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Omaggio a voi...
E’ un po’ di tempo che il mio compagno ed io abbiamo iniziato a giocare… siamo una delle poche coppie che cerca esclusivamente singoli o gruppi (maschili) ben affiatati con i quali giocare.
Di singoli ne abbiamo visti, valutati e scartati parecchi, a volte scoraggiandoci perché si pensava che quello giusto non sarebbe arrivato mai!!! Poi in realtà una persona con la quale giocare in maniera “continuativa” seppur saltuaria per fortuna l’abbiamo trovata..
Ovviamente non è facile avere sempre gli stesi momenti liberi, esistono gli impegni improvvisi e improrogabili nella vita di ognuno e proprio a causa di uno di questi abbiamo fatto la conoscenza di tre simpatici e affiatati amici.
Il mio lui li ha contattati, a mia insaputa, quasi all’ultimo istante perché gli avevo annunciato che D non poteva venire quella sera. Così dopo cena, una volta tornati a casa mi aveva detto che di li a poco avremmo avuto ospiti: rimase molto sul vago, soprattutto sul.. numero degli ospiti!!!
…squillo sul cellulare per avvisare del loro arrivo.. lui si avvicina al citofono, apre il portone e li aspetta dietro la porta d’ingresso…
Ed ecco che entrano.. e sono in tre!
Ammetto che quando li ho visti, lì per li sono rimasta male, non certo per una questione estetica ma perché io volevo giocare con D! non con 3 sconosciuti! L’ultima esperienza avuta con un “duo” era stata tutt’altro che esaltante…
Ma mi sono dovuta ricredere molto in fretta!
Non sono certo una timida ma con loro tre è stato come se ci conoscessimo da tempo: simpatici e affabili tutti e tre fin dal primo momento e lo scambio di battute e risate hanno solo spianato la strada a quella che di li a poco si sarebbe rivelata una splendida serata.
Piccoli commenti per i miei adorati sandali.. per il mio decollette hanno acceso il desiderio di tutti i presenti.. come in un sogno mi sono trovata circondata da tre uomini che con delicatezza ma altrettanta decisione mi spogliavano.. e con crescente desiderio di assaggiarli mi sono inginocchiata davanti ai loro cazzi: fantastica la sensazione di averne due nella mia piccola bocca e di saggiare il crescente desiderio del terzo nella mia mano… e il mio compagno, in un angolo del salotto, si godeva la scena…
Nulla lasciato al caso.. tre uomini che giocano affiatati.. sono stata circondata dai loro cazzi duri e dalle sapienti e impazienti mani e sono stata oggetto, piacevolmente, delle loro fantasie.
Ho sentito le loro lingue darmi piacere titillando e succhiando il clitoride gonfio di desiderio.. le loro dita possedermi alla ricerca del tanto agognato “punto G” (e non è poi un “posto” così introvabile!!! ) regalandomi brividi di godimento…
Ho sentito i loro cazzi duri come il marmo riempirmi la figa resa scivolosa dagli abbondanti umori..
Mi hanno regalato piacere, orgasmi che hanno pervaso il mio ventre e la mia mente desiderosa che non finissero mai.
Dal canto mio ho cercato di non trascurare nessuno di loro: la mia bocca, la mia mano, non hanno smesso un attimo di cercare colui o coloro che non erano dentro di me contraccambiando il piacere che ricevevo…
E questa è stata la prima di, spero, tante serate piacevoli…
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17 years ago
admin, 75
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Il gioco del dottore
Il gioco del dottore
Da ragazzino i miei genitori mi portavano in villeggiatura al Circeo dove affittavano una villetta nei pressi della spiaggia per i tre mesi estivi. Colà mi divertivo a sguazzare nell’acqua, a giocare con la sabbia, a correre, nuotare e crogiolarmi al sole. Nella villetta accanto abitava una ragazzina poco più grande di me: Monica. Eravamo subito diventati compagni di giochi, amici.
Monica era molto carina, ben proporzionata, aveva i capelli castani leggermente ondulati ed era alta poco meno di me, che per i miei 8-9 anni ero già abbastanza alto e prestante.
Di solito, dopo il riposino pomeridiano, Monica mi veniva a chiamare. Per lo più giocavamo con la palla, con i birilli, con le piastrelle, con la corda, con le biglie di vetro, oppure a campana, ma a volte giocavamo anche con le sue bambole.
Monica aveva molti giocattoli. Il suo preferito, però, era la valigetta del dottore che gli aveva regalato Silvia, sua sorella maggiore. Questa valigetta conteneva alcuni oggetti curiosi e affascinanti: lo stetoscopio, la pompetta col bracciale per misurare la pressione, la siringa e il termometro, le boccette dei disinfettanti e dei medicinali, la garza e i cerotti. Io ero il dottore e lei era la mia infermiera. Insieme giocavamo a visitare le sue numerose bambole.
Una volta però a Monica venne una nuova idea e me la espresse esclamando con entusiasmo: “Ti va di lasciar perdere le bambole e giocare io e te al dottore e all’ammalata?” Le risposi subito di si. Ci sistemammo sul prato, all’ombra del bel salice piangente sul retro del giardino. Monica iniziò a spiegarmi come avrei dovuto visitarla. Mi disse di inforcare lo stetoscopio e ad ascoltarle il cuoricino, poi dovetti misurarle la pressione. Mi faceva preparare la medicina amara che poi lei ingoiava tappandosi il naso con le due dita, simulando un’esilarante smorfia di disgusto.
Io eseguivo le sue istruzioni con attenzione e accuratezza. Quel gioco mi piaceva e mi ero subito calato nella parte. Prendevo la cosa molto seriamente. A un certo punto Monica disse: “Ora devi misurarmi la febbre”. Stavo per infilarle il termometro sotto l’ascella quando lei, con un movimento repentino, si inginocchiò dandomi la schiena e si abbassò il costumino da bagno fino a metà delle cosce, restando con le gambe leggermente divaricate. Poi, piegandosi leggermente in avanti fino ad appoggiare una mano sul prato, con l’altra si allargò la natica: “Lecca la punta del termometro prima di infilarlo, così entrerà più facilmente” disse sorridendo. Feci come mi aveva detto. Aiutandomi con l’altra mano per tenere allargato il buchino, infilai il termometro di plastica nello sfintere anale che si allargò impercettibilmente per riceverlo. Monica mi guardò sorridendo ed esclamò: “Bravo dottore, non ho sentito quasi nulla!”
Ero affascinato da quel buchino che sembrava pulsare tutto intorno a quel bastoncino di plastica ed ero affascinato anche dalla fessurina che si scorgeva un po’ più in basso. Dopo qualche secondo, durante il quale ero rimasto imbambolato a fissare quell’insolito panorama, Monica esclamò allegramente: “Ora basta! Bisogna controllare se ho la febbre. Poi mi farai un massaggino con la pomata per curarmi il bruciore”.
A quel punto io sfilai delicatamente l’asticella osservando attentamente il contrarsi del buchino che si richiudeva. Rimasi immobile, imbambolato, a fissarlo.
“Che bello! non ho la febbre, non ho la febbre!” Esclamava ridendo Monica rimasta a quattro zampe con le mutandine calate sulle cosce: “Adesso devi farmi il massaggino. Mi raccomando, bagna bene il dito con la saliva, come se fosse una pomata!”.
Come al solito feci ciò che mi aveva ordinato. Mi infilai l’indice in bocca inumidendolo per bene, poi lo accostai al buchino e cominciai a massaggiarlo con un movimento circolatorio. Il buchino era morbido, tiepido e pulsava ritmicamente cedendo impercettibilmente ad ogni leggera pressione del mio dito. Massaggiai per un po’ di tempo con Monica che, con la testa reclinata, mi guardava negli occhi e sorrideva soddisfatta. In me cresceva il desiderio di premere un po’ di più il dito su quell’orifizio e non esitai molto ad esercitare una certa qual pressione. Lo sfintere anale cedette docilmente risucchiando al suo interno la prima falange. “Huuu!” sospirò Monica “Questo è un po’ più grosso del termometro, meno male che l’hai bagnato per bene!”.
Visto che mi lasciava fare, cominciai a muovere il dito avanti e indietro curioso di osservare le ulteriori reazioni di Monica. Intanto però dovevo anche fare i conti con le mie di reazioni: cominciavo infatti ad avvertire un insolito pizzicorino che si concentrava sulla punta della mia cappella, che all’epoca ingenuamente chiamavo “la pallina” e con l’altra mano iniziai quasi inconsciamente, istintivamente a massaggiarmi il pisello.
Il mio sguardo però era sempre più attratto dallo sfintere di Monica che cedeva all’intrusione del mio dito, ma anche dalle due cunette e dallo spacchetto sottostanti. Visto allora che Monica mi lasciava fare, allungai impercettibilmente il pollice verso quel punto e sentii anche li un soffice cedimento.
“Quella è la mia patatina” disse Monica. E, un istante dopo: “Vuoi vederla meglio?”
Non mi diede neppure il tempo di rispondere e, sempre sorridendo, con un rapido movimento si sfilò del tutto le mutandine. Poi, lentamente, si mise seduta di fronte a me con le gambe incrociate. Ora potevo vedere “la patatina” da una diversa angolazione e non aveva perso il suo fascino, anzi! Lo spacchetto ora era leggermente dischiuso e lasciava intravedere qualcos’altro al suo interno.
“La vuoi toccare? Ti faccio vedere com’è fatta. Dopo però tu mi farai vedere bene il tuo pisellino”.
Una vampata di calore mi salì fino alla testa e un senso di strana eccitazione mi si condensò nello stomaco. Contemporaneamente aumentava il formicolio proprio li dove Monica voleva andare ad indagare. Riuscii solo a fare Si con la testa e allora fu Monica a prendermi la mano e a condurla verso la sua patatina.
Io ormai ero preda di una sconosciuta eccitazione che mi avvampava il volto e mi sconvolgeva le viscere. Il mio piccolo pisello si era improvvisamente indurito nella mano e lo sentivo pulsare impercettibilmente. Giunto a contatto della morbida fessura, lentamente e dolcemente iniziai a massaggiarla, poi, con estrema delicatezza, vi introdussi un dito. Mi accorsi subito che era tiepida e umida. Subito pensai che Monica doveva fare la pipì e mi portai istintivamente il dito al naso. Quello che percepii fu un profumo a me sconosciuto e mi venne subito voglia di assaggiarne il gusto. Misi il dito in bocca e percepii immediatamente, misto all’acre sapore dell’urina, un sentore dolce come di miele, ma con un retrogusto leggermente acido. La scoperta di quel gusto mi eccitò ancora di più. Mi leccai per bene il dito e tornai all’esplorazione.
La patatina di Monica non ostacolava la mia iniziativa e lei guardava incuriosita le mie dita che frugavano dentro. A un certo punto disse: “Basta, ora tocca a me. Togliti il costume”.
Smisi di massaggiarmi il pisello, mi alzai e feci ancora una volta come mi ordinava. Rimasi in piedi di fronte a lei, con le gambe divaricate e il pisello in erezione arrossato e pulsante per l’eccitazione. Il formicolio era diventato devastante e mi partiva dal buco del culo. Il tocco leggero della mano di Monica più che darmi sollievo mi fece aumentare la smania! Tuttavia la lasciai fare senza profferire parola.
Con le due dita Monica palpava e stringeva impercettibilmente la pallina che, ancora all’interno del prepuzio, doveva però essersi trasformata in una cappella gonfia e arrossata. Muoveva delicatamente la pelle in modo da scoprire ritmicamente la parte nascosta. Monica si stava concentrando su quel punto con un leggero e delicato movimento. Pian piano la cappella veniva portata alla luce e tutto il pisello aveva assunto una certa consistenza ed era ancora cresciuto di volume, diventando un vero e proprio cazzetto L’innata delicatezza di Monica fece si che a un certo punto il mio piccolo cazzo si scappellò interamente. La cappella era gonfia e paonazza e ne sortiva un aroma deciso che giunse immediatamente alle narici di Monica. Lei, quasi stupefatta, alzo gli occhi verso i miei, mi fissò per un istante, poi li riabbassò. Assieme gli occhi abbassò tutto il volto. Il suo naso si avvicinò alla cappella, contornata all’attaccatura da un leggerissimo strato di candido caglio dal quale proveniva quell’aroma irresistibile. Monica, come ipnotizzata, dischiuse la bocca preparandosi a gustare quell’inattesa prelibatezza. Le sue piccole, calde labbra avvolsero delicatamente la cappella, la linguetta andò a cercare tutto intorno ogni particella che riusciva a percepire gustandola deliziata. Monica ripulì tutto e poi andò a cercare il resto giù, fino allo scroto ancora privo di peluria.
Una sensazione nuova mi pervadeva. Sentivo qualcosa salire su dalle viscere. Un’onda di piacere liquido che nulla aveva a che fare con la pipì! Monica continuava a leccare, ad annusare e ad avvolgere la cappella con la sua linguetta e con le sue morbide, piccole labbra. Sentivo il calore del suo alito, della sua bocca che accentuavano la sensibilità del mio piacere. Lentamente l’ondata di godimento che mi partiva dal buco del culo crebbe ed avanzò fino alle palle e poi ancora più su… Lo spruzzo finì dritto sulle labbra dischiuse di Monica che ebbe un lieve moto di stupore. Al primo spruzzo ne seguì un secondo, più potente, poi un altro e un altro e un altro che le imbrattarono la bocca e parte del viso, colando in parte sul prato sottostante.
Monica, che aveva appena discostato la bocca dalla cappella, accoglieva quel dono inatteso leccandosi lentamente le labbra e gustando quel sapore per lei sconosciuto. Fissava incuriosita e stupefatta la fonte di quel nuovo sapore, poi mi guardava negli occhi, felice di scoprire sul mio volto un’espressione d’ineffabile piacere.
Monica si leccò un ultima volta le labbra, poi si abbassò nuovamente la bocca sulla fonte di tanta prelibatezza andando a succhiare e ripulire fino all’ultima goccia di quella che solo in seguito seppi si chiamava sborra. Continuando a guardarmi negli occhi Monica aspirò piano col naso il profumo che circondava il suo viso, e sorrise felice. Tuttavia non era del tutto soddisfatta. Evidentemente anche lei doveva avvertire quel particolare pizzicorino… infatti mi disse: “Adesso tocca a te assaggiare la mia patatina.”
Non me lo feci ripetere due volte e tuffai immediatamente il naso e la lingua tra le sue cosce aperte. La patatina di Monica, a contatto con l’erba del prato dove era seduta, aveva un profumo sublime, e il gusto non era da meno!
Inizia a leccare, dapprima lentamente, poi sempre più veloce, infilando la lingua sempre più in profondità. Che gusto paradisiaco, e che profumo! Monica, con gli occhi socchiusi, gemeva impercettibilmente e iniziava ad ansimare un poco. Leccando sentii che nella parte superiore della patatina si stava producendo un piccolo rigonfiamento e mi concentrai a leccare proprio in quel punto. Monica ebbe un sobbalzo, poi un altro, poi mi prese la testa tra le mani stringendo i pugni sui miei capelli venne con un gemito roco. Dalla sua passerina già bagnata sgorgò un ulteriore colata di miele che deliziò ancor più la felicità di quell’istante, Io lo leccai tutto mentre lei iniziava lentamente a rilassarsi.
Quella magica trance fu interrotta dal clacson dei genitori di Monica di ritorno dal mercato. Avvertivano Silvia di aprire il cancello del giardino per poter parcheggiare la macchina. Monica, come risvegliandosi da un incantevole sogno, riprese tranquillamente la padronanza di se e, rivestendosi, mi disse di fare altrettanto. Una volta vestiti cominciammo a rimettere a posto gli strumenti nella valigetta del dottore.
Il pomeriggio del giorno seguente, dopo aver giocato insieme tutta la mattina sulla spiaggia, Monica mi venne a chiamare a casa. Quando uscii in giardino mi accolse col suo splendido sorriso, mi prese per mano e mi condusse nel giardino della sua villetta, sotto il salice. Giunti sul posto notai subito qualcosa d’inatteso. Un piccolo tumulo di ciottoli costruito proprio sul punto del prato dove era colata una parte della mia sborra.
“Questo sarà il nostro segreto - affermò lei - Dovremo trovare un altro posto bello come questo dove giocare la prossima volta!”. Ero d’accordo con lei, ma non dissi nulla. Annuii sorridendo e guardandola negli occhi. “Cominciamo a cercare!” esclamò improvvisamente lei scappando via allegramente.
Subito il formicolio s’irradiò dallo scroto alla punta della cappella. Le gambe scattarono e in un batter d’occhio mi trovai a correre al suo fianco. Un turbine d’immagini mi lampeggiavano davanti agli occhi: idee, fantasie, desideri, emozioni. Monica correva al mio fianco tenendomi per mano. Il mio cuore scoppiava di felicità, e il mio piccolo cazzo pure!
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17 years ago
admin, 75
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Il primo plug
Pomeriggio inoltrato. Il sole è ancora molto intenso. Procedo a rilento intrappolata in un groviglio di automobili. Sento i vestiti incollati alla pelle e alla radio non trasmettono nemmeno un brano decente che mi distragga da questa sensazione di soffocamento.
Nella mia testa passo a rassegna tutti i sexy shop della città che riesco a ricordare.
Il primo a tornarmi in mente è quello situato a pochi metri dalla mia vecchia scuola. L’ho visto per cinque anni!
Ogni tanto do uno sguardo alle macchine a fianco, arrestate sotto il sole in quella coda che pare interminabile. Le persone al volante mi sembrano tanti polli fritti confezionati nelle loro scatolette di metallo.
E’ deprimente l’idea di dare la stessa impressione… :-o
Penso all’assurdità di non prevedere delle corsie per i TIR o addirittura delle strade riservate solo a mezzi pesanti. Quando riesco ad avanzare di qualche metro con un pizzico di entusiasmo, avverto anche il fremito dell’imbarazzo di dover entrare in un sexy shop a comprarmi un plug... :-|
Non mi preoccupo tanto di cosa chiedere o che parole usare, ma di chi mi troverò di fronte. Non sono dell’umore giusto per sopportare sogghigni strani, eccessiva invadenza o tentativi d’approccio.
Sono già stata in quel genere di negozio. Mai da sola però. E quando sei in compagnia non ti curi neppure di chi sta alla cassa. In effetti non capisco perché mi faccio infastidire da preconcetti che non ricordo d’avere mai avuto. Come sicura di dover affrontare un maniaco bavoso che una volta varcato l’ingresso sorprenderò masturbarsi su un film porno... :-)
Forse è il caldo insopportabile o forse è solo la certezza che quanto comprerò poi lo dovrò utilizzare risucchiandolo completamente là dove in genere chiudo con il chiavistello! :-|
Finalmente passo l’incrocio e svolto in una via meno trafficata. Qualche minuto e sono già davanti al sexy shop. C’è un parcheggio libero lì vicino, ma faccio comunque il giro per ben tre volte nel tentativo che venga occupato da un’altra vettura. Avrei una giustificazione mentale per concedermi più tempo.
Niente! Ci infilo la mia auto.
Cammino qualche minuto all’esterno del negozio. C’è un bigliettino con scritto suonare ed una freccia che indica il campanello. Più leggo quel bigliettino più l’agitazione entra in circolo…
Suono. Si apre la porta. Timidamente entro e mi fermo per qualche istante sulla soglia. Mi allungo in avanti nel tentativo di vedere oltre quella mezza parete che divide l’ingresso dalla cassa. C’è un ragazzo, sulla quarantina, magro e alto con la barba di qualche giorno. E’ concentrato davanti al monitor di una tv. Avanzo. Lui si gira e con un sorriso un po’ ebete fa un commento sul film che sta guardando: “stavolta è un capolavoro!”. Bé, penso che perlomeno è intento a farsi i fatti suoi.
Come non detto: si alza con l’agilità di un felino zoppo, e in un sorriso oltremodo allargato in un’innumerevole quantità di denti mi dice: ”come posso aiutarti?”. Vorrei rispondere come mio solito “do solamente un’occhiata”, ma non è vero! Sono qui per comprare diamine! e non ho voglia di perdere tempo tra gli scaffali per poi dover ricorrere nuovamente al suo aiuto. Faccio un respiro profondo ed esclamo il più velocemente possibile: ”cercavounpluganalesemiindichidovelitrovo!”. Prendo fiato. Lui inclina il capo con espressione interrogativa, come sanno fare solo i cani nella loro versione più adorabile… ;-)
In uno slancio di coraggio provo a ripetermi più lentamente: ”cerco – un – plug – anale – dove – li – trovo?”. Lui sorride e io perdo il conto dei denti… Per un attimo temo lo estragga dalla bocca… :-)
Mentre mi fa strada verso lo scaffale al centro del negozio, dice che sono una delle poche clienti a chiamarlo correttamente (cioè? con il nome scientifico!?), e che il più delle volte gli chiedono il dildo a pera o il pomolo anale o la bomba o altre cose strane.
Mi guarda e mi mostra tutto fiero un plug di dimensioni davvero ridotte anche per una come me che il secondo canale lo tiene stretto come trattenesse il fiato! :-D
Vittima dell’imbarazzo per la situazione tragicomica, chiedo di un plug più grande. Lui prende delle confezioni di diverse grandezze e comincia ad estrarre plug come stesse stappando crodini!
Vedo subito il mio! Stop: eccolo! :-) Ma non faccio in tempo a dire “questo va bene!”, perchè Lui in uno slancio di umorismo mi mostra un plug di colore violaceo ad occhio e croce del diametro di venti centimetri! No ripeto: venti centimetri! No dico, un mostro del genere forse è adatto per sanare il buco nell’ozono non certo per aiutare la sottoscritta a dilatarsi in modo da poter sostenere l’ingresso del Padrone! :-D
Mi lascio andare in una risata isterica, anche perché voglio avvalorare l’ipotesi che si tratti solo di una battuta, e gli chiedo stralunata se ne ha mai venduti di quella taglia. Lui risponde di no, ma specifica che in alcuni film li ha visti utilizzare. Andiamo verso la cassa. Metto sul bancone anche una confezione di gel lubrificante, pago, prendo velocemente il mio sacchetto e più velocemente ancora la via d’uscita. Mentre sto per chiudermi la porta alle spalle, sento una voce che mi augura buon divertimento con un tono malizioso…
Il sole è sceso e il traffico diminuito, allungo la mano per aprire la portiera della macchina: mi prende un colpo! In un flash rivedo le mie chiavi sul bancone: l’incubo non è terminato. Suono nuovamente il campanello, stavolta senza esitazione. La porta si apre e mi spingo immediatamente dall’altra parte del muretto: “le chiavi! Devo averle scordate qui…”.
Lui alza lo sguardo dal monitor della tv, si gira sfoderando un sorriso troppo esteso per essere davvero umano e dice: ”si bella, le ho messe nella borsetta!”. Controllo: sono qui! Vorrei morire, anche solo per levargli quel ghigno dal volto! :-/
Ringrazio e salgo frettolosamente in auto. Devo scappare al più presto da questo posto.
Mi metto in marcia verso casa. Al semaforo, in attesa di ripartire, guardo oltre il finestrino, e penso che non si è mai visto un pollo fritto con un plug tra le cosce… :-p
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17 years ago
daniela4JT,
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Ad ogni costo
Oggi mi ha parlato a lungo. In soggiorno, seduto sul divano e io in ginocchio davanti a Lui. Il mio sguardo fisso nel Suo, mentre fa il punto sul mio comportamento nelle ultime settimane.
La Sua mano sostiene il mio mento, in modo da non perdere mai i Suoi occhi che mi fissano, e forse mi giudicano e forse mi desiderano... Spesso si interrompe e chiede: “hai capito?”. Io con voce sottile rispondo: “si, ho capito” e spesso aggiungo “scusa”. Allora Lui, ancora vestito, scosta parte della camicia e dei pantaloni. Preme le Sue mani sul mio capo. Le Sue dita afferrano i miei capelli. Con un movimento deciso sono già parte di Lui. Le mie labbra scivolano lungo il Suo Membro turgido e rigonfio. La mia bocca lo avvolge completamente e sento di non esistere al di fuori di Lui mentre con le mani mi immobilizza per un tempo interminabile. Ho il Suo Membro in bocca. Fino in fondo. Il mio naso appoggia sulla Sua camicia bianca, che profuma di pulito. Cerco di resistere perché sento che la saliva mi rende difficoltoso il respiro. Nel tentativo di deglutirla ho una sorta di conato e sono costretta a riemergere…
Allora prendo fiato e mi chino nuovamente, ma Lui mi ferma. Riprende a parlare. Tutto questo si ripete per molto tempo.
Sono qui da più di un’ora. Non ho fatto altro che ascoltarlo e succhiare il Suo Membro.
Mi alzo in piedi. Lui mi toglie la gonna e le mutandine. Mi dice di mettermi a quattro zampe sul pavimento. Seguita con molto controllo a manifestare il Suo disappunto per il mio comportamento, in queste settimane eccessivamente volubile e distratto. Non ho fatto altro che chiamarlo in causa anche quando non era affatto necessario, costringendolo in continue telefonate o riprese.
Sul pavimento penso che sarebbe bastato così poco per lasciarlo tranquillo come è giusto. Penso che in fondo non avevo tutto questo bisogno della Sua concreta presenza. Penso che sono stata una sciocca.
La Sua mano sferra un colpo deciso sulle mie natiche. Ho un sussulto, ma cerco di rimanere ferma. Poi ne arriva un secondo, sempre nello stesso punto. E un terzo, e un altro ancora… Li conto fino a dieci. Poi sento solo il dispiacere per non avergli ubbidito. L’inutilità del capriccio che lo spinge a questo gesto che per Lui è tutt’altro che una forma di piacere. Vorrei stringermi alle Sue caviglie e promettergli che non accadrà mai più e che non sarà mai più costretto a punirmi e che non gli darò più motivo per farlo…
Mi dice: “voltati”. Lo guardo. Mi sento il ritratto della colpevolezza. Con la mano afferra delicatamente il mio viso. Si lascia baciare. Mi perdo nella Sua bocca e nelle Sue labbra umide e nel Suo perdono…
Ora sono sdraiata sul letto. Indosso un paio di sandali neri con il tacco, un top nero e un reggiseno nero. I capelli cadono lungo le spalle in modo disordinato. Sento le labbra secche e arrossate. Ho gli occhi lucidi e stravolti. Lui è in piedi davanti a me. Lo attendo con dolcezza languida e umida. Mi afferra per le cosce e mi tira verso di sé con forza mentre nello stesso movimento mi penetra interamente. Il Suo corpo prende a sbattere velocemente contro il mio e le carni vibrano di piacere quando sento il Suo peso abbandonarsi su di me. La mia lingua assapora la Sua pelle scivolando lungo le labbra e il collo e le spalle e il petto, ho bisogno di sentirmi interamente posseduta da Lui. Mi giro dandogli le spalle. Le Sue mani sono strette ai miei fianchi mentre il Suo ventre si spinge contro il mio sedere. La stretta si fa sempre più forte e la spinta sempre più veloce. Il Suo Membro entra ed esce continuamente dalla mia culla calda e bagnata. Lo sento introdursi con fermezza da una tana all’altra, davanti e dietro senza sosta violandomi ripetutamente. Le mie mani afferrano saldamente le lenzuola e annaspano alla ricerca di una presa più stabile, mentre mi arrendo morbidamente alla Sua foga che mi apre, mi disegna, mi fa Sua…
Il Suo piacere caldo e liquido si dipinge sul mio volto e sui miei seni e sulle Sue dita che senza ritegno cerco con la lingua e con le labbra fino a pulirle completamente.
Lo sento introdursi nuovamente dentro di me. Per tutto il giorno, in ogni orifizio, in ogni posizione. Ora le Sue mani sono strette ai mie capelli, ora ai miei fianchi, ora ai miei seni, ora mi prendono per le cosce, ora premono sul mio ventre…
Entra duro dentro me e ogni volta un sussulto di dolore mi scompone. Mi sento calda, umida, arrossata, dolorante, gonfia e sfinita… Persino le Sue dita che passano tra la fica mi fanno avvertire un lieve dolore da arrossamento. Mi chiedo cosa pensa mentre mi guarda sdraiata e mi vede così aperta e così gonfia e così usata e così marchiata da Lui. Mi chiedo se prova orgoglio, eccitazione, al punto da continuare senza fermarsi, senza sosta, senza pausa, senza tregua, finché non sarà ora di andare…
Ad ogni affondo mi sento chiusa in un significato e definita e completa in quel dolore che arrossa e brucia e stringe e allarga e devasta e sbriciola e rompe e da forma e riempie e calma e rassicura e si fa piacere sempre più vivo ad ogni colpo che resiste e si arrende alla Sua voglia, trovando in quel piacere dolente la forza di non fermarlo, ad ogni costo…
Ad ogni costo…
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17 years ago
daniela4JT,
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Week end di fine estate
Quel venerdì mi svegliai di buon mattino e già con l’emozione che mi aspettava la stessa sera, preparai lo zaino che mi sarebbe servito per trascorrere il mio più eclatante weekend a Torino.
La giornata di lavoro proseguì tranquillamente ma velocemente… con pensieri fissi che mi portavano a Torino.
Verso le 22.00 già pronta di tutto punto squillò il telefono…era Roberto :
“Si….pronto!”
“Ciao ciccina, sono già qui!!”
“Ok Roby, prendo la borsa e arrivo”
Dopo pochi minuti ero già sotto casa, Roberto scese dalla moto, mi si avvicinò e senza dire una parola mi baciò fino a togliermi il fiato, la sua mano nel frattempo era già scesa sotto la gonna ad esplorare le mie intimità lasciate libere x l’occasione.
Roberto mi prese ai fianchi e mi fece sedere sulla moto, salì davanti e partimmo.
Pochi chilometri più avanti, prima di entrare in autostrada si fermò in un luogo appartato mi diede in mano un grosso vibratore con comando a distanza e mi disse:
“Ciccina infilatelo completamente in figa o nel culo, il comando lo tengo io…”
Io per fare in modo che nel viaggio esplorasse il mio basso ventre me lo infilai in culo, lui con un nastro me lo fermò bene in modo che non uscisse.
Ripartimmo e prendemmo l’ autostrada ogni tanto comandava il vibratore e per me era una sensazione idilliaca, ad ogni vibrazione lo stringevo di più con la speranza che con una mano continuava a guidare e con l’altra mi masturbasse, così fece ripetutamente.
Arrivammo ad un certo punto che quasi venivo , quando trovammo una piazzola ci fermammo, mi baciò io gli tolsi la sua lingua dalla mia bocca mi inginocchiai e cominciai a fargli un pompino ma senza farlo venire.
A qualche chilometro di distanza mentre di tanto in tanto mi masturbava sia con le mani che con il vibratore ci fermammo ad un autogrill la mia speranza e che non lo facesse funzionare lì ma…conoscendo Roby quel timore si trasformò in realtà, la fortuna fu comunque che eravamo vicini ai bagni, mi ci spinse dentro, mi diresse sui lavandini e mi infilò il suo lungo cazzo nella figa mentre mi baciava per non farmi urlare.
Usciti dal bagno abbiamo preso uno Sheridan’s e siamo ripartiti per Torino.
Nel giro di pochi minuti eravamo di nuovo in moto con destinazione Torino…trovammo l’ennesima piazzola dove c’erano parcheggiati alcuni camion, Roberto scese dalla moto mi tirò giù e senza dire parole inutili mise la sua lingua nella mia bocca, mi girò e a pecorina cominciò a scoparmi…in un momento che riuscii ad aprire gli occhi vidi che c’erano dei camionisti che ci guardavano ed erano visibilmente eccitati ….quando fu sul punto di venire lo tirò fuori, mi girò verso di lui, mi fece accosciare e mi venne sul viso, non mi fece sciacquare e ripartimmo.
Arrivammo a Torino e mi portò in un locale dove ci aspettavano dei suoi amici, prima di entrare però mi portò nel luogo più scuro del parcheggio mi bendò e mi fece aspettare un pò.
Dopo qualche minuto con me in fremito per la non consapevolezza di quello che poteva succedere… sentii dei passi avvicinarsi, sentii bisbigliare quando ad un certo momento Roby mi chiese di inginocchiarmi.. fatto questo sentii qualcosa avvicinarsi alle mie labbra d’istinto aprii la bocca e cominciai a fare il pompino fino a farlo venire… ingoiai tutto ma non fu finita qui, Roby mi tenne giù dalle spalle e mi si avvicinò qualcosa d’altro immaginavo cosa fosse e rifeci quello che avevo appena finito di fare.
Passarono alcuni istanti c’era un silenzio inverosimile quando Roberto mi sbendò e mi accompagnò dentro al locale…mi offrì del cognac da bere , mi sedetti con tutta tranquillità di fianco a lui quando all’improvviso si avvicinò Marta una sua amica si presentò e mi baciò vogliosamente sulle labbra fu un esperienza sensazionale….
Dopo meno di un’ora io e Roberto uscimmo dal locale e ci avviammo verso casa sua.
Arrivammo davanti al suo garage, lo aprì ed entrammo…. Mi fece scendere dalla moto e mi tolsi il vibratore, mi stese poi su un oggetto che sembrava una specie di divano…mi sbagliai era una divaricatore mi legò polsi e caviglie e cominciò a baciarmi e masturbarmi… dopo qualche minuto mi mise il suo cazzo nel culo mentre nel buco davanti per non lasciarlo libero prese il più grosso cazzo di gomma che aveva e me lo infilò fino in fondo…godevo come non mai….
Dopo molti giochi su quel divaricatore mi fece salire a casa, mi offrì di nuovo da bere .. della crema all’whisky …mi sdraiò sul letto e mi riempì la figa di quel liquore dopodiché prima con la lingua e poi col resto della bocca cominciò a bere da lì passandomela poi nella mia bocca…mi fece bere di tutto così.
Mi sdraiò sul letto mi ammanettò entrambi i polsi al letto e con delle corde fece lo stesso con le caviglie, prese una candela di notevole circonferenza me la infilò nel buco davanti e l’accese, mi bendò gli occhi e mentre la candela bruciava si mise davanti a me con il cazzo all’altezza della bocca cominciai a prenderlo in bocca sempre con più veemenza … il calore si avvicinava e l’eccitazione saliva sempre più, quando arrivò al limite mi portò in bagno spense la candela e come la tolse mi ci infilò il suo cazzo….mi sembrava di svenire… passammo tutta la notte così bevendo e scopando in ogni modo.
Arrivò il sabato pomeriggio e dopo qualche ora di meritato riposo uscimmo a far compere.
Tornammo a casa per l’ora di cena cenammo io e lui passò circa un oretta quando suonò il campanello di casa… era suo fratello ed un amico.
Roberto mi baciò come entrarono loro, mi teneva stretta a se quando da dietro sentii una mano salire tra le mie gambe mi entrarono due dita nella figa… continuai a baciarlo con più ardore sentii una altra mano avvicinarsi al culo ed anche lì entrarono alcune dita.
Ero eccitata da morire Roberto mi piegò in avanti e suo fratello mi inculò prima con molta calma poi cominciò a pompare di più…. Io intanto cominciai a prendere in bocca il grosso palo dell’amico e con la mano masturbavo Roberto…. Ero bagnatissima ….Roberto mi prese per un braccio suo fratello per l’altro mi alzarono di peso e mi fecero sedere sul cazzo dell’amico che ormai era ben eccitato fecero molto piano era doloroso ma fantastico….quando mi abituai alle dimensioni che avevo nel culo mi sdraiai ma senza togliere quello che avevo già dentro e il fratello di Roberto infilò il suo cazzo in figa .
Per non farmi urlare Roberto prese a baciarmi, dopo di che mi spinse fino in gola il suo cazzone molto eccitato …. Quando furono sul punto di venire si diressero tutti e tre verso la mia bocca e mi inondarono di sperma…
Questo fu il mio impatto con una multipenetrazione fu fantastico anche perché fu solo l’inizio…tutta la notte mi scoparono tutti e tre in tutti i modi che potessero trovare….
Non dimenticherò mai quel weekend
11
5
17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Una giornata pesante
Dopo quella giornata pesante in ufficio, non ti sentivi più in grado di far nulla, durante il percorso che dallo stesso ti portava a casa, la macchina, il caldo ti rendeva ancor più pesante il rientro.
Ad un tratto, qualcuno ti tampona, sei seccata, infastidita, accosti, e, con una smorfia apri la portiera e scendi.
Davanti a te, quell’uomo così distinto, gentile e cordiale si scusa per la distrazione, tu ad un tratto lo guardi e rimani affascinata dai suoi occhi e dal suo profumo.
Vi scambiate i dati e, come se nulla fosse, anche i numeri di cellulare.
Riprendi il viaggio ma nelle narici senti ancora il suo profumo così dolce e dallo specchietto rimedi quegli occhi e quello sguardo.
Ritorni a casa e ti svesti e, per alleggerire la tensione e per rinfrescarti, fai una doccia calda e profumata.
Nella mente quell’uomo ti aveva presa e neppure tu sai bene cosa è successo, anzi come mai è successo.
In accappatoio vada sul divano, sei ancora bagnata, ma hai bisogno di rilassarti ancora.
Suona il campanello, vai ad aprire e ……………..
È Fabio, il tuo vicino, sempre gentile e caro.
Andate nel salotto e vi accomodate sul divano, l’accappatoio è ancora su di te, parlate un po’, bevete qualcosa e ………. senti che hai bisogno di rilassarti completamente.
Sei ancora bagnata e l’accappatoio lascia intravedere il corpo nudo, …….. la conversazione ti attrae e, la mano di Fabio ti accarezza le cosce nude ……….
La sua mano è calda, ti muovi ……… l’accappatoio sale e scopre tutta la coscia, lui la muove accarezzandoti e ………
Si avvicina alle tue labbra e …… un bacio lungo la lingua si insinua dentro alle tue labbra, le lingue si intrecciano si muovono ripetutamente, le labbra baciano, le mani accarezzano i corpi e ………..
La bocca di Fabio ti mordicchia le labbra, scende sul collo e inizia a baciarlo ed a mordicchiarlo, lo lecca tutto, il tuo viso si alza, l’acappatoio si apre ……………
Lui continua a baciarti il collo, i lobi delle orecchie, le spalle ……. La sua bocca morde, bacia, lecca ……………….. il suo fiato sul tuo collo, sulle tue orecchie ………… la sua mano tra i capelli
Ti lasci andare …….. sei alla mercè delle sua bocca, …….. intanto senti un calore tra le cosce, senti la voglia crescere, senti l’eccitazione aumentare ………
Fabio ti travolge solo con la sua bocca ……… e la sua lingua, ti accarezza i seni, li cerca e lo trova con la bocca …….. mordicchia i tuoi capezzoli, sempr più duri sempre più vogliosi di quella bocca calda e passionale ……………
Sei lì …….. non ti ancora toccata ma tra le cosce senti un umido, ti senti bagnata …….. vuoi che ti prenda, vuoi la sua bocca, la sua lingua ………….. il suo membro dentro di te ………
Scende sul ventre, lo morde lo lecca, …………… i fianchi …………. il pube e ………….
Apre le tue cosce, ormai sei nuda e sdraiata ……… sul tappeto alla sua mercè ………..
La lingua si insinua tra le labbra gonfie e vogliose, la bocca succhia il clito ……….
Apre le labbra con le dita e succhia quel clito come fosse un membro, lo succhia e lecca …… quasi per farti godere …………. La lingua lo lecca ……. Si insinua tra le labbra ………
Se tutta calda, sei tutta pronta ………. Senti aumentare l’eccitazione e la voglia dentro di te ……… lo vuoi ……. Lo desideri ……. Vuoi che ti plachi qulla voglia, quel desiderio
Senti la sua lingua frugare i tuoi buchi, la fica ……… il culo ………. Sei bagnata, fradicia, lui continua il suo gioco con la bocca e la lingua …………
Le sue dita si insano dentro alla fica …….. fradicia di umori e caldissima, si muovono dentro di te ………. La bocca e la lingua sul clito ………. Ti fanno aumentare e raggiungere un orgasmo …….. quasi fisico e mentale ………… elettrico
Ti senti bloccata ……… ti senti sopraffatta ……….. la sua bocca sul clito, le sue mani dentro di te ……. Nella fica ………. nel culo ………. Ti prendono e ti danno godimento ……….
Un altro orgasmo ………… non sei più padrona del tuo corpo ………..
Sei bloccata, sei immobile, solo la sua bocca e la sua lingua ti danno così piacere ……… sei calda, fradicia ……… umida ………..
Senti li umori scendere tra le cosce e sul tappeto ………….. sei fradicia, bagnatissima ……….
Sei immobile, bloccata …………. Stai godendo ……………….. non era mai successo ………
Così così ……….un altro orgasmo ………… ma questo è più profondo più forte degli altri più …….. elettrico ………. Più ……………………..
Ti svegli e ………… “godoooooooooooooooooooooooooooo”
Sei ancora lì sul divano, nuda, con le mani tra le cosce e ………. Fuori è notte ………
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2
17 years ago
carino6423,
37
Last visit: 11 years ago
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Agli utenti di desiderya
Ciao utenti di desiderya. Volevo proporvi i miei tre raccondi sperando che vi piacciano. Hanno preso 5 stelle e pertanto mi auguro possano piacere anche a voi. Attendo vostri commenti con ansia.
Ciao da Ginex
Sono:
"la tortura"
"Una visita speciale"
"Una serata magica".
[email protected]
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0
17 years ago
ginex,
40/40
Last visit: 16 years ago
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La tortura
Era diventata ormai una tortura, una dolce ossessione pensare a lei e masturbarmi con impegno e con rabbia.
Ma la storia andrebbe raccontata tutta dall'inizio.
La donna in questione, di nome Romina, lavorava nello stesso stabile mio ma in un altro ufficio, quando la conobbi, cosicchè non ci avevo mai fatto molto caso se non per il fatto era una donna veramente bella. Questo dimostra quanto fatuo sia il senso del “coupe de foudre”: mai ebbi modo di invaghirmi di una donna se non prima conosciuta sotto vari aspetti. Una donna potrebbe essere la piu' bella del creato ma se non ti da' la carica, come quegli uragani tropicali, non hai nemmeno lo stimolo di portarla a letto.
Ma quell'uragano deve essere innescato da qualcosa.
E così fu.
Dopo qualche mese dalla prima volta che la vidi venne trasferita nel mio reparto, del quale non sto a raccontarvi la natura in quanto potrebbe essere quello di un ufficio comunale come quello di una azienda privata o addirittura un ospedale. Ma questo ritengo non abbia importanza quanto l'evoluzione della storia.
Cominciammo a dialogare, a volte scherzando a volte parlando seriamente, dei problemi della vita di tutti i giorni, di trovar casa, dell'ex marito e di un incidente che aveva subito qualche tempo prima e che le residuava, a volte, dei disturbi fisici anche importanti. Il tempo passava e più ci si frequantava al lavoro e più i nostri discorsi cadevano su cose più intime anche simpaticamente con dei doppi sensi che creavano ilarita'. Mi dava un senso di spensieratezza e vitalità incredibile e se aveva dei problemi li nascondeva molto bene. Era una persona che definire graziosa era come dare del laghetto ad un oceano.
Non vi erano, però, al momento segni di qualche sintomo di avvicinamento sessuale. Un giorno la osservavo mentre lavorava alla sua scrivania e mi vide. Mi fece un cenno con la mano che mi avvicinassi a lei e appena fui li mi chiese di darle una mano con il computer che la stava facendo impazzire. Mi misi a fianco a lei e piegato con la mano appoggiata alla scrivania per lavorare con l'altra alla tastiera. Mentre guardavo lo schermo mi cadde lo sguardo sulla sua scollatura: mi colpi una extrasistole che pensai di aver fatto un infarto. A occhi chiusi mi immaginai il grand canyon le cui pareti, come per magia, si trasformavano in un velluto liscio e lucente. Quello avevo stampato negli occhi: un solco perfetto le cui pareti, dal piano del torace, si dipartivano vertiginosamente verso l'alto con una perfezione disegnata da un compasso con una linea curva perfetta che le portava verso l'apice coronato da un capezzolo, che faceva capolino dal reggiseno di pizzo bianco, di dimensioni e fatte praticamente sublimi. Io lavoravo al computer ma praticamente ero sconvolto e affannato da tanta visione che lei se ne accorse. Invece di nascondere i suoi poderi faceva in modo che il seno sinistro uscisse sempre di più dal decolleté gonfiando il torace. I miei pantaloni stavano scoppiando sino addirittura a dolermi le palle e il pene che forzava sulla cerniera. Non stava finendo li: con il gomito cominciò a strofinarmi i pantaloni e ad un certo punto fui così sconvolto da dover scappare via e barcollavo come ubriaco. La mia percezione della realtà era totalmente fuorviata dalle endorfine che il mio cervello stava producendo in quantità stratosferiche. E partii verso il bagno con una sola domanda: cosa potrà succedere ora?
In bagno mi fiondai nel cesso e tirai fuori a fatica l'uccello che ormai era viola dal dolore dell'erezione esplosiva e non riuscii a fare altro che masturbarmi con piacere e sollievo venendo con immenso piacere addosso al muro del bagno che dovetti poi pulire con la carta igienica.
Tornando a casa in autobus poi la incontrai perchè normalmente facevamo un tratto insieme.
Fino a quel momento ci si parlava poco se non un semplice saluto tra conoscenti. Quel giorno mi venne vicino e cominciammo a parlare del più e del meno ma i sussulti del mezzo la portavano spesso a strusciarsi su di me e non perdeva un attimo per toccarmi l'uccello. Era incredibile ma non passava momento che non fossi in erezione quando ero vicino a lei.
Pensare che la credevo una santarella da come si vestiva e da come si comportava ma oramai ero certo della sua autentica perversione e porcaggine.
Ma io ero come pietrificato, non sapevo cosa fare come comportarmi.
Ogni giorno non perdeva un attimo per torturarmi e ne traeva godimento.
Un giorno mi misi a lavorare su un computer di un collega che aveva la scrivania davanti alla sua in quanto aveva dei dati che mi servivano.
L'avevo di fronte e la sua scrivania, come tutte le altre d'altro canto, non aveva la protezione davanti e pertanto avevo la visuale sulle sue gambe. Con la coda dell'occhio la guardavo ogni tanto e anche in quel frangente se ne accorse. La vidi alzarsi di colpo: sembrava stizzita mentre andava verso il bagno. Mi domandai se l'idea che mi ero fatto su di lei fosse sbagliata. Dopo poco tornò e si sedette al suo posto.
Io ricominciai a guardarla: non mi ero sbagliato assolutamente sul suo conto!!
Cominciò ad allargare le gambe e mi accorsi che era senza mutandine, era andata in bagno a toglierle, e mi dava la possibilità di avere tutta la visione sul suo pube semi rasato e splendido. Per avere l'idea era come quando un amico ti mostra le foto di una spiaggia tropicale deve ha trascorso le vacanze: incommensurabile l'affascinantezza di tale visione. Si vedeva bene la fessura da dove sporgevano le due piccole labbra di fattezze incredibilmente delicate. Mi sembrava di sentirle già con le labbra e con la lingua. Dovetti fare un altro giro in bagno.
Una tortura impossibile da sopportare. Non ce la facevo più e non riuscivo a reagire a tali provocazioni sino al giorno in cui.....
una sera dovetti rimanere sino a tardi al lavoro per delle scadenze che avevo in sospeso e, guarda guarda, anche lei era li con me e faceva finta di nulla. Quasi finta perchè ogni tanto con la mano mi faceva un cenno. Mi avvicinai a lei e parlammo un po' soprattutto ci spiegammo a vicenda come mai eravamo ancora al lavoro. Ero li da un ora, eravamo soli ma non succedeva nulla di particolare.
Ad un certo punto mi alzai e andai nella stanza del capo a prendere dei documenti. Avevo le chiavi in quanto vice dello stesso e particolare importante, siccome a volte arrivavano pacchi o lettere per lui anche quando non c'era, la porta del suo studio aveva una fessura abbastanza grande, come le porte delle case americane, dove poter lasciare i plichi a lui spediti.
Quando fui dentro, dalla finestrella dello studio, vedevo che lei guardava verso questa direzione e pensai che era arrivato il momento di reagire a tanta stronzaggine. Feci finta di fare dei rumori un po' forti in maniera tale che guardasse nella mia direzione e....... preso dall'euforia e come ubriaco di desiderio, passione, impulso sessuale o come volete chiamarlo, non pensando alle conseguenze, tirai fuori l'uccello, duro e grosso in maniera spasmodica, e lo infilai nella fessura della posta della porta del capo e grattavo la stessa per attirare l'attenzione di Romina. Per qualche minuto non successe nulla e quasi deluso e amareggiato dal fallimento del mio atto stavo quasi per ritirare l'uccello dalla fessura quando sentii qualcosa che lo sfiorava. Sembrava qualcosa tipo un tessuto, forse il suo vestito. Sentivo il suo respiro affannoso e il suo alito che avvolgeva la mia cappella. Era qualcosa di delirante, un sogno ad occhi aperto che si stava avverando perché sentii la sua mano che gli strinse la base e cominciò con il tipico movimento stereotipato e lento, dolce direi, che solo una donna sa fare. Qualcosa di caldo e umido mi avvolse il cazzo dalla punta sino a metà e sentivo la sua lingua che giocava con il frenulo, con la cornice della cappella, poi lo liberava dalle fauci gli soffiava sopra per raffreddarlo un po' e subito lo riprendeva in bocca. Non pensavo di poter resistere ancora, il cuore scalpitava, mi sembrava di morire! In quel momento pensavo che se fossi morto sarebbe stata la più bella fine che un uomo poteva desiderare. Poi mollò la presa: ero convinto che volesse ancora torturarmi quando sentii chiaramente che se lo stava strofinando tra i glutei e sulla figa. Sentivo chiaramente le sue piccole labbra che mi baciavano la cappella che era ormai come il marmo di Carrara da tanto turgida e sensibile. Durò per circa un minuto questo gesto finchè sentii che lo infilò di brutto in vagina e cominciò, con movimenti lenti alternati a movimenti violenti e profondi a pompare. La sensazione di caldo umido della sua figa era indescrivibile: solo provarlo può far capire il momento di estasi completa. Continuava a pompare prima lenta e poi veloce sino a quando sentii degli ansimi e delle grida che mi fecero capire che ormai lei era al suo culmine e io mi lasciai andare come un condannato a morte che non ha più speranze: il cazzo cominciò a indurirsi, a sussultare e lei, grazie alla sua sensibilità vaginale comprese il momento dell'esplosione. Si ritrasse dolcemente e senti che mi avvolse con la sua bocca e mentre i fiotti di sperma si depositavano nella sua gola sentii chiaramente che ingoiava tutto a volte ritraendosi cosicch'e la sborra le colpì anche il viso. La sentivo estasiata, completamente immersa nel piacere di quell'attimo. Continuò a leccarmi il cazzo e a succhiarlo per almeno due o tre minuti ripulendolo tutto dall'esito del mio orgasmo. Mai vissi un secondo della mia vita provando tali sensazioni.
Ritrassi l'uccello della fessura e lo misi subito via, tanto ormai era pulito e lucido dall'azione detergente della sua saliva e uscii.
Lei stava già seduta sulla sua scrivania ricomposta e mi guardò un attimo. Vidi con mia sorpresa che aveva ancora del liquido biancastro intorno alle labbra e sulle guance che lei con le dita prese e ingoiò con dolcezza ma senza guardarmi.
Finì il turno di lavoro ci salutammo come nulla fosse accaduto e tornai a casa esausto e svuotato. Non avevo pensieri, non avevo idee, non avevo sogni: dormii.
19
2
17 years ago
ginex,
40/40
Last visit: 16 years ago
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Che bello
tutto è successo qualche giorno fa al mare...ero in spiaggia steso sul mio lettino a prendere il sole,quando arrivano in spiaggia due amici e si sistemano dietro di me,io mi giro per prendere il sole di spalle e mi trovo quei due con costumi un pò ristretti e con forme belle grosse,bè il mio occhio non si riesce ad allontanare da quelle gobbe,tanto che uno dei due si accorge di tutto e inizia a parlre con l'amico,si alzano mi fanno uno sguardo intenso,sorridono e vanno a fare il bagno.io un pò arrossato per la figura,mi ristendo al sole.nel frattempo tornano e vengono raggiunti da un'altro amico,e vedo che tra loro confabulano ma non do peso alla cosa,poi cominciano a giocare tra loro e noto,che uno di loro tocca l'amico più volte sul pisello,ma con discrezione,ed io qiundi comincio a sospettare che sono bsx,ma aspetto e soprattuutto sono attendo per capire bene il tutto,dopo un pò si alzano e vanno a rifare il bagno ed anche il terzo amico mi guarda,aspetto un pò e poi vado anch'io in acqua,non so se pinvolontariamente o cosa fatto sta che quasi mi travolgono giocando tra loro,e per puro caso facciamo amicizia,si parla di tante cose ma nulla che fa capire quello che cercavo. arrivata sera io mi stavo per vestire per andare in albergo e uno di loro mi chiede se mi andava di andare a cena da loro ed io accetto.compro del buon vino e mi presento tutto carino ,arrivo lì e loro erano in mutande,boxer,alchè io tolgo solo la camicia,loro avevano già cucinato apriamo diverse bottiglie di vino,e subito dopo lacena,vedo uno di loro che inzia a toccare quello affianco e baciarlo,io unpò imbarazzato mi alzo con una scusa e il terzo si alza con me e mi seguein cucina,e mi chiede se il tutto mi dava fastidio ,io rispondo di no,anzi mi eccitava ma ero imbarazzato per il fatto che non conoscevo,lui mentre dico ciò mi mette una mano sul cazzo .poi prende la mia e la mette nelle sue mutande,lo aveva di un duro,e senza parlare mi fece chinare e glielo presi in bocca,era bello turgido con una grande cappella e lo succhiai per bene,mentre succedeva questo lui mi portò di là,mi spogliò trovai tutti nudi,euno dei tre mi mise il suo in bocca,mentre l'altro mi spostò a pecora e mi penetrò e il terzo me lo mise in mano finchè diventò duro,poi si allontanò ed ad un tratto sentii qualcosa che cercava di entrare dietro insieme a quello che già c'era,era lui che mi penetrò con un altro cazzo,per cui ne avevo uno in bocca e due dietro,ho provato una sensazione bellissima,quando poi cambiandosi di posto erano tutti sazi se vennero,sul mio viso e sulle labbra,mi rempirono disperma calda,ragazzi mi piacerebbe riprovare questa esperienza.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Ringrazio
sono a 430 visite ,40 contatti e 15 incontri..GRAZIE A TUTTI
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5
17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Trav orgy
Sono passate due settimana dal primo incontro col marito bisex ed il giovane guardone in campagna, e stavolta mi aspetta qualcosa di più. Abbiamo appuntamento stanotte all’ una, il posto è lo stesso, ma l’ ora è più tarda. E’ indispensabile dato che andrò travestito da troia. Lo so è estremamente rischioso, ma tutto ciò mi eccita tantissimo. Già è un miracolo che non mi sego durante i preparativi. Indosso un vestitino nero, che mi copre appena il culo. Dello stesso colore autoreggenti e slip che a fatica mi trattengono l’ uccello. Metto un paio di scarpe luccicanti color argento con tacchi a spillo di 10 cm, la parrucca riccia che mi arriva fino alle spalle, un bel po’ di mascara e rossetto rosso fuoco, come le unghie, smaltate in precedenza. Mi guardo allo specchio, metto due arancia nelle coppe del reggiseno. Sembro una segretaria troia, volgare e siliconata, aggiungo una colonna e mi avvio alla porta. Do’ uno sguardo fuori prima d’ uscire. Faccio un respiro per incoraggiarmi. Via libera. Mi avvio all’ ascensore cercando di fare il meno rumore possibile, entro, schiaccio il pulsante e mi sembra ci metta un’ eternità per arrivare nel garage. Lì sotto, solo il ticchettio dei miei tacchi, il cuore mi batte all’ impazzata…e se qualcuno dei miei vicini mi beccasse ora? Salgo in macchina ed esco. Ci metto dieci minuti ad arrivare sul posto…ma ce un’ altra auto parcheggiata. Quasi all’ istante mi squilla il cellulare e sobbalzo, uno dei miei due maschi mi spiega che il posto era già occupato, mi stanno aspettando più avanti, nella stradina che divide due vigneti. Non è lontano, parcheggio e mi avvio, ma stasera sembra che non ci sia pace. Sento un’ auto avvicinarsi alle mie spalle. Ai lati ho solo due fitte siepi, impossibile entrarci dentro. E con questi tacchi non impensabile provare a correre. Sono nel panico totale, vedo una quercia e mi ci butto dietro, quasi slogandomi una caviglia. 30 secondi dopo vedo passare la macchina. E’ quella che ho visto prima, evidentemente la coppietta ha finito. Telefono ad uno dei miei amici, gli dico di tornare al solito posto. Giro e faccio lo stesso. Quando arrivo lo trovo finalmente libero. Respiro la fresca aria notturna e aspetto. Che serata! Arrivano i miei due maschi, sulla stessa auto, mi guardano e quasi non mi riconoscono. In effetti, sembro una puttana che deve prendere servizio. Scendono, stavolta si sono attrezzati. Hanno un telo arrotolato, corda, lampada da campeggio, borsa frigorifero e una ciotola per cani…Ci avviamo alla casa diroccata, quattro mura senza tetto e stendono il telo. Si spogliano completamente entrambi e iniziano a toccarmi. Sento il mio uccello gocciolare, quando una mano s’ intrufola nello slip, che scivola sino ai piedi, rivelando il mio pisellino in tutta la sua erezione. Il marito mi dà piccoli colpi sulla mazza mentre limono col giovane, arrapato come non mai. Mi sega con durezza, io non resisto e sborro come un fiume in piena, il guardone se ne accorge e si inginocchia per leccare. Continuo a venirgli in bocca, mi sembra all’ infinito e siamo solo all’ inizio, penso. Ridiamo della mia eccitazione, poi passiamo al programma della serata. Gli avevo promesso infatti che avrei fatto volentieri la schiava accontentandoli in tutto. Per questo mi avevano chiesto di travestirmi. Ma adesso si va oltre. Il quarantenne mi ordina di spompinarli contemporaneamente. Ce la metto tutta, ma due cazzi in bocca non riesco a tenerli. Rischio di vomitare per un paio di volte, ma i due stanno godendo da matti. Poi mi legano le mani dietro la schiena, per reazione il cazzo mi ridiventa duro. E salta fuori la ciotola per cani. Il quarantenne ci mette un po’ a riempirla di piscio e stavolta ne fa molta anche il giovane. Mi dicono di leccarla ed io ubbidisco. Mi affondano la faccia nel piscio, la rialzo, la parrucca ed il naso gocciolano. Il giovane tira fuori un bicchiere di vetro dalla borsa frigorifero e lo immerge nella ciotola. Me lo fare bere. Lo svuoto tutto d’un fiato e mi viene da tossire. Lo riempie di nuovo e ne bevo un altro bicchiere bollente. Mi fanno sedere per terra ed il marito inizia a incularmi. Il viso mi sbatte sul telo dato che non posso reggermi con le mani, allora il guardone me lo alza portandoselo tra se sue gambe. Inizio a spompinarlo e in un paio di minuti viene. Non posso allontanarmi dal suo cazzo, perciò devo ingoiare tutta quella sborra salata, altrimenti soffocherei. Intanto il marito continua a sbattermi da dietro, tira fuori l’ arnese e mi esce un pezzo di merda. Poi, rilassandosi il buco, ne esce molta altra. E’ dura. Mi fanno girare e mi costringono a leccarla. Non basta. Mi slegano e mi dicono di metterla nella ciotola. Eseguo l’ ordine, ne segue un altro: metterla in bocca. Esito. Allora il marito ne prende una manata, se la spalma sul cazzo e me lo schiaffa in bocca. Mi lascio andare e glielo ripulisco, poi mi getto sulla ciotola e la assaporo. Sento il guardone alzarmi il vestito dietro, m infila due dita dentro e me le fa leccare. Fa lo stesso con un vibratore, che esce sporco di merda e sangue. Poi attacca a incularmi a pecora. Il marito si avvicina e dice che vuole ficcarmi pure il suo. Ci prova più volte, ma non entra. Mi irrigidisco e il buco si chiude, invece che aprirsi. Mi brucia tra le chiappe, ma andiamo avanti. Provano a infilarmi il dildo mentre il ragazzo mi sbatte ed, essendo duro, entra. Lo spingono tutto dentro. Sto godendo come una vacca ed il marito inizia a inculare il guardone, a un tratto si blocca, esce, si avvicina, mi mette il cazzo in bocca e sborra senza freno. Mi cola sul mento e sul vestito, il reggiseno mi stringe da matti, allora lui mette la mano nella merda e me la fa leccare. Il giovane lo tira fuori, lo infila tra le autoreggenti e la mia gamba e sborra. Anch’ io voglio venire di nuovo ed il marito mi accontenta segandomi con rabbia fino a che vengo. La lingua del giovane mi offre un gran sollievo e mi ripulisce la cappella, poi ci fermiamo distrutti. Ho il culo in fiamme, una calza sfilata, puzzo di piscio e merda ed ho lo stesso sapore in bocca. Mi danno dell’ acqua con cui mi ripulisco alla meglio, mi spoglio. In effetti il reggiseno, gonfiato dalle arance, mi aveva quasi bloccato la circolazione, metto tutto in una busta, mi levo i tacchi a spillo e rimaniamo tutti e tre nudi. Mi sciacquo la bocca con del colluttorio e beviamo dell’ aranciata, siamo stanchissimi. Chiacchieriamo, poi ci rivestiamo, il guardone mi ringrazia e limoniamo ancora, il marito va via, ma noi lo seguiamo poco dopo. Altra pomiciata alla sua macchina. La prossima volta dice che sarà lui a provare merda e piscio. Mi complimento per la sua decisione. Almeno per me è stato rischioso, ma stanotte difficilmente la dimenticherò.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Trav(olto) dalla passione
Lunedì mattina leggo l’ e-mail un tizio, me l’ ha spedita Domenica notte, dice di essere oltre i quaranta, sposato, solo attivo e interessato a “sfondare culi giovani”. Non mi convince e dalle foto non sembra un granché, ma sono arrapato di brutto quindi gli rispondo. Dato che entrambi non possiamo ospitare, ci accordiamo per incontrarci tra due giorni in campagna, in tarda serata, in un posto frequentato da coppiette…e guardoni. 48 ore dopo mi ritrovo a scopare con un perfetto sconosciuto. Sono circa le 23, mi aspetta già sul posto, arrivo a piedi (ho lasciato l’ auto non lontano da lì) e ci riconosciamo all’ istante. Sta fumando una sigaretta appoggiato alla macchina, è basso e molto robusto, capelli corti, virile, mi viene voglia di girare i tacchi e andarmene. Ma non lo faccio, mi avvicino, mi sorride, ci stringiamo la mano…e gliela piazzo sulla patta. E’ già duro e si capisce che è eccitato probabilmente più di me. Apre lo sportello e mi dice di spogliarmi completamente ed entrare. E’ qualcosa di imprevisto e non è l’ ideale, siamo all’ aperto e potrebbe arrivare qualcuno all’ improvviso (non distante c’è un’ altra automobile con i vetri appannati…), ma mi stuzzica, quindi via pantaloni, camicia, calze, slip e scarpe. Mi guarda incuriosito, sorride guardando il mio cazzetto già in tiro e si accomoda al posto di guida. Apro lo sportello, butto la roba dietro e mi accomodo accanto a lui. Inizia a toccarmi, subito decisamente. Mi prende il cazzo tra due dita e me lo scappella sino in fondo, quasi a farmi male, io fremo, se ne accorge e scende ancora più giù. Ci manca poco che sborri. Me lo stringe, ha mani morbide ma forti e la mia erezione aumenta oltre ogni limite. Mi eccita vedere la sua fede al dito. Inizia a toccarmi le palle, ne impugna una per volta e aumenta la stretta, io gemo, il buco mi si sta aprendo. Mi scappella sempre di più, mi sembra che il filetto stia per spezzarsi, poi molla la presa e si slaccia la cintura. Non gli do il tempo di tirarlo fuori, mi butto tra le sue gambe, sbatto contro il volante e gli abbasso le mutande. E’ un uccello nella norma, ma dritto, me lo metto subito in bocca. Comincio a pompare, ma l’ auto è stretta e sbattiamo a ogni minuto. Allora apre il suo sportello e mi dice di scendere e fare il giro. Non me lo faccio ripetere due volte e scendo senza neanche vedere prima se c’è in giro qualcuno. Mi piazzo tra le sue gambe e inizio a succhiare furiosamente, lui gode ansimando e mi spinge la testa sempre più giù, gli lecco le palle pelose e torno alla cappella, gliela mordo ed l’ attimo dopo passo ad aspirare più che posso. Mi dice di fermarmi dato che sta per venire, così mi rialzo ed attacca a masturbarmi, ho un’erezione fortissima, però non mi basta, mi butto addosso a lui, ma non gli piace pomiciare, comunque mi stringe le chiappe, sento il suo cazzo durissimo che striscia sulla mia coscia e gli chiedo di incularmi. Mi fa scendere nuovamente dalla macchina e mi fa mettere a pecora. Ubbidisco. L’ erba secca e le pietre mi pungono le ginocchia ed i palmi delle mani, ma non importa. Vedo che esita a ficcarmelo dentro e continua a strusciarmelo dietro poi, improvvisamente, sento un getto caldo che mi cola dal culo sui coglioni. Mi sta pisciando addosso. Sento le chiappe bagnarsi, il piscio arriva in terra e mi sfiora i piedi, il mio buco si apre e sto eccitandomi come non pensavo avrei fatto. Lui se ne accorge e mi tira il cazzo da dietro. Mi sega per un po’. E’ bellissimo. Mi giro e lo spompino di nuovo, mi dice di fermarmi e mi arriva una spruzzata di piscio in faccia. Rimango immobile, allora mi fa alzare in piedi, mi appoggia al cofano, si mette alle mie spalle, mi piazza la cappella sul buco ed entra direttamente. Mi cedono quasi le gambe e mi ritrovo con le mani sul cofano mentre spinge sempre più forte, lo sento dentro di me caldissimo. Sto godendo come una troia, ma lui si ferma. Gli chiedo il perché e mi risponde che ha visto un’ ombra sul lato opposto. Mi giro e vedo una figura, ha le mani sui pantaloni. Si blocca sorpreso più di noi e fa un cenno come a dire “andate avanti, non volevo disturbarvi”. Ci guardiamo perplessi, ma a questo punto non mi importa più di niente. Mi corico sul cofano, le gambe aperte e penzoloni che sfiorano il paraurti e gli dico di fottermi più che può. Entra e la seconda volta è migliore della prima, mi afferra i polpacci e spinge tutto dentro. Mi accorgo che sto sudando e lo sento respirare lentamente, mi giro e con la mano invito il guardone ad avvicinarsi. In un baleno è già accanto alla macchina. Allora gli dico di avvicinarsi ancora, lo fa e le mie dita già gli sfiorano l’ arnese che è tesissimo. Cerco di segarlo, riesco ad afferrarlo col pugno ed il mio amante si ferma. Mi dice di rimettermi alla pecorina, vuole che spompino il guardone mentre mi incula. Quest’ ultimo non esita e si abbassa i pantaloni. Mi accarezza tra le gambe e inizia a leccarmi il cazzo, ma il quarantenne dice che dobbiamo darci una mossa, ha visto un’ altra macchina infrattarsi. Mi rimetto a quattro zampe e questa volta mi penetra immediatamente. Il voyeur mi è davanti e lo spompino più a fondo che posso. Ormai si sentono solamente i nostri gemiti ed un leggero vento, il mio inculatore dice che sta per venire. Lo tira fuori e non appena mi volto, mi arriva un fiotto di sborra calda sul collo. Allora mi aggrappo alle sue cosce e mi attacco al cazzo come una ventosa, succhio tutto e lui continua a sborrarmi in bocca. Gli guardo la pancia comprimersi e rilassarsi. Mi fermo solo quando non esce più neanche una goccia di sperma e vedo che il guardone è venuto anche lui, ha la sborra sulle mani. Mi alzo, ho il pisello come l’ acciaio, dico al guardone di segarmi e questi si mette in ginocchio davanti a me e me lo prende in bocca. Ci sa fare e gli dico di allontanarsi, sto per venire. Ma il mio compagno mi afferra il cazzo e parte segandomi con violenza e io sborro tra il naso e gli occhi del guardone estasiato. Sono sfinito, le piante dei piedi mi dolgono, mi appoggio alla macchina. Ci guardiamo, a fatica mi riprendo i vestiti, le mutande nemmeno le infilo, commentiamo brevemente il reciproco piacere e ci diamo appuntamento alla settimana successiva. Torno alla mia macchina, il guardone mi è accanto, mi chiede se ne ho ancora voglia. La tentazione di rispondere sì è parecchia, gli chiedo quindi dove ha la macchina e lui imbuca subito un viottolo, lo seguo. Neanche il tempo di aprire gli sportelli che stiamo già limonando. Mi spoglio nuovamente da capo e piedi e lui fa lo stesso, è alto, giovane, magrolino ed è depilato. L’ eccitazione sale e ci ritroviamo a toccarci mentre ci baciamo. Stende i sedili e rotoliamo, io sopra, lui sotto. Le nostre mazze si toccano e mi vengono i brividi. Ho un suo dito che mi fruga nel culo e sto scopando col secondo sconosciuto della serata. Ho una voglia pazzesca. Gli chiedo di pisciarmi in bocca, scendiamo dall’ auto, lui ci prova, ma non esce niente, ha il cazzo troppo duro. Di conseguenza lo metto a 90 gradi e gli lecco il buco. Geme, si gira, mi abbraccia e stiamo ancora pomiciando. Dice che ha un telo nel bagagliaio, si alza, lo prende e lo stende accanto allo sportello aperto. Gli chiedo a cosa serva, lui mi guarda e risponde che vuole sbattermi a smorzacandela. Non potevo chiedere di meglio. Si siede, mi chiede se voglio il preservativo. Non mi interessa. Per risposta mi siedo sul suo cazzo rigido e stiamo già godendo. Si muove a strappi ed il piacere è tanto, però viene velocemente, fa appena in tempo a uscire e la sborra mi arriva oltre le natiche. Gli resta duro ed io glielo lecco, ha un sapore dolciastro misto a quello del mio culo, ma ora sono io a voler venire. Dice che vuole la mia sborra, mi stiracchia le palle mentre lecca, mi morde la cappella e gli sborro in gola. La beve senza esitazioni, io lo afferro e ci baciamo a lungo. Restiamo nudi, seduti sul telo con lo sportello aperto, per fortuna la luce interna dell’ auto è spenta. E’ umido, siamo impolverati ed esausti. Cominciamo a parlare delle passate esperienze e già pomiciamo. Senza pensare ad erba od insetti, siamo sul telo impegnati in un 69 dolcissimo, ma ormai nessuno dei due ha la forza di venire. Quindi ci fermiamo, rivestendoci ci lasciamo il solo contatto mail. Ci succhiamo di nuovo le lingue a vicenda, ci rivedremo assai presto. Lo lascio, mi incammino verso la macchina, mi fa male una coscia, ma ne è valsa la pena. Anche se non conosco nemmeno il nome dei due che stasera mi hanno scopato.
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17 years ago
admin, 75
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.... il mio vicino
anche oggi ti ritrovi seduta a quella tastiera con un fuseax nero, perizoma nero, reggiseno a balconcino e canottiera nera ..... e, mentre scrivi, qualcosa ti attrae dalla finestra, una vista ...... un uomo in jeans e magliettina che passa là davanti, lo hai visto altre volte, è il tuo vicino, ma oggi, mentre scrivi lo vedi in una luce diversa, più calda, ..... guardi il video e leggi le ultima righe, ma non riesci a concentrarti, non riesci a connettere, la tua voglia è rivolta là .... a quella finestra a quella vista, ti avvicini ai vetri e lo vedi camminare, ops si volta, ti ha vista, lo saluti con lo sguardo..... non gli togli lo sguardo da dosso e lui ........ ti saluta ti guarda ............
ti sporgi per vederlo uscire dalla tua vista, lui si volta e sorride,
poi lo sguardo non è più nitido, si è spento dietro a quell’angolo di strada, …. il cuore batte forte, non sai come mai, ti scosti dalla finestra e ti siedi, non sei più la stessa, non hai più la voglia di scrivere, di rileggere, senti un calore che sale …… senti una voglia strana, un pensiero, ………
ti senti una ragazzina, che stupida, cosa ti succede, non riesci a capire, sei ancora lì seduta e …. il video è fermo, le ultime righe ……….. si dovrai riprendere ….
Forse …. è solo passeggero, sarà il caldo, sarà che sei sola ………
Sarà tutto questo, sarà ……………
Il sole stà calando, devi uscire, devi andare al supermercato, la cena …. Il tempo è passato e non ti sei accorta, il tempo ……….. i pensieri ……….. e lui ……. Si ricordi ……….
Sali in macchina e ti avvii ……… cinque minuti e sei nel parcheggio, scendi, di corsa, affannosa, prendi un carrello e ti avvii ………….
Ferma!
Ferma!!!
Eccolo, è lui, è lì davanti a te ………. Stavi per andargli addosso col carrello, lo sguardo, i suoi occhi, i tuoi occhi …………. Un sorriso e ……….. “ciao”
Ricambi, si ferma, la sua mano si allunga, tu rispondi, le mani si stringono, si toccano, si cercano …. Gli occhi si guardano, …….. un cenno …… un sorriso e ……… un bacio guancia a guancia, le labbra si sfiorano, il cuore batte, batte ………
“sono arrivato a piedi, hai voglia di riaccompagnarmi in macchina” ti chiede lui, “certamente …….. prendo il pane e sono da te” ……. si avvicina al tuo orecchio e ti sussura “ti aspetto”, quel modo, il suo fiato nell’oreccchio, un calore si impossessa del tuo corpo ……. Non sai più cosa fare, non sei più ….. tu.
Salite in macchina, vi guardate e ……… le labbra si muovono al’unisono, si toccano e ….. si baciano, la lingua si muove dentro di te, senti un calore, delle vampate, ti senti bagnare, ma non ti stacchi, vi abbracciate, vi accarezzate, state lì nel piazzale, con poche macchine e ……… la sua mano si muove sulle ginocchia, le accarezza, accarezz i fuseaux, accarezza le cosce e …… allarga le tue cosce e ….. si muove …….. ti tasta, ti accarezza i seni, fa entrare la mano sotto alla canottiera, slaccia il reggiseno e ………. Affonda le sue labbra sui tuoi capezzoli, liberi e ….. turgidi.
Tu accarezzi il suo corpo e la patta ormai gonfia del suo pantalone, com’è duro, lo vorresti, ma ……….
Ti allontana, ti toglie la mano e ………….. ti leva i fuseax, lascia il perizoma e ………. Inizia a leccarti, il clito si gonfia, le labbra si aprono, sono ormai bagnate di umori, la sua mano si muove tra le labbra, le accarezza, ………. Infila due dita nella fica ormai umida e inizia a muoverle …….. come se ti stesse scopando ………….
Gemi, ti muovi, ………. Le sue dita si muovono, mugoli, lo desideri, ma lui ……….. ti lecca, succhia il clito come fosse un cazzo, lo lecca lo succhia, infila lingua dentro alle labbra, ti scopa dentro alla fica e ………. Ti lecca il culo, ti allarga il buco e ……… lecca e sputa.
ti scopa con le dita ormai fradicie di umori e …….. le affonda e ………. Le infila nel culo ………
“Ahi ……… mi fai male” …….. gemi e senti il dolore, stai per “continua” un lento godimento ti invade il corpo, saranno le sue dita, sarà che ti ha presa anche dietro, stai gdendo “siiiiiiiiii ……… continuaaaaaa ……… godooooooooooo”
“godooooooooooooooooo”
Non avevi mai sentito un calore così invadere il tuo corpo, si “GODI”, per la prima volta ti senti appagata, presa dall’eccitazione e dal piacere, ti ha fatto godere come non mai….
ti muovi sotto i colpi delle sue dita …….. ma lo vuoi, lo desideri, lo vuoi dentro di te, vuoi sentire quel membro di carne entrare dentro di te e darti altro piacere altro godimento ……..
si muove, ti sdraia e …….. avvicina la sua cappella alle tue labbra, umide, fradice e …….. il membro entra senza nessuna fatica, …….. mugoli, adesso lo senti, è duro
si muove dentro di te e ….. ti fa godere, ancora, non sai più neppure tu se è piacere o altro, delle scosse invadono il tuo corpo, i tuoi nervi si tirano, per un’attimo sei pervasa da un’eccitazione ulteriore, e …………..
lo senti gonfiarsi, muoversi sempre più velocemente, più in fretta, e scoppiare tutto dentro di te, senti quel liquido caldo infilarsi dentro il tuo corpo, e ……………….. “godooooooooooooo” insieme, all’unisono …………
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17 years ago
carino6423,
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L\'orgia del destino
Il primo raggio di sole entrò nella stanza filtrato da una tenda che ondeggiava alla lieve brezza. Andrea, la ragazza tedesca conosciuta in chat la primavera di quell’anno, allungò d’istinto una mano per respingere quel primo alito di giorno.
«Tesoro» disse con voce roca e ancora appiccicata dalla stanchezza di una lunga notte di follie, «tesoro accosta un poco le ante».
Nessuno udì quella richiesta.
Marcel - italiano sin da bambino ma con sangue mezzo francese e mezzo austriaco - che l’aveva contattata e invitata in vacanza si era già destato e se ne stava sul balcone a fissare un panorama d’incanto che pareva ancora nel dormiveglia, proprio come Andrea.
«Marcel» fece lei. E poi ancora: «Marcel». Lui rientrò nella camera da letto con un asciugamani da bagno avvolto intorno alla vita. Lo lasciò cadere davanti a lei. «Non ne può più» disse con un sorriso indicando il pene. «Un’orgia così non l’avevo mai provata».
Andrea non si scompose. Si sollevò, prese il membro dell’uomo tra le labbra e cominciò a succhiare finché lui non si lasciò andare sul letto.
«Hai trovato la gente giusta» confessò Andrea, tenendo la mano sul pube dell’uomo di vent’anni più grande di lei. «Mi sono lasciata andare completamente e ho goduto con tutti. Non avrei mai immaginato di provare così piacere con le donne...»
Sospirò un istante, quasi a ripensare come in un veloce flash-back, le immagini più forti di quell’ammucchiata. Corpi avvinghiati, etero e bisessualità anche maschile, vagine colme di sperma che si facevano leccare indistintamente da donne e uomini vogliosi di assaporare gusti forti.
«Non avrei immaginato - riprese la donna con quel suo marcato accento - che tu...»
«Che io?...» interrogò Marcel
«...Che tu potessi provare anche ad essere posseduto da un uomo».
«Inculato, vuoi dire?»
«Bescheiss, ja» tradusse lei in tedesco.
«Mi hanno passato e ripassato in tre o quattro...Ho voluto provare quel che prova una donna. Tu non hai forse usato un dildo?»
«E’ diverso. Non fa parte del mio corpo, il dildo. Però mi ha fatto godere spingere, spingere, affondare in fica e in culo quel...quel...Knuppel, come si dice in italiano?»
«Manganello» intervenne lui. «Ma quello non è un manganello!» corresse subito.
«Oh sì, invece, è stato come bastonare quelle vacche...E io sono stata più vacca di loro». Scoppiò in una risata fragorosa che la ridestò del tutto.
«Lo sai - riprese con un sorriso di soddisfazione lei - lo sai che solo io mi sono scopata tutti i maschi del gruppo? E che la maggior parte di loro li ho ospitati anche nel culo? E che sono stata la più assetata bevitrice del loro sperma?. Ti piaccio così?»
«Certo. Perciò ho tenuto un po’ di energia per la fine della serata. Per scoparti dopo che ti eri ‘fatta’ tutti e tutte. E ti devo dire che è splendido, alla fine di un’orgia quando sei tutti insiemi i profumi dei corpi e dei loro umori, dentro di te e fuori, sulla tua pelle. Però in una cosa hai mancato...»
Andrea divenne all’improvviso cupa. Lei che desiderava essere la più disinibita di tutte, la più spregiudicata, come poteva aver mancato? E in che cosa?
«Non hai usato il tuo Knuppel su di me...»
Un’altra risata teutonica scosse la camera. «Vuoi... vuoi - disse ridendo a crepapelle - che ti scopi col cazzo di gomma?»
«Sì e subito».
La risposta secca e decisa dell’uomo la mandò in visibilio. Spalancò le cosce: «In un attimo sono diventata fradicia...». Sembrò quasi sorprendersi.
Rovistò in un cassetto, ne trasse un bel dildo.
«Lo usato per Sandra, davanti e dietro, poi ancora davanti. Un attimo che lo lavo».
«No» tuonò Marcel. «Ci sono gli umori di una donna, usalo così su di me».
Andrea lo osservò quasi sconvolta. «Non avrei mai detto neppure che tu fossi così perverso. Mi eccita anche di più stare con te».
Si legò rapidamente il fallo alla vita mentre lui si passava dell’olio di vaselina.
Andrea agì con molta esperienza e affondò tutto il grosso pene in lattice nel culo dell’uomo. Stantuffò avanti e indietro, con calma ritmata finché esplose in un urlo di piacere. «Ich komme...ahh...komme».
«Vieni, vieni, e fammi poi lecccare i tuoi umori» la invitò Marcel.
Andreas estrasse lentamente il dildo e si avventò, sedendosi a gambe larghe, sulla bocca del maschio, aprendo bene la vagina. Lui lavorò di lingua mentre la ragazza sembrava essere avvolta dal delirio dei sensi.
Le stimolò una clitoride già al massimo dell’eccitazione. Un altro urlo di piacere giunse di lì a poco e altri umori scivolarono nella bocca insaziabile del maschio.
«Ora vedrai la porca fin dove arriva...» sussurrò Andrea che aveva sempre sognato un finale «piss» nei propri sogni erotici. Riempì la bocca dell’uomo e continuò a inondarlo, incurante delle lenzuola che si inzuppavano. Stremata, si gettò di nuovo sul letto, accanto a lui.
«La prossima dovrà essere un’orgia con molto, tanto piss. La organizziamo?».
«Certo. Vedrai, non resterà un sogno...»
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17 years ago
admin, 75
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La prima volta con una trans
ero in locale notturno,di quelli frequentati da gente di varia estrazione sociale e culturale...io vi ero entrato intorno le 2 del mattino cn 2 amici,dopo essere stati a bere in altri localini.Mentre ero a ballare avvolto nella musica e nei fumi dell'alcol intravedo una splendida ragazza ke mi guarda mentre si muove cn fare sinuoso e felino al ritmo di un ballo latino americano...mi avvicino a lei e comincio a ballargli intorno sino a qnd i faccio coraggio e la prendo per la vita e mi unisco in ballo a 2...lei prende di buon grado la cosa e cominciamo a strofinarci l'uno a l'altro stretti in una morsa di passione e sudore...ad un certo punto comincio a toccarle il culo,bello alto e sodo per poi salire su fino alle tette,ma lei cn fare repentino mi blocca sul nascere.Oddio stò sbagliando approccio penso quindi la invito ad andare fuori in spiaggia per continuare a conoscercimeglio,lei acetta e dopo aver preso altri 2 drink usciamo.Cerco un posto lontano da sguardi indiscreti e ci sistemiamo su di un lettino da mare e bevendo i coktails comincaimo a baciarci cn vigore.la stendo sul lettino mi poggio delicato su di lei e scendo a slacciare la camicetta fino a toglierla.mi si parano dinnanzi i miei occhi 2 tette stupende dure e con i capezzoli chiari e larghi di areole...comincio a baciarla al collo ai seni ale spalle scendo in basso all'ombelico con le mani tolgo la gonnellina ora ha solo il perizomino nero...lei mi si volta ed ora ho il suo bellissimo culetto da baciare,comincio a massaggiarlo e bacio la schiena poi mi dirigo verso le natiche sposto il filo del perizoma ed entro cn la lingua tra le 2 chiappe,sento il sapore del suo corpo,lei comincai a vibrare a respirare cn affanno,sento ke è eccitata,si rigira e noto ke lo slip ha leggero rigonfiamento sul davanti.abbasso immediatamente la copertura e vedo spuntare un cazzo di normali dimensioni.mi sento come preso in giro,guardo lei negli occhi,la vedo come triste,ha uno sguardo molto dolce e mi kiede di nn fermarmi adesso..io la bacio sulla bocca,le nostre lingue si intrecciano le sue mani sulla mia testa spingono verso il basso,vuole ke gli faccia un pompino...io scendo cn le labbra sempre più giù,arrivo a sentire l'odore del suo membro duro,lo afferro con forza e comincio a fare un sega,poi lo sbatto sulla mia lingua e incomincio un pompino da brivido,nn lo avevo fatto mai prima d'ora ma sentivo ke mi piaceva,lei era un a donna ma aveva cazzo e palle,pensavo ke forse era perfetta così...ora era a lei a dettare il ritmo della succhiata...mi teneva per la testa e mi scopava cn forza sempre di piu fino alla gola,mi mancava il respiro ma mi piaceva un sacco...avevo il mio cazzo duro e sentivo una gran voglia di goder ank'io...allora organizzamo una posizione 69....ora lei era sopra di me,mi spompinava ed io spompinavo lei....il suo sapore era celestiale...io stavo per godere..."aahhaaa ahhhaa vengooo.."ed eccomi nella sua bocca...ora toccava a lei,il suo ritmo si faceva incalzante la saliva ke perdevo mi finiva ovunque..."vengooo venggoo"gridava lei....stava per uscire dalla mia bocca,nn voleva venirmi dentro...io la blocco per il culo e gli infilo 2 dita nell'ano....eccola ora sento la sua sborra calda colare nella mia gola...una sensazione bellissima,un gusto unico....si sposta dal lettino si siede accanto a me....ora ci baciamo,sento i nostri sapori mescolarsi.....è stato bellissimo...il mio primo rapporto cn una trans...ci scambiamo i numeri ripromettendoci di rivederci....spero sia così....
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17 years ago
admin, 75
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Che bella sorpresa...!
E’ un lungo venerdì di lavoro…non arrivano mai le 18….ogni tanto sbircio la posta elettronica per passare un po’ il tempo, mio marito mi manda una mail, con oggetto “Sorpresa!”. Con curiosità apro subito e leggendo quello che c’è scritto mi viene un colpo. C’è scritto infatti di non preparare niente per cena, anzi, farmi bella perché la sera si esce.
Non capisco cosa vuole dire, ma soprattutto fare, però senza battere ciglio e senza chiedere nulla, mi preparo nel migliore dei modi: gonna, scarpe con tacco a spillo, camicia bianca, crema per il corpo molto sensuale, spazzolata ai capelli, ma soprattutto il completino intimo più sexy che ho..sono in dubbio su quale indossare….alla fine scelgo per quello nero di pizzo con le culottes..il pensiero di indossare biancheria sexy mi eccita, non so perché..
Quando torna a casa F. sono quasi pronta..è inutile cercare di sapere il programma della serata..so già che non mi dirà mai nulla e quindi sto in silenzio…ma è un silenzio molto eccitante…
Saliamo in macchina e mi benda gli occhi, mi dice che non vuole che io sappia dove stiamo andando….nel tragitto ogni tanto sento la sua mano salire sulle mie cosce, fino a sfiorarmi proprio lì….mi sa che stasera vuole farmi morire…
Dopo circa 15 minuti arriviamo a destinazione, mi viene ad aprire la portiera della macchina e, sempre bendata, mi fa strada.
A quel punto un grande caldo comincia a salirmi dalla schiena, il cuore comincia a battere forte..
Non capisco dove siamo, ma soprattutto non capisco cosa vuole fare e dove vuole arrivare…
Entriamo…una musica di sottofondo molto eccitante ma allo stesso tempo dolce fa da colonna sonora….Mi fa sedere su una sedia e, sempre con gli occhi bendati, sento una lingua che mi bacia il collo…mi fa impazzire quando fa così…mi accarezza i capelli…sa che l’adoro quando lo fa….
E’ come se fosse la prima volta che mi bacia, il brivido non mi ha ancora abbandonata..
Intanto piano piano mi sbottona la camicia e incomincia a baciarmi il seno …
Incomincio a perdere i sensi….non so cosa mi sta prendendo, so solo che non sto pensando a niente e mi sto lasciando andare completamente….in quell’istante una mano incomincia ad accarezzarmi le gambe con dell’olio profumato..non riesco a capire, in quanto due mani mi stanno massaggiando il collo e il seno..e le altre mani di chi possono essere? Mi sto eccitando nel non capire …..comincio ad avere caldo, allora vengo spogliata dalla camicia…
Le mani che mi stavano accarezzando le gambe piano piano incominciano a salire….sempre più in alto, fino a sfiorarmi la patatina liscia…mi sento spostare da parte le coulotte...fino a quando sento una lingua umida leccarla, mentre un’altra lingua mi accarezza il collo e mi bacia con passione…
L’atmosfera si riscalda sempre di più….fino a quando le due parti a mia insaputa decidono di invertirsi…….sento una passione diversa……e riconosco in quel bacio mio marito…non capisco ancora chi possa essere allora l’altra persona….
Quando sono quasi al limite dell’orgasmo, vengo spogliata anche della gonna e vengo accompagnata sul letto, sempre con gli occhi bendati e vengo fatta stendere….al quel punto, sento due lingue alternarsi tra di loro sulla mia patatina…..comincio a mugolare dal piacere, fino a quando per farmi zittire mio marito decide di mettermi il suo bel cazzo in bocca…..intanto l’altra lingua continua a leccarmi con delicatezza…aumentando sempre di più il ritmo…sto quasi per venire….ma la persona che mi sta baciando la patatina si ferma….come vorrei che andasse avanti…a quel punto anche mio marito toglie il suo cazzo dalla mia bocca…
Sono lì, stesa sul letto…bendata…l’unico rumore che sento di sottofondo è la musica…mi sto proprio rilassando…..le due persone si sono allontanati sicuramente, non sento la loro presenza….ma quando meno me lo aspetto sento le mie palline adorate entrare dentro di me…..come mi fa godere mio marito!!! Però ogni tanto si ferma per poi ricominciare dopo qualche secondo…sa che così mi fa impazzire…per interrompere i miei mugolii di piacere ci pensa un altro cazzo…e solo allora mi accorgo che lo sconosciuto è un uomo….e mentre mi sbatte il suo cazzo in bocca mio marito alterna la sua lingua alle palline amate…mi sta facendo proprio impazzire questa sera..
Solo in quel momento decidono di togliermi la benda, per poter finalmente guardare in viso lo sconosciuto…è un ragazzo della nostra età….
Decido di fare stendere un po’ il ragazzo, non abituato a certi ritmi, per baciarlo un po’….mettendomi a pecorina, dando in quel modo il mio culetto a completa disposizione di F...so che adora leccarmelo, ma non sempre è così facile essere rilassata al punto di non sentire molto dolore con la penetrazione….ed in quel momento sento la sua lingua con passione leccarmi prima la patatina…poi piano piano fino a prendere tutto il culetto…decide di inserire prima uno e poi due dita…..va avanti così per un bel po’….fino a quando lo sconosciuto sta per venire…allora decido di fermarmi dallo baciare e di farlo sedere ad assistere un po’ al nostro “spettacolino”….io e mio marito decidiamo di fare un bel 69, sotto l’occhio vigile del ragazzo….
La voglia di venire è tanta, allora mi stendo e mi sento dominata dai due uomini, che sono sopra di me….in quel momento, dopo soli pochi secondi, sento due schizzi caldi in faccia……
Dopo una doccia e un po’ di relax ho voglia di coccole, allora mio marito mi fa sedere sul letto con le gambe divaricate e mi incomincia a massaggiare le spalle e il collo con dell’olio profumato…in quel momento, quando meno me lo aspetto, lo sconosciuto si avvicina e incomincia a toccarmi il seno e scendendo incomincia a leccarmi di nuovo la patatina……in quel momento allora mi stendo a pancia in giù e chiedo a mio marito e allo sconosciuto di massaggiarmi la schiena…
F. si stende e mi dice che gli piacerebbe un pompino in quel momento…allora decido di accontentare entrambi…li faccio sdraiare e li spompino entrambi…alternandoli…
Vedo che stanno godendo…..lo capisco dalla loro espressione……e mentre li spompino mio marito decide di accontentare la mia patatina…inserendomi il vibratore…..3 cazzi in una sola notte..
Dopo un po’…quando proprio siamo stremati dalle forze….mi sento tutto l’umore di F. e quello del ragazzo in mezzo al seno….
Ci riposiamo ancora qualche istante e poi decidiamo di andarcene, si è fatto tardi…..
E’ stata proprio una bella sorpresa!
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17 years ago
admin, 75
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Fantasia
più che un racconto è una fantasia!
ciò che mi piacerebbe è conoscere una coppia,e poter corteggiare la lei,in modo lento,semplice senza esagerare...farla sentire importante e che si senta bene nel parlarmi...la vorrei portare in qualche posto di mare dove si possa dialogare e magari sfiorarci dolcemente....poi...altro??????ebbè se dico tutto .........
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17 years ago
admin, 75
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Contro la pornografia
Libero,libero è felice di fare vero Amore,dopo anni di schiavitù ed esperienza con il porno adesso sono libero..Con gran volontà ho iniziato un cammino interiore spirituale per liberarmi da vizi e immagini deleterie mere opere del male che pervertono e distruggono la nostra vita e il nostro essere spirituale..Piano Piano e a gradi ho cancellato i video,le foto e qualsiasi immagine di sesso esplicito,ripugnato da l'insuccesso che avevo in tale periodo..Ora sono tornato come a 20 anni..!con grande felicità delle mie amiche..Questa è una guerra,una guerra al vizio,alla violenza cieca ed estrema fatta da gente senza scrupoli sui nostri corpi..Il male interiore e collettivo si esprime in questi ultimi giorni sempre di più..e non c'e più regola a questo e tale è la nostra prova..Fate come volete ragazzi e ragazze..ma alla fine soffrite perchè è questo il volere di chi guida le menti sfruttatrici dell'industria pornografica..Rinunziate a comprare film,e anche a vederli gratuitamente altrimenti vi ammalerete sia lo spirito che la carne,piano piano avete avuto tali esperienze e superatele gente..Perchè grande è la ricompensa di chi smette dopo aver passato l'inferno della pornografia e della masturbazione..Posso testimoniarlo a tutti voi uomini e donne che non renderete mai al 100% se guarderete tali immagini..specialmente se è tanto che lo fate..abbraccerete brevemente l'impotenza sessuale e nessuna illusoria pillola vi aiuterà..Tale illusione che il male vi propina tutti i giorni è talmente falsa che sembra vera..!Pensate di essere felici ma non lo siete!!Rinunziare in tronco è la libertà per molti di voi..Capisco il piacere che provate,ma tutto ha un limite e lo capirete da voi quando vi stuferete!! di quest'obbrobrio..!Poi fate come credete pagherete sulla vostra pelle tale inferno e non sarete mai liberi..mannaia
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17 years ago
laramazza,
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Last visit: 17 years ago
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Laramazza spirituale
Frivola e giocosa laramazza lavora pura e indifferente..
Quanto Piccola è quanto grande diventa adulta quando di amor pulsa..
Lascia che possa riposarsi degna di chi la vedrà..
Che la nostra ricerca e battaglia possa alla fine vincere cotesto inferno
Che il nostro amor per le nostre donne possa trionfare più del sesso..
Giochiamo e purifichiamo la nostra anima quà e là..
finche un dì Amor vero si troverà..
Mannaia
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17 years ago
laramazza,
36
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Sogno o realta ?
Francesca
Era buio o forse avevo soltanto gli occhi chiusi.
Sei arrivata in silenzio, non abbastanza perche'
non mi accorgessi che ti stavi avvicinando.
Sono rimasto immobile ma ho avvertito subito
il tuo calore di femmina che mi circondava.
Avrei potuto alzarmi ma ho finto di dormire
ti ascoltavo respirare forte e girarmi intorno
come una pantera affamata, ho scelto di essere
la tua preda, senza difesa.
Io, il maschio abituato a scegliere ed a volere, mi sono
abbandonato indifeso a te, alla femmina in caccia.
Sentivo che mi guardavi pregustando il pasto, io ero
sempre piu' in preda ad un dolce narcotico, una inesplorata
voglia di resa, tu stavi gia' assaporando il tuo premio.
Hai scoperto il mio membro, ti ho lasciata fare affascinato
da quella nuova sensazione di resa, non era ancora duro,
le tue mani tradivano impazienza e frenesia.
Lo volevi pronto subito ma il maschio e' maschio
se aggredisce, non quando e' preda. Ha paura e si difende
nascondendosi, devi rassicurarlo e conquistarlo, convincerlo
che lo attende il piacere e non il dolore.
Nella tua mano era caldo e morbido, ti ha fatto tenerezza,
pur confusa nella tua urgenza di piacere hai sentito
di dover concedere qualche cosa per averlo.
Le tue carezza sono diventate meno frenetiche e violente.
Avrei voluto alzarmi e sottometterti ma il sottile piacere
che prova la vittima mi ha trattenuto. Ti guardavo diritta
davanti a me in mezzo alle mie gambe spalancate.
Ti sei abbassata con un sospiro, ho capito di aver vinto,
hai aperto la bocca e finalmente ho sentito il tuo calore
invadermi tutto. Sentivo nei tuoi movimenti la voglia e
l'urgenza di godere, ma stavi finalmente pagando il tuo omaggio
al maschio.
Le tue mani che strizzavano i testicoli ed il tuo succhiare
scomposto tradivano il tuo bisogno immediato di essere posseduta,
un'esigenza frenetica sopita da troppo tempo. Io rimanevo immobile
controllando a fatica le mie reazioni.
Ho sentito crescere la tua gioia quando nella tua bocca
hai sentito maturare l'oggetto del tuo piacere,
ormai non riuscivi piu' a contenerlo tutto ma
non ti bastava mai, ne volevi sempre di piu'.
Adesso il maschio era tuo, lo avevi risvegliato ed era
pronto a darti tutto il piacere che ti tormentava.
Ma non riuscivi piu' a smettere, la tua bocca non voleva
terminare il suo lavoro, eppure il tuo bisogno di sesso
era in mezzo alle tue cosce strette e bagnate.
Ho dovuto fermarti, se non lo facevo io tu non ci saresti
riuscita. Mi hai fissato negli occhi mentre ti sollevavo
la testa con forza, avevi ancora la bocca aperta e la
lingua continuava il suo stimolo a vuoto.
Ti ho sollevata per le spalle avvicinandoti a me, il tuo
seno era ormai davanti alla mia bocca, ho assaggiato i tuoi
capezzoli duri mentre ti lasciavo cadere a gambe aperte su
di me.
Ti ho penetrato la bocca con la lingua mentre dirigevo la
mia asta nel tuo buco caldo e bagnato, non hai opposto
resistenza anche quando ho raggiunto il fondo, il tuo
sospiro profondo mi ha detto che era cio' che volevi
fin dall'inizio.
Siamo rimasti uniti per un attimo, mi stavi massaggiando l'asta
con il tuo piacere, poi hai iniziato a cavalcare, prima piano
poi sempre piu' forte, se volevi essere sfondata lo stavi
ottenendo.
Ho cercato di rallentare la tua foga, un maschio non puo'
resistere a lungo quando la femmina ha urgenza di piacere,
ma tu ti ribellavi alla mia ragione e pompavi senza pieta'.
Presto, forse troppo presto, mi hai portato al limite
oltre il quale l'istinto di fecondare non puo' piu'
essere controllato, anzi.
E allora anch'io ho smesso di ragionare, eravamo solo un maschio
ed una femmina in calore, volevamo entrambi la stessa cosa,
il piacere sublime. E lo abbiamo raggiunto.
Come ogni volta ci ha colti di sorpresa, lo vogliamo, lo cerchiamo
con foga, poi ci sorprende quando arriva. Sale deciso verso
la punta del membro, sembra fermarsi un attimo, poi dai testicoli
inizia a pulsare ed a premere lo sperma caldo e denso.
Tu lo hai sentito al primo getto, ti sei fermata un attimo per
assaporare quel calore che ti ha colpita dentro. Poi ti sei
abbandonata al suo piacere, la femmina aveva ottenuto il
suo premio e se lo gustava tutto.
Mentre mi svuotavo dentro di te mi hai baciato, forse volevi
ringraziarmi del dono ma ero io che avrei voluto farlo.
Sei rimasta sopra di me, calda, morbita, dolce, anche dopo che
la natura aveva completato il suo corso. Sentivo le tue contrazioni
accarezzarmi la verga ormai sazia, in quel momento ti ho amata
con tutto me stesso, come solo un uomo puo' amare la sua donna.
Poi......mi e' rimasto solo l'amore.....tu eri
a dieci mila miglia da me.
Eppure sei stata la femmina che mi ha fatto felice
Ti amo.
Jimmy [email protected]
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17 years ago
gabryarc,
51
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Era brutto ma con un cazzo enorme
Da quando scopriì che mi piaceva il cazzo, e dopo quella ingoiata di sperma a Ostia lido di quel cazzo elefante, cercavo, ogni tanto di vedere a immaginare come potevano averlo anche le persone brutte. Una volta, mi incuriosì particolarmente un titolare di una merceria, presso la quale mi ero recato per una commissione di mia madre.
Entrai nel negozio e mi si presentò un uomo sui 50 anni brutto e mezzo porco (altre volte c'ero stato ma lo avevo solo intravisto, giacchè avevo avuto a che fare con la figlia che al banco ci stava più del padre). Quella volta, non ricordo cosa mi serviva, la chiesi e avendo pagato stavo per andarmene che mi chiamò chiedendomi di fargli un favore: senti mi faresti una cortesia mi è caduta una matassa di lana sotto il bancone, potresti prendermela che devo portarmela via! (Ricordo che era quasi l'ora di chiudere e non c'era nessuno ormai in giro) vado per inchinarmi chesubito abbassa la saracinesca, sia abbassa i pantaloni e mi viene dietro con la cerniera abbassata e con il cazzo di fuori e mi dice: guarda che bel cazzo che ho io lo so che ti piace? E come lo hai capito, domando io! Da come mi guardi e sopratutto guardi la patta dei pantaloni. Ebbene si, ho un debole per le patte dei pantaloni, più gonfie sono più mi incuriosiscono e lui l'aveva piuttosto gonfia ma non solo il cazzo era grosso ma con due coglioni belli pieni. E incomincia a dire leccamelo dai, dai lo so che tu volevi questo e leccami anche le palle, hai visto quanto sono gonfi, non aveva finito di dirmelo che mi venne in faccia. Subito mi diede dei tovaglioli mi ero appena asciugato che mi dice: giarati che ti voglio inculare, mi misi a implorarlo di non farlo, perchè ancora ero vergine ma lui non sentì ragione! Prima mi penetrò con due dita e poi col cazzo senza una minima attenzione tanto da sbattermi i coglioni in culo: che male ma che piacere mi provocò, stantuffandomi come un vero maiale e inondandomi una seconda volta di sperma. Come rantolava di piacere, non ne avete l'idea, ma anche io ero soddisfatto anche se mia aveva preso con la forza.
Era brutto si ma il suo arnese fu mio ancora per tante volte e stavolta ero io che conducevo il gioco fino a quando io non partì per il militare.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Mi eccita tantissimo
Mi eccita molto vederla scopare con un uomo di bella presenza e che sia bel dotato sia sessualmente che mentalmente.
Dovrà essere solo un gioco molto riservato e nient'altro fatto nella massima fiducia e serietà reciproca.
Ciao Antonio
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17 years ago
Bella1CoppiaCS, 34/34
Last visit: 17 years ago -
Un sogno?
ho fatto un sogno: tu eri la mia piccina, la mia bambolina; si stava vedendo un film dell'orrore e tu presa dalla paura ti sei avvicinata rannicchiandoti, quasi in posizione fetale, addosso a me poggiando il capo sulla mia pancetta; eri impaurita e non guardavi più la televisione. Per consolarti ho cominciato ad accarezzare i tuoi bellissimi capelli biondi; < non devi avere paura ci sono qui io che ti proteggo> ti dicevo mentre dai capelli passavo ad accarezzare ed a massagiarti la schiena, < tu sei la mia bambolina>; e così ti sbottonavo il vestito scoprendoti totalmente la schiena e continuando il massaggio sulla tua pelle liscia. < un pò più giù, un pò più giù> la mia mano era giunta alle natiche e già sentiva il vallo che le divide. Con timore e dolcezza ho proseguito fino a trovare la fossetta al termine della quale il tuo buchino faceva bella mostra di se; carnoso, pronto. Per un attimo mi sono fermato< è la mia bambolina> ho pensato ma la posa era così invitante che non sono riuscito a smettere ed ho proseguito passando sopra ilmeraviglioso buchino e cominciando a sentire l'inizio del solco tra le labbra della tua fica. Ti eri eccitata e cercavi di assecondare la mia mano rinculando verso questa. I miei pantaloni, intanto, avevano cominciato a sollevarsi proprio davanti al tuo viso, ed il fatto che tu, cullata dalla mia pancetta, ti accostassi a quel gonfiore, mi spinse a proseguire con la mano tra le labbra, belle, grandi, e così offerte. Con calma, leggerezza, quasi a non volerti far scoprire, intanto mi aprivi i calzoni da cui usciva il mio membro già leggermente bagnato; in un attimo ti sei gettata sul mio cazzo ed hai cominciato a leccarlo con golosità. La mia mano, ormai senza ritegno aveva lasciato le belle labbra della mia bambolina, inserendosi con decisione nella fica della mia troietta. Ormai tu, la mia troietta spompinavi il mio cazzo con voluttà, quasi con ferocia infilandotelo completamente in bocca fino a giungere con la cappella all'inizio della gola quasi richiedere di essere scopata in gola; la tua testa aveva cominciato a sollevarsi facendo uscire quasi totalmente il cazzo dalla calda caverna e poi con forza, di colpo, si rituffava su Lui sentendo la cappella che forzava ogni volta la gola tentando di penetrarvi; era doloroso, ma che piacere che gusto , che gioia mischiare il dolore con il piacere che ti veniva dal possedere il mio cazzo e dalla mia mano che ormai era riuscita a penetrarti, prima con due dita poi, allargandoti sempre di più era riuscita ad introdurre anche il terzo dito, queste dita ti scopavano e ti allargavano la fica come se avessi anche lì un grosso cazzo che entrava ed usciva dalla sua tana. < si, sono la tua troia, la tua porca, fammi male, ti prego, fammi godere>, sulla tavola c'era un vassoio di frutta con delle pere, quel tipo molto duro con la parte superiore che si prolunga fino all'ingrossamento inferiore (sicuramente le avrai viste al mercato); è stato un attimo le mie dita hanno abbandonato la tua fica iserendoci immediatamente la pera per tutta la sua lunghezza fino al rigonfiamento che, per la verità, è penetrato anhe un poco < siiii... così, bravo avanti, dammene di più, lo voglio... lo voglio> ad un tratto non hai resistito, mi hai sfilato il cazzo dalla bocca, ti sei girata e ti sei impalata seduta sulle mie ginocchia; hai cominciato a muoverti, ad alzarti facendo uscire totalmente il membro dalla tua fica e risucchiandolo nuovamente all'interno attraverso la strada delle tue labbra bagnate che cosentiva una introduzione veloce e sicura; eri bellissima i tuoi begli occhi verdi quasi lacrimavano dalla gioia, sembravi una fantina che monta il suo cavallo, finchè, poi, sentendo che anche io ero sull'orlo dell'orgasmo non scendevi da cavallo e diventavi quella provetta pompinara che avevo già visto.
Il fiotto di sperma ti riempì la bocca ma tu non mollasti la tua preda fino a che l'ultima goccia non ti appartenne.
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17 years ago
pietro13579,
60
Last visit: 13 years ago
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Metrò 1 - galleria
Ciao a tutti, mi ero ripromesso di non raccontare più gli accadimenti che ho vissuto in prima persona a causa di qualche imb.... che poco educatamente mi ha scritto in posta ma siccome penso il mondo sia fatto di gente di diverso genere.... eccovi cosa mi è capitato (per quelli poco fiduciosi si documentino prima di sparlare della gente).
Quello che andrò a raccontarvi è il giorno 03/08/07. Come tutte le mattine ho preso la metrò 1 di Milano da Sesto FS in direzione di Loreto per recarmi al lavoro. Tutto sembrava come al solito: tanta gente e molto caldo visto che non era uno di quei nuovi convogli con l'aria condizionata che circolano adesso su questa linea. Una volta arrivati alla stazione di Villa S.Giovanni però la metrò non richiuse subito le porte ma si fermò qui per circa 5 minuti e dalla banchina lo speaker annunciò che la circolazione dei treni sarebbe stata rallentata per un guasto tecnico (solo in seguito scoprirò che invece la causa era di un suicida nella stazione di Lima). Buona parte della gente che era nella carrozza scese e si diresse verso l'uscita per proseguire con altri mezzi. Io come altri invece rimasi a bordo confidando che ripartisse in breve tempo e così avvenne dopo pochi minuti. La velocità del treno era molto bassa e ci mise un bel po prima di raggiungere la fermata successiva. Anche in questa si fermo un bel pò e qui lo speaker annunciò che stavano provvedendo a istituire una linea sostitutiva di superfice. A questo annuncio tutti i viaggiatori si affrettarono a scendere....rimasi io e una ragazza infondo alla carrozza( addormentatasi). Io non scesi, sapevo che sopra ci sarebbe stata una calca e non avevo fretta di correre in ufficio. Passarono circa 10 minuti e il treno ripartì sempre molto lentamente ma all'incirca a metà tra la stazione di partenza (Precotto) e quella successiva (Gorla) frenò bruscamnte e si arrestò. Fu questa manovrà che svegliò la ragazza che con fare interrogativo si guardò intorno e cercando di scrutare dal finestrino cercò di capire dove era. Il treno non ripartiva e la tipa incominciava a dare segni di nervosismo. All'improvviso si alzò di scatto e incominciò a fare avanti e indietro nella carrozza...sembrava un'animale in gabbia e ogni avanti e indietro che faceva era sempre più veloce. Ad ogni passaggio io la guardavo (descrizione: età 25/30 anni, alta poco più di un metro e settanta, gonna al ginocchio, sandalo con un tacco 10/12 cm e una maglietta abbastanza aderente) e le sorridevo per rassicuralrla che non c'era pericolo e che saremmo ripartiti presto. Il tempo passava lento e tutto era in stallo e la raggazza continuava sempre a camminare e guardare fuori ora dalle porte o dai finetrini sopra ai sedili. A questo punto ho preso coraggio e le ho detto di sedersi tranquilla che era inutile continuare ad agitarsi. Lei con un filo di voce e con gli occhi arrossati dalle lacrime mi disse "scusami ma soffro di claustrofobia....di solito non prendo i mezzi pubblici e tanto meno la metrò. Ho paura!!!" Io mi alzo e l'aiuto a sedersi nel posto accanto al mio e una volta seduti tutti e due le spiego quello che era successo e che non sapeva (qui la conferma) perchè si era addormentata. Dopo un pò che chiacchieriamo mi offrò di farle un massaggio alle spalle e al collo che magari avrebbe fatto si che si rilassasse visto che era un pezzo di legno. Le suggerisco di mettere le gambe sui due posti accanto al suo e quindi porgermi la schiena per aggevolare la cosa. Lei si mette in posizione ed io incomincio. Apro una parentesi: non sono massaggiatore ne ho seguito nessun corso...è capitato di fare qualche massaggio sempre nella zona collo/spalle a qualche amico/amica e tutti mi hanno detto che sono molto bravo. Dopo qualche minuto sento gia che lei si sta ammorbindendo ma all'impprovviso si alza in piedi e va verso il fondo opposto della carrozza a guardare i finestrini che mostrano quella accanto e una volta scrutato a fondo torna verso di me. Mi guarda e mi dice" visto che non c'è nessuno di la, posso togliermi la maglietta che così puoi continuare a farmi il massaggio senza ostacoli". Si sfilò la maglietta mostrandomi così che aveva un reggisseno a balconcino che conteneva a stento una 4° misura. Si risedette e ricominciai con il mio "lavoro". Ero li nella zona e sentivo che le piaceva. Dopo un po mi chiese, visto che a suo dire era "magnifico", se potevo rivolgere le mie attenzioni ai suoi piedi e alle sue gambe. Acconsentii e scivolando lei indietro di un posto mi fece sedere nell'ultimo sedile della serie. Si tolse le scarpe e mi offrì i suoi piedini molto curati con uno smalto rosa leggero. Inziai la manipolazione e una volta iniziato a risalire verso i polpacci mi accorsi che la posizione poteva essere un pò sconvegniente perchè per permettermi di "lavorare" avrebbe dovuto tirare su un po la gonna e inevitabilmente mi avrebbe mostrato il suo intimo. Le dissi che mi sarei fermato li ma lei insistette e con un gesto veloce tirò verso di lei la gonna facendo leva sui gomiti e la raccolse sopra la pancia. Se prima avrei potuto forse intravedere il suo intimo adesso era li in bella mostra: aveva un tanga bianco molto trasparente che mostrava che la zona intorno alla "passerina" era molto curata. Fino a li ero rimasto molto freddo ma alla fine l'uomo non è fatto di legno e "qualcuno" dette segni di risveglio. Lei mi chiese di riprendere con il massaggio e con le mani mi guidò su e giu per le sue lunghe gambe lisce come il marmo e poi le spostò prima sulla pancia e poi sul suo viso. Mi chiese se per me fosse stato un problema usare le mie doti sul suo seno e nel mentre me lo proponeva gia si era portata le mani dietro la schiena per aprire i gancetti del reggiseno come se sapesse che non avrei mai rifiutato la proposta. Stava per portare avanti la sua operazione quando di colpo il metrò riprese lentamente a muoversi e una voce metallica annunciò che la circolazione dei treni sarebbe ripresa regolarmente. Ci fissammo negli occhi e subito dopo lei si alzò per ricomporsi e finito si risedette accanto a me. Arrivammo dopo poco in stazione e lei alzandosi mi ringraziò per averla aiutata in quella situazione e mi dette un bacio prima sulla guancia e poi uno sulle labbra. Scese a quella fermata ed allontanandosi, mentre la seguivo con lo sguardo, si girò più volte per sorridermi e salutarmi con la mano. Feci ancora un paio di fermate e scesi. Durante la salita sulla scala mobile misi in tasca la mano per prendere il tesserino da validare in uscita e insieme a questo trovai un bigliettino da visita della ragazza: Direttore Marketing di una nota azienda. E' passata una settimana esatta oggi ma non ho ancora trovato il coraggio di chiamarla.....secondo me il destino prima o poi me la farà riincontrare se è così che le cose devono andare........
Bigpiolo
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17 years ago
bigpiolo70,
38
Last visit: 12 years ago
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Amici al mare
Mi convinse a divertirci un po’ con i suoi amici e mentre mi levava la maglietta uno mi aprì i jeans e mi fece alzare per tirarli giù e toccarmi le cosce, se lo tirarono fuori smanettandosi un po’, poi mi prese in braccio e cominciò a toccarmi mentre gli amici guardavano e si facevano una sega.Dopo mi chiese se mi era piaciuto farmi guardare mentre si segavano, mi vergognavo un casino, ma lo avevo fatto anche per farlo contento, intanto mi aveva infilato la mano nei jeans e sotto le mutandine cominciando un ditalino.Glielo tirai fuori per fargli una sega e continuò a sditalinarmi, poi lo segai, mi abbassò la testa forte e mi venne sul viso.La sera dopo andammo un po’ in giro con un suo amico e ci siamo seduti ai giardinetti, mentre pomiciavo con lui l’ altro mi toccava le gambe, mi avevano aperto un po’ la camicetta e tirato su la gonna da dietro dicendo che ho un bel culetto, poi si misero a accarezzarmi le cosce mentre se lo tiravano fuori. Lui mi fece un ditalino e io una sega dicendomi di farla anche al suo amico ,ci sono stata e ho continuato fino a quando sono venuti schizzandomi addosso. Ci ritrovammo anche con gli altri amici e mi fecero spogliare ancora per guardare, questa volta con le mutandine tirate un po’ giù mentre si segavano, il giorno dopo lo rifeci ma me li fecero prendere in mano per segarli veloce e mi schizzarono sulle cosce.
scrivetemi:
[email protected]
23
5
17 years ago
soncarina, 27/27
Last visit: 2 years ago -
Sogno di una notte d\'autunno
Passeggiavo per le strade di Ortigia, l'isolotto su cui si abbarbica il centro storico di Siracusa, la mia città natale, ero un pò alticcio, a causa del buon nero d'Avola di cui mi ero generosamente servito durante la cena a base di zuppa di cozze al pomodoro con crostini di pane e caponata di melanzane, si, ero andato sul leggero, ma dopo l'ultimo lavoro era il primo pasto decente che mi concedevo.
Ero un pò malinconico percorrendo le strette vie del centro,
illuminate malamente da lumi che ricordavano le vecchie lanterne ad olio.
Dove la luce non arrivava, i vecchi muri che chissà quante storie
potrebbero raccontare, trascoloravano dal giallo della luce al blu
chiaro della luna, che incombeva sopra la mia testa, dall'occhio
ciclopico, enorme ma non minacciosa.
L'aria era calda, profumata dai mille odori dell'isola.
Con gli occhi socchiusi girovagavo, riconoscendo angoli, luoghi, case, appartenenti al mio ormai lontano passato ortigiano.
Ad un tratto, lungo la via Alagona, vidi una traversa che non ricordavo: in alto un ponte di case chiudeva e tratteneva i due lati del vicolo, e, proprio sotto quell'arco, che incorniciava uno scorcio di mare irrorato di luce lunare, dalla parte sinistra del vicolo, una flebile luce gialla, proveniente dal vetro istoriato di un bistrot.
Non so cosa mi spinse ad avvcininarmi a quel posto, ce ne sono tanti così da queste parti, entrai spingendo una vecchia porta fatiscente, senza un nome, solo un piccolo mazzo di rosmarino rinsecchito fissato con una cordicella al centro del pannello.
Mi ritrovai in uno strano locale, scuro, illuminato da sole candele.
Non riuscivo a distinguere quasi nulla, forse perchè un pò ottenebrato dall'alcol, ma percepivo il suono di una chitarra che suonava una strana melodia antica, che risvegliava echi profondi nella mia anima.
io fondo un piccolo banco di mescita con una grande botte ovale, dei bicchieri che forse non venivano lavati molto spesso, uova sode, una grossa candela ed una vecchia donna grassa indifferente che strofinava controvoglia una brocca di vetro.
Trovai un tavolino in un'angolo della piccola stanza, addossato ad una parete su cui era addossata una lunga panca che la percorreva, mi sedetti, non sapendo bene cosa volessi farci, lì.
La donna grassa si avvicinò senza dire una parola, e mi mise davanti la brocca da mezzo che aveva riempito di un liquido bruno che, immagino fosse vino locale, sbattè un bicchiere opaco davanti a me e se ne andò ciabattando, facendo ondeggiare due enormi natiche vibranti di grasso.
Un pò sospettoso versai il vino nel bicchiere, dopo averlo ripulito col mio fazzoletto, e annusai, sembrava passabile.
Risultò buono, anzi, il suo sapore rotondo, saturo di mandorla, miele, e arancia, mi inebriò al punto che, senza rendermene conto avevo quasi svuotato la caraffa in pochi minuti.
Il mio sguardo reso sfocato dal vino cominciò a vagare per l'ambiente fumoso, soffermandosi su dipinti scadenti alle pareti, facce stanche, forse pescatori che affogavano la stanchezza nel vino, una battona, ma forse era un travestito di almeno ottant'anni, che ricambiò il mio sguardo con un sorriso seducente senza denti.
All'angolo opposto della sala, un pò appartata, c'era una coppia, che non avevo notato fino a quel momento.
Erano seduti ad un tavolo come il mio, uno di fronte all'altra.
La prima cosa che svegliò il mio assopito interesse fu lo strano modo in cui erano seduti.
Composti eretti eppur rilassati, gli avambracci e le mani appoggiate al tavolo, con le dita che si sfioravano, gli sguardi persi l'uno in quello dell'altra.
E poi, la mia mente che si disannebbiava, notò altro.
Lei aveva un abito di squisita fattura, nero,forse un pò vintage, con il corpetto trasparente di pizzo nero incrostato di decorazioni che non riuscivo ad intrepretare, che nascondevano appena due magnifici seni eretti, i capezzoli che premevano imperiosi contro la stoffa.
Lunghi guanti le coprivano fino al gomito le bianchissime braccia affusolate. Lunghi capelli di un rosso appena più chiaro del vino che avevo bevuto, morbidi e fluttuanti sulla schiena nuda, un piccolo cappello con una minuscola veletta evidenziava, più che nascondere, due occhi di uno strano viola intenso, un profilo meraviglioso, quasi una antica miniatura. Dallo spacco laterale della lunga gonna di raso nero usciva una gamba che avrebbe fatto invidia ad una star. Due scarpine tenute su da due striscioline di stoffa nere, tacco altissimo, calzavano piedi da capogiro.
Lui, in un'abito d'alta sartoria, rigoroso ma elegante, nero come l'abito di lei, camicia e cravatta in tinta, scarpe lucide e di foggia perfetta, aveva la stessa pelle bianca, quasi diafana della sua compagna.
I suoi capelli, nero corvino, di media lunghezza, incorniciavano un viso dai lineamenti forti ma piacevoli, due profonde rughe gli solcavano il viso, dal naso, vagamente aquilino fino alla bocca, dandogli un'espressione tra l'ironico e il sensuale. Gli occhi, poi, non meno magnetici di quelli della donna, erano di un nero incredibilmente profondo.
Mi sorprese l'esame che avevo fatto dei due nonostante l'alcol, e soprattutto di lui, visto il mio poco interesse, fino a quel momento, per il genere maschile.
D'un tratto, in perfetto unisono, ma non si erano apparentemente detti nulla, si girarono e fissarono esattamente l'angolo in cui mi trovavo.
Distolsi lo sguardo, imbarazzato, convinto in qualche modo di averli disturbati, e mi immersi nella contemplazione del mio bicchiere, ormai vuoto.
Ad un tratto avvertii la presenza di qualcuno accanto a me.
Era Lui che mi guardava dritto negli occhi, un leggero, sorriso sensuale si allargò su quel viso intrigante e, senza dire una parola, mi fece cenno di seguirlo.
Tutti e tre uscimmo dalla bettola, nell'idifferenza generale.
ci inoltrammo in un dedalo di viuzze che all'inizio riconobbi, poi non più.
finalmente un piccolo slargo si aprì davanti a noi.Una facciata barocca, arancio nella luce di un lampione, un portone che si apriva.
I miei sensi, pur obnubilati dal vino, mi trasmettevano segnali di eccitazione.
Una fuga di stanze, corridoi, grandi finestre che lasciavano entrare la luce esterna.
Alla fine una grande camera, un grande letto a baldacchino. Anche lì la Luna la faceva da padrona, rivelando ogni dettaglio dei mobili, dei quadri, delle finissime decorazioni delle pareti, degli stucchi.
Come in un sogno vidi lei togliersi lentamente, e nel più totale silenzio, il cappellino, il vestito,sotto non portava nulla,e infine le piccole scarpe. Era di una bellezza perfetta eterea e carnale allo stesso tempo, trasudava sensualità e purezza allo stesso tempo. Rimase li, nuda, vestita solo di luce.
Poi fu il turno del suo compagno. Con eleganza, tolse la giacca, la cravatta e la camicia, poi in un unico gesto si sfilò i pantaloni, mostrando un corpo scolpito nel più puro dei marmi, un membro di dimensioni notevoli, già eretto, come il mio, d'altronde, che ormai disperato per essere sacrificato nei pantaloni, era al limite della sopportazione.
In un'attimo di lucidità mi chiesi perchè due meravigliose creature come quelle dovessero essere interessate ad un uomo di mezza età, massiccio e peloso, anche se, mi fece dire la mia vanità, ritenuto abbastanza sexy...
Ma smisi di pormi domande, quando, sempre in silenzio, rotto solo dal mio respiro affannoso, e sempre in perfetto unisono, si avvicinarono a me e mi spogliarono completamente.
Mi ritrovai su quello splendido letto, su lenzuola di pura seta bianca profumata, accarezzato da quattro mani, baciato da due bocche, all'inizio mi irrigidii quando la lingua di lui mi si infilò vorace in bocca, ma poi, quando sentii le labbra di lei sul mio membro, mi lasciai andare completamente al piacere.
Poi si invertirono, e mentre lei mi baciava ed io accarezzavo i suoi seni perfetti, la bocca di lui prese possesso del mio cazzo ormai turgido da scoppiare. mi ritrovai ad accarezzare il suo, pieno e duro nella mia mano inesperta, mentre, finalmente! dei piccoli gemiti uscivano dalle loro bocche perfette. O è solo un ricordo?.
Poi lei si offri a me, aprendo quelle splendide cosce bianche, ed io cominciai a leccarle dolcemente il clitoride roseo e delicato, ad insinuare la mia lingua nella sua vagina, mentre lei si inarcava per il piacere.Lui, da dietro cominciò a leccarmi il buchetto del mio culo, strappandomi un mugolio di piacere profondo.Alla fine non potendone più, la penetrai fino in fondo, mentre la sua bocca si apriva in un muto urlo di piacere. Mentre pompavo su e giù in un parossismo di estatico piacere, sentii che lui, da dietro aveva sostituito la lingua col suo cazzo, e, lentamente, delicatamente, mi entrò nel culo, muovendosi sempre più in fretta, mentre io raggiungevo il nirvana.
Poi, prima che potessi arrivare all'orgasmo, si fermarono, lei si girò di spalle, offrendo un buchetto roseo e stretto, mentre con la mano si titillava il clitoride, e lui le infilò quella meraviglia di cazzo nel culetto, mentre mi spingeva verso le sue natiche. Mi ritrovai a leccargli a mia volta quel piccolo pulsante buco e poi, senza tanti complimenti, gli infilai il mio uccello nel culo virile.
Dopo qualche istante, ancora una volta all'unisono, ma adesso c'ero anch'io nel gioco, due fiotti di sperma reso argenteo dalla luce della luna, sgorgarono copiosi dai nostri due cazzi, inondandoci i corpi sudati.
esausti, ci abbattemmo sulle ormai bollenti lenzuola, mentre lei, con eleganza, cominciava a leccare il bianco latte della vita dai nostri corpi, con uno splendido sorriso sulle labbra.
Ci baciammo a lungo, poi, esausti ci addormentammo.
Mi ritrovai, la mattina nella mia cameretta, nella mia casa.
Avevo sognato? no, il mio corpo recava ancora i segni della notte trascorsa.
Presi un caffè, e, preso dall'ansia di rivedere quelle meravigliose creature, cominciai a cercare per Ortigia.
Cercai a lungo, senza riuscire a trovare il luogo, domandai in giro...nulla.
In serata, quando ormai avevo perso ogni speranza, mi ritrovai di fronte a quella facciata. Nella luce del tramonto sembrava fatiscente, non curata..bussai prima delicatamente, poi sempre più forte.
Una vecchina che passava mi guardò incuriosita e mi chiese chi cercassi.
Le descrissi la splendida coppia.Mi guardò stranita, e mi riferì che in quella casa non abitava più nessuno da cento anni.
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2
17 years ago
admin, 75
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La storia continua.......
Dopo quella nostra prima volta, che è stato sconvolgente talmente l'eccitazione che ho provato, è iniziata la fase della nostra relazione segreta.... Dopo un paio di giorni ci siamo visti e siamo andati al bar per prenderci un caffè, abbiamo parlato di quello che era successo e che per lui è stato fantastico, ha provato sensazioni che nenanche la sua consorte gli faceva provare, al che io risposi che anche per me è stato eccezionale e che se lui voleva potevamo a coltivare la nostra relazione segreta..... Lui è stato felicissimo, ho notato nei suoi occhi una gioia immensa..... Abbiamo deciso di andare nella sua campagna per poter stare ancora insieme da soli, lungo il tragitto le nostre mani si incorciavano, io tenni la mia mano sui pantaloni mentre lui guidava, ad un certo punto sbottonai la cerniera e glielo tenevo in mano, sentivo il suo calore, il suo membro crescere...... Giunti a destinazione, non appena entrati mi prese e mi bacio subito, un bacio molto passionale, sentivo le sue mani sul mio corpo, sentivo i suoi baci sul collo e sui capezzoli, fremevo dalla voglia, ci siamo messi sul divano, io lo spogliai lentamente, abbassai i pantaloni, uscì fuori dagli slip il suo cazzo gia duro, scendo con la lingua e glielo prendo in bocca, dopo un pò sentivo il suo cazzo vibrare era il segnale che stava per godere, io continuavo nella mia opera quando senti il getto di sperma sul mio viso e in bocca, continuai a leccarglielo per bene fino all'ultima goccia...... Dopo una sigaretta eravamo ancora abbracciati al che lui mi disse di andare sul letto, subtio fummo nudi, lui mi prese mi adagio sul letto e lui sopra di me, sentivo il suo calore, il suo cazzo appoggiarsi sul mio, mi baciò con olcezza, mi possedeva come una donna, mi leccò i capezzoli e sentivo un fremito, una sensazione di freddo, poi mi fece girare a pancia in giù, e incominciò a baciarmi le spalle e sentivo la sua lingua scendere lungo la schiena..... Un piacere immenso io gli dissi "si amore continua mi fai impazzire".... Mi mise un uscino i sotto, lui era sopra di me, sentivo il suo fiato la sua bocca sul mio collo, sentivo il suo cazzo già duro sul mio culo, lo adagiò sul buco e incominciò a penetrarmi con dolcezza, piano piano, sentivo un fremito ero tutto bagnato come una vera troia, mi scopò così per 10 minuti, dopo lui si distese e io mi misi sopra di lui, afferrai il suo cazzo e lo indirizzari verso il mio culo, incominciai a muovermi prima paino e poi pù veloce, lui era alle stelle, mi abbassai e ci baciammo con ancora il suo cazzo dentro i me..... Dopo non ne poteva più doveva venirsene, al che io gli dissi "continua così, dentro, vienimi dentro", lui non se lo fece ripetere e senti il cazzo diventare fremente, sentivo i suoi colpi più profondi, al che venne in una copiosa sborrate, rimanemmo così mentre ci baciavami e mi chiamava amore, mi riempiva i paroli dolci, prima che diventasse completamente moscio, lui sfilò il cazzao dal mio culo si tolse il repservativo pieno del suo caldo nettare, io lo presi e mi feci colare il suo contenuto sul mio viso...... La prossima volta vi racconerò quando indossai qualcosa di sexy per lui......
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2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
La mia prima volta......
Salve, quello che sto per scrivere dopo tante titubanze è la mia favolosa espereinza che ho avuto e che ho vissuto per tre anni con il mio amico nonche amante e dove ho scoperto la mia troiaggine..... Allora vivo in un paese della Sicilia Centrale, sono sposato, ho un ottimissimo rapporto, ma causa di quello che mi è successo ho scoperto segretamente di essere una vera troia a letto..... Tutto è successo tre anni fa, con un mio amico (che chiamerò con un nome di fantasia ,Steven) intimo anche lui sposato, siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso gioia e dolori insieme, non abbiamo segreti, e un giorno le lei dovevano uscire per andare in giro per negozi, cosa che poi noi dovevamo raggiungerli, avevo appena finito di farmi la doccia, Steven era seduto sul divano che stava sorseggiando una birra e ne aveva preparat una anche per me.... Eravamo seduti vicini, parlavamo di lavoro, di calcio, notavo un suo sguardo particolare ma non ci facevo caso, lui si avvicina e con la gamba sfiorava la mia, dopo un pò sono andato in camera per vestirmi e così uscire per raggiungere le consorti.... Appena tolgo l'accappatoio, mi accorgo nello specchio che lui era dietro di me che mi osservava intensamente, a un certo punto prende l'iniziativa e si mette dietro alle mie spalle, all'inizio ero rimasto incredulo, sentivo il fiato e poi i suoi baci sul collo, gli dico : "Ma che fai?" e lui mi rispose: "Sai ti ho sempre desiderato ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, mi piaci da morire...." e lui continuava da dietro a baciarmi il collo e sentivo le sua mani sui miei capezzoli, me li toccava e li stringeva con delicatezza, sentivo dietro anche il cazzo duro che appoggiava sul mio culo, ero imbarazzato ma nello stesso tempo ero eccitato, sentivo una strana sensazione di piacere, di calore, di eccitazione, avevo la pelle d'oca, i capezzoli turgidi.... Allorchè mi giro, e lui accarezzandomi il viso mi bacia, sentivo le sue labbra calde e vogliose, fino a quando le nostre lingue si sono incrociate..... Non ci vedevo più dall'eccitazione, gli sbottono i pantaloni e metto la mia mano sul suo cazzo duro, era enorme, grosso e turgido.... Lui mi vede ansimare "uhmmmmm siiii continua così" le sue mani che toccavano i miei capezzoli, io che sentivo il calore del suo cazzo, finchè scendo con la lingua prima sui capezzoli e poi lentamente arrivo fino al suo arnese, lo bacio e lo lecco un pò per poi infilarmelo in bocca, facendogli un pompino con dolcezza, era come se lo avessi già fatto prima, lui godeva mi diceva "siiii daiii continua così mi fai impazzire , perche sei la mia donna" e io mi eccitavo sentendomi insultare..... Sentivo il suo cazzo duro, turgido, bagnato, un sapore strano ma eccitante..... Lo sentivo pulsare dentro la mia bocca, ad un punto mi stacca che non voleva venire così subito, mi alza e ci sdraiamo sul letto eravamo nudi, i nostri corpi uniti, ci baciavamo, ero al settimo cielo quando gli dico "siiiii voglio essere la tua donna, la tua troia", si distende e io di fianco continuo la mia opera con la bocca, gli lecco anche le palle, le cosce e sento il suo dito infilarsi mel mio culo, all'inizio un pò di fastidio ma poi era piacevole, avevo paura essendo vergine con il suo cazzo grosso mi dicevo questo mi farà svenire dal dolore..... Ad un certo punto mi disse che voleva possedermi, voleva farmi diventare la sua femmina.... Dico "ma senza lubrificazione all'inizio sarà doloroso" Lui mi rispose, "non ti preoccupare", con sorpresa si alza e dalla giacca esce un tubetto di Luan ed il preservativo, aveva pensato a tutto, mi disse che da tempo li portava con se aspettava questo momento, mi mette alla pecorina e sento il suo dito pieno della pomata nel culo lo lubrifica per bene, quando ad un certo punto lui mi disse "ti voglio" appoggia la cappella sul mio culetto vergine, io gli dico "ti prego fai piano amore" sento la cappella farsi strada, sento dolore stringo i denti, un bruciore pazzesco, lui si muove con dolcezza sta fermo un pò e poi riprende ad incularmi con dolcezza, dal dolore piano piano passo ad una piacevole sensazione di benessere, di riempimento, lui capisce e incomincia a pomparmi , sento il sua cazzo sfondarmi, gli dico "uhmmmmmmm sii dai amore così voglio essere la tua troia, la tua donna, sfondami voglio il tuo cazzone tutto" e lui si eccitava aumentava il ritmo quando anche lui mi disse "ti amo sei mia e solo mia, da adesso sarai la mia troia, la mia donna, la mia amante" Gemevo e godevo come una cagna come una donna in calore, ad un certo punto mi mette disteso sul letto con un cuscino di sotto, mi allarga le gambe e lo sento entrare "ahhhhh siiiiiii cosììììì continua ti prego", vedevamo i nostri visi eccitati, ero in balia di lui, ad un certo punto lui mi disse "dove vuoi il mio caldo nettare"? Gli rispondo dove vuoi tu, quando sta per venire esce e sento che mi sborra sul viso, una quantità enorme di sborra calda che vedo schizzare dal suo cazzo, e sento il suo cazzo strofinarsi sul mio viso tutto pieno di sborra...... Dopò un pò ci siamo accorti che era tardi ci siamo alzati, è durata tre anni la nostra storia, lui è andato fuori per lavoro e non ci siamo più rivisti, sarà possibile rivivere questa storia con un'altro uomo?
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17 years ago
admin, 75
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Quel giorno in strada
un giorno mi trovavo fuori per lavoro,era inverno e pioveva a dirotti,la mia toyota faceva i capricci con la batteria,spento la jeep e fermandomi per le campagne siciliane alla ripartenza mi accorgo che non ne' vuol sapere di ripartire,sono le 13:00 ora di pranzo per le strade di campagna mentre piove non c'e' nessuno.passano alcune ore quando sento il rumore di un'auto,apro lo sportello della mia jeep e mi accorgo che era un camper,con la mano faccio cenno di fermarsi ,infatti il conducende si ferma immediatamente,mi avvicino al finestrino presentandomi ed esponedole il mio problema.era una coppia del nord italia di mezz'eta' sui 45/50 lei una bella signora anche lui un distinto uomo.mi invitano a salire per accompagnarmi al paese piu' vicino,nel tragitto parlando del piu' e del meno arriviamo a parlare di sesso,lui mi raccontava che era un marito guardone e che impazziva vedere la moglie scopare con altri uomini,io di tanto in tanto guardavo la moglie per vedere la faccia che faceva sentendo parlare il marito,e mi accorgevo che non era infastidita anzi era gia quasi eccitata.io allora le chiedo:le andrebbe che io facessi l'amore con sua moglie?ho e meglio che lo chieda a lei?di colpo l'uomo ferma il camper mi invita a scendere e a salire dietro dopo arriva pure la moglie che inizia a spogliarsi.l'uomo si spoglia e mi chiede:posso iniziare a succhiarti l'uccello?io coinvolto in pieno e ormai all'apice dell'eccitamento non faccio altro che tirarmi fuori il mio grosso arnese,l'uomo lo prende in bocca con molta ingordigia mentre la donna mi tocca le palle da dietro.dopo un po' la donna mi invita a leccarle la figa(cosa per me' molto importante)lo faccio con molta passione ,lei inizia a bagnarsi come una matta urlando di piacere.A questo punto l'uomo si alza di sobbalzo e abbassato i pantaloni e ponendosi curvo vicino la moglie si fa'leccare il culo,poi mi chiede:hai mai inculato un uomo?ti piacerebbe?io non mi tirai indietro e aiutato dalla moglie gle lo pongo nel buco.l'uomo inizia a strillarer dicendomi che non avveva mai preso un arnese cosi' grosso dietro,nel frattempo la moglie gli leccava l'uccello.dopo un po' cambiammo io seduto la moglie sopra e lui all'impiedi a farssi spompinare dalla moglie,stavo quasi per venire quando sento la voce eccitata di lei che ci invitava a una doppia penetrazione,allora l'uomo si pose sotto di lei e io dietro che la inculavo,a quel punto ero io ad ululare come un matto,non avevo mai provato un esperienza del genere.godemmo tutte e tre come matti.non dimentichero' mai piu' questa mia bellissima esperienza.Anzi d'ora in avanti posso dire che:l'amore e bello quande' coinvolgente e si puo' arrivare a fare cose che normalmente nemmeno con la fantasia si ci arriva.
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17 years ago
cavallodamonta,
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Last visit: 15 years ago
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Incontro al cinema: tutta la verità
Nella oscurità di una sala cinematografica: cosa c’è di meglio per provare del sesso proibito, del contatto fisico con persone sconosciute?
Questo l’avevo spesso pensato e confesso che talora mi ero soffermato a scrutare nella sala, in momenti di distrazione o durante proiezioni noiose. Le forme di donne vicine, a volte, richiamavano il mio sguardo e mi domandavo se quel gesto provocante, che scopriva il candore delle loro cosce, fosse un’innocente casualità oppure un invito. Mai avevo però osato sfidare la sorte correndo il rischio di fare una brutta figura (o peggio!) e tentato un approccio. Mi limitavo a fantasticare.
Quella sera però accadde qualcosa che non poteva essere equivocata. Una donna, con a fianco il suo uomo, si era venuta a sedere a poca distanza da me, in una sala semideserta, durante la proiezione di un film di Tinto Brass.
Il film era già di per sé eccitante, ma la gonna di seta scura a pallini bianchi della signora lo era ancora di più, giacché più la guardavo e più tendeva a scivolare giù, lungo la coscia che lei aveva accavallato. Indossava calze scure e scarpe nere con tacchi alti e sottili, classiche ed eleganti. Aveva gambe lunghe e meravigliosamente modellate, di quelle che ti gireresti a guardare perfino per strada, figuriamoci in quella situazione. Non credevo ai miei occhi, il cuore mi batteva a mille ed il pene, che si era già eccitato alle avventure della protagonista del film, mi scoppiava nei pantaloni. Non potei evitare di toccarmi per alleviare il doloroso fastidio di quell’erezione incarcerata nella patta e nel farlo notai che lei se n’era accorta: mi stava guardando con la coda dell’occhio! L’orlo della sua gonna scivolò d’altri 5 centimetri abbondanti e stavolta non era certo per caso. Lo splendore della sua coscia si offriva ai miei occhi rischiarato nel buio dal tenue bagliore rossastro della lampadina che segnalava le tende di velluto dell’uscita laterale, a poca distanza da noi. Si mosse ancora ed ecco che la gonna risalendo rivelava l’orlo superiore di un’autoreggente! Oddio! Non capisco più nulla e salto! Sì, salto sulla sedia accanto, proprio attaccato a lei.
L’audacia di questa mossa sconvolge anche me, sono paralizzato dal terrore. Con lo sguardo fisso sullo schermo, mi aspetto che da un secondo all’altro possa capitare un finimondo: lei che protesta, m’insulta, il marito che mi tira un pugno… Niente di tutto ciò. Non accade assolutamente nulla. Dopo qualche secondo mi arrischio a girare lo sguardo: la sua coscia è tutta scoperta a solo pochi centimetri dal bracciolo dove io avevo appoggiato il gomito destro. La testa mi gira dall’eccitazione, come se fossi ubriaco. Fatico a controllare un tremore che mi pervade per tutto il corpo. Più che pensare il gesto, vidi la mia mano che si muoveva irresistibilmente, come di moto proprio, fino a sfiorare col dorso del mignolo quella coscia, appena sopra il ginocchio. Lì mi fermai per due o tre secondi, ancora timoroso di una reazione avversa… che non ci fu.
L’inebriante tepore della sua pelle e il meraviglioso contatto vellutato con le sue calze sciolsero ogni mio freno ed in breve mi ritrovai con la mano che esplorava avidamente l’interno delle sue cosce, che, travolta dalla passione e cosciente della mia palpitante eccitazione, lei aveva prontamente allargato, allungando al contempo la sua mano sinistra sulla mia patta ad afferrare quel voluminoso pacco rigonfio che oramai gemeva e stava per esplodermi nei pantaloni.
Nei minuti successivi fu come se i nostri corpi stessero attendendosi l’un l’altro da secoli. Ci toccavamo famelici dappertutto, incuranti dell’interesse che avevamo suscitato su uno dei pochissimi avventori che, in piedi, ci osservava eccitato dal corridoio a due metri di distanza. Io mi limitai, cogliendo uno sguardo impaurito negli occhi di lei, a ringhiargli uno “Smamma!” che lo fece schizzare via con la rapidità di un randagio preso a sassate.
Mi ritrovai ad un certo punto con la mano destra incastrata fra lo schienale della sua sedia ed i suoi glutei, che li spingeva in avanti contro la mia mano sinistra il cui pollice era profondamente penetrato nella sua vagina fradicia di umori e mentre con l’indice le penetravo nell’ano, che era altrettanto aperto e bagnato di piacere, le dissi le mie prime parole: “Ti piace anche farti inculare, non è vero?”- “Sii”- gemette lei, mentre con la sua mano sinistra si affannava freneticamente a masturbarmi l’asta, che aveva da tempo liberato dalla cerniera dei pantaloni. Nonostante lei avesse manifestato inequivocabili segni di orgasmo per almeno due volte, cosa che mi aveva eccitato oltre ogni dire e nonostante la sua mano fosse abilissima nel masturbarlo su e giù dal glande alla radice, il mio pene non voleva saperne di eiaculare: desiderava troppo quella donna. Soprattutto ora che avevo osato guardarla in volto, scoprendo che anche questo era bellissimo. Volevo farla totalmente mia. Volevo possederla!
Avevo completamente dimenticato l’uomo seduto al suo fianco e me ne ricordai solo mentre le rivolgevo la parola per la seconda volta: “Ho voglia di chiavarti!”. Lei si girò e parlottò con lui a bassa voce. “Anch’io ti desidero tanto!”- mi disse infine – “ma non possiamo… Se vuoi posso prendertelo in bocca nel bagno. Lui sarà presente.”- Io risposi di sì con un filo di voce. – “Aspetta un minuto” – lei aggiunse – “poi seguici nel bagno delle donne”.
Quando li vidi scomparire dietro le pesanti cortine di velluto temetti che stessi per perderla per sempre, così non tardai molto ad alzarmi a mia volta per seguirli. Non c’era nessuno che potesse notarmi mentre risalivo la rampa di scale che separava la platea dal piano della galleria, dove erano i bagni, così entrai risoluto nella toilette delle donne. All’interno una delle due porte bianche era semiaperta. Li vidi, erano dentro che avevano già cominciato a baciarsi. Entrai e chiusi la porta a chiave. Girandomi vidi che la Bella si era chinata in avanti verso di me, mentre il marito si accingeva chiaramente a prenderla da dietro. Slacciai i pantaloni lasciandomeli cadere ai piedi e abbassai gli slip. Lei afferrò prontamente il mio cazzo, ancora eccitato e pronto, la cappella arrossata e turgida imperlata in punta da una goccia di liquido trasparente, che lei leccò avidamente prima di abboccare, famelica, l’asta. Mentre il marito stantuffava ritmicamente da dietro, io afferrai dolcemente fra le mani quel volto grazioso e stupendo e iniziai a pompare con il bacino. Sempre più forte, sempre più a fondo. Finché i mugolii che lei emetteva a fatica, lacrimando per il mio affare che a tratti pareva soffocarla, e i grugniti inequivocabili del marito mi fecero capire che avevano raggiunto l’apice del loro piacere. In silenzio, mentre il marito già si ricomponeva rassettandosi i pantaloni, lei continuava a sbocchinarmi aiutandosi anche con la mano, sempre più freneticamente. Niente. Il mio pene, ormai duro come il marmo, sembrava congelato. Lentamente, con dolcezza infinita fermai la sua adorata testa e la sollevai. “Non posso fare di più!”- mi sussurrò, con lo sguardo abbassato. “Grazie lo stesso”- risposi – “E’ stato stupendo incontrarti!”.
Il marito attendeva sull’uscio, lei mi passo accanto seguendolo fuori e richiudendo la porta dietro di sé.
Chiusi gli occhi e immaginai di spingerla con le spalle contro la fredda parete di mattonelle e di sollevarle le cosce con le mie braccia, penetrandola infine, così, impalandola contro quel muro lucido e duro… e finalmente venni nella mia mano.
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17 years ago
cagliostrus,
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...legami...
….sto parlando con te al telefono, gli ultimi accordi e poi finalmente verrai da me, la tua voce dal timbro molto maschile e con quella flessione dialettale che mi eccita…mi avvolge come un velo…mi stringe…come immagino le tue braccia stringeranno me a te…, mentre parlo con te messenger è on line, tante persone mi hanno chiesto di essere in lista e non le conosco tutte…., sto giocando con te al telefono…quando sul messenger un nome che non vedevo piu’ da oltre un anno…lampeggia…mi bussa, vuole parlare con me. Tu intanto mi mandi baci al telefono, e mi dici che ora devi chiudere perché tua moglie è di la e potrebbe entrare nel tuo studio. Chiudo con la promessa di te…ma la mano corre al mouse ed apre la chat privata….., Mario….dopo un anno e piu…mi scrive che ha bisogno di vedermi, di parlare , di spiegare….Ricordo di Mario un corpo forte anche se non palestrato, tipico uomo amante del calcetto, brusco e burbero, esigente, irruente…, mi abusò ho voglia di essere abusata, non ci penso due volte, ti richiamo…sei sorpreso …adduco una scusa sciocca, annullo il ns appuntamento..mi sento bastarda…ma in fondo è solo sempre sesso e allora stavolta scelgo io.., voglio essere punita, maltrattata…usata. Mario abita poco lontano da me, alle 18.00 è sotto casa, con lui non si perde tempo, ma devo essere truccata e pettinata come piace a lui, anche con questo caldo infernale..con calze velate – lui non ama quelle a rete – reggicalze, perizoma, baby doll sexy, tutto in nero, lui vuole vedermi con orecchini e gioielli…non vistosi..ma da gran sera…, sono la sua bambola come lui la vuole, la sua bambola da smontare . Apre la mia porta sono appoggiata al muro di lato, lui è piu basso di me essendo io su tacchi 11 cm, neanche un ciao e mi sento presa, stretta fra le sue braccia e già la sua lingua che fruga nella mia bocca, mi volta , mi tiene ferma con il suo corpo contro il muro, cosi puo levarsi la polo ed i calzoni…, mi abbraccia e mi fa sedere su di lui ora che si è seduto sul divano, e la sua lingua che mi fruga affondo, la sua bocca sul mio viso , sul collo mordendomi sino a farmi gemere, le sue mani strizzarmi i capezzoli e poi succhiarli e morderli…., mi spinge mi fa stare in piedi fra le sue cosce , sento la punta della lingua scorrere fra le mie natiche, e poi ricomincia a succhiarmi le natiche e mordere, mi stringe le cosce, mi piega in avanti le labbra, denti, lingua baciare, frugare, mordere fra le mie natiche facendomi gemere di piacere, dolore…sottile, un brivido dalla nuca ai talloni…., si alza con forza mi fa sedere sul tappeto, e affonda nella mia bocca…il suo membro duro e turgido…rosso che sembra scoppiare, mi tiene le braccia bloccate, sono poggiata con la schiena al divano, lui chino sulla mia bocca nel suo vai e vieni, la mia testa spinta sulla seduta del divano, ferma bloccata dal suo peso e dalle sue mani, legami…usami…puiniscimi, affonda sino a superare la gola…facendomi mancare il respiro…e facendomi male, cosi con forza spinge in fondo che il dolore è come un anestetico e la mia gola sembra gomma…, ma mi piace avvertire il sentirmi piena del suo membro largo dal glande tondo e perfetto, e spinge piu’ in fondo…e viene dentro di me indondomi del suo seme….
Sono esausta, sudata, il viso una maschera, le calze smagliate, segni marrone scuro sul collo, sul seno, sui fianchi, una striscia rossa attraversa la mia schiena
È il segno della sbarra di ferro dell’ossatura del divano, ho male alla gola…davvero male, Mario se ne andato…sono seduta sul divano, guardo la stanza..in disordine
Cuscini per terra, copri divano come uno straccio buttato li…quel poco che avevo indosso per aria…, mi alzo, mi guardo allo specchio…tu hai capito..non mi chiamerai piu…ma io mi sento bene, per una volta ho fatto sesso, solo sesso…, solo materialmente sesso…senza piu’ innamorarmi…
Il mio Blog: http://giuliana.blog.excite.it
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17 years ago
admin, 75
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La penetrazione anomala- prima puntata
Erano passati ,mesi dall'avventura orgiastica avuta, da allora non avevo più avuti incontri.una sera squillo di nuovo il telefono, era Francesco che propose una rimpatriata ,ma solo a tre,io lui e Luigi, nel solito casale di campagna.Accettai ,la cosa mi solleticava e poi non avrei dovuto fare maratone, era un semplice incontro a tre e al massimo avrei dovuto subire l'assalto contemporaneo dei due amici, ed il pensiero non mi dispiaceva ,anzi. Francesco fu puntualissimo e chiccherando del più e del meno ci avviammo al casale,notai un non so che nello sguardo di Francesco,ma avuto ancora una volta l'assicurazione che saremmo stati solo noi tre, pensai di essermi sbagliato. Entrati nel casale trovammo Luigi che impaziente era già nudo sul solito divano che stava masturbandosi davanti al solito filmino porno. Volli essere gentile e denudatomi a mia volta, mi avvicinai,gli scotai la mano ed iniziai a leccargli la cappella ed a pompare su è giù sul cazzo che s'ingrossava sempre più palpitante,caldo e turgido. mentre ero impegnato a leccare ed ingoiare il cazzo di Luigi, sentii le dita calde ,umide di vasellina .ed esperte di Francesco che iniziarono a lavorarmi il mio fondoschiena. Dopo aver perbene esplorato edallargato sia in superficie, sia in profondità le dita si ritrassero, rimasi un attimo in attesa di sentire la grossa cappella di Francesco a ppoggiarsi allo sfintere per poi penetrarmi fino in fondo con un violento colpo di reni, lui era solito fare così,ma invece era una penetrazione lenta graduale e senza calore, con mia sorpresa Francesco stava usando un dildo, un cazzo di gomma e non potei non notare che accanto n'è aveva diversi dalle dimensioni più disparate. Inizio a sodomizzarmi, non lemosinando in vasellina e Luan inizio con un dildo di dimensioni medie aumentandone il diametro ad ogni nuova introduzione, però la gradualità delle stesse era tale che mi adeguavo al continuo allargamento e di sentire un piacere crescente al crescere delle dimensioni dei dildi. Ero un po' deluso avrei preferito il cazzo vero caldo e vibrante di Francesco, ma il risultato era più o meno lo stesso, avevo i due orifizi piacevolmente occupati e visto che Francesco da vero esperto si stava occupando del miofondoschiena ,rivolsi tutta la mia attenzione al cazzo di Luigi che fremente voleva continuassi a pompare in su e giù, ormai prossimo a venire, infatti dopo poco uno schizzo di caldo sperma mi penetrò direttamente in gola ed io aspirai con le labbra a mo'di ventosa avidamente il resto, mentre stavo ingoiando e pulendo avidamente l'uccello di Luigi da ogni traccia di sperma, sentii che Francesco aveva smesso di stantuffarmi dentro e mi accorsi che mi aveva deliziato con un dildo che pur iniziando con un diametro "normale" finiva con un diametro enorme ,un 3x12 cm e rimasi sorpreso che il mio sfintere avesse avuto la capacità di allargarsi così tanto e di non aver sentito il minimo bruciore o dolore, ritirato il dildo dallo spessore gigante dal mio sfintere, mi aspettavo che Francesco sfogasse la sua eccitazione con l'introduzione della sua verga,ma nonfu la verga di Francesco an iniziare una nuova penetrazione, bensi la sua mano. Ben lubrificata e in posa di punta di lancia inizio ad introdursi all'interno si stava facendo strada molto lentamente ma altrettanto decisamente e continuo ad introdurla fino a che non fu completamente dentro.Inizio a rotearla e contestualmente l'apriva e chiudeva a pugno ,sentivo le viscere che si adattavano ogni volta ai suoi movimenti e quasi svenni entrando in un orgasmo continuo. La mano smise di muoversi e mi preparai all'uscita, ma con mio stupore non la sentii ritrarsi ma invece inizio una penetrazione più a fondo e si arresto solo dopo aver introdotto metà avambraccio . Non so descrivere cosa provai ero impalato, dilatato all'inverosimile e il boa enorme non sazio inizio addirittura a contorcersi in un stantuffamento lento ma continuo , ad ogni movimento sentivo tutto il mio essere che si adattava ogni volta per ospitare ogni singolo movimento di rotazione e stantuffamento fu un orgasmo continuo fatto di brividi di piacere tante che sborrai di continuo assieme a francesco che venne anche lui senza toccarsi e finalmemte pago usci . Nell'accompagnarmi a casa ,non mi regevo in piedi milaureo come la più grande troia che mai avesse conosciuto. Andai a letto e incredulo pensai che forse tutto era stato un sogno non mi racapezzavo di essere riuscito a tanto, di esserne uscito indenne e capii che non vi erano limiti alla fantasia, al sesso e al piacere purchè fatte da "mani esperte". Mi addormentai ancora incredulo che fosse successo davvero . Solo un bruciorino e la mia "fighetta "slabbrata mi diceva che era tuuto accaduto davvero.
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2
17 years ago
admin, 75
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Ricordi di un travestito in erba: moni
RICORDI DI UN TRAVESTITO IN ERBA
Introduzione
Per quanto mi ricordi credo di essere stato un “travestito” da sempre, perlomeno da quando avevo più o meno 13/14 anni e frequentavo la terza media. Ricordo perfettamente che mi piaceva guardare le gambe delle ragazze e delle donne e che ero attratto soprattutto dalle calze di nylon e dai collant velatissimi di mia sorella di 23 anni. Spessissimo li rubavo dal cesto della biancheria, appena smessi ed impregnati di sudore (allora mia sorella portava quasi sempre gli stivali) quindi davvero puzzolenti. Mi eccitavo al tatto di quell’indumento di nylon, della sua trasparenza e leggerezza, ed in preda all’erezione la sera mi portavo furtivamente i collant a letto dove per tutta la notte li annusavo. L’odore che emanavano mi faceva letteralmente impazzire. Mi masturbavo infilando le mani nelle gambe del collant. Con una mi segavo l’uccello e con l’altra annusavo la punta odorossissima di sudore facendo crescere la durezza del mio cazzo e la mia eccitazione fino ad avere delle sborrate copiose che puntualmente inondavano mutandine, pigiama, collant e, quasi sempre, lenzuola. Coltivando quello che consideravo “il mio piccolo segreto perverso” sentivo il bisogno di spingermi sempre più oltre alla ricerca del piacere che il nylon mi donava. Quando, ad esempio, con i miei genitori si andava a casa di loro amici, non perdevo occasione di chiudermi nel bagno alla ricerca di collant, calze (le mie preferite erano le calze da reggicalze, velatissime e di colori tenui –beige, grigio chiaro, bianche o nere – ma negli anni ’70 erano un po’ in disuso) e anche gambaletti usati e puzzolenti, facendone ambitissimi trofei che collezionavo gelosamente.
1. Francesca la morbosa
Mi ricordo in particolare un giorno a casa di amici di mio padre, la cui figlia Francesca – una ragazzina un po’ cicciottella più grande di me di 1 anno – era particolarmente attratta da me in maniera un po’ morbosetta per l’età. Ogni volta che ero a casa sua mi portava nella sua stanzetta e in un modo o nell’altro trovava il modo di giocare alla “lotta”. Così ci toglievamo le scarpe rimanendo con le calze e ci buttavamo sul suo letto rotolandoci e “lottando” fino allo sfinimento . Chissà come però, stranamente ci ritrovavamo sempre con le rispettive teste tra le gambe dell’altro come in un 69!!! Francesca indossava sempre dei gambaletti velatissimi bianchi di filanca umidicci di sudore, leggermente tinti di blu (per l’eccessiva sudorazione) sulla punta e sul tallone che, ricordo,… puzzavano in maniera incredibile ma mi arrapavano da matti. Nello strusciare le sue gambe attorno alla testa riusciva sempre a mettermi i piedi in faccia e nella concitazione della lotta io me li mettevo in bocca e, facendo finta di morderli, li leccavo annusandone l’intensissimo odore acre. Durante questi corpo-a-corpo l’ uccello in erezione si strusciava sulla sua pancia e sulle sue tettine abbondanti e la morbosetta godeva, e si vedeva, al contatto di quel gonfiore dimenandosi a sua volta. Ad un certo punto, al culmine di una dolorossissima erezione, non ne potetti più e sborrai copiosamente nelle mutandine. Mi rialzai un po’ ansimante ed anche vergognoso del gonfiore evidente e chiesi di andare in bagno dove sfogai l’eccitazione strofinandomi il cazzo fradicio su un altro paio di suoi puzzolentissimi gambaletti celesti che riempìì di sperma. Quando rientrai nella cameretta rosso in volto per l’eccitazione non ancora sopita, Francesca si difese alla mia intenzione di proseguire nella “colluttazione” piegando le gambe ed allungando entrambi i piedi sul mio uccello ancora gonfio. Con una faccia strana di sfida mista a soddisfazione incominciò a muovere le dita come a palpare la consistenza del mio cazzo che si induriva sempre più. Lei continuava a massaggiarmelo sempre più velocemente quando, presissima da quella eccitante situazione, mi disse di fargli vedere cosa avessi. Io, imbarazzatissimo ma eccitatissimo aprì la patta dei pantaloni e scoprì le mutandine che sembravano scoppiare. Francesca vi poggiò sopra il piede e tirandole giù mi scoprì il cazzo duro e lucido. Il contatto di quel piede ricoperto di nylon sul mio uccello mi mandò in estasi. Cinse il diametro con l’alluce ed il secondo dito e cominciò a segarmelo lentamente tenendolo stretto con la pianta dell’altro piede. Il nylon umido di sudore e di preeiaculazione scivolava sempre più fino ed il ritmo della sega cresceva con l’avvicinarsi del mio orgasmo. Ora Francesca, paonazza in faccia e con la punta della lingua che faceva capolino all’angolo della sua sua bocca chiusa, sembrava non aspettare altro che il momento in cui sentì distinti due/tre forti contrazioni sotto i testicoli ed esplosi con 4 fiotti di sborra densa e calda che le bagnarono entrambi i piedi ed i gambaletti. Con un’aria di complicità a turno andammo a lavarci stando attenti a non destare sospetti (eravamo pur sempre due adolescenti di sesso opposto…) per l’insolito andirivieni dal bagno. Quello con Francesca fu in assoluto il mio battesimo di feticista delle calze ed anche il mio primo orgasmo completo.
2. L’autoerotismo
Da quel giorno nulla fu come prima. Desideravo sempre più il contatto del nylon sul mio cazzo ed incominciai ad indossare i collant di mia sorella senza mutandine, a pelle, inizialmente sotto il pigiama e le mie calze di filo di scozia blu, per andare a letto la sera. Successivamente cominciai ad indossare i collant ogni giorno per andare a scuola. Degli splendidi collant ARWA velatissimi color paglierino che sotto i jeans ed i calzettoni mi provocavano un’erezione perenne: 4 ore di lezione, 4 ore di eccitazione. Ogni giorno non vedevo l’ora di correre a casa, chiudermi nella mia stanzetta per studiare ed invece spogliarmi di tutto ciò che era maschile, avvicinarmi i piedi alla bocca leccandoli annusandone l’aroma di nylon sudato e masturbarmi il cazzo sopra il corpino velato fino a farlo sborrare.
Il travestimento faceva ormai parte di me e la parte più troia e femminile della mia personalità stava prendendo il predominio su quella maschile. Non desideravo altro che indossare calze e collant di nylon per procurarmi godimento, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo. Incominciai così a cercare di praticare forme di autoerotismo molto estreme. Appena solo nella mia stanza mi sdraiavo, con solo i collant addosso, poggiando il culetto sul cuscino a contrasto con la testiera del letto e piegavo le gambe al massimo sul mio torace portandole indietro ai lati della testa. Dapprima con una certa difficoltà, poi - grazie alla flessibilità della mia spina dorsale di adolescente – sempre più agevolmente. Sudato ma arrapatissimo, con la cappella umida a qualche centimetro dalla mia bocca aperta, mi spingevo ancora di più verso la spalliera accarezzandomi le cosce ed abbracciandomi dietro le chiappe. Ora leccavo agevolmente la cappella ricoperta dal nylon e, a poco a poco che la posizione diventava più rilassata, il mio cazzo durissimo entrò tutto nella mia bocca. Le mie labbra lo stringevano mentre scivolava dentro e fuori e la mia lingua lo lavorava leccandolo a destra e sinistra irrorandolo con abbondante saliva che mi fuoriusciva ai lati delle labbra rigandomi le guance. Quest’ultime si gonfiavano e sgonfiavano nell’atto di pompare e risucchiare quell’asta turgida ed io, mentre gustavo il “sapore di maschio” che avevo nella bocca, sentivo che stavo avvicinandomi all’orgasmo. Accelerai il ritmo cominciando ad accarezzarmi i testicoli ed il penetrandomi il culo prima con in dito, poi con due e poi con tre dita. Spompinavo come un forsennato in preda ad una sorta di “trance” erotica quando all’improvviso sentì le contrazioni fortissime e eiaculai con 4/5 violentissimi fiotti di sborra che gonfiarono il nylon e mi riempirono letteralmente la bocca. Era densa, calda e con un gusto amarognolo che mi fece impazzire. Mi sentivo una troia in calore e in quel momento avrei voluto un altro cazzone che mi allargasse il culo. Tenni serrate le labbra continuando a succhiare il cazzo nella mia bocca fino all’ultima goccia di sperma. Spremetti con la lingua il nylon attorno alla cappella strizzandolo bene e lasciai finalmente libero il mio uccello stando attento a tenere tutta la sborra in bocca. Ora lo assaggiavo gustandone la consistenza deglutendone poco per volta per godermi a lungo quella sensazione unica. Lentamente mi ridistesi sul letto completamente “svuotato” da quella esperienza e guardavo il mio uccello ancora eretto con quella specie di profilattico di nylon completamente fradicio di sperma e saliva. Mi sentivo ormai una pompinara e cominciavo a desiderare un uomo e soprattutto il suo cazzone con cui farmi scopare: Giancarlo.
3. Giancarlo
Giancarlo era un mio compagno di classe in terza media. Eravamo seduti insieme nel penultimo banco vicino al muro. Rassomigliava a Pippi Calzelunghe in versione maschile e siccome era molto educato ed aveva degli atteggiamenti un pò effeminati veniva preso in giro e guardato in maniera un pò strana da tutta la classe. Del resto anche lui ci metteva molto del suo, ridendo e sedendosi spesso sulle nostre gambe provocando delle imbarazzanti erezioni che lui non poteva non “sentire”. Vestiva sempre con dei pantaloni attillati, un maglioncino e delle scarpine tipo “college” con dei calzini in filo di scozia bianchi o blu. In primo liceo, conoscendoci dalle medie, era ormai diventato quasi un gioco: quando indossava i pantaloni della tuta in tessuto elasticizzato, lo chiamavamo e gli chiedevamo di spiegarci un brano su un libro. Giancarlo si sedeva in grembo col libro davanti a se e cominciava a leggere e, nel girarsi per chiedere se lo stavi seguendo, muoveva in continuazione il suo sedere proprio sul tuo uccello che alla fine diventava duro come il marmo. Lui incurante arrossiva in volto e continuava a dimenarsi felice di rendersi utile e soprattutto di sentirsi tra le chiappe il cazzo duro di turno.
Quella mattina ero deciso a “combinare qualcosa” con Giancarlo, avevo messo un collant velatissimo celeste polvere (un trofeo di una visita in casa di amici dei miei) senza mutandine ed ero eccitatissimo. In classe più volte, passandogli vicino o muovendomi sul banco accanto a lui, durante la lezione avevo strusciato il mio cazzo sul suo braccio e la sua coscia. Giancarlo non protestava anzi spesso avvertivo che, al contatto, la sua coscia premeva sul gonfiore della mia eccitazione. Non ne potevo più e allungai la mia mano sul suo uccello tastandolo. Lui arrossì e mi chiese con voce bassa tremante cosa facessi. Gli chiesi se non gli piacesse e lui per tutta risposta aprì le gambe autorizzandomi al “massaggio” e mi mise la sua mano sul cazzo. Sentivo il suo gonfiore e una sensazione di calore s’impadroniva di me spingendomi ad essere più esplicita e troia. Da come lui mi palpava sentivo che le voci sulla sua omosessualità diventavano certezze e che in quel momento mi avrebbe volentieri tirato giù i pantaloni per imboccarselo tutto tra le labbra. Palpava e silenziosamente ansimava. Mi sbottonai la patta con nonchalance e la sua mano sgattaiolò dentro. All’improvviso mi guardò fisso negli occhi con un’aria eccitata e mi chiese come mai indossassi i collant da donna e gli rivelai che mi eccitava travestirmi e che li portavo già da un paio d’anni. Il suo massaggio diventò allora una vera e propria sega, e per la crescente eccitazione, rossi in volto ed accaldati, rischiammo di essere scoperti dal professore a causa dei nostri continui movimenti.
Anch’io gli tastavo il cazzo ed avrei voluto tirarlo fuori e succhiarlo per tutta la sua discreta lunghezza quando la campanella suonò la fine delle lezioni. Rimanemmo a guardarci delusi perché stavamo per godere entrambi. Giancarlo eccitato, con un’espressione ammicante che mi faceva intendere “tutto”, mi invitò a studiare a casa sua nel pomeriggio ed io accettai con piacere. Tornando a casa pregustavo le porcate che avremmo combinato di lì a poco pensando per la prima volta a Giancarlo come ad una possibile altra “troietta perversa”.
4. Eccitante scoperta
Arrivato a casa sua venne ad aprirmi Marida, la sorella di 16 anni che mi fece accomodare nella stanzetta di Giancarlo. Lui entrò dopo pochi minuti indossando una tuta in felpa grigia con le pantofole e dei calzini leggeri blu ai piedi. Fu felicissimo di vedermi e mi abbracciò inaspettatamente. Il nostro abbraccio fu molto prolungato tanto che cominciammo a strusciarci i nostri uccelli che iniziavano ad indurirsi. Entrambi ci tastavamo e palpavamo il culo e in quel momento sotto le dita avvertì la sensazione che Giancarlo indossasse un reggicalze. Emozionantissimo lo baciai in bocca e le lingue cominciarono a mulinare vorticosamente. Lui gemeva e mi spingeva il bacino contro le sue gambe leggermente divaricate, Improvvisamente gli abbassai i pantaloni della tuta e mi apparve arrapantissimo con un reggicalze in pizzo bianco che gli incorniciava un bell’uccello duro e glabro e delle calze bianche che gli velavano le gambe affusolate e senza un pelo. Gli dissi che era bellissimo e lui, molto eccitato mi rivelò che le aveva rubate dall’intimo della madre ed indossate proprio per piacermi. Cominciammo a spogliarci di tutto e rimanemmo solo in collant velati, che indossavo dalla mattina, ed in reggicalze e calze. Ci sdraiammo sul letto ed iniziammo a toccarci i cazzi a vicenda. Giancarlo si chinò e lo leccò per tutta la lunghezza continuando a segarlo delicatamente con le mani poi lo prese tutto in bocca e cominciò a succhiarlo e a pomparlo mentre io, mettendomi a 69 cominciai a ciucciare il suo. Mentre ci spompinavamo a vicenda contorcendoci e mugolando, infilavo il mio dito medio nel suo culetto stranamente caldo ed accogliente fino a farlo entrare tutto. Giancarlo muoveva le dita dei piedi inguainati in quelle splendide calze in preda all’eccitazione provocata dal mio cazzo che lo pompava in bocca ed il mio dito che gli stantuffava il culetto. Io approfittai della situazione per buttarmi a capofitto sui suoi piedi leccandone la punta di nylon rinforzata ed annusandone l’aroma mentre continuavo a masturbargli l’uccello. All’improvviso Giancarlo si alzò e, sdraiandosi supino con le gambe aperte e piegate sulla pancia, mi supplicò di infilargli il cazzo nel suo culetto già abbastanza lubrificato dalla mia saliva. Non aspettavo altro e prendendolo per le cosce avvicinai le sue chiappe e glielo infilai dentro. Dapprima era un pò stretto ma dopo un pò che lo inculavo sempre più forte il buchetto cedeva sempre più ed avvolgeva in una caldissima guaina il mio cazzo, ad ogni colpo più duro. Giancarlo gemeva ripetendo che era la mia puttanella in calore, si allargava le chiappe con le mani e si segava il suo cazzo duro supplicandomi di incularlo più forte e di spingere il mio uccello più in fondo. Io gli accarezzavo le gambe coperte di nylon e gli leccavo i piedi odorosi mentre gli sfondavo il culo. Che porca!!! Cambiammo posizione e sdraiandomi sotto di lui, si mise a cavalcioni infilandosi fino in fondo l’uccello nel culo ormai largo, dicendomi che si sentiva trapanato da quel palo di carne e che lo stavo facendo impazzire. Mi cavalcava e si menava l’uccello che gli ballonzolava davanti alla pancia. Io ero al settimo cielo e gli accarezzavo le gambe ed i piedi guidandolo per i fianchi il ritmo di quel saliscendi sul cazzo duro. Sentivo l’orgasmo avvicinarsi sempre più ed all’improvviso irrigidì le mie chiappe spingendoglielo tutto dentro ed esplosi in una sborrata che riempì le sue viscere di caldo sperma. Giancarlo godette serrando e dimenando le sue chiappe sul mio uccello con movimenti rotatori. Dopo un po’ si alzò e si sdraiò sul letto esausto e soddisfatto ed io, che ero ancora arrapatissimo, decisi di palpargli il cazzo con i miei piedi. Il contatto del nylon su quell’asta durissima e calda fù per me una sensazione nuova ed eccitantissima tanto che, stringendo i diti ad avvolgerlo in tutto il suo diametro, cominciai a fargli una lenta sega. Giancarlo chiuse gli occhi, prese le mie caviglie e guidò il movimento accelerandolo e rallentandolo. Sentivo sotto i polpastrelli, attraverso il nylon del mio collant umido, il suo uccello indurirsi e fremere quindi misi la punta del piede a coprirgli la cappella e con l’alluce ed il 2° dito dell’altro piede continuavo a segarlo. Giancarlo mi disse di non fermarmi perchè stava venendo ed io, paonazzo per l’eccitazione, accelerai il ritmo fino a che venne con 4 potenti fiotti di sborra calda che mi inzupparono letteralmente i piedi ed i collant fin quasi ai polpacci. Subito mi portai i piedi in faccia e me li leccai succhiando ed ingoiando tutta lo sperma. Giancarlo mi guardò intensamente ed eccitato mi disse che ero una maialona e che avrebbe voluto mettermelo in bocca. Non esitai neppure un istante e accolsi il suo uccello umido di sperma e semi-moscio nella mia bocca. Cominciai a lavorarlo con la mia lingua roteandola sulla cappella cingendolo con le mie labbra e cominciando a pomparlo con le mani in fondo alla mia bocca. Man mano che scorreva nella mia bocca lo insalivavo e sentivo sapore intensissimo e amarognolo dello sperma. Giancarlo si girò di fianco e messosi a 69 si impadronì del mio uccello ormai eccitato masturbandolo e leccandolo per tutta la lunghezza. Ci sentivamo due troie depravate e godevamo a spompinarci il cazzo a vicenda vogliose di riempirci la bocca di sborra densa e cremosa. Ci contorcevamo e ci spingevamo il cazzo in bocca ansimando e ripetendoci che saremmo stati per sempre amanti e non ci saremmo mai lasciati. Eravamo ormai attratti l’un l’altro dalla nostra condizione di sorelline travestite e questo ci eccitava maggiormente al punto che, quasi insieme, scoppiammo in una sborrata sconvolgente che ci gonfiò le guance di sperma denso, che a malapena riuscimmo a trattenere in bocca. Esausti ci accasciammo sul letto, uno accanto all’altro, e ci baciammo in bocca mischiando con le lingue la sborra di entrambi in un unico saporitissimo succo che bevemmo fino all’ultima goccia. …Ebbene, quello fu il pomeriggio più appagante ed eccitante di entrambe le nostre giovani carriere di troiette travestite.
5. Piacere perverso
Mentre tornavo a casa dopo quella esperienza mi sentivo ancora sconvolto e mi scoprivo con piacere a deglutire passandomi la lingua sul palato alla ricerca del sapore dello sperma di Giancarlo. Sentivo l’eccitazione salire ed una strana nuova sensazione interessare il mio culetto. Provavo un’insolito piacere ad estroflettere e a contrarre ritmicamente il mio buchetto umido. In quei momenti avrei voluto stuzzicarlo, violentarlo infilandoci qualcosa. Mentre pensavo a quanto perverso fossi diventato, arrivai a casa e corsi nella mia cameretta.
Mi sentivo accaldato e cercavo convulsamente di spogliarmi. Rimasi completamente nudo e al profumo che emanavano i miei piedi sudati, il mio cazzo durissimo mi deformava oscenamente il collant velatissimo celeste che indossavo ormai da due giorni. Mia sorella era uscita con mia madre e così, approfittando del momento favorevole, corsi in bagno alla ricerca di un suo paio di calze odorose su cui masturbarmi e sborrare. Ma i miei occhi si posarono su un qualcosa che mi riempì di libidine: il grosso manico arrotondato di uno sturalavandino nuovo ancora nella busta del supermercato faceva mostra di sé nell’armadietto vicino alla vasca. Nella mia mente già sentivo quel manico che mi allargava il buchetto facendomi godere come un, anzi una maialina. Presi la scatoletta blu della crema Nivea e lo sturalavandino e corsi in stanza chiudendo a chiave eccitatissimo. Mi spalmai tre dita di crema attorno e dentro il buchetto e nell’umettarmi due dita scivolarono dentro dandomi un brivido di piacere. Mi toccai il cazzo sentendo la punta umida che mi bagnava il collant di liquido prespermatico ed il mio buchetto, al penetrare delle tre dita aveva le contrazioni dilatandosi sempre più. Così inumidì la ventosa, piantandola fortemente sulla spalliera del letto, mi sdraiai col sedere sul cuscino e allargando le gambe me le portai piegandole verso il petto. Mi allargai le chiappe e avvicinandomi al grosso manico me lo infilai notando che scivolava dentro allargandomi il buchetto e facendomi impazzire di eccitazione. Ora spingevo ed il manico mi entrava tutto dentro riempiendomi le viscere. Cominciai a stantuffarmelo nel culo che cedeva sempre di più e più cedeva più mi entrava in culo per tutta la sua notevole lunghezza. Contemporaneamente mi masturbavo il cazzo e godevo come una troietta pensando che quel “cazzone” che mi spaccava il culo fosse di Giancarlo e in silenzio gemevo:“…mhhh dai porco, inculami fino in fondo, ahh dammelo tutto nel culo il tuo cazzone, amore”… Stavo impazzendo e volevo cambiare posizione. Mi sfilai il manico dal culo e con eccitazione mi accorsi, dalle tracce di Nivea, che mi era entrato nel culo per almeno 20cm.
Eccitatissimo mi girai e mi misi in ginocchio puntando con il culetto il manico che mi scivolò dentro fino in fondo facendomi gemere ancora. Me lo sbattevo fino in fondo nel culo molleggiandomi sul letto. L’eccitazione saliva sempre più all’acuirsi della sensazione di riempimento totale e di dilatazione crescente. Più mi infilavo quel manico durissimo e ormai caldo e più ne volevo… Guardavo lo specchio dell’armadio di fronte e mi vidi rispecchiato alla pecorina con solo quegli impalpabili collant che mi velavano le gambe, la schiena completamente inarcata, che spingevo all’indietro il mio sedere da cui si vedeva quel palo rigido lubrificato e lucido di umori intestinali che entrava e usciva. La mia testa roteava in sincronia col movimento delle mie anche, mi leccavo le labbra e con la mano mi segavo il mio uccello che ormai era vicino a sborrare. In preda a delle vere convulsioni che mi avvampavano decisi che dovevo violarmi il culo con qualcosa che me lo allargasse di più.
Mi sfilai il manico e non prima di essermi accertato di essere ancoratolo in casa, andai in cucina e trovai nella dispensa un cetriolo che poteva essere lungo 18-19cm ma era molto grosso in larghezza. Alla vista di quel “cosone” mi avvampai ancora di più e continuando a masturbandoni il cazzo corsi eccitato in camera mia. Richiusi a chiave, presi quel cetriolone e me lo infilai in bocca mimando il più porco e sensuale pompino che avessi mai fatto pensando di avere in bocca il cazzo di un uomo tipo camionista. Ero ormai al parossismo, mi rimisi alla pecorina e mi reinfilai il manico dello sturalavandino nel culo interamente, per tutta la sua lunghezza e guardandomi allo specchio ricominciai a penetrarmi e a ciucciare quell’ortaggio che per quanto era largo non mi entrava in bocca. Era completamente lucido di saliva e continuavo a far roteare la lingua ed a leccarne la punta arrotondata. Mi sentivo ormai pronto e la voglia di sentire il mio buchetto dilatato mi fece cambiare ancora posizione. Misi il cetriolo sul tappeto di fronte allo specchio mantenendolo in piedi con la mano e mi accucciai con le gambe larghe e aperte. La punta arrotondata cominciò ad entrare facendomi male così mi fermai, ma dopo pochissimo sentì il mio buchetto aprirsi e piano piano quell’arnese scivolò scomparendo nel buco riempiendomi letteralmente il canale. Lo sentivo durissimo e sentivo lo sfintere che cedeva. A quel punto mi lasciai andare sulle gambe e mi sedetti facendolo entrare tutto. L’immagine riflessa nello specchio era incredibile: un ragazzino di 13 anni nudo seduto a gambe aperte con un collant celeste velatissimo a mazza coscia con il buco del culo dilatato in maniera oscena da cui fuoriusciva solo la punta lucida di un gross cetriolo… Cominciai ad andare su e giù facendolo uscire per metà e risbattendomelo nel culo per intero gridando: “siii, Giancarlo spaccami il culo… sono la tua puttanella…” Più mi guardavo più mi impalavo e più mi sbattevo l’uccello che ormai durissimo puntava minaccioso verso la mia bocca. Sentii in quel momento delle fortissime contrazioni che serrarono il buchetto attorno al diametro del cetriolo bloccandone lo scorrimento e subito dopo tre spasmi e tre schizzi violentissimi di sborra densa e bollente che mi colpirono sulle labbra, sulle guance e in bocca.
Ero sconvolto, mi leccai la sborra dalle labbra e dalle guance e la raccolsi sulla lingua assaporandone il sapore a metà tra l’asprigno ed il salato. Ingoiai tutto lentamente mentre i muscoli anali si rilassavano ed il cetriolo lucido scivolava fuori dal mio culetto.
Fu allora che mi spaventai guardandomi il buco oscenamente allargato, ma ebbi fortissimo l’impulso di infilarmi tre dita e rigirarmele dentro sentendo che l’interno del mio culo era bollente. Mentre pian piano mi rilassavo, mi massaggiavo lentamente l’uccello moscio scappellandolo e spremendo la cappella arrossata portandomi le dita alle labbra per succhiare le ultime gocce di sperma. Quella serata mi sconvolse tanto da prendere coscienza che ero definitivamente diventato un perverso travestito tredicenne a cui piaceva fare la parte della troietta. Mi rivestii ed uscii dalla mia camera, andai subito in bagno a lavare ed asciugare lo sturalavandino. Lo rimisi a posto e corsi in cucina a buttare il cetriolo nella pattumiera e… mi accorsi che mia madre era rientrata. Mi disse che mi aveva sentito alzare la voce ed io, dopo aver lavato e sbucciato il cetriolo, addentandolo gli risposi che stavo scherzando al telefono con Giancarlo. …Hmm Giancarlo, se solo fosse stato con me stasera, pensai…
6. Desiderio continuo
La mattina seguente ero stranamente eccitato ed impaziente di rivedere Giancarlo a scuola per raccontargli l’esperienza della sera precedente. Decisi di indossare un collant velatissimo grigio polvere senza mutandine sotto i pantaloni della tuta di ginnastica perché mi sentivo porca e avevo voglia di succhiargli il cazzo come avevo fatto col cetriolo.
Da 1 mese eravamo seduti accanto e, durante le lezioni, le nostre mani scivolavano sotto il banco a palparci gli uccelli fino a farli diventare duri come il marmo e farli sborrare nelle mutandine. Ma quel giorno era diverso, mi era tanto rimasta impressa la situazione morbosa della sera precedente che lo desideravo oltre ogni cosa. Appena vidi Giancarlo mi avvicinai all’orecchio e gli dissi gli avrei rivelato una storia incredibile ma lui mi furtivamente mi leccò l’orecchio dicendo che quello che era successo a casa sua lo aveva cambiato completamente. Mi rivelò che portava le stesse calze e lo stesso reggicalze che indossava quel pomeriggio… e che mi desiderava. La leccata del lobo e soprattutto la sua morbosa confessione mi fece diventar duro il cazzo che, trattenuto dalla sola debole resistenza del collant, mi gonfiò il pantalone della tuta in modo evidente. Fortunatamente ero vicino al mio banco e mi sedetti subito per non far notare quella mostruosa erezione. Anche Giancarlo, accortosi del gonfiore, si sedette accanto e nel farlo poggiò la sua mano sul mio uccello e lo strizzò gemendo silenziosamente. Durante la lezione me lo massaggiò diverse volte tanto che poco prima della ricreazione gli fermai la mano perché stavo per sborrare. Ma la voglia di lui mi aveva preso totalmente e pensavo intanto come fare a chiudermi in bagno con lui per fare le porcate che mi frullavano in testa. La fortuna volle che il professore di Educazione Fisica ci disse di andare nello sgabuzzino degli attrezzi dietro la palestra scoperta a prendere la palla da basket e il materassino per l’ora seguente. Ci guardammo con complicità ed approfittammo della pausa della ricreazione per andarci. Appena dentro chiudemmo il chiavistello e ci baciammo infilandoci le lingue in bocca. Lui mi tirò giù i pantaloni e mi buttò sul materassino del salto in alto. Si tolse i pantaloni, gli slippini e le Superga rimanendo in calze e reggicalze e si distese a 69. L’odore delle calze sudate mi fece indurire ulteriormente il cazzo già duro e lui se lo infilò in bocca e cominciò a succhiarlo avidamente e a slinguarlo sulla cappella. Io che non aspettavo altro, feci lo stesso ed incominciai ad insalivarlo e a masturbarlo per farlo diventare più duro. Sentivo il calore della sua bocca e la rugosità della sua lingua da pompinara che stuzzicava il filetto e a mia volta mi eccitavo come una troia nel ciucciare quel cazzo duro che profumava di maschio. Sentivo il mio cazzo scoppiare e Giancarlo, accortosi di questo, si girò e mi pregò di infilarglielo nel culo. Gli insalivai il buchetto già umido ed estroflesso dall’eccitazione e poggiai la cappella bagnata della sua saliva che entrò facilmente con mio grande stupore. Giancarlo ancheggiava e mugolava di incularlo più forte, così aumentai il ritmo pompandolo fino in fondo e facendolo sbavare di piacere. Lui si masturbava il cazzo con movimenti convulsi ed io che stavo per sborrare, irrigidii il mio uccello piantato in fondo al suo culetto ormai largo e scoppiai in una copiosa sborrata bollente che gli riempii l’intestino. Giancarlo serrò le chiappe per sentirselo ancora più duro e poi con un movimento repentino si girò e mi disse di prendergli in cazzo in bocca. Era durissimo e caldo e cominciai a succhiarlo e a slinguargli la cappella tenendolo serrato tra le mie labbra e segandolo con la mano lungo tutta la lunghezza. Sentii distinte tre contrazioni e poi tre fiotti di sperma denso e amarognolo si riversarono sulla lingua e mi riempirono la bocca. Inghiottii tutto assaporando sino all’ultima goccia di quel liquido viscoso dal sapore che mi faceva impazzire. Pulii la sua cappella e mi leccai le labbra delle ultime tracce di sborra di Giancarlo. Erano passati circa 10 minuti praticamente una sveltina che ci svuotò letteralmente i testicoli, ci rivestimmo in tutta fretta, infilammo saltellando le scarpette di ginnastica e un po’ accaldati, riaprimmo la porta e portammo il pallone e il materassino in palestra. Appena usciti dalla palestra, mentre correvamo per ritornare in classe ed unirci con i compagni ci imbattemmo in Michele il bidello che ci bloccò. Era un uomo di circa 35/40 anni, un tipo un pò burbero dal fisico asciutto, che non perdeva occasione per rimproverarci sempre di qualcosa. Quella mattina ci trattenne con forza per il braccio e ci chiese, con tono molto allusivo, cosa fossimo andati a fare nella stanza degli attrezzi. Io e Giancarlo diventammo all’improvviso paonazzi e ci guardammo preoccupatissimi. Forse quel porco ci aveva sorpresi a spompinarci a vicenda. Entrambi incominciammo a balbettare qualcosa circa la nostra presenza nello sgabuzzino e all’improvviso mi infilò la mano nel pantalone della tuta e afferrò il mio cazzo ancora umido di sperma attraverso il collant. Mi tirò a se e, dopo aver detto all’altro bidello che avrebbe fatto una commissione, ci portò di forza nella stanza degli attrezzi. Mentre ci spingeva posò l’altra mano sul culetto di Giancarlo e palpandolo si accorse del reggicalze.
Ora ci teneva in pugno e noi dovevamo stare per forsa al suo gioco. Appena dentro lo sgabuzzino chiuse a chiave e ci disse che gli piacevano i ragazzini effeminati come noi due e che se fossimo state troie come 10 minuti prima, avrebbe mantenuto il segreto. Eravamo tutti due terrorizzati e acconsentimmo. Giovanni si sbottonò i pantaloni e li abbassò alle caviglie rimanendo con gli slip, poi prendendomi da dietro mi abbassò i pantaloni della tuta e mi fece sedere sul suo cazzo semiduro palpando il mio. Il contatto del mio sedere con quel membro pulsante e caldo mi fece uno strano effetto e mi ritrovai a strusciare le mie chiappe inguainate nel collant sul suo cazzo duro. Poi disse a Giancarlo di togliersi i pantaloni e di leccarmi l’uccello ormai durissimo dai palpeggiamenti di Giovanni. Giancarlo si precipitò a leccarmi la cappella attraverso il collant e iniziò un magnifico pompino. Il mio cazzo scompariva tra le sue labbra che succhiavano il collant gonfio completamente bagnato di saliva. Io ero in preda alla massima eccitazione e lo incitavo a leccarlo e ad ingoiarlo tutto e allo stesso momento mi rivolgevo a Giovanni pregandolo di incularmi. Giovanni allora scostò il bordo del collant e mi posò la punta della sua cappella tra le mie chiappette. Sentii un calore che mi invadeva e con le gambe completamente aperte mi abbassai pian piano sul quel palo caldo e duro che si insinuava nel mio buchetto allargandolo sempre più. Sentivo un forte dolore ma l’eccitazione di sentirmi come una troia i calore che si fa inculare era più forte e mi fece cominciare a roteare il bacino e a saltellare sul cazzo che entrava centimetro dopo centimetro nel mio culo ormai cedevole. Giancarlo mi aveva abbassato il corpetto del collant e mi slinguava il cazzo riempiendosi completamente la bocca e masturbandosi come un forsennato. Giovanni mi prese dal bacino e mi guidava su e giù sul suo uccello ed io che gemevo per il piacere prendevo la testa di Giancarlo e gli spingevo il cazzo fin quasi a soffocarlo. Poi Giancarlo si alzò e alzando una gamba si sedette sul mio cazzo cominciando a penetrarsi. Il suo culo era più largo del mio ed entrò quasi subito. Era una situazione morbosa e terribilmente eccitante che ci sconvolgeva i sensi e ci faceva dimenare i nostri culetti, arrapantissima: Giovanni stava inculando una giovane travestita in collant velati che inculava una puttanella in calze e reggicalze che si masturbava il suo giovane cazzo. In quel momento realizzavo che un vero uccello mi stava scopando, grosso, duro e caldo scivolava nel mio buchetto ormai oscenamente largo e bagnato di umori anali, pompando fino a farmelo sentire in fondo all’intestino. Pensavo a quanto era triste soddisfarsi con lo sturalavandini o col cetriolo. Mi faceva impazzire il sentirmi troia; mi sentivo in calore e volevo farmi inculare sempre più forte e, sempre più forte inculare Giancarlo che mugolava allargandosi le chiappe con le mani e saltellava sul mio cazzo. Attraverso le pareti interne del canale sentivo il cazzo di Giovanni sempre più duro e lo pregai di farmelo succhiare. Mi alzai leggermente per permettergli di sfilarlo dal mio culo e mi sedetti con Giancarlo che ancora andava su e giù sodomizzandosi come un forsennato. Giovanni si avvicinò lateralmente infilandomi il cazzo tutto in bocca ed io, con una mano, lo masturbavo lentamente slinguandolo sulla cappella e lo spompinavo per tutta la lunghezza. Ora lo guardavo da vicino ed era un gran bel cazzo lungo una ventina di centimetri e largo abbastanza per farmi sbavare abbondante saliva dalle labbra. Le mie guance erano deformate dal suo uccello e la mia lingua lavorando sul suo filetto lo stava portando a sborrare. Anche Giancarlo incominciò a leccargli l’uccello con rapidi colpi di lingua finchè Giovanni, gemendo che stava venendo, premette la cappella sulle nostre labbra socchiuse a mò di bacio ed esplose in una sborrata copiosissima che in tre fiotti violenti ci inondò la bocca e la faccia di sperma caldo e denso ma di un buonissimo sapore. Mentre si masturbava facendo uscire ancora sborra io e Giancarlo ci slinguavamo, ingoiavamo e a turno gli succhiavamo la cappella fino a pulirla completamente dalle ultime gocce di sperma. Ero esausto ma felice e stavo per esplodere a mia volta nel culo di Giancarlo che, prontamente si alzò e si infilò il mio uccello tutto in bocca fino a toccare con il naso la mia pancia. Mi spompinò un paio di volte e allargando la bocca si fece spruzzare sul palato e sulla lingua un sacco di sborra che in parte gli fuoriuscì dalla bocca colandogli sul mento. Ingoiò tutto e con un voluttuoso colpo di lingua si leccò il mento dal rivolo gelatinoso che lo imbrattava. Giovanni si avvicinò alle nostre bocche e ci baciò con la lingua raccogliendo stille di sborra dai nostri palati per assaporarne il buonissimo sapore dolce e asprigno insieme. Infine ci rivestimmo risistemandoci le calze ed infilandoci i pantaloncini della tuta ed uscimmo furtivamente. Solo allora ci accorgemmo che erano passati 25 minuti!!! Chissà cosa diranno quando torneremo in palestra, mi chiedevo tra me e me, mentre sforzandomi di camminare come un ragazzo normale invece che come una vascca travestita che si è appena fatta rompere il culo, percorrevo il corridoio per la palestra. Appena entrati in palestra ci accorgemmo che la nostra assenza era passata inosservata. Giancarlo, sorridendo, commentò che ci era andata bene visto che ci eravamo già sputtanati la reputazione con Giovanni.
I boy scout
Quella primavera decidemmo insieme di iscriverci ai boy scout per fare una nuova esperienza di contatto con la natura e con altri ragazzi come noi. Lo facevamo per sentirci più grandi e anche perché era qualcosa che ci avrebbe impegnato il periodo estivo. Poi sognavamo il fatidico campeggio nella tenda. Ed il fatidico momento arrivò. Dovevamo stare al campeggio estivo una decina di giorni ed incontrare un gruppo di boy scout di un altro paese. L’idea di dormire insieme sotto la tenda ci faceva impazzire dalla voglia. Avremmo potuto travestirci, scoparci, masturbarci, succhiarci e sborrarci in bocca tutte le volte che volevamo per 10 notti consecutive. E poi, viziosette come eravamo diventate, avremmo potuto trovare dei ragazzi come noi con cui dare sfogo alla nostra troiaggine. Mi ricordo che la divisa prevedeva l’uso dei pantaloncini corti perciò decidemmo di portarci in campeggio una serie di mutandine velatissime e di gambaletti di nylon che avremmo indossato sotto i pantaloncini ed i calzettoni da scout. La sera della partenza, appena arrivati al pullman, ci squadrammo vogliosi e Giancarlo scostando il lembo del calzettone mi rivelò il suo gambaletto velatissimo bianco. Appena lo vidi mi venne l’uccello duro che premeva dentro il perizoma celeste che indossavo e lui, accortosi del gonfiore, mi disse di avere pazienza fino a quando ci saremmo seduti nel pullmann per viaggiare tutta la notte. Dopo i primi chilometri di canti, urla, scherzi e… grandi palpate di uccello, finalmente calò il silenzio. Tutti si slacciarono gli scarponcini e si accucciarono sul comodo sedile per dormire coprendosi con i propri giubbotti. Giancarlo si sfilò scarponcini ed i calzettoni rimanendo con le calze di nylon leggero e poggiò accucciandosi i suoi piedi proprio sul mio cazzo. L’intenso odore di piedi sudati di tutti gli occupanti del pullman mi stava facendo impazzire così mi sbottonai il pantalone e liberai il mio uccello fasciato dal velo del perizoma. Assicurandomi che tutti stessero dormendo presi i piedi di Giancarlo e me li portai alla bocca ed al naso. Sentii l’aroma del nylon impregnato e cominciai a leccare le punte leggermente rinforzate dei gambaletti. Leccavo convulsamente ed annusavo e mi segavo l’uccello, sempre più duro. Giancarlo mi liberò il cazzo che svettava e lo strinse tra le piante dei suoi piedi iniziando un lento movimento su e giu. Sentivo l’umido delle sue calze sudate che faceva scivolare il nylon per tutta la lunghezza dell’uccello. Poi si prese i piedi con entrambe le mani e stringendo le punte aumentò il ritmo della masturbazione. Io ero letteralmente disperato perché avrei voluto urlare dal piacere che quella puttanella di Giancarlo mi stava procurando, mi contraevo e mi contorcevo sul sedile facendo attenzione a non svegliare nessuno. Ogni tanto Giancarlo si abbassava sui suoi piedi e si infilava il mio cazzo in bocca ciucciandolo e slinguando la cappella. Poi si tirava su e ricominciava a segarmi con i piedi. Ormai i suoi gambaletti erano bagnati di umori prespermatici e questo lubrificava maggiormente il nylon facendolo scorrere più facilmente. Non potetti far altro che infilare la mano tra le sue gambe ed impossessarmi del suo cazzo già duro e cominciare a masturbarlo furiosamente. Giancarlo godeva e si leccava le labbra semisocchiuse ed accelerava ancor di più il movimento dei suoi piedi sul mio uccello. Stavo per esplodere e mentre me ne rendevo conto Giancarlo mi sborrò in mano una marea di seme bollente. Strinsi istintivamente il suo cazzo, gli diedi tre colpi per tutta la sua lunghezza e poi raccolsi tutta la sborra densa nel palmo della mia mano e me la portai alla bocca leccandola ed ingoiandola fino all’ultima goccia. Ora sentivo che stavo esplodendo e Giancarlo, che se ne era accorto dalle contrazioni, strinse le piante e piegò le dita dei piedi a coprire interamente la cappella da cui fuoriescirono tre fiotti violentissimi di sborra che gli riempirono letteralmente le calze e la punta dei piedi di una massa calda e gelatinosa. Lui continuò a muoverli facendo uscire ancora sperma e, solo quando notò che avevo eiaculato tutto ciò che avevo nei miei testicoli, mollò lentamente il mio cazzo abbassandosi e infilandosi letteralmente le punte sborrate delle calze in bocca. Leccò completamente tutto lo sperma sia dal primo che dal secondo piede e poi me li porse per permettermi di leccarli a mia volta. Avevano un’intensissimo ed eccitantissimo odore di nylon sudato misto a saliva e a sperma amarognolo. Sfiniti alla fine ci baciammo con la lingua che ancora sapeva si sborra e dopo esserci ricomposti e rivestiti ci addormentammo.
Dopo quella furtiva esperienza, non riuscivo ad adormentarmi. Ero ancora eccitato e al pensiero di essere circondato da piedi odorosi e sudati stava tornando fuori la mia indole feticista. Mi alzai e mi diressi silenziosamente ai sedili in fondo al pullman dove dormiva sdraiato un ragazzo di 15 anni senza scarpe. I sedili erano comodi e spaziosi così mi sdraiai con il naso vicino ai suoi piedi. Era troppo invitante. I suoi calzettoni erano terribilmente sudati ed odorosi e mi riportarono alla mente la puzza che impregnava le calze di Francesca, la mia amichetta d’infanzia. Mentre col naso mi avvicinavo alla pianta cominciai a palparmi il cazzo sopra i pantaloncini. Quell’odore intenso mi faceva impazzire e stringendomi l’uccello velato dal perizoma, mi masturbai furiosamente leccando delicatamente la parte inferiore della punta di quei calzettoni e annusandone la puzza penetrante. Ogni tanto, forse per dei movimenti involontari o forse per il solletico che la mia lingua poteva procurargli, il ragazzo muoveva leggermente le dita e questo mi eccitava da matti perché pensavo che si fosse accorto di ciò che gli stavo facendo e gli piacesse. Alla fine venni con un’altra copiosissima sborrata nelle mutandine e nel palmo della mano, che leccai avidamente. Finalmente ero rilassato e dopo essere ritornato a sedere accanto a Giancarlo, mi addormentai.
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17 years ago
admin, 75
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Airline bologna
Sono ancora adrenalinico.
Un casa - Bologna, Bologna - casa fatto di notte tra curve e banchi di nebbia.
C'è questo ritorno fatto da solo che come sempre mi illumina la strada. Bello guidare senza nemmeno una macchina di fianco. Bello quel buio fitto, bello potersi muovere un po' anche con la mente mentre si è al volante.
Come sempre strani pensieri, strambi, perversi, insensati e stupidi affollano la mia mente.
Inizia tutto da una galleria, ampia e ben illuminata. Sono nella corsia centrale. La velocità si attesta sui 90 km/h, sai com'è c'erano gli autovelox in galleria, bastardi. Poi, non sò, ero lì, una mano sullo sterzo, l'altra con appoggiato il gomito allo sportello mi sorreggevo la testa appesantita dai pensieri in arrivo. Mi guardavo un po' intorno, visto che me lo potevo permettere. Vedo diverse cose che attirano la mia attenzione. Un telefono dell SOS, un autovelox, varie e strambe luci, poi una prima porta aperta. E qui la mia curiosità mi dice chissà che c'è dentro. Poi un altra porta, poi un altra, poi un parcheggio per la sosta. Qui la mia curiosità si fa largo, ma a differenza di tutte le menti comuni la mia si invoglia. In una notte di autostrada nel vedere una galleria io penso che:
Quella piccola porta bianca, con in alto posto un oblò per vedere al minimo chi c'è fuori o dentro. Un posto illuminita ma anche in penombra. un parcheggio posto sotto la galleria e vicino ai telefoni SOS. Dio mio bello sarebbe fare del sesso qui. Così, ho pensato a questo non appena vista la scena davanti agli occhi. Mi sono subito immaginato una scena mettendo assieme ogni pezzo. ogni ingranaggio di passione. Bello sarebbe. Vedere l'eccitazione e la paura di lei che dietro a quell'oblò teme di essere guardata o vista da le macchine in transito, perchè come me che ho notato la porta, altri la noterebbero. E noterebbero altro se io fossi li dietro con "te". Mettere l'auto lì parcheggiata e dare l'idea che qualcuno si sia fermato. invogliare i passanti a guardare e curiosare, mentre "tu" intenta ad ansimare da dietro la porta guardi fuori dall'oblò in cerca di paura e ansia, quella che infondo continua a farti eccitare. Impaziente di prendere quel che ti spetta da un azzardo simile. E poi pensa a me, in quella scena. Sentirsi tra le braccia una donna così. una donna impaziente, vogliosa, che trema per la paura ma anche per il desiderio che le faccio provare. Teme il gioco ma è quello che spera. Si lascia esplorare con la mano come inerme, senza volontà. Il suo allargare le gambe e lasciarsi libera e aperta. Il suo stare a bocca aperta in cerca di ossigeno, non tanto della mia bocca e delle mie labbra cerca aria e con le braccia e le mani mi cerca fisicamente portandomi a se. Vuole calore e sicurezza che non è sola in mezzo a quella sensazione di timore e paura. Il fatto che la penetri la rende ancora viva. Mette il piacere in contrasto con i suoi pensieri ed è come droga. E' come un crescendo di emozione. Sale sale ad ogni mia penetrazione. l'averla fatta sciogliere con le mani la rende insaziabile. Devo prenderla con forza, spingere forte perchè senta il vigore e il dolore. Cerca l'orgasmo vero e proprio come forse spesso non lo raggiunge. Obbligatoriamente questo vuole. Da quella situazione non raggiungere uno scoppio che la liberi della tensione sarebbe un disastro. Invece voglio che esca da quella porta con l'oblò e che le sue forze si disperdano in un bacio dolce che prima non riusciva a pensare. Voglio che le sue labbra si ammorbidiscano dopo e che finisca per lasciarsi andare tra le mie braccia.
Voglio pensarla con la gonna, lente e lunga, voglio pensarla come mi va. Perchè io son così, lo farei se avessi la donna che ho descritto. Se trovassi questo gioco. Una strana galleria delle 4 di notte o strani pensieri di uno che ne ha troppi.
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17 years ago
davideee253826,
37
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La materia di cui sono fatti i sogni
“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno.”
William Shakespeare, La Tempesta
A 4 anni, Elisa vuole un coniglietto.
Ne aveva visto uno all’asilo, lo avevano portato le maestre, e ne era rimasta colpitissima. Lo aveva carezzato, tenuto sulle ginocchia, e quell’animaletto che le annusava le mani e i capelli era bellissimo. Era un coniglio nano bianco e nero, si chiamava Ernesto. Quando le maestre glielo tolsero per farlo vedere alla sua compagna e poi per ridarlo insieme agli altri conigli nani all’allevatore che gliela aveva prestati, quasi s’era messa a piangere.
Ha chiesto disperatamente ai suoi genitori di prendergliene uno, ma soni assolutamente contrari. Abitano in un piccolo appartamento, e entrambi lavorano: il coniglio sarebbe un ulteriore impegno per loro, visto che Elisa non puè certo accudirlo.
Piange per giorni interi, ma non c’è nulla da fare.
Poi una notte lo sogna: un coniglio nano tutto bianco, con gli occhi azzurri e la punta delle orecchie e delle zampine grigio scuro. Il nasino è rosa, perennemente in movimento, e le orecchie lunghe lunghe. Lo tiene in braccio, accarezzando le lunghe orecchie e la schiena, mentre Arturo (così lo chiamaa) resta docilmente a godersi le coccole.
Lei resta in fondo al letto mentre lui saltella sul copriletto coi fiori, agitando il nasino e ogni tanto allungando il collo, le orecchie tese, attento a qualche rumore. Lei lo guarda affascinata. Arturo, esplorando il tappeto di fianco al letto di Elisa, trova le sue pantofole e dopo averle accuratamente ispezionale, inizia a mordicchiarle.
Quando Elisa se ne accorge, lo prende per le orecchie e lo tira via, ma mentre lo posa sul letto Arturo si gira e le graffia il braccio, vicino al polso. Elisa grida e si sveglia.
La mattina dopo, mentre le medica i profondi tagli sul braccio, la mamma le ripete che lei non ha nessun coniglio, e che non deve aver paura di dirle se ha litigato con un amichetto, che alla mamma e a papà interessa che la loro bambina sia sincera, e se qualcuno le fa del male ci penseranno loro a parlare coi genitori di chi le dà fastidio.
Elisa piange tutto il tempo, e la mamma le ripete che non esiste nessun Arturo.
La notte successiva non sogna più Arturo. E nemmeno quella dopo.
A 9 anni, Elisa vuole una bicicletta.
A dire il vero ce l’ha, ma non le piace. Lei vorrebbbe la mountain bike, ma i genitori non si fidano, troppo impegnativa per quel corpo esile. La bambina è carina, sana, fisicamente a posto, ma quella storia del coniglio ancora li tiene un pò sul chi vive. Alla fine, le avevano comprato una bici per girare per il paese coi suoi amichetti, una pieghevole tipo graziella che potevano portarsi dietro anche per gite e vacanze, ma lei non l’ha mai sopportata. Una bici tutta rosa, col cestino e il paracatena di plastica trasparente, mentre i suoi amici un po’ piu’ grandi di lei hanno fiammanti mountain bike: che invidia!
Poi una notta la sogna: una mtb nuova fiammante, coi freni a disco e il telaio nero e rosso, bellissima! La trova davanti al portone del garage, e la prova subito.
Prima un breve giro del palazzo, l’ampio parcheggio sul retro e il giardino sul davanti: l’ideale per fare pratica. Il telaio è troppo grande per lei, la sella è abbassata al massimo e ugualmente Elisa tocca i pedali a fatica, e per fermarsi deve quasi saltare giù, ma è felice per avere finalmente la bici che desiderava tanto.
Dopo qualche metro di allenamento diventa pratica anche nel cambio marcia, e si diverte a fare lo slalom tra le aiuole. Prova anche a prendere velocità, nel parcheggio grande e vuoto, e l’aria che le scompiglia i capelli mentre pedala forte la entusiasma. L’ebbrezza le prende la mano, le fa ricordare quello che vedeva fare ai suoi amici, e prova ad andare oltre: spinge sui pedali fino alla massima velocità, poi frena bruscamente all’ultimo, e come loro fa sbandare la bici, gridando di gioia. Poi riparte, nell’altro senso, e spinge di più frenando sempre più tardi. La terza volta non vede il tombino, dà una frenata brusca e rovina a terra. La bici si riga tutta, piega una leva del freno e la gabbia del cambio, lei si spella il ginocchio e il gomito destri, e si sveglia.
Sta attenta a non farsi vedere dai genitori, va a scuola e si fa medicare in infermieria dicendo che è scivolata in cortile correndo. Dice la stessa cosa anche ai suoi genitori, tornata a casa.
La notte successiva, Elisa non sogna più la mountain bike. E nemmeno quella dopo.
A 14 anni, Elisa vuole il motorino.
I suoi genitori sono fermamente decisi per il no, categoricamente. La figlia si è fatta bella, una ragazza alta e sottile, con profondi e meditabondi occhi scuri, spesso dall’aria malinconica, lunghi capelli neri e il viso allungato e la bocca carnosa della madre. Circondata da ragazzini e da ragazzi più grandi, anche se la figlia si veste in maniera tranquilla, senza tanga fuori da pantaloni troppo bassi o toppini o piercing all’ombelico, i genitori sono comunque ansiosi e le dicono spesso: con quel che si sente in giro, siamo preoccupati che qualcuno... sai come succede... ti trovi da sola in un posto buio e... Elisa riusciva a capire che la sua era solo apprensione per una ragazza carina, per sua stessa natura di essere femmina già soggetto di attenzioni e di pericoli da cui difficilmente avrebbe potuto difendersi, ma ugualmente era arrabbiata coi suoi perchè si sentiva inferiore alle sue amiche: dover prendere il bus o farsi portare e venire a prendere dai genitori al cinema, al centro commerciale, in discoteca... è così da sfigata!
Tiene il muso ai suoi genitori per settimane, e a scuola sopporta con fatica lo scherno delle (mica poi tanto) amiche.
C’è un ragazzo carino, che le piace e a cui è certa di piacere, ma sa che senza un motorino tutto suo non può frequentarlo con la libertà che vorrebbe.
Poi una notte lo sogna: un cinquantino sportivo, nero e rosso come lei lo desiderava, bellissimo e sportivissimo. Il casco abbinato è un integrale (la sicurezza prima di tutto!) anche quello nero e rosso (...e l’eleganza subito dopo), e ha anche il bauletto dietro. Così può metterci il casco del suo ragazzo quando vanno via insieme...
I primi metri sono prudenti, il motore è molto grintoso e appena accelera il motorino schizza in avanti. I freni sono decisi, basta sfiorare la leva per rallentare e tirarla a fondo per frenare intensamente. Sul quel motorino si sente sicura e al tempo stesso... figa!
Fa prove di agilità facendo zig zag tra i segni dei posti macchina nel piazzale del parcheggio, prove di frenata e anche di partenza, non vuole essere sopresa da qualche imprevisto e fare una brutta figura. Dopo un breve giretto di ‘riscaldamento’, si decide a uscire dal condominio. Parte decisa, e non si accorge del gatto della signora del piano terra, Panky, che sta attraversando il passo carrabile tra il piazzale e il giardino, e lo investe. Elisa tenta di frenare, ma si sa come sono i gatti, sembra quasi che si buttino sotto apposta... Il colpo è secco, senza lamenti: si ferma subito, smonta di corsa ma Panky è già morto. Si mette a piangere, ancora col casco in testa, seduta a terra a fianco del gatto, e si sveglia.
Quando scende per andare a scuola, vede in lontananza la signora del piano terra sul passo del cancelletto della sua porzione di cortile che si guarda intorno, la sente chiamare il suo gatto ad alta voce, con un tono sempre più preoccupato e ansioso, ma allunga il passo per allontanarsi, mentre gli occhi le lacrimano.
Quando torna a casa e sua madre le dice che qualcuno ha schiacciato Panky con lo scooter, si mette a piangere a dirotto, soprendendola, e si chiude in camera sua.
Con gli occhi spalancati sul soffitto, decide di non sognare più.
Fabio è un bel ragazzo, glielo invidiano tutte, e lei ne è fiera senza esserne gelosa. Sa di non essere la sua prima ragazza, in un angolino sa anche che poteva non essere l’ultima, ma lo accettava. Lo ama davvero, e lui ricambia.
Elisa è cresciuta molto bene, è una ragazza ben fatta, fine, di una bellezza non appariscente, di quelle legate alla perfezione dei lineamenti e delle proporzioni che si apprezzano solo alla seconda occhiata. Ma senza dubbio è molto, molto bella.
Lei e Fabio stanno insieme da qualche mese. Era stato lui a cercarla, dolce e gentile, e lei lo aveva trovato insolito per la nomea e la reputazione che aveva in giro: era chiaramente un ragazzo che non aveva difficoltà a trovarsi una ragazza compiacente, ma stanno bene insieme, e lei è felice.
L’unica cosa che la lasciava perplessa riguardava la loro intimità: è una ragazza all’antica, in un certo senso, non certo bigotta ma per tanti versi ‘tranquilla’. A 24 anni aveva avuto pochi ragazzi e nessuna storia importante, e si sentiva sessualmente inesperta al confronto di tante sue amiche e dello stesso Fabio.
Lui dopo qualche tempo che avevano iniziato a fare sul serio le aveva accennato a qualcosa che lei non aveva mai affrontato, una parte del sesso che Elisa non si sentiva ancora di provare, anche se tante sue amiche lo magnificavano. Per un pò Elisa aveva nicchiato, poi ne avevano parlato apertamente, aveva espresso a Fabio i suoi dubbi e i suoi timori e lui lo aveva accettato senza problemi. In fin dei conti, le disse, il sesso si fa in due, e il piacere dev’essere di entrambi. Non preoccuparti, l’aveva tranquillizzata, quando ti sentirai pronta proveremo, e vedrai che sarà piacevole anche per te.
Elisa era rimasta colpita da questa accettazione, un comportamento che ave a conquistato anche tutte le sue amiche, soprattutto Cristina, collega di Fabio e sua migliore amica, e aveva deciso in cuor suo che lui era l’uomo giusto.
Quel sabato lei avrebbe dovuto lavorare anche il pomeriggio, l’altra commessa era a casa da giovedì con una febbre alta inspiegabile e le avevano chiesto di fare straordinario, ma intorno alle 10 la sua collega arriva sul lavoro e la sua ‘capa’ la lascia andare a casa, dopo aver segnato le ore effettuate.
Decide di andare da Fabio, se fossero partiti subito e avessero mangiato qualcosa in autogrill avrebbero ancora potuto passare mezza giornata al mare, questi sabati di maggio così caldi erano magnifici per iniziare ad abbronzarsi un pò. E poi, lei aveva deciso... Quella sera, a casa sua, tornati dal mare, voleva togliersi quel suo ultimo tabù, e fargli un regalo di compleanno con qualche giorno di anticipo.
Entra con le sue chiavi, attenta a non far rumore, e nel tinello si leva le scarpe in silenzio. Dal corriodio sente dei rumori, un vociare, forse la tv...
Si avvicina lentamente, e inizia a distinguere voci concitate, che passo dopo passo diventano gemiti e brevi parole spezzate e soffocate. Una voce maschile e una femminile, dalla cucina. Sbircia dalla porta socchiusa, il cuore agitato e la mente confusa. Vede Cristina, nuda: è in piedi, piegata in avanti sul tavolo, il busto appoggiato sul piano, il seno abbondante sobbalza sul piano di vetro, si masturba. Fabio è in piedi dietro di lei, a torso nudo e coi pantaloni a terra, la tiene per i fianchi e si muove allo stesso ritmo della ragazza, veloce e deciso. Lui la sta penetrando da dietro, quel tipo di rapporto che voleva da lei e che da lei non aveva ottenuto... Può constatare l’evidente e udibile soddisfazione di entrambi da incitazioni reciproche e reciproche espressioni di apprezzamento che si scambiano i due, sconcezze che Elisa non potrebbe mai pronunciare o riuscire ad ascoltare, ma... che la eccitano. Sconvolta, non riesce però a staccare gli occhi dallo spettacolo, e peggio ancora si sente rimescolare dentro... I due sono incapaci di accorgersi di lei, le è facile, una volta che finalmente riesce a riprendere il controllo di sè stessa, andarsene senza fare rumore.
In ascensore l’eccitazione svapora e riesce a dare finalmente sfogo al suo pianto disperato e alla sua rabbiaa dolorosa.
Piange per tutto il tragitto fino a casa sua, spegne il cellulare e stacca il telefono, si getta sul letto in lacrime, e impiega molto per addormentarsi.
Poi li sogna. Un sogno orribile, vivido, coinvolgente... Riesce a svegliarsi solo quando l’incubo finisce, e resta sveglia e terrorizzata per ore. Crolla di nuovo in un sonno finalmente senza sogni solo poco prima dell’alba.
La mattina dopo si sveglia distrutta, e piange per molto tempo. Quando riesce a scuotersi abbastanza per alzarsi e vestirsi sono già le nove passate, riaccende il telefonino e trova numerosi messaggi che la avvisano che sua madre, diversi suoi amici, la sua datrice di lavoro l’hanno cercata. Nessuna chiamata di Fabio. Si chiede il perchè di tante chiamate, forse il ritardo sul lavoro, mentre si veste in fretta riattacca il telefono e subito squilla il numero fisso.
Sua madre ha una voce distrutta, spaventata, Elisa impiega un pò per schiarire la mente abbastanza per riuscire a capirla. Poi ci riesce.
Il fratello di Fabio è passato a prenderlo presto, quella mattina, per una questione di lavoro, e l’ha trovato morto. Lui e Cristina erano in una pozza di sangue, sul letto, nudi. Uccisi con una quantità incredibile di coltellate, e orribilmente mutilati. Secondo i carabinieri la porta d’ingresso non è stata forzata, non si trova l’arma con la quale sono stati uccisi, e non si tratta di furto perchè è tutto in ordine.
La madre le chiede premurosa e ansiosa come sta, ma Elisa non la ascolta più.
Riconosce il suo sogno terribile... Dopo tanti anni, ha di nuovo ‘sognato’.
Torna a letto, con la mente e gli occhi pieni di quelle immagini, vere, e decide che non chiuderà più occhio.
Dopo qualche tempo diventa necessario ricoverarla, e devono imbottirla di sonniferi, ma lei non dorme.
Elisa non dorme più.
Sono tre anni, ormai.
13
2
17 years ago
sessodolce234269, 39
Last visit: 4 years ago -
Una serata magica
Era indubbio
era una delle piu' belle donne che avevo mai incontrato e, senti senti, aveva deciso di invitare a cena a casa sua proprio me, che non stavo piu' nella pelle al pensiero di quello che avrei potuto fare se solo solo mi dava l'opportunita' di provarglielo. Ci eravamo sentiti spesso per telefono ma non ero mai riuscito a convincerla che mi creava delle erezioni spaventose solo sfiorandola. Si lamentava come tutte le donne della ciccia di qua' della ciccia di la', del periodo poco favorevole: parole che a me sinceramente apparivano come scuse; ma non mi aveva mai detto di NO in maniera chiara e tonda. E ora dopo vari tentennamenti sono davanti al suo portone che attendo di vedere i suoi occhi azzurri. Apri la porta vestita di nero con un golfino scollato, tacchi da brivido e una minigonna da record e pensai “ è indubbio, è una delle più belle donne che ho mai incontrato”. Mi fece accomodare con il suo solito sorriso di chi fai fatica a capire che cosa pensa, dandomi un bacio appena le porsi il mazzo di fiori che le portavo in dono. La casa era arredata con gusto e pur non essendo una reggia era accogliente e rispecchiava totalmente la classe che la aveva sempre caratterizzata. MI OFFRI UN APERITIVO E GIA' SENTIVO NEI PANTALONI QUALCOSA CHE CRESCEVA A DISMISURA ogni qualvolta si avvicinava e sentivo il suo profumo. E mi ricordai la teoria dei feromoni, ossia quelle sostanze che emettono le femmine di alcune specie animali per attirare il maschio, e mi convinsi che lei ne aveva un magazzino pieno. Mai una donna, che io mi ricordi, era riuscita a eccitarmi come ci riusciva lei. Tra un discorso e l'altro consumammo il pasto, leggero ma composto con gusto e sicuramente speziato, come volesse mandarmi un messaggio: ”caricati che dopo ti faccio vedere io”. Ma la cosa piu' assurda e' che non faceva trasparire niente, fredda come il ghiaccio, come fosse un gioco sottile, e non capivo se mi desiderava oppure no. I discorsi continuarono: parlammo della sua vita privata, della mia, un po' discutemmo di lavoro, i nostri sogni, i nostri desideri. Ma la spinta attrattiva piu' assurda che mi occupava la mente era quella di averla tra le mie braccia. Credo che la mia povera pompa cardiaca fosse al massimo delle possibilita' di lavoro. Ci accomodammo sul divano e mi offrì un drink. Mi portò un Brandy, come le chiesi, e anche lei si accomodò sul divano con un bicchiere di liquore in mano. Sapevo, perche' me lo disse tempo addietro, che l'alcool la disinibiva così pensai: è l'ora di agire. Si continuava a parlare ma e' indubbio che l'atmosfera era cambiata. Le voci si fecero piu' tremolanti e le parole non le seguivamo più. Ogni tanto mi sfiorava la mano e ridevamo alle mie stupide battute e sicuramente si stava sciogliendo. Mentre si muoveva per parlare o ridere guardavo tra le sue cosce e intravedevo le mutandine di pizzo bianco che facevano intravedere, in un eccitantissimo gioco vedi-non vedi, i suoi peli pubici che si facevano ogni minuto più intraprendenti. Cominciammo a parlare del suo fisico e ricominciò con la solita tiritera che si sentiva ingrassata, gonfia, sempre più vecchia. Non capivo se mi prendeva in giro (sapendo quanti uomini le correvano dietro come fosse una ragazzina) o se realmente si auto convinceva di essere ormai decadente. O era il gioco sottile di una donna che mi voleva convincere di essere imbruttita per vedere come reagivo?. Credo, e lo metto per iscritto, che tra lei 15 anni fa e adesso avrei preferito sicuramente adesso. Ma anche se glielo dicevo lei non mi avrebbe creduto. Così ogni tanto per consolarla mi avvicinavo e le toccavo le cosce per vedere la sua reazione. Come non sapessimo che dovevamo finire a far l'amore (il problema non era quando ma come). Le mie mani si facevano piu' intraprendenti e lei si lasciava toccare ridendo, vedendola per la prima volta felice, buttando la testa indietro e facendo volare i capelli come una nuvola nera presagio di tempesta, e che tempesta. Con varie scuse mi avvicinavo sempre piu' chiedendole che tipo di profumo usasse e cercando di annusarla sul collo. Lei si ritraeva come in un gioco di ragazzina ma si vedeva che era divertita e sicuramente eccitata. L'atmosfera era sempre piu' incandescente e visto che lei non prendeva l'iniziativa la presi dolcemente per un braccio e la tirai verso di me appoggiando le mie labbra sul suo collo. Come un esplosione i suoi peli corporei si rizzarono in segno di gratitudine e sembravano gridare “ grazie, grazie! Era da tanto che non lo facevamo”. Ho continuato perciò senza avere impedimenti a scoprire tutti i sapori del suo collo, del suo decolletè, dietro l'orecchio. La baciavo dappertutto fino a che dopo qualche minuto cominciai ad avvicinarmi a quella bocca rossa e carnosa che tanto mi aveva fatto sognare. Dapprima le nostre labbra si sfioravano chiuse. Le labbra, un po' secche dall'eccitazione erano ruvide. Ma quando spinsi con decisione le mie sulle sue cominciai a sentire l'umido della sua saliva che aveva un gusto mai sentito, stupendo e ne bevvi come fossi un disperato nel deserto che da giorni non si dissetava. Le mie mani, e le sue, si incrociavano alla scoperta dei nostri corpi come alla ricerca di strumenti per sopravvivere. Cercavamo solo di godere della nostra voglia come più ci faceva piacere. Cominciai con dolcezza ma con decisione a spogliarla liberando dapprima i suoi seni e lasciandola solo con le sue mutandine bianche. Ma non facevo tutto ciò ad occhi chiusi: dovevo gustarmi quei momenti con tutti e sensi di cui disponevo quella sera. E con la vista, quando guardai il suo culo incorniciato dal perizoma che entrava nella sua fessura come un fiume scorre tra due colline, pensai di svenire. In un momento così, se mi avessero fatto un elettrocardiogramma, sarei stato ricoverato d'urgenza. Era come se continuasse a mancarmi la ragione, come in un sogno, e poi d'un tratto tornavo alla realtà. La stringevo, la baciavo, la leccavo come fosse il mio ultimo giorno sulla terra. Io ero ancora mezzo vestito, ma non importava affatto: per me era importante fargli capire quanti ci tenevo a farla godere. Pian piano scesi sulle cosce dopo aver torturato dolcemente i suoi capezzoli e l'ombelico. Le sue cosce erano tornite, dure, abbronzate proprio come dovevano essere. La leccai partendo dalle caviglie, mi soffermai sui suoi polpacci gustandomi tutto il sapore della sua pelle. Piu' salivo e più inarcava il suo corpo come volesse spingermi in una zona misconosciuta posta proprio in mezzo alle sue cosce. Era stupendo leccare il suo interno cosce, quella zona stupenda dove la pelle si fa piu' fine e vellutata per poi ritornare un po' ruvida dove cominciano a nascere i peli del pube. E salivo sempre più su sino ad arrivare al limite delle sue mutandine, dove la coscia diventa corpo, dove il brivido diventa tremore, incoscienza sessuale, paradigma di tutte le senzazioni belle, droga del corpo assetato di puro e semplice sesso. Ma non avevo ancora saggiato la sua vulva che sembrava implorarmi di baciarla, di assaggiarla. E indugiavo appositamente affinchè si riempisse di succo come un frutto maturo. Decisi di interrompere la sua agonia e, dopo aver scostato le mutandine, mi tuffai a picco su quella fessura dolce e inebriante leccando e succhiando tutto ciò che c'era da succhiare e leccare. Leccavo così intensamente che pensavo il tempo si fosse fermato tra le sue cosce. Avrei potuto resistere per ore e ore in quelle condizioni soddisfatto dalle vibrazioni del suo corpo che mi trasmettevano il suo piacere intenso e parossistico. La mia lingua esplorava ogni decimo di millimetro di quella stupenda opera d'arte vivente: passavo dalle grandi labbra alle piccole per poi entrare in profondità il più possibile e ritornare fuori per suggere il clitoride che si ingrandiva sempre più. E più leccavo e più si inumidiva e diventava un prato ricco di rugiada tutta da bere. Oramai ogni fessura tra le sue cosce era stata esplorata, ma ero deciso ad accamparmi e decisi di mettere le tende perchè li c'era tutto ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere. Ogni tanto con le dita le spalancavo le grandi labbra per entrare sempre più in profondità e continuavo in un su e giù infinito da essere convinto che se la mia lingua doveva morire era là che avrei voluto succedesse. Ma le mani non stavano ferme e giocavano con il suo corpo per arrivare a quelle due collinette che tanto adoravo, ma poi scendevano e la sollevavo dai glutei portandomi sempre di più la sua vulva sulla faccia sino a mancarmi il respiro. Ma non finiva qui il mio banchetto. Continuò finchè lei non mi chiese, senza fiato, di smettere per darmi il cambio in quello scambio di lingue che non aveva precedenti nella storia dell'erotismo mondiale. E così cominciò a spogliarmi di ciò che avevo e rimasi, costretto con la forza, in mutande che parevano talmente tese da scoppiare da un momento all'altro. Mi fece subire la stessa tortura che avevo fatto subire a lei: mi leccò i capezzoli, il collo soffiandomi nelle orecchie, si soffermò un po' sull'ombelico, e poi scese tra le cosce leccandomi all'interno per poi baciarmi le mutande li dove c'era l'Etna in attesa, dandogli dei piccoli morsi su tutta la lunghezza. Preso dalle convulsioni del piacere mi inarcavo e mi contorcevo in attesa del passo successivo che tardava ad arrivare finchè, in seguito ai miei movimenti ed ai suoi denti che trattenevano l'orlo degli slip, uscì in tutta la sua bellezza il mio cazzo ormai in agonia per l'attesa. Ma la sua bocca non fece subito il suo dovere ma leccò per interminabili minuti tutta l'asta. Ero nell'orlo dell'oblio, oramai in un altra dimensione non più terrena ma spirituale e astratta dove tutto e' e tutto pare essere. Ma qualcosa mi aveva dato l'impulso a tornare nella stupenda realta' di quel momento. Il calore della sua bocca che mi aveva accolto fino in fondo. Riuscii, in un attimo di lucidità, ad aprire gli occhi quando vidi che il mio membro era scomparso tra le sue fauci ingorde, era uno spettacolo unico vedere la sua saliva che colava sulle mie gambe. Ero ai limiti della sopravvivenza, il mio corpo tremava e sussultava ogniqualvolta la sua lingua seguiva i contorni della cappella ormai rossa da far paura. Con sapienza e arte riusciva a portarmi al limite dell'orgasmo per poi lasciarmi raffreddare e ritornare a lavorarci sopra. Ma era ormai obbligo per me e per lei portare alla vetta dei piaceri le nostre prestazioni senza lasciare tempi morti per pensare cosa e come dovevamo farlo. La presi con forza e delicatezza distendendola sul divano e senza grandi sforzi le spalancai le cosce lasciando in bella evidenza quella figa da opera d'arte, da biennale di Venezia che pareva colare piacere. Mi misi a succhiare quella linfa vitale prima di appoggiare la punta del mio fallo sulle sue labbra: dapprima lo strofinai su tutta la lunghezza della sua fessura torturando il clitoride che appena sfiorato la faceva saltare dal piacere come fosse un pulsante segreto. Poi pian piano mi presi la confidenza di entrare dolcemente. Fu un momento magico perchè il tempo si fermò per un attimo: sia io che lei non fiatammo finchè non entrò in tutta la sua lunghezza. Diedi due tre colpi delicati per bagnarla bene e poi cominciai a pompare con forza e con passione e da quel momento non riuscii più a trattenerla in quanto si agitava, muoveva la testa da una parte all'altra, gridava frasi quasi incomprensibili: capii qualcosa tipo “sfondami, entra più in fondo, dai forza, mi sento una porcona, sono la tua porca” etc. etc. Era indubbio che le piaceva avermi dentro di sè come io gioivo nell'esserci dentro. Era un ambiente caldo, accogliente. Sembrava fosse fatta apposta per il mio cazzo in erezione come fossimo due pezzi di un puzzle. Nel frattempo la baciavo, le passavo la mano tra i capelli, le succhiavo i capezzoli con avidità. Cambiammo varie posizioni finchè la misi a carponi: le cingevo i fianchi e la pompavo con assiduità e sentivo le mie palle che sbattevano giusto sul clitoride e lei godeva, godeva a non finire. Di tanto in tanto le titillavo la vulva o il buco del culo in quanto in quella posizione era bello esposto alle mie attenzioni: allora mi succhiavo il dito, lo facevo succhiare bene anche a lei e pieno di saliva lo inserivo piano in quel buchetto meraviglioso e morbido come il burro. Non vi dico le reazioni inconsulte che sembravano più dettate dal suo corpo che dalla sua mente quasi come fossero convulsioni. La rimisi a pancia in su perchè volevo vederla godere e dopo parecchi minuti che stavo dentro di lei cominciai a sentire la sua figa che si stringeva sempre piu' e lei che arrancava con il respiro, emetteva suoni tipo guaiti e ad un certo punto la sentii gridare “vengooo” con una “o” finale che non finiva più. A quel punto sentii anch'io un calore intenso che da giù mi arrivava sino al cervello e il mio cazzo dentro di lei cominciò ad ingrossarsi e lo sentii non controllarsi più finchè cominciarono i fiotti di seme dentro di lei: non è possibile definire come reagii. Era quello che si poteva definire sesso totale, senza limiti, senza vergogne, senza pudori, né falsi né veri, senza tempi morti senza condizionamenti, era la definizione, era l'archetipo di tutto ciò che è sesso. Si può dire con un semplice termine: godemmo. Fummo colti da un'attimo di rilassamento ma continuavo a stare dentro di lei. Aveva gli occhi chiusi ma quando li riaprii sembrava addirittura più bella (cosa praticamente impossibile visto che lo era già e molto). Mi guardò accennando un sorriso. Non avevamo parole, non potevano esserci parole: parlavano i nostri corpi sudati, soddisfatti, rilassati, compiaciuti. Eravamo stati nell'oblio, avevamo superato, come i grandi scalatori, le vette più alte del piacere. Dopo un po' ci recammo in stanza da bagno e mi propose di fare il bagno insieme. Fui d'accordo ma appena immersi fummo presi ancora dall'eccitazione. Lei cominciò a succhiarmi il cazzo nuovamente. Era stupendo essre immersi nell'acqua tiepida e sentirsi succhiare il cazzo. La presi nuovamente per i fianchi e la appoggiai seduta sul fianco della vasca con le gambe spalancate. La pregai, ma senza faticare più di molto a convincerla, a fare la pipì verso di me e dopo qualche secondo la vidi uscire così calda, limpida e andai sotto con le mani, come fosse una sorgente dove lavarsi le ferite di una battaglia, e quando il getto era quasi terminato andai con la bocca nella sua figa per estrarre quelle poche gocce di rugiada rimaste lì per dissetarmi. La leccai e continuai a leccarla finchè, aiutato con le dita nella sua vagina alla ricerca del fatidico punto “G”, lo trovai provocandone un altro orgasmo devastante e stupendo, riuscii a bere tutti i suoi succhi orgasmici frutto di una dolce fatica che ritenevo di dovermi meritare. Mi chiese di fare altrettanto sedendomi sul bordo cominciò a succhiarmi con l'affanno di un randagio che si avventa su di un osso. Sembrava fosse quasi un ringraziamento, una adulazione un regalo fatto con la sua meravigliosa bocca calda e accogliente. Quando dissi che stavo venendo lei rimase li con il mio cazzo in bocca e vedevo che sussultava di piacere mentre fiotti di seme caldo le riempivano la bocca di me e del mio sapore come io avevo fatto con lei. Imparammo a conoscere i nostri odori e i nostri gusti accorgendoci con piacere che ci piacevano. Quando fù l'ora ci lasciammo con la promessa di esplorare altri nuovi confini di piacere.
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1
17 years ago
ginex,
40/40
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Io, uno_dei_tanti
(autobiografia erotica di un 40 enne e fantasia con d.n.a.)
Un bell' uomo di 42 anni, cosi' vengo puntualmente definito, ma la parola "uomo"
e' un termine che ancora non riesco ad assimilare del tutto, mi sento ancora
un ragazzo dentro. Ti sembra ieri che la tua fidanzata del momento aveva una
ventina d'anni si e no e, nonostante sei consapevole che donne cosi' non te le
puoi piu' permettere (per loro spesso sei il 40 enne "bavoso" o in cerca di avventure)
spesso senti ancora l' impulso di avvicinarle, magari ingannato dall' immagine
nello specchio che non viaggia a pari passo con l' anagrafica reale...
Oltre all' immagine riflessa, non ti aiuta certo a "maturare" incontrare persone,
sia piu' giovani, che coetanee o piu' grandi, che ti danno tra i 32 e i 35 anni e
rimangono visibilmente stupiti quando spari i tuoi 42. Pero' li hai, dal primo
all'ultimo...
Poi mettiamoci lo stravolgimento chimico che si verifica nel maschio intorno ai 40,
l'aumento del livello di testosterone, insomma, si vuole fare di tutto e di piu'
perche' si sente che comunque il tempo stringe per essere ancora piacenti e divertirsi,
ed un po' perche' la voglia cerebrale e fisica risultano condizionate dalla chimica,
stravolte, amplificate.
Il risultato sono io e tutti quelli che stanno vivendo le stesse mie sensazioni...
Magari ti fai anche la moto, per sentirti giovane e libero...Poi ci sono quelli
che hanno avuto esperienze passate e ne hanno tutt' ora il controllo, e quelli
che, purtroppo, presi dalle emozioni del tutto nuove per il mezzo cosi' potente,
lasciano foto ricordo sui paracarri e graffiti sull'asfalto che spariranno per
sempre con le prime piogge e le lacrime di chi lasciano....
Ma torniamo all' erotismo, all' uomo 40 enne che alterna sprazzi di grande maturita'
a momenti, oserei dire, infantili, i momenti dei colpi di testa dove il cervello
che comanda e' situato in zona inguinale. Cosa non farebbe pur di godere del
sesso un uomo cosi'? Nulla, o quasi...qualche sano principio rimane, ma quel
ronzio alla romana che dice "ndo cojo cojo" rimane imperturbabile a disturbare
ogni pensiero intelligente tu possa fare.
Ed ecco quello che succede...Non sei innamorato, ma ti prendi la fissa per qualcuna
alla quale scrivi di getto, ma puntualmente non ti caga...Oppure il contrario, cioe',
qualcuna interessata ti contatta, ma tu, nonostante "ndo cojo cojo", hai
comunque dei parametri fisici ai quali rimani fedele piu' che un patriota
alla bandiera, ovvero, niente "dirigibili" (senza offesa, ironizzo), ma snella
e leggera...ma le snelle e leggere non scrivono a te, pirla...
Insomma, cominci a pensare che una donna per te, come la vorresti tu (e non e' che
chiedi chissa' cosa, solo snella) non la troverai piu'...E qui' torna utile
il "ndo cojo cojo", perche' il ronzio comincia a farti vedere prospettive
che un tempo nemmeno consideravi, prospettive per godere ancora dell' intimita'
fisica tra due bei corpi ancora pieni di vita e di voglia di godere...
Le prospettive sono donne non donne biologicamente, ma dall' aspetto di donne
a volte piu' belle delle donne biologiche...Tutto chiaro o ripeto? :-)
Hai degli amici come te, ne parli liberamente...Spesso senti dire frasi del
genere "Come ti fa un pompino un uomo, una donna se lo scorda", frasi superficiali
che dentro di te lasciano il tempo che trovano, non ti andrebbe mai di vedere
un uomo, magari baffuto, che te lo prende in bocca...dovresti chiudere gli
occhi e pensare a qualche fantasia arrapante, ma non riesci, LUI e' li',
e tu lo sai...Pero' e' vero, un uomo conosce bene se stesso e sa cosa piace a te.
Ma l'occhio vuole la sua parte, vuole essere ingannato per poter ingannare
a sua volta la molla che fa scattare la vera eccitazione.
Cosi' cerchi il trav/trans...sai benissimo chi e' biologicamente, ma ne vedi
la bellezza e spesso la femminilita' interiore...Spesso piu' "brava" nel
modo di fare e piu' gentile d'animo...Piu' brava per il desiderio di essere
una vera donna sapendo sfortunatamente di non esserlo, piu' gentile perche'
come uomo ci ha vissuto e ci vive e sa cio' che prova un uomo, quello che sogna.
Oltre a tenere cura di se stessa, la biologia, comunque maschile, ti consente
di osservare corpi, culetti, veramente splendidi nonostante sia quarantenne come
te mentre, purtroppo, la donna (che continuo ad amare) a quarant' anni non
e' spesso piu' tanto in forma, la donna tende a sfiorire prima, un vero peccato.
Niente cellulite (che comunque personalmente non disprezzo) e niente complessi
dovuti ad essa...Niente stop-metruazioni...Un solo difetto col quale imparare
a convivere...Il grilletto troppo prominente, ma se sei aperto a nuove esperienze,
come me, puoi utilizzarlo per godere anche di piu' e fare godere "lei".
Cosi' cominci a cercare, a contattare d.n.a. (donne nell' anima, mi piace definirle
cosi'). Le trovi piu' o meno oneste, piu' o meno diffidenti, ma le trovi, e
ti rispondono almeno! Una bella donna, invece, ha troppi fans per risponderti...
Che poi spariscano, a volte, senza un vero' perche' e' un altro discorso, ma lo
fanno anche donne e coppie (esperienza appena passata con una coppia che ha richiesto
la foto del mio viso e poi e' sparita, cancellando anche il nick, nonostante
la promessa di una risposta sia positiva che negativa, si vede che sono un
mostro...o che erano a caccia di foto...). Ma non mi arrendo fino a che non realizzero'
cio che sto per fantasticare qui' sotto.
Sono le due di notte, non se ne parla proprio di riuscire a dormire...
Nel mio corpo si sta svolgendo l' eterna battaglia tra il cervello e l' uccello.
Mi ero steso per riposare, ma nonostante non avessi cattivi pensieri, lui, il pisello,
aveva cominciato a gonfiarsi, senza un reale motivo. Il cervello diceva di non pensarci,
di dormire perche' la giornata seguente sarebbe stata gia' pesante di suo, al limite
di scaricarsi masturbandosi attaccato a qualche fantasia erotica, ma ormai,
tra l' erezione cosi' potente e i pensieri per debellarla, il sonno aveva deciso
di andare a ballare e ubriacarsi fino chissa' che ora...
Che faccio? Non ho voglia di guardare la tv, vediamo chi c'e' online che come
me ancora non dorme...www.desiderya.it/home.php (per evitare la pagina iniziale).
Nick uno_dei_tanti, pass *********** (e mica la scrivo :-))) ).
"Hai 3 nuovi messaggi". ??????? chi, io?????? Li apri sperando fosse la persona a cui
tieni tanto, alla persona che speravi di conquistare ma che in realta' ti considera
meno di zero...e come immaginavi lei non c'era, M., l' unica donna che per
chissa' quale mistero chimico mi aveva fatto perdere la testa senza nemmeno
conoscerla, una vera fissa... sara' per lo squilibrio chimico dei miei 42 anni?
Chi lo sa...Due sono in risposta ad un mio tentativo di "aggancio"...li apro, solite
brevi frasi, compresa la richiesta della foto del viso...
Poi apro il nuovo nick, persona alla quale mai avevo scritto..."Ciao, mi piace
molto come esprimi i tuoi pensieri, ho letto i tuoi racconti..."
Sono lusingato, vado a vedere chi e'...Ormai ti aspetti un profilo senza foto
e nemmeno una scheda completa...e invece no! Una dna, bellissima, dna fino
al midollo del DNA :-) Un bell' annuncio, pulito, serio, chiaro e semplice...
E' online, provo a risponderle...a ringraziarla...Come se non aspettasse altro,
mi risponde in pochissimi minuti, quasi tardavo io a rispondere che nel frattempo,
aspettandiomi tempi lunghi, giravo a leggere racconti e a osservare gallery
piu' o meno spinte...
Cominciamo a presentarci, a scambiarci i nostri desideri, le nostre motivazioni,
poi, decidiamo di fiondarci su msn per aver maggiore simultaneita'...
Si parla per almeno un' ora, si entra in confidenza...a un certo punto lei
chiede se mi va un breve collegamento in cam, non erotico, ma tanto per
vederci in viso...Ho la linea lenta, mi vedrai un po' a scatti, le dico, ma
va bene, collego la cam...Pochi click ed eccoci...Non mi aspettavo chissa' chi,
con una dna guardi il fisico e la simpatia, ma spesso sai di trovare un
"emilio fede" con rimmel e rossetto (ora ci sara' chi sta ridendo e chi si
incazza, pazienza, non si puo' accontentare tutti). Ma...maro'! (Traduzione
per i longobardi: Madonna!)
Bellissima, talmente femmina che le chiedo se e' davvero una dna...Ottengo
per tutta risposta un "aspetta...". La vedo alzarsi, darmi le spalle, tirare
su lentamente la gonna mentre si piega a 90...un culetto da infarto vero...
Poi si gira, avvicina ancora il suo bel viso alla cam e mi sorride, tanto
che comincio a pensare che sia una vera donna che giocava a far la dna...
si allontana ancora, si sfila il perizoma...e quando solleva la gonna di
botto ridendo, mostra un arnese grosso perlomeno come il mio...Poi la sua
espressione si fa piu' seria, quasi triste, impugna il grosso uccello con
una mano, e utilizzando indice e medio dell' altra fa il gesto della
forbice...Capisco che intende...quella cosa in piu' che non vorrebbe...
Piu' che dirle che a me non imbarazza, non posso fare, posso solo
comprenderla, capire come si sente, sorriderle, dirle che mi piace molto
lo stesso...Era passata un' altra mezz' ora...La vedo accendersi una sigaretta...
E' donna pure nel modo di fare, nel modo di impugnare la sigaretta e portarla
alle labbra...Mi eccita la sua dolcezza, la sua delicatezza...
I discorsi via chat sono un continuo alimentarsi a vicenda, avvicinarsi...
E si arriva ad un' altra voglia, la voglia di sentire la voce dell' altro,
cosa che via pc, per mancanza di microfono e cuffia, lei non poteva fare.
Due righe e due numeri di cellulare che vengono a scambiarsi...
La chiamo, mi aspetto di sentire comunque un uomo...niente da fare, sorpreso
anche qui', non femminile ma nemmeno maschile...ambigua, forse calibrata
volutamente, ma dolce e non artefatta, nessuna "cantilena" strana, nessun
tono effemminato...Molto sensuale...Fumiamo entrambi, e se lo dico c'e'
un perche'...Parliamo di tante cose, di cose molto profonde e di come e'
diventata cio' che e'. Mi chiede di me, e' interessata...Sa fare le domande
giuste, dare le risposte gradevoli che potrei aspettarmi..."Tu come mai non dormi
a quest' ora?" Non me la sentivo di dire il motivo, sembrava di perdere la
magia di quello strano corteggiamento, di quel lento crescere insieme...
"Non lo so, proprio non ho sonno stasera..." risposi..."Io lo so il perche'..."
disse lei. "Perche'?" "Perche' hai voglia...una voglia che ti brucia dentro,
io ti sento, gia' dal tono della voce, cosi' caldo..."
Non mi restava che ammetterlo...ero eccitato, ora moltissimo parlando con lei...
Non era piu' una incontrollabile reazione fisica, mi prendeva di testa...
"Uff...ho finito le sigarette..." mi disse. Non so come mi venne la pazzesca
idea, alla quale ero certo di sentirmi dare del pazzo, di dirle "Se non sei
molto lontana da me e se ti fidi te le porto io, le ho quasi finite anch' io e
in ogni caso uscirei a comprarle per me..." un attimo di silenzio, talmente lungo
per me che pensavo mi mandasse al diavolo..."Dici sul serio? Verresti
davvero a quest' ora da me? Io abito a ................". "Si, dico sul serio,
mi vesto e parto, quando arrivo ti faccio uno squillo e scendi a prenderle..."
"No, non scendo cosi', sali tu..." Le dissi che avrei fatto come desiderava.
Detto, fatto...Non abitando lontani, nel giro di mezz' ora ero sotto casa
sua, munito di sigarette per entrambi. Mi guardo in giro, raggiungo il civico,
e infine do un brevissimo colpo di citofono..."Sali, terzo piano...".
Inutile negare la mia agitazione che pero', come sempre, celavo con la grande
professionalita' di chi conosce bene se stesso, di chi riesce a mantenersi
controllato, una delle poche doti sulle quali posso sempre affidarmi...
Salgo a piedi...Giunto al terzo, il tempo di fare un passo sul pianerottolo
e lei apre la porta gia' socchiusa...Intravedo una rilassante luce soffusa,
tremolante...
E' bellissima...meglio che in cam...solo il ricordo di quella grossa
appendice vista davanti al monitor poteva ricordarmi chi era, altrimenti
chiunque non ci avrebbe creduto. "Grazie per essere venuto" "Grazie
a te per avermi invitato a salire". Chiusa la porta si era nel soggiorno,
ampio, accogliente, e scorsi sul centro del tavolo la fonte della luce...
Un magnifico candeliere a 5 candele, tutte accese naturalmente...Dei
vassoietti con qualche stuzzichino e delle pizzette, preparate per
pasteggiare qualcosa insieme...erano le 5 passate da qualche minuto...
Mi fece accomodare, la vidi sparire con quel culetto tondo che seguiva
il delicato serpeggiamento dei fianchi, per tornare qualche secondo
dopo con due birrette e il suo dolcissimo sorriso "Brindiamo al nostro
primo incontro?" "Certo..." e le sorrisi "Cin!"
Era scalza...Autoreggenti a rete grossa, nere, una gonna di media
lunghezza dal taglio "vedo-non-vedo" che sembrava essere stata cucita apposta
per lei, per mettere in evidenza la bellezza delle sue cosce, delle
sue ginocchia. Di maschio non aveva nulla, nemmeno le mani, sottili, delicate,
con quello smalto rosso che mettevano in risalto il movimento di ogni
dito...Si, mi piaceva...Ogni cosa che faceva mi portava a movimenti
nel basso ventre...non era ancora duro, ma molto gonfio, un salsicciotto
che, a differenza mia, sapeva gia' chi aveva di fronte...
Parlavamo di tante cose, di sogni, progetti, problemi, un po' di tutto...
Poi si fermo' un attimo, mi guardo negli occhi..."Sei bellissimo sai...mi
piaci un casino..." Non dissi una parola...Senza distogliere i miei occhi
dai suoi, mi alzai lentamente, come un automa, come ipnotizzato dal suo
sguardo divenuto lucido, languido...Mi avvicinai a lei...Col palmo
della mano le carezzai dolcemente la guancia, fermandomi con le dita
dietro la nuca e carezzandole lo zigomo col pollice...Lei si alzo' e fece
altrettanto...era alta si e no 1,60 e mi venne molto vicino...
ci fissammo per lunghi istanti...poi cominciammo a sfiorarci timidamente
labbra contro labbra fino a socchiuderle piano piano...quasi a volerci
respirare...
Le lingue cominciarono a sfiorarsi anche loro, dapprima in punta, poi sempre
piu' intrecciate...lei ansimava...con quella voce tutta particolare...
Il mio uccello era duro come un sasso e le premeva sulla pancia...Lei era
eccitata, ma non come uomo...infatti quando la afferrai per quelle belle
chiappette dure e me la tirai forte contro, non mi sentii premere contro cio'
che voleva simbolicamente tagliare. Si lascio' andare sulle ginocchia e,
fissandomi maliziosamente negli occhi, comincio' a massaggiarmi sulla
patta dura per la grossa imbottitura di carne...Slaccio' la cintura...
Bottone dopo bottone mi calo' giu' i jeans...Vidi il suo sguardo eccitato
e concentrato sulla mia cappela che gia'usciva oltre l' elastico delle mie
mutande...mutande le lei prese a leccare senza tirarlo ancora fuori...
Partiva dal basso, sulla stoffa, lentamente, fino ad arrivare a leccare
con la punta della lingua la cappella che gia' trasudava una grossa
goccia cristallina di desiderio...Mi sfilo' le mutande...Lo impugno'
dolcemente e lo scappello' tutto, lo fisso', per poi sbatterselo sulle
guance, sulle labbra e alla fine imboccarlo fino quasi alla radice...
"Com'e' grosso...duro...mi desideri' cosi' tanto?" "No...ti desidero'
di piu' di quello che vedi..." La tirai su, ripresi a baciarla e a tenerle
strette le natiche, ad allargarle quasi volessi aprirla in due...
Mentre le carezzavo con una mano la schiena, sotto la maglietta per sentire
il calore della sua pelle liscia come il velluto, con l'altra mano le carezzavo
la nuca, i capelli...
Poi la guidai al divano, dove la feci mettere in ginocchio...scostai il
perizoma, totalmente, tanto da far schizzare fuori il suo grosso uccello
che stava cominciando ad animarsi lievemente...Le feci scorrere un po'
di saliva sul buchino...lei allungo' una mano per cercare il mio cazzo,
mi spostai su un fianco per agevolarla, e mentre delicatamente cominciavo
ad entrare in lei con le dita, lei mi masturbava in maniera disarmonica,
un po' veloce, un po' piano, con qualche pausa mentre sentiva che con due
dita la allargavo sempre di piu' per buttarle dentro altra saliva che
osservavo scorrere dentro...
Non ce la facevo piu', anche lei non aspettava altro...le puntai la
cappella rossa e dura sul buchino e cominciai a spingere un po'...
ad ogni rilassamento del buchino, facevo avanzare ancora un po' il
mio uccello fremente di sentirla dentro, finche il piccolo muscolo
anale non si arrese alla spinta e si ritrovo' dentro quasi di botto
il mio uccello rovente e vibrante...Fu una galoppata poderosa...a volte
lo estraevo di colpo, guardavo il buco che pian piano si chiudeva ma un
attimo prima infilavo nuovamente quella galleria del piacere...
A volte a colpi violenti, altre con dolcezza, lo sfilavo e ogni tanto
glielo porgevo in faccia per farglielo sentire in gola...
Poi la girai a pancia all' aria...Non sapevo come l' avrebbe presa, ma
glielo presi fra le labbra e cominciai a farle un pompino con forti
risucchi e ingoi, senza mai sfilarle le due dita che le tenevo nel
culo, facendole roteare e a volte piegandole quasi a volergli entrare
nello scroto dall' interno...In pochi minuti mi ritrovai a far fatica
a metterlo in bocca senza farle male coi denti...Mi riposizionai per
penetrarla nuovamente e, mentre continuavo a sbatterla lentamente
in profondita', fermandomi in fondo a volte, la masturbavo con un
buon ritmo e brevissime pause...Sentivo il suo buco bollente e bagnato
serrarsi forte attorno al mio cazzo duro come non mai, e mentre
le davo gli ultimi lenti colpi, mi venne in mano senza schizzare,
colando in maniera abbondante...
Osservavo soddisfatto il suo viso stravolto, perso nel nulla, con quelle
lievi pieghe tra le sopracciglia, quasi stesse soffrendo...La
voce pronunciava qualche frase spezzata...Fu in quel momento che,
all' apice del mio eccitamento, le schizzai tutto il mio piacere nel
retto...Godevo cosi' tanto che sentivo uscire tanto di quello sperma
quasi stessi urinando, mentre il suo muscolo si serrava e dilatava
e dimenava i fianchi come una donna da esorcizzare...Fu sfiancante
e bellissimo...Lei si abbandono' rilassata sul divano, lo sfilai e
vidi il pieno che le avevo fatto gocciolare fuori al ritmo delle
sue contrazioni anali...poi mi adagiai su di lei perdendomi col
viso nel suo collo, fra i suoi capelli, senza smettere di carezzarla un
attimo...
Fu talmente bello che dopo un po' ricominciammo tutto da capo...
E l' andare d' accordo acnhe nell' anima, fece nascere una
grande amicizia...
Finish :-)
(Se siete arrivati a leggermi fino qui' senza saltare una riga,
sono io che faccio i complimenti a voi)
14
3
17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Ti aspetto per le nove....
“ ti aspetto per le nove…….”
“ va bene, ora però devo proprio andare…. ho quella riunione….”
“ ah Fabrizio…… “
“ si dimmi……”
“ nulla di particolare …..ma quando entri in casa stasera fallo con un poco più di attenzione…”
“ perché?……”
“ non farci caso dai….però giurami che non entrerai di corsa gettando le chiavi sul mobiletto….. e la borsa sul divano…… insomma….. va beh non fa nulla dai…. a dopo…..”
Dal volante premo ripetutamente il bottone che mi consente di abbassare il volume della radio.
Ne ho abbastanza per oggi di notizie sull’aggravarsi inarrestabile della situazione economia in Italia.
Sono più di due anni che noi piccoli imprenditori sosteniamo,nel disinteresse quasi generale, che il paese si sta ormai avviando verso un lento e lungo viale del tramonto.
A che ora devo essere da Rebecca…..?
Mancano solo venti minuti alle nove…..riuscirò ad evitare il ritardo per questa sera….?
Due ore e mezza di consiglio di amministrazione mi hanno davvero sfinito.
Ma non fino al punto di dimenticarmi di comprarle dei fiori.
Mi ha chiesto di entrare con un passo diverso dal solito, questo lo ricordo perfettamente.
“ Mi prepari un mazzo di fiori di campo”
Hanno un profumo differente, lo definirei più naturale.
I colori sono più tenui ma aggiungono maggiore profondità allo sguardo.
Manca davvero poco ora al tuo portone.
E’ forte il desiderio di abbracciarti pur se con la stesso vigore vive in me il sogno di abbandonarmi ad un immediato sonno ristoratore.
Divoro però quei gradini che dall’ingresso conducono al terzo piano che so ornato dal viso tuo sorridente.
Negli occhi tuoi alberga una calamita capace di offuscare le mie zone d’ombra…..riflesso in te io vivo la gioia dell’esistere.
Perciò dono alla mia mano una innaturale morbidezza nell’aprire l’uscio della casa.
E tolgo forza al braccio per impedirgli l’usuale gesto dell’abbandono violento di chiavi e borsa.
Mah………….
E’ nuova l’aria che respiro questa sera.
Innanzitutto m’offri solo il buio della casa.
Quasi come tu non ci fossi.
E’ la luce di candele l’unica che vibra nell’atmosfera.
Mi distorce questa luce fioca forse perché in me continua viva l’atmosfera di neon che illumina i momenti societari.
Ma cerco di adattarmi a questa incosuetudine.
Ed offro alle chiavi il riparo nella tasca della giacca mentre la borsa trovo naturalezza nel poggiarla al fianco della vetrinetta.
Così domani sarà ancora più vicina alla porta d’uscita……ma questo particolare è meglio che te lo nasconda….sarebbe un rimprovero per il resto della vita…..
“ ED ORA VAI VERSO LA CAMERA DELLA NOTTE”
Avvicinandomi scorgo i caratteri della tua scrittura.
Ma dove sei?
Ci sono solo note di musica classica che dalla sala da pranzo si diffondono con lenta armonia verso il resto della casa.
E flebili odori che dalla cucina si dipanano in cerca di narici degne della loro essenza.
Mi attengo al tuo desiderio e con curiosità infinità mi introduco nella camera da letto.
E’ tra le mie certezze quella che tu mi accolga qui.
Ma sarà anche una certezza dell’errare del pensiero.
Non sei neanche qui.
Dal comodino vibra, in nota di tepore, la fiamma di un’altra candela.
Ed è sua compagnia un nuovo foglio intriso dalla tua mano.
“ ED ORA LIBERATI DEI VESTITI E DELLE CONSUETIDINI ED AGGIUNGI AL MIO CUORE UN’ ALTRA NOTA DEL NOSTRO VIVERE”
Inizio con lentezza a liberare il corpo dal fardello quotidiano.
La schiavitù di colletti abbottonati e scarpe in lucido opprimente e gemelli che dai polsi fuggono felici e cinta di coccodrillo che ritrova un suo equilibrio e quindi…..un corpo che mi appare riflesso nello specchio da candela…….il mio….libero di vagare nella naturalezza della ricerca di te.
Mi restano tre stanze ora per trovarti.
Nel bagno , che primo trovo alla mia sinistra, il buio è padre incontrastato.
Lascio che il mio corpo felicemente nudo si indirizzi alla cucina.
Qui l’odore del tuo esserci è più recente ma non tale da condurmi alla tua presenza.
Che invece trovo, in veste inusuale, nella stanza dell’ibrido.
Lì dove salone o sala pranzo o sala riunioni o sala giochi si intrecciano con irriconoscibile frequenza tu sei riuscita ad offrirmi la vista dell’incanto.
Nel centro della sala è solo un tappeto.
E tu ne sei la parte più preziosa.
In posizione yoga mi sorridi offrendomi la nudità del tuo corpo.
Il seno che ritto e fiero si erge primattore della serata.
In fronte a te piatti tipicamente estivi.
Frutti che abbondano in colori arcobaleno.
Ortaggi che s’adeguano distesi su vassoi.
Lacrime di Bacco che rilasciano versi da un collo di bottiglia.
“ Siediti amore mio”
Ed una fragola s’apre nella tua mano.
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0
17 years ago
slave62,
37
Last visit: 17 years ago
-
La libertà di amare
A quel punto avevo già vissuto tante avventure erotiche, mi ero tolto davvero parecchi (quasi tutti) gli sfizi che il sesso mi suggeriva, mi ero preso i miei due di picche e mi era anche capitato di fare..cilecca (be', suvvia, a chi non è davvero mai capitato?!). Sono un artista, come lo ero allora, e curioso come s'addice a chi cerca; avevo provato a baciare un uomo, -ma senza provare alcuna vibrazione e scegliendo quindi di lasciare perdere NB: non sono gay, forse bisessuale, chissà(?), ma volevo sperimentare anche quello, sebbene la mancanza di partecipazione mi ha impedito di provare veramente-; avevo partecipato a orge (due invero), fatto sesso con due donne, con una donna e un altro uomo, ero andato in club privati...avevo avuto due "schiave" ed ero, io stesso, stato lo "schiavo" di una splendida donna. Ma quella notte mi sono accorto che, fino ad allora, avevo solo fatto sesso. Talvolta del gran bel sesso, talaltra meno intenso, in alcune occasioni pessimo, da farmi sentire vuoto dopo...ma sempre e SOLO sesso. Sebbene spesso mi fossi illuso di fare l'amore, accorgendomi poi, crescendo che passione e amore non per forza sono un binomio indissolubile. Lasciarsi andare per passione è diverso che farlo per amore. E quella notte, davvero, me ne sono accorto.
Allora, io e P., ci frequentavamo da appena tre mesi; tre mesi in cui avevamo imparato e imparavamo a conoscerci. Giorno dopo giorno imparavo a riconoscere il suo odore e quello dei profumi che le carezzavano il collo e lo sterno, tra quei seni perfetti;imparavo il sapore della sua pelle e del suo sesso...e scoprivo piano piano fin dove sarei arrivato e dove potevo portare quella donna, cosa avrebbe potuto esprimere io suo corpo speziato di gomma e di sandalo.
Lei sarebbe dovuta partire il lunedì successivo per le vacanze da lei tanto attese e prenotate ben prima che ci incontrassimo, ed io le avevo promesso una serata che non avrebbe dimenticato e che avrebbe portato con sé in un'africa ricca di colori.
"Ho voglia di te..il pensiero che parti tra tre giorni....ti voglio fare godere in un modo che farai fatica a dimenticare..."le avevo detto per telefono il giorno prima, venerdì.
L'appuntamento era per sabato, cena a casa mia (per fortuna sono un ottimo cuoco) per un piatto speciale che sapeva d'oriente, un ottimo vino trentino speziato e fresco, anguria...e poi la luce di candele rosso porpora e il profumo di essenza che evaporava tra gli atomi di aria calda di quell'estate, racchiusa nelle nostre quattro mura. La cena andava in modo stupendo, come stupendi erano i suoi occhi verdi che si poggiavano nei miei, mentre le labbra si socchiudevano attorno alle pietanze; stupenda come i suoi sorrisi e le sue risate, elegante come i suoi capezzoli che si facevano notare, premendo sulla stoffa della canotta ogni volta che la sfioravo, ogni volta che carezzavo i suoi piedi, che cullavo in grembo e appena usciti dalle mani esperte di un'estetista.
Una breve sosta in camera mia, davanti al pc, per farle vedere le foto che avevo scattato il fine settimana precedente, poi con una scusa -quella di prendere il barattolo della Nutella, la avevo mandata in cucina, dove avevamo cenato. Ero uscito dalla camera da letto pochi attimi dopo di lei, portando con me una sciarpa di seta grezza nera, senza che lei se n'avvedesse.
No, l'aria non era invero così "spessa" come potrebbe apparire da queste mie prime parole: tra noi è sempre stato bello giocare, prenderci in giro, ridere e sorridere e anche la sorpresa della benda di seta nera,che le aveva velato gli occhi,fu accolta con divertito piacere (era stata lei stessa una volta a dirmi "bendami più spesso, mi fai godere da matti"). Ma desideravo che quella notte fosse speciale.
Con dito poggiato sulle labbra le feci capire che, basta, ora non si scherzava, avrebbe dovuto fidarsi di me, fare quel che le suggerivo senza parlare...e non ebbi necessità di spiegarle tutto ciò.
La accompagnai in silenzio sul divano che lei amava tanto e la feci sedere. Un cucchiaino di Nutella che le porgevo le fece allungare un sorriso simpatico sul viso "mmmh...la Nutella, che profumo, è un sacco che non la mangio", la imboccai la Nutella per tre volte, e per tre volte con la lingua andai a ripulire i fili di cioccolato che le "sporcavano" i lati della bocca. E lei mi cercava, il respiro più rapido, le mie dita sul viso, i baci accennati, la testa che si voltava e le labbra protese a cercarmi...e io che "torturavo" lei e me stesso negandole di esplodere in un bacio pieno. La feci alzare, in mezzo alla stanza semibuia e illuminata dalle sole candele. Mi cercava con le mani, che io presi per avvicinarle ai suoi fianchi: non doveva toccarmi, capì. E finalmente la bocca, la sua, la mia, la lingua che affamata succhiava il sapore dell'attesa, quello della voglia. E poi, ancora, mi allontanavo.
Le feci alzare le braccia per poterle sfilare la canottierina, sorretta da sottili spalline, e guardare meglio il suo seno imperlato d'emozione ed eretto, che si alzava spinto dal petto e dal respiro eccitato. Una corda bianca, morbida, che lei già conosceva ma che non si aspettava. Le mani dietro la schiena e i polsi legati. "nooo...così mi fai morire.." mi disse "sei davvero un porco" aggiunse ridendo. E io girandole attorno, lei seminuda, le solleticavo ogni centimetro di pelle, mi soffermavo sul turgore delle sue mammelle e stringevo i capezzoli senza farle troppo male, ma a sufficienza perché lei gemesse e si lamentasse con fare capriccioso e malizioso assieme. Poco dopo le sfilavo la gonna leggera, lunga e vaporosa, carezzavo il suo culo pieno e appoggiavo il palmo sul suo monte di venere, caldo, fremente, profumato quasi al modo della terra dopo che ha piovuto. Alle mie mani si alternavano i miei baci, sulla sua pelle. Lei sempre, con le mani legate dietro la schiena, mi cercava per capire dove sarebbe andato a cadere il prossimo tocco, la prossima carezza, o il bacio, o il morso. “Ti amo” le sussurrai ad un orecchio e lei, girandosi d’improvviso si impossessava per qualche istante della mia bocca. Ora era di nuovo seduta sul divano, sempre legata, sempre “cieca”…il calore delle mie mani la facevano muovere: si allungava a cercare contatto, il pube sbocciava tra le gambe schiuse, la schiena si inarcava cercando almeno un dito che la toccasse là, dove era un fuoco, là dove il piccolo perizoma non era che un piccolo scoglio che tenta di trattenere l’odore del mare.
Le tolsi quel piccolo indumento che copriva le labbra bagnate all’ingresso del suo nido di Donna, di Madre, di Amante, di Schiava e Padrone dei miei sensi e del mio cuore. Mi ero chinato per continuare la piacevole tortura dei baci sospesi sulle sue cosce, sempre più vicino alla sua vagina, sempre più prossimi alla Figa. Sì perché in quel momento era la sua voglia di donna che chiedeva di far smettere il “supplizio”. Labbra, ancora, lingua, dita, e baci, e carezze, e qualche piccolo schiaffo sul seno. Poi ancora in piedi, giacchio che scivola sulla pelle e sui capezzoli già duri e lei, invece che ritrarsi, che s’inarca e sospira “porco”, “ti amo anch’io”.
La feci inginocchiare e avevo poggiato il mio pene eretto alla sua bocca. Lei la aprì, allungando il collo per inghiottirmi e cominciò una coccola bellissima, mentre io le carezzavo la testa. Eran sensazioni fantastiche quelle che mi dava la sua bocca calda, la lingua morbida, le guance che si infossavano mentre lei, avida, mi suggeva, come a voler tirare fuori il mio piacere dall’anima. E lo sapevo, sapevo che i suoi sensi eran tutti per lei: la vista non poteva distrarla, quel senso a volte così invadente era stato immobilizzato dalla seta nera, così pure il tatto. Così che tutto il suo sentire fosse in un sito solo, la sua bocca: il palato, la lingua, le labbra. Il gusto eccitato, la pelle eccitata perché pronta a SENTIRE ogni più piccolo stimolo.
Poi mi distolsi da lei, andandole dietro e facendola chinare, sempre in ginocchio.lei aprì le gambe senza che glielo dicessi, come a chiedermi di toccarla. Ed ogni volta che le mie carezze scendevano sui suoi glutei lei si inarcava, cercando finalmente il contatto tra la sua figa e le mie dita. Contatto che avvenne “mmmmmm….sì, ti prego…bastardo”, ma quanto amore nel dirmi ciò.presi un cazzo di gomma e glielo infilai dentro, mentre lei si chinava con la faccia a terra, per aprisi di più, se ciò fosse stato possibile. E lei gemeva e mi cercava col bacino, mentre muovevo in lei quel cazzo finto che non aveva mai provato prima.
Ero duro, felice, eccitato e vederla così mi faceva impazzire. Già, vederla così: no sottomessa ma abbandonata: abbandonata ai sensi, succube del piacere che sapeva di darmi e che provava. Aperta come un cielo, in cui un falco possa volare. E lei era il mio cielo e mi stava regalando tutta questa libertà.
LA LIBERTA’ DI AMARE.
E ancora baci e carezze…fino a che non ce la facevo più nemmeno io. La presi con fermezza delicata dietro la nuca e, dopo averla osservata un attimo ancora, poggiai le mie labbra alle sue, per un bacio che questa volta non voleva finire. Succhiandola, respirando il suo fiato, carezzando le labbra e la lingua, e il collo, e il seno, e la pancia, e il clitoride, e…”vieni con me” le dissi cingendole i fianchi con le mani e facendole strada verso la camera da letto.
Durante i pochi passi tra le due stanze P. scoppiò a piangere. “Scusa, è che non mi è mai successo…cioè…e che sono tua, tua cazzo! Scusa, sono fuori…è bellissimo…ti amo”. Le ho preso il volto tra le mani carezzandola, le ho asciugato una lacrima dolce e salata che scorreva sulle sue guance, le ho dato un bacio delicato, a bocca chiusa, come si fa coi bambini. Era bellissima, ma non era che una conferma per me, della sua bellezza. Bellezza che veniva da dentro, che traspirava dai suoi pori, che si leggeva nel verde dei suoi occhi.
Una volta distesa le aprii le gambe e mi appoggiai tra loro, iniziando una carezza sempre più erotica, che la portò, tra i suoi gemiti, ad avere un primo orgasmo quasi gridato.
E lei era mia, si stava donando, non ero io che la prendevo, non io da solo per lo meno. Mi stava facendo il regalo più bello: SE STESSA.
E, poi, ancora e ancora, e sesso e….credo che non sia importante, ora sapere cosa ho fatto con lei o cosa no, quel che conta è che, alla fine, dopo aver sciolto i suoi polsi e liberato i suoi occhi, mi sono perso in lei. Ed ho capito, davvero, per la prima volta che differenza c’è tra il fare sesso e FARE L’AMORE.
14
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 15 hours ago -
Mia cognata barbara
Vado matto per mia cognata Barbara.
Viviamo nello stesso stabile e ieri mi ha sorpreso che mi stavo segando con un paio di sue mutandine in mano.
Non ci credevo! si e' avvicinata e ha continuato, con mani e bocca, fino a farmi sborrare sulle sue meravigliose tette.
13
2
17 years ago
colacone,
37
Last visit: 17 years ago