissi del mio fastidio al culetto, lei prontamente sorridendo mi fece girare, pose un cuscino sotto la mia pancia, prese qualcosa dal cassettone, e iniziò a inumidirmi con una cremina il perineo intorno allo stelo che era piantato nel mio buco. Lentamente lo ammorbidiva girando in tondo con il suo dito, mentre con l’altra mano tirava lentamente, pensai a come avessi fatto io a togliermi quello che ora avevo dentro, poi mi disse di prendere fiato e di spingere come se facessi la cacca, sentì solo un lieve strappo, che mi fece emettere un urletto, lei mi diede due pacche sul culo e sorrise, poi mi guardò mentre da solo, passato il restringimento del perineo scivolava fuori dal mio corpo! Corsi in bagno, e feci subito abbondante cacca, mi aveva stimolato parecchio lasciandomi un leggero bruciore, era un bagno molto carino, colorato, pieno di stampe appese, un grosso specchio con luci di lato come quello nei camerini delle attrici, era posto sopra il lavabo, incassato in un mobile a cassetti dello stesso stile. I sanitari erano bianchi e di stile antico squadrato con grossi rubinetti cromati, l’unica cosa moderna era una bellissima doccia idromassaggio ad angolo, come ebbi finito di fare la cacca, non resistetti a gettarmi sotto quello scroscio d’acqua della doccia, sentì lei che mi chiamava, il caffè era pronto, e l’accappatoio lo potevo trovare sotto il lavabo!
Uscii dal bagno indossando un bell’accappatoio di cotone, rigorosamente bianco, ero ancora bagnata, lei aveva messo dei grossi cuscini all’altezza della testa del letto, con la schiena poggiata, sorseggiando il caffè, mi fece cenno di raggiungerla, era nuda, mi tolsi l’accappatoio e mi sedetti vicino a lei, mi passo la tazzina, e iniziai ad assaporare quella calda bevanda, così gradita il mattino! Ci scambiammo i complimenti per quella splendida nottata, poi presa da una voglia di darmi qualcosa di suo, intimo, come si fa di solito dopo una notte d’amore, iniziò a raccontarmi……sai, io ormai non sto più con Elena, anche se ancora quando chiama non posso fare a meno di correre da lei, quando andai da lei a sedici anni, non conoscevo nulla del mondo e per i primi mesi, lei mi fece solo pulire, rifare i letti, e tutte quelle mansioni che si addicono a una colf, una sera, mi chiamò nel salotto, lei era in vestaglia, aveva cenato saranno state le undici, aveva i piedi nudi rannicchiati di lato al corpo, io ero in “divisa”, come lei pretendeva che stessi tutto il giorno, ero affascinata da una donna che sapeva sempre quello che voleva, parlava poco, ma quando lo faceva la gente, la stava sempre ad ascoltare, era padrona di almeno cinque lingue era sicuramente una donna interessante e di cultura, in casa sua c’erano sempre molti ospiti, ed io a tuttora non so che lavoro facesse, forse viveva di rendita!
La mia divisa consisteva in un grembiulino bianco con pattina nera, lei adorava questo colore, stretto in vita, con bottoni nella parte alta, capelli chiusi in una cuffietta, e zoccoli di pelle come quelli dei medici, d’inverno aggiungevo solo calze color carne, mai collant, li detestava, e quando c’era gente a cena dovevo mettere belle scarpe con un leggero tacco, molto sobrie, e le calze anche d’estate!
Quella sera la trovai molto meno formale del solito, io avevo cominciato ad andare a scuola, lo facevo una volta a settimana, mi ci aveva mandato lei, e cominciavo a esprimermi un po’ in italiano, e a capirlo quasi tutto, m’invitò a sedermi vicino a lei, poi prese dal tavolinetto a fianco del divano una scatolina che mi porse, chiedendomi di aprirla, ubbidii, dentro trovai un monile grosso come una noce, di argento, molto bello a forma di goccia d’acqua, con una catenina saldata all’estremità, lunga una ventina di centimetri, a filo singolo!
Mi disse con voce bonaria e calda …indossalo, io la ringrazia ossequiosa, feci per metterlo al collo, ma non c’erano ne’ chiusure, ne’ la catenina a filo unico riusciva a cingere il mio collo, lei sorrise molto discretamente, e mi disse, Giovanna non va ne’ al collo ne’ al polso e tantomeno alla caviglia! La guardai turbata, qualcosa mi sfuggiva, allora lei con molta grazia si alzo, e inginocchiata davanti a me, mi aprì le gambe, io non opposi resistenza, subivo il suo fascino seducente, e mi sarei fatta fare qualsiasi cosa! Mi sposto le mutandine, e me la passò sulla fessurina ancora vergine, mi piacque, il mio unico approccio con il sesso sino ad allora era stato il masturbarmi strusciandomi contro il cuscino o carezzando l’esterno, dopo quelle frizioni, in cui lo avevo sentito tra le labbra della mia fica, lo portò sotto il suo naso, e la vidi tirare su con forza come se dovesse inebriarsi dell’odore del mio sesso, poi dopo l’olfatto soddisfò un altro suo senso, il gusto, lo immerse nella sua bocca ciucciando come fosse una caramella, e tenendolo fuori per la catenina, guardandola sentivo la mia figa contrarsi come non mi era successo mai, poi lo riportò sotto la mia gonna e guardandomi negli occhi mentre poggiavo le mie mani sulle sue spalle, con una mossa decisa lo introdusse, senti un lieve dolore, le strinsi forte le spalle, lei continuò a guardarmi mentre si mordeva il labbro di sotto, poi con l’indice me lo spinse su sino nella pancia, ero scesa dagli zoccoli ed avevo le punte dei piedi in terra, ed involontariamente avevo aperto le gambe molto di più di quanto avesse fatto lei, mi ricompose le mutandine e alzatasi, mi prese per mano ed io la seguii, era bellissima, nella sua camicia da notte di seta bianca, con finissime bretelline, lunga sino alle caviglie, i suoi seni piccoli, i capelli molto corti, i suoi piedi nudi sul pavimento di marmo, ero estasiata da lei, nei mesi precedenti aveva preso la mia mente, ed ora stava prendendo il mio corpo!
Prese un piccolo apparecchietto da dentro la scatolina del monile, con quattro tastini neri, m’invitò a spingere il primo, sussultai, sentivo dentro la mia fica vibrare, era il ciondolo, era un vibratore, poi lo sentii che calava verso il basso, istintivamente misi una mano mi resi conto che era uscito e stava ora nelle mie mutandine, lo estrassi, aveva una strisciolina di rosso, era quello strappo che avevo sentito, aveva rotto la mia imene! Lo so che esce, mi sussurrò ora con voce sensuale ed eccitata, ma non è lì che lo devi tenere, l’ho fatto fare per l’altro buchino, ma prima avevo bisogno di saggiare quanto porcellina puoi essere per continuare a giocare con me! Ora sarai tu a farlo entrare ed io a guardare!
Non fiatai, eccitata m’inginocchiai sul divano a gambe aperte, abbassai le mutandine, alzai la gonna sopra la mia testa, mostrando il mio culo nudo e sodo, poi emulando quello che aveva fatto lei lo bagnai nella bocca, e per la prima volta assaggiai il sapore acre della vagina, poi lo portai sul buchino ancora ricco di peluria, e inizia a spingere, non riuscivo a superare quel muro, lei mi venne in aiuto, e con e sue lunghe ed affusolate dita, mi spalanco le natiche, insistendo con i pollici nei pressi del perineo, scivolò dentro, lo spinsi come aveva fatto lei in alto, e il perineo si richiuse, lasciando penzolare fuori solo la catenella, in quel momento lo sentii vibrare, Elena lo aveva acceso, e passò alla massima velocità, l’intensità delle vibrazioni era fortissima, lo sentivo dappertutto, nel culo, nella figa, che da quel giorno da lei battezzati filippa e filippo, venni comincia a muovere il culo e a gemere sempre più forte la mia testa mi partì e godetti da pazzi, mentre mi voltai ancora in preda alle vibrazioni vidi lei inginocchiata dietro di me con un enorme cazzo sintetico che le usciva dalla sua fica, che da quel giorno dovetti sempre chiamare principessa e il buchino principe, che stava urlando dal piacere, una fica rasata, e molto piccola, una fessurina bianca nel suo magro corpo!
Come si riprese spense il mio ovetto, e con tono di voce tornato, normale mi disse…per oggi basta, mi sei piaciuta, faremo molte cose insieme a filippo e filippa, da ora per chiamarti accenderò il vibratore, e più sarà urgente la cosa che ti dovrò chiedere, più forte saranno le vibrazioni, quando arriverai, lo spengerò lo toglierai solo per fare i tuoi bisogni, e basta! Uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle lasciandomi lì con il mio campanello nel corpo!
..a quel racconto mi eccitai nuovamente, e quando mi fece vedere il ciondolo che ormai riposava nel cassettone, capì che aveva peccato in difetto, era molto più grosso di come l’avessi immaginato, più che ad una noce somigliava ad un uovo, o al limite ad una pera piccolina, liscissimo, con la catenella chiesi del telecomando, e mi rispose che ovviamente lo teneva Elena, e che delle volte passando sotto con la macchina si fermava, e gli intimava di indossarlo, per poi giocarci, ero ora affascinata da Elena, quello che mi aveva raccontato Giovanna mi aveva fatto nascere una lussuriosa curiosità!
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Giardino di notte con amica trav
Da quando ho cominciato a frequentare i siti erotici, una fantasia mi aveva sempre colpito e precisamente portare una mia amica, di notte in un giardino vicino a dove abito e farla sbattere davanti a me da un gruppo di uomini incontrati li per caso, ed invogliati dalla mia amica.
Tale mia fantasia erotica, la ritenevo solo tale e mai avrei creduto di poterla realizzare, certo, con qualche piccola variante… Ma andiamo con ordine…
In 2 anni circa di frequentazione di questi siti, ho incontrato meno donne da sbattere che dal panettiere sotto casa..inoltre erano anche delle rompiscatole e neanche farlo apposta incasinate mentalmente e…quel che piu mi dava fastidio anche finanziariamente…tanto valeva andare con le rispettabilissime libere professioniste…
Ho invece incontrato parecchi travestiti e con la maggior parte di loro ho avuto dei rapporti sessuali ed umani molto gratificanti…
Per cui, un giorno mi decido di chiedere alla mia amica trav, quella piu bella e porca che conosco, se vuole assecondarmi nella realizzazione di questa mia fantasia. Lei, che, anche se non è ne il suo nome ne il suo nick, chiamero nel prosieguo del racconto Lola, aderisce entusiasticamente alla mia proposta, e anche se io stesso non ero convinto fino in fondo, la sua adesione mi ha dato quella convinzione che mi mancava per andare avanti e realizzare la mia fantasia.
Vado a perlustrare il giardino di notte, non c’è nessuno, inoltre ci sono siepi alte dove si può fare il proprio comodo senza essere visti neanche da chi passa li vicino.
Il posto inoltre è molto caratteristico e di notte mette anche un certo timore..mi convinco sempre di più di realizzare la mia fantasia.Scarto subito la possibilità di andare all’avventura e costringere Lola ad adescare qualche uomo li presente..troppo pericoloso, inoltre ho immaginato la cosa con parecchie persone intorno a lei, coi loro cazzi turgidi e minacciosi pronti a scoppiare di sborra da un momento all’altro davanti alla sua bocca…no, devo trovare gente disposta e che venga in un ora molto tarda, quando cala l’oscurità e nel giardino non si vede quasi niente ed è vuoto. Inizio i contatti, molto difficili, bisogna scremare i curiosi, i grafomani, quelli che vogliono solo perdere tempo e non concretizzare ecc.. Finalmente saltano fuori non tutti quelli che avevo immaginato ma 3 sicuri, anche se molto curiosi, non tanto sulla mia amica, il che sarebbe logico, ma di sapere di che giardino parlo…qualcuno azzarda ipotesi e uno anche ci azzecca.. ma io non voglio rivelare subito il posto, solo mezz’ora prima che io e lola siamo pronti per venire. I 3 sono stati scelti tra quelli che più mi ispiravano, nella mia fantasia pensavo gente robusta, un po’ grezza e di bassa estrazione sociale, tipo camionisti, facchini, frequentatori di bar pseudo sportivi rionali.. ecc.
E’ giovedì, il giorno tanto atteso, Lola viene a casa mia e si prepara alla trasformazione. Gli amici sono avvisati e appena la mia troia è pronta mando un sms per avvisarli che arriviamo e dove devono aspettarci.
Lola inizia la trasformazione che la farà diventare una da far girare la testa ..comincia col trucco, poi comincia ad infilarsi calze a rete, giarrettiera di color nero, un vestito minuscolo in tessuto gommato lucido, profumo ed abbondante crema nel buchino, non si sa mai..Siamo pronti.
Adesso c’è la parte più difficile per me che abito in un condominio, uscire con lei vestita da donna, e non da donnina che va a fare la spesa, ma da una che va a prenderlo da tutte le parti…Scendiamo le scale, lei fa un casino bestiale con i tacchi a spillo, ma non incrociamo nessuno. Entriamo nella mia macchina e già mi sento più tranquillo. Gli amici sono gia avvisati e tra poco saranno sul posto, nell’oscurità ad aspettarci…Ci avviamo, con la macchina riusciamo a fermarci proprio vicinissimi al giardino nella parte alta, per cui solo qualche metro e siamo nell’oscurità più fitta..al sicuro.
Mi avvio con lei a braccetto per i vialetti, non si vede quasi niente, sembra quasi una sala cinematografica tanto è buio… solo che stavolta i protagonisti saremo noi…
Ecco scorgo un gruppetto davanti a noi..non possono che essere i nostri. Mi fermo, comincio ad abbracciare Lola come se fossimo 2 fidanzati che si scambiano effusioni…Il gruppo si avvicina, adesso sono intorno a noi..Lola si accuccia davanti a me, mi tira fuori il cazzo e comincia a prendermelo in bocca succhiando avidamente..il suo intento è eccitare i 3 e ci riesce alla perfezione, Adesso hanno tirato fuori i loro cazzi duri per l’eccitazione, si avvicinano a Lola e cominciano a toccarla, chi le alza il vestito chi gli si strofina addosso col cazzo..quando vedono le calze a rete e il reggicalze si eccitano ancora di più..uno la prende e gli avvicina la sua bocca sul suo membro turgido, lei lo asseconda e comincia a succhiarlo..gli altri stanno a guardarli pronti ad intervenire. Faccio un cenno a loro di darsi da fare e non se lo fanno ripetere..Adesso Lola è li, da sola con 3 cazzi tutti per lei che se li sta divorando.. io solo controllo che non ci siano problemi e mi assaporo la scena..degna da film porno. Lola succhia avidamente i 3 cazzoni, e mentre succhia uno mena gli altri 2 a turno…adesso di cazzi in bocca ne prende 2…poi addirittura tutti e 3 assieme….non resisto, mentre lei continua a leccare ed ingoiare chili di carne turgida, io glielo metto da dietro e comincio a sbatterla..uno alla volta i 3 riversano copiose quantità di sborra calda nella bocca e sul viso di Lola e dopo che loro hanno scaricato il loro liquido anch’io vengo dentro il culo di Lola che sta gemendo dal piacere.
Adesso, la prima parte è finita, i 3 la vorrebbero ancora, ma non mi va più di dividerla, li salutiamo e la riporto a casa mia ..la notte è ancora lunga…
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16 years ago
leonida1960,
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Serata frizzante
Abbiamo organizzato una cena all’aperto in una frizzante serata estiva. Lei indossa una camicetta ed una gonna con uno spacco laterale da urlo. Ogni volta che sposta le gambe lascia intravedere la sua coscia soda ed io mi perdo in divagazioni mentali. Lei lo sa e mi guarda sorridendo maliziosamente, tentando di sistemarsi come se volesse dimostrare un po’ di pudore. La verità è che tentando di apparire pudica e imbarazzata mi fa eccitare ancora di più. Conosco quello sguardo e la sua anima passionale. Adoro questa ragazza perché riesce a incarnare tutti i ruoli che una donna interpreta nella vita. L’ideale di brava moglie, di mamma gentile, ma che sa essere una vera troia a letto. Quella sera cenavamo a base di pesce al nostro ristorante preferito. Vicino al mare, rapido nel servire e gustoso nei piatti. Era una splendida cena tra fidanzatini, assaggiavamo l’un l’altro le nostre ordinazioni, ci imboccavamo e bevevamo un buon vino bianco che aiutava a sciogliere i nostri freni inibitori, già sicuramente allentati a giudicare dal gioco di sguardi che ci scambiavamo. Ad un certo punto lei si alza e si dirige verso il bagno. Mi accorgo di come tutti gli altri uomini in sala si voltino a guardarla ondeggiare e i commenti che ne seguono con risolini desiderosi. Qualcuno si accorge che li sto osservando ed io rispondo con un sorriso che fa’ loro capire che intuisco il loro desiderio, ma che quella sera me la sarei goduta solo io!
Lei torna dal bagno ed ha un’andatura differente, si guarda intorno circospetta, come se avesse commesso un furto e non volesse farsi beccare. Si siede lentamente al tavolo e mi parla con voce tremante ed eccitata. Tenta di dirmi cosa ha fatto, ma le viene da sorridere, si morde le labbra, beve un po’ di vino. Mi guarda lasciva e mi sussurra all’orecchio “amore… ho una sorpresa…” ed ammiccante guarda verso il basso “non ho niente sotto…”. In quel momento credo che il mio cuore abbia perso un colpo. L’eccitazione mi ha completamente conquistato e sono rimasto a guardarla con una faccia attonita e divertita allo stesso tempo. Ancora una volta era riuscita a sorprendermi. Quella ragazza era dotata di tanta sensualità quanto di bellezza ed intelligenza. Ho avuto bisogno di un altro po’ di vino per recuperare un’espressione meno da ebete di quella dipinta sul mio volto, che la faceva sorridere consapevole della sua sfacciataggine. A quel punto lei avrebbe desiderato andar via, ma era il mio momento di stuzzicarla e dominare la situazione che lei stessa aveva creato.
Così le ho chiesto di giocare un po’ con le gambe, allargandole e accavallandole. Ad ogni movimento lo spacco laterale, spostandosi, mi faceva sognare. “sono bagnata e gonfia per l’eccitazione…”. A quel punto non potevo più aspettare e ho chiesto il conto. Lei ha insistito per pagare la cena, dato che era il suo compleanno ed io l’ho lasciata fare, ma per concludere la serata ho chiesto una bottiglia di champagne.
Abbracciati siamo andati via ed io l’ho condotta sulla spiaggia antistante, lontana solo qualche centinaia di metri. Nel frattempo insinuavo la mia mano attraverso lo spacco per accarezzarle quel culo fantastico, che ha sempre alimentato in me forti fantasie erotiche.
Abbiamo trovato un lato della spiaggia in ombra, lontano dai fari della strada e steso i nostri asciugamani. Abbiamo stappato lo champagne e brindato. Poi abbiamo iniziato a baciarci avidamente, succhiando le nostre lingue e intrecciandole in una danza di cui conoscevamo perfettamente le movenze. Finalmente ho potuto saggiare l’entità della sua eccitazione, scostando la sua gonna e accarezzando la sua fica parzialmente depilata. Adoro quando d’inverno cura il suo tappetino lasciandolo più fitto, perché trattiene il suo inebriante aroma; ma d’estate è piacevole anche sentirla glabra o con i peli che le coronano le labbra, per poterle procurare piacevoli sensazioni con i miei baci.
Lei adora quando la lecco ed effettivamente so di essere molto bravo in questo, grazie anche alla mia illimitata fantasia che la mia donna mi ispira. Continuiamo a baciarci voluttuosamente mentre continuo a stimolarla con dolci carezze. Lei mi sfila la maglietta e attacca a succhiare e leccare i miei capezzoli, facendo gonfiare totalmente il mio pacco che ormai spinge con forza contro la patta dei pantaloni. Anche io inizio a spogliarla, aprendole la camicetta e baciandole il collo, le spalle e tirando fuori il suo seno dalla coppa del reggiseno, iniziando a leccare i suoi capezzoli già turgidi d’eccitazione. Ad ogni leccata lei soffiavo poi sopra dolcemente, trasmettendole dei brividi.
A quel punto anche lei ha liberato il mio cazzo ed ha iniziato ad accarezzarlo dalla base alla punta, saggiando la consistenza delle mie palle e poi chinando il capo per accogliere dapprima solo la cappella, assaporando i primi umori emessi dal mio buchino e scambiando poi un altro bacio con me, per passarmi il mio sapore sulle labbra. Dopodiché ha iniziato a leccare tutto il mio cazzo, facendolo sparire completamente nella sua bocca. Che abilità fantastica! Devo dire che entrambi possiamo ritenerci maestri nel sesso orale perché anche lei, sin dalla prima volta, non ha mai lesinato ad ingoiare fino all’ultima goccia del mio nettare. Fortunatamente mi ha confessato di avere un buon sapore, una ragione in più per non sottrarre a me quell’immenso piacere.
A questo punto però, ormai nudi, la faccio distendere e lei già spalanca le sue cosce, consapevole del bramato servizio che sto per donarle. Ma non immagina che questa notte la sua sarà per me una coppa speciale… parto dai seni e mi traccio la via lungo il suo caldo ventre, fino a mordicchiarle e succhiare l’interno coscia. Poi le bacio il monte e le do una lenta leccata intorno al perimetro delle labbra. Tutta l’estensione della mia lingua ora, come una lenta carezza, lambisce la sua fica dal basso verso l’alto. Lei socchiude gli occhi ed emette un mugolio piacevole. Sapientemente le lecco con delle lente pennellate la zona del clitoride, alternando la pressione della lingua e succhiandolo.
Appena la sento ben lubrificata introduco un dito e la stimolo completamente, ma senza portarla subito all’orgasmo. Ho un’idea nuova per lei. Prendo la bottiglia di champagne e ne bevo un bel sorso. Trattenendolo in bocca mi avvicino al suo sesso e rilascio gradualmente il liquido fresco e frizzante. Dal gemito che improvvisamente vien fuori dalla sua bocca intuisco che la cosa deve piacerle un sacco. Cosi vado avanti con questa combinazione di fattori, provocandole un orgasmo che le fa scuotere il ventre, il seno e le gambe ed inarcare la schiena. Quanto mi eccita guardarla mentre la faccio godere ed assaporare i suoi umori, per poi baciarla avidamente. “che hai fatto? Che incantesimo hai fatto? Mamma mia quanto mi fai godere.. diventi sempre più bravo…”
Mi bacia, ci abbracciamo “vieni, ti voglio..” ed io non attendevo altro. Mi piace prenderla cosi bagnata, con le gambe spalancate per affondare i miei colpi… ed è cosi che le piace godere.. sentirsi scopata, con forza e passione.. “ si amore, vai.. tutto, dammelo tutto…” i miei colpi accelerano il ritmo “si amore, cosi… scopami, si, cosi… si…” la sento venire una volta, poi un’altra.. cerca di limitare le sue esternazioni mordendo le dita, baciandomi.. le sue contrazioni mi stimolano e mi fanno impazzire. Abbiamo un ultimo orgasmo insieme, prima che io esploda il mio piacere sulla sua pancia… la guardo ed è fantastica.. ha gli occhi lucidi, la mano ancora sulla bocca ed i capelli scompigliati. Le dico “sei bellissima, ti amo” “ti amo anch’io tesoro, è stato bellissimo”.
A questo punto le propongo di ripulirci con un bel bagno nudi in mare.
Istintivamente vorrebbe ritrarsi, ma le basta guardare il mio sorriso per decidere di andare.
È una sensazione stupenda, l’acqua è fantastica e la sensazione di benessere e di libertà è totale.
Riprendiamo a baciarci in acqua, ci teniamo abbracciati… poi torniamo sulla sabbia per asciugarci… la abbraccio e le tampono la pelle, baciando ogni parte appena asciugata.
A questo punto lei si inginocchia davanti a me e dapprima tampona la zona del mio pube, poi mi dice “ora lo asciugo per bene”. Non termina la frase che inizia a farmi un pompino fantastico.
Mi succhiava il cazzo lentamente, poi scivolava con la lingua sotto le palle, strofinando tutta la mia asta sul suo viso. Le piace avere il mio odore addosso. Mi teneva il cazzo stretto in mano, segandomi e nel frattempo la sua lingua saettava tra le palle ed il mio ano. Che fantastica sensazione! Il suo tocco è delizioso, starei ore ed ore a farmi fare tutto quello che le passa per la testa. Dopo aver lubrificato per bene il mio ano vi introduce gentilmente un dito, mentre con l’altra mano mi accarezza le palle e con la bocca ingoia il mio cazzo. Va avanti così ed io tocco il cielo con un dito, ma in pieno all’eccitazione non desidero altro che montarla, e so che lei anche lei lo vuole.
Mi abbasso e la giro di schiena, è la sua posizione preferita. Il mio cazzo viene inghiottito facilmente dalla sua fica bagnatissima ed inizio subito a stantuffarla con potenza. Le afferro le tette e le pizzico i capezzoli, penetrandola a fondo. Poi le schiaffeggio le natiche, le divarico e le stuzzico l’ano. Le afferro i capelli e poi la tengo salda per i fianchi per le ultime poderose spinte.
Il suo movimenti interni, che sapientemente riesce a dominare, mi provocano un piacere incredibile. Sento che mi stringe, che si muove per saggiare la consistenza del mio cazzo su ogni sua parete. Io agevolo i suoi movimenti e lo spingo bene dentro, fino in fondo. La sento godere con veemenza, ad ogni mia variazione seguono mugolii e gridolini di piacere, fino a giungere alla gioiosa fine di quella splendida cavalcata.
Sinuosa, lei si volta e si avvicina al mio cazzo, dischiude le labbra e lo ripulisce per bene della sborra presente ancora su tutta la cappella, gustandolo come un gelato.
Ci siamo baciati ancora e poi, abbracciati, abbiamo apprezzato la calma con la quale le onde accarezzavano la battigia. “buon compleanno amore”.
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16 years ago
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Perche\\\' un trans ?
Sto vivendo un momento particolare della mia vita : tutto e' messo in discussione , famiglia , lavoro , affetti e persino quello che io ho sempre reputato essere il mio sesso , maschile . A me non piacciono gli uomini ed infatti quando faccio sogni erotici oppure fantastico su un possibile rapporto omosessule , il mio lui ha il viso femminile , pelle liscia , voce flebile . Una specie di eunuco ma con un bell'uccello tra le gambe . In passato ho avuto diversi rapporti sessuali con trans e devo dire che in alcuni di loro ho trovato una femminilita e una dolcezza che mai ho trovato in una donna . Forse loro sanno meglio quello di cui noi uomini abbiamo bisogno avendo passato anche loro da ragazzi quello che abbiamo passato noi , loro sanno quello che a noi piace davvero.
vorrei raccontare che bella serata ho passsato mesi fa con un trans nella sua casa di Rapallo . Il trans era anche amante del sadomaso e' anche quello non guasta poiche' qualche esperienza sadomaso l'ho avuta e strano a dirsi in versione Master . A dire il vero la sua passione era il feticismo dei piedi anche se il suo vestiario e il fatto che si sia fatta sottomettere al mio volere avrebbero fatto intendere che se la ns conoscenza fosse andata avanti saremmo andati oltre . purtroppo dopo pochi giorni e' sparita dlla liguria e non sono piu' riuscito a rintracciarla . L'ho conosciuta per caso , o meglio l'ho trovata su piccoletrasgressioni con tanto di foto e numero di telefonino . Erano giorni che avevo voglia di fare sesso , ma del buon sesso e non una botta e via . Pensavo di trovare il solito trans frettoloso e magari pure un po freddino ed invece la sorpresa e' stata grande . Gia' entrando nella sua camera , luce soffusa e colori pastello , profumi gradevoli , mi sono ritrovato in un bell'ambiente rilassato ed il modo di accogliermi e' stato davvero gentile . abbiamo parlato un poco e mi ha messo perfettamente a mio agio . Dopo essermi spogliato siamo rimasti ancora un po sdraiati sul letto a parlare dei ns gusti a proposito del sesso , della ns vita sessuale ed altro . Certo gli ho dovuto chiedere al'inizio quanto voleva e questo e' poco romantico , ma gia' dopo poco mi ero dimenticato dell'incidente di percorso e mi sono concentrato su di lei , sulla sua femminilita' e tenerezza . Lei ha iniziato a prendere i piedi e ad annusarli , a leccarmi e altrettanto ho fatto io con lei , ci siamo toccati con calma , abbiamo fatto diventare duri i ns sessi e piano piano titillato le palle , leccato il culo e succhiato con un bel 69 il cazzo . Lei poi si e' sdraiata vicino a me e io l'ho accarezzata e leccata , altrettanto lei ha fatto con me . Gli ho chiesto se volesse farmi per un po da poggiapiedi e dopo avermi di nuovo leccato e odorato i piedi si e' messa a mo di tavolino giu' dal letto ed io mi sono comodamente appoggiato alla sua schiena , strisciandogli piano piano il piede sul culo , sulle palle e mentre lo facevo gli parlavo .Lei mugolava ed i nostri cazzi erano sempre duri . Non ho resistito per molto ed ho iniziato ad incularla , piano , senza fretta , dentro e fuori , guardando il suo culo che si apriva e si chiudeva , allargandogli con le mani le chiappe per vedere meglio dentro a quella sua voragine . Abbiamo poi cambiato ed e' stato il suo turno di inculare me . Non aveva un gran cazzo ma era ben duro , e a me piaceva sculettare mentre lei lo faceva entrare per benino . Siamo andati avanti cosi' per almeno una mezz'ora , un po io a inculare lei e un po lei a inculare me per poi finire con una bellissima sborrata insieme tenendoci i cazzi vicini e stretti tra le mani . Finito questo , siamo di nuovo rimasto a parlare qualche minuto e poi via in bagno a lavarci e a fare pipi' insieme nella vasca da bagno , tenendo uno in mano il cazzo dell'altro e schizzandoci sui piedi nudi . Il calore delle pipi' addosso era piacevole e il sentirlo scorrere dal cazzo dell'altra persona eccitante . Dopo una bella doccia siamo finiti di nuovo a letto insieme e ci siamo addormentati salvo poi svegliarci di soprassalto al suono del suo telefonino . Un altro cliente che chiedeva compagnia . Sono stai i 100 euro piu' ben spesi della mia vita . Peccato che non sia piu' riuscito a contattarla .
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16 years ago
admin, 75
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Gang bang al buio
Era luglio 2007 o agosto, non ricordo bene. Un tizio di udine aveva messo un annuncio qui su desiderya e diceva che era un periodo che si scopava una biondina, e che gli sarebbe piaciuto dividersela con qualcun altro. Allora l'ho contattato. Lui mi ha dato appuntamento in Piazza San Giacomo dicendomi che dovevo presentarmi come un suo vecchio amico perchè la ragazza non sapeva ancora niente.
Non sapevo se questa tipa eraveramente fighetta come diceva lui per cui mi sono portato dietro un paio di amici.
Verso le 21:30 vediamo arrivare una coppia che si siede ai tavolini lì in piazza. Lei vestiva una magliettina bianca che le metteva ben in mostra due belle tettine, e una gonna jeans molto corta. Il tipo mi aveva detto che le avrebbe chiesto di vestirsi in quel modo, per cui è stato anche piuttosto facile riconoscerli.
Lei era veramente molto fighetta, bionda, capelli mossi, occhi chiari, giovane, sui 21-22 anni, e il tipo mi aveva detto che qualche volta, quando metteva quella minigonna non portava le mutandine. Non vi dico lo spasso per i miei amici a scrutarla in mezzo alle gambe per cercare di vederle la fichetta!
Guardai i miei amici, ed era chiaro che se la volevano scopare anche loro, così decidemmo di andare al tavolo del mio "amico". Lui ci salutò e ci presentò come fossimo suoi amici da anni. Io pensavo solo che volevo farlo cornuto scopandomi la biondina.
Come da accordi presi, lui le disse che doveva andare in bagno un attimo, e ci lasciò campo libero. Noi ci sedemmo e cominciammo a conoscere la tipa: si chiamava Elena, aveva 21 anni e studiava medicina. Mentre uno le parlava gli altri la spogliavano con gli occhi. Si vedeva che era in imbarazzo, il suo moroso non tornava e lei non ci poteva scaricare per educazione. Io mentre il mio amico le parlava, mi ero messo la mano in tasca e avevo cominciato ad accarezzarmi l'uccello. Ora che la vedevo da vicino la ritenevo ancora più figa, con quell'aria da santarellina.
Poi il tipo tornò, gli feci capire che la biondina era di nostro gradimento e ci lasciammo come da accordi per trovarci al campo sportivo di lumignacco verso mezzanotte. Ci congedammo e li lasciammo al bar.
Elena ancora non sapeva nulla...
Verso mezzanotte andammo al campo sportivo. Spegnemmo i fari della macchina e ci avvicinammo alla loro. Il tipo si stava facendo assaggiare il cazzo da Elena: era molto eccitata.
La lasciammo gustare per un po', poi bussammo ai finestrini. Lei si prese un bello spavento, si vedeva che era terrorizzata. Lui aprì la portiera e ci invitò a salire a bordo.
Era palese che l'aveva fatta bevucchiare un po', ma era solo un po' brilla, non ubriaca. Era restia a cominciare a giocare con noi. Da quello che mi aveva detto il tipo, lei era vergine fino a pochi mesi prima, e fino a quelgiorno aveva scopato solo con lui. Aveva anche il culetto vergine!
A quel punto mettemmo in bella mostra i nostri cazzi, e vistasi circondata da uccelli sembrava in panico. Poi lui le disse che si sarebbe divertita, che eravamo amici e che le sarebbe piaciuto tanto. Noi intanto continuavamo ad agitare i nostri uccelli a un metro da lei.
Un mio amico cominciò a metterle le mani sulla maglietta per sentirle le tette. Disse che secondo lui erano belle e che gliele voleva leccare. L'altro mio amico le si accostò da dietro mettendo la mano sotto la gonna e disse che era tutta bagnata. Forse si era eccitata prima, forse era la vista dei nostri cazzi, non lo so , ma non ce ne fregava nulla. Cominciammo a palparla tutti e tre, il suo tipo si era messo in disparte a menarsi il cazzo.
Elena cominciò a lasciarci fare. Cominciava a piacerle avere sei mani addosso. Le strusciavamo il pisello addosso, le alzammo la gonna; le toccavamo la fica e poi io cominciai a leccargliela. Nel giro di pochi minuti si ritrovò con il pisello di Yuri in bocca e con il mio vicino alla fica. Non riuscii a resistere e le infilai la cappella. Poi cominciai a scoparmela come si deve. Intanto l'altro mio amico, Marcello, stava in disparte a menarsi l'uccello godendosi la scena.
Io stavo sotto, lei sopra, godeva come una porca. Yuri le venne in bocca opopochi minuti e si tirò in disparte. Mi venne in mente che aveva ancora il culetto vergine e che era distratta da come lo stava prendendo con gusto. Guardai Marcello gli feci ceno di avvicinarsi piano. Cominciai a massaggiarle il culetto e a bagnarglielo con i suoi umori. Marcello, ha indiscutibilmente un grande uccello, lungo e molto grosso: gli feci cenno di avvicinare la sua cappella al buchetto della biondina. Lui non si lasciò pregare. Appoggiò la cappella, lei non si accorse di nulla e lui glielo spinse dentro.
Lei urlò tantissimo, le avrà rotto il culo ho pensato. La cosa mi eccitò a tal punto che le venni dentro di brutto. Marcello non durò molto di più e le riempì il culetto. Solo una volta estratto il cazzo dalla sua fica, mi resi conto di essermi dimenticato di indossare il goldone. Anche Marcello non ci aveva pensato.
Il tipo, intanto era talmente eccitato che era andato a finire di masturbarsi fuori dalla macchina.
Una volta resici conto della situazione, capìì che potevo anche averla messa incinta. Onde evitare rogne era meglio andarsene. Ringraziammo per la piacevole serata e ce ne andammo.
Mi girai a guardarla per l'ultima volta e la vidi soddisfatta.
Chissà se aveva capito... Chissà come è andata a finire...
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16 years ago
danilosep,
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La vicina di ombrellone
Come ogni anno x solo 10giorni ritorniamo allo stesso stabilimento, stesso ombrellone, stesse persone, questo ho pensato prima di partire x le meritate ferie estive del mese di agosto.Arrivato in spiaggia iniziamo con i saluti di rito con le persone che le vedi solo il mese di agosto e poi basta.Ci siamo riusciti siamo arrivati al Ns. ombrellone (finalmente) e ci prepariamo il lettino in direzione del sole. Un nuovo libro da leggere (che nn si finirà mai) e vai riposiamoci.Alle ore 14.00 ecco la novità di quest'anno una nuova famiglia vicino al mio ombrellone. Marito moglie e figlio di circa 6anni, lui tipo un po che stà sulle sue il bimbo un po vivace lei una bella donna elegante, sempre attacata al suo cellulare.dopo un paio di giorni avevo notato una cosa strana, la sig.ra elegante arrivava, si spogliava prendeva il suo cell il suo telo da mare e andava verso la riva mentre il marito rimaneva li sotto all'ombrellone e il figlio in giro x la spiaggia.La cosa mi incuorisì un po che decisi di vedere la sig.ra elegante cosa combinava, e così feci aspettai che si avviava verso la riva e decisi di seguirla. Come superò lo steccato che faceva da confine con altro lido si misi subito al cel. e aumentò il passo.Dopo 4 lidi dal Ns. entra in un altro lido e sempre con passo veloce si avvia verso le cabine dove ad aspettare la sig.ra elegante vi era un sig.re sui 50anni che come la vide arrivare apri la cabina la fece entrare chiudendo velocemente la porta.Hai capito la sig.ra elegante pensai tra me stetti li circa 1/2ora dopo di che la cabina si apre esce la sig.ra elegante il tempo di comporsi un attimo e via di corsa verso il ns,lido. Arrivati all'ombrelone lei si stende sul lettino io le faccio un sorriso ma lei nulla nn rispondeLa cosa si ripeteva tutti i giorno ed io tutti i giorni la seguivo e mi eccitavo solo il pensiero di sapere la sig.ra elegante chiusa nella cabina. Un giorno decisi di farmi vedere dalla sig.ra elegante nel mentre usciva dalla cabina magari nel vedermi capiva il xchè dei miei sorrisi ogni volta che tornava. E così feci infatti mi feci trovare proprio fuori alla cabina lei mi vide e passandomi vicino mi disse "Ti aspetto al bar del Ns Lido". La faccio avviare verso il lido mi avvicino all'ombrellone mio lei come mi vede si alza dal lettino mi guarda e si avvia al bar io con il cuore che mi batteva forte mi avvio al bar lei si avvicina alla cassa si fa dare chiavi del bagno delle sig.re mi prende x mano e mi porta con lei apre la porta mi fa entrare chiude la porta a chiave e senza dire una parola si inginocchia mi abbassa il costume ed inizia a sukkiare con molta delicatezza e facendomi mancare nelle ginocchia siccomè era molto sperta la sig.ra elegante con la bocca dopo che mi aveva fatto diventare duro il mio c....o si alza si china verso il lavabo e dice di entrare io nn aspettavo altro lei era talmente aperta e talmente bagnata che sentii un calore indescrivibile era meraviglio e mentre la scopavo lei mi dissepeccato che nn mi ero fatto vedere prima io venni in maniera sublime.Peccato un vero peccato.
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16 years ago
soit3,
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Estate 2008
Eccomi qui a raccontare quello che ho sempre sognato e che ancora non mi par vero...
Leggo volentieri sempre gli annunci e a fine annuncio c e sempre la doccia fredda NO singoli No singoli.
Rispettoso delle scelte altrui non faccio perder loro tempo e non scrivo mai..
ma come si suol dire mai dire maiii..
Ignoro il NO singoli e scarico le mie voglie il mio turbamento creato dal loro annuncio... Mi scuso anticipatamente se mi permetto ma doveroso fare i complimenti ad entrambi gran bella coppia.. lei gran fisico bellissimo sedere che riesce a mostrarlo in modo sexy gli slip si perdono fra le cosce belle calde e abronzate il lui arrapatissimo nel mostrare il gioco della mogliettina..Non solo mi permetto nel scrivere ma mi azzardo ad aggiungerli su msn..
Iniziano i contatti freddi e brevi...
Ma cio fa notare loro la mia educazione e il rispetto delle scelte altrui..
Dopo vari discorsi del piu e del meno.
Li mostro foto mie foto normali e mostro foto hard..
Vengo aprezzato ma rimarcano il loro NO singoli
Ok a me piaceva anche solo scanbiare 2 chiacchere dare un saluto un opnione tenerli compagnia.
Eravamo diventati molto complici e in confidenza..
Un giorno li dissi questo fine sett sono fuori olbia vado a fare una gara in moto...
Partii presto col mio furgone ero carico d atrezzatura e della mia adorata moto... Svolsi la gara nel egregio dei modi ma la sfortuna si accani su di me
e a alle ultime curve della gara scivolai per fortuna solo graffi e gran spavento per via della moto che mi precedeva passo a due dita dal mio casco...
Mi sentivo a pezzi molto amareggiato..
Mi aiutarono a rientrare nei box
mi accertai di avere tutte le ossa a posto
e preparai tutto per rientrare mi aspettavano 200 km dolorante e con la moto a pezzi....
Mentre mi accingevo a riordinare il camper sentii bussare apri e notai 2 persone dal abbigliamento non mi parevano nel mondo delle gare parevano uscite da un gala'... lei capelli ricci trucco leggero magliettina aderente e gonna e stivaletti l abigliamento metteva in risalto le sue curve mozza fiato (tipo l ultima della gara) ma in senso positivo.... lui molto elegante curato e bel sorriso, belle labra lei m incantai nel osservarla dire SEI PIERO? io risposi un si secco e sbalordito, sorridendo lui mi disse non ci fai manco accomodare?
io li risposi ops scusate entrate..
Entrarono e si accomodarono parlammo un po della gara ma poi non potei far a meno di notare che la dolce signora non indossava gli slip e ogni tanto mi mostrava dolci visioni della sua bellissma figa rasata, li feci il caffe erano seduti difronte iniziarono a toccarsi e baciarsi non sapevo che fare feci quello che mi sentivo e mi sedetti difronte e mi toccavo, ero durissimo mi eccitava vederli amoreggiare difronte a me....
mentre lei lo sukkiava mi porse la mano e mi prese il mio ucello in mano
lo strinse e sussuro' al marito che grande lo voglio assagiare lui li rispose fai pure... s inchino e me lo prese in bocca ero in estasi sentivo le sue labra sul mio pisello sentivo la sua lingua che strusciava sulla mia capella.. lei si alternava sukkiava un po me un po lui e tutti e due assieme, quando stavamo per venire si blocco e ci mostro la sua calda fighetta rosea e disse chi vuole assagiare, non risposi m inchinai e iniziai a leccarla lentamente con le mani davo spazio per far passare tutta la lingua sino a metterla dentro il buchetto
godeva molto e mi facceva continuare sempre piu era molto saporita e calda
la gustai per un quarto d ora sempre in modo lento alternando alla sua goduria sentivo che veniva ripetutamente e mi facceva impazzire mentre la leccavo lei masturbava il suo lui che nel sentira gridare li sborro tutto il gran bel seno...quando lui venne... s inchino' e mi fece una spagnoletta e quando sentii che stavo per venire lo prese in bocca e mi ha fatto schizzare in bocca..., eravamo tutti e 3 in estasi..... ci ricomponemmo in fretta ci eravamo lasciati un po andare troppo visto il posto e la situazione... amirai la lei toglier gli slip dalla borsetta e metterseli infilasi la gonna mettersi le scarpe con tacco e sistemarsi la camicietta ero di nuovo durissimo...
Ci salutammo con un caloro bacio..
Ripartii verso olbia ero contentissimo mi dimenticai anche della caduta per quello di bello che mi era sucesso dentro il camper...
L indomani mi collegai su msn e li scrissi CIAO E GRAZIE DI TUTTO SIETE FANTASTICI...
ma mi risposero Ringrazia Sandra e Giovanni non noi....
Capii che avevo parlato di me ad una loro coppia amica che cercava singoli
Per qui era vero il loro NO SINGOLI..........
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16 years ago
admin, 75
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William
Quando mi superò in autostrada mi fu subito chiaro che sarebbe stato mio. Non avevo particolari elementi per dirlo, tranne l’intuito; qualcosa dentro di me mi diceva che avrei avuto quell’uomo che mi aveva sorpassato senza degnarmi di uno sguardo. Gli lampeggiai. Lui subito rallentò e lasciò che mi accodassi. Mi guardava dallo specchietto retrovisore e quei suoi occhi scuri mi penetravo nell’anima. Fui io allora ad accelerare e lo superai, guardandolo sfacciatamente mentre gli passavo accanto. Mi sorrise; io lo guardai come distrattamente ma lasciandogli capire che non mi era indifferente. Quando fui davanti a lui mi lampeggiò. Proseguii senza accelerare, fino all’area di sosta successiva. Segnalai con abbondante anticipo la mia intenzione di entrarci e lui mi seguì. Parcheggiai e mi diressi nei bagni. Lui aveva fermato l’auto accanto alla mia e mi seguì. Il bagno era squallido, come lo sono tutti quelli lungo l’autostrada. Però aveva anche qualcosa di affascinante e perverso.
Varcai la soglia, mi accolse una zaffata di odori nauseabondi. Possibile che li lavino poco e male, sempre. Entrai in una delle toilette e richiusi la porta metallica dietro di me. Non aveva lucchetto, come al solito. In compenso era ricoperta di scritte, inviti, offerte di ogni genere e numeri telefonici. Un attimo dopo sentii dei passi entrare. Era lui, ne ero sicuro. La mia era l’unica delle tre porte chiuse. Sentii che si apriva, spinta con delicatezza. Era proprio un bel ragazzo, moro, mediterraneo. Entrò spavaldamente, richiuse l’uscio alle sue spalle, appoggiandovisi con tutto il peso. Nessuno ci avrebbe disturbati. Mi accostai a lui, gli baciai il collo e corsi alla cintura. Era eccitato, avvertivo il suo sesso duro sotto i pantaloni. Glielo accarezzai, poi lo liberai dagli indumenti. Era invitante. Mi chinai e glielo presi in bocca, mentre lui mi tratteneva la testa sul suo sesso, accompagnandone i movimenti. Sentivo che la sua eccitazione cresceva, ma non volevo che venisse così. Lo volevo dentro di me. Quando capii che stava per esplodere mi fermai. Mi alzai, mi spogliai, mi girai allargando le gambe.
Avvertii le sue dita, inumidite dalla saliva, che mi lubrificavano. Poi il suo sesso che si appoggiava a me e mi entrava dentro, spaccandomi in due. Sembrava non finire mai. Poi terminò, purtroppo, per fortuna prese a muoversi, sempre più velocemente, spingendo con colpi ogni volta più forti, quasi violenti. Mi afferro le palle, accarezzandole, poi prese a masturbarmi, mentre le mie mani erano occupate a tenermi su, appoggiato al muro. Mi sentivo morire, ero pieno di lui. Me lo sentivo dentro, che mi apriva, allargava, facendomi godere, riempiendomi del suo piacere. Esplose dentro di me, esplosi anch’io, schizzando sul muro e sulle sue mani. Il nostro ansimare si calmò. Uscì dal mio corpo, anzi ne scivolò fuori. Mi sentii svuotato, in tutti i sensi, mentre lui accostava alla mia bocca le sue mani macchiate del mio sperma, che succhiai avidamente. Non disse nulla. Mi girai, ci baciammo con calore. Mi mordicchiava la lingua mentre me la succhiava. Mi diede un biglietto da visita e uscì. Mi ricomposi, uscendo anch’io fuori alla luce, come se niente fosse. Lo chiami quella sera stessa.
Ci demmo appuntamento in sauna, la sera successiva. E’ un po’ un carnaio, la sauna, e c’è sempre il rischio che ci sia qualche diverso. Lui era già dentro quando arrivai. Era bello, maschio, affabile sorridente. Volevo baciarlo. Mi salutò, parlammo del più e del meno, solo guardandoci, ascoltando il suono delle nostre voci. Poi venne a casa mia e dormì con me. Mi ebbe ancora e io ebbi lui. Era bello succhiarlo e fu fantastico bere il suo seme caldo e vischioso, acidulo e dolce nello stesso tempo. La nostra storia d’amore cominciò così, un po’ carnalmente, ma era invece una vicenda di affetti e di sentimenti. Vivemmo quasi due mesi come marito e moglie. Io avevo il mio lavoro e lui il suo, ci trovavamo la sera: una normale storia di coppia insomma. Anzi, non normale, straordinaria: quell’uomo possedeva il mio cuore e attraverso il cuore aveva tutto di me, non sapevo negargli nulla, neppure l’amore più bestiale, che sapeva però fare con tanta, tantissima dolcezza.
Poi i suoi rientri serali divennero meno regolari. Aveva molto da fare, straordinari per stare dietro agli ordinativi. Una volta mi annunciò che non sarebbe tornato a casa, quella notte, perché doveva andare a Roma. La settimana successiva stette fuori l’intera notte senza neppure avvertirmi, chiamandomi la mattina per augurarmi il buongiorno, dicendomi che aveva avuto imprevisti che l’avevano trattenuto quando sembrava sempre che potesse tornare e alla fine non aveva voluto svegliarmi chiamandoti. Io gli credevo. Ma la sua presenza, anche fisica, cominciava a mancarmi. Mi restava la voglia di lui, sentivo i miei desideri che non si placavano, cercavo il suo sorriso senza trovarlo, i suoi baci lontani, il suo corpo virile.
Le sue assenze si moltiplicarono. Pensai al peggio. Succede nel lungo cammino della vita che gli amori nascano e finiscano, si intreccino, si allontanino e si avviluppino. Cercai conforto, per così dire, nella solita sauna: un vizio antico, per me, ma sempre efficace- se non avevo l’amore almeno potevo avere sesso, che sapeva placarmi, almeno momentaneamente. Poi lui probabilmente aveva trovato la stessa cosa. Non era certo per rendergli pan per focaccia, ma giusto per trovare una mia stabilità. Alla seconda uscita incontrai un ragazzo, più giovane di me, biondo, forse anche tinto, occhi azzurri, un angelo, bellissimo. E simpatico, molto. Ci piacemmo subito e cominciammo a frequentarci saltuariamente. Era bravissimo: usava la bocca come pochi altri, ed era delicatissimo, sia quando mi prendeva sia quando si faceva prendere da me.
Per un paio di settimane non parlammo degli affari nostri, poi le confidenze e gli scambi di opinione divennero inevitabili. Gli parlai della mia relazione, del mio uomo divenuto fuggente, che ormai erano più le serate che non c’era che quelle che c’era. Mi tenni sulle generali, parlai del nostro rapporto, non di lui. Il mio nuovo amico mi raccontò di avere una vita molto intensa e vissuta e che ultimamente si incontrava con un uomo, due o tre sere la settimana, sempre lo stesso, che lo possedeva con foga e che lo faceva impazzire quando lo penetrava. Con lui era solo passivo e gli rendeva il piacere anche con gli abili guizzi della lingua. Me lo descrisse minuziosamente, lamentandosi delle sue troppe assenze serali. Meno male che non c’era molta luce, si sarebbe accorto del mio crescente pallore. Era lui, il suo uomo era il mio uomo. Porco, traditore. Lo ascoltai sempre più in silenzio, sempre più sconvolto, sempre più triste.
Piansi, quando tornai a casa, a lungo, disperato. Poteva dirmelo, l’avrei capito. Ma tradirmi così, mentendo: non quello non lo sopportavo. E aver anche conosciuto il suo amante mi aveva sconvolto. Lo capivo, era bello, quel giovane, ci sapeva fare, era di compagnia. Mi sentii perso. Tornai alla sauna. Ritrovai il ragazzo, feci finta di nulla. Eravamo soli e, sudati e accaldati, ci baciamo e ci cercammo. Poi gli dissi che avevo qualcosa da confessargli. Mi guardò in silenzio, come se si aspettasse ciò che stavo per rivelargli. “Sai”, gli dissi brusco, “credo che l’uomo che viene da te sia quello che frequento io”. E gli descrissi quei dettagli che solo chi era molto intimo poteva conoscere. Mi abbracciò, piangemmo l’uno sulle spalle dell’altro, infelici. Lui prese atto che lo tradiva con me. Io già sapevo che mi tradiva con lui. La mia segreta speranza era che una crisi di gelosia me lo restituisse per intero.
Ma l’amore conosce strade nascoste. Dal quel tradimento, da quell’episodio, capimmo entrambi che in realtà lui non faceva davvero per noi, era solo uno che si approfittava delle nostre debolezze. Quasi ci fossimo messi d’accordo, lo facemmo uscire entrambi dalla nostra vita, che riprese felice, facendoci rinascere nel nuovo rapporto che il caso aveva voluto costruire per noi.
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16 years ago
In1barca,
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Zaira
Che fosse un’insegnante d’inglese l’ho scoperto dopo, perché me lo aveva detto lei, in un momento di chiacchiera sul nulla. Ma che fosse insegnante o qualcos’altro a me poco interessava. Importante invece era il fatto che lei era la nuova inquilina del miniappartamento di fronte alle finestre della mia camera, quello dove fino a poche settimane prima abitavano dei miei compagni di corso. Le serrande di quell’appartamento erano rimaste a lungo abbassate, poi si erano riaperte quando una signora ha pulito a fondo quel mini, infine con lei, Zaira.
Sui 35 anni, riccioluta, castana, piccolina, ben fatta, appetitosa, aveva preso possesso di quella stanza con angolo uso cucina e servizi all’inizio della primavera. Io studiavo tutto il giorno, lei usciva la mattina e rientrava il pomeriggio, tirava su la serranda, non troppo però: in pratica le spalle e la testa restavano sempre coperti. Di sera era diverso, perché la luce faceva risaltare la sua figura e i suoi gesti. Io ogni tanto buttavo l’occhio, incuriosito e anche speranzoso. Ma non era mai accaduto nulla. Quando era l’ora di dormire abbassava tutto e buona notte.
Fu ai primi di aprile che lei entrò e vidi che si spogliava. Rimasta completamente nuda era poi sparita chissà dove, per riapparire poco dopo con un asciugamano allacciato sotto le ascelle. Si era fatta una doccia, probabilmente. Poi però aveva tirato le tende. Non ho mai capito se si fosse accorta di me, che certo non facevo nulla per nascondermi: avevo la scrivania di fronte alla finestra e dunque giocoforza ero lì, che lei ci fosse oppure no. La scena della doccia si ripeté abbastanza spesso, ma nuda come quella volta non la vidi mai: al massimo in mutande. Poi spariva e riappariva col solito asciugamanone. Una volta entrò con un ragazzone grande e grosso, tra le cui braccia lei si immerse quasi completamente. Ma le serrande vennero abbassate e ciò che accadde potei solo immaginarlo.
Ormai quella figura era diventata una costante: una coinquilina che salutavo mentalmente ogni giorno e che mi sarebbe piaciuto conoscere, però non sapevo come. Può sembrare incredibile, ma avere orari diversi e abitare dai lati opposti di una strada può essere il motivo per rimanere degli estranei per tutta la vita. Il caso mi aiutò: una domenica sfilarono sotto casa le maschere di carnevale ed entrambi ci affacciammo per vederle. Io avevo la mia fida fotocamera, con la quale scattavo foto, sia a quanti stavano passando in strada sia a lei, la dirimpettaia. Non molte, due o tre. Le stampai, le misi in una busta e le infilai nella cassetta delle lettere che sapevo essere sua, almeno ne avevo la ragionevole certezza, dal momento che in precedenza era quella dei miei compagni d’Università. La targhetta diceva Zaira Viandanti. Nome curioso.
Non accadde altro, se non che quando ci incrociavamo nei rispetti appartamenti ci sorridevamo, come non fossimo più estranei. In compenso le fugaci visioni del suo corpo sparirono del tutto: lei aveva preso le sue precauzioni di fronte al curioso che abitava davanti a lei.
Io però mi ero ormai messo in testa di approfondire la nostra conoscenza, ma non sapevo come. Il ghiaccio poteva anche dirsi rotto, ma sono timido e non sapevo come portare avanti il discorso. Mi venne un’idea tanto cretina quanto banale, che però si rivelò efficacissima. La mattina appiccicai alla mia finestra un bel foglio protocollo, sul quale c’era scritto a caratteri cubitali: “posso venire a trovarti?”. Il pomeriggio, stesso mezzo, arrivò la risposta “sì”. Com’è strano il mondo, e piccolo e facile.
Scesi, attraversai al strada e suonai, rispondendo semplicemente “sono io” alla sua richiesta di identificarmi. La porta è semiaperta, lei è sull’uscio “Ciao, entra pure” mi dice. Io entro, intimorito, e scopro che praticamente mi aveva preparato la cena, buona, leggera. Ci siamo seduti, quattro chiacchiere, conversazione di routine, io faccio questo tu fai quello, ma non riuscivo, o forse non riuscivamo, a trovare l’occasione per andare oltre, per realizzare qualcosa che, ne ero sicuro, era nei desideri di entrambi. Lì appresi che insegnava inglese al liceo scientifico della città. No, io solo studente fuori corso. Esaurita anche la frutta, non avevo più motivo per rimanere e non avevo altri argomenti da trattare e non avevo ancora combinato nulla.
Mi alzo per andarmene e mi avvicino alla porta, lei mi accompagna. Mi giro, la guardo: aveva delle belle labbrone provocanti, piccolina, più vecchia di me ma non di molto. Insomma quasi ci salutiamo, poi la guardo negli occhi, rompo gli indugi e la abbraccio. Un bell’abbraccio, con bacio forte, penetrante, la lingua sua che entra nella mia bocca quasi con violenza. Insomma io la abbraccio ma è lei a baciarmi, a trafiggermi con la lingua, frugandomi dappertutto. Questo, unitamente a tutta la voglia repressa nel corso della cena, ha come effetto una immediata e violenta erezione da parte mia, che lei prese a gustarsi strofinando il suo piccolo ma ben tornito corpo contro di me, per sentire bene se quello strano turgore era ciò che pensava e le piaceva o qualcos’altro.
Fu lei a dire: “adesso no, che non ti lascio andare”. Si stacca da me e mi trascina verso il letto, mi spoglia, la spoglio. Risponde perfettamente alle aspettative, è piccola, soda ed eccitata. La bacio e la lecco sul viso, con una mano le tocco il sesso mentre lei allarga leggermente le cosce per favorirmi. E’ bagnata, ha le grandi labbra turgide. Anche le labbra lo sono. La prendo in braccio e la sdraio sulle coperte, la bacio tutta. Mi piace leccare quelle sue tette dure ed erette anche in posizione supina. Ma è il gusto della sua vagina ad inebriarmi. L’umore le cola, è dolce, invitante. Lei afferra il mio sesso, lo cerca a sua volta con la bocca, mi sdraio accanto a lei, nella classica posizione del sessantanove. Ha una bocca abilissima, una lingua intelligente. Mentre io la lecco lei mi fa venire, ingoiando il mio seme. Ma non smette, anzi prosegue finchè non mi ritorna duro.
Non c’è che dire, ci sa fare davvero: mai nessuna era riuscita a farmi tre pompini di fila e farmi sentire ancora la voglia. Abbiamo fatto sesso per ore, ci siamo leccati fino a consumarci la lingua, siamo venuti entrambi più volte. Poi lei si è girata e io le ho sfiorato il buchino. Lei ha sussurrato “in culo, sì, in culo”, ma al primo tentativo chissà perché si era ritirata, forse non era pronta, forse era una fantasia superiore alle sue vere possibilità. Perciò l’ho presa alla pecorina, limitando alle dita il compito di esplorare la parte terminale del suo intestino, cosa che lei ha dimostrato di gradire davvero. Abbiamo avuto orgasmi senza soste, ma ormai l’ora era avanzata. Ci siamo salutati, mi sono rivestito, ho riattraversato la strada.
Il giorno dopo era rientrata col suo grosso amico. Questa volta non aveva chiuso la serranda e ha lasciato che potessi assistere al suo amplesso con lui. Una forma di esibizionismo? No, era per farmi capire che quello era il suo uomo, e che io ero stato un’avventura passeggera. Ci siamo sentiti spesso, ma non abbiamo più ripetuto quella esperienza, eccitante e non banale, ma non suggellata dal sentimento.
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16 years ago
In1barca,
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Quello che non ti aspetti 2
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......A quel punto, incredibilmente, Federica si scostò lasciando Sara incredula sdraiata sul sedile, con le sue gambe nude divaricate e un’espressione di desiderio e ingenuità stampata in viso.
Quella brusca interruzione fu come uno schiaffo per Sara che nel giro di qualche secondo si rese conto della situazione, la sua mente era un turbine di pensieri ed emozioni, guardava Federica desiderosa che infilasse di nuovo la mano tra le sue cosce e contemporaneamente si chiedeva che stava facendo. Fu Federica a parlare per prima:
- Siamo in macchina, in un vicolo, tuo marito potrebbe arrivare e vederci, e comunque non mi và in questo posto e in questo momento. Rivestiti, datti una sistemata e usciamo.
Sara non parlava era ammutolita, obbedì passivamente a Federica e uscirono nell’aria fredda della notte. Rientrarono nel locale e raggiunsero Sandro.
- Che avete fatto? E’ mezzora che siete fuori!
- Abbiamo fumato un paio di sigarette e fatto un po’ di pettegolezzi da donne – rispose Federica
- Sara? Stai bene?
- Si … si …… ho solo freddo e ……. Credo di aver bevuto troppo. Voglio andare a casa.
- Ok! Fede vuoi andare anche tu?
- Si, si, è tardi anche per me,andiamo.
In macchina scese il silenzio. Federica guidava tranquillamente con Sandro seduto di fianco a lei su quel sedile che pochi minuti prima aveva accolto il corpo di Sara vibrante di desiderio. Sara stava seduta dietro, con gli occhi chiusi e la mente persa nei suoi pensieri, nei suoi dubbi, nelle sue paure e desideri contrastanti.
Li accompagnò sino a casa e li salutò come tutte le altre volte.
Quando furono da soli nel letto Sandro allungò un braccio sotto il capo di Sara come faceva sempre e posò l’altra mano sul suo fianco cominciando a sfiorarle le labbra con le sue. Sara non sapeva che fare, si sentiva in colpa ma non voleva darlo a vedere. Sandro avvertì la sua rigidezza e le chiese dolcemente cosa avesse per la testa. Lei si sedette sul letto:
- niente … è stata una serata strana …. Sai con quello che è successo al bar ….. e poi Federica – si interruppe di colpo
- In effetti è stata una scena da “brivido”. Secondo me hai bevuto troppo e hai preso freddo. Speravo di scaldarti un po’ e approfittare di te e del tuo stato alcolico – disse sorridendo
- Forse hai ragione tu, ho solo bevuto troppo e preso freddo – e così dicendo si voltò e coricò togliendo ogni fantasia dalla testa di Sandro.
Luca uscì dal locale insieme a Manuela, Elena, Giovanna, Paola, Caterina. Erano tutte e 5 sui 27 anni, Manuela era la più attraente del gruppo, bei lineamenti, capelli castani molto ricci, fisico e movenze sensuali e un sorriso smagliante e accattivante. Elena, la promessa sposa, era una ragazza minuta, molto simpatica e ubriaca, un faccino dolce come una bambina con i capelli sul biondo raccolti sulla nuca e 2 ciuffi lisci lungo le tempie, Giovanna e Paola erano gemelle, entrambi carine anche se un paio di chili in meno le avrebbero rese più avvenenti, entrambe capelli neri e occhi scuri, una ricci e l’altra lisci, una lunghi e l’altra corti. Giovanna in jeans e camicetta aderente, Paola con un abitino scollato da cui si intravvedeva un generoso seno. Caterina sembrava molto castigata. Capelli lisci e castani, lunghi sino a metà schiena, occhiali dalla montatura nera, viso deciso e corpo magrissimo fasciato in un paio di pantaloni neri aderenti che ne risaltavano i glutei marmorei e una maglietta altrettanto aderente che evidenziava il suo corpo allenato. Cominciarono a girare per pub e locali. A ogni sosta si faceva rifornimento di alcol e alle 2,30 erano quasi tutti molto su di giri. Saliti di nuovo in auto Manuela aggiunse ancora un po’ di brio alla serata. Tirò fuori una canna e l’accese. Luca di solito evitava ma quella sera si aggiunse al coro. L’alcol, il fumo, l’ambiente chiuso dell’auto non tardarono a farsi sentire. Erano sulla macchina di Caterina e, visto che erano in 6, dietro si erano pigiati Manuela, le gemelle e Luca. Luca e Manuela erano seduti accanto e lui la guardava con sempre maggiore desiderio, lei se ne accorse e cominciò a posargli una mano sulla coscia. Immediatamente Luca ebbe un’erezione incontenibile e decisamente vistosa nei suoi pantaloni di lana leggera. Manuela lo fissava con un sorriso malizioso e contemporaneamente faceva scivolare la sua mano verso la sua erezione. Luca avvicino il suo volto e cominciò a baciarla avidamente. Le altre ragazze non si accorsero subito di quel che succedeva fino a che Giovanna non cercò di passare la canna a Manuela. A quel punto i due erano già avanti di un passo. Lei gli aveva tirato giù la zip e aveva preso il suo cazzo duro nella sua mano sinistra masturbandolo generosamente, lui le aveva tirato su la maglietta e stava succhiando il suo capezzolo destro.
Fu Caterina a rompere l’incantesimo
- Ehi! Non siete mica soli – seguito da una risata incontrollata
Manuela si sentiva eccitata all’idea di essere sotto gli occhi delle sue amiche e si chino cominciando a leccare e succhiare il cazzo di Luca che non sapeva più dove infilare le mani.
Le amiche rimasero un po’ interdette ma poi cominciarono a divertirsi. Stare li a guardare la loro amica fatta e ubriaca che faceva un pompino in macchina a uno sconosciuto era una cosa nuova ed eccitante. Erano incuriosite e cominciavano ad eccitarsi.
A quel punto Giovanna ebbe un’illuminazione – Elena, tu ti sposi domani, facciamo una pazzia!
- Che vuoi dire? Chiese Elena
- conosco un posto, un locale dove vanno coppie a fare sesso
- Come fai a conoscerlo? E giù risate!
- Non ci sono mai andata ma me ne ha parlato Fabio il mio ex
- Che cosa hai in mente?
- andiamo lì! Entriamo e vediamo che succede, ci lasciamo andare alla trasgressione e all’erotismo per una sera
Ci furono un po’ di risate e di commenti spinti. Paola disse alla sorella che era proprio una gran troia ma la cosa cominciava a prendere interesse. Manuela, che insieme a Luca avevano interrotto le loro faccende per ascoltare la proposta, disse decisa:- ok, per me va bene se viene anche Luca-
Luca non ebbe nessuna obiezione e improvvisamente le amiche si guardarono negli occhi e decisero che era la loro serata.
Il locale era carino ma piccolo, cerano una decina di coppie con età che andavano dai 30 ai 60 anni. Si diressero al bar per un ulteriore giro di drink. In pista ballava una signora sui 35, era quasi nuda e un uomo, probabilmente il marito, le si strusciava addosso a tempo di musica. Fecero un giro per il locale in comitiva. Luca stava dietro Manuela stringendole la vita, palpandogli i glutei e appongiandosi a lei per farle sentire la sua erezione sempre più esplosiva. Lei avanzava sorridendo dietro le sue amiche e ogni tanto prendeva la mano di Luca e se la portava al seno facendolo stringere.
Si buttarono in pista e cominciarono a ballare. Erano tutti e 6 abbastanza carichi ed eccitati. Si avvicinò loro un giovane sulla trentina, un single, e cominciò a corteggiare Caterina. Lei si lasciò andare alle sue avance e si diresse al bar con lui. Intanto Luca e Manuela si esibivano in uno show tutto loro. Lui le aveva tirato su la gonna e affondava le sue mani dentro i suoi slip palpando violentemente i suoi glutei. Lei si strusciava a lui e premeva la sua mano contro il suo cazzo duro.
Al cambio di musica uscirono dalla pista e Paola decise di visitare i famosi privè.
Un lungo corridoio buio su cui si affacciavano stanzette con letti, divani, poltrone e qualche coppia.
Rimasero un po’ a guardare 2 coppie che stavano facendo sesso in un stanza poi proseguirono il loro giro. Arrivati in fondo al corridoio si trovano in una stanza più grossa, illuminata con un grande letto rotondo, un divano circolare e un televisore enorme che proiettava un film hard. Era un’orgia ambientata in una discoteca dove ragazze e ragazzi nudi facevano sesso in mezzo alla pista versandosi addosso panna, birra, champagne. Un groviglio di corpi bagnati, muscoli, tette, culi, vagine depilate, lingue che leccavano, bocche piene di cazzi duri e ansimi di piacere mischiati alla musica.
Manuela prese Luca e lo getto sul letto. Si tolse la camicetta e il reggiseno, si sfilò la gonna e cominciò a slacciare i pantaloni di Luca. Luca non si fece pregare, mentre la baciava e la toccava l’aiutò sfilandosi camicia, cravatta, giacca, scarpe e mutande.
Quando furono entrambi nudi sul letto lei si mise a cavalcioni sopra la sua faccia e si chino cominciando a succhiare il suo cazzo. Giovanna, Paola ed Elena non sapevano più se guardare il film o la loro amica. Erano tutte eccitate, incuriosite e anche un po’ imbarazzate dalla situazione. Non avevano mai visto la loro amica nuda mentre faceva sesso e la scena era incredibile per loro. In quel momento entrarono Caterina con il suo nuovo amico. Salutarono e iniziarono a guardare Luca e Manuela. Mentre guardavano, lui che le stava dietro, iniziò a sbottonarle i pantaloni con una mano, intanto le baciava il collo passando la lingua dietro l’orecchio e palpandole il seno con l’altra mano. Caterina sembrava gradire e prese a sbottonarsi la camicetta, poi si voltò aprì la camicia di lui e iniziò a leccargli e succhiargli i capezzoli. Lui intanto si sbottonò i pantaloni e li fece scivolare giù. Era senza mutande e la sua erezione cominciò a premere contro l’ombelico di Caterina. Lei scese sempre più in basso sino a prendere tra le mani il suo cazzo e iniziò a leccarlo fissandolo negli occhi..
Le tre amiche erano sempre più imbarazzate e sconvolte dal comportamento delle loro amiche. Non sapevano che fare ed Elena, ad un certo punto propose di tornare nel locale. Manuela a quel punto alzò la testa e, mentre Luca continuava a leccarle la fica infilandole un dito nel culo, chiamò le sue amiche
- dove andate?
- Vi lasciamo soli – rispose Giovanna
- Perché? – ribatte Manuela con un gemito
- Bhè che stiamo a fare qui?
- Potreste partecipare! – era Caterina che, in ginocchio davanti al suo amico e con il suo uccello in mano davanti alla faccia, aveva deciso di coinvolgerle
- ma io domani mi sposo! E poi ……. Insomma non me la sento ….. non mi va’
- Proprio perché domani ti sposi dovresti approfittarne – disse Manuela riprendendo a succhiare le palle di Luca
- La cosa a me stuzzica ma non so … mi sento imbarazzata – Giovanna cominciava a calarsi nella situazione e nel pronunciare la frase guardò sua sorella con aria interrogativa
- Vabbè, se a voi piace restiamo ancora un po’ a guardare – decise Paola
- A me eccita da morire l’idea che siate li a guardarmi ma se vi spogliate è anche meglio – Caterina cercava di convincerle
Le tre si sedettero al bordo del letto e guardarono. Caterina, ormai completamente nuda, con il suo amico si misero sul letto vicino a Luca e Manuela..Caterina si sdraiò e lui iniziò a leccarle la fica. Luca e Manuela combiarono posizione. Lei restò carponi e lui le andò dietro. La sua fica era talmente bagnata che il suo pene entrò come un coltello caldo nel burro. Manuela cominciò a gemere di piacere e i colpi di Luca aumentarono di ritmo e intensità. Caterina era sdraiata con la faccia quasi sotto quella di Manuela e il suo amico iniziò a penetrarla. Lei si toccava i seni gemendo di piacere e gurdava il viso di Manuela stravolto di piacere. Si voltò e vide le sue amiche sedute li accanto. Istintivamente prese la mano di Giovanna e se la portò al seno. Giovanna non sapeva che fare ma si prestò al gioco cominciando a palparle il seno mentre Elena e Paola si avvicinavano per vedere meglio. Manuela aprì gli occhi e cominciò a guardare Caterina sotto di se con Giovanna che le palpava i seni. In un impeto di piacere e trans erotica disse a Giovanna di leccale le tette a Caterina. Giovanna la guardò divertita e allargò la sua bocca sul capezzolo di Caterina che gemette ancora più forte. Intanto Luca e l’amico di Caterina si godevano la scena continuando a pompare la loro virilità tra le gambe delle proprie femmine. L’amico di Caterina iniziò ad accarezzare Paola che lo guardava imbambolata. Lei sulle prime si allontanò ma il sorriso di lui la scaldò facendo volare via l’imbarazzo. Era ubriaca, fumata e stava in una stanza con 2 sue amiche che stavano scopando sotto i suoi occhi e sua sorella che leccava le tette di una della due. Si sentiva eccitata e voleva condividere quell’esperienza di gruppo. Si avvicinò all’uomo e iniziò a baciarlo. Le loro lingue presero confidenza e lui allungò la mano sotto il suo vestito sentendo che era già bagnata a dovere. Infilò dentro un dito e lei si strinse ancora di più a lui. Caterina li guardava e godeva, non sapeva neppure più dove si trovava ma non si era mai sentita così libera e disinibita come in quel momento. Sentiva che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche quello che non avrebbe mai neppure immaginato. Lui ad un certo punto smise di scoparla si voltò, sfilò il vestito di Paola che da sola si tolse le mutandine e il reggiseno, poi le prese la testa con una mano e le infilò il cazzo in bocca pieno degli umori vaginali della sua amica. A quella visione Caterina iniziò a masturbarsi, intanto Giovanna si era spogliata e si toccava da sola eccitata mentre, oltre alle tette, leccava tutto il petto e il bacino di Caterina. Manuela stava godendo come mai nella vita, Luca la prendeva con un’alternanza di violenza e dolcezza che le interrompevano l’orgasmo prolungando il piacere all’infinito. Dalla sua bocca aperta e ansimante aveva inziato a colare la saliva che finiva sulla faccia di Caterina. Caterina stava li, madida di sudore, e sconvolta di piacere con la bocca aperta a ricevere la saliva di Manuela e con una mano se la spargeva su tutta la faccia. Di nuovo Manuela si rivolse a Giovanna ordinandole di leccale la fica dell’amica. Giovanna non si fece pregare, prese il posto dell’amico, che continuava a farsi succhiare l’uccello dalla sorella, e infilò la faccia tra le cosce di Caterina leccando la sua fica, infilando la lingua dentro la vagina e poi scese al buco del culo e iniziò a leccare anche quello, mentre dalla fica colavano gli umori di Caterina. Manuela comiciò a leccare il viso di Caterina ricoperto della sua saliva e a baciarla infilandole la lingua in bocca.
A quel punto il loro idillio fu interrotto.
- Ehi, dovrebbe essere la mia festa! – Elena era rimasta fuori dal gruppo ad osservare le sue amiche spogliarsi, toccarsi, leccarsi e scopare. Si sentiva intimorita, colpevole di essere li e incuriosita allo stesso tempo. Poi nella sua testa l’erotismo aveva lentamente cominciato ad insinuarsi, quei corpi nudi, quei gemiti, l’idea di trasgredire insieme alle sue amiche la sera del suo addio al nubilato, l’eccitazione e l’euforia dell’alcol e del fumo. Ad un certo punto sentì la voglia crescere e si abbandonò alla corrente che la travolgeva.
Gli altri si voltarono e la videro completamente nuda ai bordi del letto, in piedi con la gambe leggermente divaricate e le mani appoggiate sui fianchi.
- Hai ragione – disse Paola
- Unisciti a noi – continuò Giovanna
- Anzi, visto che è la tua festa avrai un posto d’onore- e nel dirlo Manuela si alzò sulle ginocchia facendo segno a Caterina di spostarsi e lasciarle il posto.
La posero al centro del letto, a faccia in su con le braccia aperte, Paola e Caterina si misero alla sua destra, Manuela e Giovanna alla sua sinistra, Luca in mezzo alle sue gambe e l’amico sopra la sua testa.
Iniziarono a baciarla e far scorrere le loro lingue, l’amico la baciava delicatamente sulla fronte, sulle tempie, sulle guancie, sulle labbra tenendole il viso racchiuso nelle mani, Paola e Giovanna si dedicarono ad un seno a testa incrociando le loro lingue di sorelle fin sotto il mento di Elena. Manuela e Giovanna le allargarono le gambe e, palpandole le cosce fino al linguine presero a leccarle la pancia, l’addome, l’ombelico. Luca iniziò dal ginocchio arrivando lentamente fino alla vagina. Aiutato dalle mani di Manuela e Giovanna che la massaggiavano e allargavano cominciò a leccarla, quando interrompeva una delle amiche infialava dentro un dito e poi lui riprendeva a leccare.
Elena comiciò a gemere ed ansimare, era bellissimo, tutte quelle lingue sulla sua pelle, tutte quelle mani che la toccavano, sfioravano, palpavano. Lo sconosciuto sopra di lei si alzo, avvicino il pene al suo viso e glielo sfregò sulle guancie, glielo batte sulle labbra e infine quando lei apri ingorda la bocca lo infilò dentro. Continuarono così per qualche minuto interminabile poi cambiarono posizione. Luca si sdraiò e misero Elena sopra di lui che la penetrò subito aiutato dalle mani di Manuela che fece da guida e dalla bocca di Giovanna che ricopri di saliva il suo cazzo. Intanto Paola e Caterina si erano aggrovigliate scoprendo quanto fosse piacevole farsi leccare la fica da una donna. Manuela e Giovanna assistevano Elena continuando a leccarle il collo, i seni e infilando le mani tra le sue natiche e le sue cosce. Elena godeva continuava a succhiare il cazzo dello sconosciuto mente Luca la sbatteva con tutte le sue forze. Manuela si avvicinò all’orecchio di Elena e le disse:- voglio vederti prenderlo in culo, voglio che lo prendi in culo, voglio che ti scopino in 2 – Elena tra un gemito e l’altro urlò un si strozzato e si chino sopra Luca. Giovanna cominciò a leccarle il buco del culo infilandoci prima uno poi 2 dita dentro e poi la lingua, leccava, leccava e riversava fiumi di saliva nell’ano dell’amica, Manuela si era presa cura dell’uccello dello sconosciuto. Finalmente lui si mise dietro a Elena, Manuela si sposto davanti a lei per tenerle le mani e guardarla negli occhi, lui cominciò a premere con la cappella sul suo ano bagnato di saliva mentre Giovanna continuava a leccare poco più in alto. Spinse leggermente e sentì un vagito di Elena. Lei era fremente di desiderio e di paura, ma aveva Manuela davanti che la fissava e iniziò a baciarla. In quel vortice senti lentamente il suo ano dilatarsi un po’, poi ancora un po’ e qualcosa di duro e grosso entrare e poi entrare, iniziò a urlare, era dolore e godimento insieme mentre Manuela continuava a leccarle la bocca e il viso. Poi iniziò la sinfonia, Luca da sotto e l’altro da dietro la scopavano sempre più forte, mentre Giovanna le mordeva e schiaffeggiava violentemente i glutei. Il primo orgasmo Elena lo ebbe appena senti aprirsi il suo culo, ma ne seguirono altri a ripetizioni e nel delirio ansimava, piageva, rideva, e urlava di piacere. Sentì la sua voce urlare:- scopatemi! Scopatemi! Rompetemi in due! – Gurdava Manuela davanti a lei e le urlava:- sono una troia, dimmi che sono una puttana, una vacca, voglio che mi sputi in faccia- Manuela l’accontentò e poi si mise in piedi davanti a lei, le prese la faccia si fece leccare la fica dall’amica. Poi si voltò mettendosi a cavalcioni sopra la faccia di Luca. Lui prese a leccarle la fica e Elena il culo. Giovanna si era unita a sua sorella e Caterina scoprendo che sua sorella con lingua ci sapeva veramente fare mentre lei faceva raggiungere l’orgasmo a Caterina con le dita.
Luca non ne poteva più, doveva venire per non scoppiare e lo urlò a squarcia gola. Si fermò e contemporaneamente si fermò anche l’altro. Presero Elena che ormai aveva quasi perso i sensi e la riadagiarono sdraiata sul letto come all’inizio. Si misero sulle ginocchia all’altezza del suo viso e le amiche si radunarono in cerchio attorno a lei. Erano tutti li, la circondavano, Paola, Giovanna, Manuela e Caterina che si toccavano e leccavano a vicenda mentre Luca e lo sconosciuto agitavano i loro cazzi pieni di sperma sopra la sua faccia. Iniziò a masturbarsi anche lei e apri la bocca tirando fuori la lingua. Il primo fu lo sconosciuto, diresse la cappella verso la sua lingua protesa e la inondò con un abbondante getto mentre i successivi si diressero sulle tette e la pancia. Elena lo prese in bocca succhiando tutto quel che restava in attesa di Luca. Luca fu più preciso centrando la sua bocca con tre bei schizzi cremosi e aggiungendo il resto sulle tette. Poi si fece prosciugare anche lui dalla bocca avida di Elena.
Manuela e le altre iniziarono a leccare gli schizzi di sperma sulla pancia e le tette di Elena, raccogliendola tutta e proseguendo a leccare fino al collo e la faccia di Elena, cospargendola di sperma e saliva..
Distrutti ma felici si sdraiarono tutti sul letto in silenzio.
Il giorno seguente Elena convolò a nozze tra la felicità del suo sposo, dei parenti e degli sguardi maliziosi e pieni di intesa delle sue amiche. Al ritorno dal viaggio di nozze scoprì che Manuela e Luca si erano messi insieme così come Caterina e lo sconosciuto di nome Davide. Erano tornati altre 2 volte nel club e si erano visti con Paola e Giovanna a casa di Luca dove avevano fatto sesso di gruppo. Elena lentamente entrò a far parte del gruppo recandosi ogni tanto a casa di Luca per partecipare ai loro festini. Non ne aveva parlato al marito e per il momento preferiva non farlo, sperava comunque prima o poi di trovare il coraggio di affrontare la cosa e coinvolgere anche lui. Ogni tanto fantasticava di vedere suo marito mentre scopava una sua amica che le leccava la fica mentre lei succhiava il cazzo di Luca e di Davide.
Andrea andò subito a casa ma non riuscì a dormire pensando a quanto gli era accaduto, eccitato all’idea e dubbioso sul come comportarsi. Il mattino dopo la chiamò e si accordarono per vedersi nel tardo pomeriggio per un aperitivo e cena. Lui trascorse la giornata pensando a cosa mettersi, a cosa fare, a cosa dire, a dove andare a prendere l’aperitivo e dove andare a cena fantasticando sull’idea di un rapporto stabile con una prostituta
L’appuntamento era alle 18.30 nel bar della piazzetta del centro storico. Andrea giunse con 10 minuti d’anticipo ma non voleva farsi trovare già lì ad aspettare, così fece 2 passi per il budello. A quell’ora era piacevole passeggiare tra le vetrine in mezzo alla folla. Una folla diversa da quella del sabato pomeriggio o della domenica. In parte la gente era la stessa ma il giorno feriale creava un’atmosfera diversa. Non si sentiva presenzialismo, esibizionismo, noia, si avvertiva una sana operosità mista al piacere di una pausa, la frenesia della società in contrasto con la storia di quei vicoli antichi illuminati dalle vetrine di eleganti negozi alla moda. Andrea riflette sul perché in quei momenti sentisse quell’atmosfera piacevole, rassicurante, godereccia, mentre nel passeggio domenicale viveva quell’andare e venire con noia, frustrazione, nervosismo. Fu uno dei milioni di pensieri che gli frullarono in testa in quei 10 minuti. Prima di recarsi all’appuntamento decise di entrare in un altro bar e ordino un whisky liscio. Prese il solito Lagavulin e lo scolò in 2 sorsi. Voleva spezzare la tensione e l’alcol, nel giro di pochi minuti, fece il suo effetto. Ora poteva andare più leggero al suo appuntamento. Si accese una sigaretta e s’incammino verso la piazzetta. Arrivò al bar alle 18.35 e pensò che 5 minuti di ritardo erano il minimo per mostrarsi relativamente puntuali ma non ansiosi.
Marica era seduta nel dehor avvolta in un giaccone invernale molto spesso e molto alla moda, dal giaccone spuntavano solo le sue mani candide, in contrasto con lo smalto rosso ciliegia delle unghie curatissime, le caviglie tornite ricoperte da una collant invernale e le scarpe molto eleganti e molto sexi e il viso, bianco, quasi pallido, ricoperto da un trucco leggero ma sapientemente applicato che ne esaltava le linee caucasiche del viso, gli occhi verdi, le labbra pronunciate ma non volgari dipinte da un rossetto in tinta con lo smalto, i capelli nerissimi, lisci e lunghi le circondavano il viso e le scendevano sulle spalle. Stava lì seduta con la sigaretta in mano, immobile e fiera come una statua in un museo.
Andrea la vide e cominciarono a riaccendersi le sue ansie. Dio quant’era bella e affascinante! Non è possibile che si interessi a me; che gli dico; è uno scherzo dei miei amici. Sentì improvvisamente il bisogno fisiologico di uno specchio per controllare il proprio aspetto, vedere se i capelli erano ancora al loro posto, verificare se il suo abbigliamento era adatto. Ormai era troppo tardi lei si era voltata e lo aveva visto. Quindi avanzò fingendo come di abitudine una sicurezza e un disinteresse del tutto estranei al suo stato d’animo.
- ciao, è molto che aspetti?
- No, un paio di minuti, mi sono messa qui fuori così possiamo fumare
- Ottima idea, l’avrei fatto anche io, e poi non fa molto freddo, qui è abbastanza riparato.
- Allora, come è andata la tua giornata?
- A parte il lavoro ho passato la giornata frenando la mia curiosità per il nostro incontro
- Mi fa piacere, anche io ero curiosa e ho guardato spesso l’orologio. Che lavoro fai?
- Faccio il giornalista in un giornalaccio locale, il Fogliaccio, forse ti sarà capitato di leggerlo.
- Non l’ho mai letto ma lo conosco, lo vedo sempre nei bar. Accidenti però, il giornalista è un bel lavoro, eccitante. Di cosa di occupi esattamente?
- Come di ho detto è un giornale piccolo e locale, quindi si fa un po’ di tutto, io mi occupo della cronaca locale, incidenti, morti, feriti, sindaci e assessori, insomma chiacchiere da bassa salumeria. Il fatto è che caratterialmente non sono capace di romanzare le notizie per venderle meglio e quindi la mia carriera difficilmente sfonderà. Comunque il lavoro in se mi piace, la paga è buona e non sono costretto a stare 8 ore inchiodato a una scrivania. La tua giornata invece?
- Io ho una routine abbastanza consolidata. Mi sveglio intorno alle 10 faccio colazione, metto a posto casa, esco per 2 passi in centro, faccio la spesa e poi vado a casa a mangiare. Alle 15 vado in palestra fino alle 17, torno a casa, leggo un po’ e di solito verso le 20 comincio a prepararmi per andare al lavoro.
- Non hai amiche qui? Magari le tue colleghe?
- Con loro preferisco non legare, sai nel nostro lavoro si gira parecchio ed è difficile instaurare rapporti di amicizia, con alcune alle volte si chiacchiera sul lavoro ma nulla di più.
- Quindi lavori solo nel locale e alla sera? Non ……… porti lavoro a casa?
- Assolutamente no. Casa mia è solo mia e solo per me. Lavoro al locale 3 sere a settimana e lì prendo gli appuntamenti con i clienti per le altre sere.
- Hai una vita molto organizzata e precisa?
- Il mio è un lavoro che puoi fare per pochi anni, 10, 12 poi cominci a non essere più desiderata, quindi devi sfruttare bene il tempo che hai, non sprecarlo e organizzarti al meglio per mantenerti in forma e in salute. Diversamente finisci a fare la puttana in strada per qualche bastardo o a raccattare qualche spicciolo qui e la.
- Non lavori su internet? So che molte ragazze lo fanno?
- Ci avevo pensato ma poi ho deciso che non mi conveniva. Gli affari mi vanno bene così e per il momento non mi serve altro, e poi internet mi da la sensazione di perdere la mia privacy.
- Capisco – Andrea si rese conto che più che conversare la stava intervistando e decise di interrompere le sue raffiche. Fu aiutato dal cameriere che si avvicino per l’ordinazione.
Presero 2 negroni e lui fu molto contento nel vedere che oltre al fumo avevano un altro punto in comune. Proseguirono a chiacchierare tutta la sera, dopo il bar si diressero a piedi al ristorante dove mangiarono egregiamente innaffiando il tutto con del buon vino rosso e un paio di amari per lei e di lagavulin per lui. Al momento dei digestivi si erano detti quasi tutto dell’una e dell’altro e fu lei a fare la prima mossa.
- Che ne pensi del tuo primo incontro personale con una prostituta?
- E’ già qualche ora ormai che il tuo lavoro non è più al centro dei miei pensieri. In effetti ti ho quasi subito considerata una giovane, brillante e bella ragazza con cui avevo la fortuna di conversare
- Balle! Ogni volta che mi guardi una parte di te ha la mia immagine appesa a un palo stampata in faccia.
- E’ un’immagine che vorrei vedere dal vivo e in privato molto volentieri!
- Potresti venire al locale domani sera
- Preferirei vederla in un luogo più intimo, magari a casa mia
- Questo lo capisco ma a me interessa qualcosa di più
- Cosa?
- Ho 25 anni, faccio questo mestiere da 6 anni e penso di farlo per altri 5 o 6. Vorrei avere un rapporto, una persona con cui fare l’amore e non solo sesso, con cui parlare perché mi va e non per lavoro, uno con cui uscire a cena senza farmi pagare ma perché ci voglio andare io, uno che accetti il mio lavoro e accetti me per quella che sono, senza ipocrisie.
Ci fu una lunga pausa, Andrea la fissava meditando una risposta. Poi prese un lungo sorso di lagavulin e si decise a dire qualcosa.
- Non mi aspettavo una proposta. Soprattutto al primo appuntamento. Tu vorresti avere una relazione? Con me? Non è una domanda facile anche se capisco che nella tua posizione preferisci andare diretta al punto senza tanti preamboli.
- Infatti, tu mi piaci e potremmo andare da te a divertirci sul letto, ma preferisco mettere le cose in chiaro prima, faccio sesso 10 volte alla settimana e quindi non è la mia esigenza primaria, invece non passo una serata come questa da anni e sento il bisogno di rifarlo.
Andrea non riusciva a parlare. Pensò che solo a lui poteva capitare una cosa simile. Per una volta che esce con una prostituta trova quella che non vuole soldi ma una relazione. Come tutte le altre! Poteva uno essere più sfigato di così?! Ma in effetti lo intrigava molto la situazione, lei era bellissima, intelligente, simpatica, matura e indipendente, sapeva che se ne sarebbe innamorato in pochi giorni, anzi forse lo era già. Questa cosa lo terrorizzava.
- E’ una situazione strana per me. Vorrei dirti si ma onestamente non immagino come reagirei in una relazione con te e il tuo lavoro. Se davvero vuoi avere una relazione perché non cambi mestiere?
- E’ per questo che voglio te, perché altri mi avrebbero detto si solo per scoparmi gratis una volta la settimana, tu invece sei più onesto. Come ti ho detto ho 25 anni e con il mio lavoro guadagno più di 7000 euro al mese senza tasse. Certo potrei andare a fare la commessa in un negozio o l’impiegata in un ufficio, ma tu rinunceresti a tanto?
- Forse no ma se volessi veramente una relazione, un compagno, magari sarei disposto a rinunciare
- Nella vita io non escludo nulla, ma ne deve valere la pena. Io avrei potuto raccontarti un sacco di balle e incominciare una relazione con te, vedere come va e poi decidere il da farsi, ma anche io sono fondamentalmente onesta e quindi ho preferito mettere subito le carte in tavola, prendere o lasciare, ma non posso rinunciare al mio lavoro per nulla, lo farei forse se trovassi quello che cerco
- Messa così mi sembra molto più ragionevole, anche se alla fine dovrei sempre essere io quello che si adatta alla situazione e senza sapere per quanto tempo
- Si, spero tu abbia la voglia e la forza di farlo, perché mi piaci come uomo e come persona e il mio istinto mi dice che molto di quello che cerco lo troverei in te.
Quelle parole ebbero l’effetto di una droga su Andrea. Sentì un calore infondersi nel suo stomaco, nelle spalle e scendere giù nelle gambe, sentì un’emozione fortissima prendergli la testa e una commozione inarrestabile gli inumidì gli occhi e lo costrinse a deglutire e abbassare lo sguardo. Diede un leggero colpo di tosse e rimase in silenzio per qualche secondo.
- Ok, proviamo, non ti assicuro nulla ma tra il dolore di una storia finita male e il rimpianto di non averla vissuta scelgo il rischio del dolore.
- Non vedo l’ora di arrivare a casa tua.
Il mattino dopo Sara si svegliò e per alcuni istanti la sua mente le concesse una tregua, sembrava tutto tornato come prima, nessun senso di colpa, nessun dubbio. Fu’ appunto qualche istante, appena davanti allo specchio del bagno si riaffacciarono prepotentemente i ricordi della sera prima. Rivide la scena del bagno del bar e poi volò direttamente in macchina avvinghiata a Federica. Si guardò allo specchio scoprendo che il suo corpo agiva contro di lei. Vide i suoi capezzoli irrigidirsi e un fremito le salì fino in gola. Perché? Perchè? Perché? Non voleva, era felice con Sandro e la sua vita non aveva nessun bisogno di quella situazione, di quella cosa devastante e destabilizzante.
Indossò un paio di pantaloni e un golfino, si preparò per il lavoro e andò in ospedale con la ferrea intenzione di affrontare Federica. Le avrebbe parlato da amica ma anche da donna sicura di se. Non sapeva cosa fosse successo la sera prima ma non voleva che si ripetesse, voleva mettere una pietra su tutto e se questo avesse incrinato la loro amicizia pazienza.
Federica era impegnata con le visite e anche lei aveva degli interventi la mattina. La incontrò nei corridoi, si salutarono e le disse che dopo pranzo sarebbe passata nel suo studio per parlarle. Federica con la solita aria austera la guardò da sotto gli occhiali e annuì con il capo.
Aveva detto dopo il pranzo, ma il suo stomaco era troppo chiuso per mangiare, così prese solo un cappuccino e un pacchetto di sigarette. Non comprava un pacchetto da 3 anni, ma quel giorno sentiva il bisogno di fumare, Scese in giardino e camminò fumando nell’aria fresca dell’inverno per schiarirsi maggiormente le idee.
Alle 14 busso alla porta di Federica.
Lei la stava aspettando seduta alla sua scrivania.
- Ciao
- Ciao
- Dobbiamo parlare di ieri sera
- Uhm….. dimmi
- Tu mi hai …….. hai approfittato di me!
- Approfittato? Sei grande e intelligente, io ti ho fatto un’avance e tu hai accettato
- No, non ho accettato, tu mi sei saltata addosso e io ……. Io … ero ubriaca e non capivo cosa succedesse
- Ti ricordo che sono stata io a dirti di vestirti e scendere dall’auto, quindi non mi sembra proprio che tu fossi così contraria
- Io…… senti, ero ubriaca e … non mi rendevo conto …. Non sapevo che tu … che ti piacessero le donne
- E’ vero non ne avevamo mai parlato ma i miei gusti sono variabili, mi piacciono sia le donne che gli uomini e tu mi piaci molto
- Non dire così, tu sei un mia amica, mi hai ingannato, avresti dovuto dirmelo, sarei stata più attenta
- Proprio per questo non te ne ho parlato, non saremmo state amiche e mi avresti evitato, fifona come sei
- Io non sono fifona, sono normale e mi piacciono gli uomini, anzi un uomo, mio marito.
- Certo, ami Sandro, ma ti piacciono anche le donne. Me ne intendo, ho visto i tuoi sguardi, ti ho visto quando siamo in piscina e a spiaggia, ho visto come ti comporti con le tue infermiere
- Di che parli? Ti avrò guardata perché hai un bel corpo, per invidia e con le mie infermiere non capisco proprio a che ti riferisci
- Ok, magari posso essermi sbagliata, ma ieri sera, ubriaca o no tu ti sei lasciata andare, hai corrisposto al mio desiderio, ti sei eccitata e se non ti avessi fermato avresti fatto molto altro. – nel dire queste parole Federica si era alzata e, facendo il giro della scrivania, si era avvicinata a Sara
- Non me lo ricordare, non ho chiuso occhio stanotte, non riesco a spiegarmelo, io …. Amo Sandro e invece ieri l’ho tradito, e non con un altro uomo ma con una donna. Mi sento uno schifo, mi faccio schifo, non so più cosa pensare e l’unica persona con cui potrei sfogarmi sei tu che sei la causa di tutto questo. - Sara affondò il viso nelle sue mani e iniziò a singhiozzare. Intanto Federica si era portata dietro di lei e le posò le mani sulle spalle
- Tranquilla, è tutto ok, lascia fare a me, sono tua amica, lasciati aiutare, non è successo niente, possiamo dimenticare tutto e fare finta di niente, tu ami Sandro e ieri hai perso un attimo la testa, io magari ho un po’ approfittato della situazione e della tua amicizia, ma non capiterà più – mentre parlava le massaggiava le spalle, il collo, e le accarezzava la testa.
Quelle parole calmarono Sara che iniziò ad abbassare la guardia pensando di poter contare sul sostegno della vecchia amica. Ma più sentiva le mani di Federica su di se e più la sua testa andava in tilt. Voleva alzarsi e scappare ma non ne aveva le forze e di nuovo il suo corpo la tradiva, i suoi capezzoli di nuovo rigidi sembravano voler bucare il golfino attillato. In un estremo sforzo si alzo decisa voltandosì verso Federica
- sei una bastarda, vuoi di nuovo fregarmi
- E tu ti sei eccitata e hai una gran voglia di farti succhiare le tette e di due dita nella fica – Glielo disse a un centimetro dalla faccia, mentre con la sinistra le aveva afferrato il braccio spingendolo giù con forza e con il palmo dell’altra mano le premeva contro la vagina stringendo con le dita come fossero artigli sulla preda.
Sara cercò di divincolarsi ma Federica aveva una stretta potente e l’aveva spinta contro la scrivania. La guadò con ira direttamente negli occhi ma la pressione della mano e delle dita sulla sua vagina cominciarono a stordirla. Sentì le sue gambe cedere e allargarsi e la sua mano libera correre ad afferrare un gluteo di Federica e stringerlo come se volesse spremerlo. Il respiro si fece affannoso e Federica le infilò la lingua in bocca. Sarà iniziò a spogliare freneticamente Federica e a togliersi il golf, Federica le sganciò il reggiseno e iniziò a succhiargli i capezzoli e leccarle le tette. Sarà ansimava sempre più e Federica la sdraiò sulla scrivania, poi le sfilò pantaloni e slip contemporaneamente e affondò la faccia nella sua fica leccando, leccando e succhiando mentre Sara si palpava i seni con le mani gemendo come non mai. Poi Federica iniziò a infilare le sue dita dentro Sara, la guardava mentre lei si dimenava sulla scrivania. Si comportava come se stesse facendo un visita ginecologica, era quasi fredda e distaccata. Poi si fermo e disse a Sara di proseguire da sola mentre lei si spogliava. Sara iniziò a masturbarsi davanti a lei guardandola con avidità mentre si spogliava, ammirando la sua pelle liscia, i suoi seni sodi, le sue forme atletiche e la sua fica depilata. Sembrava una statua e voleva quel corpo, voleva leccarlo, voleva essere leccata, voleva l’orgsmo. Federica le disse:- ora mettiti in ginocchio e leccami la fica. Sara obbedì continuando a masturbarsi. Neppure le sfiorò la mente che per la prima volta in vita sua stava facendo sesso orale con una donna, voleva leccare quella fica liscia e bagnata, voleva infilarci dentro la lingua, era quasi come se attraverso Federica riuscisse a leccare se stessa.
Federica le prese la testa e la guidò in mezzo alle sue cosce. Era uno strumento nelle sue mani. Poi la fece sdraiare a terra. Le salì a cavallo sulla faccia e le disse di leccarle il culo. Intanto che Sara imparava ad assaporare gli umori dell’ano di Federica lei iniziò a masturbarla violentemente, le batteva la mano sulla fica, le premeva il basso ventre e le diceva:- sei mia, farai tutto quello che ti dico, tutto quello che voglio.
- Si sono tua fammi godere, dimmi cosa vuoi
- Sei la mia schiava?
- Si
- Sei la mia cagnetta?
- Si sono la tua cagnetta
- Infilami la lingua nel culo e lecca
Federica stava li a farsi leccare toccandosi i seni. Poi si fermò giusto un attimo prima che Sara raggiungesse l’orgasmo. Si alzò in piedi e rivolgendosi a Sara le disse:
- per adesso basta così
- Scherzi, sto per esplodere, non fermarti
- Ho detto basta, rivestiti e torna al lavoro, proseguiamo domani.
- Ma che stai dicendo, sono qui nuda sul tuo pavimento, voglio godere
Federica le si avvicino e le mollo un ceffone.
- ho detto basta, se ti và è così se no te ne puoi andare e non presentarti più
Sara era senza parole, si sentiva umiliata e tradita. Non capiva più niente di se dell’amica del sesso dell’amore. Si voltò e iniziò a piangere
Federica si chino e con voce dura le disse:- quando ti dico di fare una cosa tu la fai e basta!
Iniziò a schiaffeggiarla sulle natiche con sempre maggiore forza e gridandole che era una sporca cagna disubbidiente che aveva bisogno di disciplina e che lei l’avrebbe addestrata a dovere.
Sarà piangeva ma allo stesso tempo quelle urla e i colpi la eccitavano e si mise carponi
Federica la colpiva con una violenza feroce sulle natiche e le disse di masturbarsi se voleva godere.
Sara si infilò due dita dentro e nel giro di 1 minuto raggiunse l’orgasmo mentre Federica continuava a colpirla sul culo con tutta la sua forza.
Quando furono tutte e due vestite Sara si voltò verso l’amica e le chiese:
- cosa abbiamo fatto? Cosa ho fatto?
- Hai goduto, hai scoperto nuove sensazioni di piacere e un nuovo lato di te
- Sono un mostro e anche tu
- No, eri un mostro prima, quando negavi i tuoi desideri, io mi sono limitata ad aiutarti a realizzarli
Sara uscì e si diresse nel suo ufficio dove rimase per tutto il pomeriggio a fissare il muro davanti a lei.
I sensi di colpa lottavano con il desiderio di riprovare quelle emozioni, di essere di nuovo posseduta, presa e usata. Non credeva a se stessa, erano passati neanche 30 minuti e dovette violentarsi per non tornare nello studio di Federica.
Le facevano male le natiche e prese dall’armadietto una pomata da passarci sopra. Vide nello specchio che aveva i glutei rossi come il fuoco e delicatamente iniziò a massaggiarli con la crema, poi chiuse gli occhi e iniziò a masturbarsi pensando a Federica che le dava ordini, che la sottometteva, che la colpiva. Ebbe un altro orgasmo, prese il telefono e chiamo l’amica. Le raccontò l’accaduto e le chiede cosa doveva fare. Federica impassibile le disse:
- vai a casa a fare la brava mogliettina e domani, alle 14, verrò da te e sarai di nuovo la mia cagna
Le ore fino al giorno dopo passarono minuto dopo minuto nella testa di Sara, combattuta tra desiderio, sensi di colpa, depressione, eccitamento, ansia e terrore.
Alle 13.50 era li nel suo studio in attesa di Federica. L’ansia cresceva e non sapeva più che fare, quando suonò il telefono. Era Federica
- ciao, ho chiamato la mia cagnetta per vedere se era al suo posto
- sono qui
- bene, fatti trovare nuda, sdraiata a terra e trova qualcosa per masturbarti
- Si- quel si le uscì dalla bocca ancora prima che avesse afferrato quello che Federica le aveva detto.
Federica entrò trovandola come aveva ordinato. Sara si stava masturbando con il manico di spazzola per capelli ed era già fremente di eccitazione e desiderio.
Federica si tolse il camice mostrando che indossava solo quello, poi si avvicinò alla scrivania, vi appoggiò il culo e rimase lì a guardare Sara.
- ti piace masturbarti sul pavimento vero? piccola cagna in calore!
- Si, si guardami, sono la tua cagna, dimmi cosa devo fare
- Brava cagnetta, continua così, masturbati toccati le tette
- Vieni qui, voglio leccarti la fica
Federica si avvicino e le mollo un ceffone:- sono io che dico a te cosa fare, non il contrario
Sara si eccito enormemente e cominciò a gemere
- Ora apri la bocca, voglio sputarci dentro
Sara aprì la bocca e ricevette la saliva di Federica. Poi Federica le si mise sopra e le ordinò di leccarle la fica.
Federica cominciò a colpirle le cosce e poi si chinò infilando la faccia tra le sue gambe.
Le leccava la vagina e le mordeva il clitoride, poi le tolse di mano la spazzola e cominciò a scoparla con il manico sempre più violentemente.
Sara ansimava, godeva e affondava sempre di più la sua lingua nella fica e nel culo di Federica.
- Sei proprio un gran cagna, ti piace così, vero?
- Si
- Farai tutto quello che ti dico, tutto quello che voglio
- Si qualunque cosa
Federica si alzò e le intimo di proseguire da sola con la spazzola. Si mise in piedi sopra la sua faccia e le disse: - ora ti piscio addosso e voglio che tu apri bene la bocca, perché devi bere e spalmartela su tutto il corpo. Sara non riuscì ad opporsi, sebbene una parte della sua testa avrebbe voluto, ma proprio quel conflitto la eccitava insieme all’idea della totale sottomissione. Federica aprì le gambe dalla sua vagina iniziò a piovere un caldo getto sul viso di Sara, sulle sue tette, sulla sua pancia. Federica si dimenava per innaffiare Sara il più possibile, per centrarle la bocca e riempirla di caldo piscio.
Sara sentì quel getto caldo sul viso, senti il sapore aspro nella bocca e la prima volta fece fatica a deglutire, poi il getto arrivò sui seni, sulla pancia e lei inziò a massaggiarsi il corpo con quel balsamo, aprì di nuovo la bocca e tirò fuori la lingua, questa volta era lei che ne voleva ancora.
Federica la gurdò: - ne vuoi ancora? Ti piace? Bevi – e si chinò sulla sua faccia sbattendogli la fica praticamente in bocca mentre continuava a pisciare come una fontana.
Sara leccava e beveva quasi affogata con la bocca piena di piscio, i capelli bagnati di piscio, il corpo ricoperto di piscio, sentendosi eccitata come mai nella vita, più ne usciva dalla fica dell’amica più ne avrebbe voluto. Quando il getto cesso continuò a leccare a succhiare ogni goccia che era colata sulle cosce, intorno alla vagina, ovunque. Federica iiziò allora a leccare il corpo di Sara fradicio della sua urina. I suoi seni, i suoi capezzoli, la sua pancia. Leccava ogni goccia, ogni rivolo, ripulendo la pelle di Sara. Poi si dedico alla sua fica.
Quel groviglio prosegui fino a quando Sara non eruppe in un orgasmo fragoroso mentre Federica continuava a succhiare e leccare tutto quello che le usciva dalla fica.
La loro relazione proseguì all’insaputa di Sandro. Sara continuava ed essere una moglie innamorata e felice, una dottoressa capace e brillante e una schiava sottomessa di Federica. Giorno dopo giorno Federica la sottomise sempre di più. Sara non resisteva più al desiderio del pissing e ogni occasione era buona per implorare Federica di lavarla con la sua urina. Federica spesso la schiaffeggiava e rifiutava ma ogni tanto l’accontentava appoggiando la sua vagina sulla sua bocca e riempiendola. In questa pratica coinvolse anche alcune sue amiche organizzando dei pissing party nella sua vasca da bagno, dove Sara veniva annaffiata generosamente e costretta poi a leccare e bere tutto prima di essere sodomizzata con grossi falli di gomma e unirsi al gruppo .
Con Sandro continuò a fare sesso convenzionale raggiungendo l’orgasmo pensando a Federica e sperando, prima o poi, di riuscire a trovare il coraggio di chiedere a suo marito di pisciarle in bocca e metterglielo nel culo.
Andrea e Marica si avviarono verso casa, passeggiando abbracciati come due fidanzatini. Andrea si sentiva sospeso in una bolla. Era felice e spaventato allo stesso tempo, ma era anche determinato come gli era accaduto poche volte nella vita.
Quando furono in casa si accomodarono sul divano, un po’ di musica, un bicchiere di cognac e iniziarono le effusioni. Marica sotto il soprabito aveva un bel vestito elegante che la fasciava nella parte superiore scendendo poi delicatamente sui fianchi sino alle ginocchia, chiuso da una cerniera sulla schiena. Andrea la baciava delicatamente ma era un po’ imbarazzato, avrebbe allungato volentieri le mani su quel corpo meraviglioso ma voleva comportarsi da gentiluomo, Marica lo baciava appassionatamente e lo stringeva a se, comportandosi come una gattina affettuosa. Poi gli prese la mano e iniziò a farsi toccare una coscia. Delicatamente Andrea prese fiducia e cominciò a muovere la mano su e giù nell’interno coscia sino al linguine. Marica a quel punto gli chiese di trasferirsi in camera da letto.
Li si spogliarono l’un l’altra, delicatamente, intervallando con baci ed effusioni varie. Il corpo di Marica era incredibile. Spalle atletiche, seno pronunciato e sodo con 2 capezzoli finissimi, il ventre piatto da cui si intravvedevano gli addominali, natiche alte sode perfette come le gambe sinuose e armoniche. Andrea non aveva mai visto nulla del genere se non in qualche calendario, ed ora tutta quella meraviglia era li per lui. La sua mente lo tradì, iniziò a materializzarsi l’idea di quel corpo con altri uomini, di lei che si faceva scopare per soldi, di quel trionfo di bellezza violato. Si arrestò di colpo. Marica lo fisso
- che c’è?
- Credo di non farcela
- Il mio lavoro?
- Sei troppo bella, se lo faccio non vorrò mai più dividerti con nessuno
- Capisco, forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Troppo sentimento tutto in una volta.
- Quindi?
- Aspetta, ora vedrai
Marica uscì dalla stanza e dopo pochi secondi Andrea sentì che cambiava cd nello stereo. Quando tornò in camera aveva una specie di bottiglietta in mano.
Era una bottiglia di olio per massaggi.
- ora siediti sulla sedia – disse ad Andrea che la fissava pensieroso.
Lei accese le due lampade accanto al letto e si mise in piedi sul materasso. Cominciò ad arrivare una musica diversa dallo stereo, molto sensuale, un misto di rock, musica gitana o forse araba, molto ritmata e molto coinvolgente. Lei iniziò a versarsi l’olio sui seni e poi prese a massaggiarseli muovendosi a tempo di musica, lo faceva ad occhi chiusi e ogni tanto li apriva guardando Andrea con sguardo felino. Si voltò e si versò altro olio sui glutei massaggiandoseli sensualmente. Stava lì in piedi a gambe divaricate mostrando il suo culo perfetto e lucido e ancheggiando nel ritmo della musica. Poi si versò dell’olio su una mano e da sotto le gambe se la infilò tra le natiche. La faceva scorrere su e giù delicatamente, mugolando e ansimando, poi iniziò a infilare il medio nell’ano chinandosi in avanti e ansimando più forte. Dopo un po’ si tolse il dito da dentro se lo portò alla bocca e voltandosi verso Andrea cominciò a succhiarlo.
Andrea era li seduto a guardare e aveva iniziato involontariamente a massaggiare la sua erezione sempre più tesa. Vide Marica che si sdraiava sul letto mostrandogli le sue gambe aperte e la sua fica delicata, rasata e con un ciuffetto di peli nella parte superiore. Si cosparse di olio e iniziò a massaggiarsi tutto il corpo, i seni, il ventre, le cosce e poi la vagina. Stava lì, ansimando sempre più forte, muovendosi a tempo di musica, alzando e abbassando il bacino ritmicamente, con la sua pelle candida ricoperta di olio e le sue mani che la accarezzavano, palpavano, massaggiavano. Poi si infilò due dita dentro e inizò a masturbarsi. Andrea a quel punto si alzo, salì sul letto e lei aprì gli occhi, lo guardò e gli disse: - hai ancora qualche problema? – Si, ma non ci voglio più pensare! – Affondò la sua faccia tra le sue cosce e iniziò a leccarle la vagina. Marica proseguì a palparsi i seni ansimando e mugolando, prese la testa di Andrea e se la premette contro la vagina con forza. Andrea avrebbe voluto mangiarle la fica tanto gli piaceva. Poi risalì verso i seni strusciandosi contro il suo corpo unto. Lei gli prese i glutei tra le mani iniziò a stringerli e tirarlo verso di se. Andrea alzò la testa, la guardò e vide il viso di una bellissima ragazza desiderosa di fare sesso con lui. Iniziò a baciarla avidamente, le loro lingue erano impazzite, roteavano una sull’altra si leccavano a vicenda, scorrevano sui loro colli e tornavano a infilarsi nelle bocche. Marica con una mano prese il pene di Andrea e se lo infilò dentro.
Quel rapporto andò avanti per 40 minuti, sperimentando tutte le posizioni conosciute da Andrea e molte altre a lui ignote. Poi Marica gli chiese a che punto era e lui confessò di essere al limite. Lei aveva avuto già 2 orgasmi e delicatamente si scostò da Andrea, lo fece sdraiare e iniziò a leccare il suo cazzo dicendogli: - questo non lo faccio mai sul lavoro – La sua lingua si muoveva sulla cappella e sul cazzo, le sue labbra lo avvolgevano e la sua bocca succhiava, mentre con una mano lo masturbava delicatamente. Andrea non ci mise molto, esplose in un orgasmo gigantesco. Dal suo cazzo uscirono almeno 7-8 schizzi abbondanti di caldo sperma cremoso che riempirono la bocca di Marica. Lei degluttì più volte ma una buona parte colò dalla sua bocca sulla mano e sui genitali di Andrea, Lei continuò a leccare e succhiare fino a quando non usci più nulla e poi iniziò a pulirsi la mano e i genitali di Andrea con la bocca, raccogliendo tutto il suo sperma fino all’ultima goccia.
Poi salì verso di lui e si baciarono per 15 minuti. Lei passo la notte lì dormendo abbracciata ad Andrea. Il mattino dopo, mentre facevano colazione, Andrea le chiese:
- non ci credo che sul lavoro non lo fai mai
- Cosa?
- Ieri, quando mi hai fatto venire, hai detto che sul lavoro non lo fai mai
- E’ vero, certo mi chiedono il sesso orale, ma lo faccio rigorosamente con il preservativo, intendevo un’altra cosa, ingoiare il tuo seme! E quanto me ne hai dato!!
- Bhè erano 4 mesi che non facevo sesso e non venivo, neanche da solo, quindi c’era un po’ di accumulo
- E’ stato bellissimo, non mi era mai capitato così tanto, sembrava non finisse mai. Ti farò restare a digiuno un bel po’ così riempi di nuovo i serbatoi!!
Andrea la guardò e dalle sue mutande era evidente che si era eccitato parecchio. Lei si avvicinò e iniziò a fargli un pompino imperiale di prima mattina. Lui le svuotò in bocca quel che restava del suo accumulo di sperma che lei non disperse ingoiandolo tutto.
Poi fecero la doccia insieme, si rivestirono e uscirono. Giunti in strada si abbracciarono e baciarono
- Io vado al giornale, tu che fai?
- Io vado a casa, mi cambio, faccio le mie cose e poi stasera vado al lavoro, ti chiamo prima di andare, verso le 19.30
- Bene, magari vengo a trovarti al locale
- Preferisco di no, non mi và di esibirmi davanti a te, mi imbarazzerebbe
- Ok, ma quando ci vediamo
- Domani, possiamo pranzare insieme
- Va bene, ci mettiamo d’accordo questa sera al telefono
Un ultimo bacio e si salutarono. Iniziò così il loro rapporto fatto di serate romantiche davanti alla tv, al cinema, al ristorante, di passeggiate mano nella mano, di amplessi bellissimi e lunghe notti a dormire abbracciati. Marica proseguì altri 2 anni con il suo lavoro, poi si trasferì a casa di Andrea. Con i soldi che aveva messo da parte aprì una boutique di abbigliamento intimo. I suoi spettacoli proseguirono a lungo ma solo in privato e per un solo spettatore.
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16 years ago
ORIONE2007,
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Last visit: 16 years ago
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Stasera mi trasformo e finalmente do sfogo alle mi
Sento un forte bisogno di sesso , ho bisogno di sentirmi appagato , ma sono timido ed incerto , come fare a gridare al mondo che devo godere , che devo assaporare quello che il sesso puo dare . Devo indossare una maschera che mi renda irriconoscibile e devo avviarmi verso l'incognito , in quel mondo di sesso senza regole che ho sempre sognato . Ho avuto solo un'esperienza che mi ha da una parte scioccato e dall'altra appagato . Ero in vacanza a Ibiza e c'era una quantita di figa incredibile , ma io ho sempre avuto problemi con il sesso femminile e nonostante le donne mi piacciono tantissimo , tanto da poter accettare di farmi cagare addosso da una ragazza giovane e carina , dall'altra non mi viene duro maledizione , solo nelle mie fantasie riesco a soddisfare certe voglie . Ma stasera no , stasera voglio entrare in locali per gay , ho bisogno di vedere ed assoparare un cazzo duro . Non mi piacciono gli uomini e il mio ideale sarebbe una bella ragazza con un bel cazzo duro , che mi sospiri nelle orecchie ''vienimi vicino carino che ho voglia di farmi succhiare e di incularti dopo averti leccato il buchetto e preparato per benino'', ''vieni che ti faccio vedere il mio gioiellino , senti il suo profumo , senti come pulsa'' . Ecco questo e' quello che vorrei , ma stasera sono pronto a fare altro , a rischiare e magari scoprire che anche gli uomini possono piacermi , mamma mia che cosa grave sarebbe , che affronto a me , alla mia cultura , ai miei genitori , ai fratellie le sorelle . Ma stasera mi sento piu' pronto , non voglio pensare ma solo fare . Entro in un locale dove a parte un bel bar fornito esistono varie salette cinema dove proiettano film porno e dove diversi ragazzi guardano il film e si toccano . Caspita e' eccitante mi dico , ma cerco di nascondermi e guardo il film da fuori la sala , dal corridoio che da su altre piccole stanze con delle porte socchiuse da dove scorgo un uomo sdraiato che ha il cazzo fuori dei pantaloni e si masturba , cazzo ha un cazzo enorme . Esito un attimo e poi entro , entro e senza dire niente sposto la mano dell'uomo e me lo prendo in mano . accidenti quanto e' grosso , non avrei il coraggio di infilarmelo nel culo , farebbe un male cane e in piu' non mi sento pronto per qesto , non ancora e allora , piano piano me lo prendo in bocca , la devo spalancare per farci entrare solo la cappella . Lo lecco con avidita' , la succhio , comincio ad andare su e giu' , per quello che posso perche' davvero e' grosso . Se lo ingoio un po di piu' mi sembra di soffocare . Che buon sapore ha , mi concentro su di lui e non penso all'uomo che sotto di me . Penso a un cazzo che non abbia padrone , penso che possa essere il mio cazzo , quant'e' grosso , quanto mi piace succhiarmi , e vado avanti e indietro . Continuo per un po e con la mano gli prendo le palle , gliele accarezzo , insinuo un dito nel buco del suo culo sperando che non si incazzi e mi mandi a quel paese ma niente , non si irrigidisce e anzi apprezza , apprezza tanto che lo sento gemere piu' forte . Faccio col dito su e giu' per il suo culo mentre continuo a succhiare forte , ad accarezzargli le palle . Non lo guardo mai in faccia ma continuo a concentrarmi su di lui , il cazzo , il cazzo come avrei voluto io , il mio cazzo . Finalmente sento qualcosa che comincia a uscire dalla cappella , sta venendo e stranamente non spinge il cazzo forte nella mia gola ma segue i miei ritmi , gli piace cosi' . Quanta sborra che esce , che strano sapore ha la sborra ,un sapore a me fino ad allora semisconosciuto . Calda , densa , tanta ed io cerco di non ingoiarla ma di tenerla in bocca , tenerla il piu' possibile . A poco a poco sento il cazzo che si rilassa e lentamente si affloscia , continuo a tenerlo in bocca insieme alla sborra che ne e' uscita e anche le palle non me le lascio sfuggire e il dito nel culo , sento che sono io che controllo la situazione , mi sento forte , non ci vedo nulla di passivo in tutto questo , anzi , sono io che detto le regole , che faccio e disfo . Lui non ha mai detto una parola ed e' sempre sdraiato . Io ora lascio la presa , tiro fuori il dito dal suo culo e rilascio le palle . Annuso il suo odore e metto il dito in bocca per mescolare il sapore di sborra con quello del suo culo , e annuso le sue palle . Fantastico , tutto cio' e' fantastico . Mi alzo e esco dalla stanzetta senza girarmi , vado direttamente in bagno , sputo la sua sborra e faccio i gargarismi con l'acqua , ma non perche' mi sento sporco ma perche non posso andare in giro con quel sapore per tutto il pomeriggio . Ma il mio cazzo ? niente , non un minimo di erezione , assolutamente niente . Lo guardo e ora , lontano dallo sguardo indiscreto della gente , chiuso in un cesso comincio a toccalo e infilo piano piano il dito che avevo infilato nel culo dello sconosciuto nel mio culo . ECCO CHE MI DIVENTA DURO ORA IL BASTARDO . Non voglio incazzarmi perche' sento che mentre mi tocco sono vicinissimo a venire , in pochi secondi , cosi' senza alcuna presenza , solo pensando a quanto ero stato porco e fare un pompino a uno sconosciuto , dentro a un cesso , dove la gente va a pisciare e a cagare . Forse mi sento sporco alla stessa maniera ma non mi interessa , sto venendo e schizzo nel lavandino , schizzo e godo , finalmente godo e sorrido soddisfatto . Mi rimetto in ordine ed esco dal locale dopo aver bevuto di corsa una coca cola . Quando potro' ripetere un'esperienza come questa ??? Domani sera ???? e rido
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16 years ago
admin, 75
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Una notte insolita
Oggi sono divorziato già da più di cnque ann, ma molto spesso mi torna in mente un fatto che ha cambiato molto la mi vita coniugale di allora. Io e la mia ex moglie ci siamo conosciuti in sicilia durante l'estate di alcuni anni fa. ci siamo piaciuti e dopo un breve periodo ci siamo sposati. io per ragioni di lavoro vivevo durante la settimana da solo in lombardia mentre lei viveva con i suoi figli in liguria ed io la raggiungevo i fine settimana. Già dalle prime volte avevo capito che lei aveva un carattere forte e non mi riusciva molto facile non fare sempre quello che voleva lei. A letto poi era instancabile e dominante nei miei confronti sottoponendomi spessissimo a soddisfare tutte le sue voglie. insomma i casa, ma anche fuori, era lei che portava i pantaloni. In liguria avevamo molti amici ma lei usciva sempre molto volentiei con unacoppia di amici, marito e moglie nostri coetanei, dove anche lkei era moltodominante con il suo li, ecco perchè loro due si trovavano così bene insieme. Arturo ed io eravamo un po le loro vittme, consci el nostro reciproco ruolo ma comunque felici d'essere comandati dalle nostre donne. Una sera di primavera si combina un uscita a cena ci troviamo a casa nostra e li le nostre donne decidono lasciandoci in soggiorno di vestirsi insieme. L'uscita dalla camere di entrambe ci lascio' sinceramente senza fiato. Davanti a noi erano comparse due vere zoccole, vestite di conseguenza. Se pur più che cinquantenni indossavano entrambe gonne un pò corte e scarpoe con tacch vertiginosamente alti e sotto le rispettive magliette svettavano i grossi capezzol duri e vogliosi. Nonostante la nostra naturale ecitazione le due baldracche non vollero neppure ci avvicinassimo, anzi la mia cara e dolce mogliettina sbottò dicendo..."..questa sera, cari maitini ci daremo alla bella vta e voi due saprete fare i nostri eterni cornuti senza proferire alcuna parola, ma guardando e assimilando tutto ciò che vi insegneremo..."Assegettati alle due onsorti, noi due ci guardammo e pensando di poter comunque fae altrettanto ci avviammo verso quella pazza notte.
Già per strada loro due passeggiavano una nel braccio dell'altra davanti a noi sculettando ed evidenziando in maniera armoniosa il procedere con i loro culetti ancora sodi da una parte all'altra, mentre noi due eravao un poco più indietro, quasi fossimo consci del nostro nuovo modo d'essere sottomessi ai loro voleri.
Non ci volle molto tempo perchè le due zoccole fossero avvicinate da due maschi, nel vero senso della parola, alti muscolosi e molto porcelli, almeno così dava l'impressione. I due senza assolutamente curarsi della nostra presenza si avvicinarono alle due e cominciarno a chiaccherare con loro. L'aperiivo lo presero solo loro quattroi mentre noi, al banco del bar bevemmo silnziosi ed anche un po preoccupati due aperitivi. Ovviamnte toccò a noi pagare il conto e fu proprio li che capimmo come sarebbe andata la serata. Dopo averci velocemente poresentati ai lorodue nuoivi amici decidemmo tutti e sei di andare a cena in un famoso ristorante sul porto carissimo e molto snob. A tavola si parlava del più e del meno e noi due mariti eravamo tenuti in coniderazione quando la cacca di un piccione. Le ns due zoccole ridevanmo e scherzavano con i due uomini di poco più giovani di noi, ma decisamente più prestanti. La sera prosegui in una discoteca nelle immediate vicinanze. Fino a tarda notte comunque fino al momento in ui uno ei due si avvicinò a noi ed apostrofandoci come due "stronzi e cornuti " ci disse della loro intenzione di andare a casa di uno di noi per scopare con le nostre consorti mentre noi li avremmo prima filmati e poi ripuliti...
E' così fu ..nessuna reazione da pare nostra, anche perchè le conseguenze per noi sarebbero state deleterie avend contro due machi decisi e muscolosi e due donne decisaente contrarie ad una nostra reazione contraria alle loro volontà
A casa dei nostri amici che non avevano figli capitò di tutto. Mia moglie si dimostrò decisamente portata per il tradimento che comunque supposi aveva già abbondantemente messo in atto anche precedentemente a quell'incontro, mentre noi due finimmo per fare la parte di cuckold passivi, poichè entrambe subimmo quasi una vera e propria aggressione da parte dei due maschi che, aiutati dalle nostre simpatiche consorti che ci tennero fermi ci incularono a vicenda lasciandoci nudi e bagnati a terra.
Da quella sera tra mia moglie e me cambiò veramente tutto. Lei spesso anche da sola senza la sua amica si portava a casa amanti che la scopavano e poi alla fine si facevano servire da me.
La mia nuova situazione, che confesso in alcuni momenti mi piaceva pure, fece si che dopo qualche anno decidemmo di dividerci e senza traumi o richieste particolari sfociò nel divorzio conseguenza più che naturale a quella strana nuova situazione.Oggi sono cinquie anni che siamo divorziati, però alcune volte, quando sono vicino a dove abita lei qualche volta ci sentiamo e lei mi invita ancora a parecipare alle sue notti movimentate, solo che ora siamo quasi in competizione poichè anche io ora suscito un certo interesse neisuoi amanti...
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
Incontro
Più che un incontro era stato uno scontro. Lei usciva in retromarcia da un parcheggio proprio mentre lui stava transitando. Poca cosa, ma tanti fastidi. Costatazioni amichevoli, assicurazioni, carrozziere, rimborsi. Ma fu anche un’occasione per conoscersi. Lei era scesa dall’auto sgomenta, scusandosi per il danno causato. Lui invece era nervoso, quasi arrabbiato: perdere un mucchio di tempo per una sbadataggine più stupida che grave era qualcosa che non gli andava giù.
Il giorno dopo andò dal carrozziere, il quale gli confermò che si trattava di ben poca cosa: una rientranza della portiera, cosa da 3 – 400 euro, a seconda. Alla faccia, pensò lui ragionando ancora in vecchie lire, e poi a seconda di che? La fattura, il perito, l’assicurazione, spiegò il carrozziere. Insomma la solita storia, pochi, maledetti e in nero, oppure di più, con giustificazione di spesa. Vabbè, così va questo paese sull’orlo del terzo mondo, meditò, e telefonò alla donna per dirle come stavano le cose. Lei fu persino felice: “a me va benissimo senza fattura, pago direttamente io e lei non denuncia l’incidente così non perdo il mio bonus”. Il ragionamento non faceva una grinza. “D’accordo”, le disse, “allora lascio qui la vettura e mi metto d’accordo, poi le so dire”.
Fu lei a telefonargli, un paio di giorni dopo. Era stata dal carrozziere e aveva concordato il prezzo, spuntando anche un ulteriore sconto rispetto al preventivo che avevano fatto a lui. Gli disse di andare tranquillamente a prendere la vettura di lì ad altri due giorni e di non preoccuparsi di nulla. Lui lo fece e in officina nessuno gli chiese alcunchè quando, salutando il titolare, ritirò l’auto. Pareva finita lì. Il giorno dopo, però, la donna gli tornò alla mente. Pensò di telefonarle. Compose il numero e attese; dall’altra parte il telefono squillava. Al quinto squillo decise di chiudere e stava per mettere giù il telefono quando senti la voce della donna chiedere: “pronto?”. Riprese la situazione in mano. “Buongiorno”, le disse, “sono quello che le è venuto addosso”. “Davvero?”, rispose lei, “e allora perché ho pagato io il carrozziere?”. Si sentì particolarmente imbecille, ma cercò di rimediare cambiando prontamente discorso. “Mi piacerebbe che potessimo rivederci al di fuori di quella incresciosa situazione”, le propose. “Perché no?”, replicò lei, “perché non viene a casa mia”. Non si aspettava una proposta tanto diretta e soprattutto che ci sarebbe andato a fare? “Va bene, se mi dice quando”, rispose. “Questa sera potrebbe?”. “Sì, certo”. Lei gli lasciò l’indirizzo a lui rimase lì a trastullarsi con i pensieri su un incontro che non sapeva bene come governare. Ma al quale si preparò con una certa attenzione.
Insomma ci teneva a fare una bella figura almeno formale, per quanto riguarda l’esteriorità (e dunque vestito elegante) ma anche come uomo. Quando fu pronto a muoversi andò da un fioraio: gli sembrava un pensiero carino, anche se non sapeva cosa acquistare. Alla domanda circa quali fiori volesse rispose confusamente. Il fioraio gli parve quasi un investigatore. Alla fine però decise il venditore per lui, incartandogli in maniera acconcia non dei fiori recisi, ma una pianta di rododendro. In teoria avrebbe dovuto essere apprezzata e soprattutto doveva essere durevole, potendo anche essere trapiantata se la signora aveva un giardino. Insomma gli parve una bella proposta. Caricò la pianta ben confezionata sul sedile posteriore e si avviò verso la sua destinazione, con uno stato d’animo confuso e dibattuto tra un sogno audace e un incontro banale. Raggiunse la casa di lei, piccola, a schiera, con un giardino minuto e ordinato. Suonò. Lei neppure rispose, vide la tenda della finestra scostarsi e il clic del cancello elettrico che si apriva.
Attraverso il giardino, entrò nell’atrio e vide la donna in cima alla scala che lo aspettava, accogliendolo con un “buonasera”. “Buonasera”, rispose, salendo impacciato le scale col rododendro in mano. Lei lo ringraziò prima ancora che raggiungesse l’ultimo gradino e quasi gli strappo il vaso dalle mani, come se quello fosse l’omaggio più prezioso e temesse che non glielo volesse lasciare. Lo portò in cucina, invitando l’uomo a seguirla, lo posò sulla credenza è lo scartò, ritraendosi di un passo per ammirare la pianta. Si girò verso di lui. “Ma è splendida, grazie, non doveva disturbarsi”, esclamo congiungendo le mani sul grembo e guardandolo a fondo negli occhi. Lui arrossi, non sapeva che dire, poi si lasciò sfuggire un “mi sembrava che fosse il minimo per la sua ospitalità”. “Ma no”, rincarò lei, “non doveva preoccuparsi. Diciamo che questo è un incontro senza scontri, per fare quella conoscenza che non abbiamo avuto occasione di approfondire in un momento tanto concitato”.
Non capì mai cosa gli fosse successo, se era stato lui, oppure lei oppure il caso. Si scoprì terribilmente vicino alla donna, che improvvisamente abbassò gli occhi, quasi intimidita, poi li risollevo verso di lui, che si trovò ad abbracciarla e ad accostare le sue labbra alle guance di lei; a sua volta sentì le braccia della donna che gli cingevano lentamente, ma inesorabilmente, la vita, annodandoci sulla sua schiena, quasi a impedirgli di potersi allontanare. Le sfiorava il viso con la bocca e la donna lasciava fare, anzi ruotava la testa per godersi il più possibile quella particolare carezza. Poi lei rivolse il viso all’insù, cercandogli la bocca e lasciando che la sua piccola lingua tenera gli entrasse dentro. La succhiò, ne assaporò la saliva, restituì il bacio. Poi impercettibilmente spostò le mani dalle spalle ai fianchi, che sentiva fremere e da lì al sedere. “Ha un culo splendido”, pensò tra sé, accarezzandolo e stringendolo piano, per capire le sue reazioni. Lei si strinse a lui, voleva sentire la sua virilità, che però non era ancora pronta.
La donna avvertì la sorpresa e il disagio dell’uomo; si chinò, gli apri e gli calò i pantaloni, accarezzandone il ventre con la guancia, cercandone quindi il sesso con le labbra che, a piccoli tocchi, fecero sparire l’imbarazzo di lui. L’uomo la fece sollevare, e la baciò di nuovo, chiedendole: “perché? Perché io? Perché ora?”. La situazione non gli dispiaceva; forse nei meandri della sua mente l’aveva pure sognata, ma non riusciva a capirla e quindi a viverla fino in fondo. Lei lo guardò negli occhi e rispose: “perché mi sento sola, perché ho voglia di un uomo, perché tu sei il primo che entra qui dentro da mesi”. Gli appoggiò la testa sulla spalla e rimase così a coccolarselo, aspettando. Lui le accarezzò i capelli, poi il collo, sentendo l’umido di una lacrima che aveva solcato il viso della donna. Si stupì. Si commosse. La baciò e “portami nella tua camera”, le disse con dolcezza. La donna gli afferrò la mano e lo portò con sé mentre lui cominciava a sorridere.
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16 years ago
In1barca,
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Last visit: 15 years ago
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Gelosia
Era una sentimento assurdo, illogico, irrazionale. Ma desiderava quella donna e ciò che essa gli offriva al punto che quello che per altri sarebbe stato un peso, o almeno una contraddizione, per lui diventava un piacere aggiuntivo. L’aveva amata, era stato riamato, si cercavano tutti i giorni, nelle parole e nei corpi, nei pensieri e negli sguardi, fino alle fantasie più segrete e inespresse. Ora però lei desiderava un’altra persona più di lui, e questo lo faceva impazzire di gelosia, e assieme di desiderio, mentre si chiedeva come una simile situazione si fosse creata.
Le piaceva molto quella piccola signora, intelligente e sensuale, dal fisico minuto ma accogliente, che sapeva eccitarlo coi suoi sospiri, che quando si apriva a lui diventava immensa e travolgente e gli dava piacere anche solo con i mugolii che gli sussurrava alle orecchie. Si raccontavano i loro sogni e lui glieli volle esprimere, quasi con vergogna, dicendole che sarebbe stato felice di poter fare l’amore con due donne. Rosa aveva risposto d’acchito: sì, ci sto; tu trova l’altra donna e io te la eccito e assieme ci prepareremo per soddisfare la tua emozionante e straordinaria fantasia. La ringraziò per quella disponibilità e poi le disse che forse conosceva già la persona adatta.
Era una sua vecchia amica e collega con la quale era molto in confidenza e che gli aveva accennato a ciò che le piaceva: un mondo al femminile dove sì, c’era anche un uomo, un vero amore, ma poi fatto di donne, con le quali adorava accompagnarsi. La incontrò nei giorni successivi, nel corso di un avvenimento di lavoro che li vedeva entrambi coinvolti. Sai, le disse, ho conosciuto una signora dolce e straordinaria, che ha gusti analoghi ai tuoi: posso darle il tuo numero di telefono. Ma certo, rispose lei, daglielo, mi farà molto piacere. Lui glielo aveva dato, come d’accordo. Poi non aveva saputo più nulla per una settimana, finchè Rosa non gli aveva telefonato: “intrigante la tua amica – gli aveva detto – e grazie per avermela fatta conoscere, ci sentiamo tutti i giorni, mi inebria, mi eccita”.
Non si aspettava una soluzione così positivamente repentina. Per certi versi si sentì anche spiazzato e soprattutto avvertì nell’aria qualcosa che non gli andava troppo a genio. Non riusciva a capire di che si trattasse, ma la sua ragione, ammesso che in simili circostanza la ragione avesse senso, gli diceva che non era così che le cose avrebbero dovuto andare. Lei continuava a dimostrarsi interessatissima a lui e gli ripeteva che voleva fare sesso. Ma intanto si negava, mentre parlava con sguardo sognante e voce vogliosa della ragazza che lui gli aveva presentato, raccontandogli che avevano combinato un appuntamento per il sabato successivo.
E infatti lei poi quasi scomparve dalla circolazione, come pure la sua amica: al telefono erano sempre frettolose e indaffarate, occupate in altre cose, ciao, ciao, ti chiamo io, sono occupata. Finchè non arrivò il fatale sabato, giornata dalla quale lui era stato escluso da entrambe coi più svariati motivi. Alle 17 Rosa gli telefonò. “Ciao, come stai?. “Bene e tu?”. “Noi, vorrai dire: Sandra è bellissima e felice, ancora non riesce a rivestirsi”.
Se gli avessero dato un pugno sullo stomaco, le sue viscere ne avrebbero risentito di meno. Ma come, pensò, una vita che sogno di poter essere assieme a due donne che fanno l’amore e adesso che avevo combinato la conoscenza e quasi c’ero arrivato ne resto escluso. Peggio, me lo dicono per telefono, che si sono divertite alle mie spalle. Gli si seccò la gola e cercò di rispondere con allegria: “Ah, bene, sono contento che vi siate divertite”. “Non sai quanto”, rispose Rosa, che poi le passò Sandra. “Ciao, e grazie per avermela fatta conoscere”, esordì con spudoratezza, “ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato così bello, dolce ed eccitante”. Gli parve che il coltello, che sentiva già profondamente piantato nelle sue viscere, cominciasse a roteare, così da non lasciare nulla di intatto.
Fece tuttavia buon viso a cattivo gioco: “sono contento che vi siate divertite assieme”, commentò, aggiungendo: “ne ero certo, il vostro reciproco desiderio era palpabile”. Già, in tutta quella vicenda era effettivamente l’unica cosa che gli era riuscito di toccare con mano: che le due donne si cercavano e si volevano. E che lui non entrava in questo gioco, che pure aveva sollecitato, costruito, desiderato. Divenne triste, lo prese la malinconia e aggiunse: “be’, spero che una volta almeno riusciamo a vederci tutti e tre assieme”. “Ma certo, come puoi pensare di no”, fu la risposta corale. Eppure sentiva qualcosa di stonato, erano troppo felici l’una dell’altra e di sicuro, se anche nelle loro originarie intenzioni c’era quella di coinvolgerlo in qualche modo, non era certo quello il momento.
Si risentirono tutti e tre, il giorno dopo, separatamente. Ormai era diventato un cicaleccio continuo, una sorta di dialogo vivace di telefonini, al cui interno lui non capiva più quale fosse il suo ruolo, se di complice o di ruffiano, oppure di estraneo. Sandra gli ripeteva che Rosa era fantastica, calda, disponibile a tutto e che però voleva anche un uomo. In effetti, quando parlava con Rosa avvertiva il desiderio di un maschio, si scambiavano baci sussurrati e parole eccitanti. Però poi entrambe gli raccontavano dei loro reciproci dialoghi tra donne che avevano scoperto il piacere di esplorare reciprocamente i loro corpi alla ricerca di quello che le faceva vibrare. E lui si eccitava. Però ogni volta che proponeva un incontro, ora l’una ora l’altra avevano qualche impegno, mentre sapeva, perché glielo avevano detto, che loro due si erano nuovamente incontrate.
Non solo, ma ogni suo tentativo di vedere Sandra cozzava contro un diniego, variamente motivato da una serie di improrogabili e imprevedibili impegni di lavoro, mentre anche Rosa, che non si faceva negare al telefono, trovava poi le più svariate giustificazioni per evitare incontri che non superassero i due, tre minuti, giusto il tempo per un caffè. No, quella situazione non gli piaceva, eppure continuava ad eccitarlo. Si rendeva conto che poteva essere l’oggetto del più diabolico scherzo: due donne tra loro innamorate, desiderose di approfondire la loro sessualità, che lo utilizzavano come uomo dello schermo da tenere a bada facendogli balenare il miraggio di un sogno mai realizzato.
Ogni giorno le chiamava, e loro chiamavano lui; chiacchieravano dei loro desideri e del loro progetto, di come sarebbe stato bello quando i loro tre corpi, le loro tre lingue e le loro braccia si sarebbero cercate, incrociate, avvinghiate. Tutti e tre si eccitavano ma poi la conversazione prendeva toni più normali, confidenziali, amicali, quando lui ipotizzava un giorno, un’ora per realizzare la loro fantasia. Passarono le settimane e lui si accorse ogni giorno di più che quanto aveva intuito sembrava essere la realtà. Per lui non avevano mai tempo, ma per loro, ormai lo sapeva, il tempo riuscivano a trovarlo, incontrandosi nelle ore e nei luoghi più impensati. Non intendeva però porre un termine ultimativo: c’era sempre un motivo non irragionevole perché fosse lui a non poter essere presente, mentre quando lui avrebbe potuto era una delle due che forzatamente non sarebbe stata disponibile.
Fu quindi con una certa sorpresa che ricevette la telefonata di Sandra: “Hai da fare domani sera a ora di cena?”. “No, sono libero, perché?”. “Vieni a casa mia”, rispose la donna, enigmatica, seducente, provocante, con un invito al quale non avrebbe mai potuto rispondere di no. E infatti accettò, accordandosi bene sull’ora. Forse era la volta buona, anche se lei non aveva mai accennato alla presenza di Rosa. Fu più che puntuale. Sandra lo accolse baciandolo; non era molto vestita: una sottoveste, calze, una parvenza di biancheria. Lo portò in salotto dove, seduta sul divano, c’era Rosa. Gli si aprì il cuore e il volto s’illuminò di un sorriso.
“Siediti lì”, gli ordinò Sandra. Lui obbedì. La donna andò verso l’amica, si inginocchiò davanti a lei e la baciò. Fu un bacio lungo intensissimo, accompagnato dal movimento sempre più frenetico delle mani che cominciavano a frugare sempre più a fondo i loro corpi. Rosa finì di spogliare la donna, che a sua volta spogliò la ragazza, finchè entrambe rimasero solo in autoreggenti. Quindi le loro bocche cominciarono ad esplorare e assaggiare ogni parte dei loro corpi, mentre dita sbarazzine penetravano dappertutto, tra gemiti e sussurri. “Ti amo”, disse Sandra all’amica, che le rispose con un “anch’io”, accompagnato da un ulteriore profondo bacio e da carezze impertinenti.
L’uomo non sapeva cosa fare, provò a toccarsi a sbottonarsi. Ma quando Sandra se ne accorse gli disse: “ok, va bene, ma rimani seduto”. Lui si stupì. “Perché?”, chiese. “Perché questo è il nostro amore”, disse Rosa, mentre Sandra completò la frase con un: “e questo è il nostro grazie per avercelo regalato”. Lo sapeva, lo aveva saputo da subito, era deluso in un certo senso, ma eccitatissimo, per un sogno realizzato a metà, che gli era sfuggito di nuovo.
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Complicità
Lei fu puntualissima. Come sempre, del resto, in occasione di quelle ormai rarissime volte che riuscivano a ritagliarsi un po’ di tempo per l’amore. Alle 16, come d’accordo, si era fatta trovare al parcheggio della stazione di Vicenza. Aveva un’aria indaffarata, come se fosse lì per altre cose, per lavoro, per impegni familiari. Era bellissima, anche di più del solito questa volta. Era elegante nel suo abito estivo, vaporoso, il corpo flessuoso dalle belle e lunghe gambe, il sedere tondo e alto, il petto fiorente e sodo esaltato dal vestito, i capelli biondi appena mossi da un vento leggero, occhiali neri a nascondere lo sguardo e l’imbarazzo.
Lui arrivò, sulla sua Citroen, fermandosi il più vicino possibile. Lei, che lo stava attendendo malcelando il nervosismo, si diresse verso l’automobile e salì velocemente a bordo, con gesto quasi furtivo. Chiuse la portiera. Lo baciò: un dolce, delicato, succoso bacio. “Amore, quanto tempo, ho una voglia pazza di te”, mormorò accarezzandogli la patta. La sua risposta fu pronta: un’erezione repentina che lei apprezzò moltissimo. “Dai andiamo”, disse la donna, “non abbiamo molto tempo per stare assieme e me lo voglio godere tutto”.
Lui ripartì, mentre lei si appoggiava alla sua spalla, passandogli una mano sul petto. Si diresse fuori città, dove sapeva che c’era un motel, piccolo ma grazioso, complice e ospitale. Parcheggiò dietro l’edificio, in modo da nascondere l’auto agli sguardi indiscreti ma sempre interessati delle malelingue. Scese, aprì la portiera dalla parte di lei, che smontò, imbarazzatissima, sistemandosi gli occhiali, il volto rivolto a terra per evitare di poter essere riconosciuta, quasi volesse essere invisibile.
L’uomo aprì la porta d’ingresso del motel, la fece passare, si diresse alla reception. “Avete una camera matrimoniale?”, chiese con fare sicuro. “Certo, la 18 andrà benissimo, i documenti prego”, disse la donna dietro il banco. Lui tirò fuori la carta d’identità e la consegnò. “Anche quelli della signora…” bisbigliò la donna, con sguardo comprensivo, esprimendo tutta la sua solidarietà e la sua riservatezza all’uomo. Del resto, gli fece capire con gli occhi, non dipendeva da lei…, se avesse potuto…, ma doveva farlo. Lui si diresse dalla compagna, borbottò qualcosa; lei estrasse la patente, guardando da un’altra parte: non sapeva che pesci pigliare. Lui tornò alla reception, consegnò i documenti di entrambi, prese la chiave, andò verso le scale; lei lo raggiunse. C’era un silenzio ovattato, nell’edificio. Le scale, rivestite di moquette, non trasmettevano alcun rumore.
Salirono al primo piano, trovarono la stanza, lui le fece strada e chiuse la porta a chiave, dopo che la donna fu entrata. Si abbracciarono, teneramente, fortemente, con passione. Lui sentì dai fremiti e dalla voracità dei suoi baci la voglia di lei e lei sentì premere sul suo ventre il desiderio di lui, che la stringeva a sé, cercandone il corpo con le mani. L’uomo apprezzò ancora una volta la delicatezza dei fianchi e la soda rotondità dei glutei. Era fantastica, pensò, un fisico da trentenne in una donna di 50 anni, la cui maturità sprigionava erotismo e saggezza. “Aspetta”, le disse, “Voglio vederti”, e tirò su la tapparella per fare entrare un po’ di luce. Poi tolsero il copriletto, quindi di nuovo si cercarono, furiosamente questa volta, spogliandosi l’uno con l’altro.
Per lui il compito fu molto facile: quel vestito estivo, bastava alzarlo e sfilarlo. Lei così rimase in reggiseno e perizoma, nient’altro. Si scostò per ammirarla, mentre lei gli sbottonava la camicia, gli slacciava la cintura, gli apriva i pantaloni e infilava la mano nelle mutande, afferrandogli il membro, durissimo, gonfio, pieno di voglia repressa.
Di nuovo la strinse a sé, mentre lei infilò la sua mano più a fondo, accarezzandogli le palle ed eccitandolo ancora di più. “Aspetta”, sussurrò lui. Lei si fermò, e l’uomo ne approfittò per slacciare il reggiseno, che si agganciava sul davanti. Le splendide tette della donna sgusciarono fuori, i capezzoli già duri, grossi, vogliosi. Poi le calò gli slip, lasciandola nuda, vestita del folto ciuffo di peli scuri che le esaltava il pube e che richiamava le sue voglie verso il centro del piacere. Anche lei approfittò della pausa, e finì di spogliarlo. Per ultimi gli tolse i calzini, rimanendo in ginocchio, il cazzo, durissimo, davanti al volto.
Gli prese i fianchi con le mani, e con la lingua iniziò a leccarlo, lentamente, avidamente, dalle palle fino alla punta del pene, più volte. Poi lo prese in bocca e spostò le mani: con una gli strinse con delicatezza i testicoli, con l’altra gli cercò la fessura tra le natiche. Lui tirò indietro la testa. “Sei fantastica, ti voglio, ti voglio prendere, tutta, dappertutto”, le disse. La fece alzare e la portò verso il letto. “Un attimo solo”, mormorò, e si tolse orologio e fede. “Hai ragione”, disse lei, che a sua volta posò il suo anello nuziale sul comodino.
Lei si sdraiò sulle coperte che sapevano di fresco e di pulito, bocconi, con le mani sopra la testa. Lui si stese accanto, e cominciò a carezzarla. Passò la mano sul collo, solleticandola con le dita, poi sulle spalle. Con l’indice le sfiorò tutta la colonna vertebrale, fino al sedere, e lei reagì inarcandosi, assaporando tutto quel lieve, dolce e prolungato contatto. Giunto alla fine della schiena, le posò l’intero palmo sulle natiche, prima l’una poi l’altra, apprezzandone la morbidezza, la rotondità, l’ansia di accoglierlo. Infine fece scendere la mano e le carezzò l’interno delle cosce, mentre la sua lingua le leccava il collo, la nuca, le spalle. Spostò la mano fino al sesso di lei, che allargò leggermente le gambe per favorirgli quell’umido contatto. Era bagnatissima, aperta come un girasole, vogliosa di averlo dentro. Ma era ancora presto.
La leccò tutta e lei accettava il contatto della sua lingua, accompagnandolo con dolci movimenti e col brivido della pelle. Lui ripassò sulla schiena, dove poco prima aveva fatto transitare le dita, poi sui glutei, quindi in mezzo alle natiche. Gli piacevano il suo odore e il suo sapore, ma soprattutto adorava sentire il suo buchino allargarsi quando la punta della lingua lo sfiorava. Anche questa volta lei non lo deluse: inarcò il bacino per favorirgli il contatto e si sciolse, aprendosi. Lui la umettò bene, poi passò oltre, alla ricerca del centro del piacere femminile, ma sostituì la lingua con un dito, che fece penetrare lentamente nell’ano. Cominciò a leccarla attorno alle grandi labbra, dentro, sulla clitoride, e intanto il suo dito entrava fino in fondo nell’intestino di lei, che spingeva per accoglierlo tutto.
Poi si scambiarono i ruoli. Fu lei a tirarsi su, e a baciarlo dovunque, mentre lui se ne stava sdraiato al suo fianco, supino. La donna cercò prima la sua bocca, la leccò, la forzò con la lingua, che introdusse fino in fondo a cercare la sua, aggrovigliandola e mescolando la sua saliva a quella dell’uomo. Con la mano intanto era scesa giù e gli aveva afferrato il cazzo, delicatamente, masturbandolo con dolcezza, facendo scorrere il palmo su e giù lungo il sesso dell’uomo. Poi lei fece scendere la lingua lungo il corpo, passando per il petto, del quale le piaceva leccare i radi peli ricciuti. Giunse all’ombelico, quindi al pene, che prese a succhiare, mettendoselo tutto in bocca. Poi prese a leccarglielo, come quando lui era in piedi davanti a lei, e con la lingua gli leccò i testicoli, che poi volle succhiare infilandoseli in bocca uno alla volta. Infine lo leccò in mezzo alle gambe, fino all’ano, che penetrò con un dito. “Sì, entrami dentro tutta”, gli chiese lui. Lei non si fece pregare. Si bagnò di saliva, quindi sodomizzò l’uomo con due, tre, quattro dita, infine introducendogli l’intera mano. Lui allargò lo sfintere per accoglierla, poi le chiese di offrire il sesso alla sua bocca.
La donna si mise nella posizione del sessantanove e all’uomo apparve quello che considerava il più bello spettacolo del mondo. Aveva la figa davanti agli occhi, sormontata da quel culo tondo e liscio al cui centro spiccava l’anellino dello sfintere, scuro e desideroso. E sotto la fessura del sesso, rosata, aperta, luccicante d’umore, profumava del desiderio della donna. Prese a leccarla, succhiò i suoi liquidi viscosi, passò con la lingua attorno alle grandi labbra e sul clitoride, insalivò il buco del culo e lo penetrò con un dito, mentre la donna lo sodomizzava e lo succhiava a sua volta. Lui intanto le mordicchiava la vagina, il clitoride, ne risucchiava i sapori con gusto.
Poi, “vieni, voglio entrarti dentro”, disse lui. L’abbraccio si sciolse. La donna si girò, si mise sopra l’uomo, in ginocchio, offrendogli i seni forti e grossi e sedendosi sul suo membro, che accolse fino in fondo. Cominciò a muoversi su e giù, mentre lui le baciava i capezzoli e intanto con le mani le allargava le natiche, cercando con le dita di solleticarle l’ano, che sapeva sensibile a quelle carezze. “Sì, infilami un dito nel culo, per favore”, lo supplicò lei. Ma lui non ci arrivava e lei allora prese due dita, le mise nella bocca dell’uomo, che le insalivò, quindi si inculò da sola. E lui poté sentire le contrazioni della sua vagina attorno al suo sesso e le dita di lei che si masturbava dietro e intanto solleticava dall’interno anche il suo cazzo.
Fu un crescendo di piacere. Lei si alzava e si lasciava cadere; a lui sembrava di arrivarle fino in gola. La donna prese anche a toccarsi il clitoride con l’altra mano, infine venne con un grido, forte, prolungato, roco, pieno di eccitazione, mentre il suo corpo si inarcava e vagina e ano si contraevano con forza.
“Aspetta, ora, voglio venire io, adesso che hai goduto”, le bisbigliò l’uomo quando lei ebbe finito di urlare. La sollevò da sé e la mise bocconi, la leccò dietro. “Voglio incularti”, le disse. E lei non si fece pregare. Si allargò con le mani, per facilitargli il compito, e alzò il bacino, per offrirgli il suo buco segreto. Lui ci passò sopra con la lingua, di nuovo, più volte, a lungo, bagnandola tutta e aprendola con le dita. Quando fu certo che lo sfintere era ormai pronto, morbido, accogliente, si mise in ginocchio dietro la donna, che sollevò ancor più le natiche, accostò la punta del suo pene all’orifizio e iniziò a penetrarla. Lei, con un gemito, spinse, aprendosi come una primula a primavera. Lo accolse tutto in sé, finché fuori non rimase che il folto ciuffo di peli del pube di lui. “Sì, così, inculami”, lo supplicò; e lui non si fece pregare. Iniziò un movimento dapprima lento, poi più veloce, quasi violento. Le piaceva sbatterla con forza, sodomizzarla, sentire il piacere che le dava quel modo inconsueto di fare all’amore, e intanto con le palle solleticarle la vagina. Lei portò la destra sotto il suo corpo e iniziò a masturbarsi, mentre l’uomo la prendeva con forza unita a dolcezza in quel coito innaturale che piaceva ad entrambi. “Vengo…. vengo”, urlò lui con voce strozzata. “Sì, vieni, vengo di nuovo anch’io”, le rispose lei con un gemito.
L’uomo svuotò il suo seme nell’intestino della donna, contraendosi più volte: lei accompagnò il piacere dell’uomo con la stretta orgasmica dei muscoli anali. Lui si lasciò andare, le cadde sopra, poi di lato. Ansimava, erano entrambi sudati. Il loro incontro era stato fantastico, più del solito. “Ti amo”, disse alla donna, “sei adorabile, sei piacevole, sei perversa”. “Anche tu, mi piaci perché sei porco e hai fantasia. E poi ti amo anch’io, lo sai”, gli rispose lei, “ma si è fatto tardi, sono quasi le 19. E’ meglio che ci diamo una mossa, dobbiamo andare a casa a preparare la cena ai ragazzi”. “Hai ragione”, convenne l’uomo, “meglio non far tardi sennò poi se la prendono e non ci fanno più uscire assieme. Certo che è ridicolo che marito e moglie debbano andare in albergo per avere un minimo di intimità della quale a casa non possono godere”. “È vero”, convenne lei, “ma se devo dirti la verità lo trovo anche più eccitante”. Poi lo baciò, per l’ultima volta quel giorno. Si rimise la vera, al cui interno era incisa la stessa data che c’era nell’anello di lui. Altrettanto fece il suo uomo.
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Autobus
Dovevo attraversare la città. Era l’una e mezza, un’ora antipatica, di quelle che trasformano i mezzi pubblici in scatole di sardine, pieni di persone stipate all’inverosimile in un’atmosfera anche un po’ nauseabonda, dove alle narici arrivano solo gli odori peggiori e i profumi più dozzinali, ci si pesta i piedi e l’arrivo a destinazione diventa quasi una liberazione. Insomma non avevo voglia di fare la sardina, ma non potevo sottrarmi a quell’incombenza ormai quotidiana. Era il mio mezzo di trasporto per andare e venire dal lavoro. Qualunque altro sistema sarebbe stato sicuramente più costoso e avrebbe avuto delle controindicazioni maggiori. Tranne forse la bicicletta, ma me ne avevano già rubate tre in poco meno di due anni.
Quando l’autobus arrivò alla mia fermata, era già mezzo pieno, ma in qualche modo si stava larghi. Timbrai facilmente il biglietto; i pochi sedili erano occupati. Non mi restava che trovare un appiglio, cosa che feci appena in tempo per non perdere l’equilibrio mentre il veicolo partiva. Mi tenevo ad un’asta verticale, proprio quella dove era fissata la macchinetta per obliterare; mi sembrava una posizione non troppo scomoda.
Ma durò poco: alla fermata successiva cominciarono a salire decine di persone, che timbravano a loro volta, poi si spingevano verso la parte anteriore del mezzo finchè non lo riempirono all’inverosimile. Qualcuno rinunciò pure a salire. L’autobus si rimise in moto. Non rischiavo certo di cadere, questa volta, stretta com’ero da un numero imprecisato di altri passeggeri. Sentivo una borsa sfregarmi il ginocchio, uno zaino premermi sulla schiena, il corpo di una donna opulenta spingermi un fianco quasi volesse schiacciarmi contro la fila di sedili. Qualcuno, o qualcosa, mi toccava il sedere. Mollai l’asta cui mi tenendo salda e mi afferrai al supporto di un sedile. Era meglio, mi pareva. Quella pressione da più parti contro il mio corpo sembrò meno pesante. Un braccio guizzò verso l’asta che tenevo fino a pochi istanti prima. Era un ragazzo, avrà avuto la mia età, che cercava un appiglio; teneva il braccio semiteso. Non correva il rischio di scivolare a terra, anche lui era stretto da molti corpi che si sostenevano l’un l’altro, ma voleva evitare di essere sballonzolato senza controllo. Lo capivo perfettamente. Guardavo fuori dal finestrino, tutti sembravano guardare da un’altra parte forse per convincersi di non essere appiccicati gli uni agli altri.
In quel groviglio di membra, di sudore, di aliti pesanti, di odori assolutamente non gradevoli, mi accorsi dopo un po’ che il mio seno sinistro era appoggiato al braccio del giovane. Non ci avevo fatto caso da subito, nella calca. Ora però la sentivo, quella presenza, quel gomito che faceva da culla ad una parte del mio corpo. Provai a spostarmi, ma l’unico effetto che ottenni fu uno sfregamento che mi imbarazzò ancora di più. Poi, pensai, magari quella era una sensazione solo mia e lui neppure si era accorto del fatto. Alla fermata successiva riuscirono a salire altre persone, poche, non più di tre o quattro, ma quanto bastava per schiacciarci ancora di più e rendere impossibile ogni tentativo di movimento.
Passarono i secondi, e passai il mio peso da una gamba all’altra. Nel farlo mi mossi e, ancora una volta, sfregai il mio seno su quel braccio, immobile, ma che sentivo caldo. Mi diede una strana sensazione. Tutto sommato quel contatto non mi dispiaceva, anzi, cominciavo a trovarlo stuzzicante. Mi ricordai di quanti tentativi di mano morta avevo subito e avevo sempre rintuzzato. Questo però era diverso, involontario, inconsapevole. E per nulla fastidioso. Sembrava una carezza, non una stretta, un tocco lieve, misurato. Avvertii che il capezzolo si stava drizzando e indurendo. Feci un movimento lievissimo, per poterlo strofinare, poco, inavvertitamente, contro quell’arto maschile. Reagì eccitato. Anzi, mi stavo eccitando io. Sentivo il mio ventre scaldarsi e sciogliersi, mentre la fantasia prendeva il volo. Ero io, pensai, che stavo approfittando del ragazzo, non lui di me, e questo mi rendeva forte, consapevole, stimolata.
Pur nella calca, cominciai a fare qualche lieve movimento, per poter gustare meglio quel contatto, per ricavare da quell’attrito forzato un piacere che mi sembrava a portata di mano. Mi sentii bagnata, e anche un po’ porca, ma mentre la mia eccitazione cresceva guardavo fuori, cercando di assumere un’aria da santarellina che non potesse essere in alcun modo fraintesa. Chissà lui, che pensieri aveva in quel momento. Mi parve che stesse muovendosi, mi sembrò che volesse sollevare il braccio, per aumentare la pressione sul mio petto. Mi abbassai di qualche millimetro, per facilitargli il compito, ma forse era stata solo un’impressione, un’idea mia. Magari non si era mai mosso veramente. E in effetti, girando lo sguardo, mi parve che lui si tenesse esattamente nella difficile posizione in cui era prima. Guardai ancora fuori e ripresi a muovermi, questa volta girando il busto, un po’ a destra, un po’ a sinistra.
Ero eccitatissima, sapevo di avere le mutandine bagnate, e non me ne importava proprio nulla, anzi. Quella situazione cominciava a piacermi veramente. Ancora avvertii la pressione del suo braccio. Di nuovo la mia immaginazione? Rimasi ferma, questa volta. No, non era l’immaginazione: lui si muoveva in maniera impercettibile per chiunque, tranne che per me, sollevando e abbassando il gomito, quasi volesse saggiare attraverso quella parte del corpo la consistenza delle mie tette, della quale, ne ero consapevole, potevo andare fiera. Ripresi a muovermi anch’io, cercando di assecondare quello che ormai, ne ero sicura, era un suo movimento volontario. Mi strusciavo su di lui e lui mi stropicciava il seno, lì, davanti a tutti, senza che alcuno se ne avvedesse. Mi strinsi un po’ di più verso di lui, abbassandomi e alzandomi e lui accompagnava quel mio ritmo in maniera precisa per assecondarlo. Pensai a come sarebbe stato se invece del gomito…. O se magari lui fosse stretto dietro di me. Il mio piacere divenne un diluvio, mentre immaginavo la pressione del suo sesso su di me. Ma era distante, neppure lui poteva assecondarmi più di tanto.
L’autobus si fermò. Alcuni passeggeri scesero, ma noi due e i nostri vicini rimanemmo nella medesima posizione di prima, anche se un po’ meno spiaccicati. Io e lui continuammo il nostro piacevole gioco. Provai a guardarlo, ma anche il ragazzo osservava da un'altra parte. Aveva la testa girata e, notai, gli occhi socchiusi. Ci sfregammo ancora l’una all’altro, con quei pochi centimetri che avevamo a reciproco contatto. Mi pareva quasi di sentir colare il mio umore giù per la coscia tanto ero eccitata. Non era così, lo sapevo, slip e collant avrebbero reso impossibile una simile evenienza, ma la mia mente la avvertiva con chiarezza. Altra fermata, altra gente scese dal veicolo. Ma a noi la cosa non importava più, eravamo rapiti nel nostro piacere, nei nostri sogni. Alla fermata successiva l’autobus si svuotò quasi del tutto. Ma io non mi staccavo da lui né lui da me.
Chiusi gli occhi, mi mordicchiai le labbra, mi sentii avvampare, stavo per venire. Riaprii le palpebre e mi guardai attorno. In piedi c’eravamo solo io e lui, a contatto diretto seno gomito, benchè nessuno ci spingesse o ci costringesse in quella posizione. Arrossii, sperando che non se ne accorgesse, ma non mi mossi. Neppure lui si mosse. Mi accorsi che teneva l’altra mano nella tasca dei pantaloni e…. O era solo, ancora una volta, la mia fantasia. Lo stavo osservando proprio “lì”, quando avvertii il suo sguardo su di me. Lo fissai, emozionata, ma senza intenzione. Ero già rossa in viso, quindi non avevo da temere figuracce. Anche lui mi parve arrossato. Ero quasi certa dei pensieri che aveva per la testa. Mi scossi. La prossima fermata era la mia. Che fare? Dovevo prendere una decisione. Quello che stava accadendo mi piaceva troppo, ma in ogni caso non sarebbe durato. Forse era il momento di smettere.
Ma fu lui a rompere il ghiaccio. Pur continuando a sfregare il gomito contro di me, tolse la mano di tasca e premette il pulsante di richiesta di fermata: scendeva dove dovevo smontare anch’io! Ma… e se avesse frainteso? Magari poteva pensare che mi interessava davvero, che lo seguivo, che volevo chissà cosa. Perciò rimasi ferma quando l’autobus cominciò a frenare e lui si diresse alla porta d’uscita. Mentre aspettava che le porte si aprissero, mi scrutò, con un’aria di invito, senza togliermi gli occhi di dosso, anzi facendoli correre lungo il mio corpo, come se volesse spogliarmi con gli occhi. Mi sentii imbarazzata, ma non cercai di guardare dall’altra parte. Quanto il veicolo si arrestò, lui scivolò giù, mentre io rimasi dov’ero. Le porte si rinchiusero, il mezzo riprese la marcia, ebbi un orgasmo che sembrava non finire mai. Perché non l’avevo seguito? Era quello che lui voleva e che volevo anch’io, lo sapevamo entrambi. Ma perché non l’avevo fatto? Che importa. Ormai il mio piacere l’avevo avuto, anche se non avevo realizzato l’ultima fantasia. Ma forse, anzi certamente, era meglio così, pensai, perché i sogni sono tali solo quando non si realizzano veramente.
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Era giovane, dannatamente giovane, eppure così provocante, fantasiosa ed eccitante da essere in grado di dare molti punti ad una donna navigata, avvezza alle mille fantasie della vita. Lui non aveva mai dato peso alla freschezza del corpo, ma in quella giovane donna era una componente essenziale, unita ad una naturale sapienza e ad una spontanea capacità di rendere erotico ogni movimento, ogni conversazione, ogni gesto e ogni allusione.
Gli faceva anche impressione sapere che aveva meno della metà dei suoi anni. Tuttavia si ritrò a frugare nei suoi ricordi per richiamare alla memoria quanto fosse più appetibile e sodo il corpo di una ragazza, non logorato dagli anni e non corroso dall’età. Non che questo la rendesse più desiderabile, certo però che stringere le dita su un paio di glutei duri come marmo era ben diverso, quando ci meditava su, che affondarli nella fiacchezza muscolare di una sia pur ben portata maturità.
Ciò che davvero lo stupiva e lo attirava, però, era la passione di lei per l’età che lui aveva; insomma, ciò che la eccitava, che lo rendeva desiderabile e gradito agli occhi della ragazza, erano proprio i suoi oltre 50 anni. L’aveva incontrata in treno, stesso scompartimento. Era una ragazza non appariscente, poteva essere sua figlia. Non aveva mai avvertito desideri per donne tanto giovani, semmai tenerezza, spirito paterno, ma nulla di più. Era stata lei ad avviare un discorso che lui non avrebbe altrimenti mai iniziato, né mai richiesto, proprio perché non gli interessava.
Lei invece era partita da un argomento banale: “Sa quando arriveremo a Milano?”. Lui aveva risposto semplicemente, guardando l’orologio: “tra un’ora”. Poi si era rimesso a leggere. Ma lei aveva insistito: “prende spesso questo treno? E’ puntuale?”. Aveva replicato in maniera gentile e seccata ad un tempo, che no, non lo prendeva mai, quindi non aveva una risposta. E lei allora: “dunque non lavora a Milano? Qua pare che tutti lavorino lì”. “No, lavoro a Bologna”. “Quindi non saprebbe dirmi come fare ad arrivare in Piazza Duomo”. “No, ma ci devo andare anch’io”, aveva detto, aggiungendo distrattamente un’informazione in più a quella richiesta, “però prenderò un taxi, così non mi pongo il problema”. “Potrebbe darmi uno strappo?”.
Era stata una richiesta spontanea, neppure impertinente, eppure l’aveva seccato un pochino. Gli pareva una intrusione poco garbata. Ma che voleva questa qua? L’aveva guardata, squadrata. Non era male: vestiti non costosi ma eleganti, bel fisico pieno, un seno notevole, capelli castani lisci, occhi pure castani. “Va bene”, aveva risposto, prendendo in mano il giornale che aveva posato al suo fianco perché non gli interessava la lettura, ma che in quel momento diventava l’occasione per tagliare corto. Almeno così aveva creduto. La ragazza tuttavia aveva insistito, con fresca spontaneità, apparentemente senza alcuna seconda intenzione. Forse è una attaccabottoni di natura, aveva pensato lui. O forse è una rompipalle inguaribile. Gli venne in mente sua figlia, più o meno coetanea, augurandosi che non si comportasse nella medesima maniera.
Poi la ragazza aveva cominciato a fargli domande più personali. Va a Milano per lavoro? Che tipo di lavoro? E’ sposato? E via chiedendo. Lui aveva risposto con dei sì e dei no, molto asciutti. Quando però si era accorto che i suoi monosillabi non l’avrebbero fatta desistere, aveva iniziato a controbattere a sua volta con delle domande. “E lei come mai a Milano? Cosa fa? Quanti anni ha?”. Aveva così scoperto che avrebbe compiuto 24 anni di lì ad una settimana e che lavorava come impiegata in un grosso gruppo commerciale, che abitava a Modena ma ogni lunedì raggiungeva Milano, dove risiedeva in una camera ammobiliata e rimaneva fino a venerdì sera, rientrando appena terminata la settimana lavorativa. “Non pensa di trasferirsi in pianta stabile?”, le aveva chiesto, “dev’essere scomodo non tanto fare il pendolare, quanto non avere una casa propria ma solo una camera”. “No, non è scomodo, solo che mi manca un minimo di vita privata”, aveva precisato la ragazza, “ma quando finisco di lavorare sono stanchissima e proprio non me la vado a cercare. Poi sono sei mesi che faccio questo lavoro, ancora non so come e quando organizzare meglio la mia vita. Se trovo qualcosa a Modena, lascio”. Pausa, “però in effetti un po’ di vita privata mi manca, non posso ricevere nessuno là dove abito. Ma ce l’ho nel modenese. A Milano in ogni caso non ho veri amici, solo colleghi di lavoro e il tempo che passiamo assieme, in ufficio o in mensa, basta ed avanza”. Altra pausa: “per esempio non potrei chiederle di prendere un caffè da me, quando ha finito di lavorare, così ci salutiamo di nuovo”.
“Potrei offrirglielo io. In fondo devo rimanere fino a domani, dormo in albergo, può venire lei a trovare me”. L’aveva buttata lì, quella frase, senza intenzione, per replicare. Alla ragazza invece si illuminarono gli occhi: “Davvero? Accetto volentieri”, rispose. Lui rimase muto, non se l’aspettava, oltretutto non pensava di avere del tempo da dedicare ad un caffè fuori programma con una ragazzina sconosciuta e dalla parlantina irrefrenabile.
“Se non conosce Milano non saprà neppure dove andare a cena. Io invece conosco qualche posticino economico ma pulito e buono”, aveva aggiunto lei. Il discorso si stava allargando in modo preoccupante, pensò lui: altro che caffè, questa vuole la cena. Tuttavia il suo programma comprendeva anche un incontro conviviale a fine giornata. “Non so, sa, sono ospite e non ho il problema”. “Che peccato”, disse lei con voce mesta, aggiungendo: “se però cambia idea le lascio il numero del mio cellulare, mi chiami tranquillamente”. Il numero del telefonino? Che idea cretina; pareva proprio che non riuscisse, non volesse togliersi di torno. “Aspetti, glielo scrivo”, aveva precisato lei, togliendo un notes dalla borsetta e scrivendo in fretta un numero su un foglio, che poi gli aveva consegnato in mano. Lui, un po’ per abitudine, un po’ per far pesare la sua superiorità, aveva tirato fuori un suo biglietto da visita: “se vuole può chiamarmi lei”, aveva soggiunto, sottolineando la consegna con un “ecco, qui ci sono tutti i miei riferimenti”.
Per fortuna il treno stava entrando a Milano, aveva iniziato a rallentare e di lì a qualche minuto si sarebbe fermato alla stazione centrale. Lui si alzò, prese il giaccone, lo indossò, afferrò la ventiquattrore dal portabagagli e uscì nel corridoio. La ragazza lo aveva imitato e seguito. Insomma gli era sempre dietro. La trovò davvero seccante. Fu solo allora che lei gli ripetè la richiesta: “allora mi dà quello strappo in taxi fino a Piazza Duomo?”. “Sì, certo, va bene”, aveva risposto mentre il treno si fermava. Erano scesi, si erano diretti alla corsia dei taxi; c’era una fila di clienti in attesa lunga una ventina di metri. “Se vuole possiamo prendere la metro”, aveva detto la ragazza. Ma lui non ne aveva alcuna voglia. E poi i taxi si succedevano rapidamente, non avrebbero dovuto aspettare più di qualche minuto perché la coda smaltisse. Ne passarono in effetti meno di quattro prima che venisse il loro turno.
Viaggiarono in silenzio. In Piazza Duomo lei scese e salutò, lui si fermò a pagare. Andò all’incontro che lo aveva portato a Milano, lo seguì dapprima con attenzione, poi sempre più distrattamente. La vibrazione del telefonino lo fece sobbalzare. Estrasse il cellulare dalla tasca, guardò il display, non riconobbe il numero. “Pronto”, disse sottovoce. “Ciao, buongiorno”, rispose una voce femminile, giovane, “a che ora ci vediamo questa sera?”. Era la ragazza della mattina, se l’era quasi dimenticata. Eppure gli fece piacere che lei si fosse ricordata, benchè fosse nel contempo seccato da questa invasione nella sua vita privata e stupito per quell’improvviso passaggio dal lei al tu. “Sono in riunione, richiamami tra mezz’ora”, rispose.
Lei fu pedantemente puntuale, e anche un po’ sfacciata. “Sono io, dove e a che ora ci vediamo?”, disse. Lui ormai non aveva più scuse o motivi per tergiversare: “Alle 19,30 al Plaza”, rispose. E chiuse subito la comunicazione.
Quando arrivò all’albergo lei era già nella hall ad attenderlo. Imbarazzatissimo, anche perché si era vestita e truccata in maniera abbastanza vistosa, la salutò cercando di non far trapelare la sua contrarietà. Lei fece finta di nulla: “ciao, eccomi qua, come stai?” gli chiese gioiosa. “Bene”, rispose asciutto, ma anche stanco, “dovrei andare su a darmi una rinfrescatina”. “Se vuoi ti accompagno”. “Non penso sia possibile”, replicò. “Oh, sì che si può, l’ho già chiesto alla reception, è stato sufficiente dare un mio documento”. Lui non aggiunse proprio nulla e, dopo aver ritirato la chiave della stanza, si avviò, un po’ scuro in volto, verso l’ascensore. Lei lo seguì. Salirono al settimo piano. Lui fece strada, aprì la porta della camera, accese la luce. “Accomodati”, la invitò con tono ironico “fai come se fossi a casa tua”. Lei non fece una piega; andò verso il frigobar: “posso prendere qualcosa come aperitivo?”. “Sì, certo”. La ragazza aprì la porta e si servì.
Lui era seccatissimo, gli era stata espropriata la privacy, avrebbe voluto spogliarsi, mettersi sotto la doccia, poltrire un po’, cenare tranquillamente, meglio se anche un po’ in fretta e comunque con piatti parchi e leggeri. Invece entrò nel bagno con giacca e cravatta. Si spogliò lì, dovette posare con attenzione i vestiti perché non si sciupassero o si bagnassero. Poi finalmente aprì l’acqua della vasca. Magari si sarebbe fatto una doccia, se le circostanze fossero state diverse, ma così almeno poteva rilassarsi di più. Quando l’acqua fu nella giusta quantità, vi si immerse. Gli parve quasi di sprofondare nell’oblio. Gli piaceva il contatto con l’acqua calda e fumante. Prese il suo sapone e cominciò a insaponarsi. Poi lo shampoo. Quindi si immerse completamente nell’acqua, per sciacquarsi. Quando riemerse lei era sulla porta, aperta a metà, nuda. “Posso lavarmi anch’io?”, gli chiese con quell’aria da ingenua un po’ oca. Non disse nulla, rimase a guardarla e basta.
Era una bella donna. Il fatto che non avesse nulla addosso metteva in risalto la sua prorompente femminilità. Si mise a scrutarla, non con sensualità, ma con curiosità. Non ricordava un corpo così, forse lo avrebbe potuto vedere su qualche rivista del tipo di quelle che non avrebbe mai comperato. Aveva delle belle gambe, giustamente lunghe, con le cosce che si allargavano all’inguine, dove i fianchi si aprivano per disegnare una curva deliziosa, al cui centro c’era un folto triangolo di pelo scuro, quasi nero. Il ventre non era piatto, ma aveva anch’esso una leggera e invitante curva, che avrebbe voluto accarezzare, sormontato da un ombelico ammiccante, di cui non si vedeva il fondo. Il seno non era poi così grande come sembrava sotto i vestiti, ma svettava quasi all’insù, sodo, come a chiedere carezze. Dalle spalle si staccavano due braccia lunghe e tornite. Il viso era sempre eguale, interessato e ingenuo, come se la nudità e la situazione fossero per quella ragazza assolutamente normali.
Lei sopportò il suo sguardo, non riuscì ad interpretarlo. Poi gli disse: “cos’è?, c’è qualcosa che non va?” Si sentiva sotto esame. Ed aveva ragione, perché l’uomo la stava analizzando con gli occhi. “No, anzi”, rispose lui, “ti guardavo, sai non vedo tutti i giorni una bella ragazza nuda che bussa alla porta del mio bagno mentre sono in vasca. E non trovo nulla da dire. Anzi complimenti”. “Allora posso accomodarmi?”, domandò lei, oltrepassando la porta e, pur senza avere un esplicito assenso, entrando nella vasca dove si accucciò, rannicchiata, per non occupare troppo spazio.
Fu solo a questo punto che lui avvertì la forte erezione che l’aveva preso e vide, un po’ sgomento, che il suo membro duro emergeva dall’acqua. “Ma guarda chi c’è qui”, constatò lei con semplicità, allungando la mano per prenderglielo e stringerlo con delicatezza. Era un gesto semplice, spudorato eppure fatto con estrema naturalezza, e lui non aveva mai vissuto nulla di simile, neppure con sua moglie. Un po’ si vergognò, poi le nuove sensazioni di piacere che quel tocco gli provocava ebbero il sopravvento e si lasciò andare, appoggiandosi con la schiena alla vasca e socchiudendo gli occhi. Fu di nuovo la giovane a scuoterlo: “comodo, lui”, sentenziò, “ma non ti viene in mente di toccarmi?”. Sfrontata, oltre che spudorata. Però aveva ragione. Nello stesso tempo, tuttavia, si sentiva colpevole come un peccatore, al pensiero di sfiorare quel giovane corpo.
Fu di nuovo lei a rompere il ghiaccio. Si mise in ginocchio, lo abbracciò con le mani dietro la nuca: “e allora, vecchio scemo, mi baci o no?”. Non era un insulto, piuttosto una provocazione, però inaccettabile, pensò. E tirandosi su sporse la bocca verso di lei. Le labbra si incontrarono e si unirono come due ventose, le lingue cominciarono a frugarsi l’una con l’altra, rincorrendosi come due cuccioli che giocano. Lui era scomodo, ma volle accarezzarle il seno. Non era grande, spariva nelle sue mani, ma era duro. Non ricordava che le tette potessero dimostrarsi così sode al tatto. L’areola dei capezzoli era appena aranciata, grande, mentre le punte dei seni erano piccole, quasi violacee, durissime. Le pizzicò con le dita. Lei ebbe un fremito: “dai continua, mi piace l’esperienza degli uomini maturi”. Lui si ritrasse: “perché, è una tua costante quella di frequentare gente della mia età?”. “No, sei il primo, vecchio scemo”, ribadì, “ma da te mi aspetto di imparare tutto quello che non so”. “E cosa non sai?”, le chiese. “Un mucchio di cose”.
Così dicendo si mise in piedi, a gambe leggermente divaricate. Lui alzò gli occhi. Aveva le grandi labbra gonfie e invitanti. Come d’istinto, la sua mano le raggiunse e le sfiorò con un dito. Erano viscide, ma non era il sapone. Lei prese il telefono della doccia e cominciò a sciacquarsi e a sciacquarlo. Si alzò in piedi anche lui. Il suo sesso era durissimo, teso fin quasi a fargli male. Le afferrò i fianchi e la strinse a sé, facendole sentire contro il ventre quanto grande e forte fosse il suo desiderio. Lei lasciò cadere il telefono della doccia. Che iniziò a spruzzare verso l’alto. “Ehi, cosa combini?”, le domandò. “Sei riuscito a deconcentrami”, rispose lei, che chiuse l’acqua. Poi si girò, offrendogli lo spettacolo del suo giovane sedere, duro e alto, la cui fessura divideva due natiche invitanti. Prese un telo da bagno, si girò di nuovo e cominciò ad asciugarlo. Lui lasciò fare, godendosi il tocco di quel contatto cotonato, portato con affetto ed eccitazione. Poi le ricambiò il favore, asciugandola a poco a poco e baciando la sua pelle a mano a mano che le gocce d’acqua sparivano dalla sua epidermide.
“Vieni”, disse, uscendo dalla vasca e porgendole la mano perché l’afferrasse. Lei lo seguì, lui la portò verso il letto e lui: “sdraiati a pancia in giù”. La ragazza non si fece pregare e, come pregustando quanto sarebbe accaduto, si stese, con le gambe leggermente divaricate, offrendo oscenamente ma senza ostentazione il suo posteriore e la sua nascosta intimità allo sguardo dell’anziano. Egli si inginocchiò dietro di lei, le leccò i lombi, poi passò con la lingua tra i glutei, fino all’ano. Lo trovò rilassato, quasi aperto; Lo penetrò con la lingua, lei inarcò il bacino per favorirlo. Continuò a leccarla, lentamente, inumidendola di saliva, mentre con la mano le aveva raggiunto il sesso, dentro il quale entrò con due dita, che mosse su e giù in quell’accogliente apertura viscida come un polipo, risucchiante come una ventosa, pulsante del piacere della donna. Lei non resistette, urlò, piano, poi forte. “Sì, sì, sìììììì”. Alzò il sedere, spinse come volesse dentro di sé l’intera mano, si mosse avanti e indietro e, con una serie di tremiti e di contrazioni, dimostrò quanto fosse stata lieta delle sue carezze. Si rilassò, spalmandosi sul letto, inerte, ansimando. Poi si girò: “non è ancora ora di cena, ma ho fame: di te”, gli disse guardandolo negli occhi. “mangiami, bevimi, ti voglio dentro, dovunque, fammi quello che vuoi, guai se mi deludi”. “Non preoccuparti”, rispose, “ora che ci penso, ho davvero molte cose da insegnarti”.
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16 years ago
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Luna
LUNA
Non riuscivo a dormire. C’era troppo silenzio in quella vecchia casa di pescatori, riadattata ad appartamento per turisti. No, non era silenzio: era un rumore diverso da quello che aveva abituato i miei sonni cittadini. Sentivo il vento, il rumore delle fronde dei lecci, la debole risacca di una bassa marea notturna. Ero insonne, ma non nervosa.
Era il nostro primo giorno di ferie. Quell’anno avevamo voluto cambiare: via dalla folla sudaticcia delle solite spiagge romagnole, dove eri talmente obbligata a divertirti che non vedevi l’ora di tornare al lavoro per riposarti. Avevamo scelto Cherso, la lunga isola del Quarnaro, dove in una località quasi sperduta, chiamata Punta Croce, i resti di un manipolo di case erano stati restaurati per essere affittati. Ci era parsa una buona idea, perlomeno diversa dal solito. E anche abbastanza economica.
Poi, chissà, dopo cinque anni di stanco matrimonio senza figli, poteva essere l’occasione per rimeditare un attimo la nostra vita di coppia che dava qualche segno di noia. Almeno a me. Lui per la verità sembrava bearsi nella comodità di un’esistenza dai ritmi per me pericolosamente ripetitivi, ma dove da marito ci si trovava benissimo. Nonostante la liberalità, la predicata parità, la divisione del lavoro, alla fine ero io che ogni mattina preparavo la colazione, il pranzo, la cena, lavavo, stiravo. Sì, certo, c’era la colf, però, insomma, lavoravamo entrambi e cominciavo a pensare che non ci fosse alcun merito nel fatto che lui guadagnasse un po’ più di me e dedicasse nulla alla casa, la nostra casa.
Alle volte avevo proprio l’impressione di essere una “moglie”, ovvero una consuetudine, senza più slanci e con poche tenerezze. Anche il letto aveva iniziato a raffreddarsi e ormai erano assai più le volte che ci addormentavamo fianco a fianco senza neppure sussurrarci un “buonanotte” di quelle in cui sentivamo il bisogno di cercare i nostri corpi per donarci quel piacere che solo alcuni anni prima sembrava infinito. Per fortuna che il sabato sera lo dedicavamo a forzati incontri con amici, perché non avrei tollerato di doverlo “usare” per il rito dell’amplesso coniugale.
Stavo pensando a tutto questo, ai suoni diversi che entravano in casa e alla luce bianca della luna che filtrava sempre più luminosa dagli scuri in legno, mentre ascoltavo quella che in fondo era la tranquillizzante nenia del lieve russare di mio marito, regolare, ritmato. Non faceva molto caldo: le estati croate hanno questo di bello: scottano di giorno, ma le notti sono fresche. Eppure lui dormiva a torso nudo, solo con i pantaloni del pigiama addosso. Io avevo una camiciola di cotone, leggerissima, con spalline a filo.
Sdraiata supina, intravedevo il contorno del mio petto che si alzava e si abbassava col mio stesso respiro e che disegnava come un’ombra sullo sfondo bianco dei muri. Mi girai a guardarlo. Non era un brutto uomo. Di sicuro l’avevo amato, forse l’amavo ancora, eppure… Lui riposava bocconi, la testa girata dalla parte opposta alla mia. La pelle della sua schiena era liscia e glabra, alla luce fioca della luna appariva incolore, grigiastra. Pensai a quei muscoli, a quel corpo, a quel suo odore forte di maschio che aveva saputo inebriarmi. In altri tempi. E ora?
La mia veglia si fece più nervosa. Non sapevo che ore fossero e non mi interessava. Prima o poi, ne ero certa, avrei chiuso gli occhi e il sonno si sarebbe impossessato di me. Nel frattempo sentivo crescermi dentro un’ansia strana, sconosciuta. Forse è sete, pensai. Mi alzai in silenzio, andai nella piccola cucina, trovai a tentoni la bottiglia d’acqua, l’aprii e bevvi direttamente, senza neppure tentare di cercare un bicchiere. Un rivolo gelido, scese veloce dalle labbra, sul mento, e cadde sul seno serpeggiando freddo fino al capezzolo. Che si indurì, quasi dolorosamente. Scoprii che in realtà non avevo sete. Indossai le ciabatte da spiaggia e mi recai alla porta, aprendola.
Mi si spalancò anche il cuore. Di fronte avevo una luna piena, abbastanza bassa sull’orizzonte, grandissima, bianca, luminosa, intarsiata di ombre grigie, che creava un cono di luce perfetto, appena crespato, sul mare tranquillo e liscio. Il cielo era scuro ma non buio, limpido, senza nuvole. Attorno a me solo un paio di luci lasciate accese all’ingresso di altre case, lontane però qualche decina di metri, che non turbavano quel quadro così naturale da sembrare irreale.
La nostra casa era a pochi metri dalla riva rocciosa, all’interno di una sorta di fiordo del quale si vedeva nitido il nero contorno dei confini col cielo e il grigio scuro della scogliera che scendeva nel mare, con la striscia bianchiccia della strada che faceva capolino tra gli alberi. Davanti alla casa alcune barche, all’ancora, o attraccate alla riva, ferme, che neppure dondolavano. All’orizzonte qualche luce lontana, quasi certamente imbarcazioni da pesca. Poi di nuovo il silenzio; anzi, il rumore del bosco e del mare, il soffio del vento, il fruscio delle foglie unito allo scricchiolio di qualche ramo, lo sciabordio di onde serene.
I miei occhi già si erano abituati a quella lucente oscurità, che celava ben poco, più che altro creando chiaroscuri e rendendo fiabesco un paesaggio che avevo trovato caldo e verde solo poche ore prima. L’aria era fresca e mi ritrovai con la pelle d’oca. Però, a parte qualche brivido, non sentivo un vero e proprio freddo. Non volevo rientrare, anzi, quello spettacolo mi invogliava a camminare, a esplorare quel buio dove tutto sembrava visibile. Feci qualche passo, aggiungendo agli altri rumori quello nitido e secco dei miei passi. Fu in quel momento che mi parve di udire delle voci fioche e sorridenti in lontananza, più sussurri che suoni. E sentii anche il mare muoversi, le onde frangersi, l’acqua che si agitava.
Non ero impaurita; incuriosita, piuttosto. Mi incamminai con più decisione verso quei rumori. Mi bastò superare una curva per capire di che si trattava: c’erano una piccola spiaggia, pochi metri di ghiaia, senza scogli e due persone nell’acqua. Un bagno notturno, pensai con invidia. Erano immersi fino quasi al bacino, sembravano nudi; anzi, nudi lo erano certamente: lì, avevo notato, neppure di giorno il costume era molto usato.
I loro corpi diafani emergevano dal mare: una figura era più curvilinea e bassa, l’altra più massiccia, squadrata e alta. Un uomo e una donna, pensai; no, meglio, un ragazzo e una ragazza, che avanzavano verso il largo dove l’acqua era più alta, chiacchierando sottovoce e sottolineando con qualche gridolino le onde fredde che raggelavano i loro corpi. Fu lui a tuffarsi, nuotando lentamente per allontanarsi dalla riva, seguito da lei, che prima si lasciò sprofondare, poi prese a muoversi, nuotando a rana. Lui si fermò e si fece raggiungere, abbracciandola e baciandola. Era una scena molto dolce, quasi commovente.
Mi mossi, cercando di fare meno rumore possibile per non turbare quello che mi sembrava un sogno del quale ero solo spettatrice, non partecipe. Quando fui nei pressi della spiaggetta mi sedetti su uno scoglio, raggomitolata, stringendo le ginocchia con le mani. Sentivo l’aria lieve, leggera, entrarmi sotto la camiciola, rinfrescarmi il corpo, uscire verso l’alto proprio tra i seni. Era bello, piacevole, dolce; in fondo, meditai, ero anch’io nuda, almeno in parte: non indossavo slip e una brezza leggerissima giocava con le mie intimità, dandomi una sensazione che sapeva soprattutto di libertà.
Davanti a me vedevo i due ragazzi, le loro teste, nel cono di luce della luna, che si rincorrevano e si baciavano, parlandosi quasi a bisbigli silenziosi, per non incrinare quello che anche loro, evidentemente, ritenevano un magico incanto. Dopo alcuni minuti, i due giovani tornarono verso la riva. Quando toccarono il fondo coi piedi si alzarono, emergendo come di colpo, coi loro corpi nudi, bagnati e lucidi, che brillavano sotto i raggi lunari. Un passo dopo l’altro, mano nella mano, raggiunsero la spiaggetta, sempre sussurrando chissà quali dolci parole. Lì avevano lasciato vestiti e asciugamani. Si asciugarono, poi si baciarono.
Erano proprio di fronte a me, a pochi metri, sei, sette, dieci al massimo. La luna dietro di loro disegnava il loro abbraccio e i loro corpi. Lui teneva con le mani il viso di lei, chinandosi e cercando con la bocca le labbra della ragazza, i cui capelli, all’apparenza neri, cadevano sulle spalle formando delle virgole che trovavo sempre più sensuali. Se loro erano controluna, io ero di fronte alla sua luce, non potevano non essersi accorti di me. Ma non mi mossi e cercai di non far rumore. Persino il mio respiro divenne silenzioso. Mi sentivo ormai parte di una scena incantata e non volevo che nulla potesse turbarla. Il ragazzo stava un po’ scostato dalla ragazza, mentre la baciava e potei notare la sua turgida virilità che sfiorava il ventre di lei. Fortunata, pensai, e subito avvertii un calore eccitato provenire dal mio stesso corpo.
La donna mise le sue mani sui fianchi dell’uomo, poi gli cercò il membro, carezzandolo con dolcezza, come fosse un bambino. Infine si chinò, baciandolo, mentre lui piegava la testa all’indietro. Ma era solo un preludio. Lei si rimise in piedi e di nuovo lo baciò, portandolo poi verso il mucchio di vestiti e stendendovisi sopra. Aprì le gambe e le braccia, con un gesto d’invito, accogliente. Lui si posò delicato su di lei, tenendo il busto sollevato con le forti braccia tese e cominciò a muoversi ormai dentro il corpo della ragazza. Ancora sussurri, mugolii. Ero eccitata. La mia mano scivolò lungo la coscia, tra le gambe; sentii il mio sesso bagnato, cominciai a sfiorarlo, delicatamente, piano piano. Volevo accompagnare il loro piacere, non cercare il mio.
Ero certa che sentivano la mia presenza e la mia eccitazione, che catalizzava la loro. E infatti dopo qualche minuto lei iniziò ad ansimare, trattenendo dei gridolini gutturali. Lui mormorò qualcosa, poi affondò di colpo in lei, rimanendo fermo qualche secondo, risollevandosi e di nuovo affondando tra quelle gambe lattee, con meno foga, questa volta. Poi di nuovo su, lentamente, e nuovamente giù. Potevo quasi sentire, dietro quei movimenti, le pulsazioni del loro piacere e il mescolarsi dei loro umori.
Si baciarono ancora, abbracciandosi stretti, ridendo piano. Io tolsi la mia mano da dove era scesa e la portai alle labbra, leccando il mio stesso sapore. Rimanemmo fermi, tutti e tre, per un tempo tanto breve quanto interminabile. Fu lui a staccarsi da lei; si levò in piedi, le porse la mano e la tirò su, baciandola nuovamente. Poi iniziarono a rivestirsi, ignorando la mia evidente presenza. Capii che ormai ero di troppo.
Mi alzai in silenzio, mi girai e tornai a casa. La porta era ancora aperta. Entrai, chiusi l’uscio e precipitai nel buio. A tentoni raggiunsi la camera, il letto, che trovai caldo e invitante, reso così familiare dal russare di mio marito. Mi sdraiai, lasciando che il mio corpo galleggiasse sulle lenzuola. Avevo ancora la luce della luna dentro di me, che disegnava quella scena eterea, più emozionante che eccitante. Chiusi gli occhi. Il sonno, finalmente…
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16 years ago
maturisoft295818,
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Una sera con giulia
Il martedì in palestra incontrai Giulia, non si era fatta sentire per tutta la domenica e lunedì, mi diede un bacio sulla guancia come fanno normalmente le amiche, ma non so perché un brivido percorse la mia schiena.
Finito lo spinning mentre andavamo verso la doccia Giulia mi disse che l’indomani sera ci sarebbe stata una bella serata in una discoteca gestita da suoi amici, e mi invitò ad andare con lei, accettai ma subito dopo stavo per pentirmi, la parte di me eterosessuale mi ricordava quello che era successo la il sabato sera, ma la mia parte viziosa mi ricordava prima di tutto che la cosa mi era piaciuta, e secondo cosa che Giulia era bisex, non lesbica, e che il cazzo piaceva molto anche a lei.
Mercoledì sera andai a prendere Giulia a casa con la mia macchina, eravamo splendide, lei in mini un pò più scollata di me, ma d’altronde con le sue tette se lo po-teva permettere, purtroppo la scollatura al culo non l’hanno ancora inventata, io inve-ce con dei jeans molto aderenti ed una maglia corta che mostrava il mio ventre piatto.
Il borsalino è una discoteca del centro di Torino arrivammo che alla porta c’era ressa e l’ingresso non era consentito a tutti ma solo a quelli con l’invito, Giulia evi-dentemente l’invito lo aveva tra le cosce e ci fecero entrare immediatamente.
L’ambiente non era male, la discoteca piccolina frequentata da gente di età compresa tra i 30 e i 40, quindi non c’era lo bolgia di bimbetti e la musica era piace-vole.
Dopo aver fatto un giro di perlustrazione ed aver preso posto su un divanetto in un angolo iniziammo a ballare, Giulia ballava molto bene, si muoveva con grande sensualità e riscuoteva enorme successo tra gli uomini, e devo dire anche tra alcune donne.
Due uomini bellocci si avvicinarono e dato che conoscevano Giulia praticamen-te attaccarono bottone, Giulia dopo un pò mi disse che con uno dei due c’era andata a letto e che non si era comportato male e finimmo sui divani a chiacchierare del più e del meno.
Passò ancora una mezz’oretta quando uno dei due propose di finire la serata a bere qualcosa a casa sua, l’invito era chiarissimo, basto un rapido sguardo d’intesa tra me e Giulia ed accettammo.
In macchina io seduta d’avanti con uno dei due ragazzi, Giulia invece dietro con l’altro dei due durante la strada mi girai per chiedere una cosa a Giulia e vidi che lei era già avvinghiata con il ragazzo che le sedeva accanto, e le mani di lui erano sotto la maglia di Giulia mentre una mano di Giulia era infilata dentro la cerniera dei pantaloni di lui.
Contemporaneamente a questa mia visione, il conducente del veicolo che mi stava affianco, allungo una mano sulle mie cosce, scorrendo le su e giù per tastare il mio comportamento, io lo lasciai fare, e anzi mi girai un po’ verso di lui per facilitar-gli il compito.
Arrivammo sotto casa che, entrammo direttamente nel garage e da li mediante un ascensore interno al pianerottolo di casa.
L’appartamento di Marco era bello grande, un enorme soggiorno ci accolse la luce già regolata perché non fosse troppo abbagliante dava un ulteriore senso di calo-re all’ambiente.
Appena entrati il padrone di casa molto elegantemente ci fece accomodare sul divano e ci offrì da bere, Paolo il suo amico, che sembrava molto di casa, lo aiutava, finimmo tutti e quattro a sorseggiare un drink sul divano, io e Claudia sedute in cen-tro ed i ragazzi ai nostri lati.
Fu Paolo, che era accanto a me, a rompere il ghiaccio chiacchieravamo inizio ad accarezzarmi sulla coscia, e nel giro di qualche attimo le sue mani erano entrate da sotto dentro la mia camicetta e mi accarezzavano il bordo del seno, Marco anche lui con Claudia aveva già la mani a contatto con la pelle, ma a lui il compito era molto più semplice dato che lei era molto più svestita di me.
Ad un certo punto Paolo inizio a baciarmi sul collo, mentre la sua mano sbotto-nava la mia camicetta, invece Claudia direttamente era andata a cavalcioni di Marco mentre le mani di lui da sotto la maglia le fiocinavano il le tette.
La mia camicetta era già stata tutta aperta, le mani di Paolo mi strizzavano le tet-te da sotto il reggiseno, ed io già avevo infilato le mani dentro i pantaloni di Paolo sentendo tra le dita che aveva un gran cazzo.
Dato che Claudia e Marco erano impegnati per i loro fatti, decisi anche io di darmi da fare, estrassi il cazzo di Paolo e dopo averlo smanettato un po’ lo presi in bocca.
Nel giro di pochi minuti la mini di Claudia era volata via,così come la maglia, Paolo invece combatteva con i mie jeans, fu Claudia che scherzando mi guardò e mi disse la prossima volta che usciamo insieme vestiti più comoda.
Si, l’idea dei jeans stretti era stata magnifica dato che il mio intento era quello di mettere in evidenza il mio culo, ma al momento di sfilarli, se lo si voleva fare mentre si era avvinghiati era un casino.
Decisi di alzarmi e sfilarli, nel farlo mi abbassai e Paolo che era vicino a me alla vista del mio culo mentre ero abbassata per sfilare i jeans dalle caviglie mise le mani sulle mie natiche, sentii chiaramente i pollici che allargavano le chiappe e quindi la una lingua birichina inizio a muoversi raggiungendo il buchino.
Rotolammo per terra sul tappeto, riuscii a sfilare i jeans spingendo con la punta dei piedi mentre Paolo ingorillito dalla vista del mio culo mi accarezzava ovunque.
Paolo mi carico di peso e mi mise con la schiena sul divano e le gambe verso di lui, quindi si tuffo tra le mie cosce e senza neanche togliermi il perizoma iniziò a lec-carmi la figa.
Fece un verso di piacevole stupore quando spostando gli slip si accorse che ave-vo la figa depilata, questo aggiunse maggior vigore alla sua azione e praticamente i-nizio a scavarmi la figa con la lingua.
Dopo questo primo avvio istintivo, la sua azione diventò più studiata, la lingua iniziò a battere sul clitoride e un paio di dita si aggiunsero a cercare di farmi aumen-tare il piacere, anche i denti iniziarono a farsi sentire.
Sotto quell’azione iniziai a colare ed a gemere ad un certo punto mi girai e vidi che invece Claudia era in mezzo alle gambe di Marco e gli stava praticando qualcosa che era una via di mezzo tra un pompino ed una spagnola.
Fu dopo qualche istante che Paolo capendo che ero pronta da inginocchio che era si avvicinò a me portò le mie gambe sulle sue spalle e mi infilò il cazzo nella pas-sera in un colpo solo.
Iniziai a gemere, lui da quella posizione mi sbatteva con foga, sicuramente era un ragazzo che faceva molta palestra, perché i colpi che dava erano molto forti e pia-cevoli.
Io dal canto mio mi godevo di quel magnifico uccello nel pancino e gemevo ap-prezzando quello che lui mi faceva, quando si accorse che stavo per venire quasi si fermò e mi blocco l’orgasmo sul nascere, questa cosa mi fece indispettire ma ebbi appena il tempo di dirgli “ma che fai” che lui ricominciò a pistonarmi e mi riportò in pochissimo vicino all’orgasmo, anche in questo caso appena si rese conto che stavo per venire, cambio ritmo facendo sfuggire il mio orgasmo, a questo punto gli dissi “dai smettila di giocare stronzo” e lui per tutta risposta mi disse zitta, decido io quan-do farti venire.
Quindi ricominciò a scoparmi con foga riportandomi vicino all’orgasmo, era chiaro che riusciva a capire con chiarezza quali fossero le mie sensazioni, infatti que-sta volta appena si rese conto che stavo per venire aumento la foga e la forza con cui mi sbatteva, il risultato fu che quando raggiunsi l’orgasmo non riuscii dal trattenermi dall’urlare dal piacere.
Si quell’odioso gioco era riuscita a farmi perdere il controllo, era chiaro che ci sapeva fare, e che era un gran vizioso, appena mi rilassai dopo l’orgasmo, decise di farmi cambiare posizione, mi fece inginocchiare sul bracciolo del divano con il culo verso l’esterno e le braccia appoggiate sui cuscini.
Essendo i cuscini più bassi del bracciolo dove ero appoggiata con le ginocchia, ero sbilanciata in avanti e la posizione mi costringeva ad inarcare la schiena così che le mie natiche fossero molto aperte, molto più di quando lo possono essere quando mi mettevo alla pecorina.
Il mio culo in quella posizione doveva essere uno spettacolo unico, infatti mi a-spettavo che Paolo mi inculasse, invece si posizionò per bene, mi prese per i fianchi e mi infilò il cazzo nuovamente nella figa, solo che in quella posizione me lo faceva sentire molto più in fondo.
Mentre mi spostavo per cambiare posizione avevo girato lo sguardo verso Giulia che a spegni moccolo si gustava anche lei la sua razione di cazzo, era buffo vederle le tette rimbalzare.
Inizio quindi a muoversi lentamente, facendomi gustare il cazzo fino alla radice, poi decise di mostrarmi quanta foga aveva e inizio a sbattermi con dei colpi che mi procuravano un piacevolissimo fastidio, raggiunsi un primo orgasmo quasi immedia-tamente temendo che lui ricominciasse il gioco di prima, invece lui continuo a sbat-termi con la stessa foga senza darmi respiro o un attimo di pausa.
Al primo orgasmo ne seguì un secondo ed un terzo, fu solo allora che senti che estrasse il cazzo dalla mia figa pensando che volesse cambiare posizione alzai gli oc-chi e vidi che Giulia era su una poltrona a cosce aperte e si faceva un ditalino guar-dando me che venivo scopata, ma dove era finito Marco.
Il tempo di chiedermi dove fosse finito Marco che senti un cazzo duro bussare alla porta della mia passera, la quale ancora aperta lo fece entrare accogliendolo per intero, ecco dove era finito, alle mie spalle pronto a godersi lui ora la mia fica.
Intanto che Marco mi scopava vidi che Paolo eccitato dalla visione di Claudia sulla poltrona a cosce aperte che si masturbava le si avvicinò dal fianco e le mise il cazzo in bocca, Claudia dimostrando una voracità che non mi aspettavo inizio a muo-vere la testa avanti ed indietro gustandosi oltre al cazzo anche i miei umori di cui il cazzo di Paolo era intriso.
Intanto Marco vedendo che ero distratta da quella visione accelerò i colpi per cui smisi di guardare loro e appoggiando il viso alle mie braccia mi sono goduta il cazzo di Marco.
Nonostante avessi già goduto forse per la posizione, o per la foga di Marco o per la situazione raggiunsi un orgasmo in poco tempo che mi fece emettere un gemito di piacere. Marco sembrava non aspettare altro, sfilò il cazzo e lo appoggio al buchino del culetto, anche a me la cosa non dispiacque, e senti Marco mentre infilava il cazzo tra le natiche commentare, è da quando ti ho visto ballare che ti volevo inculare.
Certo che in quella posizione farmi il culo era proprio un invito irrinunciabile, messa alla pecorina con la testa più bassa delle ginocchia così da aumentare l’apertura delle natiche, il buchino sarà stato in bella vista mostrando inevitabilmente che era pronto ad accogliere il cazzo.
L’introduzione del cazzo nel mio culo fu lenta ed inesorabile, appena entrato Marco mi afferro saldamente per i fianchi ed iniziò a muoversi, sentì Paolo che scherzando gli diceva “brutto stronzo mi hai fregato, la volevo inculare io per primo”, Marco intanto muoveva il cazzo avanti ed indietro spingendo con il bacino nella parte finale facendomi sentire una specie di colpo molto piacevole.
Io intanto eccitata come ero non tardai a venire, la posizione mi faceva sentire sconcia, e questa cosa mi eccitava terribilmente, inoltre Marco era uno che con il caz-zo ci sapeva fare, capiva che ritmo tenere e come giocare per accelerare o rallentare i mie orgasmi.
Stanca di quella posizione mi girai e fini con la schiena sul bracciolo, le gambe verso l’esterno e la testa sul divano, marco quindi cambiato il paesaggio mi afferrò per l’interno delle ginocchia mi portò le cosce verso il petto e quindi riprese ad incu-larmi.
Io adesso avendo le mani libere decisi che volevo fare proprio la troia, quindi aprii le cosce mostrando la fica, ed iniziai a masturbarmi non limitandomi a giocare con il clitoride ma cercando di infilare in fica quante più dita potevo.
Si volevo fare la troia, comportarmi e sentirmi troia, Marco parve capire questo mio stato ed inizio proprio a darmi della troia, dicendomi “non ti basta il mio cazzo, troia, ne vuoi un altro”, continuando dicendo “lo so che ti piace il cazzo nel culo”.
Godevo moltissimo in quella situazione, sapevo dentro di me che la serata era solo all’inizio e mi sentivo eccitatissima degli sviluppi che poteva assumere
Intanto sentivo che Marco aveva deciso di godere, vedevo che era concentrato sul suo ritmo che i colpi che dava erano sempre più decisi, iniziai quindi a incitarlo invitandolo riempirmi il culo di sborra, l’orgasmo di Marco non tardò ad arrivare senti chiaramente lo sperma invadermi le viscere, lui mi afferrò ancora più decisa-mente le cosce e i piazzo un ultimo colpo di anche.
Ero estasiata dalla situazione volevo godere e fare tutto quello che mi passava per la testa, fu così che mentre lui si lasciava andare all’indietro sul tappeto io mi av-ventai sul suo cazzo con la bocca andando a gustare il sapore misto dato dallo sperma ancora presente e dai mie umori anali.
In passato prima di mettere in bocca un cazzo che era passato dal mio culo avrei preteso che si fosse lavato e prima di metterlo in bocca lo avrei annusato invece li ero eccitata nel fare qualcosa che logicamente ritenevo sbagliata.
Mentre succhiavo il cazzo barzotto di marco sentendo con piacere che riprende-va subito vigore mi misi alla pecorina inarcando la schiena così che le chiappe si al-largassero il più possibile per mostrare apposta il buco del culo a Paolo il quale stava allegramente scopando Claudia.
Dopo qualche istante sentii Claudia dire a Paolo guarda che invito esplicito ti sta facendo quella troietta, riferendosi a me, il risultato che Paolo si piazzò quindi alle mie spalle mi afferrò per i fianchi e senza indugiare mi infilò il cazzo nel culo.
Era quello che volevo, non tanto il fatto che mi stesse inculando, ma quanto il fatto di essermi finalmente liberata di tutti i mie problemi e vivere il sesso liberamen-te come da sempre avevo desiderato e che non ero riuscita a vivere.
Appena il tempo di godermi i primi colpi di cazzo che Paolo stava dando al mio culo che senti la testa Claudia infilarsi tra le mie gambe raggiungendo con la sua lin-gua la mia fica.
Ebbi subito un sussulto di piacere, un orgasmo intenso scosse il mo corpo, avevo un cazzo in bocca, uno in culo e una linguetta birichina mi lappava la fica.
Il cazzo di Marco, tra lo spettacolo a cui assisteva e il mio pompino prese vigore e tornò duro e pronto a scopare, fu così che rivolgendosi a Paolo disse dai diamole quello che vuole, mettiamola in mezzo, riempiamola per bene.
Fu così che mi tirò a se sfilatomi dal cazzo di Paolo, mi misi quindi a smorza candela su cazzo di Marco che mi riempi la fica, Paolo non tardò a riprendersi il po-sto che aveva lasciato e mi riempi il buco del culo.
Claudia in tutto questo restò a bocca asciutta fu così che con tono ironico mi dis-se, brutta troietta egoista ti sei presa i cazzi tutta per te, rispose Paolo dicendole dai non ti lamette che qui in mezzo ci sei stata già molte volte, intanto Claudia si era av-ventata su di me baciandomi le tette e sulla bocca.
I due ragazzi sapevano muoversi, intanto erano ben in sintonia ed i due cazzi mi sbattevano facendomi godere, avevo orgasmi continui e ripetuti che mi scuotevano, io facevo di tutto per fare la troia per incitarli e farmi sbattere il più possibile.
Intanto sentivo che stava crescendo dentro di me un orgasmo di quelli speciali, di quelli che ti fanno mancare il fiato, questa cosa fu capita dai due ragazzi, che ini-ziarono a pistonarmi più decisamente per farmi godere il più possibile, l'orgasmo arrivo violento, mi misi a urlare come una pazza, i colpi di cazzo non si fermarono nemmeno durante le mie urla, anzi qualche manata ben assestata sul culo aggiunse piacere a quello già presente, caddi spossata a terra semi svevuta, giulia si avvento con la bocca sui cazzi dei ragazzi e li svuotò in breve tempo, e la serata si concluse li.
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Quello che non ti aspetti
Erano le 22.30 di un sabato sera d’inverno e fuori da quella casa isolata nella campagna il termometro segnava 3° sottozero. Un vento freddo sibilava tra le persiane di legno invecchiate con la pittura abbondantemente incrostata e sfogliata dal tempo.Andrea, come tutti i sabato sera a quell’ora, era in bagno con indosso il suo accappatoio intento a lavarsi i denti, dopo una cena minuta e un paio di drink per darsi un minimo di tono. Si guardava allo specchio e pensava che dopotutto, nonostante i sui 35 anni, era ancora abbastanza piacente. La palestra e la dieta davano i suoi risultati su un corpo comunque ben strutturato sormontata da un viso con tratti aggraziati ma decisi. Un po’ di calvizie alle tempie e un po’ di grigiore sui lati conferivano un tocco vagamente maturo che lo rendeva più affascinante di quanto non fosse stato 6 o 7 anni prima.Mentre verificava il suo aspetto esteriore, cercando di convincersi che poteva ancora attirare lo sguardo di un bella fanciulla, rifletteva sull’opportunità di uscire o rimanere a casa. In fondo ne avrebbe guadagnato il suo portafoglio, il suo fegato e forse anche la sua patente di guida. Già perché ora uscire alla sera e bere qualche drink era come sfidare il coprifuoco in tempo di guerra. Le ronde dei taglieggiatori notturni in divisa aspettavano al varco i pollastri in uscita da bar e locali per mettere nel carniere facili prede, dopodiché andare con i colleghi a farsi offrire da bere in quegli stessi locali da cui erano usciti gli sventurati, infrangendo quelle norme che pochi minuti prima avevano verificato con tanto scrupolo e autorità.Ma non era solo questo a scoraggiarlo, principalmente era l’idea di un’altra serata uguale a 1000 altre fatta di conversazioni senza senso, di sorrisi falsi, di drink pagati 10 volte quello che valevano, di ragazze indifferenti, di posteggi impossibili, di attese davanti a quarti di bue in abito scuro con auricolare, convinti di avere la tua vita nelle loro mani per quei 50 euro a sera percepiti in nero e utili a pagare le rate dell’abito che indossano. Già; tutto questo e nessuna speranza di qualcosa di nuovo, di un’emozione, di 15 minuti di divertimento, e in aggiunta un’amara solitudine che lo avrebbe accompagnato fuori dalla porta di casa per tutta la serata, il rientro e anche parte della mattina seguente.Mentre si ammorbava su queste tematiche ricorrenti un’altra parte della sua testa valutava l’abbigliamento più adatto. -.-.-Sara stava riponendo ordinatamente sulle mensole del bagno i suoi arnesi, rossetto, spazzola, rimmel, matita, e con lo specchietto in mano dava un’ultima controllata al risultato. Perfetto, come sempre.Questi piccoli riti pre-uscita le davano sempre una certa soddisfazione, ci si dedicava con calma, con un buon sottofondo musicale nell’atmosfera ovattata del suo bagno ancora avvolto dai vapori della doccia. Era come dipingere un bel quadro, un quadro che conosceva bene per averlo dipinto innumerevoli volte e quasi sempre con estrema soddisfazione.La sua vita la soddisfala appieno, laureata in medicina a 26 anni da due anni lavorava già presso l’ospedale come anestesista. Il lavoro le piaceva, le dava soddisfazione e l’ambiente era pieno di gente simpatica con cui aveva un ottimo rapporto. Tutti i giorni si affrontavano situazioni diverse e spesso le sembrava di vivere in una fiction del tipo tanto in voga in tv.Da tre anni frequentava Sandro e insieme erano una coppia fantastica, da copertina. Entrambi alti, con un bel fisico, lineamenti perfetti, capelli ordinati, eleganza innata. Si erano conosciuti all’università, avevano la stessa età e lui faceva il ricercatore. Da un anno vivevano insieme in una splendida casa che i genitori di lui gli avevano donato per la laurea e insieme l’avevano arredata con gusto, eleganza, sapienza e tutte quelle cose che un discreta disponibilità finanziaria potevano permettere.Sandro era già pronto, impeccabile nel suo abito scuro, la stava aspettando sul divano leggendo una rivista di barche. Quindi uscita dal bagno si diresse in camera da letto infilandosi nel suo abito acquistato la mattina stessa. Era un abito lungo, da sera, piuttosto leggero per la stagione, ma le stava meravigliosamente. Esaltava le sue forme perfette, le gambe lunghe e affusolate, i fianchi perfetti, i seni sodi e proporzionati lasciando schiena, spalle e collo nudi. A guardarla Sandro rimase a bocca aperta pensando che avrebbe preferito restare in casa, anzi direttamente in camera da letto.Sara indossò il suo soprabito griffato, infilò un paio di scarpe con un tacco vertiginoso e insieme uscirono.-.-.-Luca infilò deciso la corsia del Telepass e diede una rapida occhiata all’orologio sul cruscotto. Erano le 22.40.Nonostante fosse sabato aveva lavorato tutto il giorno ed ora era quasi arrivato a casa, esausto ma soddisfatto. Lavorava nel ramo investimenti di una prestigiosa Banca e la giornata l’aveva trascorsa ad una riunione presso la sede centrale. Li aveva ricevuto i complimenti dei suoi dirigenti per il lavoro svolto nell’ultimo anno. Lui, con il solo diploma da ragioniere si era conquistato un posto e un prestigio a cui molti suoi colleghi laureati non sarebbero mai arrivati.Aveva avuto fortuna, dopo il diploma riuscì al suo primo concorso e a 19 anni lavorava già nella banca. Da li in poi le sue qualità e il suo impegno non tardarono a metterlo in luce e grazie anche a qualche circostanza fortuita riuscì ad occupare posizioni che per la sua giovane età erano impensabili.Ora, a 29 anni, si occupava di grossi clienti sparsi per il nord Italia, girava in mercedes, e viveva in uno splendido appartamento messogli a disposizione dalla banca ad un affitto simbolico.Tutto ciò era costato sacrifici e rinunce. Praticamente non aveva una vita sociale, esclusi i colleghi, e gli amici del pub sotto casa dove andava a guradare le partite di calcio, nessuna fidanzata e gli impegni di lavoro gli impedivano di dedicarsi molto al suo aspetto. Da 3 anni continuava a ingrassare sensibilmente e come se non bastasse perdeva anche i capelli. La cosa non gli toglieva certo il sonno. L’unica grana era dover cambiare spesso i vestiti che non gli stavano più, ma era troppo contento della sua vita per preoccuparsi di simili dettagli. Avrebbe voluto un rapporto con una ragazza, ma il tempo per dedicarsi alla ricerca, al corteggiamento ed alla gestione di un rapporto non riusciva proprio a organizzarlo nella sua fittissima agenda. Così si accontentava di qualche avventura con le colleghe dei vari sportelli, o con qualche ragazza conosciuta per caso.Decise che era ancora presto per andare a dormire e, dopo aver posteggiato, si diresse al pub per vedere se c’era qualcuno con cui bere un bicchiere e fare due chiacchere.-.-.-Dopo varie considerazioni, sulla sua età, sul clima della serata, sulle mode, sui posti dove sarebbe andato, Andrea si vesti con i soliti jeans, le solite scarpe di cuoio, la solita camicia, il solito golfino e il giaccone invernale comperato quest’anno.Il suo look era un misto di eleganza sportiva trasandata, che unito alla sua espressione pensierosa, il brizzolato e un’aria leggermente alcolica gli conferivano un certo fascino, o almeno lui credeva.Un’ultimo sguardo allo specchio, un bel respiro e via, si parte. Destinazione il bar nel centro ritrovo serale dei suoi 2 amici e della maggior parte delle persone di quella città.Era il classico bar pre-serata, arredamento di tendenza, baristi sorridenti, cameriere carine, musica inascoltabile ad un volume da sala macchine del Titanic.I suoi amici erano già li seduti con il loro drink sul tavolino raggomitolati per non sentire il freddo. Già, perché come tutti i bar fichi, anche questo aveva i tavolini all’aperto, anzi si può dire che li aveva solo all’aperto, visto che internamente era grande quanto un’edicola. Andrea infatti si era sempre chiesto per quale motivo alla gente piaccia tanto stare un paio d’ore col culo ghiacciato, aspettando che qualcuno si degni di portarti da bere e cercando invano di capire cosa dice il tuo interlocutore, nel frastuono della musica arrivata direttamente da Ibiza o Miami. Tutti posti un po’ più caldi però!La solita gente, Tronisti sorridenti, aspiranti veline, irriducibili yuppies, coppie silenziose, esaltati analfabeti, gruppi di lesbiche inconsapevoli e inacidite, pseudo intellettuali che parlano di calcio, ragazzini foruncolosi pieni di speranza.I soliti discorsi, chi voteresti tra i nominati, la juve, il milan, l’inter, le avventure immaginarie dello scorso fine settimana, i vestiti nuovi, malattie, incidenti, punti di patente persi, il costo della vita, la nuova fiction americana di Fox, il nuovo sceneggiato “Spazzini” di Rai 1 e il suo rivale “Postini” di Canale 5 entrambi interpretati da Raul Bova.Andrea si diresse immediatamente al banco ordinando un votka lemon e poi raggiunse il tavolo dei suoi amici.Appena seduto cominciò il lavoro abituale e diffuso, l’osservazione. Si sta lì seduti con il culo ghiacciato a osservare gli altri, bevendo e chiacchierando distrattamente. E’ il solito sabato, la solita routine, nessuna faccia nuova. Dopo un’oretta ci si comincia a chiedere che fare dopo ed è uno dei momenti esaltanti della serata. Comincia uno dicendo - si potrebbe andare allo Star- , l’altro risponde – per me ok uno vale l’altro – poi improvvisamente qualcuno azzarda – perché non si va in quel posto a 3 ore di macchina che c’è un sacco di fica? – li parte una discussione sul nome del locale che nessuno ricorda, sulla distanza troppo impegnativa, sulla noia dei soliti posti, sul fatto che la fica qui non manca, sul prezzo d’entrata, sull’eventualità di non riuscire ad entrare. Chiaramente poi non si va, ma intanto è passata un’altra ora e altri 2 drink.-.-.-Sara e Sandro uscirono dal ristorante in centro insieme ai loro amici dopo aver festeggiato il compleanno di Federica, una sua collega ginecologa. Come sempre in quel posto avevano mangiato egregiamente, ci andavano spesso e il proprietario, un loro amico, li trattava sempre in guanti bianchi. Ottimi antipasti, secondi raffinati, vini di pregio, musica soffusa. Tutto questo e altro per una serata che era iniziata sotto i migliori auspici.Decisero di recarsi in gruppo al bar del centro per proseguire la serata, facendo quattro passi nell’aria fresca continuando a conversare amabilmente con i loro amici. Nonostante il freddo pungente e le folate di vento era una piacevole serata limpida e, dopo una buona cena, 2 passi tra le vetrine illuminate del centro in quell’atmosfera invernale erano più che mai apprezzabili. I tacchettio delle scarpe faceva da sottofondo alla quella allegra compagine di belle donne e uomini eleganti.Arrivati al Bar si accorsero di essere in troppi e che non c’erano tavolini disponibili. Mentre cercavano di scovare qualche tavolino e sedia abbandonata si sentirono chiamare dal proprietario del bar che li invitò ad entrare. In un lampo si materializzarono 3 tavoli con annesse sedie e una lampada da riscaldamento. Ivo, il barista, conosceva Sara da quando erano ragazzini e si diede da fare per trovare posto a lei e ai suoi amici. Finalmente comodi ordinarono da bere e ripresero le loro conversazioni. Sara aveva già bevuto al ristorante e cominciava a sentirsi leggermente euforica. Ogni tanto un soffio di vento le si infilava sotto il soprabito e il vestito risalendo le sue lunghe gambe sino all’interno delle cosce, producendole un brivido eccitante. Guardava Sandro presissimo dalla sua discussione sulla ricerca in Italia, sui fondi che mancano, sui laboratori che non funzionavano e aveva voglia di prendere la sua mano ghiacciata e infilarsela tra le gambe, la dove l’aria invernale asciugava i suoi umori d’eccitazione.Mentre era presa dalle sue fantasie, Ivo, che quella sera voleva strafare, arrivava al loro tavolo con un vassoio di tartine e stuzzichini, seguito dal cameriere con i drink. Il grido fu soffocato dall’intenso freddo causato dal ghiaccio che si infilo sotto il soprabito lungo la sua schiena nuda. Il buon Ivo aveva fatto avanzare il cameriere per poi poggiare il suo vassoio sul tavolo, ma nell’operazione qualcosa era andato storto, i due vassoi si erano scontrati precipitando sulla sedia di Sara. Il risultato fu che Sara si ritrovò zuppa di cocacola, lemonsoda, rum, acqua tonica e con tartine varie sparse sul suo bel soprabito.Ancora sotto choc per il freddo improvviso e inaspettato Sara stava immobile come se si aspettasse una seconda ondata, poi lentamente realizzo e balzo in piedi cercando di togliersi di dosso le tartine. Ivo, mortificato, insieme al cameriere cercava di aiutarla ma con scarsi risultati. Sandro si alzo, si tolse il suo cappotto e invitò Sara a indossarlo al posto del suo, orami inzuppato dentro e fuori. Lei decise che era giunto il momento di andare in bagno, raccolse il cappotto di Sandro e abbandono quella scena di devastazione. Federica, che aveva assistito a tutta la scena con un misto di stupore e divertimento, si alzo e la segui all’interno del Bar. L’offerta di Federica di aiutarla ad asciugarsi e a pulirsi fu accolta con gioia da Sara visto che il bagno era estremamente piccolo ed avere qualcuno anche solo per reggere i vestiti era utilissimo.Sara si sfilo il soprabito e il vestito restando in reggiseno, perizoma e autoreggenti e cominciò a passarsi fazzolettini di carta sulle spalle e sui capelli per asciugare quel mix di liquido che l’aveva innondata. Prontamente Federica appese i vestiti di Sara alla maniglia della porta e cominciò a passare delicatamente altri fazzolettini sulla sua schiena. Si muoveva delicatamente, con entrambe le mani partendo dalla base del collo e allargandosi poi sulle spalle per tornare poi sulla colonna vertebrale. Sara era immobile con le braccia alzate intenta a raccogliersi i capelli e lasciava che Federica proseguisse in quello che sembrava più un massaggio che un’assistenza. Sempre lentamente Federica comincio a scendere lungo i fianchi, ma non guardava la schiena di Sara, guardava nello specchio da sopra le sue spalle, fissandole gli occhi riflessi. Entrambe si guardavano intensamente nelle rispettive immagini riflesse e a quel punto Sara si rese conto della sensualità della scena, praticamente nuda, davanti ad uno specchio con le braccia alzate sopra la testa e i capelli raccolti e le gambe leggermente divaricate, con un’altra donna alle sue spalle che la toccava e la fissava. Federica prosegui in silenzio ad asciugarle la schiena arrivando sino all’elastico del perizoma, li si fermo e sempre guardandola fissa negli occhi le disse – ho finito, ti aspetto fuori.Sara la guardo uscire rimandendo in quella posizione ancora qualche istante, poi si guardò allo specchio e abbasso lo sguardo sul lavandino sentendosi imbarazzata della propria immagine.Velocemente si rivesti, aprì la porta e con sua sorpresa scopri che Federica non era lì, c’era un uomo sulla trentina con i capelli brizzolati che la scrutava con aria seria e pensierosa. -.-.-Nel pub quella sera c’era gente ma degli amici di Luca c’erano soltanto Davide e Max. Erano al bancone che parlavano tra loro davanti a un paio di birre e Luca li avvicinò con una pacca sulle spalle. Non aveva voglia di sedersi, dopotutto era stato 4 ore in macchina, e quindi ordinò da bere appoggiato al banco affianco a loro. Parlavano di quel nuovo Night che aveva aperto 3 settimane fa. Davide ogni tanto cedeva alla tentazione di infilarsi in locali simili rimanendono poi spesso deluso. Anche questa volta non era andata diversamente. Luca gli chiese – allora com’è? – carino, ma mi sono un po’ rotto – Perché niente figa? – no, un sacco di figa, tutte dell’est, ma abbastanza squallido – Vabbè, è un night cosa credevi? – ma niente, speravo ci fosse più gente invece oltre a me c’erano 4 o 5 vecchiotti e un paio di ragazzini – quanto ci hai lasciato stavolta? – ho bevuto un drink da solo, poi è arrivata una tipa e le offerto da bere 2 volte, sai come funziona, ogni 15 minuti lei deve ordinare per contratto, e poi mi sono lasciato convincere a fare un prive – quindi? – be, tra i drink e il prive mi sembra più o meno 150 euro – 150 euro per bere 1 volta, guardare un paio di tette, e farsi una sega a casa propria! Bella serata davvero! – lo so, lo so anzi lo sapevo già prima di entrare che finiva così, ma ero in giro da solo, son passato lì davanti e mi è venuta la curiosità – ma non ti conviene dare 150 euro a una prostituta e fare quello che devi fare? – ma più che altro è l’idea, sai com’è, entri li dentro e ti dici “bevo solo un drink e me ne vado”, poi guardi uno spettacolino, ti ecciti, arriva una accanto a te praticamente nuda e ti spiace mandarla via e a quel punto ce l’hai già nel culo – lo so, ci siamo passati tutti, ma tu insisti! Quando l’hai fatto una volta basta, oppure decidi di spendere un po’ di soldi, te ne coltivi una e poi dopo un paio di serate la vedi fuori dal locale – no, non mi va di lasciarci tutti quei soldi, te l’ho detto ci vado ogni tanto, così per togliermi lo sfizio – si lo sfizio di buttare via 150 euro, dalli a me che ne faccio un uso migliore! – Ma tu sei pieno di soldi, anzi tu si che dovresti andarci e prendertene una di quelle da 500 euro a notte e portartela a casa – preferisco farmi una sega, penso a chi mi pare e non mi costa niente!. A quel punto Luca decise di cambiare argomento e chiese ai suoi amici cosa facessero dopo. Davide disse che doveva rientrare dei 150 euro e quindi finita la birra andava a casa a dormire, Max era indeciso se andare a fare un salto in discoteca o andarsene pure lui a dormire. Anche li la questione era finanziaria, Max sosteneva che pagare 20 euro di ingresso e 15 euro a consumazione era un salasso, soprattutto per quelli come loro che poi bevevano 3 o 4 volte. Era assurdo, 80 euro per una serata in discoteca che fino a pochi anni prima, quando c’era la lira, l’avresti fatta con 60.000 lire e non con 160.000. Non riusciva poi a capire come facessero i ragazzini a spendere tutti quei soldi, tutti i fine settimana e senza contare gli abiti griffati, le macchine ecc… Questo argomento lo faceva veramente incazzare, com’è possibile che un ragazzo di 20 anni, studente, possa bruciarsi più di 600 euro in un mese solo per andare 2 volte a settimana in discoteca. Cazzo! 600 euro sono quasi uno stipendio, dove li prendono?Alla fine del suo sfogo Max decise che i suoi soldi non li avrebbe regalati a quel locale di snob e scelse la via di casa.Luca condivideva in pieno il pensiero di Max, ma riteneva che se le cose al momento stavano così lui poteva farci poco e quindi o se ne stava a casa oppure ogni tanto buttava via un po’ di soldi e cercava di divertirsi.Quindi fini il suo drink e disse ai suoi amici che lui, quella sera, voleva divertirsi, che aveva lavorato tutta la settimana, tutto il giorno e che si concedeva qualche ora di svago.Usci dal pub, guardo l’ora e si diresse alla sua auto.-.-.-Mentre era in macchina con i suoi amici Andrea continuava a pensare a quella donna incontrata nel bagno del bar. Era davvero bella, l’aveva vista altre volte al bar o in giro ma mai così da vicino.Anche la sua amica, quella che era uscita dal bagno prima di lei era bella, ma un bello diverso, arrogante, mascolino. Dava l’impressione di una donna severa, decisa, solitaria, molto sexy ma difficile da conquistare e dominare. Lei invece aveva questa espressione alla Scarlet Jhoanson che ti faceva venire voglia di prenderle il viso tra le mani e baciarlo per ore.Terminò le sue meditazioni mentre stavano già entrando nel locale, incredibilmente senza stupide attese all’ingresso. Il locale non era enorme, classica pista centrale, divanetti, tavolini, 2 bar, luci, guardaroba e tutto il resto. Un locale come tanti, abbastanza anonimo come la gente che lo frequentava, ma in zona era l’unico e quindi si finiva sempre lì.Quella sera c’era il Dj Flash, un idiota totale, convinto di essere stato unto dal Signore, annunciato dal vocalist come “in arrivo direttamente da Ibiza”. Andrea pensava che probabilmente arrivava davvero da Ibiza dove aveva fatto la stagione come cameriere in qualche ristorante e che il “direttamente” fosse relativo a quanto gli aveva detto il suo padrone di casa stanco dei suoi tentativi di mixaggio notturno e degli arretrati sull’affitto. Comunque si diresse al bar per l’ennesimo drink e proseguì nell’osservazione della stessa gente che aveva già osservato al bar.-.-.-Tornata al tavolo Sara scoprì che Federica era tranquillamente seduta con la sua sigaretta tra le dita che conversava con gli altri amici. Lei, ormai ricomposta, si sedette e ordinò una votka liscia. Voleva bere qualcosa di forte per riprendersi dall’accaduto e per scuotere il proprio cervello. Era confusa, non capiva se Federica le avesse effettivamente fatto delle avances o se era stata una sua idea. Ma questo non era neppure così importante quanto lo era la sua reazione di eccitamento. Non si era mai sentita attratta da altre donne, era felicemente innamorata di Sandro, la sua vita scorreva limpida e felice come l’aveva sognata e programmata e poi … improvvisamente, questa cosa. Questo senso di desiderio inspiegabile, imbarazzante, spaventoso, immorale. Guardava Federica, cercava di capire qualcosa da lei, dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti. Ma niente, lei si comportava come se nulla fosse accaduto, con naturalezza, scherzava e rideva tranquillamente.Possibile che abbia frainteso? Possibile che sia l’effetto dell’alcol? Tutto è possibile ma l’eccitazione e il desiderio che aveva provato erano reali e non riusciva ad accettarli. Non voleva più stare lì e non voleva neppure andare a casa con Sandro, si sentiva agitata e confusa. Trangugiò la votka e disse – ragazzi, non so voi, ma io mi sono rotta, andiamo a ballare? – Il gruppo cominciò a valutare la cosa, ma le posizioni non erano concordi. Sandro non aveva molta voglia di ballare, pensava piuttosto alla loro camera da letto e a riprendere quell’idea che aveva avuto prima di uscire, gli altri erano indecisi ma il pensiero di posteggiare a chilometri dal locale e farsi tutta la strada a piedi con quel freddo li spinse a rinunciare. Federica disse semplicemente – ok, per me va bene.Alla fine si ritrovarono sulla macchina di Federica soltanto in 3, lei, Sandro e Sara. Avevano preso la sua macchina perché più piccola e più facile da posteggiare e infatti furono fortunati, perché trovarono un posteggio proprio dietro il locale, nel vicolo buio vicino alle uscite di emergenza.-.-.-Luca guardò la sua immagine riflessa nello specchio del corridoio che dall’ingresso del locale conduceva all’interno. Solo in quel momento realizzo di essere ancora vestito “da lavoro”. Completo grigio, camicia azzurra e cravatta. Certo non era l’abbigliamento adatto ad una serata in discoteca, ma fu un pensiero che gli rubò giusto qualche istante, non gli importava poi molto del proprio aspetto e comunque il vestito era di qualità e gli stava bene.Cominciò a guardarsi intorno per entrare in sintonia con il locale, si sentiva come se fosse a una festa, non conosceva quasi nessuno, ma ogni persona poteva essere un amico per qualche ora. Alla cassa fece il suo tiket per il bar dove si avviò per il secondo drink della serata. Un buon cubalibre, era un po’ che non lo bevevo e quella sera aveva voglia di spassarsela. Cominciò a fare un giretto del locale con il suo drink in mano, guardando le belle ragazze sorridenti vestite alla moda e i ragazzi intenti a farle divertire, ascoltando la musica e cominciando a sentirsi catturato dall’atmosfera e dal rum del suo bicchiere. Il ritmo lo penetrava e si accorse di camminare seguendo vagamente il tempo. Fece il giro di tutto il locale e, terminato di bere, decise di buttarsi in pista. Un dubbio gli velò la mente per qualche secondo: sarò mica ridicolo a ballare da solo in giacca e cravatta? Ma poi penso: chi se ne frega! Ho voglia di ballare, ballo!Si butto in pista, chiuse gli occhi e sentì il ritmo salirgli dentro le gambe, conquistare il fondoschiena, aggredire le spalle, il collo e la testa. Si muoveva libero tra gli altri seguendo il ritmo e lasciandosi andare completamente. A guradarlo non si poteva certo dire che fosse aggraziato o che andasse a tempo, però nella sua spontaneità e nell’espressione serena del suo viso, si coglieva il piacere che gli davano quei movimenti e il tutto gli conferiva un non so che di fascinoso. Non era un ubriaco da solo in mezzo alla pista, ne un fighetto impettito che si muoveva con passi e sguardi studiati, era un uomo adulto, sereno a cui piaceva divertirsi, a cui piaceva ballare e divertirsi. Continuò a ballare fino a quando il dj non mise un pezzo che non gli piaceva. A quel punto uscì dalla pista e punto dritto al bagno per rimettersi un po’ in sesto. Era accaldato e il cubalibre aveva solleticato la sua vescica. Si diede una rinfrescata e quando usci dal bagno i suoi occhi si posarono su una ragazza a pochi passi da lui. Era carina, bionda, non molto alta ma con uno sguardo intenso e un sorriso radioso. Stava parlando con alcune amiche che la circondavano e sembravano tutte abbastanza divertite ed euforiche. La guardava parlare e ridere e si sentiva attratto da quel viso radioso, da quel sorriso che sprizzava gioa, allegria, benessere. Voleva conoscerla ma era un po’ timoroso, non si sentiva certo un ragazzo da copertina, e lei era insieme alle sue amiche. Alla fine decise che se non lo faceva subito non lo avrebbe fatto più. Quindi prese un bel respiro e si avviò. - Ciao, mi chiamo Luca, tu? – Ciao, io Manuela .Lei lo guardava incuriosita e sorridente insieme a tutte le sue amiche. Luca si sentiva piuttosto imbarazzato da quella situazione e decise di giocare a carte scoperte – ti ho vista con le tue amiche così sorridente e felice e non sono riuscito a resistere alla tentazione di avvicinarmi, ma ora mi sento un po’ in imbarazzo in mezzo a tutte voi – Non far caso a loro, stiamo festeggiando l’addio al nubilato di Elena e siamo tutte piuttosto su di giri. E così facendo gli presentò tutte le sue amiche – stavamo giusto sorridendo del fatto che siamo qui in 5 ragazze da sole, carine, da 2 ore e non si era fatto avanti ancora neanche un ometto – Eccomi qui, io sono stato estratto per primo, mi mandano sempre avanti per spianare la strada a quelli più giovani e indecisi – Quindi sei una specie di ariete? – Certo, giro per i locali a prendere contatto con giovani e avvenenti fanciulle, le stordisco di chiacchere, le faccio ubriacare e poi quando sono rosolate per bene faccio intervenire gli operativi – Interessante, con noi parti bene perché siamo già alquanto alticce, quindi puoi concentrarti sulle chiacchere – Fantastico, a chiacchere vado fortissimo – Anche sulla pista da ballo! Ti abbiamo visto prima scatenato da solo la in mezzo – Bè in effetti me la cavo meglio con le parole, ma mi piace la musica e non resisto al ritmo, anche se magari sono un po’ ridicolo – Per niente te la cavavi bene anche se eri un po’ solitario – Infatti sono qui da solo, oggi ho lavorato, ero fuori città e quando sono arrivato ho deciso che era presto per il letto e mi sono concesso quattro salti e una bevuta – Hai fatto bene, perché non ti unisci a noi, stavamo pensando di trasferirci in un altro locale perché staserà dobbiamo fare l’alba e quindi si è deciso di fare il tour della provincia – Volentieri, io ho già guidato tutto il giorno, ma ero da solo, con voi sarebbe sicuramente più divertente, si va? – Perfetto, prendiamo le giacche e ci vediamo all’uscita.-.-.-Era dentro il locale da circa un’ora e sembrava proprio una serata come tante altre, un groviglio di gente impegnata a divertirsi a tutti i costi, quasi come se fosse un lavoro. La musica non era poi malaccio, anche se Andrea non apprezzava le ultime tendenze dance, ma perlomeno quella sera, ogni tanto variavano un po’ sul tema inserendo qualcosa di commerciale, un po’ di revival e qualche classico rivisitato. C’erano un sacco di belle ragazze e Andrea le guardava con una certa frustrazione. Si sentiva un po’ come un’affamato davanti ad un buffè da cui non poteva prendere nulla. Certo gli sarebbe bastato fare un tentativo, ma l’insicurezza e l’orgoglio lo frenavano. Era una cosa stupida e lo sapeva bene, decine e decine di serate aveva trascorso meditanto su questi argomenti con un bicchiere in mano appoggiato al bar di varie discoteche. Spesso capitava anche che qualche ragazza lo guardasse ed era il momento peggiore. Già perché a quel punto non trovava più scuse per le proprie indecisioni e cadeva nello sconforto totale. I suoi amici erano in pista a ballare, a lui piaceva ballare ma quella sera non era proprio dell’umore e quindi si diresse all’uscita fumatori per l’ennesima volta. Questa cosa di dovere uscire per fumare lo faceva veramente incazzare. Possibile che i proprietari o gestori dei locali non potessero spendere poche centinaia di euro per attrezzare un piccolo angolo fumatori? Possibile che lui e molti altri dovevano rischiare la polmonite ogni volta per fumarsi una sigaretta? Se non era emarginazione questa ?Si appoggio al muro esterno del locale e tirò fuori il pacchetto. A quel punto si avvicinò a lui una giovane ragazza che gli disse – non dovresti fumare, sai che è una cosa stupida? – Lui la guardo attentamente prima di rispondere, mentre si accendeva la sigaretta. Era giovane, 25 anni massimo, capelli neri, lisci, viso attraente, trucco appariscente, bel corpo, mani curate, vestito elegnate e sensuale. Si chiese come mai fosse lì e soprattutto perché parlasse con lui e cosa gliene importasse della sua salute? – Faccio un sacco di cose stupide – rispose alla fine. Lei lo guardo con aria sorridente e chiese – tipo? – fumare, bere, correre in macchina, essere timido – essere timido non è una cosa stupida, e poi tu non mi sembri timido – no? In effetti forse sono insicuro e presuntuoso – lo credo anch’io e quelle si sono cose stupide – Tu chi sei? Come ti chiami? Che ci fai qui fuori? – mi chiamo Marica e sono uscita a prendere un po’ d’aria perché non mi andava di stare con la persona che mi ha portato qui – Hai litigato col fidanzato? – Non è un fidanzato, è un … conoscente, ma non è interessante e credo che farò a meno della sua compagnia, tu invece? – Io sono Andrea e sono qui a rompermi con un paio di amici come tutti i sabato sera, ma penso che tra poco me ne andrò a casa. Tu non sei di qui? Non ti ho mai visto – Sono qui da qualche settimana, per lavoro – Di cosa ti occupi? – Lavoro nel nuovo night che hanno aperto – Un’esplosione di pensieri dilagò nella testa di Andrea: una prostituta? Mi sta adescando? Pareva troppo bello che una bella ragazza si interessasse a lui spontaneamente! Cosa le dico? Me ne vado? Le chiedo quanto vuole? Mi sta prendendo per il culo? Alla fine aprì bocca – Sono spiazzato, non so cosa dirti – Perché? Non hai mai parlato con una ragazza? – Si milioni di volte ma con una ….. – Puttana? – Se lo dici tu – Io non mi vergogno del mio lavoro, guadagno bene, mi piace il sesso e vedo sempre posti nuovi – Ok ma non ti pesa? – Certo, alle volte si, ma perché il tuo lavoro lo fai sempre con gioia e leggerezza tu ? – No, ma…. – Ma è un lavoro come un altro, alle volte mi tocca sopportare, altre volte è divertente e comunque la paga è sempre ottima – Forse hai ragione tu, quanto guadagni in una sera? – Più di quanto molti guadagnano in un mese – Be a guardarti non faccio fatica crederlo, perché sei venuta da me? Io non frequento il night, e non amo pagare ragazze per fare sesso – Perché ti ho visto, ti ho trovato attraente e volevo conoscerti – E ora che mi hai conosciuto che succede – Succede che mi farebbe piacere rivederti, fare due chiacchere, conoscerti meglio, ecc… ecc… - Mi stai corteggiando? – In un certo senso si – E’ strano, non mi è mai successo, tu sei molto attraente e non ti mancano certo inviti e corteggiatori, perché proprio io? – Te l’ho già detto, mi piaci, e i miei “ammiratori” non sono interessati a conoscermi, solo a scoparmi – Le allusioni non sono il tuo forte vero? – Non mi piace girare intorno alle cose, se ti va di conoscermi meglio ti posso dare il mio numero e magari ci sentiamo domani, oppure puoi darmi il tuo – Mi sembra tutto un po’ irreale, comunque si vorrei rivederti, dammi il tuo numero, ti chiamo – Ok, eccolo, ma ricordati che non mi piace aspettare – Neppure a me, perché non ce ne andiamo via insieme ora? – No, perché adesso tu ragioni con gli attributi e pensi di portarmi a casa tua, io ci verrei anche e probabilmente ci verrò, ma non stasera. Non cerco una scopata, non solo quello, ciao-.Si voltò e se ne andò lasciando Andrea con gli occhi fissi su di lei che stava cercando di ritornare sulla terra dal suo viaggio interplanetario ai confini della realtà.-.-.-All’interno del locale Sara cercava di scrollarsi di dosso i suoi pensieri, ma non ci riusciva. Ballava, bevevo, scherzava con Sandro ma non smetteva un attimo di macinare sull’accaduto, sulle sue sensazioni, sul perché, sul loro significato. Ogni tanto guardava Federica, le parlava ma lei sembrava la solita Federica che conosceva bene. Algida, umoristica, tagliente e austera. Notava che molti ragazzi del locale la guardavano con interesse, ma lei non si curava molto di loro e improvvisamente si accorse di non averla mai vista con un uomo, non le aveva mai parlato di sue storie o avventure. Con lei parlava di lavoro, di moda, di Sandro, di un’infinità di altre cose che le accumunavano ma mai delle sue relazioni. Questa cosa la turbò ancora di più. Federica era una amica a cui teneva, una persona che le piaceva, con cui aveva un rapporto piacevole ed ora sentiva repulsione per quel rapporto ma allo stesso tempo non voleva perderlo. Sandro le si avvicinò – Stai bene? – Si perché? – Mi sembri strana, agitata, hai bevuto molto e non stai un attimo ferma – Sto bene, ho voglia di divertirmi, di fare un po’ la pazza – Ok ma non mi sembra che tu ti stia divertendo, sembri in ansia, quasi spaventata – Sarà una tua impressione, sono ancora un po’ scossa dalla faccenda del bar, ma per il resto tutto ok – ti va se andiamo a casa a giocare noi due soli? – Sarebbe bello, magari tra un po’, ora ho voglia di stare un po’ in mezzo alla gente e poi mi è venuta una gran voglia di fumare una sigaretta – E’ da un po’ che non fumi, sei sicura di stare bene – Ma si, te l’ho già detto, voglio divertirmi e voglio fumare una sigaretta, che c’è di così strano – nulla, apparte la tua acidità, comunque io non ho sigarette – e si voltò a chiamare Federica – Sara vuole fumare, hai una sigaretta? – Le ho lasciate in macchina, andiamo, avevo voglia anch’io di fumarne una – Sara restò immobile, fissava Federica e Sandro indecisa se accettare l’invito e intenta a scrutare il volto delle sua amica per capirne le intenzioni –Era terrorizzata, cosa sarebbe accaduto la fuori? Sandro intervenne – allora? Ti sei incantata? – No, andiamo – e si avviò verso l’uscita seguita da Federica.Nel tragitto pensava che in fondo non sarebbe successo nulla, c’era altra gente la fuori e, anzi, avrebbe affrontato l’amica esponendole i suoi dubbi, così almeno avrebbe smesso di torturarsi nei dubbi.Arrivarono alla macchina e solo allora Sara ricordò che era dietro al locale, in un vicolo buoi dove non c’era nessun altro. Federica apri la portiera e disse – io la fumo in macchina, qui fa un freddo cane e ho lasciato dentro il cappotto – va bene, io sto tremando-Federica le porse la sigaretta e le avvicino l’accendino al viso guardandola fissa negli occhi, poi estrasse un’altra sigaretta e, sempre fissando Sara, se la accese. Sara la fissava in silenzio non sapendo cosa dire e come rompere quell’atmosfera angosciante. Alla fine fu Fedrica a parlare – Cosa vuoi dirmi? – Perché pensi che voglia dirti qualcosa – Perché è tutta la sera che mi fissi – dici? Non mi è sembrato – Non dire puttanate, dopo il bagno del bar mi hai fissato come fossi un alieno – Ok, cos’è successo nel bagno? A me è sembrato che tu …, che …. , che ci stessi provando con me e questa cosa mi stà destabilizzando parecchio – Si, c’ho provato e a te è piaciuto – E’ tremendo, come puoi dirmelo così in faccia? Ti credevo un’amica e poi cosa ti fa credere che mi sia piaciuto? – Non lo credo, lo so e non trovo altro modo per dirtelo, ti è piaciuto e lo sai ed è questo che ti tormenta, perché se non fosse così non saresti qui in macchina con me – Federica aveva gettato la sigaretta dal finestrino e in un attimo si era buttata sopra Sara, con una mano le aveva afferrato il collo tirando la sua testa in avanti e baciandola sulle labbra, l’altra mano gliela aveva infilata tra le gambe direttamente sulla vagina. Sara ebbe un sussulto, cerco di tirarsi indietro ma non sapeva che fare, la stretta di Federica era potente e non riusciva ne staccarsi da lei ne toglierle la mano. Fedrica non indietreggio, anzi cercò di infilare la lingua tra le labbra di Sara che digrignava i denti, contemporaneamente infilò due dita nel perizoma di Sara e arrivo alle grandi labbra. Li, grazie all’esperienza di essere donna e ginecologa, con facilità infilò un dito dentro. Sarà proruppe in un gemito e cominciò a bagnarsi. Sarà era in preda al panico. Voleva allontanarsi di li, fuggire, ma il suo corpo non faceva quello che la sua mente desiderava. Si accorse di essere eccitata, sentiva i capezzoli turgidi sfregare contro il vestito, sentiva il desiderio della sua bocca di aprirsi e della sua lingua di avvinghiarsi a quella di Federica, delle sue mani di toccarla e spogliarla, delle sue gambe di aprirsi. Lotto contro se stessa, confusa, spaventata, eccitata, poi, quando sentì il dito dentro esplose, aprì la bocca, aprì le gambe, prese Federica con le mani e la tirò verso di se, le infilò la lingua in bocca e cominciò a leccarle la sua, cercò i suoi seni, scese alle cosce e le sbottonò i pantaloni. Federica allargò le sue gambe e Sara cominciò a toccarla, a cercare e finalmente la sentì, calda, umida, rasata e fremente. Ci infilò due dita dentro e comiciò a muoverle avanti e indietro. IL SEGUITO A BREVE .........
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16 years ago
ORIONE2007,
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Piscina
E' agosto, fa un caldo terribile e ho promesso ad un mio amico di passare da casa sua a innaffiare le piante almeno una volta durante la sua assenza.
Abita appena fuori Milano in una zona con 5 o 6 villette e la piscina condominiale, io lo so ed ho anche la sua autorizzazione per farmi un bagno e quindi mi porto il necessario per un bel bagno.
Innaffio i firori e poi grondante di sudore mi dirigo verso la piscina per rilassarmi un pò, quando arrivo noto che c'è solo una ragazza sulla quarantina e dentro di me mi dico non male e poi tutta abbronzata fa la sua porca figura.
Buongiorno dico io, buongiorno dice lei, mi scelgo un lettino non troppo vicino per non disturbare, mi spoglio, tanto avevo il costume sotto i vestiti e mi siedo sul lettino guardandomi intorno, mi accendo una sigaretta e lancio uno sguardo verso la ragazza.
Dopo un pò che mi stavo cuocendo al sole mi si avvicina con grazia e mi dice di non abitare lì e di aver dimenticato la crema solare e se per caso ne avessi io, le dissi che non avevo la crema ma l'olio solare se andava bene lo stesso glielo avrei ceduto volentieri.
Mi disse che andava bene lo stesso e iniziò a spalmarselo accanto al mio lettino quasi non volesse approfittare portandolo al suo lettino, la sua pelle era dorata, di un colore bellissimo, era completamente depilata e liscia, io ero lì inebetito che la guardavo, lei notò che la guardavo ma continuava a passarsi l'olio su tutto il corpo e la cosa mi faceva provare una sensazione eccitante nello stomaco.
Poco dopo quando finì mi mise in mano la boccetta dell'olio e mi disse: "tu non ne metti?", certo risposi io e inizia a mettermelo un pò qui un pò la con fare impacciato e quando finii lei mi chiese di metterglielo sulla schiena dicendomi che li non ci arrivava.
Eravamo in piedi tutti e due e lei si girò dandomi le spalle, ne feci colare un pochino alla base del collo e iniziai a ungerle la schiena, era caldissima e quel caldo mi dava una forte eccitazione e sentii di avere un principio di erezione. Lei si muoveva un pochino e veniva indietro quasi ad appoggiare il suo sederino, la cosa mi piaceva da morire, poi si girò e mi disse: "dai che te ne metto un pò sulla tua schiena", detto fatto, mi girai e lei iniziò a ungermi a sua volta, mani morbidissime e molto sensuali.
Le sue mani unte passarono sotto le braccia come in un abbraccio fino a ungermi il torace, faceva passare le sue dita sui miei capezzoli che erano già duri e non solo quello, sentivo il suo corpo che sfiorava la mia schiena, e sentivo le sue mani che perlustravano il mio torace fino a scendere di poco sotto l'ombelico.
A quel punto ero molto eccitato e lei lo sapeva, le sue mani continuavano a scivolare sulla mia pellefino a quando le fece scendere più sotto dentro il costume facendovi avere un sussulto di piacere fortissimo.
Ero pietrificato e lei lo accarezzava con le mani unte masturbandolo lentissimamente, mi girai per baciarla ma lei si fece solo sfiorare le labbra invitandomi a sedere sul lettino, mi si mise inginocchiata di fronte e iniziò a masturbarmi con decisione, poi mi face capire che dovevo sdraiarmi sul lettino e pensai subito che voleva scopare, ma non era così, voleva fare un 69, si spogliò e notai la sua patatina completamente depilata, poi venne sopra di me e iniziai a leccargliela infilando di tanto in tanto la lingua, lei iniziò a pomparmi con delicatezza accarezzandomi attorno, ricordo che pensai che se usava solo la bocca non sarei venuto e che quindi mi sarei goduto dei lunghi attimi di piacere.
Lei mi toccava tutto intorno, prendeva in mano le mie palle e mi piaceva molto, mi accarezzava le gambe con le sue mani unte, forse non avrei restito a lungo stavo godendo e avevo voglia di venire, io continuavo a leccarla e con un dito le stimolavo l'ano fino a quando sentii che godette interrompendo un pò la sua opera, ero eccitatissimo, poi lei riprese, ripresi anch'io volevo farla godere ancora così, con un bel 69, lei continuava a farmi godere ed ad accarezzarmi poi con una mano teneva le mie palle e ad un tratto con la stessa mano unta mi infilò un dito nell'ano, sentii tutto il dito entrare dentro di me e muoversi in avanti e indietro ma lo fece solo due o tre volte perchè ho avuto un orgasmo potentissimo e lunghissimo inondandole la faccia con il mio sperma, mi fece godere fino in fondo assicurandosi di farmi schizzare fino all'ultima goccia.
Poi ancora in quella posizione senza dire nulla prese il mio asciugamano e si pulì in faccia avviandosi verso la doccia del giardino, io non dissi nulla ero ancora stremato per l'orgasmo avuto ma la guardavo, volevo chiederle il numero di cellulare e già immaginavo di poterla rivedere.
Finita la doccia si avvia verso il suo lettino a ripondere al cellulare che suonava, una breve conversazione e vedo comparire un uomo all'ingresso del giardino, l'uomo entra e va verso di lei, si danno un bacino sulla bocca, lei raccoglie le sue cose e se ne va con lui, ad un certo punto l'uomo si gira e mi sorride, poi spariscono.
A quel punto capisco che lei lo ha fatto per il suo compagno, che probabilmente era lì a spiarci, vabbè dico io è stato bello uguale, mi avvicino alla piscina e mi tuffo.....
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1
16 years ago
soffioblu,
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Il caldo afoso
il ristorante in spiaggia,... a due tavoli diversi... siamo tutti e tue lì, io solo e tu con tuo marito
io con un pantaloncino nero e tu con un due pezzi molto mini, che emana femminilità ed eccitazione;
Io appena ti vedo entrare comincio a guardarti… una femmina del genere non si vede tutti i giorni… tu probabilmente te ne accorgi subito, … sei abituata ad essere ammirata… e vi sedete proprio di fianco a me, io accenno un saluto, ricambiato e ………
Tu mi avevi già notato, i nostri sguardi si erano già intrecciati sulla spiaggia, siamo vicini di ombrellone e, il tuo lui non ha fatto altro che leggere, mentre tu, sei stata stesa a farti baciare dal sole e ………. Dai miei sguardi allusivi e vogliosi;
Io mangio ma non tolgo lo sguardo da te… e soprattutto dalle tue gambe belle e lunghe che si vedono molto bene da sotto al tavolo… tu fai finta di nulla;
ti muovi sinuosa, accavalli le gambe e …….. ti aggiusti il costume, cercando il mio sguardo e le miei allusioni ………. Tuo marito, continua a leggere ed a parlare con te, ma ti vedo estranea, sensuale e ………le tue labbra si accostano alla forchetta e ……. Succhiano quegli spaghetti, come se avessi un membro, la lingua fuoriesce e …….. le lecca, alla ricerca di un nettare da ingoiare.
Tuo marito …… si alza e va a stendersi, tu …….. rimani immobile e ……. Cercando una scusa …….. rimani, mi guardi e …….. mi lanci un segnale;
Ti dirigi verso le cabine interne ……. Ti giri e ……… mi alzo e ti seguo
Ci incrociamo dietro le cabine e ……….. mi prendi un braccio, la tua cabina è aperta, ti dirigo verso la mia ……….. apro ed entriamo
ti spingo contro la parete e sempre baciandoti faccio aderire completamente il mio corpo al tuo per farti sentire tutto il mio desiderio… con entrambe le braccia ti cingo la vita e afferro le tue natiche sode … con una mano scendo sulla coscia ti alzo la gamba che mi asseconda cingendomi la vita…
In quella posizione posso sentire la tua natica nuda sotto le mie mani… calda e liscia… e subito arrivo al solco che hai tra le gambe e lo trovo gia fradicio dei tuoi umori… sicuramente hai mascherato molto bene la tua eccitazione …
Mi sento un po’ come nella trappola di un ragno… è tutta la sera che mi stuzzichi e mi fai fare quello che vuoi… e io non sono il tipo da accettare questo nemmeno da un pezzo di femmina come te… allora con la tua pelle calda sotto le mie mani... comincio a infilarti la lingua nella bocca... con forza spingo fino a che apri del tutto la bocca e io posso far entrare la mia lingua ruvida dentro... mi piace penetrarti gustandomi il sapore e la dolcezza delle tue labbra...
Intanto con una mano ti levo il reggiseno... e comincio a palparti un seno... bello... gonfio... morbido e sodo allo stesso tempo... sento sotto le dita il tuo capezzolo che diventa turgido e duro... che spinge come un chiodo...
Allora con il pollice e l'indice comincio a stringerlo... e a tirarlo... tu mi guardi un pò stupita per il cambiamento improvviso del mio atteggiamento... il cazzo mi è diventato di marmo... e dentro mi cresce una voglia di scoparti che mi fa diventare violento... mi piace sentire la tua carne così soda sotto le mie mani... mi piace strizzarti il capezzolo gonfio...
Tu mi assecondi... ti senti dominata... e questo ti eccita ancora di più... ti piace essere una preda... il dolore al capezzolo si è trasformato in piacere... e vedo nei tuoi occhi una luce diversa... e il sorriso sulle tue labbra mi invita a continuare...
Allora ti metto le mani sulle spalle e ti spingo in basso... tu fai resistenza… ma sono troppo forte e cedi piegandoti sulle ginocchia... la tua bocca è davanti ai miei pantaloncini e il gonfiore che vedi ti rende avida... cominci a strofinare la faccia sui miei pantaloncini...
Ti piace l'odore di maschio che emanano... con le mani intanto li afferri... e finalmente li abbassi fino alle cosce... facendo così il cazzo scatta fuori come una molla... duro... turgido... gonfio... la cappella è grossa e rossa... non ce la fai a resistere…
Senza toccarlo apri la bocca e lo ingoi... ti piace il sapore... ma ancora di più ti piace dover spalancare tutta la bocca per farlo entrare...
Con una mano afferri l'asta per dirigerlo meglio... con l'altra afferri le palle... e cominci a massaggiarle... questo fa si che il cazzo arrivi alla sua massima estensione... lo senti fremere... e con la lingua cominci a dargli dei piccoli colpetti alla base del glande... hai imparato presto che agli uomini piace proprio in quel punto... per questo alzi gli occhi per vedere l’espressione dipinta sul mio volto in quel momento...
Io ti guardo… e vedere i tuoi occhi che come una brava puttanella cercano l’approvazione del piacere che producono... mi eccita ancora di più... allora ti metto le mani tra i capelli e comincio a scoparti nella bocca...
Il mio cazzo entra fino a che sente la parete della tua gola... tu sei completamente sopraffatta... il mio cazzo ti toglie il respiro... ma al contempo… essere dominata... essere un oggetto del piacere ti fa bagnare come non mai... le tue gambe sono aperte... le tue mutandine sono sparite... e le gocce del tuo umore cominciano a scendere bagnandoti il solco tra le natiche e il buchetto del culo...
Allora mentre il mio cazzo ti entra ed esce dalla bocca frugandoti fino in gola... tu afferri le mie natiche con entrambe le mani e cominci a spingere pure tu... ti piace sentire i muscoli del mio culo tendersi mentre danno lo spinta... gia ti immagini i colpi del mio grosso uccello sfondarti la fichetta aperta...
Ad un certo punto non ce la fai più a reggere al fuoco che hai tra le gambe e abbassi una mano per toccarti... non come quando sei da sola... non dolcemente come quando nel letto ti accarezzi la passerina... ormai l'eccitazione è troppo alta... la tua fica è troppo aperta... allora introduci un dito... e questo scivola dentro quella caverna umida troppo facilmente... allora ne introduci un altro, un altro e un altro ancora... ora hai tutte e quattro le tue dita che entrano ed escono dalla tua passera...
Io mi accorgo del tuo stato... e mi sembra giusto dare anche a te la tua parte... allora ti faccio alzare e ti giro di schiena... ti faccio appoggiare le mani alla parete... nella cabina non c'è molto spazio... ti piego in avanti ti faccio spingere il culo all'infuori...
Bello... tondo e sodo..... io affondo le mie dita nella tua carne come a tastarne la morbidezza... poi allargo bene le tue natiche e infilo la mia bocca la dove tutto il tuo piacere esplode... con la lingua sento il gusto del tuo umore... e buono dolce e aspro allo stesso tempo... sembra il gusto delle fragole con la panna... la mia lingua comincia ad andare su e giù colpendo esattamente il tuo clitoride...
Con le dita allargo le tue grandi labbra e con colpetti precisi della punta colpisco esattamente il clitoride gonfio... poi prendo il clitoride tra le labbra e comincio a succhiarlo forte... e non smetto fino a che in preda ad un orgasmo cominci a fremere...
Io sento colare sul mio collo le gocce del tuo piacere... tu sei in preda all'orgasmo e cominci a mulgolare sempre più forte... e visto che siamo dentro alla cabina... potrebbero sentirci...
Allora mi fermo... mi alzo... prendo un fazzoletto... mi pulisco il collo dalle gocce del tuo umore... e te lo infilo in bocca... ora puoi urlare quanto ti pare ma nessuno ti sentirà...
Tu sei con le mani alla parete... io ti prendo i fianchi e con un colpo secco ti infilo il cazzo nella tua passerina... lei è bella aperta e bagnata ma lui è grosso e un colpo così secco ti lascia senza respiro...
Al primo colpo mi fermo e lascio che tu ti riprenda godendoti per bene la sensazione di invasione appena provata... poi con calma comincio a muovermi... prima lentamente... estraendolo tutto e poi infilandolo di colpo...
Poi dopo qualche colpo aumentando il ritmo... intanto le mie mani hanno afferrato le tue tette... le prendono tutte e le schiacciano... mentre le parti basse dei nostri corpi si muovono in sincronia...
Accelero... i colpi si fanno forti e rapidi... le mie mani afferrano i tuoi fianchi per non farti scappare... tu non reggi i colpi e ti appoggi alla parete con la faccia... io ti sono dietro e ti alito sul collo... ti mordo... e sono come un leone che sta cacciando la sua preda... ad un certo punto ti prendo i capelli e comincio a tirarti la testa all’indietro per vedere l'espressione dei tuoi occhi...
Ormai non mi controllo più e ti monto come un animale e tu urli di piacere attraverso il fazzoletto...
Ad un certo punto vieni in un fremito continuo... anche io ormai non ce la faccio più... le mie palle sono troppo piene e vogliono espellere il loro piacere... allora estraggo il mio cazzo... ti metto in ginocchio... ti faccio aprire la bocca… e tu con entrambe le mani cominci a menarmelo avanti e indietro... bastano ormai pochi colpi... il primo fiotto è improvviso... e ti colpisce sul viso... gli altri te li dirigi sulla bocca... con la lingua ti lecchi le labbra cercando di sentire il gusto del mio sperma... la visone della scena e il sorriso di piacere sul tuo volto prolungano il mio orgasmo e il numero dei rantoli di piacere che scuotono tutto il mio corpo...
Alla fine... ti alzi... ti rimetti il costume ... ti pulisci il viso con il tovagliolo... mi dai un bacio sulle labbra... e esci
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16 years ago
carino6423,
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La spaggia ........ d\'agosto
mi trovavo sulla spiaggia, steso al sole, con un caldo soffocante e ...... all'improvviso una voce dolce, sensuale mi chiede se può mettersi vicino a me, visto che la spiaggia era molto affollata ........... apro gli occhi e ....... due occhi castani mi trafiggono ....... mi fanno sentire il cuore in gola e quasi rispondo un pò goffamente; lei ride, si sdraia e ........ restiamo a guardarci immobili, i nostri occhi parlano e dicono tutto fino a ............ le labbra si sfiorano ed un bacio dolce; la chimica ed il caldo aiutano ........ lei ....... mi invita a casa sua, è vicina, ed ........ ops ... ci alziamo e le mani si cercano ....... mano nella mano ci avviamo alla sua casa.
Appena la porta si richiude ........ le labbra si cercano, le mani si abbracciano e iniziano a danzare sui corpi alla ricerca di ogni punto sensibile ed erogeno che faccia aumentare ancor di più l'eccitazione; ci avviamo nella sua camera, i suoi sono fuori città, e lasciamo la porta socchiusa ..........
la sdraio sul letto, i costumi volano per terra e ......... la mia bocca inizia a mordere, baciare, leccare .......... il collo, le spalle ........ i seni, i capezzoli ....... piccoli ...... si fanno duri, rigidi e vogliosi di bocca ....... le sua mani si muovono su di me e le mie ........ la accarezzano sul ventre e scendono a toccare il clito. Un sussulto ed un brivido la percuote ed un "siii" le fuoriesce dalla bocca. Scendo a leccarle il clito ed a succhiarlo, le dita entrano tra le labbra, bagnate di umori, e ......... finiscono dentro alla vagina, come inghiottite, tanto era bagnata.
le mani di lei, si muovono sulla mia testa, danzando con la bocca sul clito e le dita che ....... ormai bagnatissima riempiono la vagina ed il culo .............
Un momento e ........ "godooooooooooooo" un urlo ed una scossa elettrica la pervade su tutto il corpo, l'esplosione di umori sulle dita e sulla bocca che ........ succhia tutto e lecca tutto, mantenendola in uno stato di trans e di godimento ........... "ancoraaaaa ecccomiiiiii" un secondo orgasmo ancor più violento del primo fa inondare di umori il letto e le dita e ......... la bocca.
Mi metto su di lei e le avvicino il membro alla bocca .......... la sua bocca si avvinghiò su quella cappella bagnata e ........ iniziò a succhiarla violentemente alla ricerca di un mio gemito e ....... del mio sperma.
Continuai la danza sul clito e le mie dita ......... ormai entravano da tutti i buchi senza sosta, in attesa di un nuovo orgasmo e di altri umori da succhiare.
Nel mentre ....... vedo qualcuno dietro la porta socchiusa che guarda, i rumori forse hanno svegliato qualcuno che era in casa ........ un uomo ..... in boxer che ....... si stava masturbando guardandoci ....... vedevo i suoi occhi su di noi e la sua mano che ...... si muoveva su quel membro duro e voglioso.
Non penso, continuo nel gioco, il mio membro è duro e bagnato e la sua bocca è calda e vogliosa del mio sperma, abbasso lo sguardo e continuo ............ lei urla ancora "siiiii eccomi godoooooooo" strozzato dal membro in bocca mentre ............ "eccomi anch'ioooooo" " un fiotto caldo di sperma le riempie tutta la bocca".
Siamo sfiniti, i nostri corpi si abbandonano sul letto, e le nostre bocche si baciano scambiandoci i nostri umori e sperma con le lingue.
Si apre la porta .......... due figure entrano, un uomo ed una donna .......... il silenzio si appropria dell'aria intorno .........
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16 years ago
carino6423,
37
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Ginecologia
Sono un ginecologo abbastanza conosciuto e stimato, mai, ho pensato alle mie pazienti come delle femmine e mi sono sempre comportato in modo estremamente professionale finch'e un giorno nel mio studio si presentò una ragazza, che dal modo di parlare e di comportarsi era tutta da fottere.
Esordì dicendomi vengo da lei perchè tempo fa presa da una voglia estrema mi sono infilata dentro un casco di banane e penso di essermi graffiata le pareti interne della fica..
la sua affermazione mi mandò in erezione totale , ma cercai di rimanere il più professionale possibile, anche perchè lo studio era pieno di pazienti, ma lei durante la visita si mostrò bagnata a non finire, penetravo due dita senza incontrare nessuna resistenza anzi si può dire che la sua fica, quando iniziai successivamente a penetrarla con il divaricatore per scrutare l’ interno incominciò a dimenarsi e pulsare, le pareti si contraevano senza sosta e dovetti tapparle la bocca per non fare sentire i suoi mugolii infine venne come una fontana, non avevo mai visto una donna sborrare in quel modo.
il sangue mi salii al cervello e mi dissi: me la devo fottere . La feci rivestire, fissandole il prossimo appuntamento per il Giovedì successivo, inserendola di proposito per ultima,così
da potere rimanere solo con lei,e farle una accurata visita per tastare la sua natura.
Essa accettò di buon grado,come se l’idea di avermi in suo possesso la eccitava da morire.
Il giovedì iniziai le visite con una eccitazione particolare, osservavo le fiche delle mie pazienti come non avevo mai fatto, toccavo la loro fica,scrutando il clitoride eretto,le grandi labbra che in alcune pendevano oscenamente, insomma tutto il pomeriggio non stavo nella pelle, aspettando il momento in cui avrei potuto rincontrarla e dedicarmi totalmente alla sua fica così giovane ma così capace di contenere grossi ospiti.
Finalmente arrivò l ultimo appuntamento ed essa arrivò, si spogli e si sistemi sul lettino, era da mordere, da fottere, subito..si spoglio quasi prolungandosi, quasi che cercasse di provocarmi..io facevo finta di nulla..poi si sistemò sul lettino appoggiando le gambe sugli appositi supporti.vado bene così, mi sussurrò, mi girai e la vidi aperta,già lubrificata,il canale era già allagato della sua sborra, e aperto così tanto che intravedevo le pareti interne di quella caverna che pulsava in maniera spasmodica.
siii le dissi presi una sedia e mi sedetti davanti a lei, tanto vicino alla sua fica che la visione mi fece avere una di quelle erezioni che da tempo non avevo, il mio cazzo inizio a pulsare in maniera spasmodica, avrei voluto affondare in lei ma volevo vedere chi fosse per essere certo che Non sarei incorso in problemi..quindi iniziai la visita, indossai un guanto e penetrai un dito che scivolò dentro come risucchiato essa sentendo la manipolazione, partì in gorgheggi che riempivano la stanza e mi mandavano in visibilio.infilai un secondo dito ed essa sobbalzò, tremando e roteando il bacino, spingendo la sua fica verso le mie dita come per fottersi da sola, è fatta pensai….mi tolsi i calzoni spogliandomi completamente, il mio cazzo si ergeva durissimo, essa quando lo vide,sgranò gli occhi ed emise un sospiro che non lasciava dubbi..
mi avvicinai alla sua bocca, che immediatamente si aprì accogliendomi dentro, no dovevo muovermi, faceva tutto da sola ed era fantastica.ripresi la penetrazione infilando questa volta quattro dita,rigirandole in essa, e sentendo le pareti interne che spasmodicamente si contraevano, era tutta un lago, i suoi gemiti, nonostante avesse la bocca tappata da mio grosso randello di carne si alzavano nella stanza, ed essa godeva, per le manipolazioni della dita dentro di lei, vidi che impazziva dalla voglia, quindi senza ritegno uscii da quel suo canale aperto e pulsante, chiusi le dita a mò di pugno, e roteando e spingendo mi rituffai in lei, che mi accolse ruggendo, urlando, scalciando come una bestia ferita, tremava,urlava,roteava il bacino, spalancava le cosce come se volesse accogliermi dentro ancora di più,preso dalla libidine iniziai a spingermi in lei riuscendo a fare sparire il mio polso ed in maniera ritmica scorrevo su e giù in quel canale allagato, essa sborrò tutto il suo liquido,le sue orbite andarono all’ insù e potevo vedere il biancore delle sue pupille, persa nel suo piacere continuava a succhiarmi il cazzo,che non potendo più contenersi, scaricò nella sua gola tutto la sborra, feci come per uscire ma essa serrò il mio bacino con le sue braccia e bevette tutto.
Pensavo che avevamo finito, invece vidi che il bacino roteava lungo il mio braccio che ormai era in lei scassandole l’ utero che chiaramente sentivo contrarsi.voglio una bottiglia in me siiii.scassami la fica, riempimi ancora ancora di più,….
in quel momento si affaccio alla porta dello studio, un ragazzo di colore, veniva ogni sera per pulirmi lo studio..ed io non me lo ricordavo più.vide la scena e fece per uscire, ma io lo bloccai, vieni riempi questa cavalla,egli che non credeva ai suoi occhi, si tolse i pantaloni, presentando davanti al viso della troia, un cazzo che ritengo fosse stato almeno sui 28 cm di lunghezza e 10 di diametro, siiiii ohhhooooo disse lei dai fottimi, egli si sistemò davanti il lettino e iniziò a sfiorare, a sfiorare il clitoride, poi le grandi labbra, scostandole piano e picchiettando in esse per penetrarla, in lei già un 4 dita, andando avanti e indietro e roteando il bastone in lei
( segue)
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16 years ago
admin, 75
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La donna delle pulizie, che troia!!!!!!
La storia che vado a raccontare è realmente accaduta.
I miei genitori da circa 4 anni avevano una donna delle pulizie, piacente di circa 45anni, che lasciava intravedere attraverso i Jeans un ventre abbastanza accogliente, ma non avevo mai pensato a lei come ad una femmina.
In quel periodo essendomi separato da mia moglie coabitavo con loro; quella mattina non lavorando ero a casa ,erano circa le 10,00 ed io alzandomi dal letto mi recai in bagno per lavarmi.
Stavo tranquillamente facendomi la doccia,quando la porta si aprì,era la donna delle pulizie,si affacciò proprio mentre stava lavando i genitali,avevo il cazzo in mano e stavo lavando la cappella,essa a quella vista sgranò gli occhi, fu in quel momento che incrociando il suo sguardo,la vidi come una femmina da monta,seppi dopo, che il marito da parecchi anni era sofferente di cuore, quindi potete immaginare la voglia che le monto in testa e dentro l’utero, il mio sesso come vivo sentendosi osservato si drizzò svettando in tutta la sua lunghezza,essa tentò un timido tentativo di scusarsi, ma io la precedetti,guardandola dritta negli occhi e dicendogli, non si preoccupi, avrà senz’altro visto altri uomini nudi, essa arrossì, da quel momento non sognai altro che riempirla e lavorarla come a me piaceva….. cioè portarla al punto di non ritorno,in cui l’unica cosa che importa ad una donna e essere riempita per bene e sentirsi la carne pastrugnata fino nel più profondo del suo essere.
Sapevo per esperienza infatti che quasi tutte, anche le più ritrose se scaldate nel giusto modo,diventano delle femmine, che mettendo da parte il naturale pudore, sono esse stesse che ti supplicano di essere penetrate,riempite e sbattute senza ritegno, in quella fase possono anche accogliere il membro più largo e lungo anzi lo bramano, per sentirsi porche.
Il Mercoledì feci in modo che in casa non ci fossero i miei genitori, essa arrivò, signor…è solo oggi, si le risposi e vidi che mostrava chiaramente di non sentirsi a suo agio, ma iniziò a lavorare come nulla fosse, dopo un po’ andai nella stanza dove era, indossavo un paio di pantaloncini senza nulla sotto, e chiaramente si poteva osservare il mio sesso gonfio, notavo, il suo viso che arrossiva sempre di più.
Le ponevo delle domande come nulla fosse e la vedevo che respirava a fatica, a quel punto mi dissi: è cotta!
Mi accostai a lei abbracciandola e leccandole il collo,tentò una timida resistenza, ma poi crollò lasciandosi andare, sempre continuando nel mio lavoro di lingua,le accostai la mia mano sul pube e sentii attraverso i jeans la sua carne cedevole, mi sembrava che il suo spacco si aprisse,essa vibrò ed emise un lungo sospiro, le slacciai i jeans che caddero sul pavimento, scostai lateralmente l’orlo delle sue mutande,accarezzando il monte di venere, con la mano aperta, in un movimento circolare,sentivo i suoi lunghi peli, lo spacco della sua capiente fica ed il clitoride che attraverso le sue labbra umide faceva capolino, era bagnata fradicia, la sua timida natura era vinta e lei era in mio possesso, me ne accorsi perché allargò le cosce come per invitarmi a penetrarla, dalla sua bocca un lungo lamento ooooohhhhhhh siiiii daiiiii siiiiiiiiiiiiiiiiiahhhhhh, era come io l’avevo sognata, vinta ed in mio potere.
Andammo in camere da letto, la spoglia completamente,aveva un seno ancora piacente anche se non più fresco, abbondante con dei grandi capezzoli, che presi subito nella mia bocca, facendo scorrere su di essi la mia lingua, essa ormai ruggiva tutto il suo piacere,la sua vulva pulsava in maniera spasmodica e grondava sborra,avvicinai il mio viso alla sua fica, e inizia movimenti rotatori con la mia lingua che le allargava la carne, essa non connetteva più, ruggiva,urlava, allargava le cosce a dismisura, si dimenava nel grande letto,cercando di incollare la sua fica alla mia bocca che continuava a leccarla penetrarla, ad un tratto mi afferrò la testa con le mani e spinse il mio viso a sé, come se volesse farsi penetrare da esso, sembrava un invasata e l’unica cosa che mi restava da fare per lavorarla come a me piaceva, cioè non farla godere subito,.era legarla al letto,tolsi la testa dalla su slabbrata fica diventata di un rosso violeaceo, nooooooo, esclamò essa e subito cercò di penetrarsi con le sue mani, ma io la bloccai, legando le braccia alla testiera della letto, mi guardò in maniera languida, fammi godere ti prego, e quello che voglio,stai tranquilla ti farò recuperare i tuoi anni di astinenza, e continuai il mio lavoro legando le sue caviglie all’in su,verso la sua testa, così
che fosse allargata al massimo, la guardai, era da impazzire, la sua grossa fica era totalmente aperta,
le grandi labbra, penzolavano in giù come due grandi ali, totalmente bagnate dei suoi umori, l’imbocco della sua vagina era totalmente aperto e mostrava il lungo canale che portava dentro il suo essere, dentro quel buco nero che conduceva al suo utero, i suoi umori colavano ormai copiosi sulle lenzuola bagnate fradicie, la sua fica pulsava il suo buco si apriva e chiudeva smanioso, ed essa implorava l’orgasmo.
Avvicinai la mia mano allo spacco, introdussi un dito poi un secondo, poi un terzo, la carne cedevole, lubrificata si apriva sotto la mia pressione, essa si dimenava, poi chiusi il pugno a mò di cazzo ed iniziai a penetrarla, penetrarono le mie dita, che girai in essa,allargandola ancora di più,
poi iniziai la penetrazione del palmo della mano e picchiettando fui dentro di essa sino al polso, essa ruggì, e venne copiosamente allagando la mia mano, non avevo mai visto una donna buttare fuori dal sua fica tanta sborra, rimasi fermò un po’, poi mi misi a cavalcioni sulla sua testa, sempre con il polso dentro di lei, e quando il mio cazzo teso allo spasimo fu sulla sua bocca la penetrai, essa allargò la bocca ed io iniziai a fotterla,nel contempo il mio polso iniziò a rimuoversi in lei, in modo rotatorio,le mie dita allargavano la sua caverna, sentivo l’interno che si contraeva e muovevo le dita,accarezzando la sua carne, essa ruggiva, guaiva, piangeva, urlava ,tremava tutta come scossa da corrente elettrica, il mio cazzo continuava a penetrare la sua bocca arrivando ormai alla sua gola, mi accorsi che la stavo soffocando ed uscii un po’ da lei, che comunque continuò un sapiente lavoro di lingua come da esperta bocchinara, io per l’eccitazione, spinsi il mio braccio ancora più dentro di lei, arrivando a toccare con le mie dita il suo utero, che sentivo pulsare, aprirsi e chiudere e gli infilai dentro un dito, sentivo le sue ovaie, insomma la sua natura era squassata da me, ma lei gradiva molto questo lavoro, e godeva come una bestia ferita.
Poi diedi dei possenti colpi dentro la sua bocca, muovetti tutte le mie dita in lei e mentre scaricavo la mia sborra nella sua gola, sentii la sua fica pulsare e lei mugolare, sborrare, sborrare, sborrare in un modo che sembrava che i suoi orgasmi non dovessero mai finire, poi si acquietò sul letto come svenuta, e rimase in quel modo per un paio di minuti con le orbite all’insù, persa in mondo fatato.
Al suo risveglio mi abbracciò felice, tra di noi oggi non c’è amore ma solo voglia di godere, essa diventa ogni giorno più porca e mi chiede ogni giorno di più.
Ci vediamo una volta la settimana, ormai a casa mia e mi ha chiesto di penetrarla con una zucchina e vorrebbe vedere se riesce a farsi infilare da una grossa melenzana………..nel prossimo racconto vi informerò di come vanno le cose, e se lei e riuscita a prendere in sé il capiente ospite.
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16 years ago
admin, 75
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Spinto alla femminilità
Ero in una situazione drammatica e ciò aumentava la mia indecisione caratteriale.Ma andiamo con ordine. Mi chiamo Stefano.Finiti gli studi con scarso profitto mi trovavo a 19 anni alla ricerca di un'occupazione mentre intorno a me tutto era cambiato.Mio padre ci aveva lasciati soli e in difficoltà economica per andare con un'altra donna e mamma cercava di cavarsela alla meglio ricorrendo ai suoi due fratelli. Questi erano benestanti e lavoravano nel commercio , le avevano anche promesso un aiuto per il mio futuro.Io sono un tipo timido e molto poco maschile; infatti sono pallido, alto 170, biondiccio con capelli lunghi,quasi completamente glabro.Sono sempre stato molto poco dotato, con rare e parziali erezioni. Anche se cercavo di masturbarmi non mi dava piacere toccare il mio cazzetto e invece lo provavo se mi stuzzicavo i capezzoli o il culetto.Il mio didietro era stato molto chiaccherato,troppo tondo ,morbido e liscio come quello di una donna :veniva spesso palpeggiato negli autobus; pizzicato e deriso dai compagni di scuola.Inoltre ero istintivamente attratto dai maschi , mi eccitavano le loro battute nei miei confronti anche se ero troppo timido per farmi avanti.Ho anche due occhioni azzurri,una bella bocca tonda e una voce delicata.Credo che il mio aspetto efebico derivi da una pubertà incompleta e dalla probabile presenza di troppi ormoni femminili. Questo insieme di cose mi portava a non sapere come gestirmi e a farmi trasportare dalla volontà degli altri,avevo avuto qualche esperienza gay ma non mi ero mai spinto a un rapporto completo.Mio zio Mauro era il maggiore ,aveva 50 anni e veniva spesso a cena da noi per restare poi a parlare con mamma Maria.Single incallito aveva fama di donnaiolo impenetente e il suo atteggiamento maschile mi provocava profondi brividi quando si rivolgeva a me.Era alto,moro,ben robusto ,palestrato e sembrava sempre sapere cosa dire o fare,il mio contrario perfetto.Mi ero reso conto che anche mia madre subiva il suo fascino e lui ne approfittava con pacche sul sedere e altre avances che lei sembrava tollerare.Una sera dopo cena mentre vedevamo la tv sul divano vidi la sua mano sparire sotto la gonna di mamma e lei d'improvviso appariva molto eccitata dalla cosa. Da quel giorno mammma cambiò il suo modo di agire e di vestire ,la vidi sempre molto truccata,con gonne cortissime,calze e tacchi veramente sexy.Mauro apprezzava la cosa e ogni tanto si loro appartavano in camera lasciandomi solo ,in preda a mille sentimenti.La mattina dopo vedo lo zio uscire presto di casa dopo aver passato tutta la notte con lei.Maria si alza e va in bagno a fare la doccia ,poi mi chiama e la trovo in accappatoio che si asciuga i grossi seni e le cosce. Mi dice di spogliarmi e di fare un bagno perchè fa caldo e mi guarda senza accennare di uscire.Non lo aveva mai fatto , ciò mi fa pensare che mio zio le abbia detto qualcosa su di me.Comunque obbedisco e mi spoglio cercando di nascondere la mia minuscola virilità quando entro nella vasca. Lei si avvicina e comincia a insaponare le spalle e poi il mio petto fermandosi a toccare i capezzoli.Come al solito mi si gonfiano e diventano duri e inizio a provare piacere,lei lo nota ma non dice nulla.Si limita a scendere sul mio corpo fino a scoprire il mio minuscolo pene,senza peli ,perennemente molle e incappucciato. Lo manipola un pò e poi vista l'assenza di reazioni da parte sua mi dice di finire da solo il bagno ed esce in visibile stato di disappunto. Sempre imbarazzato concludo il mio lavaggio mentre mi sento in preda a mille dubbi.Credo lei abbia come voluto testare la mia virilità ,magari su parere di Mauro e visto il risultato deludente ri parlarne con lui per avere consigli.Infatti la trovo al telefono confabulare a bassa voce e concludere di fretta quando mi accosto a lei.La giornata poi scorre tranquilla e io comincio a rilassarmi un pò anche se so che la sera sarebbe venuto lo zio a cena alle venti. Un 'ora prima mamma comincia a prepararsi indossando un tubino corto nero che evidenzia bene le sue forme. Poi mi chiama in camera e mi dice di farmi bello per la sera indossando un jeans che mi ha appena comprato.Si tratta di quelli di moda a vita molto bassa con qualche decoro floreale di brillantini.Allora si crea un problema appena indossati in quanto si vede il bordo degli slip che fuoriesce di molto.Maria mi guarda e dice di toglierli e di indossare un suo capo più invisibile.Con tremore mi sfilo i pantaloni e lei mi passa un miniperizoma nero,molto castigato che metto con qualche imbarazzo. Sotto il pantalone cerco di far sparire i lacci laterali troppo evidenti.Maria interviene di nuovo e afferma che non si porta così: con la mano li estrae completamente facendogli fare un arco sui miei fianchi,in questo modo si vede di lato e dietro l'elastico e il piccolo fiore di plastica posteriore dove si riuniscono i lacci.tremo al pensiero che lo zio capirà cosa indosso sotto. Ti sta molto bene dice lei mettendomi davanti a uno specchio,ma quando mi giro mi rendo conto che buona parte superiore delle natiche risulta esposta e sottolineata dal capo di lingerie.
Poi mamma si avvicina e mi mette una crema profumata sul viso e mi passa uno stick lucido sulle labbra,per non farle screpolare,dice lei. In quel momento suona il citofono mentre lei corre felice ad aprire resto paralizzato davanti lo specchio che riflette un'immagine di me al femminile. Decido di scuotermi esco di stanza e vado incontro allo zio che sta baciando mamma sulla porta.
(continua)
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16 years ago
wellpass,
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