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Una killer in libreria
Soffriva. Si detestava per questo. Ma cazzo se soffriva. Ecco, perché si era rifugiata lì. L’odore del cuoio. Le lettere lucenti impresse sul mogano delle brossure. Il frusciare di pagine antiche. La leggiadra bellezza delle lettere vergate con pazienza infinita da vecchi amanuensi le erano sempre stati di grande conforto. Le permettevano di uscire da se stessa. La liberavano. Le concedevano respiro. Tregua. Quella tregua che, altrimenti, le era sconosciuta. Per una serie di ragioni che nemmeno lei ormai ricordava più con precisione.
Stavolta però anche quel rifugio. Quel balsamo sembravano incapaci di aiutarla. Di offrirle il consueto sollievo. Il suo animo piangeva. Le sue viscere chiedevano ragione di ciò che la sua testa aveva già deciso. Non c’era via di uscita. Almeno non una che lei potesse valutare come accettabile. Era il suo lavoro. Anzi no. Era il suo mestiere. Lo amava. Anche se poteva sembrare assurdo ai più. Era una missione. Non avrebbero vinto. Non ci sarebbe mai stata una fine. O comunque, quando fosse stata raggiunta una soluzione, lei sarebbe già stata sotto un metro di terra da lungo tempo. Non aveva importanza. Era nata tra le verdi colline di quella terra attaccata ad un‘altra solo per un errore divino. Amava l’Irlanda. E non ne avrebbe mai tradito la causa. Nemmeno se questo significava distruggere ogni altra cosa in cui aveva creduto fino ad allora. Annientare se stessa. Non che le importasse un granchè di morire. Rischi della professione. Ogni volta che controllava l’attrezzatura. Oliava il caricatore della sua automatica Con gesti misurati precisi. Amorevoli quasi. Si preparava a giocare la sua partita con l’obiettivo come se fosse l’ultima. Per questo fino ad ora non aveva mancato un obiettivo. Sapeva che avrebbe potuto perdere. Semplicemente lo metteva in conto. Una delle possibilità. Neanche la più spiacevole infondo. Ma la questione stavolta era diversa. Cazzo. Perché proprio lui? Tra tutti. Sapeva che era un rischio. Ma non aveva saputo resistere. Lui era entrato nella sua vita in un momento in cui lei aveva la guardia abbassata. Ed ecco come era finita. Non lo faceva mai. Solo che, stavolta, si era vista come in uno specchio. Riflessa in lui. Spietata volontà. Camaleontica capacità di adattamento. Crudele ricerca del doloroso piacere. Lo aveva voluto. Non si era fatta domande. E non si era aspettata risposte. Certamente non da lui. Voleva solo il suo respiro rotto. Sotto i suoi colpi. Il suo ansimare rapido, mentre il piacere fluiva limpido nelle vene di entrambi. Lo voleva ferocemente. Da quella belva che era. Lui era la sua preda. In ogni senso. In ogni fottuta dimensione. Cazzo. Forse a ben pensarci era stato quello. Quella sovrapposizione tra il suo desiderio e il suo dovere. Non sapeva bene come ne quando ma, ad un certo punto, lui non era più stato l’obiettivo assegnatole ma il suo obiettivo. Quello della donna, della Signora, che era in lei. L’uomo che voleva per soddisfare il suo capriccio, per appagare la sua voglia, per far vibrare violentemente la femmina in lei. E i guai avevano iniziato a piovere come durante un temporale estivo i fulmini.
E così tra un guaio e l’altro. Inseguendo la sua preda e continuando ad ignorare che fosse anche l’obiettivo era arrivata in Italia. In quella piccola libreria della vecchia Milano. Ci sperava. Autenticamente. Lui. Forse. Almeno lui avrebbe potuto indicarle una via.
L’aveva osservata a lungo. Senza parere. A modo suo. L’aveva sentita quando ancora non era nemmeno vicina alla libreria. L’aura del suo potere lo aveva scosso fino alle viscere. Ma non era quello che l’aveva veramente colpito. A quello era abituato. Molte Signore era passate di lì. Le migliori. Lui le aveva servite. Come meglio era stato in grado di fare. Per ognuna di loro aveva dannato un piccolo pezzo della sua anima. Ma non se n’era mai pentito. Questa però lo aveva scosso. Il dolore violento che l’avvolgeva era sembrato impenetrabile persino alla sua dedizione totale. Impensabile. Non era mai accaduto prima che non gli riuscisse di servire. Aveva pensato che fosse arrivato il suo momento per pagare il prezzo. Ma poi uno spiraglio. Mentre la Signora sfogliava le pagine di un vecchio incunabolo dei Rosacroce… la luce delle molate lampade ad olio che illuminavano la sala che accendeva mille riflessi color fuoco sui suoi corti capelli rossi, lo aveva sentito. Il dolore. Profondo. La rabbia. Devastante. E c’era una cosa sola che poteva aver offuscato l’aura potentissima di quella magnifica donna. Una sola. La stessa che aveva dannato lui. Per sempre. Lei lo voleva. Anima e corpo. E non avrebbe dovuto. Lui. Il libraio ora capiva. Perfettamente. La signora doveva trovare una soluzione. Sciogliere una contraddizione. Affidarsi all’ennesimo azzardo. E stava raccogliendo el forze. Cercando il nucleo di potere nel fondo delle viscere. Lasciando fluire il dolore e la rabbia. Era di una bellezza sconvolgente. Perfetta eppure così viva. Mobile. Profonda.
Lo sguardo smeraldino di quegli occhi ardeva…Lui se n’era sentito marchiato anche se l’aveva sfiorato solo per pochi secondi.
Ora l’avrebbe fatto di nuovo. Non temeva più nulla ormai. E non aveva nulla da perdere. La sua vita era terminata tanti anni prima. Era sopravvissuto a se stesso. E a lei soprattutto. Non si sarebbe mai perdonato per questo. Ma stavolta forse. Avrebbe potuto trovare pace. Si. L’avrebbe fatto ancora una volta. Avrebbe sovvertito l’ordine. Violato le regole. Usato il suo potere per servirla. Fino in fondo. Lei, che era così simile all’altra. E che forse gli avrebbe sorriso. Dopo. Come l’altra non aveva più potuto fare. Doveva concentrarsi ora. Non era più forte come un tempo. E l’aura di lei era potentissima. Violarla l’avrebbe prosciugato. Ma aveva bisogno di sapere. Conoscere ogni minimo particolare. Leggere l’animo della signora. Fino in fondo. Doveva capire. Chi era lui. Nel profondo. Comprendere se ne fosse degno. Solo allora avrebbe agito. Ecco. Era pronto. Ora le avrebbe porto un calice di prezioso barbaresco. Nel farlo la sua mano avrebbe sfiorato quella di lei. E l’animo della Signora si sarebbe rivelato a lui, indegno servo, in tutto il suo oscuro splendore.
Il libraio tremava mentre le si avvicinava. Certo la situazione era un po’ diversa dal solito. Ma non riteneva che bastasse a turbarlo. La saggezza dolente di quell’uomo era evidente nella profondità dei suoi occhi , nella misurata grazia dei suoi gesti. No. C’era qualcosa di differente. Lo guardò negli occhi mentre accettava il calice di vino. Strano. Non riusciva a coglierne l’emozioni. C’era sempre riuscita. Era come trovarsi davanti ad un muro bianco. E poi, mentre il libraio si allontanava le spalle leggermente più curve di prima, capiì. Il dolore dentro di lei era diventato accettabile. Lui l’aveva lenito. Assorbendone la maggior parte su di se. Lo schiavo perfetto. Non ci aveva creduto quando le avevano raccontato la sua storia. Ma ora iniziava a dubitare. Ora era abbastanza lucida per scegliere. E lo avrebbe fatto. Ormai sapeva cosa doveva fare. Lui. Il giovane uomo che l’aspettava quella sera avrebbe capito. Lei aveva scelto.
La donna indossò il soprabito di pelle nera che aveva gettato negligentemente su una delle sedie della stanza ovale in cui il libraio l’aveva fatta accomodare e con passo sicuro si diresse verso l’uscita. Quella sera i nodi si sarebbero sciolti. Tutti. Definitivamente.
L’aveva chiamata. Con la mente. Con il corpo. L’anima marchiata a fuoco dalla voglia. Era rimasto intere notti sveglio. Lui, che aveva dormito in ogni situazione. Aveva smontato e rimontato il suo fucile di precisione un numero infinito di volte cercando di calmarsi. Aveva decine di dossier inevasi sul suo tavolo. E almeno un rapporto ancora da scrivere. In toto. Ma non poteva. Iniziare a scrivere quel rapporto avrebbe voluto dire accettare. Arrendersi dal suo punto di vista. E lui non ci riusciva. Ricordava perfettamente lo sguardo di lei nello specchio. Il trionfo animale. Il potere selvaggio. Certamente. Ma sotto, in fondo, mentre il suo corpo si apriva accogliendola ad ogni colpo violento un po’ di più, era sicuro di averla letta. Così straordinariamente incongrua. Ma così giusta. Tenerezza. Lei provava tenerezza. Struggente. Dolente. Profonda. Tenerezza. Per lui. E a quel punto tutto era andato in pezzi. Semplicemente non gli n’era importato nulla. La missione. Il governo. La patria. La giustizia. Inutile. Ci aveva provato. Aveva cercato di ricordare. Chi era. In cosa credeva. Prima. Già prima. Un tempo sorprendente breve. Rispetto all’ora. Il dopo in cui nulla aveva senso. Senza di lei. O sarebbe sopravvissuto ovviamente. Lo faceva sempre. Ma lei si sarebbe portata via la parte migliore di lui. Servirla gli aveva dato un senso. Vero. Aprirsi a lei. Donarsi ai suoi colpi. Lo aveva fatto sentire vivo di nuovo. Dopo anni in cui il dolore, la morte, il sesso, l’amore erano diventati solo la carta giusta da giocare al momento giusto in quel poker coperto che era la sua vita quotidiana. Era un agente. Al servizio di sua maestà britannica. Già. Nulla di così romantico come 007. Lui liquidava i killer. Faceva pulizia. Individuava l’obiettivo. Diventava la sua ombra. Per tutto il tempo necessario a conoscerlo. Colpiva e ripartiva. Nuovo scenario. Nuovo obiettivo. Nuova identità.
Quando lei lo aveva guardato per la prima volta aveva avuto paura. Non ricordava nemmeno più che sensazione fosse. Lei aveva visto lui. Non l’agente. Nemmeno lo scrittore di successo sotto cui si celava. Lui. Lo schiavo, che anelava di servirla. L’uomo, che bramava perdersi nella sua dolcezza. E gli aveva sorriso. Allora aveva riso. Di se stesso. Di lei. Ora. Sapeva che non gli sarebbero bastate le lacrime.
Era pronto. La stava aspettando. Del sangue sarebbe stato versato. Qualcosa sarebbe morto. Senza mai più poter rinascere…Era pronto. Davvero. Ogni fibra del suo essere la voleva. Nudo. Il fucile carico appoggiato sul letto. Si guardava nello specchio. Accarezzando i segni che lei aveva lasciato. I graffi. I morsi. I lividi. Doveva prepararsi. Indossò rapidamente un paio di jeans e un maglione dello stesso azzurro torbido dei suoi occhi. Guardò il fucile e sorrise a se stesso nello specchio. Sarebbe rimasto lì. Non si sarebbe difeso. Era lei a dover scegliere. Lui lo aveva già fatto. Si chiuse senza alcun rimpianto la porta alle spalle. E se lo trovò davanti. Sembrava scaturito dal nulla. Ammantato di ombre. Un vecchio signore distinto. Gli occhi penetranti e limpidi. Non sapeva nemmeno lui come. L’aveva subito capito. Era li per lei. Gli strinse la mano nelle sue. E quasi bruciandolo con l’intensità ammaliante del suo sguardo gli disse: “Servila. In ogni circostanza, anche la più estrema, donati totalmente. Senza riserve ne esitazioni. Lei farà la cosa giusta. Per entrambi. Guardala negli occhi quando l’avraì davanti. Leggeraì nel suo sguardo tutto ciò di cui hai bisogno per darti. Sii degno di lei. Servire è un dono. Servire una Signora come Lei un privilegio raro. Amala con la passione feroce e l’umiltà dolente che ti appartengono. Vai ora… non si fa mai aspettare una signora!”.
L’uomo sparì nelle ombre come era apparso. Era certo che l’avesse mandato lei. Ora si sentiva non solo pronto. Anche sicuro. Leggero. Se non fosse sembrato assurdo persino ai suoi occhi avrebbe azzardato felice.
In pochi minuti raggiunse a passo veloce il luogo dell’appuntamento. Quel vecchio affascinante locale in pieno centro. Deserto vista l’ora tarda. Lei era lì, tavolo d’angolo. Splendida in quel vestito dello stesso colore dei suoi occhi che fasciava il suo corpo voluttuoso come avrebbe voluto fare lui. Con le mani. Con la lingua. Con ogni cellula del suo corpo. Che non era più suo. Ma apparteneva a lei. Come tutto in lui. Fumava. Il corpo solo apparentemente rilassato. Ondeggiava a ritmo dello struggente blues, che il saxofonista sul palco stava suonando. Era certo che lo avesse sentito arrivare. Le giunse alle spalle. La sua mano scattò. Gli blocco il polso affondando le unghie laccate nella pelle sensibile all’interno. Lui le sorrise. E fece scivolare l’altra mano dentro la profonda scollatura del vestito di lei. Era nuda sotto. Naturalmente. Strinse un capezzolo tra il pollice e l’indice. Lei sospirò. Lo tirò a sedere al suo fianco. Lo baciò selvaggiamente. Succhiandogli l’anima attraverso il respiro. Riuscii guardarla negli occhi. E si rese conto che il vecchio delle ombre aveva ragione. Lei avrebbe fatto la cosa giusta. C’era una consapevolezza dolorosa e intensa in quegli occhi. E la tenerezza. Si senti stringere con forza i coglioni. Il fiato di lei ansimante nell’orecchio: ” Ora schiavo vai in bagno. Ti voglio nudo. Faccia alla parete. Il culo proteso e offerto…”. Lo lasciò e si voltò come se lui non esistesse.
Era certa che avrebbe obbedito. Ma non poteva guardarlo. Non in quel momento. Aveva bisogno di raccogliere tutte le sue forze. L’avrebbe preso. Sarebbe affondata nel calore avvolgente di quel magnifico corpo ancora una volta. E poi…
Si alzò di scatto. Non era possibile, le era parso di scorgere tra le ombre del locale. Sul lato opposto della sala. Il libraio. Improbabile. Non lasciava mai il negozio. Ma lo sentiva. Sentiva la sua dedizione incondizionata avvolgerla protettiva. Come se le dicesse andrà tutto bene. Hai fatto la scelta giusta. L’unica possibile. Scuotendo al corta massa di capelli rossi si avviò a passo deciso verso il bagno del locale.
Bene l’epilogo era vicino. La signora stava per compiere il destino di entrambi. Lui. Il libraio. Ora poteva godersi sereno il finale. Aveva scompaginato le carte. E perso se stesso per sempre. Ancora una volta. Ma aveva vinto.
Era lì. Offerto. La schiena inarcata. Il culo proteso. Lo colpì ancora prima di accorgersi di averlo fatto. Una. Due. Tre volte. Il palmo aperto. Le unghie ad artigliare la carne. Lui non emise un fiato. Continuò a sorridere. Lei affondò la mano nel suo culo. In cerca delle urla di lui. E lui urlò. Mentre i denti di lei gli divoravano il collo. Non sentiva che la meraviglia dolorosa del possesso totale di lei. Cosa sua.
Lentamente, spostando la mano impercettibilmente perché lei non se ne accorgesse, raggiunse l’oggetto che aveva posato sul ripiano del lavabo. Lo strinse tra le dita. Lei avrebbe fatto la cosa giusta. Lui le apparteneva. Caddero in ginocchio. Insieme. Lei a coprire violenta il corpo di lui. La senti ordinargli secca di sdraiarsi schiena a terra. L’avrebbe cavalcato e al culmine lo avrebbe colpito. Da quella distanza sarebbe stato tutto chiaro. Per tutti. Soprattutto per lui. Poi sarebbe sparita.
Ecco il momento era giunto. Si sporse per impugnare la sua semiautomatica che giaceva nascosta nella borsetta. E in quel momento lui aprì la mano destra. Una luce si accese dentro di lei. Abbagliante. La sua aura risplendette tanto fulgidamente da stordire anche il libraio seduto nella sua comoda poltrona di cuoio a chilometri di distanza. Sparò. Sicura. Senza esitazioni. Il corpo di lui si contrasse dentro di lei mentre l’orgasmo la travolgeva. Un sorriso a tagliargli il volto. E quello sguardo. Uno sguardo che diceva arrivederci. Non addio.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
69
Il campanello suonò 3 volte prima che si alzasse per aprire.
Aspettava una ragazza ,si conoscevano già da un po’ e , soprattutto , erano persuasi di stare bene insieme.
Perché persuasi ? chi non lo è !
Aprì la porta e nel buio corridoio aspettò il bacio carnale di lei .
Era un’attrazione irresistibile quella che provava per le donne , e questa era una degna di tutta la sua attenzione.
Le baciò il collo , quella pelle levigata , quelle labbra , quel corpo…già si trovarono stesi sul letto , nudi , lei con addosso solo una magliettina bianca che lasciava trasparire il suo splendido seno stretto dalle fredde mani di lui .
Le entrò dentro provando un brivido di piacere , si baciavano e si muovevano con un ritmo lento e dolce .
Iniziò a sfogare tutta la sua passione su di lei che eccitata rispondeva con altrettanto calore .
Lui le uscì e la morbida mano di lei lo strinse fra le dita e lo portò alla bocca.
Steso sul letto girò la ragazza , che continuava a baciare il suo caldo trofeo , in modo di avere il pube di lei alla distanza giusta per poter ricambiare il piacere.
Si leccavano inebriati di loro stessi esausti dal piacere mentre lei succhiava lo sperma di lui .
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17 years ago
favoladimiele,
30/30
Last visit: 11 years ago
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Il mio primo incontro con una trav-parte 1
Era una sera di inverno, ricordo ancora, il gennaio del 2003.
Io, quarantenne, appena separato, solo e triste, passeggiavo di sera assorto nei miei pensieri….Giravo preferibilmente in posti solitari, isolati, per non incontrare amici e poter stare da solo con me stesso ed il mio dolore…
Passando casualmente per un viale alberato nella zona residenziale della mia città, posto che sapevo che di notte si diceva era anche frequentato da omosessuali, guardavo attorno… ad un tratto, vidi, seduta su una panchina, stava una signora, da sola.
Erano le 21 circa, era gia notte.. lei era bionda, capelli ricci e lunghi, un po’ robusta, con delle belle gambe piene, provocatoriamente accavallate.
Strano, pensai, una donna in questo posto, da sola e a quest’ora, che sia una che batte?
Guardo meglio e osservo che i suoi lineamenti sono un po’ duri, spigolosi, trucco molto vistoso, e con mia grande sorpresa, dalle gambe accavallate lasciava intravedere la fine delle calze a rete color nero ed il gancetto delle giarrettiere…Il sangue mi salì subito alla testa..e anche più in basso, facendomelo rizzare all’istante e palpitare da sotto i pantaloni.
Lei vede che la osservo e mi sorride, io vado avanti, mi guardo in giro per vedere che non ci sia il suo compagno li vicino, ..no, non c’è proprio nessuno intorno, è proprio sola.
Torno indietro sui miei passi, emozionato ed arrapato.
Lei intanto si era alzata.
Aveva aperto il cappotto e ostentava provocatoriamente un petto esagerato, credo da settima misura.
Calze nere, reggicalze tettona e fare da troiona, per me era il concentrato di ciò che mi eccitava da sempre…
Come ciliegina sulla torta oltre alle labbra con il rossetto aveva attorno alle stesse una riga di contorno in tonalità più scura del rossetto, che le faceva una bocca da pompini…e inoltre aveva delle unghie lunghissime, da pantera, di colore rosso fuoco….Il viso non era un gran che…mi avvicino a lei, temendo di ricevere la cifra per l’eventuale prestazione sessuale, ed invece mi fa un “ciaooo”, un po’ cupo ma malizioso assai…
La osservo meglio e vedo che di fronte a me, non c’è una battona, ma un uomo, proprio un uomo travestito da donna.
Prima di rispondere al suo ciaoo, penso tra me che è un travestito che batte e la tariffa me la dirà tra poco… Rispondo, come va’? Sei sola? Si mi dice. Ribatto –sei di qua?- No, sono di passaggio, anzi non sono neanche italiana ma lavoro da qualche anno in Italia.
Aveva, notandolo bene, un accento un po’ strano effettivamente, era infatti austriaca.
Le dico se vuole fare un giro con me, indicando il giardino scuro situato dietro al viale alberato.
Lei mi risponde -cosa vuoi fare?- Voglio scoparti rispondo, Lei non dice niente e si incammina al mio fianco dentro al giardinetto.
Ci fermiamo dove c’e un parco giochi per bambini. Lei si appoggia alla scaletta di uno scivolo , si leva il cappotto e mi mostra la schiena e il sedere….
Io le alzo il vestito, mettendo in vista la sua la sua biancheria intima arrappacazzi, le carezzo le gambe, sfiorando con le mani le calze e le giarrettiere, le sposto il minuscolo cordino posteriore del perizoma, tiro fuori dai pantaloni il mio cazzo più duro e palpitante che mai e glielo sbatto dentro, senza troppi riguardi nel culo, che lei inarcandosi in avanti agevolava l’operazione.
Avevo una fame arretrata di qualche mese, e da tempo la depressione non me lo faceva neanche sentire vivo…
Invece adesso ero li, col cazzo duro come il marmo, tanto duro da farmi anche male,e avevo una troia fra le mani tutta per me e la stavo possedendo con forza, quasi con violenza direi.
Lei gemeva come una troia in calore, incitandomi non alla moderazione, ma a farlo più forte e ancora con più impeto…
Dopo parecchi colpi di cazzo dentro e fuori dal suo culo, col le mani sulle sue tettone esagerate, venni e gli riempi il culo di sborra calda.
Lei gemette ancora, poi si giro guardandomi, si chinò davanti a me e prese il mio cazzo ancora gocciolante di sperma e se lo mise in bocca leccando e divorando tutto quello che rimaneva da leccare ed ingoiare.
Contemporaneamente da una tasca tirò fuori una strana boccetta come di collirio, la aprì ed annuso il contenuto della stessa intensamente…La richiuse e sempre prendendomelo in bocca, accucciata davanti a me, si tiro fuori il suo cazzo, di dimensioni molto più piccole del mio e spompinandomi se lo menò fino a sborrare abbondantemente con intenso piacere….
Credevo che la mia avventura stesse volgendo al termine, ma commettevo un grosso errore, il bello doveva ancora venire…
Fine della prima parte….
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17 years ago
leonida1960,
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Last visit: 3 years ago
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Vita da schiava
Questo che sto per raccontare non e' altro che un mio desiderio e con la pubblicazione di questo racconto spero che qualche uomo riesca a realizzare il mio sogno.
quando mi travesto divento mirella, una bella travesta incline alla sottomissione e molto aperta ai giochi di ruolo; molte sere e molte volte faccio sempre lo stesso sogno e desidero sempre con ardore che prima o poi si realizzi: mi trovo a casa del mio padrone, un maschio adulto di 50 anni, pancetta,un po pelato,con un cazzo pesante fra le gambe e molto autoritario. egli chiama ogni volta che ha voglia di soddisfare qualche suo capriccio e questa volta mi ha chiamato perche' ha invitato a casa sua degli amici della sua eta', molto porci, e ha deciso di presentargli la sua serva. egli viene a prendermi in bagno, io sono completamente travestita e ben lubrificata dietro per ogni tipo di evenienza, mi mette collare e guinzaglio e mi porta a 4 zampe nella sala dove si trovano tre suoi amici, sono tutti e tre uomini grossi, over 50,e appena mi vedono si alzano in piedi e mi osservano da piu vicino. a quel punto il mio padrone li fa accomodare al tavolo, mi fa alzare e mi ordina di servire loro da bere, io chiaramente eseguo e torno con un vassoio e le bibite da servire. mentre servo al tavolo, ogni ospite ispeziona sotto la gonna le mie chiappe infilandomi anche una o piu dita nel culo oramai umido di piacere e pronto a qualsiasi cosa. ad un certo punto il padrone mi ordina di mettermi a 4 zampe ed andare sotto al tavolo che gli ospiti hanno bisogno di un lavoretto particolare. io mi presto immediatamente e scompaio sotto al tavolo con la gonna alzata e col culo ben in vista e mentre prendo in bocca il cazzo di uno, l'altro che sta seduto di fronte mi sculaccia le natiche e mi infila le dita nel culo e prende ad insultarmi incitato dal mio padrone che dice agli ospiti di non avere particolari riguardi per la sua serva. quando ho finito di preparare tutti e 4 i cazzi, essi a turno mi montano da dietro e mentre uno mi monta l'altro mi riempie la bocca con il suo bastone e cosi a turno. poi quando il mio buco del culo e' oramai bello largo si raddoppia la dose e me ne ritrovo due nel culo e uno in bocca. alla fine vado nella mia stanza col buco del culo ridotto ad un colabrodo ma soddisfatta di aver compiaciuto il mio padrone
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
Chat
Si era preparata con estrema cura, aveva passato le ultime due ore tra bagno rilassante e stirarsi i capelli, finalmente dopo tanto tempo lei e Nicola avrebbero passato una serata insieme a casa sua. 22 anni, occhi azzurri e capelli biondi leggermente mossi, Sara era al colmo della felicità. I suoi erario partiti per Roma e sarebbero tornati solo tra qualche giorno, aveva mandato il fratellino a dormire da un amichetto e aveva tirato a lucido la casa….ora bastava aspettare le 21 di quel sabato.
Era più di un mese che non si vedevano, tra impegni di lavoro e l’università……si sentivano per sms, ma Sara aspettava impaziente il momento in cui si sarebbero incontrati, era un mese che organizzava tutto, e un mese che lui lo sapeva….
Alle 20.30 però un suo messaggio, dove si scusava ma non poteva venire perché il suo migliore amico gli aveva chiesto di uscire….. non era la prima volta che le mandava messaggi del genere, non era la prima volta che Luigi si metteva tra loro due, chiedendo a Nicola di uscire con lui con la scusa di parlargli…e lei aveva sempre accettato con riluttanza questi suoi messaggi, ma questo era troppo….
Rispose al messaggio con aria distaccata “se non vieni mi dispiace, peggio per te comunque”…..
Lui iniziò a chiamarla, ma lei dopo il secondo squillo e chiuse la chiamata.
Detto fatto, si collegò in chat, dove sapeva che era collegato fuffolo un suo amico, con cui chattava da ormai parecchi mesi…..
Si trovarono quasi subito e Sara iniziò a sfogarsi, sul fatto che Nicola non la metteva mai al primo posto e sul fatto che ormai aveva perso la speranza di trovare un uomo che la apprezzasse per quello che era…..
Inaspettatamente fuffolo propose a chiccola per quella sera un incontro tra amici, il loro primo incontro dopo mesi che si scrivevano e basta…si erano descritti a vicenda e si erano raccontati di tutto per mesi, parlando anche delle più intime fantasie personali….
Sorpresa ma curiosa, chiccola accettò….
Si trovarono in un anonimo bar del centro, si videro e subito si riconobbero nelle descrizioni che si erano fatti.
Alessandro, alto, capelli e occhi neri, aveva uno sguardo intenso, che si pose su Sara dal primo istante…..
Parlarono del più e del meno.. e senza rendersene conto Sara lo invitò a salire quando lui la riportò a casa… si ritrovarono in salotto a bere un cafè quando un po’ di zucchero cadde nella scollatura di Sara……la bocca di Alessandro fu più veloce e la ragazza si ritrovò con la sua testa in mezzo ai seni, mentre le mani di lui cominciarono a stringerle i seni e a cercare i capezzoli sotto il reggiseno….
Alzò la testa e si baciarono con passione, incrociando la lingua e mordendosi a vicenda le labbra.. Mentre le mani di lui continuavano a frugare il suo petto
la stese sul divano e iniziò a sbottonargli la camicetta, baciandola ogni volta che apriva un bottone…la spogliò delicatamente, facendole provare mille brividi mentre cercava con la lingua i capezzoli, ormai induriti dal piacere…..
Li assaggiò mordendoli e stringendoli tra le labbra.. lei iniziò a gemere di piacere, mentre con le mani cercava il petto di quell’uomo forte, che la stava facendo godere come una matta…..
Lui si staccò da lei e iniziò a percorre il suo petto con la lingua per poi passare all’ombelico, prese il bordo del perizoma e con i denti lo tirò via….
Le allargò delicatamente le gambe e iniziò dalle grandi labbra, le sfiorò con la lingua mentre con le mani le stringeva ancora il petto e i suoi seni…
La punta della lingua raggiunse poi il clitoride, ormai gonfio di piacere…lo leccò delicatamente mentre due dita si insinuavano dentro di lei, tornando fuori umide…
Poi lui si staccò e lei lo raggiunse, lo mise a sedere sulla poltrona e si inginocchio davanti a lui, spogliandolo velocemente. Si ritrovò la sua verga a pochi centimetri dalla bocca, iniziò passare la lingua sopra la cappella, sfiorandola velocemente, massaggiando intanto i testicoli. Poi la prese tutta in bocca e iniziò a succhiare con velocità, mentre le mani di lui le sfioravano la testa e le massaggiavano i capelli.
Leccava e succhiava senza fermarsi, si staccava solo per massaggiare le palle con la lingua.
Il cazzo di lui diventò duro come il marmo, accompagnava la sua testa con le mani, gemeva di piacere mentre lei insinuava la sua lingua dentro il suo stretto orifizio, non smettendo mai si segare il suo uccello.
Riuscì a farla staccare e lei lo accompagnò nella sua camera, stendendosi nel letto. Lui si mise sopra di lei e la penetrò dolcemente, spingendo delicatamente e baciandola in bocca con passione…lei iniziò a muovere il bacino e lui allora aumentò i colpi, iniziando a sentire gli ansimi di lei che diventavano sempre più forti, fino a quando non si aggrappò alla sua schiena gemendo il suo nome, ormai stravolta dall’orgasmo violento che aveva avuto…
Lui si staccò e cominciò ad accarezzarla sulle spalle e la girò con la schiena rivolta verso di lui…. Le bloccò dolcemente le braccia e si sedette sopra di lei, iniziando a leccare la sua schiena, seguendo la linea della spina dorsale…lei inizio a gemere e a pregarlo di smettere, ma lui insensibile ai suoi gemiti di piacere e alle sue suppliche continuò
Sara si contorceva lo pregava ora di andare avanti, ora di smettere, era tutto un tremito, mentre lui leccando sempre la schiena le infilò un dito dentro il suo stretto orifizio, inumidendolo prima con la saliva e poi penetrandola di colpo, facendola sussultare….
La mise poi a pecorina e dopo una leccatina veloce, le infilò il suo membro dentro la passerina, con un colpo deciso, iniziando a spingere velocemente, portandola velocemente ad un altro orgasmo intenso…
Poi si staccò , ormai prossimo anche lui all’estremo piacere, lei glielo prese in bocca e cominciò a succhiare con velocità , segando il suo membro velocemente, massaggiando le palle, fino a quando lui non la avvisò dell’imminente orgasmo.
Sara allora aumentò la velocità e il primo schizzo la raggiunse in gola
Continuò ad ingoiare e succhiare, fino a quando l’uomo non si stese sfinito al suo fianco, accarezzandole il viso e i capelli, per poi baciarla con dolce passione.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
Fantasie
Mi chiamo Gianni e sono un insegnante. Non mi è difficile scrivere, ma raccontare di fantasie erotiche è sempre per lo meno un po' imbarazzante. Beh!, ci provo.
Sono passati ormai dieci anni e insegnavo presso un Liceo scientifico, Italiano e Latino. Avevo, tra le tante, un'alunna bellissima: alta, bel portamento bei seni, un culo straordinario e gambe perfette.
Usava quasi sempre la minigonna: non è questo il problema, il problema è sorto con l'arrivo del caldo.
Avevo capito che mi adocchiava, sapendo tuttavia che io sul lavoro sono serissimo.
Però nelle ultime settimane avevo preso l'abitudine di sedersi sul primo banco, proprio davanti a me. Accavallava e scavallava le gambe( minigonna cortissima) a suo piacimento finché un giorno non mi accorsi che era senza mutande. C'era caldo e sudavo ma quel sudore aveva altra origine. E' stato difficilissimo terminare la lezione, e uscendo, Melissa ( questo è il suo nome) mi sorrise, sì mi sorrise ma con un certo ammiccamento. Il mondo della scuola è un mondo pettegolo, e io già pensavo alle ritorsioni di presa per il culo se la cosa fosse andata avanti. Tuttavia per tutto il fine settimana non dimenticai quel sorriso!
Alla ripresa delle lezioni, Melissa nn cambiò atteggiamento, anzi cercava di incoraggiarmi, finché fu più forte di me e la invitai la sera per una pizza. Accettò.
Fu una bella cena, Melissa è comunque una ragazza intelligente e di facile conversazione.
Fu più forte di me e le chiesi di venire a casa mia: ero già divorziato e vivevo da solo.
Salimmo a casa e fu il delirio.
Subito ci baciammo con intensità altissima, io le toccavo il culo e le tette e lei si attaccò al mio cazzo: era straordinariamente bello.
Ci denudammo a vicenda e andammo a letto. Melissa allargò subito le gambe e per me non fu difficile penetrare nella sua fica: il rapporto fu lunghissimo, io non venivo e la sentivo godere, non una sola volta, facemmo la pecorina, un numero indefinito di 69 ( che piacere il mio cazzo tra le sue labbra morbide e carnose e la mia lingua che oltre a leccare il clitoride cercava di penetrare nella fica.
Una meraviglia che durò circa un'ora finché esausto godeti e le sborrai in bocca: lei era contenta e io speravo non fosse un sogno.
Il giorno dopo ( era l'ultimo giorno di scuola prima degli esami di maturità) mi sorrideva contenta e avevo capito che non era un suo capriccio. Infatti continuò furtivamente per alcuni mesi; poi giustamente finì perché Melissa si innamorò di un ragazzo più giovane.
quel ricordo tuttavia rimarrà indelebile nella mia memoria.
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17 years ago
giannig178842, 46
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Natale in libreria
Nevicava…ed era in ritardo ovviamente. Non era da lei. Detestava esserlo. La Vigilia di Natale, poi. Inammissibile. Ma la neve l’aveva colta impreparata. Nel suo bel vestito di satin rosso. E nei suoi tacchi a spillo poco adatti al dannato fondo scivoloso del vicolo di brera infondo al quale si annidava lei…la libreria. Non capiva perché si ostinasse ancora a darle retta. Tra tutte le sue amiche. Strano termine, in ogni caso, amica da applicare a lei. Ma, insomma di tutte le sue “amiche” era la più stravagante. Ma forse era lo spirito ribelle che covava sotto la cenere da signora borghese che ormai da anni la ricopriva tutta, che gliela rendeva così cara. In buona sostanza non era capace di dirle di no. Ecco spiegato perché alle 18 del pomeriggio della Vigilia di Natale, in piena bufera di neve arrancasse sull’acciottolato di brera per raggiungerla. Quella donna era una strega. I suoi desideri automaticamente diventavano ordini per lei. Ancora non capiva, come diavolo potesse accadere. Ma accadeva. Era curiosa certo. Del luogo e di lui. Il libraio. Lei le aveva parlato dell’uomo come di un personaggio speciale. A lei estremamente caro. Strano. Che fosse in grado di ricordarsi, non l’aveva mai vista deporre per più di un secondo la corazza di ironico cinismo che la circondava. Ma parlando del libraio c’era.. tenerezza si. Tenerezza nella voce di lei. Eccola finalmente. La libreria. E ora l’avrebbe visto. Non fece in tempo a salire i pochi gradini che la porta si aprì e un distinto signore l’invitò galantemente ad entrare. I suoi occhi. Fuoco ghiacciato. Due lastre di cobalto ardenti. Iniziava a capirla. “Buonasera. La Signora non è ancora arrivata ma mi ha ordinato - disse proprio così - ordinato di metterla a suo agio. Di occuparmi di lei”. Venne sospinta verso un camino enorme che occupava quasi l’intera parete della stanza e fatta sedere su una comoda e vecchia poltrona di cuoio nero. Il satin rosso del suo vestito riluceva al calore delle fiamme. Il libraio sorrideva guardando quella donna la cui massa di capelli rossi. Un rosso naturale. L’aveva immediatamente colpito. Il buongusto della Signora era innegabile. Quella donna vibrava di una luce appassionata, che aspettava solo di essere liberata. E lui aveva il privilegio di poter assistere a quella liberazione. La Signora era molto generosa con uno schiavo come lui. Che non poteva più servire. Se non minimamente. Come avrebbe voluto poter essere ancora un giovane lupo. Per accudirla, servirla, compiacerla e provocarla. Ma non era più tempo nemmeno di essere un saggio purosangue per lui. Non poteva nemmeno più anticipare i suoi capricci e adorare i suoi piedi. Poteva solo ammirarla. E avvolgerla nella sua ammirazione, come in una soffice coperta del più prezioso cachemire. Caldo ma leggero, quasi inavvertibile nella sua consistenza.
Ora il suo compito era preparare la giovane donna che gli stava davanti. Farla rilassare prima di condurla nella stanza verde. Lo smeraldo degli occhi di lei avrebbe riflesso perfettamente i toni della stanza. Tutt’altra faccenda era il suo animo. Ma il libraio aveva fiducia. La Signora non sbagliava. E se aveva visto passione e attitudine al servire in quella donna. Lui le credeva. Del resto che la giovane fosse legata alla Signora era evidente agli occhi allenati del libraio. Le sfumature dell’animo di lei erano meno facili da decifrare per lui di quelle maschili. Ma avvertiva la sua tensione verso al Signora. Come palpabile.
Le porse in silenzio il molato bicchiere di cristallo baccarat in cui il rubino prezioso del vino riluceva misterioso. La donna sorrise all’affascinate librario e sorseggiò il vino lentamente. Interrogandosi sulle intenzioni di lei. La sua amica. A volte si era sorpresa a pensare a lei, quando le difese che applicava a se stessa, persino quando era sola, le concedevano un attimo di tregua. Come alla sua padrona. Pensiero vertiginoso. Inquietante. Ma, che le aveva fatto nascere un sorriso spontaneo sulle labbra. Non ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva sorriso non per ruolo o convenienza. Lei la faceva sorridere. Persino quando la schiacciava violenta contro il muro della toilette del Four Season e, le frugava le cosce, graffiandole la pelle delicata con le sue unghie scarlatte. Mentre suo marito attendeva fuori. Dimenticato.
Dopo si era chiesta cos’era. O meglio cosa fosse diventata. E l’unica risposta che era riuscita a darsi. L’aveva terrorizzata. Era una schiva. Schiava di lei.
E, infatti, eccola qui. In attesa. La mente sgombra. Il corpo vigile. Pronta. Senza domande. Senza volontà.
Il trillo argentino del campanello della porta la riscosse dai suoi pensieri. Eccola.
Lo spazio della libreria sembra animarsi mentre a falcate decise si avvicinava al punto dove lei era seduta. Solo lei poteva vestirsi di bianco e apparire luciferina. In tutto quel candore. Il vestito di seta avvolgeva carezzevole le sue curve. Sarebbe voluta esserci lei al posto della seta. Avvolgerla per sentirla sua. Almeno un secondo. Non sarebbe accaduto. In un lampo colse lo sguardo del libraio su di lei. Annuiva compiaciuto. L’aveva capita. Non sapeva come. Ma era certa che lui avesse letto la schiava che era in lei. E approvasse. In quell’istante decise. Irrevocabilmente. Si sarebbe regalata quelle ore. Avrebbe lasciato che facesse di lei quello che voleva. Si sarebbe concessa di rispondere al suo io più vero. Sarebbe stata schiava. E poi avrebbe vissuto di ricordi e sarebbe tornata alla sua facciata di perfetta signora borghese.
Bella era bella come la ricordava. Quella cascata di riccioli rossi che, nonostante le ore pazientemente trascorse dal parrucchiere di grido, non ne volevano sapere di essere domati. E quegli occhi trasparenti. Di un verde purissimo. Questa volta l’avrebbe piegata. Restituita a se stessa. Questa volta avrebbe scatenato il suo istinto e l’avrebbe ridotta alle lacrime. Già ne sentiva il sapore. Come le avrebbe bevute di gusto. Sorrise al libraio. Era prezioso quell’uomo. Davvero prezioso. Afferrò il polso della giovane con forza. Senza nessuna gentilezza e la sospinse verso le scale che salivano in mansarda. Mentre salivano gustò l’oscillare armonico del culo di lei. Rotondo. Perfetto per le frappe corte del suo gatto. I decori dolorosi avrebbero accesso di riflessi carmino la pelle eburnea di quelle rotonde superfici. Perfetta. Sarebbe stata perfetta. Distesa tra le lenzuola color smeraldo….
Si godette il timore avido negli occhi di lei, quando scorse le corde di seta fissate alla testa di elaborato ferro battuto del letto. Le sorrise. Ironica e con un fluido movimento le abbasso la zip del vestito, che cadde dimenticato ai piedi di lei. Era nuda sotto. La signora borghese. Nonostante tutto. Nell’animo era la troia che aveva sempre saputo sarebbe stata. Le sfiorò un capezzolo con un’unghia laccata di nero. Rabbrividì deliziosamente. L’afferrò per i capelli e le affondò le unghie nel culo incollandosela addosso. Aveva il sapore dolce e un filo selvaggio ricordava. Mugolava sotto i colpi implacabili della sua lingua. Stordita. Forse ancora un po’ reticente. Un barlume di pudore borghese sopravvissuto. Ma presto sarebbe svanito anche quello. Ci avrebbe pensato lei. Si liberò con una mano del vestito di seta e rimase con indosso solo il corsetto di cuoio e il piccolo perizoma. Neri. Come gli stivali dai tacchi a spillo che le avvolgevano le cosce. Il libraio nascosto nell’ombra in cima alla scale trattene il fiato. Dio. Non avrebbe saputo dire quale fosse la bellezza più perfetta in quella scena. Forse era impossibile dirlo. Si poteva solo tacere. E ammirare.
La signora mise un alto collare di cuoio tempestato di smeraldi al collo della giovane. Un anello di platino spiccava al centro. Fasce simili ben presto ornarono anche i polsi della giovane donna dai capelli rossi, che venne spinta supina sul letto. La pelle candida a spiccare contro il verde delle lenzuola di seta. I suoi polsi vennero bloccati con le corde alla testiera del letto. Lo stesso venne con rapida efficienza fatto per le caviglie. Un guinzaglio lungo un paio di metri venne agganciato al prezioso collare. E le note della cavalcata delle valchirie riempirono la stanza, illuminata solo dalle torce fissate negli anelli di bronzo alle pareti. Un cuscino di broccato nero venne collocato sotto la pancia della giovane, in modo che il culo spiccasse alto, pronto all’offerta.
Il primo colpo fece sussultare il libraio. La nostalgia lo avvolse a tradimento. L’odore del cuoio. I gemiti. Il vibrare delle frappe nell’aria. Il dolore lo travolse. Come allora. Come se fosse ancora con lei. La sua Signora. Offerto. Ai suoi colpi. Godendo della violenza di lei. Come quella giovane donna. Adesso. Si mordeva le labbra per non urlare. E ad ogni colpo. Sporgeva di più il culo. Si offriva. Ancora e ancora. Sorrideva la signora guardando le righe rossastre moltiplicarsi su quella pelle bianca. E colpiva implacabile. Il libraio contò 20 colpi prima che la signora lasciasse cadere il gatto e allargasse le cosce della giovane. Era un lago. Il dolore si era sciolto in piacere sempre più intenso tra le sue cosce. La Signora vi affondò il volto. Bevve quel piacere. Come si era nutrita del dolore di lei. Prima. Leccò avida ogni stilla di piacere. Frugò all’interno di quel nucleo rovente, mentre le dita affondavano ritmiche nella morbidezza del culo. Gemeva senza ritegno ora la giovane. Abbandonata al piacere. Un ultimo colpo di lingua. E la signora bevve l’orgasmo violento di lei. Poi la slegò. E tirandola per guinzaglio le fece affondare il volto tra le sue cosce.
“Ora lecca troietta e cerca di fare un lavoro accurato”. L’ordine arrivò secco. La giovane scattò come colpita ancora dalla frusta e prese a leccare, succhiare, accarezzare languidamente quella fica che aveva solo sognato prima. La signora si abbandonò al piacere. Il corpo rilassato. Lo sguardo offuscato. Il guinzaglio avvolto intorno al polso. Nero sulla pelle dorata. L’orgasmo la travolse. Una. Due. Tre volte. Ci sapeva davvero fare la ragazza. Non ne aveva dubitato un momento. Un talento naturale sepolto sotto strati di perbenismo borghese. Uno spreco. L’allontanò da se con uno strattone la legò per il guinzaglio ad uno degli alari del camino. Nuda. Il volto sporco del piacere di lei. La sua signora. Si rivesti rapida e senza una parola. Uno sguardo. Se ne andò. Uscendo dalla stanza sorrise e disse ad alta voce: “Sono sicura che saprete occuparvi di lei nel modo migliore. Ve l’affido. E’ una schiava promettente. Sapete cosa fare. Buon natale mio fedele amico”. A lunghe falcate scomparve nella sera. Mentre già le campane suonavano la mezzanotte.
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17 years ago
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L\'draulico
L’idraulico
Eravamo in estate la temperatura era insopportabile noi io e mia moglie stiamo stesi sul letto cercando di sopperire al gran caldo stando fermi quasi immobili ma ad un tratto nel silenzio udiamo un rumore di goccie di acqua che cadono mi alzo e vado a vedere cosa era, e scopro che il flessibile del lavandino è rotto e l’acqua sempre più forte sta allagando il pavimento, corro nel ripostiglio e chiudo il contatore, ma con questo caldo non ci voleva era davvero una cosa noiosa, perché trovare qualcuno per riparare il flessibile a quell’ora erano circa le 21 ’ non era facile anzi era impossibile, poi mi viene in mente uno che si arrangia anche in idraulica che lavora con me, però a quell’ora se mi avesse mandato a quel paese non avrebbe avuto torto, ma visto l’emergenza provai a chiamarlo, mi rispose proprio lui gli spiegai la situazione ma lui mi disse che non poteva perché doveva recarsi da amici che lo stavano aspettando io insistetti allora lui scherzando mi disse che sarebbe venuto se gli facevo scopare mia moglie, io rimasi perplesso ma lui mi disse subito dopo che stava scerzando, e che sarebbe venuto a vedere di cosa si trattava e riattaccò. Io raccontai a mia moglie cosa ci eravamo detti e ci mettemmo a ridere, però ripensandoci la cosa poteva essere divertente e decidemmo di vedere come andavano le cose. passò una mezzora e sentimmo suonare alla porta era lui, si presentò sorridendo ci scambiammo qualche battuta poi andammo nel bagno dove c’era il flessibile rotto e Corrado questo è il suo nome cominciò ad aggiustarlo ( Corrado è un ragazzo bravissimo ma parecchio bruttino e anche fisicamente è messo male ) gli chiesi se voleva qualcosa da bere e lui mi disse che andava bene un bicchiere di acqua fresca, io andai a prenderla nel frattempo mia moglie era andata a vedere a che punto fosse, addosso aveva una vestaglia molto fine e trasparente che teneva chiusa con le mani salutò Corrado che si girò per rispondere al saluto, ma a quel punto lei si fece scivolare una mano e la vestaglia si aprì mostrando così a Corrado praticamente tutto perché sotto non aveva nulla ma moglie come nulla fosse con calma si riordinò ma vide la faccia di lui che rimase stupito allora si riaprì la vestaglia mostrandogli ancora il suo corpo nudo e gli chiese cosa ne pensava lui non capiva più nulla non sapeva cosa dire ne cosa fare però la cosa le piaceva a giudicare dal gonfio della sua patta lei si abbasso e gli toccò il cazzo da sopra i pantaloni e si rese conto che doveva essere enorme, poi lei si alzò e disse a Corrado di finire il lavoro che poi lo avrebbe pagato. Io tornai con l’ acqua lui la bevve, ma era rimasto scosso da tutto ciò ma soprattutto non sapeva come comportarsi con me perché pensava che io non sapessi nulla e lo lasciai nel dubbio perché volevo vedere come sarebbe finito, quando ebbe terminato mi chiamo mise gli attrezzi nella borza e si avviò alla porta ma quando fu nel corridoio trovò sulla sua strada mia moglie che si aprì di nuovo la vestaglia mostrandosi a Corrado, non sapeva più cosa fare era imbarazzatissimo a quel punto intervenni io gli misi una mano sulla spalla e lo tranquillizzai poi dissi che tutti coloro che lavorano è giusto che siano pagati tu mi avevi chiesto mia moglie ed io mantengo i patti, mia moglie lo fece sedere su una sedia si mise in ginocchio davanti a lui, gli aprì la lampo dei pantaloni e gli tirò fuori il cazzo e cominciò a masturbarlo aveva un cazzo discretamente grosso e venoso con una cappella gonfia dalla voglia lei continuava a masturbarlo ma lui ormai tranquillo le prese la nuca e le portò la bocca sul suo cazzo era vicino a godere si vedeva dai movimenti che faceva inarcandosi ad ogni pompata che mia moglie gli dava si perché ormai il grosso cazzo era dentro la bocca di lei che lo succhiava a più non posso e di tanto in tanto si fermava a leccare la cappella ad un tratto Corrado disse che stava per venire lei comincio a masturbarlo e succhiarlo più velocemente fino a che dal cazzo cominciò a uscire un fiume di sborra che ben presto riempì la bocca di mia moglie che non smetteva di succhiare mentre lo sperma gli usciva dagli angoli della bocca perché non riusciva a berlo tutto quando Corrado ebbe finito di sborrare mia moglie gli ripulì per bene tutto il cazzo fino alle palle poi lui si risistemò e uscendo mi disse che quando avevo bisogno di chiamarlo che sarebbe venuto subito.
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17 years ago
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Ritorno alla libreria
Erano gli uomini a tornare di solito. Non che si lamentasse, in questo caso. Ma era un’anomalia. E lui, il libraio, non credeva nelle anomalie. Non erano mai gratuite. L’anomalia nel comportamento di una Signora. Poi. E di una, come quella. Impossibile. C’era una ragione per quella comparsa. Lui ancora non la conosceva, ma presto avrebbe capito. Presto. Gli sarebbe bastato osservare la luce obliqua di quegli occhi d’indaco e la piega orgogliosa e seducente delle labbra. L’avrebbe letta. Era il suo carisma. Il suo potere. Il passare degli anni non lo aveva minimamente appannato. Era ancora uno schiavo perfetto. Solo che non poteva più appartenere. Non ad una come lei. Comunque. Lo sentiva. Quella donna stregava. Incantava come un cobra e poi colpiva. Lasciando storditi e svuotati. Annientava e Innalzava contemporaneamente. Si era Roba sua. Con buona pace di quel noioso di Verga, che mai aveva così poco amato come nel Mastro don Gesualdo…Quella donna era una Lupa invece. Ma con una scintilla di divino conficcata lì tra il buco del culo e il cuore. Era quello che la rendeva speciale.
Il libraio la osservava seminascosta da un pila di preziosi incunaboli trecenteschi, che lui avrebbe dovuto pulire e controllare pagina per pagina prima di consegnarli al collezionista che li aveva ordinati.
La donna si muoveva elegante. Lo spazio si apriva. Si animava intorno a lei. Le mani che sfogliavano le pagine di pergamena erano reverenti. Quella donna conosceva il valore delle cose. Molto bene. Si era seduta. Dio come era regale. Istintivamente regale. Stagliata contro lo sfondo di cuoio rosso dell’alto schienale della poltrona, posta accanto alla trifora decorata che illuminava il lato destro della libreria. Sorrideva di qualcosa che stava leggendo o di un suo pensiero segreto. Rilassata. Le gambe inguainate in calze di seta nera, velate, impalpabili.
Ricordi. Dannati. Maledetti ricordi. Non gli lasciavano requie. Non lo sapeva più quanti anni erano passati dall’ultima volta che una calza come quella gli aveva chiuso la bocca. Mentre l’arco di un piede, simile in tutto e per tutto a quello che ora ondeggiava languido davanti ai suoi occhi ornato da un tacco a spillo di acciaio, gli schiacciava inesorabile il cazzo. Basta. Doveva smetterla. Ora aveva una missione. Doveva capire. Poteva ancora servire. Qualsiasi cosa desiderasse. Lui l’avrebbe aiutata ad averla. Era nato per quello. Soddisfare i capricci di una Signora..
Si sentiva osservata. In modo benevolo. Uno sguardo adorante. Saggiamente adorante. Era sicuramente il libraio. Era certa di averlo stupito. Non si aspettava il suo ritorno. Ma si sentiva a casa lì. Il profumo del cuoio, la fragile e perfetta bellezza delle incisioni, le spirali aggraziate delle lettere miniate, i segreti che alcuni dei preziosi incunaboli, che il libraio custodiva, celavano. Era avvolta dalla voluttà di quel luogo. Dal mistero e dalla perversione che si celavano nei suoi angoli più nascosti. Nelle sue sale segrete. Per quello aveva dato appuntamento lì ad entrambi. Avrebbero obbedito ne era certa. Non aveva ancora deciso però. Chi avrebbe servito. Chi avrebbe offerto. Per entrambi il dolore sarebbe stato lacerante. Il piacere stordente. Bloccò con un lieve dondolio del piede destro lo sguardo del libraio su di lei. Lo ancorò in modo repentino e totale. Adorava quel vecchio uomo pieno di grazia e dignità e con una scintilla di ironica malizia nello sguardo che le faceva capire quanto dovesse essere stato abile nel servire la Signora che lo aveva scelto a suo tempo.
Il campanello della porta suonò rompendo il sensuale silenzio della stanza. Se lo aspettava. Era in anticipo. Così tipico di lui. Teneva gli occhi bassi. Era soggiogato, conquistato quanto l’altro scalpitava come il giovane puledro a cui assomigliava.
L’uomo la adorava. Aveva preso posto sullo sgabello ai suoi piedi non appena lei aveva inarcato un sopracciglio. Non era un uomo facile. Era un purosangue. Un cavallo di razza. Ma il potere di lei. La seduzione violenta e ammaliante di quelle labbra piene. La crudele dolcezza di quelle mani, che incidevano con sapiente maestria decori di sangue sulla sua pelle. Lo avevano vinto. Era suo. Appartenerle gli dava un senso e uno scopo. Illuminava il suo mondo. Colmava la sua anima. Come ora sedere ai suoi piedi. Sfiorato dalla punta gelida del suo tacco a spillo.
La donna sorrideva mentre affondava lenta ma inesorabile il tacco tra le gambe aperte dell’uomo. Lo sguardo che vagava fuori dalla finestra. In attesa. Il triangolo doveva chiudersi. E lei doveva mettersi alla prova. Capire. Già. Stava ancora sorridendo all’immagine che la sua mente andava formando quando colse lo sguardo del libraio nel riflesso dei vetri molati della bifora. Ammiccava divertito. Si voltò lentamente e lo vide. Era fermo all’ingresso della libreria. La guardava. Fiero, sfrontato, volutamente provocante. L’elasticità del suo passo la intrigava. Lo percorse con lo sguardo. Incatenando i suoi occhi. Forzandolo a guardarla mentre si faceva servire. Da un altro. Avanzava lento. Non aveva abbassato lo sguardo. I suoi occhi erano colmi di rabbia appassionata e di qualcosa d’altro, di più profondo. Il baluginio di un’emozione dolce. Si fermo alle spalle dell’uomo seduto. Un giovane lupo. Il potere vibrava dentro di lei inebriandola. Inarcò un sottile sopracciglio, che sembrava disegnato con la china, all’indirizzo del libraio che aprì una porta incisa con rune celtiche che dava su una saletta circolare, illuminata solo da candele fissate alle bianche pareti con morsi di ferro brunito. Nella sala c’era una piattaforma circolare d’ebano su cui era posto un morbido futon rosso lacca. Non guardò nessuno. Ne il maturo purosangue. Ne il giovane Lupo. Si alzò e si avviò nella sala. Certa che l’avrebbero seguita. Come del resto lo era il libraio. Anche se, le ragioni di quell’obbedienza erano limpide negli occhi del purosangue, mentre erano ancora torbide in quelle del lupo. Ma erano lì per quello. Lui lo sapeva. Loro. Beh. Loro avrebbero scoperto presto le intenzioni della Signora. E dopo indietro non sarebbe più stato possibile andare. Per nessuno. Nemmeno volendo. Ma il libraio era certo che nessuno dei due uomini avrebbe voluto. Avevano il dono. Conoscevano il valore. L’assoluta perfezione di servirLa. La porta si chiuse. La Signora era protettiva. Del resto, non sapeva che il libraio li avrebbe osservati lo stesso dallo specchio celato dietro il quadro di Tamara De Lempika, che lei adorava e che occupava la parete di destra della stanza.
Ecco aveva definito il campo. Ora li avrebbe fatti scegliere. E. Se avessero assunto naturalmente il ruolo che Lei aveva stabilito per loro. Avrebbero capito. Dolorosamente. Come era giusto. Dandole piacere. Infinito. Torbido. Perverso. Piacere. E negandoselo pur provandolo loro stessi. Non aveva dubbi sull’esito. Ma era curiosa. Si sfilò lentamente la gonna di seta e la giacca di pelle che indossava. La goupiere verde bottiglia riluceva alla fiamma delle candele. La sua pelle era del color dell’oro contro il verde del reggicalze che scivolava verso il bordo sottile della calza nera. C’erano degli anelli di ferro fissati alla parete di fronte al letto da cui pendevano delle corde nere. Li fissò. Seducente. Inesorabile. Dura. Una pantera. Selvaggia. Indomabile. Il loro posto. Quanto avrebbero impiegato a capire quale era. Passarono i minuti. Inesorabili e lentissimi. Scanditi dall’ipnotica nenia celtica, che il libraio aveva scelto come sottofondo. Alla parete a cui la piattaforma era appoggiata erano fissate due polsiere di cuoio nero. La donna le accarezzava languida. Scattarono all’unisono. Strappandole un sorriso. Il purosangue andò deciso verso la parete. Stringendosi le corde intorno ai polsi. Bloccandosi al muro. E il giovane lupo. Le porse con furia i polsi. Il cuoio morbido sembrava aspettare solo lui. Si adattò come un guanto alla sua pelle. Ecco. Ora il rito poteva essere celebrato….. Spogliò rapida il giovane uomo mentre gli occhi dell’altro non la lasciavano un’istante. Il suo corpo era teso. Il suo cazzo svettava. La voleva. Al di là di tutto. Com’era giusto fosse. Mancava una cosa. Si alzò. Raggiunse l’uomo alla parete. Lo fece piegare in modo che la sua lingua affondasse nel calore rovente tra le cosce di lei. La sentì guizzare a fondo. Una. Due. Tre volte. Poteva bastare. Con uno strattone ai capelli lo respinse contro la parete e con un unico fluido movimento montò a cavalcioni sul giovane uomo. Accolse il suo cazzo rigido dentro il suo liquido calore. Fu una violenza. Una sofisticata. Crudele. Elegante. Violenza. Calpestò le loro anime. Ancora e ancora. Mentre cavalcava selvaggiamente uno e, guardava intensamente l’altro. Il libraio era in estasi. Ammutolito. Immobile. Come era simile all’altra. A lei. Quella che gli aveva lasciato, solo, quel quadro. Il ritratto di Lui. Dipinto da Lei.
Il piacere travolse tutti nello stesso momento. Quello deciso da Lei. Godettero come mai prima. Loro malgrado. Entrambi. Come li invidiava . E come li capiva. Distrutti ma mai così intensamente vivi. La signora intanto si era rivestita. Aveva loro sorriso. E parlato, per la prima volta da quando erano arrivati alla libreria: “Per qualsiasi cosa potete rivolgervi al Libraio. Lui sa. E vi capirà…. A revoir….”.
Quando il tintinnio della campanella aveva annunciato la chiusura della porta. Quella da cui lei era uscita. Il libraio aveva avuto un brivido. Faceva freddo adesso. Molto freddo. Lì. Come nella stanza delle rune. Aveva afferrato il vassoio con il whisky invecchiato e i bicchieri di cristallo baccarat ed era entrato nella stanza: “Beviamo e poi risponderò alle vostre domande. A Tutte le vostre domande!”
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17 years ago
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Il giovane e la libreria
Il fatto strano era che lui non amava i libri. Aveva sempre preferito sporcarsi le mani. Forse in parte perché aveva dovuto. Quando non hai scelta. Ti fai piacere la minestra che devi sorbire come fosse un risotto al tartufo. Ma quel luogo. Nascosto. Piccolo. In buona sostanza invisibile, per chi non lo cercasse esplicitamente. Quel luogo gli piaceva. Ci si sentiva a casa. Il profumo del cuoio. Quello si che gli era famigliare. Gli ricordava i suoi cavalli. Il suo piccolo laboratorio. Lassù tra le montagne. Il libraio osservava con un sorriso sornione il giovane uomo, che sfiorava con reverente stupore le brossure invecchiate dei libri di cui il suo piccolo regno era stracolmo. Gli era bastata un’occhiata. Una frazione di secondo in più del consentito. E aveva capito. Un’altra missione si preparava. Un’altra anima cercava un senso. Il fondo degli occhi di quel giovane bruciava. C’era tutto in quegli occhi trasparenti: dolore, rabbia, passione, orgoglio. Il librario in fondo lo invidiava. Avrebbe voluto anche lui avere ancora qualcosa per cui vibrare. Qualcosa che gli mangiasse le viscere. Gli mozzasse il respiro. Placasse le sue notti e tormentasse i suoi giorni. Avrebbe voluto che ci fosse ancora una Signora per lui. Una come Lei. Quella, da cui il giovane uomo stava cercando di allontanarsi. Quella, per la quale era approdato lì. Da lui.
Era inquieto. La schiena rigida. Le mani leggermente tremanti. Qualcosa lo divorava internamente. Piagava la sua anima e ossessionava la sua mente. Le Signore quelle vere fanno così. Pensava con una punta di ironica comprensione per il giovane il libraio. Ecco. Aveva trovato la scala. Il corrimano di lucido ebano. I gradini di legno coperti dalla moquette rosso carmino. Sorrideva. Ora. Al librario sembrava chiaramente di vederlo. Anche se di fatto il giovane gli dava le spalle. Sicuramente le lampade ad olio dalle elaborate volute in ferro battuto lo avevano affascinato. Aveva l’occhio dell’artista. Anche se forse ancora non lo sapeva. Scendeva sicuro. Nonostante la luce fosse fioca. Non c’era paura nel suo avanzare. Solo decisa curiosità. Si in quel giovane c’era molto di più . Più di quanto poteva apparire. Più di quanto lui stesso amasse mostrare.
Era arrivato in fondo alla scala. Davanti a lui si apriva una piccola stanza circolare. Completamente ricoperta di assi di legno scuro. Dal pavimento alle pareti. Due candelabri in argento molato spiccavano su un tavolo in lucido mogano che occupava il centro della stanza. Erano l’unica fonte luminosa in quello spazio. Una sedia dall’alto rigido schienale era collocata ad un lato del tavolo. Il cuoio scuro si accendeva di bagliori rossastri alla luce dei candelabri. Alcuni libri dai dorsi stampigliati in caratteri gotici giacevano negligentemente impilati al lato opposto del tavolo rispetto a quello in cui si trovava il giovane. E poi c’era lei. Cosa diavolo facesse lì. Come potesse sapere. Anche solo immaginare. Prevedere. Era cosa che colmava di rabbioso e ammirato stupore il giovane uomo. Era splendida. Ovviamente. I pantaloni di pelle nera fasciavano le sue gambe tornite, l’elaborata camicia bianca di seta accarezzava lieve le curve dei suoi seni orgogliosi, esaltandone la bellezza. I tacchi a spillo d’acciaio dei suoi stivali brillavano nella penombra.
Dio se era bella. Sfrontatamente audace. Decisa. Violenta. Indomabile. Accidenti a lui. Chissà cosa gli era preso, quando aveva deciso di sfidarla. Non che avesse paura. Non di lei almeno. Ma di lui. Di se stesso. Di quello che avrebbe potuto fare. Del dove sarebbe potuto arrivare. Se solo lei avesse chiesto. Invece ordinava. E la belva in lui ruggiva in risposta. Sorrideva ironica al suo ruggire. E ordinava ancora. Ad ogni ordine ignorato. I segni sulla sua pelle fiorivano.
Se n’era andato. Aveva bisogno di spazio. Di mettere distanza tra se e il profumo di lei. Inebriante. Come i suoi occhi d’onice. E quel corpo dorato. Sorseggiava un liquido ambrato in un calice di cristallo, appoggiata alla parete. Sembrava un rapace in agguato. Sorrideva. Naturalmente. Tutto in lei sorrideva. A lui. I suoi occhi. Le sue labbra. I suoi seni. Il vertice sublime delle sue cosce. Quasi la odiava, quando lo avvolgeva in quel dannato sorriso. Totale. Lo disarmava. Cercò di darsi un contegno. Anche se, istintivamente, gli venivano due reazioni contrapposte: cadere in ginocchio, affondando il volto tra quelle cosce oppure afferrala e sbatterla contro la parete incollandosi con ogni cm di pelle al suo corpo. Solo che entrambe sarebbero state per lei una vittoria.
Lei si mosse repentina. Nello spazio di un sospiro il giovane si ritrovò riverso sul tavolo con la bocca della donna che affondava nei muscoli tesi del suo collo. E i denti. Assalto ferino. Affondati nella pelle chiara. Una. Due. Tre volte. Un sospiro di rabbioso piacere lo attraversò come una scossa. Il corpo della donna si premette contro il suo. Schiacciandolo.
Le gambe intrecciate. I polsi bloccati dalle mani di lei. I suoi seni spinti insistentemente contro il suo petto. I capezzoli turgidi erano una tortura. E quelle labbra. Dio voleva morderle. Vederle sanguinare. E poi leccare lentamente il sangue.
Ma non ci sarebbe riuscito. Di questo il libraio era certo. Dal suo nascosto angolo di osservazione, dietro lo specchio molato appeso alla parete di fondo della sala, leggeva nella mente del giovane uomo riverso sul tavolo, come in uno dei suoi preziosi incunaboli. Non ci sarebbe riuscito. Ma per un solo motivo. Non voleva. La furia selvaggia. Il dominio istintivo. La bellezza avvolgente di quella iena rivestita di pizzo e cuoio nero erano le sue vere manette. Il suo guinzaglio quelli occhi di onice. Il suo collare il turgore di quella bocca dischiusa a marchiargli pelle e anima. Era suo.
Il libraio non aveva dubbi. E anche quella Signora selvaggia e charmant non ne aveva. Non poteva averne. Il suo sorriso parlava di lei. Per lei. Parlava della sua sicurezza. Del suo fascino istintivo. Della sua orgogliosa femminilità.
Li invidiava il libraio. Da solo dietro quel dannato specchio. Ridotto ad osservatore. Piccolo burattinaio da romanzo d’appendice. Li invidiava perché sapeva. La sua anima portava ancora i marchi indelebili di quel tipo di appartenenza. Riconosceva subito gli occhi di un uomo che era stato toccato dal suo stesso fato. E il giovane uomo fiero, che giaceva su quel tavolo di mogano come aveva fatto lui stesso molto molto tempo prima, aveva avuto quella sorte lieta. Apparteneva. Non lo sapeva ancora. Non era pronto ad ammetterlo meglio. Ma per il libraio era evidente. Avrebbe lottato ancora. Per la Signora. Contro la Signora. Anche. Ma invano. Lei intossicava il sua sangue. Modellava il suo corpo. E penetrava come lama acuminata la sua anima. Era febbre e medicina. Ah se lo invidiava! C’era stato un tempo che avrebbe ucciso senza rimorso per chinare il capo davanti ad una signora come lei. E lo aveva fatto. Ma questa era tutta un’altra storia. Davvero un’altra storia. Ora toccava al giovane e da come lasciava che la donna lo conducesse per mano fuori dalla stanza, su per le scale, verso la luce del giorno era pronto a scommettere che sarebbe tornato per guardarlo negli occhi e ringraziarlo. Tornavano sempre. Sempre!
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17 years ago
admin, 75
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Sara
Ciao a tutti, sono Sara 35enne sposata con Lorenzo di anni 40. Siamo una coppia innamoratissima ma il sesso ci piace viverlo in estrema libertà e senza limiti. Abbiamo avuto tantissime esperienze soprattutto con singoli anche in gruppo e di colore poichè il mio amato maritino è un vero cuckold e mi lascia libertà assoluta nel fare sesso. Inizierò raccontandovi una mia avventura su una spiaggia naturista romagnola avvenuta la scorsa estate. Eravamo distesi al sole in un caldo pomeriggio di agosto quando vicino a noi prese posto uno stupendo ragazzo di colore che con estrema disinvoltura si tolse i pantaloncini lasciando venir fuori un cazzo talmente grosso che mi lasciò senza fiato. Ero come incantata a guardare quel grosso arnese che non mi accorsi che il ragazzo mi fissava, appena mi resi conto di ciò ebbi come un sussulto e fui assalita dalla voglia di farmi scopare. Dissi a mio marito che non si era accorto di questo mio movimento di alzarsi e di andare fuori dai piedi che gli avrei fatto assistere a uno spettacolino in bianco e nero, lui si alzò e io con sfacciataggine ed approfittando che si era verso il tardissimo pomeriggio e che quindi in spiaggia non vi era piu tanta gente dissi al ragazzo se aveva da fumare. Lui sorrise e si alzò venendo vicino a me. Alto, bello, fisico scolpito e si presentò "mi chiamo Charly" e mi diede la sigaretta. Si mise vicino e mi disse "ho notato che guardavi il mio uccello, ti piace?" io non risposi ma glielo presi in mano e cominciai a toccarlo, allora Charly chiese "e tuo marito?" gli dissi di stare tranquillo che lui guardava da lontano e non avrebbe rotto. Si girò verso di me e cominciammo a baciarci mentre le sue mani mi frugavano nella fica bagnata, quindi mi calai e comincia a succhiargli il cazzo che divenne duro come il marmo nella mia bocca. Nel calarmi vidi il cornutone che guardava e si segava. Allora fregandomene dei pochi presenti gli dissi se aveva voglia di mettrmelo dentro e lui "non vedevo l ora bella troiona bianca" mi girò mi spalancò le cosce e iniziò a ficcarmelo dentro con una forza tale che urlavo dal piacere "si si fottimi rompimi la fica amore..." mi baciava mi leccava e mi diceva che ero una grandissima puttana, iniziai a gridare "guarda amore..guarda quanto sei cornuto.. questo nero mi fà impazzire.." improvvisamente sentii un mare di calda sborra dentro la mia fica e venni anche io. Si tolse e ci baciammo li sulla spiaggia come due innamorati e mi accorsi che i pochi presenti si erano fatti dei segoni guardandoci. Chiamai Lorenzo "vieni cornutone, lecca tutto e puliscimi bene..vieni cornuto" , lui arrivò e iniziò a leccare mentre Charly e io continuavamo a baciarci, e con il mio amante di colore che disse a Lorenzo "sei veramente un gran cornuto ma sei fortunato con una donna così, peccato che siete in vacanza e state lontano perchè me la scoperei ogni giorno...cornuto,coglione e fortunato". Spero vi sia piaciuta e mi riprometto di raccontarvene altre. Un bacio a tutti.
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17 years ago
ladyct,
40/40
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Prime esperienze con coppie.
Quando avevo più o meno 23 anni vinsi un concorso in una città del nord ed andai a lavorare per tre mesi in un ente pubblico. Il soggiorno in quella città sconosciuta, per giunta grigia e molto fredda, all'inizio fu un po deprimente e noioso, ma poi, spinto anche dalla possibilità di conoscere persone, iniziai a scrivere al fermoposta di alcuni annunci che trovavo sui giornali. Inviai almeno 6 lettere ad annunci di coppie delle vicinanze, ma solo in 2 risposero. Al contrario di quanto immaginassi, non mi diedero un appuntamento, ma mi fecero la richiesta di foto. In entrambi i casi mi chiedevano delle foto sia nudo senza viso, che vestito con il viso in primo piano. Impiegai un po a prendere sul serio quelle richieste, pensando a scherzi di qualche imbecille, ma alla fine acquistai una polaroid, feci delle foto e le inviai come richiesto.
Con grande trepidazione mi recai ogni giorno al fermo posta dell'ufficio postale per avere buone nuove, ma dovetti attendere vari giorni prima che l'impiegato mi dicesse: "si, oggi ci sono due lettere per lei, signore".
Non vi dico la mia felicità a quelle parole. Ero così euforico ed impaziente di appartarmi da qualche parte per aprirle, che dimenticai persino i documenti sul bancone dell'ufficio postale. Per fortuna un signore mi rincorse fino a fuori per avvertirmi.
Girato l'angolo le avevo già aperte, intravedendo all'interno, in una ben cinque fotocopie di foto con due corpi nudi che scopavano e nell'altra una lunga lettera accompagnata dalle mie stesse foto che per correttezza mi avevano mandato indietro.
La prima coppia sembrava entusiasta di conoscermi, tanto che, senza perdere tempo, mi aveva inviato delle foto loro ed un appuntamento in un luogo appartato. Si trattava di un distributore di benzina che nel retro aveva un'ampia piazzola di sosta lontana da sguardi indiscreti. L'appuntamento era per la settimana successiva, previa una mia conferma al loro fermoposta.
Nelle fotocopie allegate i due apparivano in ottima forma fisica e ci davano di santa ragione anche. Scopavano avvinghiati in varie posizioni e c'era anche una foto in cui lui le veniva sul buco del culo enormemente dilatato.
L'altra lettera era meno esplicita, ma ben scritta. Si capiva subito che la coppia era realmente di ottimo livello sociale e che dimostrava grande serietà. In altri termini, mi ispirarono subito molta fiducia. Erano anche loro impazienti di conoscermi, ma mi chiedevano, in un giorno ed in un'ora stabilità, di sostare per circa un'ora all'angolo di una strada molto frequentata. L'intento era quello, per loro, di potermi vedere di persona senza essere visti, e me lo dichiararono apertamente. Non sapevano ancora se si sarebbero fermati o no, molto dipendeva da quanta fiducia gli ispirassi. Mi chiesero questo perchè avevano avuto esperienze disastrose e non volevano più incorrere nella spiacevole circostanza di imbattersi in persone che non corrispondevano alle qualità dichiarate nelle lettere.
Venne il momento di soddisfare questa loro richiesta. Mi sbarbai e mi vestì di tutto punto, misi addirittura giacca e cravatta. Mi recai nel luogo stabilito e mi misi in una posizione bene in vista con in mano un pacchetto di sigarette, come mi era stato chiesto. Ero emozionato come il primo giorno di scuola e questo doveva trasparire decisamente... dovevo essere tutto rosso di sicuro.
Passarono tre quarti d'ora ed iniziavo a pensare che mi avessero scartato per qualche ragione. Da li continuava a passare un sacco di gente. Inutile dirvi il mio stato d'animo di quel momento. Ad un tratto vedo un uomo avvicinarsi facendo un largo sorriso verso di me. Era un signore sui quaranta, ben vestito ma sportivo. Mi chiamò per nome e mi strinse la mano.
E' solo? Gli dissi. Facendomi segno con il capo, mi rispose: "no, Nadia è seduta al bar, ora la raggiungiamo".
Il tragitto da li al bar era di appena trenta metri, ma mi sembrarono interminabili. Nadia era seduta ad un tavolino con le gambe accavallate ma indossava una lunga gonna. Anche lei aveva intorno a 40 anni, molto ben portati, non grassa ma decisamente formosa, soprattutto di fianchi.
Parlammo del più e del meno, senza toccare alcun argomento di tipo sessuale. Aiutato anche da un buon bicchiere che gentilmente mi offersero, credo di essere apparso spigliato e senza problemi di sorta. Educato al punto giusto e capace di entrare in empatia con loro.
Fu lui a prendere, forse un po bruscamente, l'argomento. Mi prese il polso e mi guardò profondamente negli occhi. Mi disse: "se sei realmente bisex a noi piaci, e se sei uno che sa anche tenere la lingua a posto e non crei problemi, per noi questa amicizia può durare tutto il tempo che vogliamo". Gli risposi subito che da me non avrebbero avuto niente da temere e che la discrezione è una mia qualità innata. Dovevano solo dirmi il giorno ed il luogo e avremmo potuto approfondire meglio questa amicizia trasgressiva.
Mi sorprese molto Nadia, quando disse: "guarda che, se non hai altro da fare, possiamo salire subito a casa". A casa vostra? le risposi. Liberissimoooooo!!!!
Che sciocco che sono stato! Avevo passato tutto il tempo a guardare per la strada nella speranza di scorgere qualche coppia che mi guardasse con interesse, quando loro abitavano proprio di fronte e mi guardavano dalla finestra.
Nadia e Roberto mi accolsero in casa loro come un vecchio amico. Avevano una casa molto bella, anzi proprio lussuosa, ma si comportarono semplicemente e seppero mettermi perfettamente a mio agio. Quella casa divenne il mio luogo di delizie per tutta la mia permanenza in quella città. Per qualche settimana ci siamo visti tutte le sere. Non si faceva solo sesso, ma ci si divertiva in tutti i modi: da grandi mangiate e bevute a giocate a ping pong e biliardo, canzoni e risate. Sono stato veramente bene con loro, e per il legame che ho instaurato, non mi va di raccontarvi delle nostre scopate. Quelle sono e rimangono una cosa mia!
Dopo qualche giorno dal primo incontro con Nadia e Roberto, venne il momento di incontrare la coppia che mi aveva dato appuntamento dal benzinaio.
A dire la verità, la coppia già conosciuta mi soddisfava molto, ed avevo quasi deciso di non andare. Ma quella sera, un po per la noia, un po per l'angoscia che ti prende quando stai lontano da casa, decisi di prendermi questo svago.
Quando entrai nel parcheggio erano già li. In effetti ero già molto in ritardo, per via che, come al solito, avevo sbagliato strada, e gira che ti rigira, avevo percorso vari chilometri in più del dovuto.
Mi avvicinai alla macchina con le mani in tasca e quando fui a pochi metri da loro accesero gli abbaglianti per vedere meglio.
Mi dissero di salire. Sull'auto si erano già dati da fare, nel senso che entrambi erano già mezzi svestiti.
Stavo per allungare una mano verso le tette di lei, che lui mi disse di fermarmi. Guarda solo! Aggiunse.
I due iniziarono da prima a toccarsi reciprocamente, poi ad andarci dentro scopando. Per quanto lo spazio angusto della macchina non glielo permettesse molto.
I due tipi erano intorno alla trentina. Lei, faccia da porca con grandi labbra sottolineate da un tratto nero, vestita di tutto punto con biancheria molto sexy che metteva in evidenza un grosso seno con i capezzoli durissimi. Lui, molto muscoloso, con un grosso arnere che fuorusciva da una peluria molto folta che gli ricopriva il pube e tutto il torace. Sembravano molto eccitati dalla mia presenza ed anch'io lo ero... molto!!! Tanto che mi abbassai i pantaloni ed inizia a masturbarmi. Lui, ad un tratto, infilò due dita nella fica di lei e me li diede da annusare. Grondavano del suo nettare e le leccai avidamente, oltre ad annusarle. Subito dopo intervenne la mano di lei che mi toccò il cazzo durissimo, forse eccitata ancora di più dal fatto che avevo leccato i suoi umori. A quel punto lui mi disse di scendere e di farmi fare un pompino da lei attraverso il finestrino. Un invito che raccolsi subito.
La situazione si evolse quando anche lei scese dall'auto, si mise appoggiata alle ginocchia di lui e si offrì da dietro. La scena era la seguente: lui era seduto sulla macchina, lo sportello era aperto e lei stava fuori facendo un pompino a lui. A quel punto approfittai della posizione e la presi da dietro. Dal mettere il preservativo ad entrare dentro di lei fu questione di secondi. La scopai alla grande ed anche lui gradì molto tanto che mi sentì afferrare per una gamba come a spingermi meglio dentro. Quando ne ebbi abbastanza della sua figa iniziai a strofinarle il cazzo sull'ano. Una cosa che lei gradì molto, tanto che senza alcuna indecisione decisi di affondarglielo dentro. L'inculata fu devastante. Fino ad allora non avevo mai inculato con tanta energia. Lei gemeva come una gattina in calore, ma non protestava. Lui mi incitava e aveva gli occhi fuori dalle orbite per l'eccitazione: la scopava in bocca con un'energia pari alla mia dentro il culo. Le venni in culo quasi urlando. Quando estrassi il pene, il preservativo aveva retto ma la sborra era già tutta uscita fuori e le colava tra le gambe.
Da come la troia aveva goduto, mi aspettavo che mi dessero appuntamento per quanche altra volta, ma non fu così. Però, dopo quella volta, abbiamo ripetuto gli incontri in auto altre tre volte. In realtà non ci davamo mai appuntamento, ma mi dissero di essere abituali di quel posto perchè loro da coppia clandestina si vedevano spesso li in auto. Inutile dire che da li ci sono passato spesso!
Ritornando ad oggi, certe cose non mi capitano più da secoli. Non so perchè ma di gente così non se ne incontra più. Le mie ultime esperienze con coppie sono state molto deludenti: dai falsi annuci a gente che non si fa viva agli appuntamenti. Nell'epoca di internet la serietà non è molto di casa. E' tutto un gioco virtuale, ma che a me, dopo le belle esperienze avute, interessa poco e niente.
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17 years ago
antoninodamessina,
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Sesso cn mio cugino
ieri bellissima serata
ciao a tutti ieri ho fatto sesso cn il ragazzo di mia cugina è sttao bellissimo vedere i suoi occhi come mii desideravano l'ho fatto impazzire cn la mia calda bocca poi mi strusciavo a lui stava scoppiando mi ha abbassato le calze abbiamo fatto sesso per 2 ore è stato bellissimo
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
La donna della libreria
Non che credesse al destino. Era sempre stato convinto che gli esiti dell’esistere ce li costruiamo noi. Ciascuno di noi. Scegliendo ogni volta l’opzione che riteniamo migliore. Tessendo e ritessendo la tela, migliaia di volte. Ma che qualcosa o qualcuno scombinasse le carte. Un divertito e perverso croupier, magari. Beh iniziava a pensare che fosse possibile, se non probabile. Altrimenti come cazzo si spiegava che fosse finita proprio in quella piazza…Perché era certo che fosse Lei.
La osservava dalla soglia della sua libreria, nascosta in un angolo buio della piazza, quasi sempre dimenticata, complice anche l’insegna anonima che nulla rivelava della magia che il negozio squadernava seducente ai pochi temerari che ne varcavano al soglia. Del resto non era lì per quello. Da tempo ormai sapeva di avere una missione. E spesso si era compiaciuto delle variabili infinite di gioco, dei trucchi che il croupier inseriva nella partita per renderla più interessante. Una sola cosa infondo gli importava. Non farsi sconfiggere dalla noia. E Lei. Lì, ondeggiante sui suoi tacchi a spillo dorati, dall’altra parte della piazza. Lei, che percorreva ad ampie falcate lo spazio del marciapiede. E poi lo ripercorreva. Lei che aspirava avida il fumo del sigarillo che stringeva tra le dita, forse un filo tremanti. Forse. Lei era il perfetto antidoto alla noia. L’asso nella manica del suo avversario. La variabile impazzita gettata sul tappeto verde dal croupier. Ma ora lui, il libraio, non doveva avere fretta. Doveva studiare uan strategia per volgere la mossa del suo avversario a suo favore.
La donna osservava le spirali di fumo salire lente dalla punta del suo sigarillo. E contava. Presto si era accorta che la cadenza con cui contava il lento ascendere successivo delle spire era identica a quella con cui Lui contava , anzi con cui lui chiamava i suoi colpi. Implorava i suoi colpi. Aveva sorriso. Un sorriso ironico. Una sorta di taglio nella penombra del volto. Un sorriso che non aveva alterato il cupo bagliore dei suoi occhi. Neri come la pece.
Era in ritardo. Non era da Lui. Soprattutto non era ammissibile. Lo avrebbe punito. Doveva solo decidere come. Del resto, il lento sinuoso sfregare del bordo delle sue calze di seta contro l’interno delle sue coscie. Era una fonte di ispirazione, bastevole.
Certo, a voler ben guardare frustarlo non sarebbe servito. Amava troppo il suono della sua frusta. Il sorriso che compariva negli occhi di lei quando alzava il braccio per colpire. Nemmeno il suo fedele gatto l’avrebbe aiutata stavolta. No era da escludere anche lui. Morderlo poi sarebbe solo servito a farlo pavoneggiare come una giovane puttanella avvolta nel suo negligè di seta nuovo di zecca. No. Ci voleva qualcosa d’altro. Mentre lanciava occhiate distratte lungo il perimetro della piazza l’aveva notata. Era proprio all’angolo opposto. Quasi nascosta. Strano le fosse sfuggita. Adorava quel tipo di luoghi. Il profumo del cuoio. Il musicale frusciare delle pagine. La polvere accumulata sugli scaffali più alti.
La osservava venirgli incontro dietro lo schermo rigato dalla pioggia battente della libreria. Si era decisa dunque. Non che avesse mai realmente dubitato. Ma la pazienza non era realmente mai stata il suo forte. L’elasticità del passo della donna era una gioia per gli occhi. Camminava decisa, armoniosa, quasi musicale nell’incedere.
Capiva l’uomo. Ah come lo capiva. Guardandola ora avvolgere, con dita laccate di rosso, la maniglia della porta in una stretta vigorosa e decisa, era certo che quella forza, quel vigore serrassero l’uomo, il suo cazzo e la sua anima nello stesso modo.
E si lo capiva. E forse lo invidiava. Solo un po’. Appena Appena. Ma decisamente lo invidiava. Non c’era più tempo ora. Doveva agire. Lei era lì.
Si era tolta il cappello. Un borsalino nero che rivaleggiava degnamente con il tono scuro dei suoi corti capelli. Era bella. Ma di questo era stato certo sin dal primo istante in cui l’aveva scorta al di là della piazza. Era magica anche. E di questo infondo era stato meno sicuro. L’aura di seducente malia l’avvolgeva come un mantello e lei la portava con noncurante dignità. Come fosse un’abitudine di lungo corso. Una vecchia compagna. Bene questo avrebbe reso meno semplice il suo compito. E più divertente la vittoria. Perché avrebbe vinto. Ne era certo.
“Mi scusi – la donna accarezzava con reverente stupore i dorsi rilegati in cuoio e illuminati dalle lettere dorate dei romanzi esposti nel vecchio scaffale di mogano della parete ad est – a quando risalgono questi volumi? Sono anni che non vedo uan tale cura dei particolari in una brossura…”
Anche la sua voce era perfetta. Roca, bassa ,avvolgente, con una nota ironica costante che rendeva il tono malizioso.
“ Lei è un’appassionata signora – si decise a rispondere incrociando per la prima volta lo sguardo di Lei e non riuscendo a trattenere un sorriso compiaciuto – e questo riscalda l’anima di un vecchio libraio come me. E’ sempre più raro trovare giovani che apprezzino. Se me lo permette vorrei mostrale uan cosa, che sono certo troverà di suo gusto. Mi segua”.
Si inoltrò tra le vecchie scaffalature di mogano stracolme di libri , come i pavimenti e i tavoli sparsi per il piccolo, labirintico spazio fino a raggiungere una porta che apri deciso.
“Ecco – suggerì alla donna appoggiando lieve una mano alla base della schiena di lei quasi a saggiarne la concretezza della carne – si prenda pure tutto il tempo che vuole. Io sarò di là. Sono certo che qui troverà quello che cerca. Probabilmente anche di più”. La donna non fece in tempo schiudere le labbra per rispondere che il librario si era già eclissato.
Si guardò intorno allora. La stanza era spoglia. Solo la riproduzione di uno dei bozzetti di donna di Schiele campeggiava sulla parete di fondo. Sul tavolo di noce massiccio spiccava il cuoio cremisi della rilegatura di un grosso volume. Le lettere dorate stampigliate sul dorso brillavano alla luce della lampada liberty che illuminava con un piccolo cono di luce la scrivania. Si sedette sulla sedia anch’essa di cuoio e legno scuro. Il profumo era intenso, quasi la stordiva e la sensazione del cuoio contro il caldo umidore delle sue cosce nude non contribuiva certo a farle recuperare lucidità.
“Venere in pelliccia di Leopold Von Masoch, scelta stravagante certamente - sorrideva tra se la donna - ma molto azzeccata. Un conoscitore abile dell’animo femminile il libraio. Indubbiamente”.
Si mise sfogliare il libro velocemente, il frusciare delle pagine mandava brividi di piacere lungo l’arco della sua schiena. Cercava un passaggio. Lo ricordava vagamente. Ma sentiva che lì. Proprio in quelle righe c’era la risposta.
“…..quello che provo è una sensazione talmente strana. Non credo di essere
innamorato di Wanda, o per lo meno, al nostro primo incontro, non ho avvertito nessuna di quelle fulminee vampate con cui si annuncia la passione. Ma sento la trappola che la sua straordinaria, veramente divina bellezza mi tende. Non si tratta di un’inclinazione sentimentale lievitante in me, ma di un vero e proprio processo di assoggettamento fisico, lento ma tanto più totale. Soffro ogni giorno di più, e lei, lei ci ride sopra”.
Si le parole di Gregor erano perfette per Lui. E per lei del resto. Avrebbe riso. Lo avrebbe fatto strisciare, supplicare, implorare una sola occhiata. Il semplice sfiorare della punta aguzza della sua scarpa sul corpo di lui. E poi negandogliela avrebbe riso. Richiese il libro di scatto. Il colpo secco fece contrarre in risposta la sua fica. Non si sarebbe toccata. Il profumo della sua voglia lo avrebbe avvolto. Rendendo lo scrosciare della sua risata ancora più crudele. Per Lui. E sublime piacere. Per Lei.
Usci dalla piccola stanza. Percorse la libreria con lentezza deliberata.
Pregusta il momento. Sorrideva il libraio tra se. Lo smonta e lo rimonta nella sua mente. Lo colora sempre di sfumature diverse. Lo perfeziona. E ne gode. Ogni volta un po’ di più. Ah come invidiava l’uomo adesso. Ora lo invidiava veramente. Senza esitazioni. In modo feroce. Avrebbe davvero voluto essere lui il Savarin di quella donna. Gli stava sorridendo ora. A lui, all’insignificante, vecchio libraio. C’era tutto in quel sorriso. Gratitudine maliziosa e traboccante femminilità. Era il sorriso della Padrona. Di uan cosa sola si rammaricava. Non sarebbe stato lui a vederlo risplendere in tutta la sua potenza. Era per l’uomo della pioggia. Poteva almeno consolarsi con la certezza, che Lui, l’uomo, ne sarebbe stato degno. E con la certezza che Lui, il libraio, avrebbe rifilato una scala reale al dannato croupier.
Rideva la donna mentre usciva dalla piccola libreria. Rideva il libraio nel suo piccolo regno, pensando alla prossima missione. Ce n’era sempre un’altra.
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17 years ago
admin, 75
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Quello che più mi piace
Un po’ di tempo fa venivo contattato a seguito di un mio annuncio, da un ragazzo di 22 anni, il quale si mostrava interessato a quello che cercavo ed era attratto solo dalle persone mature. Dopo qualche scambio di messaggi e una reciproca descrizione fisica, accettai di incontrarlo e fissammo un appuntamento. Giunto sul luogo del contatto, dalla descrizione che mi aveva fornito, lo riconobbi subito era una ragazzo molto bello, capelli scuri lunghi sulle spalle, fisico sportivo e vestito alla moda. Naturalmente anche lui mi riconobbe subito, si avvicinò e con voce ferma mi ordinò di seguirlo, lo feci senza batter ciglio tanto ero attratto da quel giovane, mi fece salire sulla sua autovettura e mi disse che saremmo andati a casa sua così nessuno ci avrebbe disturbato e avremmo potuto dare sfogo alle reciproche fantasie. Dopo qualche kilometro parlando del più e del meno, prendemmo una stradina di campagna alla fine della quale vi era una vecchia casa colonica completamente isolata senza nessun’altra abitazione nei paraggi, mi disse che quella era la casa di campagna dei suoi genitori che attualmente vivevano all’estero e che pertanto potevamo stare tranquilli che nessuno ci avrebbe disturbato. Mentre lui parcheggiava sul retro della casa, notai che vi era un’altra autovettura parcheggiata e che le finestre del piano terreno dell’abitazione erano aperte, quindi pensai che vi erano altre persone in casa. Lo feci notare a lui, e mi rispose di non preoccuparmi invitandomi ad entrare. Una volta dentro mi fece accomodare in salotto e mi offrì da bere tanto per rompere il ghiaccio, si sedette a fianco a me e mise una mano sulla mia coscia dicendomi che finalmente aveva trovato la persona giusta e senza dire altro si avvicinò al mio viso e mi baciò sul collo, questa cosa mi fece sussultare e senza che me ne rendessi conto la mia mano era già sul suo cazzo ad accarezzarlo. Improvvisamente entrò nella stanza una ragazza di 25 anni circa completamente nuda indossava solamente un paio di calze a rete rosse con relativo reggicalze, aveva minimo una 6^ di seno e avrà pesato sugli 80 Kg., proprio il tipo di donna che piaceva a me. Sobbalzai sul divano e lui mi disse di non preoccuparmi perché quella era la sua fidanzata e da abitudine condividevano sempre gli amanti. Accettai di buon grado la situazione che si era creata anche perché ero talmente eccitato da quanto accaduto poco prima, che non vedevo l’ora di finire a letto con loro. La donna si avvicinò mi prese per mano e mi accompagnò nella stanza da letto, la seguii senza indugio e una volta dentro iniziò a spogliarmi lentamente, le dissi che ero interessato sicuramente a lei ma principalmente volevo andare a letto con il suo fidanzato, mi rispose di stare tranquillo che anche lui era interessato a me, continuando a spogliarmi. Una volta rimasto nudo, mi fece sdraiare sul letto iniziando a toccarmi e a mordicchiarmi i capezzoli, naturalmente la mia eccitazione cresceva sempre di più, avevo il cazzo talmente duro che sembrava un pezzo di marmo, quando arrivò lui anch’egli completamente nudo, strabuzzai gli occhi in quanto avrà avuto sicuramente un cazzo lungo circa 22 cm., si avvicinò al letto e notai che in mano teneva una racchetta per giocare a palla sulla spiaggia, di quelle non con la rete ma completamente piene. Salì sul letto ordinando alla sua ragazza di distendersi a pancia in su e a me di mettermi a pecora e di leccargli la figa, lo feci immediatamente e mentre ero intento a leccare lui da dietro iniziò a colpirmi sul culo con quella racchetta da prima lentamente poi sempre con più foga, questo mi fece eccitare sempre di più perché mi piace terribilmente essere sculacciato, poco dopo sentivo il culo in fiamme tanto erano i colpi che avevo ricevuto. Lui a quel punto mi disse “preparati” e io sempre in quella posizione mi massaggiai le chiappe che iniziavano a farmi male, mi spalmò un po’ di crema lubrificante sul culo, avendo cura di metterne un bel po’ sul buco, mi disse di smettere di leccare la figa alla sua ragazza e di passare al culo infilandogli dentro la lingua, io naturalmente feci subito con immenso piacere quello che mi aveva ordinato mentre lui sistemandosi dietro di me iniziò a strofinarmi il suo cazzone sulle chiappe, indugiò per un attimo sul buco e con un colpo secco mi fece entrare 22 cm. di cazzo nel culo. Il colpo fu talmente secco e il cazzo talmente grande che mi fece gridare dal dolore, ma di li a poco il dolore si era trasformato in godimento e sentire quel cazzo che andava avanti e indietro dentro di me mi fece diventare ancora più porco di quello che già ero, l’eccitazione ormai era alle stelle anche perché lui mentre mi stava scopando aveva ripreso a rifilarmi dei sonori ceffoni sulle chiappe, avevo tutta la lingua infilata completamente nel buco del culo della sua ragazza e lo stavo leccando come un maiale, lui iniziò ad insultarmi con frasi del tipo sei una rotta in culo, una succhia cazzi una lurida puttana, mi presi il cazzo in mano e stavo per iniziare a masturbarmi, quando continuando a montarmi mi disse che non dovevo farlo, che potevo farlo solo quando me lo avrebbe permesso lui, di li a poco mi disse che stava per sborrare e voleva farlo dentro la mia bocca, tirò fuori il cazzo dal mio culo mi fece girare mi infilò il cazzo in bocca e mi riempì la gola di sperma dicendomi di non ingoiare o sputare e di iniziare a masturbarmi. Io rimasi in quella posizione con la bocca piena e spalancata iniziando a menarmi il cazzo, a questo punto la sua ragazza si sedette sulla mia bocca spalancata e cominciò ad innaffiarmi di pioggia dorata cosa che gradii immensamente, al che lui mi ordinò di ingoiare tutto e che se ne avessi perso anche solo una goccia mi avrebbe fatto il culo nero di ceffoni. Ma per quanto mi riguarda non serviva dirmelo, avrei ingoiato tutto in ogni caso. Mentre ingoiavo lo sperma condito dalla piscia di lei detti altri due o tre colpi al mio cazzo che sputò un fiume di sborra calda e densa, lui la raccolse con un cucchiaio e me la rovesciò in bocca ordinandomi di ingoiare anche la mia. Dopo esserci ripresi ci rivestimmo e io rincasai con il culo dolorante ma felice dell’esperienza avuta.
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17 years ago
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Outing
Vidi la chioma rossiccia ondulare in mezzo a decine di altre teste della folla che affollava il mercatino. Non ero sicuro che fosse la Sua, era dal tempo in cui circolavano ancora le Lire che non La rivedevo, quindi nemmeno sapevo se mantenesse ancora la stessa capigliatura, ma associai immediatamente quella chioma a Claudia, una ragazza con cui avevo avuto una relazione semi-clandestina.
Nonostante fosse fidanzata, approfittando delle frequenti assenze del Suo fidanzato, turnista , ci incontravamo nella casa di Sua madre, consapevole della natura dei nostri incontri e, complice, assentandosi al mio arrivo.
Incuriosito, cercai di avvicinarmi, raggiungendola a fatica, sgomitando tra la folla, una decina di bancarella più avanti.
Era proprio Lei che, sorpresa, mi salutò con allegro entusiasmo.
Sbrigati i convenevoli, continuammo la conversazione curiosando tra i banchi.
Discorrendo delle conferme e dei cambiamenti che erano sopraggiunti nelle nostre vite, da quando c'eravamo persi di vista, rievocando alcuni momenti del nostro comune passato, ci soffermammo davanti ad una bancarella di calzature femminili.
Claudia distolse la Sua attenzione sulla conversazione, per dirottarla verso le calzature che facevano mostra di sé sulla bancarella.
In particolare, si concentrava su vari tipi di stivali con tacco alto.
La osservavo in silenzio mentre esaminava ogni capo, cercando di immaginarLa indossarli, cadendo in preda a morbose fantasie.
Afferrò uno stivale di pelle nera, lucido, con tacco a spillo cromato, lo osservò qualche secondo, girandolo e rigirandolo tra le Sue mani, con sguardo attento e concentrato. Poi lo volse verso di me, facendomi un cenno con la testa, come a chiedere un mio parere.
Con la mente completamente annebbiata dall'eccitazione delle immagini evocatemi dalla mia eccessiva fantasia, risposi: "Sarebbero perfetti per calpestare un uomo!"
"Cosa?", rispose scoppiando a ridere.
Io invece rimasi serio, e replicai: "Non so immaginare di meglio, per essere calpestato da una donna!"
Spalancò gli occhi e chiese, incuriosita: "Cioè, a te piacerebbe essere calpestato da una donna?"
Realizzai che le stavo rivelando la mia attrazione per la dominazione femminile, cosa che non avevo fatto con nessuno, nemmeno con i miei migliori amici, ma come ipnotizzato, non mi trattenni dal farlo, tutt'altro, lo confermai.
Assunse un'espressione meravigliata, rimanendo per qualche decina di secondo senza fiatare, immobile, con in mano lo stivale.
Poi si voltò, con un'espressione accigliata e pensierosa, come ad occultare il Suo viso dalla mia vista.
D'improvviso si voltò di nuovo verso di me, l’espressione del Suo viso era un’esplosione di entusiasmo.
Mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla bolgia.
“No, questa non me la voglio perdere per nulla al mondo. Devi dirmi tutto!”
raggiungemmo un piccolo bar lì vicino, dove seduti ad un tavolino, Le raccontai della mia inclinazione alla sottomissione, della mia aspirazione ad assoggettarmi alla supremazia delle Donne, al desiderio di umiliarmi e di essere umiliato da Esse.
Lei mi ascoltò in silenzio, a bocca aperta, senza mai interrompermi.
Solamente quando ebbi finito, commentò.
“Cioè, fammi capire, te che, come diceva quell’oroscopo che facemmo insieme, trattavi le donne come aspirapolvere, adesso vuoi essere trattato tu come un aspirapolvere?”
“Più o meno, è così”, risposi.
“Scusami, ma allora sei un sadomasochista?”
“Semmai un masochista. No, non lo sono, non esattamente. Sono solamente un feticista. Adoro la Femminilità e tutto ciò che la rappresenta e la esalta, dalla Donna agli stivali con i tacchi a spillo. Non trovo piacere nell’essere picchiato o torturato, ma nell’essere dominato e mortificato, annullato come persona e umiliato come uomo.”
“Quindi, cosa ti piace, a parte essere calpestato?”
“Non si tratta di essere calpestato o frustato, si tratta di essere completamente dominato, nella mente e nel fisico, posto a servizio del piacere e della femminilità e di chi la rappresenta.”
“Non ci posso credere, ma come ci sei arrivato?”
“Caratterialmente sono stato sempre sensibile alla femminilità, per la quale mi sono spesso facilmente ammansito. E, conosci benissimo la mia adorazione per gli accessori e l’abbigliamento femminile, che spesso ti chiedevo di indossare.
Prima però ero io a dominare questa mia inclinazione, negli ultimi tempi invece, mi sono lasciato dominare da essa.
Così ho cominciato a frequentare siti di feticismo, dove ho conosciuto la Dominazione Femminile e, niente, ne sono stato affascinato. Così ho cominciato ad interessarmi di più all’argomento, realizzando la mia inclinazione alla sottomissione.”
“Mi hai proprio incuriosita, devi dirmi quali sono questi siti!”
Le scrissi alcuni indirizzi sopra un biglietto. Quindi ci alzammo.
Lei mi salutò in fretta, promettendomi che mi avrebbe chiamato presto.
“Ciao, sono Claudia. Li ho comprati gli stivali, sai?”
“Mi fa piacere, come ti stanno?”
“Vieni a vederli tu stesso, ti ricordi dove abita mia madre?”
Ci guardavamo in un imbarazzante silenzio, del tutto impreparati a quel momento.
Fu Claudia a interromperlo, con una domanda: "Cosa vorresti fare adesso?"
"Quello che vuoi tu!", risposi senza esitare.
"Sei sicuro? Posso chiedere qualsiasi cosa?"
"Voglio essere il tuo schiavo!"
La mia determinazione sembrava spaventarla, non aveva mai avuto un uomo a Sua competa disposizione, da poter soggiogare ad ogni suo volere. Tutt'altro, era sempre stata disponibile ad assecondare richieste ed esigenze dei partner maschili, in special modo nella nostra passata relazione, seppur non estremizzata fino alla dominazione.
Questa volta era Lei ad avere in pugno la situazione e, in particolar modo, con uno dei Suoi amanti più pretenziosi, per il quale era stata sempre servizievole e disponibile, anche a richieste umilianti.
“Se non sbaglio, volevi farti calpestare. Sdraiati a terra!”
D’improvviso assunse un atteggiamento più severo e deciso, indicandomi il tappeto sotto il divano, dove mi distesi con la pancia a terra.
Si avvicinò con la punta degli stivali davanti al mio viso rivolto verso di essi, ad ammirarne tutta la loro bellezza e autorità.
Poggiò la pianta della suola su una mia guancia e la schiacciò leggermente, poi la fece scivolare a terra, intimandomi di voltare il viso dall’altra parte.
Subito dopo mi salì sulla schiena, poggiandosi delicatamente, solamente con le piante dei piedi, leggermente timorosa di procurarmi troppo dolore.
Cercò una posizione di equilibrio, evitando di puntare i tacchi sulla mia schiena, ma solamente sfiorandola con essi.
Titubante, mi chiese se poteva calpestarmi anche con i tacchi.
“Ti prego Claudia, non aver alcun riguardo nei miei confronti, considerami un essere inferiore indegno di provare desideri e esigenze, se non quella di umiliarmi per te.”
La sua reazione fu contraria a quanto mi fossi aspettato. Invece di affondare i tacchi, scese delicatamente, mettendosi a sedere sul divano di fronte.
Mi voltai verso di Lei, la vidi sghignazzare seduta sul divano, con le gambe accavallate, mostrandomi in primo piano uno dei due tacchi luccicanti.
“Allora, se vorresti essere calpestato, non sarà certo quello che farò!”
Disse ridendo di gusto.
Invece di esserne deluso, me ne compiacqui, intravedendo in quel gesto un’avvisaglia che potesse assumere il ruolo di Dominante; quindi Le sorrisi, compiaciuto.
“Beh, se posso decidere io cosa fare, decido che adesso ti devi spogliare completamente, rimanendo sdraiato lì per terra!”
Eseguii con determinata euforia.
Quando fui completamente nudo, si alzò e mi raggiunse all’altezza dei fianchi, con un piede m divaricò leggermente le gambe, poi calzò la punta tra di esse, sotto il mio ventre, carezzando i testicoli, e sollevandoli innalzando leggermente lo stivale.
“Solleva il culo, fammi vedere se è ancora in forma”.
Mi sollevai sulle ginocchia, innalzando i fianchi, mentre Lei assecondava il mio movimento con il collo dello stivale premuto sui miei genitali.
“Sempre un bel culetto!”, affermò, appoggiandoci violentemente una mano e palpeggiandolo.
La mano scivolò sui testicoli, accarezzandoli, fino al pene che la accolse già in erezione.
Lei lo afferrò e lo maneggiò delicatamente per alcuni secondi.
Lasciata la presa, si portò davanti a me.
“Baciami i piedi!”
Seppur lo avessi desiderato con tutto me stesso, di poter udire quella frase, sollevai il mio sguardo stupito di udirla dalla Sua bocca.
“Che hai da guardare? Fammi vedere che fai sul serio. Baciami i piedi!”
Mi abbassai a poggiare le labbra sul collo di uno dei Suoi stivali e lo baciai.
In quel momento realizzai, seppur con entusiasmo, che Claudia si stava rivelando ben oltre quanto avessi fino a quel momento immaginato.
Fino a quel momento ero convinto che stesse recitando una parte, ma quell’ultima intimazione, la determinazione del Suo sguardo e la fermezza del tono della Sua voce, mi suggerivano che in quel momento Claudia aveva preso il controllo della situazione.
“Bravo bambino, e adesso leccali. Tira fuori la lingua!”
Le Sue parole erano musica per le mie orecchie, eccitato, avidamente mi versai con la lingua sugli stivali, ricoprendoli della mia umida saliva.
Si sedette e accavallò le gambe, volgendomi la suola dello stivale destro.
La mia lingua si spalmò anche sul cuoio sottostante il Suo piede, leggermente ricoperto di scorie racimolate nel Suo cammino.
Mentre infilavo la lingua tra la pianta e il tacco, piegò il piede e poggiò il tacco sulla mia bocca.
“Ciucciami il tacco, fai finta di fare una pompa!”
Raccolsi il tacco per intero dentro la bocca, quindi presi a muovere la testa avanti e dietro, facendo scorrere ora dentro, ora fuori il tacco. Di tanto in tanto, lo avvolgevo con la lingua, o sfioravo leggermente la punta.
“Adesso vieni davanti a me, in ginocchio!”
Mi posizionai come mi aveva richiesto.
Mi fece sollevare in posizione eretta sulle ginocchia, mani dietro la testa.
Serrò le gambe, stringendo il mio pene tra i Suoi polpacci inguainati dagli stivali.
Sollevandomi il viso con una mano e porgendosi con il suo verso di me, ironicamente chiese:
“Ti piacciono tanto i miei stivali?”
Annuii.
“Allora scopali, fammi vedere come ti eccitano.”
Esitai, non capendo cosa voleva esattamente.
“Su, dai, muovi quei fianchi, infilacelo tutto dentro!”
Come richiesto, mossi i fianchi in avanti, spingendo il pene tra i due stivali, che stretti su di esso ne tirarono completamente la pelle, provocandomi non poco dolore.
Claudia colse il motivo della mia smorfia di dolore e mi fermò per sputare sul mio membro, ricoprendolo della Sua saliva, in qualità di lubrificante.
L’accorgimento si rivelò relativamente efficace, e potetti spingere più agevolmente il mio membro tra gli stivali, la cui pelle inumidita dalla saliva si rese meno resistente.
Sotto i Suoi incitamenti, presi a pompare con più ardore, arrivando alla massima erezione e al limite dell’orgasmo, che mi sforzavo di trattenere, leggermente imbarazzato.
Ancora una volta Lei avvertì il mio disagio, dalle smorfie del mio viso.
“Dai fammi vedere quanto ti piacciono, vienici sopra!”
Ormai al culmine dell’eccitazione, estrassi il pene dalla morsa degli stivali e lo smanettai veementemente, riversando copiosamente il mio sperma sul collo dei Suoi stivali.
Rallentai soddisfatto, ma Lei mi incitò a spremermi ancora, per farne uscire quanto più potevo.
Claudia rideva soddisfatta, mentre io mi lasciavo cadere all’indietro, estasiato ed esausto, tanto da non avvertire ancora il dolore delle escoriazioni che il ruvido sfregamento aveva procurato sull’epidermide che si arrotolava sul pene.
“Hai mai assaggiato lo sperma?”
Spalancai gli occhi, incredulo alle Sue parole, non riuscivo a credere che mi avesse chiesto tanto.
“Dai, fatti sotto, ripulisci i tuoi amati stivali!”
Colta la mia esitazione, mi spronò infilzandomi i genitali con un tacco, al che sollevai il busto e esitante mi avvicinai agli stivali.
Non era la prima volta che lo ingerivo, rapito dalle mie fantasie, già in passato lo avevo curiosamente assaporato, trovandolo però alquanto disgustoso. Ma, in quella situazione, alla repulsione di ingurgitare il mio liquido seminale, si aggiungeva l’umiliazione di doverlo raccogliere dai piedi di una Donna, che in passato se ne era più volte giovata per il mio piacere.
Ravvisai in quel gesto la consacrazione della Sua egemonia su di me ed esegui con celata soddisfazione.
Ripulito e tornato a lucido ogni lembo di pelle dei Suoi stivali, raccolti anche i piccoli schizzi caduti sul pavimento o infranti sul divano, mi fece rivestire e mi liquidò rapidamente, ripromettendosi che ci saremmo rivisti molto presto.
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17 years ago
admin, 75
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La libreria
Era in un angolo. Forse anche un po' nascosta. Certamente non evidente agli occhi di chi non aveva voglia di cercarla. Una piazza strana. Quella in cui sorgeva. Da un po' ormai. Vi aveva posto le radici in un certo qual senso. L'uomo vi era frettolosamente passato davanti più e più volte. Sempre di corsa. Senza prestare troppa attenzione, perso nell'ansia di essere puntuale, di non deluderla, di ricordare tutte le sue istruzioni o meglio i suoi ordini. "Occhi bassi, niente sorriso, non devo parlarle e non devo guardarla fino a quando lei non me lo ordina - l'uomo ripeteva le istruzioni che lei gli aveva scritto su quel cartoncino di pergamena color glicine come uan sorta di mantra. Immerso nei suoi pensieri e nel ritmo cadenzato con cui ripeteva le istruzioni non si era accorto del sorriso malizioso con cui il libraio al suo passaggio si affacciava sulla soglia e lo osservava. Ogni volta. Come in uan sorta di danza. E sullo sfondo. Lei. La libreria.
Antro magico, un po' stregato. Certamente oscuro e affascinante. Lei. Come gli ricordava l'altra. Colei a cui apparteneva. In ragione della quale respirava. Infondo ancora non si capacitava di essere finito in quella situazione. Alla sua età poi. Eppure ecco lì. Dimentico di tutto. Felice di fatto. Persino nell'attesa. Persino nell'assenza.
Era entrato poi. Una mattinata piovosa e grigia. Il tipico autunno di quella città del nord che Lei amava e lui non riusciva ad odiare. Nonostante fuggise appena possibile verso quel mare di cui non poteva fare a meno. Tornava sempre. Era andata così anche quella volta.
Era tornato ad aspettarLa. Anche se sapeva che non sarebbe arrivata. Non stavolta.
Ne aveva diritto del resto. Lei era libera. Era lui che era legato. Piegato da fili invisibili. Avvolto da corde così sottili da essere impalpabili ma tanto resistenti da non poter essere in alcun modo spezzate.
Si era messo a cercare un libro. Vagava tra gli scaffali, scrutando i ripiani, sollevando copertine. Leggendo una riga qui e una là. Avvolto dal profumo rassicurante, avvolgente come una coperta, come le braccia di Lei dopo...che aveva avvertito da subito aleggiare nella libreria. Profumo di casa.
Cuoio. Strisce di cuoio cremisi avvolte intorno al dorso. Lettere dorate impresse. Marchiate a fuoco. L'uomo accarezzava ritmicamente la rilegatura antica del volume che teneva in mano. Lo aveva trovato. Era Lui. Perfetto per Lei.
Si vedeva nell'atto di donarglielo. Come già aveva fatto con se stesso. Consegnarlo nelle sue mani. In ginocchio. Nudo. Il capo chino. Le braccia tese. Le mani a stringere delicatamente il cuoio. Il guinzaglio a sfiorare terra. Ondeggiante. In attesa della sua presa. La presa di Lei. Sul guinzaglio. Sul dono. Su di lui. Finalmente.
L'uomo si era riscosso. E sollevando lo sguardo dal libro che stringeva con forza tra le mani aveva incrociato quello del libraio. Sorrideva apertamente ora. Come se sapesse. Come se avesse capito. Come se avesse precisa cognizione di chi era lui. E di chi attendesse.
Ne era certo. Il libraio sapeva. Non solo. Il libraio capiva. Forse per questo si era sentito subito a casa lì. Come tra le mani di Lei. Sotto i suoi piedi. Avvolto. Legato. Serrato. Sicuro totalmente.
Aveva risposto al sorriso del libraio, mentre pagava. Si erano detti tutto con quel sorriso. Riconosciuti e compresi. Era stato uno squarcio violento e prezioso quel sorriso. Ne era stato rassicurato. Non aveva potuto parlare con nessuno della sua presa di coscienza. Solo con Lei. Ma a Lei apparteneva. Era diverso. In lei trovava ragione e scopo.
Ora mentre usciva sapeva di avere trovato un amico. Quando l'assenza di lei lo avesse torturato più dei suoi colpi. Quando si fosse sentito incapace di soddisfare tutti i suoi capricci. Incerto. Insicuro. Debole. Avrebbe varcato quella soglia. Si sarebbe lasciato avvolgere dal profumo famigliare del cuoio e rassicurare dal sorriso del libraio.
Lui lo avrebbe aiutato a diventare quel che lei meritava. Lo sapeva. Ne era certo.
Sorrideva l'uomo ora. Mentre ad ampie falcate lasciava la piazza battuta dalla pioggia.
Se si fosse voltato lo avrebbe visto. E forse avrebbe anche afferrato il senso di quel mormorio:"... lo schiavo perfetto". Il libraio quasi ridendo malizioso lo aveva ripetuto sommessamente fissando dalal soglia l'uomo che si allontanava. Poi era scomparso nei meandri del suo antro. Preparandosi ad una nuova missione.
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17 years ago
admin, 75
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Incontro in disco
Poco tempo fa ho conosciuto una ragazza in discoteca. La seconda volta che siamo usciti da soli, mi ha portato a casa sua e lì abbiamo fatto l’amore. Ci siamo ritrovati sul letto e abbiamo cominciato a baciarci. Poi, pian piano ho cominciata a masturbarla.
Le mie dita entravano sinuosamente nella sua vagina bagnata, mentre col pollice le stimolavo il clitoride. Mentre la baciavo, lei ansimava fortemente e cercava la mia lingua. La mia mano usciva ed entrava dalla sua vagina e cercava anche il suo sedere, che lei si faceva accarezzare tranquillamente. Dopo aver raggiunto l’orgasmo, lei mi ha cominciato a spogliare, prendendo in mano il mio pene e cominciando a sfregare. Lo sfregava e lo bagnava con la sua saliva, denotando una certa “esperienza” nell’atto. Fin quando lo ha preso completamente in bocca. Il suo scendere e salire era favoloso. Lo succhiava divinamente, mentre la sua lingua roteava attorno al glande e lungo quello che alcuni medici chiamano il nostro punto G. Dopo avermi portato alla massima erezione, lo prendeva, e scostandosi leggermente, saliva su di me, infilandolo dentro sé. Eravamo un corpo solo, io disteso e lei sopra di me, che cavalcava fantasticamente, strusciando all’inverosimile. Le mie mani andavano sul suo seno, sui suoi fianchi, sul suo sedere e poi, infine, sullo sfintere del sedere. Laddove molte donne sono restie a farselo toccare, lei mostrava grosso piacere. Il mio dito scivolava proprio là, tra la sua vagina, piena di me, e il suo sedere, leggermente socchiuso. A quella posizione, ne seguirono altre tre, fin quando venni. I miei pensieri del post andavano proprio sul sedere. Possibile che lei non aveva detto nulla? Certo, non avevo spinto il mio dito, ma comunque il suo sfintere era molto propenso. Non volendo approfondire il discorso, abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, fin quando ci siamo ritrovati io sopra di lei, da dietro, divisi da un lenzuolo. Ho cominciato ad eccitarmi e ad avere una forte erezione, mentre mi strusciavo da dietro su di lei, che mostrava enorme piacere. “Sì, ti piace vero?” – mi fa lei. “Quello però è il mio sedere. Lo vuoi?”. A quella domanda, che sembrava per me scherzosa, risposi con un “sì”, altrettanto scherzoso. “Vuoi il mio sedere?”, ripeté lei. Al mio assenso con la testa, si divincolò dal lenzuolo, si alzò, aprì l’armadio, prese una crema ammorbidente per il corpo, la spalmò sul mio pene e sul suo sedere, poi salì sopra di me e cominciò a infilarselo dentro. Ero eccitatissimo. Lei cercava di trovare, sopra di me, la posizione giusta per metterlo dentro, Si muoveva delicatamente, facendolo uscire a volte e a volte forzando. Il mio pene entrò solo per una parte. Forse stavamo sbagliando posizione. Allora decisi di cambiare. Mi alzai, andai da dietro, lei si mise nella posizione della pecorina e io, pian piano, cominciai a penetrare. Era fantastico. Lei urlava di piacere, mentre io andavo sempre più in profondità, fino a farlo entrare del tutto. Tutto il mio pene era nel suo sedere. Lei godeva da paura, mentre io cercavo di muovermi a modo, ma lei con la mano sul mio fianco mi chiedeva di sbatterla più forte. Fu un orgasmo da parte di entrambi straordinario, misto tra la perdita di sensi, piacere nel bagnarsi e libertà di corpo.
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17 years ago
romantico69, 35
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La gabbia
Lo aveva lasciato in quel capannone. Perso tra le risaie e i navigli. Non era nemmeno riuscito a capire quanto tempo era trascorso da che era salito in macchina. Lei lo aveva bendato. Subito. E dopo c’era stata solo la sua voce. Roca, sensuale, ipnotica che lo aveva avvolto in una rete seducente di parole.
Dura. Era stata dura resistere alla malia di quel tono. Ma si era imposto di farlo. Voleva capire. Cosa gli stava chiedendo. Stavolta. No. Non chiedendo. Lei non chiedeva. Mai. Lei pretendeva. Esigeva. E lui? Lui semplicemente l’adorava. Totalmente. E sarebbe morto per la luce che si accendeva negli occhi di lei quando era soddisfatta. Sarebbe morto più e più volte. Se fosse servito. O bastato.
L’aveva ascoltata dunque. Attentamente. E così ora sapeva perché. O meglio sapeva cosa lei voleva da lui. Capire le sue motivazioni. Quelle di lei. Era un’altra faccenda. Spesso ardua.
Voleva una gabbia. Già. Lui era lì, immerso nella luce accecante di quei neon, per costruire una gabbia. Una gabbia a misura d’uomo. La sua gabbia. Quella che lei voleva per lui.
All’inizio aveva pensato scherzasse. Non poteva essersi spinta così oltre. Gli era sembrato troppo. Anche per lei. Ma poi qualcosa nel suo tono. Aveva solo quello a cui aggrapparsi per capire. Realmente. Lo aveva convinto. Era dura. Inflessibile. Ma calda. Aveva come l’impressione che gli stesse facendo un dono. Offrendo un’occasione. E così anche l’ultimo baluardo di blanda resistenza che era rimasto dentro di lui si era spezzato. Si era abbandonato definitivamente a lei. E ai suoi capricci. Era suo. Era libero. Davvero. Finalmente.
Ora però doveva smettere di filosofeggiare. Secondo il dannato orologio digitale che lo osservava beffardo dalla ringhiera del soppalco che attraversava il capannone, gli rimanevano solo tre ore, 24 minuti e 12 secondi prima che lei tornasse. Aveva un lavoro da fare. Un capriccio da soddisfare. Un gabbia da costruire.
Osservò il materiale e gli attrezzi che lei gli aveva fatto trovare. Da un rapido controllo non gli sembrava mancasse niente. Doveva darsi da fare.
Inizio a montare sulla base di lamiera forata le rotelle che avrebbero permesso alla gabbia di essere mobile. Non era difficile. Amava i lavori manuali. Lo rilassavano . E lo lasciavano libero di vagare con la mente. Si vedeva in quella gabbia. In ginocchio. Scosso dalla furia violenta. Meravigliosamente violenta di lei.
Passo all’inserimento dei tubi di acciaio smontabili nello scatolato di lamiera che aveva già provveduto a rivettare sulla base. Dovevano servire a creare il tetto della gabbia.
Non le aveva chiesto che misure avrebbe avuto la gabbia. Se avrebbe potuto starci in piedi. O se invece sarebbe stato costretto ad accucciarsi. Come l’animale. Il cagnolino obbediente e scodinzolante che Lei riusciva a farlo sentire. Sempre.
Se gli fosse stato consentito scegliere avrebbe preferito questa seconda ipotesi. Ma non sarebbe andata così. Lei decideva. E lui godeva delal luminosità che risplendeva sulla pelle di lei quando la decisione marchiava di sangue e lacrime la sua.
Completato il tetto aveva lanciato un’altra ansiosa occhiata all’orologio mancavano due ore e 14 minuti all ‘arrivo della sua Signora. Doveva muoversi davvero. Montò i panelli laterali della gabbia alla velocità della luce saldando i 4 incastri perpendicolari a spina in corrispondenza degli angoli. E riusciendo così a bloccare l’insieme della gabbia.
Le sue mani. Quelle di Lui. Stringevano con forza e determinazione gli attrezzi. C’era leggerezza e perizia nei suoi movimenti. Quella che era solito riservare ai capricci di Lei. Alla loro interpretazione e immediata soddisfazione. Lei amava le sue mani. Quando el massaggiava lento e suadente la pianta del piede si inarcava come una gatta. La sua gatta. La gatta a cui lui apparteneva.
Ecco ora la gabbia avevo preso forma mancava solo di montare la porta e di fissare i panelli alterali realizzati coi tubolari. Si appresto a compiere quegli ultimi passaggi che mancavano poco più di 20 minuti all’arrivo di lei.
Ecco al gabbia era finita e non era grande. Nemmeno piccola. Ma per Lui si. Lui avrebbe dovuto accucciarsi dentro. E quell’idea gli mandava brividi di piacere gelato in tutto il corpo. Si sarebbe offerto. Totalmente indifeso. Alle voglie di lei.
Aveva trovato un biglietto di pergamena glicine. L’inchiostro cremisi spiccava su quel delicato foglietto. Violento come i colpi di frusta che marchiavano la sua pelle. Ripetutamente. Costringendolo a piegare la schiena mentre un sorriso piegava gli angoli delle sue labbra. Lei gli aveva lasciato le istruzioni. Voleva trovarlo dentro la gabbia. Accucciato. Bendato. Con il guinzaglio al collo. Nudo. Naturalmente. Non l’aveva scritto. Ma non aveva bisogno di leggerlo. Lo sapeva. E poi così si sentiva da sempre. Al cospetto di Lei. Nudo. Esposto corpo e anima. Esibito.
Prima di entrare nella gabbia. La sua gabbia. Quella che Lui aveva costruito per lei. Per il suo diletto. Aveva spento tutte le luci tranne uno spot che puntato sulla gabbia, la faceva brillare di mille riflessi. Mancavano due minuti al suo arrivo. L’arrivo di lei. La sua Signora. La Padrona. Si legò la benda sugli occhi e poi si accucciò sul pavimento di freddo acciaio della gabbia. In attesa.
Ogni singolo nervo del suo corpo era in tensione. Si sentiva al suo posto. Eppure era inquieto. Avava bisogno di lei. Gli sarebbe bastato che afferrasse il guinzaglio che negligente pendeva fuori dalla gabbia e lo avesse tirato con forza. Una sola volta. Gli sarebbe bastato. Perché l’avrebbe vista sorridere nel farlo. E illuminarsi. E la ragione, lo scopo, la logica del suo esistere erano tutti lì. In quel sorriso.
Avverti il suono dei tacchi. Rompere il silenzio immobile dle capannone. Trasmettersi come un eco dei battiti accelerati del suo cuore. Istintivamente spinse il culo contro le sbarre.Il colpo lo fece stramazzare. Violento. Duro. Cattivo. Sentiva il sapore del sangue in bocca. Si era morso per non urlare . Lei l’aveva preso per il guinzaglio ora lo strattonava e la gabbia scivolava sulle rotelle ad ogni strattone.. Lo guardava. Non poteva vederla farlo. Ma sentiva chiaramente il peso dello sguardo di lei su di se. Poi..aveva leccato il sangue che gli colava dalla bocca e gli aveva sfiorato le labbra con un bacio…:”Buonanotte schiavo”. Era stato appena un sussurro. Poi solo lo scemare del ticchettio dei suoi tacchi che si allontanavano sul pavimento di ardesia del capannone. Ma lui non aveva bisogno più di niente. Ora.
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17 years ago
admin, 75
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Un bacio a sara e marco
Due anni sono passati, ma quella amicizia carica di sensualità vive ancora oggi più forte che mai.
Soliti annunci in rete e infinite e_mail di primo contatto. Fino a quel momento non avevo esigenza di incontrare coppie, anche perché non rientravano nei mie pensieri, nei miei desideri sessuali e per come ne parlavano le mie amiche (sorelline) e amici, non era facile incontrare coppie che vivevano il sesso in simbiosi e in armonia.
Quando mi arrivavano e_mail da coppie da cui si intuiva dal nik, cestinavo immediatamente altrimenti lo facevo non appena aperta la posta.
Luglio 2005 mi arriva una e_mail, non riuscivo a capire se si trattava di coppia o singolo e decido di aprire, due semplici righe; sono Sara di coppia vorrei parlarti!
In quel momento leggendo quella stana E_mail pensai che la demenza umana non ha limiti, come può una persona mandare una E_mail del genere senza che avesse tutte le rotelline del cervello al posto giusto, clicco per cancellarla ma al momento di dare l’invio ho una esitazione e cosi decido di tenerla.
Quel giorno lavoravo, ma non riuscivo a distogliere i miei pensieri da quella strana E_mail, non facevo altro che pensare a quella persona strana e certamente a quale cosa strana voleva dirmi. La curiosità prende il sopravvento apro la mia posta e gli rispondo; di cosa?
Dieci minuti e mi risponde; ti prego vorrei parlarti questo è il mio numero di cell. 333………. chiama , chiama, chiama.
Leggo e resto di sasso, mi dico; cazzo a questa/o gli è davvero partito il cervello per una vacanza a lungo termine alle Maldive.
La sera non riuscivo ad addormentarmi, cercavo di capire che tipo di persona poteva comportarsi in quel modo, cercavo di ricordare se nella marea di e_mail ricevute ci fosse stata almeno una che si avvicinasse a quelle ricevute quel giorno, stanca perché volevo dormire decido che se il mattino successivo sarebbe stato il primo pensiero avrei chiamato.
E così è stato, 10,30 chiamo; sono Marina, lei esulata felice dicendo che sentiva che ero la persona giusta e che avrei chiamato. Mi dice che sono due liberi professionisti laureati entrambi di 39 anni molto carini e che da un anno avevano scoperto il piacere dello scambio di coppia anche se lo facevano molto raramente.
Si capiva benissimo che voleva parlare lei per non dare a me la possibilità di intervenire, ma in una pausa gli dico cosa centravo io in tutto questo, anche perché non avevo mai incontrato coppie e mai lo avrei fatto. Gli dico che ho fatto sesso con uomini e anche con donne e che era tempo sprecato se pensava che ci sarebbe potuto essere un incontro. Lei mi racconta di un incontro con una coppia avvenuto 3 mesi prima e che Marco suo marito, in una fase concitata sfiora con il viso il cazzo del lui di coppia e sono mesi che tutte le situazioni sono buone per ribadire la bellissima sensazione provate solo sfiorando quel membro.
Mi ribadisce che lo ama alla follia e per amor suo era riuscita a contattare e dopo ad avere un incontro con una coppia con lui bisex, ma che non era successo nulla, pur vedendo l’eccitazione di Marco nel guardare quel membro.
In quel momento capisco tutto, ed in tono scherzoso gli dico che aveva sbagliato ente e per cui si doveva rivolgere alla croce rossa italiana. Seriamente e successivamente gli dico che ci sono tantissime sorelline che amano incontrare coppie e visto che erano persone molto garbate avrei potuto presentargli delle mie amiche. Sara mi ribadisce che voleva conoscere me, a quel punto gli dico che dovevamo chiudere con la telefonata e che in tutto quel casino mi aveva fatto molto piacere sentirla e che avrei pensato seriamente a tutto quello che ci eravamo dette.
Nei due giorni successivi, quella telefonata era un chiodo fisso, quella voce dolce, sensuale, garbata, carica di amore verso la persona amata mi rimbombava nelle orecchie e nell’animo.
Chiamo Sara e gli dico che li incontro, ma che nulla o tutto sarebbe potuto accadere, lei quasi piange per la gioia e che sarebbe stata una sorpresa per Marco fino al momento dell’incontro, visto che gli avrebbe detto che era un incontro con una coppia.
Arrivano a casa, lui stupito di vedere me, guarda sua moglie e gli sorride. Sara si avvicina dicendomi che ero bella e se poteva darmi un bacio, al mio si le mi bacia in bocca con tenerezza e passione.
Li faccio accomodare sul divano e cosa strana ero eccitatissima, non riuscivo più a nascondere l’erezione visto il vestitino trasparente che avevo indossato per l’incontro.
Verso da bere e mi accorgo che Sara è la più eccitata di tutti, bacia Marco sul collo portando la sua mano tra le gambe ormai divaricate è pronte ad accogliere di tutto visto che era riuscita a bagnare anche il mio divano.
Mi avvicino con i bicchieri, ma capiamo che non c’è tempo per bere, mentre una mano di Marco era intenta a masturbare il clito di Sara, prendo l’altra mano e la porto sotto il mio vestitino, ormai le mie mutandine non riuscivano più a contenere l’erezione, ero eccitatissima. Avvicino il viso di Marco verso il mio cazzo ormai durissimo al punto da farmi male, ed al solo contatto delle labbra lo guarda e lo affonda tutto in bocca quasi a vomitare, inizia a pomparlo con foga, ormai a mollato del tutto Sara preso dall’eccitazione del mio cazzo.
Dico a Sara di mettersi a pecorina sul divano perché voglio masturbarla mentre suo marito mi sta pompando alla grande visto che a perso tutti i freni inibitori. Sara chiede a Marco se gli piaceva quello che stava facendo rispondendo che era il regalo più bello che poteva fargli. Masturbo Sara mentre e a pecorina sul divano , super eccitata nel guardare Marco, gode urlando tutto il piacere. Sara è ormai un lago, esco il mio cazzo dalla bocca di Marco per affondandolo nel lago di Sara, vuole sentire anche lei il mio cazzo. Marco mentre si masturba mi dice che è una buona moglie ma anche una grandissima troia e che rivuole in bocca il cazzo con su gli umori di Sara.
Decidiamo di metterci comodi sul letto, Marco si distende e Sara gli va su iniziando a dimenarsi con grazia ed eccitazione mettendo in mostra quel fondoschiena al limite della perfezione, mi avvicino ed inizio a toccare quel buchino con le mie dita impregnate dei suoi umori.
Mi dice che non lo aveva mai fatto ma ora lo voleva, voleva sentirmi dentro, suo marito l’aveva presa per la prima volta avanti rompendola, e voleva che fossi io a violarla dietro.
Prendo la crema e inizio a lubrificarla mentre si dimena sul cazzo di Marco, avvicino il mio glande al suo buco e sento che è impaziente, sento che lo desidera tantissimo, ma ho paura di farle male, lei lo capisce e con un colpo di reni secco si fa entrare tutto il mio cazzo emettendo un urlo di piacere al punto da preoccuparmi dei vicini di casa.
Io e Marco iniziamo a pomparla con sincronia, ormai siamo presi dall’eccitazione, ormai i nostri corpi sono diventati uno, per la sincronia dei movimenti, sussurro a Marco di non venire perché non era il momento. Dopo 10 minuti Sara esplode in un orgasmo incredibile, grida dicendo che non aveva mai goduto così tanto è ormai un fiume in piena, Marco la guarda e la bacia, lei mi cerca e bacia anche me.
Ci divincoliamo le si distende con le gambe aperte, Marco gli va su ed inizia a scoparla, capisco che vuole godere anche lui. Mentre scopa Sara prendo la crema ed infilo il dito nel culo di Marco, ecco che emette un gemito di piacere, e cosi continuo prima con due e dopo con tre dita, si dimena gli piace molto, a quel punto Sara mi dice di incularlo, assicurando Marco che è una sensazione bellissima. Marco non risponde, Sara mi sorride, avvicino il mio glande al suo buco e con un colpo secco sono dentro. Lo sto scopando mentre lui scopa Sara, dopo pochi colpi Marco esplode, urla e continua a dimenarsi sul mio cazzo , anche Sara raggiunge l’orgasmo urlando che non aveva sentito così tanto sperma da parte sua. Si guardano e si siedono in punta del letto dicendomi di mettermi in piedi, iniziano a pomparmi a vicenda, con in viso l’espressione di felicità per quella situazione, mi piaceva guardarli mentre mi pompavano a vicenda, ma ero troppo eccitata ed esplodo con dei getti fortissimi, hanno il viso pieno del mio sperma, lo leccano, lo ingoiano e si lanciano in un lungo bacio, io esausta ero sul letto, si distendono accanto a me e iniziamo a baciarci, cosa durata per dei bellissimi cinque minuti.
Sara mi ringrazia, Marco ringrazia Sara e me pregandomi che se anche decidevo di non incontrarli più sarebbe stato bello continuare a tenerci in contatto per una semplice Amicizia, visto che fino a quel momento solo due persone lo avevano reso una persona libera , io e Sara.
Prima di scrivere ho chiesto loro il permesso, lo hanno fatto con piacere.
Siamo diventati molto amici e non solo, ancora oggi ci vediamo molto spesso, siamo andati anche in vacanza insieme, ma no so dirvi se oggi prevale molto di più l’amicizia o la complicità sessuale, la cosa certa è che difficilmente si incontrano persone così speciali.
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17 years ago
admin, 75
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Sesso con mio amico
un giorno ospitai un mio amico. egli uscendo dalla doccia mi fece vedere il suo grosso pene e non me lo feci dire due volte, me lo misi subito in bocca. all'improvviso mentre spompinavo quel pene largo sentii tre grosse dita che mi entravano nel culo. poi anche quattro. stava per mettermi la mano dentro il sedere ma non ci riuscii completamente. cosi mi sedetti sopra quel paletto fino alle palle che mi riempii l'intestino. dopo una bella stantuffata mi ritrovai con un bucone enorme e fu li che entro comodamente la sua mano.
preso di spalle fui inculato violentemente fino a non sentire più neanche dolore. e mi trovai il sedere incremato come piace a me.
due schizzate di sperma mi entrarono dritte dentro il culo . poi fiotti e altre schizzate mi riempirono la bocca. ingoiai tutto e continuai a spompinare quel pene che odorave del mio sedere mmm. subi anche la pipi in faccia e in bocca. non male vero?
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17 years ago
gigielacremeria,
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L\' esecutore
In una delle tante notti trascorse immerso nel web rimango colpito da una proposta alquanto perversa e originale che mi ha sconvolto la mente. Una mail, una donna. Leggo e rileggo attentamente ogni frase. Aveva visto uno dei miei profili, aveva visto le mie foto, aveva letto il fondo dei miei pensieri. La mail inizia con un lungo elogio nei miei confronti, per il fascino del mio corpo e del mio modo di presentarmi, per il mio stile e per la mia fantasia. Si chiama Francesca e si presenta come una mistress, padrona di uomini, determinata, da una bellezza spietata quanto le sue fantasie. Dopo tutta una serie di complimenti chee non mi hanno toccato più di tanto la mail prosegue dicendo che ero io la “persona giusta”, colui che serviva al suo scopo. Francesca ha da un paio d’anni una relazione di amore-dominio con un uomo- schiavo che è letteralmente in suo potere, prigioniero della sua bellezza, schiacciato dal suo carattere dominante, un uomo che per lei è in grado di fare tutto e quelle poche volte che si era rifiutato di ubbidere ai suoi ordini era stato severamente punito. Qui nasce la proposta diabolica: un rifiuto grave dello schiavo, io la sua punizione. L’unica cosa che Francesca non ha mai fatto subire al suo servo è il sesso con un altro uomo, né tanto meno qualsiasi tipo di gioco anale su di lui, perché lei voleva sì uno schiavo, ma che rimanesse sempre un uomo “integro”, inviolato nella sua virilità fisica e questo a lei eccitava tantissimo. Ma non le bastava più, era talmente arrabbiata con lui che era disposta a rinunciare anche a quell’ultima virilità che gli era rimasta pur di dare a lui una severa e determinante punizione. Così ha scelto me dopo una lunga e attenta ricerca. Avrei dovuto trovarmi in un albergo indicato da lei, con stanza già prenotata, un sabato sera. Lì mi avrebbe raggiunto il suo schiavo con una lettera scritta da lei in cui mi indicava tutto quello che dovevo fare, perché io non potevo avere nessun tipo di iniziativa personale. Tutto dovevo essere ripreso da una videocamera e il filmato doveva finire nelle sue mani come strumento imperituro di umiliazione e divertimento nei confronti del suo uomo. Io sarei stato l’esecutore della sua volontà, una sorta di padrone con lui ma essenzialmente anch’io schiavo di lei e del suo volere. Non entra nei particolari, mi chiede se sono disponibile. Ero allucinato, ci ho pensato un paio di giorni prima di risponderle. Di incontri strani se ne fanno tanti, ogni incontro al buio ha il suo lato negativo, ma la cosa era troppo intrigante e la cosa che mi eccitava di più era proprio l’idea di dover “violentare” un uomo etero, puro. La decisione finale la presi quando mi arrivarono le foto di lui: solo un uomo così bello e muscoloso, trentaquattrenne, poteva stare con una padrona di quel livello. Bello ed etero, obbligato a me senza la presenza fisica di lei. L’ideale. Ultimo problema il video, Francesca mi dice che potevo indossare maschere e fare quello che volevo per la mia privacy. Accetto.
Un albergo curato e discreto in provincia di Udine, la mia stanza era confermata., numero 217. Appena entro trovo sul letto matrimoniale una rosa gialla con un biglietto con scritto “ Grazie in anticipo”. La rosa gialla, a Francesca deve essere costato un po’ donare il corpo del suo schiavo ad un’altra persona anche solo per qualche ora. C’è anche una bottiglia di prosecco sul comodino. Mi servo un bicchiere e aspetto. Passano venti minuti in cui penso di tutto. Poi qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire. E’ lui. Ci guardiamo un attimo negli occhi, quegli occhi neri di una dolcezza e una tristezza infinite. Non so se salutare, vedo che lui non reagisce, lo faccio entrare e mi mette in mano una busta. Chiudo la porta. Una lettera sigillata con ceralacca, è di Francesca. Leggo. Mi dice subito che lui non poteva parlare, solo eseguire il suo volere e i miei comandi. Di accendere subito la videocamera e riprendere ogni cosa. Poi la lista dei suoi desideri, i vari punti della sua punizione.
Il gioco ha inizio. Mi siedo sul letto. Mi porge il suo borsone. Lui non sa neanche il contenuto e quando vede la videocamera sembra cadere dalle nuvole. Da come mi guarda spaurito capisco che non ha nessuna idea di quello che stava per accadergli. D’altra parte non lo sapevo neanch’io. Ero solo al primo punto della lista, accendere la videocamera e farlo spogliare. Spogliati! Lo esorto. Un po’titubante e intimidito comincia a togliersi la giacca, la camicia e lì vedo tutti quei muscoli meravigliosi e quell’abbronzatura d’oltre oceano. Si toglie le scarpe e i pantaloni e le calze. Rimane in perizoma, un perizoma di lattex nero. Secondo punto: balla davanti a me. Comincia a muoversi come uno scarso cubista, che gambe e che culo! Il gioco comincia a piacermi e comincio a divertirmi sul serio. Ma non si vergogna? Penso. Terzo punto: togliere il perizoma. Rimane nudo, il cazzo depilato,moscio, era tutto liscio. Quarto punto: camminare da cagnolino per la stanza. Lo vedo inginocchiarsi e andare a culo all’aria su e giù per le stanza, a caso,mentre io lo seguivo con l’ obiettivo. Il suo volto, il suo sguardo non era più quello di prima, comincio a intravedere la sua determinazione e l’agio di trovarsi in quei panni abituali. Quinto punto: farmi sfilare le scarpe e i calzini e farmi leccare i piedi. Lo vedo un po’riluttante, chi adora i piedi femminili adornati da tacchi non può veramente godere su un mocassino numero 42 di un uomo. Ma lo fa, mi succhia l’alluce destro e mi lecca la pianta per poi con la lingua passare da un dito all’altro. Sesto punto: farsi toccare il culo dal mio piede. Interessante, è lì a quattro zampe davanti a me col culo alzato e il buco in tiro, mi diverte molto passare il mio piede sui quei muscoli sodi e giocare con l’alluce nel suo buco depilato. Sono davvero eccitato. Settimo punto: deve spogliarmi. E lo fa, mi toglie ogni indumento fino a sfilarmi i boxer trovando il mio cazzo duro e dritto. Lui invece non è eccitato. Ottavo punto: succhiarmi il cazzo. Appoggio la videocamera, lui avvicina la testa tra le mie gambe, guarda il mio cazzo da vicino, sembra studiarlo, chiude gli occhi e se lo prende tutto in bocca. Pompa,pompa alla grande come uno che l’ha sempre fatto ma si vede che non se lo sta gustando. Però ci mette impegno, esegue gli ordini accuratamente. Nono punto: cercare nel borsone un grosso fallo di gomma e del lubrificante ed usarlo su di lui. Mi vede con quel grosso cazzo finto in mano, sembra terrorizzato. E fa bene, non è semplice sentire nel culo una cosa così grande, soprattutto se è la prima volta. Francesca sta andando sul pesante, non sapevo ancora fin dove si sarebbe spinta. Dico allo schiavo di mettersi a pecora sopra il letto. Mi avvicino al suo buco e lo riempio di lubrificante, ci gioco con le dita, entrano che è un piacere. Mi piace, avevo voglia di scoparlo ma non mi era stato ancora concesso. Punto il fallo di gomma sul suo buco rosso e divaricato e spingo dolcemente, non voglio distruggerlo. Sento qualche lamento, contorce la testa, stringe i pugni sul letto, morde con la bocca un cuscino e io affondo, affondo sempre di più finché lo inghiotte tutto dentro di sé. Soffre ma ora mi piace vederlo così. Decimo punto: lasciargli dentro il dildo e scoparlo in bocca schiaffeggiandolo.. Lo faccio voltare supino e tenendogli aperte le gambe, aprendo il suo culo all’obiettivo, gli salgo sul petto e comincio a scoparlo in bocca, colpendolo sul volto,prima dolcemente per paura di fargli male poi pesante perché il suo dolore mi divertiva. Era un pupazzo. Culo pieno, bocca pieno, colpi sul volto. Undicesimo punto: liberarlo dal dildo, portarlo in bagno a lavarsi il culo facendogli tenere in bocca le mie mutande. Gli ficco i boxer in bocca e lo trascino in bagno, si siede sul bidé e si lava il culo dal lubrificante e il resto. Sembra distrutto e quasi soffocare. Non ho ancora visto una sua erezione. Dodicesimo punto: penetrarlo con forza. Finalmente. Lo faccio sdraiare a pancia in giù sul pavimento freddo del bagno, infilo un preservativo, punto bene la videocamera sulla vasca, mi butto su di lui e come un animale gli entro dentro di colpo, affondandolo, premendogli il volto per terra, moredendogli la schiena e insultandolo all’orecchio. E sento, sento tra le cosce il suo cazzo irrigidirsi, diventare di marmo ed esplodere con la cappella infuocata sotto le mie palle. Prendo la videocamera e continuando a scoparlo faccio un primo piano di quell’eccitazione improvvisa. Do un occhio alla lettera, sta per concludersi. Tredicesimo punto: pisciargli addosso. E lì mi ricordo della bottiglia di prosecco. La prendo e torno in bagno,mi siedo sul bordo della vasca e bevo a canna mentre lui mi fa da tappetino sotto ai piedi. Ci guardiamo fissi negli occhi, eppure mi fa ancora tenerezza. Mi sembra uno di quei rospetti che da piccolo torturavo e poi incendiavo con la cera rovente. Mi concentro nel rilassare la mia erezione, poi lo faccio entrare nella vasca. Intuisce,intravedo un accenno di disprezzo. Non m’importa, mi sento pronto, mi scappa, punto il mio cazzo prima sul suo, poi sul suo petto e lo ricopro del mio oro caldo. E come non bastasse gli verso addosso il prosecco rimasto. Sembra stia per vomitare. Quattordicesimo punto: penetrarlo con la bottiglia con la testa infilata nel cesso. Che fantasia morbosa. Ma lo faccio. S’inginocchia vicino al water e ci mette dentro la testa mentre io sputandogli sul culo gli infilo dapprima il collo della bottiglia e poi tutto quello che riusciva ad entrarci. Spingo, spingo, non ce la fa, rompe il suo mitismo per lanciare qualche straziante lamento. Quindicesimo punto: sborrargli in faccia e in bocca. Così facile. Lasciandogli la bottiglia nel culo mi siedo io sul water e l’obbligo a succhiarmi il cazzo che ormai era bagnato e stava per esplodere. Lo scopo in bocca, succhia ed è ancora eccitato. Prendo a calci il suo cazzone penzolante e sento col piede il freddo della bottiglia dietro di lui. Scoppio,il mio sperma gli schizza in faccia, gli infilo la cappella in bocca fino a farmela asciugare tutta. Ha il viso completamente ricoperto. Sedicesimo punto, l’ultimo: deve sborrare anche lui, sul pavimento e leccare tutto. Si masturba,con la bottiglia nel culo e il viso imbrattato di sperma. Gode sul pavimento e con la lingua raccoglie tutto. La lettera si conclude invitandolo a sistemarsi in fretta , scendere alla macchina che lei lo stava aspettando per riportarlo a casa. Passano dieci minuti, tutta la scena si ricompone,io rimango sdraiato sul letto, lo schiavo rivestendosi e sistemandosi ritorna ad assumere l’aspetto di un uomo normale. Raccoglie il borsone e tutte le sue cose e la videocamera è in stop. Esce dalla stanza così com’era entrato, non parlando, non guardandomi. Mi affaccio alla finestra, lo vedo salire su una mercedes scura, alla guida c’è una donna. Stordito dal vino e dall’eccitazione non penso a nulla e mi lascio crollare.
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2
17 years ago
admin, 75
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Visita di una cara vecchia amica
L' altra sera mi è successa la seguente storia sconvolgente.
Una mia vecchia amica è venuta a trovarmi in ufficio proponendomi un lavoro occasionale.
Siamo stati circa mezz' ora a parlare del più e del meno ed alla fine ho rinunciato alla proposta.
Allora, i nostri discorsi si sono spostati sul divertente, ed abbiamo ricordato assieme le cazzate fatte 20 anni prima.
Ad un certo punto gli ho detto che qualche sera l' avrei invitata a cena per raccontarci altre vecchie storie.
Lei mi ha risposto che Le sarebbe piaciuto venire a cena con me, mia moglie ed i miei bambini, al che gli ho risposto che l' invito era rivolto solo a noi due.
Dopo un iniziale piccolissimo imbarazzo, ha cominciato a chiedermi perchè volessi portarla da solo a cena.
Gli rispondo che un motivo preciso non c'è.
Ma dopo sue ripetute insistenze, che avevano evidentemente il solo scopo di mettermi in imbarazzo, gli dissi che l' avrei fatto perchè in fondo era una bella ragazza (40 anni singola) e che mi era sempre piaciuta.
Lei mi guarda fisso negli occhi e mi dice che non c' era bisogno di andare a cena per dimostrare che avevo interesse nei suoi confronti.
Io gli risposi in quale altra maniera potevo dimostrarglielo.
E lei mi rispose che anche in quel momento nel mio ufficio c' era la possibilità di "chiacchierare allegramente".
Capii immediatamente la battuta, mi alzai, chiusi a chiave la porta e cominciai ad accarezzarle il collo con delicatezza.
Lei non oppose resistenza, anzi man mano che l' accarezzavo, cominciava a muovere le gambe sotto un vestitino leggerissimo.
Presi a leccarle il collo ed i lobi delle orecchie e lei ancora più convinta, cominciò a toccarsi le tette.
Finchè ad un certo punto, con fare deciso, si alzò la gonna e mi apparve una visione paradisiaca.
Mai avevo immaginato che ............ potesse aver avuto una perchiona del genere.
Coperta da uno slip largo pochissimi centimetri aveva la fregna già umida di umori.
Mi abbassai e le feci un cunnilingus come solo io so fare, tanto da farle perdere la ragione e farla venire copiosamente almeno due volte.
Naturalmente (è la mia pratica preferita) bevvi tutto il suo umore, dopodichè le chiesi dolcemente se voleva ricambiare.
Accennò di si col capo.
Mi alzai, abbassai i pantaloni e le misi davanti alla faccia una minchia enorme, non tanto in lunghezza quanto in circonferenza.
Ero talmente arrapato che non avevo mai visto il mio cazzo così in tiro.
Lei lo prese in mano e se lo infilò completamente in bocca dimostrando subito di saperci fare.
Mi fece un pompino talmente bello che volevo non terminare mai, invece dopo una decina di minuti di leccate e succhiate, proprio poco prima di venire, le chiesi se dovevo sborrare per terra.
Ancora con il cazzo in bocca, fece no con la testa ansimando di piacere.
Le sborrai in bocca forse un bicchiere di sborra che lei subito dopo sputò nel fazzoletto, mandandone giù soltanto un pochino.
Poi si alzò, si mise a pecorina sulla sedia e mi disse:
"Adesso che sei scarico, potrai sbattermi almeno venti minuti con la stessa erezione".
Le poggiai il glande rosso fuoco sul buchino, ma lei con la mano lo spostò in fica. Era li che lo voleva.
La sbattetti per almeno dieci minuti, alternando momenti delicati a sferzate che le facevano inarcare la schiena dal piacere.
Ad un certo punto, accortomi che stava godendo come una troia in calore, uscii da lei e le poggiai nuovamente il glande sul buchetto del culo, che intanto si era allagato dei suoi umori.
Non oppose più resistenza e cominciai a pomparle il culo, mentre lei si stuzzicava il clitoride con una velocità pazzesca.
Dopo altri dieci minuti di scopata, durante i quali provai, prima con un leggero imbarazzo, poi in maniera più audace ad apostrofarla in tutte le maniere, vennimmo quasi contemporaneamente e le sborrai il buco del culo che intanto già colava dei suoi umori.
Ci ricomponemmo e ci rivestimmo in fretta.
Sono passati tre giorni, durante i quali ci siamo sentiti due volte per telefono e ci siamo mandati qualche messaggino.
Potete immaginare il contenuto.
Stasera forse ci rincontriamo verso le 18.00.
Alle nove dovrò essere a casa per cena con la mia famiglia.
Sono combattuto di rinunciare all' incontro, ma la parte animale che è dentro di me non riesce più a dimenticare gli odori ed i profumi di quella fica che ho forse desiderato per vent' anni.
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17 years ago
admin, 75
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Come sono diventata olga tv 7^
Con Aldo camminiamo fino alla strada laterale dove ho l'appuntamento con Maria. Ci fermiamo in un angolo poco ill'uminato della via, Aldo mi racconta che sono l'unico della scuola che che ha fatto sesso con lui, ma che gli sono piaciuta molto, e che la prossima volta mi porta a casa sua. Mentre parla mi accarezza furtivamente il culo, lo lascio fare, tanto penso che sono le sette e mezza e che Maria ariverà fra una mezzora almeno. Siamo ancora molto eccitati, mi prende una mano e se l'appoggia velocemente sul cazzo, lo accarezzo in tutta la sua lunghezza, gli soppeso le palle con la mano aperta, e mentre sto in quella posizione sento suonare un clacson, istintivamente giro la testa, e chi vedo? Maria, che da dentro la macchina mi fa cenno di andare, era gia li ferma al posteggio da prima che arrivassi, ha visto tutto, il panico mi assale, Aldo si dilegua, io mi avvio tremante ferso l'auto,apro mi siedo in silenzio. Maria parte e dopo alcuni minuti, di inbarazzante silenzio, mi guarda e mi dice, " cosa devo pensare?, ti piacciono gli uomini?" e mi guarda fisso in silenzio. Io faccio si con la testa la guardo negli occhi, lei dice sei sicuro? ed io dico si, lei mi dice stai tranquillo non dirò niente a nessuno, ma tu mi racconti tutto quello che hai conbinato, cosi piano piano cominciamo a parlare e gli racconto tutto, lei mi guarda e dice " non ci credo è troppo, tu hai molta fantasia" ed io rispondo no guarda ho ancora le calze eed il perizzoma, lei mi guarda stupita, ed io mi calo i pantaloni, lei mi dice scusa pensavo male,arriviamo a destinazione, lei mi dice, ci vediamo domani al mare, scendo e vado a casa, Maria diventò la mia migliore amica, e piu in là nel racconto capirete perchè. riuscimmo a fuggire ancora una volta, io andai a casa di Aldo che avevo contattato il giorno prima, mi ha fatto truccare, vestire, mi ha fatto fare la sua puttanella, mi è venuto in culo un paio di volte, poi ha preso un grosso vibratore e dopo avermi messo il suo cazzone in bocca, favorito dalla sua sborra, che mi usciva dal culo, mi ha inpalato con quel cazzone di gomma, muovendomelo in culo per almeno un'ora, dicendomi più volte, voglio sverginarti una seconda volta, ti voglio mettere una mano in culo, continuando a sbattermi il cazzone di gomma in fondo al culo con violenza e rapidità, la prossima volta ti faccio fare una canna e col popper ti infilerò una mano in culo, detto questo, comincio a sborrarmi in bocca, affogandomi di sborra calda, venni anche io sborrando come una pazza, restai stesa con il cazzone di gomma fra le chiappette,poi mi rivestii e Aldo mi acconpagno alla porta baciandomi in bocca prima che uscissi. Alla prossima. Conttatatemi ho un annuncio con foto col nik sottosopra. Lasciate anche il commento grazzie......
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3
17 years ago
sottosopra2, 42
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La scommessa con mio marito
Eravamo usciti a cena, il figlio lo avevamo lasciato dai nonni, doveva essere una serata tutta per noi ma stava finendo in una litigata, mio marito Roberto si lamentava come sempre, del mio scarso interesse sessuale, del fatto che non prendo mai liniziativa e che non ci penso mai, non era vero ma non riusciva a capire che gli impegni, la casa, il lavoro, il figlo, avevano la precedenza, ma il sesso a me il sesso piaceva ancora e molto.
Ero davvero arrabbiata... "Continui a dire che sono sempre stanca, che non sono calda, non ho fantasie, non faccio nulla di nuovo e di provocante, non prendo mai l’iniziativa... insomma guarda sono una "mattonella" fredda come pensi tu se voglio mi faccio scopare da uno dei presenti!, Io ho più coraggio di te, attento, perchè guarda se continui mi alzo rimorchio il primo che capita e mi faccio scopare! non sono così ingenua, schizzinosa come pensi"
Ma va, ridacchiava mio marito, "Tu sei troppo bigotta e restia ad ogni novità... figurati"
Ero troppo incazzata, odiavo quel suo sorrisetto scemo, mi guardo attorno e vedo due uomini seduti al tavolo in fondo alla sala.
"L'hai voluto tu, considerala una scommessa e ricorda che quando scommetti con me perdi sempre"
Mi alzo, mentre Roberto non dice una sillaba e resta ad osservarmi ridacchiando, con passo deciso mi dirigo verso i due uomini.
"Scusate se vi disturbo, posso sedermi"
"Certo" dice uno dei due stavamo aspettando il caffe"
"Ho appena litigato con il mio uomo e mi serve un aiutino, posso tenervi compagnia?"
"Ma il suo uomo è qui?"
"Sì. è seduto la in fondo alla sala, si è comportato da stronzo"
"E come? guarda che non vogliamo scenate"
"No, non preoccupatevi è una sorta di scommessa" dico mordicchiando un grissino con un fare un tantino sexy: "Ma la riuscita... dipende.... anche da voi"
Mi fissano increduli, mi sento abbastanza scema ma non devo darla vinta a mio marito.
"Ma cosa le serve?"
"Vedete, ho fatta una specie di scommessa con il mio uomo che sarei stata capace di rimorchiare qualcuno"
I due si guardano negli occhi sorpresi. "Ma... è uno scherzo?.... Oppure lei è...."
"No,no, non sono una mercenaria. Il problema è che continua a offendermi, insomma mi descrive come una sciacquetta, per niente sexy, incapace di qualsiasi fantasia e iniziativa e poi dice sempre che sono una frana a letto.. Voi che dite?"
Mi osservano attentamente:
"Lei è veramente una bella donna... Però su certe cose non possiamo giudicare..." dice uno dei due sorridendo.
Intanto conosciamoci, "Io sono Laura voi come vi chiamate"
"Noi Paolo e Roberto"
"Roberto... come mio marito... speriamo tu sia più simpatico... posso darvi del tu vero?" mi ero sfilata una scarpa e con il piede lo stavo toccando all'interno coscia.
"Si certo, spero di essere più simpatico e si direbbe che tu ci sa fare..."
Mi avvicino a Paolo, in modo da vedere meglio mio Marito, che mi fissa da lontano ridacchiando, come lo odio!!! riprendo il mio lavoro con il piede in modo più deciso..
"Siete sposati?" chiedo osservando le mani e le fedi nuziali.
"Sì. Le nostre mogli sono ad una cena tra colleghe di lavoro e noi poveri maschietti ci siamo ritrovati soli soletti..."
"Poverini...." con una mano sfioro la gamba di Paolo seduto al mio fianco. Mio marito era più serio, iniziava a capire che non stavo scherzando...
"Che programmi avete per questa sera"
"Nulla di particolare, avremmo dovuto incontraci con un'amico dopo cena ma se tu ci proponi qualche cosa di interessante"
Mi guardano, come in attesa...
"Ok, voi dove mi portereste?" sentendo risposta così decisa sgranano gli occhi
Paolo il più smaliziato dice "E tuo marito lo lasci qui? comunque mi sembri su di giri, non giriamoci tanto intorno, che ne dici di andare in un motel qui vicino a divertici"
"Si certo lo lascio qui, la vostra è una proposta interessante si può fare" dico sorridendo guardando verso mio marito.
Ci alziamo e ci dirigiamo all'uscita, mentre Roberto paga il conto.
Esco con Paolo, arrivati alla sua auto mi dice "Allora... sicura"
Con uno sguardo di ghiaccio faccio un segno d’assenso con la testa apro la portiera e mi siedo.
Quando arriva Roberto mette in moto e parte, avevamo lasciato il locale ero in preda alla paura, ripensando alla cosa era una vera follia, ero su un’auto con due sconosciuti magari anche violenti... Mentre l’auto usciva dal parcheggio, continuavo a fissare la porta d’ingresso, sperando che comparisse mio marito a fermarci, avrei voluto dirgli di tornare indietro ma ero troppo combattuta, non sapevo cosa fare.
"Senti, ti va che ci raggiunga anche il nostro amico" dice Roberto che stava telefonando.
Rispondo si, forse presa dalla situazione e dai pensieri che mi frullano in testa.
Dopo pochi chilometri L’auto si infila nel motel, Roberto scende a prendere la stanza, entriamo e parcheggiamo nel vialetto scendono io resto in auto "Su scendi andiamo dentro" dice Roberto mentre apre la porta della stanza, io ero diventata silenziosa, Paolo apre la portiera e mi prende per mano, avrei una voglia matta di scappare.
Una volta entrati chiudono la porta, Paolo si butta sul letto per provarlo, devo andare in bagno la tensione mi ha fatto venire una gran voglia di fare pipì, avrei voluto non uscire più ma mi chiamano.
Paolo si era gia tolto la camicia e Roberto stava facendo altrettanto, io sto in piedi vicino al letto, in silenzio.
"Che fai? Non parli più adesso? non avrai mica cambiato idea" "E NO CAZZO! dice Roberto, non puoi farci questo! prima ci provochi ed adesso vorresti lasciarci così?" "abbiamo anche pagato il motel" potevi dirlo prima, comunque se non ti va lasciamo perdere.
Mi rendo conto della situazione e spaventata dalle possibili reazioni, mi vedo oramai costretta a ballare quella musica che io stessa avevo scelto. "Avete ragione, sono stata io iniziare tutto quindi se volete vi faccio solo un pompino"
"Va bene" dice Paolo "Però è un vero peccato tu non ti voglia divertire e poi potevamo evitare la stanza" Mi siedo sul letto e Paolo mi si siede accanto e inizia a slacciarmi la camicetta ma lo fermo.
Intanto Roberto si era abbassato pantaloni e slip esibendo un membro eretto di notevoli dimensioni, si avvicina, io inizio a toccarlo, è una sensazione tattile strana è molto più grosso e diverso da quello di mio marito, lo porto alla bocca.
Quando squilla il telefonino ho un sussulto spero sia un imprevisto che interrompa il gioco, invece no, è il loro l'amico che sta arrivando e chiede in numero della stanza.
La situazione è surreale... Pochi minuti prima ero seduta a assieme a suo marito, ora stavo facendo un pompino ad uno sconosciuto. Anche Paolo intanto si era spogliato, si avvicina e riprende a slacciarmi la camicetta,
Cerco di resistergli, dico "no dai solo con la bocca"
"Si ok va bene ma almeno spogliati, noi siamo nudi" Intando che lo diceva aveva fatto uscire le mie tette e mi stava slacciando la gonna.
Bussano alla porta speravo di vedere la figura rassicurante di mio marito, magari ci aveva seguito, ma non è lui, è il loro amico, interrompo il lavoro di bocca che stavo facendo si presenta facendomi qualche complimento visto che sono mezza nuda, si chiama Luca. Paolo continua il suo lavoro e mi sfila la camicetta, la gonna e poi le mutandine, ora sono nuda, con tre uomini, cerco di non pensarci e continuo a succhiare il cazzo di roberto.
Anche Luca, nel mentre anche Luca si era spogliato, e Paolo stava dedicando le sue attenzioni alla mia figa, mi ero anche depilata e quanto pare apprezzava la cosa.
"Avevo detto di no, faccio solo dei pompini Io a voi"
"Dai non vorrai far divertire solo noi, hai una fighetta così bella... e poi... sei già bagnata"
In effetti ero eccitata, sento che con due dita apre le labbra della vagina, lo lascio fare e apro le gambe, lu si inginocchia, per leccarmi. Continua a lavorarmi, leccando, infilando due, tre dita in figa è veramente bravo. Devo confessare a me stessa, che la cosa mi stava eccitando, stavo scoprendo forse un lato nascosto della mia personalità. Anche luca intanto si era anche lui avvicinato alla mia bocca con il cazzo eretto, anche questo diverso, non molto lungo ma tozzo, che strana situazione non avevo mai succhiato altri cazzi al di fuori di quello di mio marito e ora ne stavo succhiando due assieme, alternando il lavoro sui due cazzi, la cosa mi stava anche divertendo il fatto di essere con tre uomini sebrava passata in secondo piano, non mi imbarazzava più, anzi iniziavo a divertirmi.
Paolo si era messo un preservativo, vedendolo, serro le gambe, speravo di non arrivare a tanto, non posso parlare sono troppo occupata con la bocca, ma faccio cenno di no con la testa.
"Dai su ne hai voglia anche tu, si vede chiaramente"
Mi accarezza ancora un pò in mezzo alle gambe, sono eccitata è vero... mi convinco a riaprirle, si posiziona davanti alla figa con il suo arnese in tiro, lo appoggia ed entra. Mi scopa per un pò poi lascia il posto a Roberto, mi scopa un pò po è la volta di Luca, si alternano tra la mia bocca e la mia figa, mi piace sentire cazzi di diverse dimensioni, ogni volta è diverso il modo con cui mi scopano, Paolo è il primo a venire lo sento pulsare e venire, Lascia il posto a Luca, che prende a scoparmi con incredibile foga non dura molto visto il lavoro di bocca fatto prima, anch'io vengo un prima volta, riprende Roberto che inizia a scoparmi mentre Paolo toltosi il profilattico mi da il suo cazzo da ripulire, poco dopo viene anche Roberto, non mi danno tregua, il Cazzo di Paolo è ritornato duro si stende e mi chiede di salirci sopra, lo faccio anche se è senza presevativo, mi infilò il suo cazzo nella fica, mentre Luca mi fa succhiare il suo cazzo per farlo ridiventare duro.
"Adesso ti facciamo provare una cosa che non hai mai provato, hai una figa bella larga" dice "Dai Luca mettici anche il tuo"
Luca mi viene dietro e punta il suo accanto a quello di Paolo, mi allarga un po la figa già occupata con due dita, lo sento entrare tutto, mi sento aprire come una mela, rimango senza fiato almeno per una diecina di secondi, fino a quando entrambi cominciano a scoparmi, mentre succhio il cazzo di Roberto, tre cazzi in una volta, non capisco più niente, oltre a scoparmi insieme, mi accarezzano e palpano, si alternano nella mia figa ma ho sempre due cazzi dentro, Roberto è il primo dai tre a venire toglie lo toglie dalla mia figa e mi sborra in faccia mentre gli altri due continuano a scoparmi. Vengo in un orgasmo violento e devastante, un orgasmo lunghissimo, interminabile, è la prima volta che grido dalla goduria sono talemente bagnata che mi sembrava fare pipì, accelerano il ritmo, li sento pulsare tutti e due raggiungono contemporaneamente l'orgasmo sborrandomi copiosamente dentro, per fortuna non è un giorno fecondo, almeno spero.
Non avevo mai fatto una porcata del genere, sono distrutta, loro si alzano e iniziano a rivestirsi bevo le gocce rimaste a lato della bocca. Non riesco quasi a reggermi in piedi per tutto il tempo passato a coscie spalancate. La fica in fiamme ancora aperta e dolorante, lascia uscire rivoli di sperma misto a un pò di sangue che colano lungo le cosce, ero tutta sconquassata, avevo passato quasi tre ore a scopare però ero distrutta ma appagata e felice di averlo fatto.
Dopo che mi sono rivestita mi hanno riaccompagnato a casa, seduta in auto e per tutto il tragitto sentivo ancora la figa strana pulsare, gli ho promesso che ci saremmo rivisti, mio marito mi stava ancora aspettando, non mi chiede nulla, Gli faccio vedere i tre presevativi usati sporchi di sperma, anche se in realtà le scopate sono state di più, a letto dopo che gli ho raccontato tutto, o quasi, ha voluto scopare nonstante il dolore l'ho accontentato, mi sentivo in colpa, il suo cazzo mi sembrava piccolo, gli ho fatto leccare la figa senza però dirgli che ci avevano appena sborrato dentro in due. Non potrà più dirmi nulla, ho vinto la scommessa. Da quel momento la mia vita è cambiata in meglio ovviamente.
103
10
17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
Due coniugi fantastici
Salve, racconto brevemente cosa mi è capitato grazie al Vs magnifico sito qualche tempo fa':
Mosso dalla curiosità inserisco un annunncio con il quale chiedevo di diventare "amico" di una coppia vicino alla mia nuova residenza, Milano. Un pomeriggio ricevo un msg by email di un certo Piero.....meraviglia, eccitazione, stupore e intrigo. Questi gli elementi che hanno preceduto l'apertura del msg. Questo Piero si presentava come il marito di una splendida Donna di 48 anni ben portati e di se raccontava di essere oltre la 50 ina ma molto giovanile. Per me andava ok poichè all'epoca dei fatti avevo solo...si fa x dire...42 anni!
Continua nel raccontarmi le loro fantasie e mi invita a chiamarlo sul cellulare appena letto il contenuto dell'email. Allora senza aspettare + un secondo mi apparto in un luogo tranquillo in azienda e chiamo......dall'altra parte dell'apparecchio una voce forte, sicura e molto amichevole mi ringrazia per il contatto e conferma l'interesse per la mia persona anzi per la mia richiesta di diventare il secondo ometto di una coppia aperta. Appuntamento fissato da li a tre giorni alle 17.30 davanti un cinema di Milano. Non stavo + nella pelle......quei tre giorni sembravano non passare mai. Ma ecco che mancavano dieci minuti all'incontro .....appostato davanti al luogo prefissato da ormai 2 ore buone poichè sn arrivato con largo anticipo...vedo un signore vicino la 60 ina mano nella mano con una splendida creatura....allora penso ....è fatta eccoli....che fortuna ho vauto.....che bello....ancora un attimo e mi torna in mente che la moglie dalla descrizione fatta deve avere + o - 48 anni e non puo' essere lei quella stupenda donna poichè giovane ...ABBAGLIO . Sono le 17 30 in punto ed ecco arrivare i due Signori quelli veri.....Lei donna di gran classe l'età ben portata con il sorriso facile e Lui alto ben vestito e davvero un bell'uomo degno della compagna. Ci salutiamo e subito Lui mi invita a visionare con loro il film cheì stava x iniziare da li a poco. Dentro la sala mi spiega il "gioco"....la moglie si dovrà sedere tra noi due e Lui inizierà con carezze e baci ad eccitare la moglie ed io dovro' solo guardare e masturbarmi se l'eccitazione sale....ma senza allungare le mani sulla consorte. Li per li volevo desistere, salutare e tornare indietro poichè sull'annuncio parlavo chiaro ....ruolo attivo come terzo. Poi riflettei e accettai. In fondo per me era la prima volta che grazie ad internet ed al Vs magnifico sito mi capitava questa bell'avventura. Il film inizio' e subito Lui le alzo' la gonna e con un fare davvero eccitante le sfilo' il perizoma anzi prima lo scosto tutto da una parte per farmi vedere, si fa x dire era quasi buio, la figa della moglie e poi inizio' un ditalino lento con l'introduzione varie volte del pollice andando sempre dentro e fuori. Vedevo quelle dita dell'uomo bagnate, umide e ad un certo punto mi avvicino' la mano al naso per farmi sentire l'odore dell'umore di quella fantastica donna. Lei dal canto suo spesso teneva gli occhi chiusi e qualche volte si girava verso di me per vedere se stavo masturbandomi e con voce rauca ed eccitata si avvicinava al mio orecchio e bisbigliava......ti piace?....vorresti scoparmi?.....guarda come gode il porco di mio marito sapendo che mi mangi con gli occhi.....mi piace tanto godere in compagnia di uno sconosciuto. Che bello ho passato magnifici momenti ero al settimo cielo quando Lui le chiede di succhiarlo un po'. Ecco allora che Lei si china e inizia un pompino favoloso ma mentre i due si danno da fare ecco l'imprevedibile ...entrano in sala un gruppo di adolescenti che iniziano a fare un casino unico. I due prontamente si ricompongono e decidiamo di uscire subito. Fuori in un attimo Lui mi chiede se ho impegni per le prossime tre ore, ovviamente rispondo di no....allora vengo invitato a seguirli nella loro auto per un drink in un bar li vicino.
Ma la bar non giungeremo mai....poichè l'eccitazione dell'uomo doveva essere ai massimi livelli e i due volevano finire quello iniziato e fare cosi' bella figura con l'ospite cioe' io. Qualche kilometro fuori Milano ed eccoci arrivati in una zona industriale dismessa. Vista l'ora è buio...io seduto dietro e loro due davanti parcheggiamo e marito e moglie riprendono le loro effusioni sempre piu' audaci fino al punto interrotto nel cinema. Pompino con movimenti lenti e con slinguate che la maialona sapeva assestare a quel cazzo ormai teso e duro....a quel punto il marito eccitato come non mai inizia a parlare di me e del mio cazzo chiedendole se era di suo gradimento e di constatare la durezza e il mio grado di eccitazione...ma Lei imperterrita continuava a dedicarsi solo al suo Lui. Ero davvero eccitato, avevo il cuore a duecento....davanti a me uno spettacolo unico, una gra puttanona che spompinava il suo uomo e la mia presenza eccitava ancora di piu' i due. Infatti tutti e tre avevamo come i battiti sincronizzati ecco che allora Lei si stacca per un attimo dal marito mi gurada fisso negli occhi ed io senza staccare le mani dal mio cazzo che accarezzavo con dovizia. mi chiede se puo' darmi una mano. La mia risposta è un SI che ancora oggi riecheggia nella mia mente.....cosi' inizia una sega lenta con scivolate umide di saliva sulla cappella e con l'altra mano idem x il marito che continua ad incitarla....ti piace l'uccello di Dario vero? quante volte abbiamo fantasticato su questa situazione ed ecco realizzata.....ti amo maore , grazie.....che porca che sei ...dai falla sciolare di piu' questa mano stringicazzo.....umhhhh....perchè non telo scopi adesso qui' davanti a miei occhi.....dai che ti piacerebbe dilllo puttana...ecosi' via! Se non mi è venuto un infarto in quell'occasione non mi verrà mai piu'....Siamo andati avanti ancora per una ventina di minuti (soffro del contrario dell'eiaculazione precoce...riesco ad avere il controllo totale della mia eiaculazione resistendo anche h 2.30 record massimo) Lui ecco che sborra copiosamente nella mano della sua bella ma io resisto ed è a quel punto che Lei inizia a lamentarsi x la stanchezza della posizione scomoda.....niente problema avverte Lui....riposati ci penso io a Dario e cosi' dicendo allunga la mano sul mjo cazzo ....in in primo momento mi scosto facendo capire che non gradisco l'avances poi con tono autoritario Lei mi informa che è un gioco che se voglio giocare con Lei devo assecondare le loro volgie anche bisex. Non so cosa fare ma non faccio in tempo a prendere una decisione che Lei e Lui si impossessano contemporaneamente del mio uccello e iniizano a menarlo con vigore rivolgendosi a lui in modo osceno fantasticando come usarlo su di lei con l'aiuto suo.....cosi' facendo iniziano a baciarsi e con l'altra mano a toccarsi fino a portare Lei all'orgasmo ...ero rimasto solo io...mi sembrava brutto farmi "coccolare" ancora ...x non spazientirli li avvertii che stavo per sborrare e cosi' fu.....Restammo immobili x qualche minuto dopo il rito dei fazzolettini/pulizia e tutti giu' dall'auto per una sana sigaretta, si fa x dire. A distanza di anni continuo a vedermi con queste slendide creature che hanno fatto del sesso a tre un momento "ludico"...un godimento allargato come lo definisco io. Bravi, Ve ne saro' grato per sempre.....anchen se mi piacerebbe trovare altre coppie di qualsiasi età, razza o altro che intendono vivere qualche volta questa bella ed eccitante esperienza sessuale. Concludo con CARPE DIEM.......cogliamo insieme quest'attimo ...è stupendo...CREDETEMI. Lunga vita SERENA a Tutti. Dario
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1
17 years ago
giu1110,
44
Last visit: 17 years ago
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La prima volta che ho fatto l\'amore
La prima volta quanti e quante hanno immaginato la prima volta ma la maggior parte specialmente delle donne "almeno per quelle che ho conosciuto e non sono poche non e' stato una bella esperienza " io come uomo mi ritengo fortunato perche ' non sto parlando dei tempi di oggi ma degli ultimi anni 60 vivendo in un paese piccolo e avendo 13 anni la possibilita' di scopare era minima, le ragazzine della mia eta' quando eri fortunato ti baciavano e se incontravi qualcuna piu' intraprendente ti faceva una sega . Ma quell'estate per me fu stupenda e indimenticabile.Finita la scuola andai a lavorare in albergo come cameriere ,la maggior parte dei clienti erano tedeschi i mariti delle signore venivano per fare pesca sub e bere birra tanta birra e le signore tutto il giorno da sole sulla spiaggia a prendere il sole e annoiarsi . I ragazzi che lavoravano con me ed erano piu' grandi riuscivano a scopare tutti i giorni anche cambiando donna , ame sarebbe piaciuto imitarli ma 13 anni erano un po' pochi anche se fisicamente avendo fatto sempre sport non ero messo male e poi le donne mi sono sempre piaciute tantissimo , e loro mi incoraggiavano e mi aiutavano se vedevano qualche ragazzina ma io volevo una donna ," mi hanno sempre attratto le donne piu' grandi di me " fu cosi ' che dopo 10 giorni che lavoravo una domenica sera verso le sei mentre ero intento a preparare la sala per i nuovi clienti arrivati sento aprire la porta mi giro per vedere chi era , ferma sulla porta un po' intimorita c'era una ragazza i nostri sguardi si incrociarono e ci guardammo intensamente per alcuni secondi che sembrarono un eternita'" era stupenda aveva tutti i cappelli riccioli neri lunghi fino alla schiena un viso dolce e sorridente due occhi verdi che emanavano una luce intensa il corpo magro ma robusto una cannottiera rosa attillata e le tette belle dure che sporgevano ,una gonna bianca sopra il ginocchio e due gambe un po a cavallerizza ma belle sode " io le dissi di entrare ma dietro di lei spunto' la figura di un uomo anche lui giovane e carino che era il marito, lei venne dritta verso di me dandomi la mano a quel contatto sentii il mio sangue che bolliva gliela strinsi un po ' e lei fece altrettanto non parlavano italiano ma io già un po di tedesco e inglese lo parlavo perche come si dice da noi se non parli almeno una lingua non mangi . Mi disse che erano appena arrivati e volevano un tavolo , non persi tempo e gli diedi uno tavoli del mio reparto cosi pensai la posso conoscere un po meglio ci salutammo ma i nostri occhi non smisero un attimo di incrociarsi e questo fu per due settimane sia quando era a tavola o sulla spiaggia o in giro ci cercavamo sempre anche quando non era ancora successo niente perche ' il bello accadde dopo tre giorni la sera prima in discoteca mentre ballavamo nella penombra i nostri corpi sembravano uno ci accarezzavamo ci baciavamo il mio cazzo era duro perche lei strusciava la sua fica su di lui e piu si strusciava piu sentivo il suo respiro ansimante tutto questo incuranti di chi avevamo intorno fino a quando dandomi un morso nell'orecchio capi ' che era venuta . Io non ne potevo piu' ero eccitato avevo il cazzo che scoppiava ci avvicinammo al bar e comi tutti i tedeschi il marito era ubriaco dissi ai miei amici se potevano accompagnarlo in albergo io avevo da fare e siccome avevano capito e ci aiutavamo in caso di bisogno lo lasciai a loro . uscita fuori mi disse andiamo sulla spiaggia voglio fare l'amore ,io non credevo alle mie orecchie imbarcammo in moto e in 5 minuti eravamo in spiaggia .Era una notte stupenda la luna ci illuminava corremmo verso l'angolo della spiaggia come due innamorati arrivati ci fermammo tenendoci per mano e guardandoci intensamente poi lei si scateno' prese il mio viso tra le mani senti' la sua lingua dentro la mia bocca fino alla gola cominciammo a strapparci i vestiti sembravamo due indemoniati tanta era l'attrazzione e la voglia di amarci io ero in estasi era la prima volta stavo per fare l'amore eravamo nudi sentivo i suoi capezzoli duri sul mio petto senti la sua mano afferrare il mio cazzo che era gia duro e stringerlo forte ci sdraiammo lei mi spinse la testa fra cosce sentivo il profumo della sua fica calda e bagnata cominciai a leccarla fra le labbra e sul grilletto che era groso e duro e dopo pochi attimi sentii la mia bocca riempirsi non so se era sbrodo piscio so solo che lo bevvi fino all'ultima goccia a quel punto mi tiro su e allargando le cosce con la mano se lo mise dentro poi inarcandosi mise le gambe dietro la mia schiena in modo che il cazzo le potesse entrare fino alle palle io non capivo piu ' nulla talmente forte era l'eccitazione ci mordevamo ci succhiavamo intanto sentivo il cazzo che stava per scoppiare e anche lei per la seconda volta stava per venire passarono pochi attimi e per la orima volta godevo dentro la fica di una donna non mi fermai volevo sentire anche il suo godimento perche mi eccita sentira la donna che gode e come un vulcano sentii il mio cazzo bagnarsi mentre lei urlava di piacere rimannemmo per un po abbracciati uno sopra l'altra ma poco perche la voglia di ricominciare era tanta
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17 years ago
f6923,
50
Last visit: 13 years ago
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Ely: il piacere di essere dominati
Qualche tempo fa ho avuto un’esperienza che è durata qualche mese con Ely, padrona di 42 anni.
E' stata una esperienza unica, mi sono trovato per la prima volta in vita mia davanti ad una affascinante, femminile ed estroversa vera domina.
Una Dea vera che prende la tua anima e la avvolge in una impercettibile catena da cui è impossibile liberarsi. Mi sono sentito subito "libero" di mettermi completamente nelle sue mani.
Ely la conoscevo da un po’ ma non avrei mai sospettato che nella vita privata fosse una risoluta padrona.
Una sera, dopo un incontro casuale con lei in un’enoteca, e dopo qualche bicchiere di buon vino, ecco la sua proposta. Mi chiede se mi piacerebbe fare un gioco con lei in cui io assumerò il ruolo di schiavo e lei di padrona.
La cosa mi eccita subito e le dico che si può provare.
Lei tende a sottolineare che non si può provare: o mi piego completamente alla sua volontà o non se ne fa nulla.
Accetto. L’appuntamento è per la sera dopo a casa sua.
Arrivo emozionato a casa di lei attorno alle 8 di sera, suono il campanello e aspetto.
Lei arriva, tutta sudata, in tuta da ginnastica.
“Sono appena tornata dalla palestra esordisce. Entra e aspettami. Qui.”
Le rispondo “Ok” e prendo subito un ceffone in faccia… “Si Padrona”, devo sempre rivolgermi a lei in questo modo.
Ely torna con un guinzaglio, e, ancora all’entrata mi fa spogliare nudo.
Non trattengo un’erezione esplosiva ma lei non ci fa caso, mi fa mettere a quattro zampe, mi mette il guinzaglio al collo e mi porta con lei vicino al divano dove si siede.
“Ora sentirai quanto gustosi sono i miei piedi”
Mi obbliga a toglierle le scarpe, i calzini ancora bagnati di sudore e me li fa annusare a lungo.
“Ti piacciono vero?” continua a dirmi “Ti piace la puzza dei miei piedi sporchi brutto maiale?”.
“Tantissimo padrona”.. sto al gioco.
“Ora leccami i piedi, puliscili meglio che puoi con la tua sudicia lingua”.
Eseguo i suoi ordini e succhio con avidità i suoi gustosissimi piedi... Lei li spinge dentro la mia bocca, fino in gola.
Intanto chiacchiera, al telefono con un’amica.
Io sono la lingua per i suoi piedi.
Dopo un po’ mi porta in cucina tenendomi per il guinzaglio e frustandomi con un frustino per cavalli.
Colpi secchi e molto dolorosi…
“Ora devi bere, schifoso!”
Si siede sul tavolo, si sfila le mutandine e me le ficca in bocca.
Anche queste sono ancora bagnate del sudore della palestra e sono molto sporche.
Mi lascia così mentre cerca qualcosa tra gli scaffali della cucina.
Mi da una bacinella rotonda di plastica e mi dice di tenerla sotto il mento, sfila le mutande dalla mia bocca e le getta a terra, si siede di nuovo sul tavolo con la fica rivolta alla mia faccia.
“Adesso devi bere tutto” “Non sai da quanto trattengo questa pisciata!” e si mette a ridere mentre mi avvicino con la bacinella in mano e la bocca spalancata.
Inizia una pisciata interminabile calda e dal sapore forte e disgustoso. Provo, ma non riesco a berne che una piccola quantità mentre il resto riempie lentamente la bacinella.
Una volta finito di pisciare la mia faccia è completamente bagnata e il sapore di urina nella mia bocca è fortissimo.
Ely esamina la bacinella poco soddisfatta, mi schiaffeggia e mi sputa addosso insultandomi.
“Questa fra un po’ te la bevi tutta” dice, e ci sarà almeno mezzo litro di piscia in quel contenitore di plastica.
Ora devo cenare.
Apparecchia la tavola e tira fuori della pasta fredda già pronta.
Si siede con il suo piatto, io sono sotto al tavolo con una ciotola per cani e la mia bacinella di piscio.
Ely butta un po’ di pasta nella ciotola, ci sputa dentro, l’appoggia per terra e ci mette un piede dentro.
“Ora mangia, cane!”
Io mangio con il suo piede nella ciotola, mi costringe a bere con la lingua, dalla bacinella il piscio giallo.
Finito di cenare mi porta nel salotto, inginocchiato davanti al piscio che devo finire di bere.
Torna con uno strapon nero e mi avverte.
“Ora t’inculerò finche’ con la tua lingua non avrai bevuto fino all’ultima goccia della mia pioggia dorata”
Inizia a cavalcarmi e va avanti a lungo. Si ferma a vedere, ho quasi finito di leccare tutta la sua piscia. Non soddisfatta, prende la bacinella e ci piscia dentro ancora!
Ricomincia dopo avermi fatto succhiare il dildo che fino a quel momento era infilato nel mio culo.
E' stato doloroso, ma eccitante, disarmante e crudele, mi ha mandato in estasi…
I giochi sono continuati ancora per un po’, m’ha fatto succhiare il suo buco del culo, m’ha fatto masturbare di fronte a lei su un piattino, poi s’è spalmata lo sperma sui capezzoli e me l’ha fatto leccare tutto.
Era ormai mezzanotte, arrivato il momento di lasciarsi e tornare alla normalità della vita di tutti i giorni. Tornando a casa ripensavo all’accaduto, a Ely e alla sua forza nel dominare un uomo.
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1
17 years ago
favoladimiele,
30/30
Last visit: 11 years ago
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Evoluzione cuckold
Gia' dal giorno successivo all'incontro coi tre giovani franco comincio' a farmi complimenti per come mi sapevo destreggiare con gli uomini,come ero brava a farli godere ecc.
Non capii subito dove voleva andare a parare,ma una cosa era certa, era molto su di giri,tanto che entrando per caso in bagno lo trovai che si menava il cazzo furiosamente.
Continuo' a segarsi in mia presenza finche' godette sborrandosi tutto sulla pancia.
Dopo la doccia continuo' ad insistere perche' facessimo sempre nuove esperienze magari,aggiunse,anche in modo nuovo.
Restai un attimo perplessa su cosa volesse dire.
Mi chiari' subito:mi piacerebbe che tu ti sentissi libera e non fossi in alcun modo condizionata dalla mia presenza.
Fai quello che credi,mi disse,non ti pongo limiti di alcun genere, ne' di tempo, ne' di modi, ne' di luogo,qui'in casa o fuori.
Era tutto chiaro e decisi che l'avrei accontentato anche perche' l'idea di questa totale liberta' mi procurava una eccitazione incredibile.
Passai il sabato a scorrere gli annunci erotici su siti di internet,non sapendo neanche io cosa cercare specificamente.
Alla fine optai per un cinquantenne che cercava una donna disinibita disponibile a nuove esperienze.
La domenica mi vestii davanti a franco:perizoma microscopico nero,calze scure con reggicalze che facevano un bel contrasto con la pelle chiara delle cosce,tacchi alti,niente reggiseno,una maglietta leggera con scollatura profonda e gonna al ginocchio molto stretta.
Mio marito seguiva tutti i movimenti con interesse ed eccitazione.
Lo lasciai infatti che si accarezzava il cazzo gia'in erezione.
Non so quando torno,gli dissi un po' sadicamente,non mi aspettare.
L'appuntamento era a 50 metri da casa.
Lui era gia' li' ad aspettarmi in una grande macchina scura.
Era un bell'uomo,elegante,brizzolato,aveva modi cortesi ma decisi.
Mi e' piaciuto subito!
Mentre guidava con la coda dell'occhio sbircio' le cosce scoperte dalla gonna risalita molto su e mi disse:non so perche' hai risposto al mio annuncio,voglio pero' chiarirti che gia' da ora se vuoi puoi rinunciare,se invece decidi di seguirmi, devi sapere che liberamente ti affidi a me.
Mi sentivo totalmente coinvolta e dissi:mi metto nelle tue mani,unica cosa che non voglio e' la violenza,per il resto son pronta a tutto.
Bene,son contento della tua scelta,rispose,vedrai che sarai contenta ed, aggiunse, farai svariate esperienze,per gradi,ogni volta sensazioni nuove.
Una volta a casa sua mi condusse in una saletta.
Notai che c'era un tappeto e nelle vicinanze una poltroncina.
Spogliati completamente e poi mettiti a quattro zampe sul tappeto mi ordino'.
Eseguii subito.
Non voltarti mai e tieni le cosce aperte.
Lo disse con tono autoritario che non ammetteva discussioni.
Con la coda dell'occhio vidi che prendeva un frustino di pelle nera,sottile,con una impugnatura larga e che terminava come una piccola palettina sottile.
Da dietro comincio' a farla scorrere delicatamente all'interno delle coscie divaricate.
Passava dall'una all'altra e quella sottile gomma mi dava i brividi.
Dopo un po' comincio' ad alternare le carezze con dei leggeri colpetti e questa variazione mi procurava un piacere indicibile anche perche' non potevo mai prevedere quel che sarebbe successo dopo.
Passo' poi ad accarezzarmi l'inguine per poi cominciare a colpire piano la vagina con la punta del frustino.
Dopo un po' avevo la fica gonfia per il piacere.
Non vedevo l'ora di essere penetrata,e glie lo dissi:scopami ti prego!
Non ci penso proprio,mi rispose.
Allora fammi sbattere da chi vuoi perche' ho assoluto bisogno di sentirmi riempita,non ce la faccio piu',aggiunsi.
Ti sei permessa questa volta di chiedere qualcosa,mi disse duro,non lo fare mai piu'perche' non ti e' consentito,ma poiche' e' la tua prima sera ti voglio accontentare.
Cosi' dicendo,rigiro'in mano il frustino e mi pianto' il manico nella fica fradicia e gonfia.
Mi sentii in paradiso.
Gemevo come un cagna in calore ad ogni spinta che dava.
Ogni quattro-cinque volte,lo estraeva dalla fica e me lo piantava nell'ano.
Due tre stantuffate e poi di nuovo in fica.
Continuo' cosi' per circa mezz'ora,avendo l'accortezza di fermarsi appena si accorgeva dal mio respiro che stavo per godere.
Infine ebbe pieta' di me e con una serie violenta nella vagina,mi lascio' avere un orgasmo interminabile.
Per stasera basta, domani ti mandero' aprendere dall'autista per le nove.
Tieniti pronta,mi congedo' in modo perentorio.
Mentre l'autista mi riaccompagnava a casa mi sorpresi a pensare che avevo goduto come una pazza senza neanche essere stata sfiorata da lui.
Trovai mio marito steso sul letto,nudo,col cazzo semifloscio.
Ero troppo eccitata per rinunciare a farmi scopare.
Glie lo menai un po' mentre gli raccontavo quanto avvenuto prima.
Ebbe una immediata erezione,gli montai sopra e lo cavalcai con molto vigore finche' venni due volte di seguito ed infine anche lui lo tiro' fuori spruzzandomi sulle tette.
Mi lasciai andare sul letto spossata cercando di immaginare cosa il mio nuovo amico mi avrebbe riservato per la sera successiva...
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17 years ago
admin, 75
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Come scoprii di essere una gran troia.
"Bastardi! Bisogna proprio essere dei gran figli di puttana!"
Ero incazzata nera. Tra tutte le persone che potevo incontrare proprio in quei due stronzi dovevo incappare. E dire che lei mi ha sembrava un vero angelo e lui poi, così educato.
"E' così vicino. Si figuri. Dieci minuti a piedi ed è anche una bella passeggiata. Sempre dritto e vedrà che lo trova."
Dopo mezz'ora di cammino ero finita in un vero letamaio. Non so neanch'io come ho fatto a non rendermi conto di dove mi stavo infilando. "Che idiota che sono stata!"
Dovevo prendere una decisione. O andavo avanti e attraversavo questo postaccio o mi toccava tornare indietro e saltare l'appuntamento. Non sarei mai arrivata in tempo se fossi tornata a cercare un taxi.
La via piegava verso sinistra con una discesa. All'angolo del palazzo due nere che sembravano uscite direttamente dal set di un film porno, mi guardavano come si guarda un ufo. Una delle due mi fece un cenno e mi chiese se volevo. "Volevo cosa?", pensai tra me e me. Ma non ci misi molto a capirlo, perchè l'altra si sollevo il lembo della minigonna e, tirando fuori un tocco di lingua, mi stava mostrando cosa ci fosse, appunto, sotto la gonna. Praticamente nulla. Aveva un tanga così stretto che le sue grandi labbra non ce la facevano in nessun modo a stare coperte. E non aveva peli.
Io ebbi un sussulto e cercai di passare oltre il più velocemente possibile. Camminando su quei tacchi alti non potevo evitare di avere un'andatura barcollante.
Cominciavo ad essere seriamente spaventata. Contavo sul fatto che alla fine della via, sarei stata al sicuro. Non mancava molto. Ancora qualche centinaio di metri. Il cuore batteva come un tamburo mentre le sentivo ridere dietro di me. Dovevo veramente essere ridicola ai loro occhi. Una distinta ed elegante signora che avanzava nel più lercio e schifoso dei quartieri del centro.
Più avanti un nordafricano stava pisciando contro un cassonetto dei rifiuti. Quando si accorse di me, si volto mentre stava ancora pisciando e mi squadrò da capo a piedi con l'uccello in mano. Aveva un cazzo enorme o così a me sembrava e il getto che ne usciva tracciava una parabola dorata nell'aria colpendo l'asfalto con un rumore come di fontana. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo cazzo. Sentii un gran calore che mi invadeva. Ero stregata da quella visione. Mai sarei stata capace di immaginare che un giorno mi sarei ritrovata ad ammirare un uomo che pisciava per strada.
Mi scoprii a pensare che era un bel ragazzo, con quegli occhi nerissimi e quel fisico asciutto. Lui mi guardo negli occhi. Io li chinai a terra vergognosa e proseguii. Non lo stavo guardando e sperai, addirittura pregai, credo, che avesse di meglio da fare che importunarmi e prosegui camminando a testa bassa.
La visione del suo uccello, però, mi tormentava. Me lo immaginai di fronte. Stavo immaginando di prenderglielo tra le mani. Ecco che le mie mutandine si stavano bagnando. La paura mi stava eccitando. Quello schifo di posto mi stava eccitando.
Non so cosa mi prese, ma mi fermai di botto, tirai su la testa e mi voltai. Lui era sempre lì, vicino al cassonetto, e mi guardava. lo guardai dritto negli occhi.
Lui mi fece un cenno con la testa indicando il portone di un cortile lì a fianco. Si trattava apparentemente di una casa abbandonata. Le finestre senza infissi e i muri che stavano cadendo a pezzi. Avrei voluto scappare ma non riuscivo a desiderare altro che quel suo grosso arnese.
"Lucia sei una troia e non lo hai mai saputo!" - mi dissi. E lo feci. Entrai in quel portone. Mi fermai in un angolo abbastanza buio.
Lui arrivò. Si slacciò i pantaloni. Non disse una parola e mi mise di fronte l'uccello. Con mia grande sorpresa non aveva un cattivo odore, anzi. Quando le dita della mia mano lo sfiorarono sentii un brivido salirmi su per le cosce fino al clitoride. Le mutandine erano fradice. Mi stavo bagnando copiosamente. I miei liquidi colavano lungo le calze a rete, giù per le cosce. Mi chinai e lo inghiottii. Lui si muoveva con regolarità. Io lo facevo scorrere fino in fondo alla bocca. Lo lasciavo scendere quasi fin dentro la gola. Il suo ritmo aumentò. Il brivido si trasformò in spasmi. Stava arrivando un orgasmo memorabile senza che neanche mi stessi toccando.
Lui mi venne in bocca. Lo sperma mi colava dall'angolo della bocca. Inghiottii.
Mi prese la mano facendomi alzare. Ci guardammo negli occhi. Mi accorsi che l'altra mano era ancora avvinghiata al suo uccello. Cominciai a muoverla lentamente avanti e indietro. Piano piano stava ritornando duro, mentre noi ci guardavamo in silenzio. Non dicemmo nulla.
Mi prese per la vita e mi fece girare. Appoggiai i palmi delle mani al muro scrostato. Con un gesto rapido mi calò le mutandine e infilo i pollici tra le mie natiche e le separò per bene. Sentivo l'aria fresca passare sulle labbra e sul mio ano. Capii cosa stava per fare appena un attimo prima di sentire la sua cappella del suo cazzo di nuovo duro, appoggiarsi proprio al mio buco del culo. Spinse aiutandosi con una mano mentre con l'altra si faceva spazio tra le natiche. Fu dolorosissimo, all'inizio. Avrei voluto urlare ma mi trattenni.
Lui spingeva sempre di più. Sembrava non finire mai. Quanto ancora sarebbe riuscito a farne entrare dentro di me. Sentii il suo pube che si appoggiava al mio culo. Il suo cazzo era tutto dentro di me e il mio ano bruciava come non mai. Stavo piangendo dal dolore.
Poi prese a muoverlo entrando e uscendo. Più il suo ritmo cresceva e più la mia vagina pulsava. Più sentivo il suo respiro ansimare dietro a me e più io mi bagnavo. Stavo venendo con il culo!
Sentii arrivare l'orgasmo come un ciclone. Non stavo capendo più nulla. L'ano pulsava, la vagina pulsava, il cuore batteva all'impazzata. Brividi scuotevano il mio corpo come avessi avuto la febbre. Venne dentro di me. Io, ormai, ero bagnata fino alle caviglie. i miei liquidi e i suoi colavano all'interno delle coscie sulle calze da 80 euro comprate per quell'occasione.
Mi fece girare. Spingendo sulle spalle mi fece chinare e mi mise il suo cazzo di nuovo davanti alla bocca. Glie lo pulii. Leccandolo meticolosamente.
Lui si tirò su i pantaloni. Si ricompose e fece per andarsene. Lo persi di vista quando, uscito dal portone, girò a destra, senza voltarsi.
Io stavo ancora ansimando. Ero completamente incredula di ciò che avevo appena fatto. Ma stavo ancora godendo. Mentre ero ancora lì appoggiata credo di essere venuta ancora una volta.
Non avevo più paura. Mi tirai su le mutandine. Mi sistemai un minimo. E con lo sperma di lui che mi usciva dal culo ad ogni passo mi diressi verso il mio appuntamento.
"Se mi affretto riuscirò ancora ad arrivare in tempo." - pensai.
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17 years ago
furtherlook,
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Dopo tanti anni... i
non saranno trent'anni, forse venticinque, allora frequentavo il Sugar Sugar gelateria in voga nei primi anni '70 nella mia città frequentata da numerosi teen-ager e non. Io ero da poco tornato dal mare quella domenica sera ero andato a prendermi un gelato con la speranza d'incontrare qualche volto conosiuto. Dopo un po vedo venirmi incontro una testa riccia di capelli castani: era la Mary, le andai incontro, era diverso tempo che non la vedevo lei si girò ed io l'abbracciai d'impeto strofinando il mio petto contro la sua quinta abbondante, il mio piccolo amico si erse prepotente e si strofino con lascivia contro il suo pancino, e lei un pochino sorpresa: - ti faccio questo effetto?- ed io: - Lo sai Mary le tue tette non mi fan dormire la notte, se non fosse perchè sei la donna di Angelino...-
Ed ora, dopo venticinque anni me ra ritrovo di fronte a me ancora con quelle due tettone piene e riabbracciarla come allora e provare le stesse sensazioni è stato un tutt'uno! E lei: - Dopo tanti anni ti faccio ancora quest'effetto!- Ed io: - Mia dolcissima Mary sei bella e desiderabile come allora, e in questi anni non ti ho mai dimenticata e sognarti mi capita spesso...- E lei: - Dici davvero! Lo sai abito qui vicino, ti va di venire a prenderti un caffè da me?- Ed io con la mia faccia tosta: - solo un caffè?- e lei di rimando: - E poi si vedrà...- le dissi: -Aspetta che prendo una cosa in macchina ed arrivo.- Il tempo di aprire il baule e di estrarre la mia valigetta con il mio olio che produco io stesso per fare i massaggi, indi la presi sottobraccio e le dissi:- Portami da te e ricambierò il tuo caffè con uno dei massaggi che mi hanno reso famoso in città.- Arrivati in casa mi preparò il caffè me lo porse e mi disse: - beviti il caffè con calma che mi do una rinfrescata e sono pronta per te!- dopo 20 minuti me la vedo apparire in un vaporoso accappatoio bianco semiapero: non riusciva a contenere tutta quell'abbondanza! - Sono pronta.- mi disse, - anch'io -
risposi. Ci avviammo alla camera da letto e gli dissi:-Spogliati e distenditi
sulla schiena che comincio con i piedi.- mi sedetti di fianco e dopo averle
fatto alcune movimenti per saggiarle la mobilità dell'articolazione della caviglia continuai stirandole le dita del piede e poi cominciai a massag-
giarle la pianta del piede con tutta la mia esperienza ma anche con tutta
la mia passione dopo un po mi disse:- Avevo già sentito parlare delle tue doti professionali, ma non pensavo che fossi così incredibilmente capace!
- ed io:- Sai tesoro questo lavoro lo faccio non solo per i quattrini, ma anche per il piacere di far sentir bene la gente! Poi trattandosi di te sarà
un mio preciso dovere e piacere adoperarmi al meglio delle mie capacità per portarti ad un delizioso benessere psico-fisico!- quando ebbi finito di trattarle i piedi le dissi di mettersi bocconi, quindi presi il mio olio e versa-
tene alcune gocce sulla schiena cominciai un lieve massaggio atto a rlas-
sarle tutta la muscolatura dopo un po la sentii mugolare e dirmi con voce
roca:- Sai che la mia vagina è un lago, mi sto cciogliendo!- ed io: - Si che
lo so! però il bello deve ancora venire, dicendo ciò chinai la testa verso i
suoi glutei e allargandoli con le mani insinuai la mia lingua verso l'orifizio anale succhiando tutti gli umori vaginali che vi colavano dentro e poi le dissi: - girati che ora facciamo il davanti- come si girò mi si presentò lo
spettacolo delle sue giunoniche tette, misi alcune gocce di olio anche qui
e cominciai a massagiarle con decisione e con passione, abbassando lo sguardo vidi rivoli di sperma uscire dalla sua spelonca allora abboccai un
capezzolo e iniziai a suggere con tutta la forza che avevo in corpo dopo alcuni secondi inziai a sentire le contrazioni del suo ventre che mi avvisavano che stava per venire staccai la bocca dal capezzolo e la avvicinai appena in tempo alla sua natura per potermi bere tutti gli umori
del fantastico orgasmo che tava avendo: Per alcuni interminabili minuti
restai in quella posizione, fino che non sentii l'ultima contrazione del suo ventre. Dopo alcuni minuti riaprì gli occhi e mi disse:- Adesso tocca a te!-
ed io: - La prossima volta: io la prima volta che sto con una donna lo fa-
cio solo per il suo piacere personale! Se poi ci sarà una seconda volta,
penserò anche a me stesso!-
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17 years ago
jackthetender,
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Sesso con uno sconosciuto
Asia in un bel giorno d’estate perse il solito pulman, che doveva prendere per andare a fare shopping, e mentre aspetta il successivo sentì dei passi e si guardò attorno furtivamente, un uomo vestito elegantemente stava camminando sul lato opposto della strada, si fermò alla fermata di fronte alla sua e si sedette. Asia si sentiva osservata intesamente da quell'uomo, i loro occhi si incontrarono, inizialmente guardarlo così da lontano le sembrava un gioco, ma era tanto che non si sentiva guardata così intensamente, il suo ragazzo non la guardava più così, anzi non lo aveva mai fatto. Se solo lui fosse stato un po' più focoso lei si sarebbe sciolta sotto le sue mani, ma lui non era così.
Dopo qualche attimo rimasta lì a fantasticare una voce………….."Mi scusi." una voce calda la fece sussultare "non volevo spaventarla, scusi. Ero seduto su quella panchina e la stavo osservando." Asia arrossì rendendosi conto che l'uomo della panchina stava parlando con lei. "Mi scusi nuovamente, credo che mi fissasse per un po' o forse mi sbagliavo." Iniziò lui. Asia non sapeva che dire, la voce dell'uomo era calda, sensuale "Si, mi scusi la guardavo perché lei mi ha fatto pensare a .." Si interruppe di colpo rendendosi conto di quel che stava per dirle.
"A cosa?" le chiese lui.
"No niente mi scusi." Asia si alzò. Doveva allontanarsi da lì, quello sconosciuto le stava troppo vicino. Si ritrovò faccia a faccia con lui e vide i suoi occhi scuri e profondi guardarla intensamente! Allora non si era sbagliata.
"Mi scusi se sono così sfacciato, ma lei è una donna molto attraente e mi ha colpito. Spero di non essere troppo maleducato se le confesso che ho pensato a come sarebbe stato fare l'amore con lei mentre la osservavo." Le disse
spudoratamente.
"Non dica sciocchezze, lei non mi conosce." Rispose Asia arrosendo nuovamente. Si sentiva accaldata e il cuore le batteva violentemente, temeva che lui potesse sentire i battiti impazziti. Da quanto tempo non si sentiva
desiderata. da quanto tempo non sentiva parole appassionate.
"E questo non la invoglia? Non le piacerebbe un'avventura selvaggia con uno sconosciuto? " La mano dello sconosciuto le sfiorò la guancia in una carezza e lei non si ritrasse, le dita di lui scesero sul collo e sbottonarono la camicetta. Poi la mano dell'uomo scivolò all'interno del accarezzandole un seno. Il pollice dell'uomo sentì il capezzolo rigido e lo accarezzò attraverso la stoffa strappando un gemito ad Asia che si appoggiò al suo petto per non perdere l'equilibrio.
Asia si sentì calda e umida, quell'uomo la stava eccitando, aveva voglia di fare sesso con uno sconosciuto era pazzesco, ma non desiderava altro. Le loro bocche si cercarono le loro lingue si avvinghiarono e lui l'afferrò per le natiche stringendola contro di se e mostrandole quanto era eccitato. "Facciamolo ora." Ansimò Asia, quasi non credette di averlo detto, non poteva aver pronunciato quelle parole, eppure lo aveva fatto. Lui la guardò negli occhi e la prese per mano guardandosi attorno. Iniziò a camminare rapidamente tenendola per mano, vide un vicolo chiuso buio e svoltò dentro mentre lei lo seguiva rapida. Proseguirono insieme fino oltre la metà, poi lui si girò e la spinse contro il muro le si mise contro e guardò verso la strada, lì non li avrebbe visti nessuno passando. Iniziò a baciarla selvaggiamente e lei sempre più sorpresa di se stessa rispose a quei baci strusciandosi contro di lui come una gatta in calore.
L'uomo le slacciò il reggiseno liberando i seni abbondanti che riempirono le sue mani, li palpò e li succhiò finchè non la sentì gemere nell'attesa. Le sollevò la gonna sui fianchi, Asia lo aiutò e poi gemette senza fiato sentendo la mano di lui insinuarsi dentro le mutandine.
Era calda e spudoratamente bagnata, eccitata come mai prima di allora si mosse contro quelle dita irriverenti. "Sei bagnatissima." Le disse sulle labbra muovendo le dita attorno al clitoride ritmicamente e poi lasciando che il suo medio scivolasse dentro di lei. Tolse la mano dalle mutandine e le mostrò le dita bagnate di lei. Asia non si vergognò, ma sentendosi femmina come mai, succhiò voluttuosamente quelle dita finchè non fu lui a gemere di desiderio. Le prese la mano guidandola sul rigonfiamento poderoso dei pantaloni, lei cadde in ginocchio aprendogli i bottoni e la cintura, fece scivolare i pantaloni sui fianchi liberando l'erezione dell'uomo. Le sue mani si chiusero intorno all'asta strigendola. Lui appoggiò le mani al muro mentre lei lo toccava. Lei sorrise di quella reazione e lo accarezzò voluttuosamente. L'erezione era al massimo, la punta vermiglia era gonfia e pulsante e una goccia di liquido era uscita dal piccolo foro. Asia sempre più sorpresa di se stessa la leccò via provocando un gemito strozzato nello sconosciuto. Poi iniziò a succhiarglielo, prima timidamente poi più rapidamente, più vogliosamente, movendo la testa avanti e indietro succhiando sempre più. Era stupefatta, quando il suo ragazzo le aveva chiesto di succhiarlo lei aveva sempre rifiutato perché la schifava e ora si ritrovava in ginocchio in un vicolo a fare un pompino ad un uomo di cui nemmeno conosceva il nome. La cosa la eccitava incredibilmente e continuò a lavorarlo con la lingua finchè lui non la obbligò a smettere. La fece alzare. "Togliti le le mutandine." Le ordinò e lei obbedì rapidamente, senza curarsi di rompere i collant. Smaniava solo dalla voglia di lui. Lui la spinse di nuovo contro il muro, le infilò la mano tra le cosce calde e gliele fece aprire.
Si abbassò tenendosi il pene con una mano e puntandolo tra le sue cosce, spinse un po' cercando la sua fessura, la sentì calda e invitante, bagnata e morbida. La prese sotto le natiche e la sollevò un poco, lei aprì le cosce avvinghiandolo con le gambe, lo sentì scivolare dentro. Asia sentì la sua carne aprirsi mentre lui la penetrava, sospirò chiudendo gli occhi e abbandonando indietro la testa. Lui la spinse contro il muro e cominciò a spingere contro di lei. Lo sentiva affondare e allontanarsi affondare e allontanarsi, finalmente ansimò, sentendosi libera e disinibita. Era tesa ed eccitatissima, sentì l'orgasmo arrivare irrefrenabile "Più veloce, dai ancora!" gli disse trafelata e lui non si tirò indietro l'assecondò donandole il miglior orgasmo della sua vita. Asia tremò soffocando un gemito sulla spalla dell'uomo, si sentì sciogliere nel piacere mentre le contrazioni ritmiche dell'orgasmo la pervadevano lasciandola soddisfatta.
L'uomo rallentò il ritmo per prolungare il piacere di lei, mentre sentiva l'ondata di calore dentro di lei, sentiva le sue contrazioni che lo stringevano violentemente. Iniziò a pulsare ed esplose nel ventre della sconosciuta che gli si era donata con tanta passione.
"Sei meravigliosa." Le disse qualche minuto dopo quando i respiri si fecero normali. Le fece mettere i piedi a terra e si assicurò che stesse in piedi da sola, osservandola nella penombra mentre si tirava giù la gonna..
Lei prese dei fazzoletti e iniziò a pulirsi con le salviettine cercando di non guardare l'uomo negli occhi, finita la passione si rese conto di quello che aveva fatto e si vergognava. Come aveva potuto comportarsi così con uno sconosciuto.
Lui attese che lei si rimettesse le mutandine, senza allacciarsi il reggiseno e si la camicetta. Solo in quel momento si azzardò a guardare quell'uomo negli occhi, lo vide sorridente e si accorse solo il quel momento di quanto fosse bello.
"Io di solito non faccio queste cose." balbettò imbarazzata.
"Lo credo bene. E' per questo che sei stata meravigliosa, sei stata spontanea, femminile, sensuale.. Vorrei rivederti." Le disse.
"Ma io sono fidanzata." L'idea di provare di nuovo quelle emozioni la fece tremare. Tu hai bisogno di passione, le rispose l’uomo." La accompagnò alla fermata del pulman e Asia vide che stava arrivando il pulmann. Lui aspettò che si aprissero le porte e mentre lei saliva le prese di nuovo la mano "Mi chiamo Marco e domani sarò qui a questa stessa ora. Spero tanto che ci sarai anche tu."
Le lasciò la mano con un sorriso caldo.
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17 years ago
Catania70,
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Di ghiaccio sotto l\'acqua bollente
Ore 8.00 AM: sveglia, colazione con cereali, frutta, caffè. Venti minuti in bagno: doccia, barba, contorno occhi e due gocce di profumo. Poi al lavoro: il primo appuntamento, il secondo, il terzo. Ore 1.00 PM: pausa pranzo con insalatona nel bar di fiducia. Poi di nuovo in spider su strada per completare i miei affari.
Ore 8.30 PM: stop! Finalmente la giornata lavorativa è conclusa e posso dedicare del tempo a me stesso. La palestra, il luogo dove coltivo il mio corpo e il mio benessere psicofisico, dove amo passare qualche ora del mio tempo libero senza però essere un fissato del culto dei muscoli. Il centro benessere dove mi alleno è un posto tranquillo, non di certo una di quelle palestre altolocate dove c’è una passerella di gente senza senso che ama mettersi in mostra. Conosco ormai un po’ tutti, ragazze molto carine e ragazzi divertenti, persone discrete con cui condivido non solo la sala attrezzi ma anche qualche cena. I titolari sono una coppia sposata da poco, Laura, bellissima bionda perennemente abbronzata, col culto del muscolo tonico e dell’alimentazione corretta, e Marco, istruttore di sala, bellissimo uomo quasi quarantenne, alto, muscoloso,moro ma più elastico della moglie, non si tira indietro davanti alla birra né a qualche sigaretta e, a quanto si mormora negli spogliatoi, neanche di fronte alle belle donne.
Quella sera non c’era molta affluenza in palestra, forse per la pioggia incessante e i temporali, sta di fatto che erano quasi le 22.00 e la palestra stava per chiudere e io ero con Marco che mi stava raccontando le solite sciocchezze di cui non m’interessava sapere nulla: integratori, Rimini welness, donne. Vedo Laura che se ne va incazzata, aveva discusso con delle signore che non apprezzavano la sua lezione di step, simile a un’esercitazione militare. Rimaniamo io e Marco. Gli chiedo se faccio in tempo a farmi una doccia o se mi voleva buttare fuori. Mi dice che posso fare con calma che tanto doveva finire delle cose in ufficio. E’sempre molto gentile con me.
Lo spogliatoio: il luogo dove i miei sensi impazziscono, dove l’odore pungente di sudore mi sale al cervello con i vapori della sauna, dove magliette e mutande bagnate abbandonate sulle panche m’invitano a sprofondarci dentro la faccia. Ma quella sera non c’era nessuno, solo io, solo. Mi spoglio e mi reco verso le docce, otto docce aperte e in comune senza paraventi, come si confà a un luogo per veri maschi.
Mi cospargo di bagnoschiuma, le mie mani sono carezze, immagino di non essere solo ma che sotto l’acqua con me ci siano altri ragazzi, nudi, con i loro corpi sportivi mentre si toccano e scivolano pian piano uno sull’altro. Con gli occhi chiusi e la testa abbassata sotto il getto d’acqua sento crescere l’eccitazione tra le mani.
Ad un tratto sento la porta dello spogliatoio aprirsi, dei rumori tra gli armadietti e poi Marco, nudo, con un paio di infradito nere e una poche in mano, venire verso di me. Non l’ho mai nudo, quegli addominali scolpiti, i pettorali gonfi e quel grosso cazzo che gli penzolava sotto un pube quasi completamente depilato. Liscio e muscoloso, abbronzato, enorme. Si mette nella doccia in parte alla mia, apre l’acqua e ricomincia con i soliti discorsi di prima, sorridente come sempre, rilassato mentre io sentivo un leggero imbarazzo intervellato da un cuore che sembrava scoppiarmi nel petto. Il suo modo di farsi la doccia è simile a un sexy show di una discoteca di provincia, continua a girarsi su se stesso come per mostrarmi la sua perfezione fisica, accarezzandosi piano come se fosse ripreso da una telecamera. E’sempre stato un esibizionista, uno sicuro di sé, uno che sa di essere bello e piacere a tutti.
Tra una chiacchiera e l’altra, tra una mia occhiata fugace e l’altra, vedo che apre la poche e tira fuori un rasoio e della schiuma da barba. Si riempie la mano di schiuma, si cosparge l’inguine e comincia a depilarsi. Mi dice che quella sera doveva animare un addio al nubilato come spogliarellista, sì, sapevo che faceva pure quello. E sia mai che le donne trovino un pelo fuori posto, doveva essere pronto alla prova di ballo in perizoma ed essere completamente liscio, statuario, come si addice ad un professionista dei sexy show.
Resisto a fatica, lo guardo mentre si tiene il cazzo in mano e ci passa sopra la lametta, si stringe le palle, le alza, le gira, la schiuma scivola via sotto l’acqua, e a forza di toccarlo gli si sta inturgidendo. Lui fa finta di niente, come se non ci fossi e in pochi minuti il suo pube era liscio e il suo cazzo sembrava ancora più grande, con il prepuzio ritirato e la punta della cappella su cui scorreva il rivolo d’acqua come se stesse facendo la pipì.
Poi la domanda che mi lascia di ghiaccio sotto l’acqua bollente. “Ho fretta e non ho lo specchio, mi dai una mano o ti fa schifo?” Dicendomi così mi mostra il culo porgendomi il rasoio, tranquillo, sorridente, quasi sicuro che non gli dicessi di no. Rimango pietrificato, sento un tremolio che mi pervade il corpo, poi afferro il rasoio e annuisco sorridente, con la finta faccia di chi ti sta facendo un piacere per forza.
Marco si volta, appoggia le mani sulla parete piastrellata d’azzurro, la testa china,le gambe divaricate e mi dice di fare piano e stare attento. Mi riempio la mano di schiuma e con dolcezza la spalmo su quei glutei perfetti, lascio correre la lametta, appoggio le mani su di lui, ma non ci sono peli, sembra già perfettamente liscio. Sono in ginocchio dietro il suo culo, con una mano gli allargo le chiappe e intravedo il buco, lo tocco con le dita inschiumate, lui divarica ancora le gambe e si piega di più. Continuo con il rasoio intorno al suo buco, l’acqua scivola sui nostri corpi, trattengo a stento la lingua che vuole infilarsi dentro quella fessura e gustarne tutta l’essenza. Ho il suo culo, il suo buco a pochi centimetri dalla mia faccia, la depilazione intima sta diventando una rettoscopia, vedo tra le cosce il suo cazzone duro che punta verso il basso, ho voglia di afferarlo, di stringerlo,di mangiarlo.Il rasoio corre le mie dita fanno finta di toccare, non resisto, confondo un mio dito con la punta della lingua e do una leccata veloce e impercettibile a quel buco aperto, liscio e pulito, che sembra chiamarmi. Le mie mani diventano invadenti e presuntuose, lui se ne accorge e si ritrae. Si volta verso di me col cazzo duro che sembra toccare il mio, senza guardarmi mi ringrazia , si riprende il rasoio e la schiuma, si sciacqua velocemente ed esce dalle docce, lasciandomi lì, solo, con il cazzo duro in mano e lo sperma che mi colava tra le cosce, distrutto dalla tensione.
Nello spogliatoio Marco non c’è, mi rivesto, faccio per andare via, lui è in ufficio, lo saluto dalla reception, contraccambia. Ma da quel giorno non mi parlò più come prima e tuttora si limita a salutarmi da cliente.
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17 years ago
admin, 75
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Come sono diventato boy_friend per coppia
Sono fidanzato da 16 anni con Giulia, bella 38enne. Io Giorgio 43 anni ben portati ed affascinante, ho con mia fidanzata un buon rapporto ma con sesso molto tradizionale, sicuramente niente di particolarmente trasgressivo.
L’estate scorsa in vacanza al mare abbiamo conosciuto una coppia mia coetanea della nostra città.
Non avendo entrambe le coppie figli al seguito è stato naturale farsi compagnia soprattutto in spiaggia e nei dopo cena.
I primi giorni è stata una frequentazione molto discreta e casuale, anche se molto cordiale.
Con il passare dei giorni ho notato che Carla e Giovanni ci cercavano.
Appena arrivati in spiaggia si avvicinavano subito al nostro ombrellone e sostavano intavolando discorsi vari e generici, proponendo bagni ed escursioni assieme.
Giulia mi sembrava contenta della compagnia di Carla , e questo mi dava l’opportunità di praticare i miei sport senza sentirmi in colpa di lasciare sola Giulia. Spesso Giovanni mi accompagnava nelle uscite in canoa in mare. Tra i vari discorsi che facevamo in canoa notavo che spesso chiedeva di me e Giulia, come era il nostro legame e anche i nostri rapporti intimi. Io rispondevo che eravamo una coppia ben affiatata sentimentalmente, ma classica nel sesso. Lui invece mi raccontava che con Carla erano molto aperti ed amavano esplorare il mondo del sesso senza pudori. Mi ricordo come Giovanni si mise a ridere quando ad una sua domanda specifica, risposi che con Giulia non avevo mai fatto sesso anale e nemmeno mi sarei azzardato a chiederlo, conoscendo la sua ritrosia per queste situazioni.
Dopo una settimana, una sera al rientro dalla solita passeggiata dopo cena, eravamo seduti con Carla e Giovanni in giardino dell’hotel bevendo un drink. Non so chi tra Carla o Giovanni avesse portato il discorso sul sesso. Era la prima volta che parlavamo di sesso tutti insieme e notavo che Giulia era nervosa, immaginando che non era l’argomento di conversazione che più gradiva. Io rispondevo cercando di evitare di entrare in particolari per contenere il discorso nella decenza e nel generico Ad un certo punto Giulia mi fece segno con la mano che se ne andava. Volevo farle un gesto per trattenerla, ma lei era già in piedi dicendo che aveva mal di testa e preferiva salire in camera al fresco, pregandomi però di rimanere a tenere compagnia a Carla e Giovanni.
Quando Giulia si allontanò Giovanni disse: “ma allora era vero quando mi dicevi che tua fidanzata è molto puritana, pensavo tu scherzassi per non esporti”. Ero un po’ imbarazzato, nel dover giustificare il comportamento di Giulia, avendo paura di fare entrambi la figura dei bigotti. Carla chiese se io non soffrivo di questa chiusura di Giulia sul sesso, chiedendomi se non avevo delle fantasie irrealizzate. Risposi che in effetti fantasie ne avevo, ma ormai avevo imparato a tenerle per me.
Carla dopo un po’ disse che anche lei voleva salire in camera e chiese a Giovanni di accompagnarla all’ascensore, pregando di fermarmi pure che me lo rimandava subito a tenermi compagnia. In effetti dopo un paio di minuti Giovanni ritornò e continuammo a parlare. Giovanni riprese l’argomento sesso ritornando a dire come lui e Carla facevano continue esperienze e come bastava che uno dei due raccontasse una fantasia e subito pensavano a realizzarla assieme.
Devo dire che un po’ invidiavo Giovanni per le opportunità che sua moglie gli permetteva di vivere.
Dopo poco squillò il cellulare di Giovanni . Rispose e capii che era Carla e capii anche che doveva avere un problema con l’aria condizionata in camera. Giovanni mi chiese se sapevo regolarla e io dissi cosa doveva fare, ma probabilmente Carla non riusciva a capire. Giovanni allora rispose che sarebbe salito a vedere. Chiuso il telefono mi chiese se facevo la cortesia a seguirlo cosi gli facevo vedere. Dissi di si anche perché poi andavo a raggiungere Giulia in camera.
Arrivati alla porta Giovanni bussò e Carla apri la porta. Entrammo e subito rimasi sorpreso: Carla indossava solo il perizoma. Visto il mio imbarazzo Giovanni mi disse : non ti imbarazzerai per due tette, in spiaggia ne vediamo tutti i giorni. Io cercai di distogliere gli occhi da Carla, ma mi era difficile. Pur avendola vista spesso in bikini, non mi ero mai accorto di come avesse un corpo molto bello. Armeggiai sui pulsanti dell’aria condizionata che subito ripartì. Allora Giovanni mi disse: che bravo Giorgio meriti un premio e Carla annui con un sorriso molto malizioso. Giovanni mi disse di colpo: senti Giorgio già che sei qui, ma ti piacciono le tette di Carla, lei ci trova sempre tanti difetti e aggiunse: dai Carla falle vedere bene le tue tette, vai vicino a Giorgio. Ebbi un sussulto in mezzo alle gambe, il mio cazzo cominciò a gonfiarsi e finalmente cominciai a capire che forse era un gioco premeditato da Giovanni e Carla. Lei mi si avvicinò , mi prese una mano e se la portò su un seno chiedendo se erano abbastanza sodo e intanto mi guardava con fare molto languido. Guardai Giovanni misto tra eccitazione ed imbarazzo e lui rispose: non farti problemi Giorgio a noi piace giocare.
A questo punto capii immediatamente le loro intenzioni, ma ancora meglio capii quando appena dopo Carla appoggiò la sua mano sulla patta dei miei pantaloni e cominciò a sfregarmi il cazzo in tiro dicendo: però!!! Vediamo un po’ cosa c’è qui.
Si mise seduta sul bordo del letto, mi tirò vicino, slegò la cintura, aprì i miei pantaloni, li abbassò, spostò lo slip e fece uscire il mio cazzo già eccitato al massimo. Lo accarezzò un pò con le mani poi se lo portò alla bocca e cominciò uno splendido pompino alternando slinguate sulla cappella gonfia, a prese in bocca “tutto gola” del mio cazzo e nello stesso tempo manovrando su e giù sapientemente con la mano.
Giovanni intanto si spogliò e notai che anche lui era eccitato, ma era dotato molto meno dei miei 19 cm. Si avvicinò e porse anche lui il cazzo a Carla che adesso li aveva tutte e due vicini e si alternava a prendere in bocca prima il mio poi quello di Giovanni e facendo nel contempo sempre un buon lavoro di mano all’altro quando non ce lo aveva in bocca.
Cominciammo ad ansimare tutte e tre, lasciando capire una forte eccitazione per tutti. Giovanni prese Carla la fece alzare, mi disse di toglierle il perizoma e lo feci. Vidi per la prima volta la sua fighetta depilata in tutto il suo splendore. Mi fu istintivo toccarla e con un dito sfregarle il clito e poi infilarle dentro il dito. Era molto bagnata, ma non fu una sorpresa. Mentre Giovanni le baciava il seno, Carla prese la mia testa e la accompagnò vicino alla sua fighetta facendomi capire che desiderava la mia lingua. Iniziai a baciarla dolcemente, per poi proseguire con più decisione sul clitoride ottenendo un assenso da Carla con un forte gemito di piacere che smorzò nella bocca di Giovanni che cominciò a baciarla.
Poi affondai la mia lingua dentro alla sua fighetta più che potevo come un cazzo che la penetrava. Giovanni la fece sdraiare sul letto e si mise sopra la sua testa infilandogli il cazzo in bocca, mentre io, dopo essermi spogliato completamente, continuavo a slinguarle la fighetta.
Vidi Giovanni prendere qualcosa dal comodino. Era un preservativo, me lo diede senza che Carla se ne accorgesse intenta come era a spompinare Giovanni.
Giovanni mi fece cenno di metterlo e mi fece capire che dovevo penetrare Carla.
Misi il preservativo, allargai leggermente e delicatamente le cosce a Carla, avvicinai la cappella del mio cazzo alla sua fighetta e iniziai pian piano ad entrare. Carla si mise ad emettere gemiti forsennati smorzati dal cazzo di Giovanni che teneva avidamente in bocca. Quando fui dentro di lei interamente cominciai un lento movimento che Carla assecondava inarcando il suo bacino. Poi iniziai a muovermi con più rapidità, alternandomi con momenti di lento movimento.
Ad un certo punto Giovanni disse: Giorgio dai sbatti forte questa vacca. Iniziai allora a sbatterla poderosamente con forti colpi affondando tutto il mio cazzo dentro nella sua fighetta bella stretta e bagnatissima di umori.
Dopo un po’ Giovanni tolse il cazzo dalla bocca di Carla, si distese sul letto dicendo a Carla di salirle sopra e cavalcarlo. Mi tolsi da Carla per lasciarla libera e lei sali sopra Giovanni e cominciò a cavalcarlo. Io mi portai davanti a Carla, lei mi sfilò il preservativo si mise nuovamente il mio cazzo in bocca. Era molto brava con la bocca, mia fidanzata al confronto sembrava una adolescente al primo pompino.
Dopo un po Giovanni disse: Giorgio adesso ti meriti il premio. Io risposi : più di questa scopata non posso chiedere. Giovanni riprese: No, meriti qualcosa che non hai ancora avuto. Mi disse: vai dietro a Carla. Io ci andai ma non riuscii immediatamente a capire. Quando fui dietro a Carla che continuava a cavalcare Giovanni restai un attimo come a chiedermi cosa dovevo fare.
Giovanni sorrise divertito e disse : li c’è un altro buco, so che ti piace provarlo. Il culo di Carla è il premio!
Provai una ulteriore forte eccitazione. Non sapevo bene come comportarmi. Per prima cosa presi un nuovo preservativo dal comodino e me lo infilai.
Carla, continuando a cavalcare Giovanni, si abbassò tutta mostrandomi bene il culo, girò la testa verso di me, si bagnò con la lingua molto bene una mano e con quella mano prese il cazzo inumidendo bene il preservativo, poi portò il cazzo vicino al buchetto del culo e disse: "spingi piano, fino a quando lo vedrai dentro e fermati".
Iniziai a spingere ed ebbi una strana sensazione nella resistenza iniziale che il mio cazzo incontrava nell’entrare. Appena la cappella fu dentro, tutto fu più semplice e il cazzo pian piano entrò quasi tutto. Mi eccitava molto, mentre entravo nel suo culo, che il mio cazzo “sentiva” il cazzo di Giovanni che Carla aveva nella fighetta.
Quando il cazzo fu tutto dentro mi fermai. Poco dopo Carla mi disse: adesso muoviti piano e quando te lo dirò invece muoviti liberamente.
Iniziai un lento movimento, mentre intanto notavo che Giovanni iniziava ad ansimare con più insistenza. Ad un certo punto disse che stava per venire e Carla cominciò a muoversi di più e mi disse: "adesso scopami il culo, rompimi il culo".
Iniziai allora a muovermi più forte eccitato dalla visione del mio cazzo in culo a Carla. Giovanni emise un forte grido di piacere e disse che stava venendo. Carla era forsennata e si sbatteva su e giù dal cazzo di Giovanni con un ritmo violento, crenadomi un po di difficoltà a seguire i loro movimenti. Poco dopo anche lei disse che stava venendo pregandomi di sbatterla.
Sentii chiaramente che il cazzo di Giovanni nella fighetta di Carla si stava sgonfiando, segno che aveva raggiunto il piacere.
Adesso riuscivo a muovermi meglio e mi muovevo in un modo che sembravo un cane che stava scopando una cagnetta. Sentivo che stavo per esplodere. Carla cominciò a godere e lo disse ripetutamente che stava godendo. Continuai ad affondare il cazzo in culo a Carla e anche io dopo pochi secondi cominciai a godere ed emisi dei forti rantoli di piacere. Sentivo il mio sperma riempire il preservativo ed un piacere intenso di godere in quel canale cosi ben stretto al mio cazzo, che non provavo più dalle prime scopate giovanili in figa.
Aspettai che il cazzo cominciasse a sgonfiarsi e mi tolsi dal suo culo.
Mi levai il preservativo e chiesi permesso di andare in bagno a lavarmi. Quando tornai vidi Carla e Giovanni sul letto abbracciati e sorridenti. Giovanni mi disse: piaciuta la sorpresa?. Annui. Carla mi tirò a se e disse: "ma me lo vuoi dare un bacio o no?". Mise la bocca vicino alla mia e iniziammo un languido bacio in bocca in cui le nostre lingue si cercavano con passione.
Restammo qualche minuto sul letto tutti e tre, sorridendo e sia io che Giovanni intanto accarezzavamo Carla dolcemente.
Poi dissi che dovevo andare, mi rivestii, mentre Carla e Giovanni continuavano a guardarmi sorridendo. Quando fui vestito mi avvicinai a Carla per darle un bacio e lei mi sussurrò in un orecchio: speriamo sia la prima di tante scopate. Risposi: se a Giovanni piace perché no. E Giovanni stendendomi la mano disse: piacere di averti nostro compagno di giochi.
Salutai ancora, uscii e andai da Giulia.
Entrato in stanza Giulia stava leggendo un libro, mi guardò e disse: che aria hai! Che ti è successo?. Risposi: sono rimasto con Giovanni in giardino, ma mi ha fatto bere 2 birre e sono un po’ tirato. Lei rispose: ecco ci manca che oltre ai discorsi sconci, ti fa anche bere. Cosi ti porta alla perdizione.
Questa frase mi colpi molto e mi misi a sorridere dolcemente andando verso il bagno.
GIORGIO....SVEGLIATI...sentivo urlare da Giulia.
MI sono svegliato di soprassalto......accidenti anche stanotte ho sognato.
Ecco come sono diventato un boy-friend di coppia....nei sogni.
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17 years ago
admin, 75
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Una serata diversa..
dopo una cena molto ricca con colleghi di lavoro, a casa nessuno che mi aspettva, che si fa, troppo tardi per chiamare amici, si va lla ricerca di sesso a pagamento, il dubbio era donna o trans ? ma si meglio un trans ne trovo uno non era proprio un trans ma un travestito fatto bene, non era italiano, me lo carico in macchina , era molto simpatico gli chiedo di andare in un posto tranquillo perchè avevo voglia di una prstazione lunga e molto ma molto soddisfacente, ci spogliamo, se vai con un trans o trav cerchi anche il cazzo, aveva un cazzetto lungo ma molto sottile gli lo succhio un po mentre gli lo succhio comicia ad accarezzarmi il culo , viste le dimensioni mi sono detto ora gli lo chiedo, : me lo vuoi mettere da dietro: ? neanche la bocca devi aprire mi metto a pecora e lui comincia ad armeggiarmi da dietro, comiciao a sentire il suo pisellino nel mio buchino ancora vergine, me lo insalivo un po poi credo che prende una cremina e me la spalma e comincia ad entrare, anche se piccolo faceva male cazzo se faceva male comicia subto a darmi delle forti botte gli chiedo di rallentare e dopo almeno una decina di colpi il dolore comincia diminuire per dar spazio al piacere, era stupenda quella sensazione di essere posseduto penetrato sottomesso, lui ha visto che non lo fermavo più è a cominciato a darmi dei bei colpi sistemati anzimava , io gemevo come una troia gli chiedevo di spingere sempre di più e anzimavo e godevo non immaginavo che prendero nel culo fosse così eccitante quella sensazione di sentirti scopato era stupenda con le mani mi apriva mi stringeva e mi schiaffeggiava il culo bellissimo, lo sentivo dentro di me avrei voluto che quella sensazione non finisse mai,
spingeva sempre di più sentivo il suo fiato sulla spalla, fino a quando sento tre o quattro colpi forti ma molti forti , era venuto .....
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17 years ago
admin, 75
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La prima volta da bsx..
Avevo fantasticato tante volte su una esperienza bsx e il solo pensiero di provare la sensazione di fare un semplice pompino mi portava alle stelle.
un giorno parto per lavoro mi dovevo trattener fuori una settimana, arrivato in albergo dopo la cena ero fuori a fumarmi una sigaretta, poco dopo arriva un alro fumaore come me, e cominciamo a fare due chiacchiere anche lui soggiorno in albergoava il albergo per lavoro, ci siamo salutati, il giorno dopo ci siamo ritovati nel ristorante dell albergo e abbiamo deciso di cenare insieme, (mangiare da soli è triste), dopo cena solita sigaretta solite chiacchiere, il giorno dopo ci ritroviamo a cenare di nuovo insieme e dopo cena decdiamo di fare un giro , visitiamo qualche locale, e alziamo un po il gomito, mentre rientriamo in albergo, ci viene l'idea di cercare una puttana, ma niente forse troppo tardi o troppo freddo, e decidiamo di andare a dormire.
prima di entrare in hotel, lui mi fa la fatidica domanda che mi spiazza completamente, mi chiede se gli andava di salire in camera sua o mia, gli sarebbe piaciuto avere la mia compagnia, facile immaginar a cosa intendesse, mille pensieri per la testa, non sapevo che dire, poi ci rifletto, sono fuori casa non mi conosce nessuno, sono in albergo, allora ok. saliamo in stanza, quelle bevutine fatte prima, mi hanno molto aiutato, ci sdraiamo sul letto una sigaretta, ormai ero in gioco e dovevo giocare comincio ad accarezzargli l'uccello gli sbottono i pantaloni e gli lo tiro fuori, comiciio ad accarezzarlo con la mano e cominmcio a prendrlo in bocca, ricordo ancora quella prima sensazione, la sensazione di caldo, quel sapore di cazzo in bocca, o cominciao a succhiare come una vera troietta, accarezzavo le palle e succhiavo leccavo le palle e segavo, ci siamo spogliati lui voleva mettermelo nel culo ci ha provato ma mi faceva male, e ha lasciato perdere, ho ripreso a pomparlo di brutto, si era messo su di me e letteralmente mi scopava la bocca, fino a quando non ha goduto tutto in bocca , mi sono ritrovato lui che continuava a spingermelo in bocca eschizzava quella sensazione di sperma in bocca era bellissima, tanto bella che lo ingoiato tutto tutto fino alla fine........
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
Che weekend!!!
un paio di settimane fà,mi stavamo apprestando a partire in moto per un weekend,come faccio spesso assieme a degli amici,visto che la mia ragazza non poteva venire un amico mi chiede se posso portare sulla mia moto,un'HD la sua filglia più grandeuna ragazzina molto carina e apparentemente timida che aveva compiuto i 18anni qualche giorno prima mentre lui averbbe portato la sorellina .Accettai e saliti in sella,partenza...lei stretta alla mia vita e appoggiata bene che sentivo il suo seno(una seconda misura piena)sodo sulla schiena...durante i primi km si fa qualche chiacchera per rompere il ghiaccio visto che avremmo dovuto farne molti assieme,tra una stupidata e l'altra parte a mia sorpresa anche qualche battutina piccante che crea un certo affiatamento tra di noi.Infattti lda quel momento la sento anche più sciolta dietro di me,le sue mani si abbassano sulla mia pancia quasi come se mi stesse accarezzando,mentre maciniamo km io le appoggio una mano da parte sulla coscia,gesto che lei sembra apprezzare,infatti mette la sua sopra la mia mentre l'altra è sempre davanti.
Comincio ad accarezzarla , lei apre un pò la gamba e me la sposta verso l'interno...coo l'altra mano si sposta sul mio pacco e con un movimento dolce mi accarezza,il mio pene cresce dentro ai jeans e devo cambiare posizione... intanto suo padre ignaro di tutto procede due moto davanti a me!ci si ferma per un caffè, poi per il pranzo,le chiede se è comoda e se va tutto bene,lei con quel suo atteggiamento timido risponde di si mi guarda e arrosisce un pochino.Riprende il viaggio nel quale la nostra conoscenza procede,e "finalmente"(metto le virgolette perchè sapevo che da quel momento avrebbe ripreso il suo atteggiamento introverso e silenzioso)infatti è quel che successe!troviamo un'albergo e prendiamo posto nelle stanze le sorelle assieme e gli altri a due a due, a parte me visto che si era dispari...
Si esce per la cena due passi per la cittadina un drink...o due...e poi a letto.
Passa circa un'oretta quando sento bussare piano alla porta,mi alzo mi infilo i pantaloni,apro e mi trovo lei davanti ,con un pigiamino azzurro pastello un pò sbottonato sul davanti mi chiede se può stare li con mè un attimo.un'momento di esitazione(era pur sempre la figlia di un mio amico e per giunta aveva solo 18anni)ma come dire di no?!!! ci sediamo sul letto mi dice di quanto gli è piaciuto ciò che è successo e intanto si appoggia a me!mi accarezza il petto nudo e la mia mano scivola sotto il pigiamo sul suo bellissimo seno,la vedo mordicchiarsi il labbro le tolgo il sopra e lascio scivolare la mia mano sulla sua pancia fino ad entrarle nei pantaloni lei lascia un sospiro e un leggero gemito,le passo un dito sulla sua fighetta già bagnata mentre le bacio il collo le sfilo i pantaloni lei si alza fa lo stesso con me si sdraia sul letto scendo in mezzo alle gambe con la testa e comincio a leccargliela mentre lei si contorce di piacere e continua a gemere mi giro con il pene ormai duro,me lo afferra e comincia a masturbarmi,poi se lo infila in bocca...che pompa ragazzi!!! ora non sto a raccontare il resto,ve lo lascio immagginare...per me che ho tutt'ora e ho avuto relazioni con donne più mature e che avevano figli/e anche più "vecchi" e stata un scopata da antologia!un weekend da ricordare!
un saluto a tutti MR.H
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17 years ago
mrharley,
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Appuntamento al buio con coppia.
Non ci crederete, ma quanto sto per raccontarvi è realmente successo circa due mesi fa.
Ricevo una mail sul sito da una coppia di Bitritto che mi chiede foto del viso e numero di cellulare per incontrarmi.
Rispondo che foto e numeri di telefono è molto pericoloso, ma che se vogliono, posso raggiungerli 2 giorni dopo alle 10 di mattina al loro domicilio.
Non avevo molte speranze, ma all' indomani aprendo il mio Account mi accorgo che mi hanno scritto mandandomi un numero di cellulare.
Chiamo e il lui di coppia mi invita per un caffè a casa loro per il giorno dopo alle 10 di mattina.
All' indomani, compro una bottiglia di prosecco e li raggiungo a Bitritto.
Citofono ad una palazzina molto signorile e mi risponde la signora invitandomi a salire.
Entro dentro casa e trovo lui ad accogliermi sulla porta con lei che finge di rimettere a posto la cucina.
Sono una coppia di buon ceto sociale, si vede subito, e tutti e tre non nascondiamo un certo imbarazzo iniziale.
Lui chiama lei in salotto e ci accomodiamo cominciando le presentazioni.
E' una donna bellissima nella sua semplicità, 47/50 anni ma un fisico ancora molto compatto.
Lui ha qualche anno in più di lei e mi raccontano che la cosa è nata per caso avendo letto il mio annuncio su internet.
Si erano consultati sul da farsi ed avevano deciso di provarci nonostante ognuno dei due fingeva all' altro una certa titubanza.
Intanto la signora ci aveva servito 3 flute del prosecco che avevo portato ed incominciammo a bere.
La situazione si andava sciogliendo e l' imbarazzo iniziale stava sempre di più trasformandosi in complicità fatta di sguardi maliziosi.
Lui ad un certo punto invita lei ad andare in camera per la sorpresa.
Io fui colto da un improvviso vampore dettato dalla curiosità della sorpresa.
Intanto noi due continuammo con un' altro bicchiere di vino bianco.
Dopo circa dieci minuti apparve in salotto una visione bellissima.
Era lei in guepiere, calze a rete e sottoveste, giunonica come non avevo visto mai nessuno, che cominciò una danza che avevano programmato prima del mio arrivo.
Cominciò a danzare molto imbarazzata facendoci passare la sua fica davanti alla faccia e facendoci sentire gli odori che passavano dalle mutandine che le coprivano solo la passera.
Lui dopo pochi istanti si slacciò i pantaloni e cominciò a farsi una sega ed io rimasi esterrefatto.
Dall' emozione non mi ero ancora nemmeno eccitato.
La signora allora fu lei a sfilarmi i pantaloni, a denudarmi completamente ed a farmi un pompino spettacolare mentre il marito continuava a masturbarsi.
Quando ebbi un cazzo in tiro stratosferico, mi invitò a metterglielo nel culo mentre lei cavalcava suo marito, in quanto la porta principale era riservata a lui.
Io, in quanto amante del 2° canale accettai di buon grado la proposta.
Lei si accavallò al marito in poltrona e sporgendo quel culo bellissimo ed enorme mi invitò a penetrarla mentre cominciava a godere davanti.
Le leccai prima ben bene, cercando di assaporarne il gusto quel buchino voglioso, infilandole la lingua dentro a lubrificarla e le poggiai il glande sopra per dare dei piccoli colpetti.
Non ci fu bisogno, perchè con un solo colpo mi inghiottì completamente il cazzo.
Fu una sensazione bellissima, davamo dei colpi alternati lui in fica ed il nel culo e lei non tratteneva il piacere dimenandosi talmente tanto, che la bella ed elegante signora di mezz' ora prima era improvvisamente diventata una gran TROIA.
Le finimmo tutti e due dentro e stanchi ci rilassammo sul divano grande.
Io avevo il cazzo moscio e visibilmente sporco di umori misti a cacca che avevano formato sul mio glande e sopratutto sotto la cappella una cremetta color nocciola chiaro e lei ad un certo punto si alza dalla poltrona e si rituffa sul mio cazzo facendomi un secondo pompino che mi pulisce il cazzo e me lo rimette in tiro.
Poi va da suo marito e lo bacia in bocca, passandogli un po di quella cremina che sparisce nelle loro bocche.
Lei poi mi dice:
Adesso facciamo un' altro esperimento, venitemi assieme nel buco del culo mentre io mi sgrilletto davanti.
Io e lui ci guardiamo e non ce lo facciamo ripetere.
Il marito sotto la incula da dietro, la moglie sopra di lui a cavalcioni ed io dietro che cerco disperatamente di infilarmi in ciò che era rimasto di un buco di culo.
Man mano che il marito le sfondava il culetto, lei si eccitata e si allargava ed io ebbi modo di entrare con quella verga che intanto, per l' eccitazione, era diventata di marmo.
Incredibile, non mi era mai successo prima.
Stavamo scopando la stessa donna insieme nello stesso buco e lei godeva in maniera assoluta.
Lui venne prima di me ma rimase dentro, ed io sentivo che lo spazio diventava sempre più comodo in quanto lui cominciava ad ammosciarsi.
Lei mi invitò ad uscire, perchè voleva finirmi con la bocca.
Me lo riprese in bocca e mi fece un' altro pompino grandioso, mentre suo marito stanco ci guardava.
Le venni in bocca e lei inghiottì tutto con avidità.
Mi diede un bacio in bocca e mi ringraziò.
Ci rivestimmo, bevemmo un' altro flute e ci salutammo.
Ci siamo rivisti altre due volte da allora ed è stato sempre meglio.
P.S.: Grazie a Desiderya per avermi dato questa possibilità, i sogni si realizzano davvero.
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2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 10 hours ago -
L\'emozione di una nuova conoscenza!
Prepararsi, vestirsi assaliti da mille pensieri e fantasie, quella sensazione mista di sorpresa e di aspettativa, di un incontro nuovo e stimolante. Le cose fatte in fretta quasi di corsa proiettati con tutta la mente a quello che sarà a quello che forse mai accadrà destinato a restare una fantasia dolce.
Neanche ti accorgi della strada, del traffico e del parcheggio che ti stanno portando verso questa nuova esperienza, questa nuova conoscenza. Seduto al tavolino del winebar scelto ti perdi in dubbi e congetture le labbra serrate assaporano l’aperitivo e mille sogni si affollano alla mente, dall’aspettativa estetica , alla conversazione in pochi minuti nella fantasia ripeti e scrivi milioni di scene come un film che mentre si svolge cambia e si incrocia di continuo.Negli occhi delle persone che passano cerchi quelli che potrebbero essere alla ricerca dei tuoi e scruti emozionato fra volti distratti e movimenti che ti circondano. Di colpo un ciao! Ti riporta alla realtà ti volti spiazzato come un portiere di calcio nel vano tentativo di parare un rigore, lo scatto per alzarti repentino ed impacciato rovescia qualcosa ed il sorriso che ti accoglie un po’ ti rassicura, finalmente i tuoi pensieri trovano riscontro nella bellezza esteriore delle sobrie figure che ti sono davanti e che a loro agio si accomodano presentandosi e scrutandoti forse anche loro in preda alle tue stesse considerazioni. Ecco che inizia la magia della conoscenza , la voglia di sapere di esplorare che da sempre mi accompagna e che mi spinge verso qualsiasi esperienza.
Il leggero fluire delle parole nel lento movimento delle labbra con il sottofondo di una musica rilassata, i volti dubbiosi e scrutanti riflessi nelle bollicine degli alti calici, i movimenti particolari , un po’ impacciati illuminati dalla luce tenue di una candela.
Le sensazioni che iniziano a sciogliersi in risatine ed i corpi, che ancora trattenuti in vestiti studiati per esaltare al meglio le forme , già danzano di altri sentori e la sera che si perde nelle frasi e nei gesti muore in una notte che anche a breve finita o a lungo portata in altre emozioni lascerà comunque un ricordo dal sapore caldo e piacevole….
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2
17 years ago
tacchi, 40
Last visit: 13 years ago -
64 anni ma ancora in tiro - parte prima
A quanto pare le mie foto da trave cominciano a funzionare. Due giorni dopo la mia rischiosa avventura (uscito di casa abbigliato da perfetta battona) ricevo una mail particolare. E’ di un 64enne. E’ un messaggio molto dettagliato in cui spiega i suoi gusti e le sue fantasie, però non ha foto. Ci penso un po’ prima di rispondergli, non mi piacciono gli incontri in cui non sai mai chi ti puoi trovare di fronte. Tuttavia, la situazione mi intriga, è da tempo che vorrei far sesso con un over 60. Ed inoltre mi eccita l’ idea di uscire nuovamente di casa in versione femminile. Però dopo uno scambio di mail che dura due giorni, sto per mandare tutto a monte. Il tipo è indeciso e non mi piacciono le cose tirate per le lunghe. Alla fine però si convince e ci diamo appuntamento presso una sua rimessa di campagna. Ho già deciso che stavolta oserò di più. Indosso un reggiseno bianco opportunamente “riempito” ed una camicetta di seta rossa che mi arriva appena al fondoschiena. Metto perizoma ed autoreggenti bianchi, tacchi a spillo neri…e stop. Stavolta uscirò di casa seminuda. Mi aggiusto la parrucca, abbondo col rossetto e aggiungo un paio di occhialini. Mi guardo allo specchio e l’ effetto non mi dispiace. Vado alla porta e la apro. Sento dei rumori. Anche se è oltre mezzanotte, qualcuno sta ancora guardando la televisione. Tiro la porta con cautela e la corrente mi solleva quasi la camicia. Non prendo l’ ascensore, l’ esibizionista che è in me prende il sopravvento, scendo le scale al buio ticchettando e mi accorgo che ho dimenticato a casa la sacca con i panni di ricambio. Ormai però sono nel garage e non posso tornare indietro. Vorrà dire che tornerò come sono uscito. Arrivo sul posto, prima che scenda dalla macchina, si accende una luce e mi viene incontro. Un cane legato abbaia con insistenza. Ad una prima impressione mi dico che non è stata una scelta propizia quella di venire qui. E’ grassoccio, parecchio più alto di me e cammina con le gambe un po’ arcuate, ha pochi capelli. Scendo e rimane ad un metro da me quasi a bocca aperta. Mi dice di entrare. Dentro trovo un trattore, attrezzi da campagna, un tavolo, balle di fieno, una sdraia e poco altro. Il tizio si avvicina e mi tocca il culo, vede che la mia erezione sta per sfondare il perizoma e mi tira fuori il cazzo di lato. Inizia a segarmi in maniera incredibilmente lenta e, devo ammetterlo, questa mano ruvida che fa su e giù mi piace da matti. Va avanti per un pezzo, senza dire niente, solo una volta mi chiede se mi piace. Io annuisco e lui me lo stringe di più. Ho un sussulto, sento la sborra salire velocissima. Non riesco nemmeno a dirlo che già sono venuto, zampillando più volte sul pantalone del tipo. Continua a masturbarmi sino a che non si stufa, poi si ferma mi prende per il polso e ci dirigiamo verso il tavolo. L’ illuminazione lascia a desiderare. Non dico nulla, è lui a parlare. “Ora che ti ho fatto venire” dice calmo “ti voglio scopare come una puttana, capito troia?” Faccio cenno di sì con la testa, un po’ preoccupato. Ma, evidentemente non l’ ho convinto. “Voglio vedere se mi fai davvero quello che scrivevi puttana, aspetta qui” aggiunge ed esce. Torna col cane al guinzaglio e lo lega al trattore. Non penserà che dicevo sul serio quando parlavo di scopare anche col…Poi si avvicina a me, si leva i pantaloni e noto che, tra le gambe spelacchiate, ha un pacco in apparenza sostanzioso. Si cala gli slip e se li fa passare attraverso gli scarponi e si siede sul tavolo. Mi dici di inginocchiarmi e di darmi da fare. Ha una mazza notevole, nonostante l ‘età. Il sapore è quello tipico di chi si fa una sega e dopo non si lava. Inizio a leccarlo dolcemente, ma ho sbagliato tattica. “Devi succhiare puttana” mi dice, e mi spinge la testa giù. Allora comincio a succhiare davvero. Scendo quasi fino alla base dell’ asta e risalgo piano. Mi accorgo che gli piace parecchio e proseguo. Non dice più niente, sospira soltanto e credo che in nemmeno cinque minuti mi esplode in bocca. “Lecca troia” mi fa, ma non occorreva che lo dicesse, già lo sto facendo, anche se è molto liquida, non è la mia preferita. Gli viene subito moscio, scende dal tavolo e mi dice di alzarmi e girarmi. Mi palpa il culo, mi gira nuovamente e mi infila la mano sotto la camicetta sino a toccare le arance nel reggiseno. Sorride. Io sono già in tiro, lui no. Mi chiedo se sarà ancora in grado di farselo venire duro. “Ora vediamo quanto sei troia” spiega. Rimango appoggiato al tavolo, chiedendomi che avrà in mente. Va prima verso un rozzo scaffale e prende qualcosa. Poi si dirige vero il trattore, si abbassa e slega il guinzaglio. Torna col cane, gli ha messo la museruola. “E’ un pastore maremmano” spiega, legandolo ad un piede del tavolo “E ora lo scopi”. Rimango senza parole. “E non dire che non ti piace. Guarda che cazzo duro ti è venuto, troia” ribadisce perentorio. Non so cosa fare. Lui si abbassa accarezza il cane che si stende e ordina “Vieni qua, leccaglielo puttana”. Mi accovaccio ma non so da dove iniziare. Il vecchio ce l’ ha di nuovo duro. “Vieni qua imbranata, non hai il coraggio di spompinarlo” mi dice. Mi alzo, mi fa girare e me lo sbatte di colpo in culo. Dà delle pompate fortissime, ognuna delle quali quasi mi solleva da terra. A fatica resto in equilibrio sui tacchi a spillo, a tentoni cerco il tavolo.Mi stringe le chiappe con forza ed entra in tutta la sua lunghezza. Mi reggo al tavolo, che traballa. Il cane intanto sembra essersi appisolato. Mi incula con violenza e a un tratto lo sento sospirare: “Ora ti metto incinta, troia”. Sento bagnarmi il buco del culo, sta sicuramente venendomi dentro. Allora comincio a muovermi anch’io rapidamente e sborra quasi urlando. Quando lo tira fuori, provo un senso di liberazione. Glielo lecco un po’, ma è già moscio e lo sperma mi è rimasto tutto dentro. “Ora puoi andartene puttana” sibila, già sta cercando i pantaloni. Mormoro un timido ciao, salgo in macchina, vedo nello specchietto che il trucco non mi si è sfatto e guido tranquillamente sino a casa, dove rientro in tutta sicurezza. Non so ancora se questa esperienza mi è piaciuta del tutto…lo capirò la settimana successiva, ma questa è un’ altra storia…
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17 years ago
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