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Percorsi di vita.
Ti incontro lungo il cammino su un sentiero immerso nell'oscurità.
Ho con me una lampada.
Improvvisamente non sei più nelle tenebre, ma la lampada è mia.
Presto ci separeremo, perchè tu hai la tua vita e io la mia.
Ogni individuo ha la sua via individuale per raggiungere il propio destino.
Per un po' ti dimentichi completamente del buio, la mia luce serve sia per me che per te. Ma presto giunge il momento in cui ci dobbiamo separare: io vado per la mia strada, tu prosegui per la tua.Ora dovrai di nuovo andare avanti a tentoni nell'oscurità, e questa sarà ancora più profonda.Allora capisci che era meglio prima. Che è meglio la propia oscurita piuttosto che una luce che non ti appartiene.
Io non ho modelli da darti,ne valori, ne moralità.Posso darti soltanto l'incoraggiamento , un'incoraggiamento che ti riporti a te stesso.
Posso soltanto darti la libertà ,affinchè tu possa sbocciare e diventare una luce. La tua luce.
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16 years ago
miss1dada202006,
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Last visit: 15 years ago
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!!!
il sesso e' un'arte,e' perche' nn scoprire nuove esperienze
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16 years ago
PRENDIMELOINBOCCA,
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Last visit: 9 years ago
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Incontro al cinema 2
Ciao, innanzitutto grazie alla redazione per aver pubblicato il mio precedente racconto ed alle lettrici e lettori che lo hanno letto. Voglio raccontarvi un'altra mia avventura nel cinema della capitale. Sempre vestito normalmente, indossavo intimamente autoreggenti e perizoma, me ne stavo nel solito angolino buio della sala proiezioni. Fra la parete e dove sostavo vi era abbastanza spazio per infilarsi una persona,le persone passive usano questo medoto per far capire di essere pronte a farsi palpare e toccare il culo. Dopo poco tempo, sentii afferrarmi da dietro la mano e portarla a brandire uno spadone di carne, gia fuori dallle mutante, e duro come il marmo. Mi girai e vidi un orientale con il turbante in testa, era pachistano come mi disse in seguito, che mi propose di seguirlo in bagno. Accettai nonostante qualche titubanza e, una volta all'interno del tugurio, mi fece inginocchiare e me lo ficcò in bocca, mentre con le dita della sua mano mi esplorava le natiche. Ben presto scostò il tenue diaframma del mio perizona e mi ficco due tita nel culo, già reso scivoloso con della crema neutrogena, che avevo opportunamente spalmato, prima che uscissi di casa. Voleva subito entrare in me, ma lo convinsi, abbastanza facilmente, a mettersi prima un preservativo e così lo lasciai fare, abbandonandomi alla sua foga di grande scopatore. Sborrò quasi subito lasciandomi quasi delusa, ma mentre glielo ripulivo, cosa che amo fare volentieri, il suo bel cazzo ritornò in erzione con mia grande sorpresa. Di nuovo con un preservativo, mi inculò con più ardore di prima facendomi venire senza toccarmi, gridando di piacere. Ero soddisfatta, regalai 20000 mila lire al mio occasionale partner che gradì molto dandomi un bacio sulla guancia.
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
Pomodoro e peperoncino
Non che ci fosse molto da dire. Avevo fatto la solita cazzata. Il fatto è che
a me il peperoncino, non è solo che mi piace, ma proprio ci vado matto.
Dicono che è una droga, per me davvero lo è. E da quella volta di più.
Allora, come al solito, ma al solito davvero, mi sarà capitato decine di
volte, e tutte le volte mi dico mai più, non ci caschi mai più, allora come al
solito, dopo aver spezzato un bel peperoncino rosso sulla pasta che
stavo per portare in tavola, mi viene di darmi una rinfrescata. Poi mi sarei
presentato a tavola con il piattone bello fumante, bianco e rosso, gli
spaghetti luccicanti, che ti facevano capire che bene avevi fatto a
startene a mare tutto il giorno fino alle cinque di pomeriggio, e che quello
era il premio. O almeno l'inizio dei premi.
Insomma, diciamolo chiaro, non ci avrei messo tutta sta passione se fossi
stato solo soletto, ma con lei li che era stata con me sdraiata tutto il
giorno e tutto il giorno a mare, sopra e sotto gli scogli e poi di nuovo al
sole ed a mare. Con lei li, dicevo, volevo fare una bella figura da cuoco
mediterraneo.
E così mi ero lanciato in questo meraviglioso spaghetto che ora mi brillava
davanti. Mi giro sul lavello e lo faccio, mi sciacquo la faccia. E come al
solito ecco che succede: mi passo le dita sugli occhi per lavarmi e come lo
faccio penso : no mamma no, il peperoncino, l'ho fatto di nuovo...
Gli occhi cominciano a bruciare, diventeranno più belli, penso per
consolarmi, ma non basta, perchè è calabrese il peperoncino, e brucia
davvero. ahia.
Mi faccio coraggio e torno in cucina, agguanto il piatto e mi presento in
sala, sorridendo di fronte al suo viso scottato dalla giornata di sole. Che
belli, mi dice, entusiasta. Evviva ho scelto bene, non è di quelle che non
assaggiano nulla fuori zona, evviva, è viva, penso offrendole come se
fossero collane e gioielli, e sono spaghetti ed i filetti di pomodoro appena
scottati.
Li assaggia ed io vado in estasi a vedere come li risucchia lentamente, e
poi come passa la lingua tonda e morbida sulla forchetta per raccogliere
un pezzetto di basilico. Mangia ed io guardo le sue labbra chiudersi sui
bocconi, sento le mie parole ma non le seguo, sono ormai perso tra le
olive ed i suoi denti che le schiacciano piano.
Mamma come brucia, dice lei ed apre la bocca, allarga le labbra per
aspirare aria, stringe le labbra dentro. Non devo bere, dice, poi è peggio.
E' vero, è capitato anche a me, aggiungo. Mi guarda sorridendo. Aumenta
la percezione di tutti gli altri gusti, dice.
Ma mentre lo dice, mi manca il respiro perché l'immagine delle sue labbra
che si aprono si è fissata tra un neurone e l'altro e prende a percorrere e
ripercorrere un qualche circuito nella mia mente. Le verso del vino e vedo
le sue labbra dure e gonfie per il sangue che le arrossa. Le mie anche
sono così, adesso lo sento, me ne accorgo solo ora che vedo le sue.
Allarga di nuovo le labbra, aspira, che chiude, stringe sui denti come
durante un orgasmo.
Sento le sue labbra gonfie rispondere alle mie e solo allora capisco che
l'ho baciata.
Il gusto dell'olio ed il sale sulla sua pelle si mischiano nel nostro bacio ed
io non capisco più se bacio lei, il mare o tutta la nostra giornata.
Mi scosto con l'espressione più spaesata, ora è lei che mi guarda come
quella foglia di basilico prima, mi prende per la maglietta e mi tira a se.
Nei miei ricordi il sale della sua pelle ed il peperoncino continuano a
mescolarsi. Il peperoncino esalta gli altri gusti, aveva detto, ed io ancora
ricordo il gusto esaltato suo dolcissimo, e le grida ansimanti che
accoglievano i miei movimenti in lei.
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
Coppia bisex con singolo
La cercavo da un po’ Marina. Contattata tempo fa tramite un sito di annunci privati. Scambisti, trans. Amatrici. Un po’ di tutto. O forse niente. Non lo so. “Marina e Marco cercano un maschio bisex per notti infuocate. Marina aperta a tutto, Marco solo attivo“. Avevo spedito loro una mia fotografia e il numero di cellulare. Aspettando una chiamata che faticava ad arrivare. A dire il vero un po’ me l’ero messa via, poi quella notte devo pure aver bevuto, probabile avessi esagerato nel propormi. Però ci pensavo. Fino a Sabato. Fino a che il telefono squilla per davvero. La voce di Marina la catturo al volo. Sensuale al punto da farmi sciogliere le ultime resistenze. Paranoie. Domenica alle tre. Padova. Prato della valle. La loro casa è a due passi. Ci arriviamo a piedi chiacchierando quel tanto da rilasciare i muscoli. E la testa. Marina dice di aver barato sull’età . Mi ritrovo una ragazza sulla quarantina, vestita da diciottenne. Marco, il suo uomo, stessi anni. Elegante sotto il giaccone di pelle nera. Parliamo fino al loro appartamento dove facciamo presto a spogliarci. Marco guarda tenendosi il cazzo con una mano e con l’altra una video camera digitale. Mi chiede se per me è un problema. Io continuo a leccare i piedi di Marina. Che ad un tratto si sposta. Mi prende il cazzo e inizia a succhiarlo. Ci giriamo piano. Fino a chiudere il cerchio. Il mio cazzo a farsi spompare dalle sue labbra e dalla gola. La mia lingua a mordere il clitoride. Figa che piano si bagna sempre più. I primi gemiti di calore. Sento la voce di Marco accennare a qualcosa. Ma non capisco. Troppo preso dalla fica di Marina. Marco insiste. Mi volto verso di lui. Che vedo seduto sulla poltrona. Cazzo da far paura. Eretto al limite. Telecamera sempre puntata su di noi. “In culo. Spaccagli il culo†Marina sembra eseguire gli ordini a comando. Tanto da essere gia pronta. Quasi avesse paura che il suo uomo venga e che l’incantesimo si rompa Uno sputo sul culo di Marina. E la lingua. Ad ammorbidire il passaggio. Che poteva anche avvenire a secco. Ma va bene così. Inizio a pompare e caricare quella bellezza. Fino a chiudere gli occhi. Fino a sentire il corpo irrigidirsi dalla voglia. Che sento qualcosa di caldo sfiorarmi le labbra. Inizio a baciare il cazzo di Marco. A odorarlo. A leccarlo. Assaporando il liquido che ne avvolgeva la cappella. Apro gli occhi. E non posso fare a meno di prenderlo in bocca. Tutto. E succhiarlo. Con il mio che continua a pompare sangue dentro il culo di Marina. Marco è in piedi. Cazzo nella mia bocca a farsi spompinare. Nella sua mano destra la solita video camera digitale. Marina grida. Io continuo a succhiare. Fino a sentire le gambe di Marco tremare. Ingoio tutto. Compreso quel che mi resta nella faccia. Per venire nel culo di Marina. E rompere l’incantesimo. “Ci sentiamo prestoâ€
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
Cuginetta silvia
Mi mandò un sms alle 22.40, per chiedermi un passaggio urgente per la stazione, doveva prendere il treno per tornare a casa ed aveva paura di perderlo.
Mi precipitai da lei. Mi stava attendendo fuori il portone di casa di mia nonna, con in spalla uno zainetto, vestita con una maglia che lasciava scoperto l’ombelico ed una gonna in jeans appena sopra il ginocchio e scarpe basse.
La feci salire in macchina e ci dirigemmo alla stazione, seduta accanto a me in auto non potetti evitare di guardarle le cosce, sode e magre a pelle nuda. Evitai le strade piu trafficate, fui fortunato con i semafori, arrivammo alla stazione. La coda ala biglietteria automatica le fece perdere il treno.
Erano ormai quasi le 23, mia nonna probabilmente era gia sotto le coperte a dormire e non era il caso di riaccompagnarla da lei.
Le dissi che poteva venire a dormire a casa dei miei, in tavernetta c’era il divano letto, avrebbe potuto dormire lì e partire all’indomani.
Fu d’accordo e risalimmo in macchina, lungo il tragitto gli argomenti furono: hai il ragazzo dove te ne vai il sabato sera e cavolate del genere, dalle risposte mi sembrava un po insoddisfatta della solita routine e d’altronde a quell’età anch’io la pensavo in quel modo, giungemmo a casa.
L’accompagnai in tavernetta, ma era ancora relativamente presto per una calda sera d’estate, così le chiesi se voleva bere qualcosa, mi disse “bevo quello che bevi tu”, preparai due vodka con martini, si sedette sul divano e sorseggiava il drink, i miei occhi cadevano ripetutamente sulle sue cosce.
Si scolò il drink in 10 minuti, io feci altrettanto e ne preparai altri due senza chiederle se ne voleva.
Mentre bevevo e man mano mi accorgeva che l’alcool le entrava in circolo le chiesi da quanto non scopava, mi rispose “da tanto, e tu?” le risposi “da una settimana ma ora ho una gran voglia”, mi rispose “anche io”. Al che le misi una mano sulla coscia nuda e fresca e gliela palpai. Mi disse di star fermo, ma poco dopo ci riprovai, la sua resistenza fu molto debole per non dire inesistente.
Le passai il dito medio al centro dello slip sfiorandogli la fessura della figa, apri’ le gambe.
Mi ricordo’ che ero suo cugino, le risposi che sapevo bene chi ero.
Mi disse che aveva paura, io le dissi che non avevo i profilattici.
Le chiesi di spogliarsi, nel frattempo chiusi a chiave la porta della tavernetta.
In un batter d’occhio era nuda, era depilata, io rimasi in boxer, la feci mettere a pecora sul divano e comiciai a leccarle figa e culo senza pietà, entravo e uscivo la lingua da entrambi i buchi.
Mi disse che non voleva farlo perché non avevo i profilattici, al che’ le infilai il dito medio in culo e lei nn disse nulla, continuai a stantuffarle l’ano,mi diceva di fermarmi, io continuavo, non fece più resistenza e si rilassò, riuscivo a infilarle due dita nel culo, mentre le leccavo la figa.
Le dissi che volevo incularla, non mi rispose. Preparai l’arnese, lo puntai e comincia ad entrare. Entrai la cappella, mi fermai, uscii, la rientrai e mi fermai. Lei ansimava piano. Glielo infiali tutto con un unico colpo lento ma continuo. Cominciai a fare su e giù, lei ansimava, poi glie lo toglievo e glie lo infilavo nuovamente.
Silvia aveva 20 anni ed il culo rotto.
lo toglievo e infilavo, entrava molto facilmente. Diedi gli ultimi colpi molto profondi e ci rimasi fino a venire. Quando lo tolsi dal suo bel culetto, uscii un po’ sporco, lei si imbarazzò, ma le dissi di non preoccuparsi perche’ solo nei film porno esce sempre pulito, eppoi non mi facevo problemi di questo tipo con ragazze carine come lei, infatti non mi ero fatto problemi neanche a infilale la lingua nel culo.
Andò in bagno si rivesti, facemmo due chiacchiere veloci dopodiche’ andai in camera mia. Salii le scale che portavano al piano superiore pensando se all’indomani mi avrebbe fatto un bel pompino.
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16 years ago
cantrell,
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Last visit: 13 years ago
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La mia biografia parte quinta
ci siamo rivisti con luana e nata una amicizia non solo basata sul sesso come anche con giorgio e sua moglie che ci sentivamo spesso.cominciammo a fare una cernita delle lettere che ci avevano mandato per l'annuncio che era stato fatto e cominciammo a cestinare le persone senza foto e telefono poi quei signori che si spacciavano per superdotati ma dalle foto non lo erano cosi la scelta ricadde su quattro cinque persone ma pii la strngemmo a tre. abbiamo fissato un appuntamento a un bar per poter parlare e vedere anche se erano persone affidabili dopo aver appurato anna detto le condizioni in cui io dovevo rimanere fuori dalla mischia e dovevo solo assistere e tutti e tre dovevano farlo in contemporania con lei e loro accettarono cosi dammo appuntamento per il sabato sera.
si presentrono in perfetta puntualita cosi li facemmo accomodare in salotto per prendere un dryn anna con molta convizione e curiosita prima di iniziare volle verificare se veramente erano come la foto che ci avevano mandato, il primo fu stefano che era un bel superdotato poi fu la volta gino che sono rimasto di stucco non per la lunghezza ma dalla circonferenza e scerzando presi il centimetro per misurarlo infatti aveva una circonferenza di ventidue centimetri per diciotto di lunghezza gia a anna gli brillavano gli occhi poi alì un giammaicano ma trapiantato in italia da molto tempo e vedendo il cazzo di alì sono rimasto a bocca aperta anna mi origlio che assomigliava allo stallone che abbiamo visto in montagna avendo ancora il centimetro a portata di mano lo misurai in erezione, trentadue centimetri di lunghezza per una circonferenza di dieciotto erano gia guasi nudi che anna si denudo subito e comincio a toccarli e prenderli in bocca i tre si catapultavano su anna e cominciarono a parparla leccargli i capezzoli che gia erano dritti le leccavano la fica e anna gia urlava dipiacere era come una indiavolata, prese alì e lo fece sdraiare sul tappeto e si vedeva quel cazzo che sembrava un obelisco anna si mise sopra di lui e se lo conficco tutto nella fica mentrestefano si mise dierto di lei e lo affondo tutto nel culo lei li incitava a fare piu forte e voleva sentirli fino in fondo sia della fica che nel culo gino non fece altro che gli tappo la bocca infatti faceva fatica a contenerlo,mentre io mi masturbavo cosi forte che venni subito anche nel vedere lo spettacolo che stavano facendoloro vennero tutte e tre ma poco dopo ricominciarono e anna volle prendere il cazzo di alì e stefano tutte e due nella fica e si vedeva che la sua fica si allargava sempre di più per contenerli ricomincio a mugolare dal piacere mentre gino lo rimetteva in bocca ma dopo poco si tolse i due cazzi dalla fica e volle che gino lo mettese in fica mentre alì lo infilava nel culo e vedevo che entrava fino in fondo stefano passo davanti a lei e lo mise tutto in bocca fino alle palle infatti anna ogni volta che lo affondava gli venivano dei cogniti di rigetto ando avanti in tutto la serata per circa quattro ore io nel masturbarmi tanto che il mio cazzo si era gonfiato che duro per un paio di giorni al momento di salutarci anna rimase sul tapeto che per quanti orgasmi non aveva piu le forze di alzarsi. ci rincontrammo altre cinque si volte e anna aveva provato tutti i cazzi in varie posizioni e in tutti i buche che aveva solo gino non era riuscito a metterlo nel culo di anna perch elei sentiva dolore. pasarono circa due mesi una mattina anni mi disse che sarebbe andata via con alì spiegandomi che in alì aveva trovato la persona giusta sia in fatto di sesso che siera anche innammorata io ci rimasi di stucco ma da persona civile gli dissi se era una scelta giusta da andare ma con li cuore ferito perche dopo circa otto anni e ne avevamo fatte di tutti i colori non era facile digerire
cotinuera con la sesta e ultima parte
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
La mia biografia parte quarta
ci incontrammo altre volte con giorgio e laura eravamo un quartetto molto affiatato in cui si faceva di tutto per divertirci come laura infilo la sua mano nel culo di giorgio allora capii come era entrato il mio cazzo nel culo di giorgio cosi senza fatica e laura anna incomincio a mettere la sua mano a laura fino a che anche anna volle provare a farsi mettere la mano di laura tutta in fica e godeva urlando di piacere che per fortuna abbitavamo isolati che se eravamo in un condominio avrebbero sentito tutti gli urli di annaper il grande godimento che laura gli procurava si provava di tutto cio che piaceva più di tutti a laura avere una mano in fice mentre io o giorgio mettevamo il cazza in culo di laura oppure mettevamotutte e due insieme il cazzo in fica sia di anna che di laura.
andammo avanti per circa un anno e anna era diventato ancora piu esigente e non nascondo che anche io lo ero, lo si era visto che si recammo in ferie in montagna e facendo la consueta passeggiata passammo vicino a un maneggio e in un recinto assistemmo a una monta di uno stallone, anna vedendo il cazzo del cavallo che sembrava un obelisco che entrava nella fica della cavalla anna gia gli aveva messo un certo tremolio infatti disse di ritornare subito in albergo e strada facendo diceva che cazzo penza se potessi stare io al posto della cavalla e io gli dicevo che era matta cosi entrammo in camera e lei si denudo andando in bagno e ritorno con un flacone di bagno schiuma abbastaza grande e comincio a infilarselo in fica vedevo la sua fica che si dilatava sempre di più fino a che entro tutto dovetti mettergli il mio cazzo in bocca per soffocare le urla di piacere devo dire che venne almeno cinque sie volte di seguito. ritornammo dalle ferie e dissi che mi avrebbe fatto piacere di provare con un trans e lei acconsenti ma sole se in seguito lei lo avrebbe fatto fatto con almeno tre megadotati e cosi cominciammo a mettere gle annunci sulla rivista specializzata e le risposte cominciarono a venire e la nostra prima scelta ricade su un trans mulatto che dalle foto direi che era uno schianto e molto giovane infatti aveva venti anni e si chiamava luana
lo invitammo per un sabato sera edevo dire che era ancor più bello con un corpo e gambe bellissime un culetto perfetto che fece dire a anna che era meglio di lei, dopo una cenetta si passo al dunque comincia a parparla e tirai fuori i seni per succhiarli ma con sorpresa vidi che non erano molto grandi ma due piccole pere e lei disse che erano vere senza protesi ma solo delle punture forse di ormoni femminili, cominciai a leccarla tutta mentre anna la denudava e cosi si presento tutta nuda e aveva un cazzo gia dritti e duro grandissimo e anna lo comincio a leccarlo e prenderlo in bocca e cosi feci anche io finche anna mi veniva dietro e incomincio a leccarmi il culo e con due dita mi penetrava poi ancora mise della saliva e porto dietro di me luana e indirizzo il cazzo sul mio culo devo dire che era molto grande e faceva fatica ad entrare infatti avvertivo dei piccoli dolori ma la sua corsa non si arresto e me lo sentii tutto dentro e comincio a d andare avanti edietro che oramai il mio culo lo riceveva benissimo anna si distese sotto di me e comincio a prenderlo in bocca fino a che venivo dentro la sua bocca e luana tolse il cazzo dal culo e lo porto nel culo di anna e lo infilo tutto fino a che non venne. dopo un po ricominciammo ero io che lo mettevo in culo a luana mentre anna prendeva in bocca il cazzo di luana fino a che non venimmo di nuovo.
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
Al cinema porno a trieste..
Leggo su Desy un’inserzione di una trav –amo farmi portare in un cinema porno..-
L’inserzione dice poco e tanto nello stesso tempo. Decido di contattarla. Una avventura con una trav in un cinema non l’ho mai fatta finora, solo parzialmente con una incontrata casualmente in sala, ma di femminile aveva ben poco, a parte reggicalze e calze a rete..più che trav era un feticista dell’intimo femminile…
Tra l’altro, avevo anche dedicato un raccontino “Al cinema con una trav” ad una mia cara amica trav, anche per tentarla ad aderire alla mia richiesta. Il racconto a lei era piaciuto tanto, ma di aderire neanche l’ombra..
Adesso vediamo con questa qui, mi sembra una decisa..
Ci accordiamo per questo lunedì, lei viene da me a Trieste dove c’è una sala cinematografica che durante i giorni feriali è a luci rosse. L’attendo in macchina vicino al cinema. Arriva una macchina, è lei…Scende, e …contrariamente a quanto concordato, di cambiarsi in sala, la vedo già vestita da troiona, con parrucca nera alla Valentina (Crepax), soprabito nero lungo, ma lasciato aperto davanti in modo da lasciar intravedere minigonna , calze a rete e stivali alla moschettiera, il tutto corredato da un trucco pesante e labbra alla pompinara (per chi non lo sa è quel trucco con il rossetto sulle labbra contornato da una riga scura…la definizione è mia…)
Mi sale il sangue alla testa, per l’eccitazione e anche, lo confesso per l’emozione di dover passare con lei vestita in quel modo davanti alla cassa, dove guarda caso c’è una donna…
Entriamo, vado a fare i biglietti sperando di occultarla col mio corpo , poi, sempre cercando di mettermi tra lei e lo sguardo della cassiera la accompagno frettolosamente in sala.
Ecco…adesso mi sento al sicuro, la sala è buia, il più è fatto…
Andiamo nelle ultime file, dove ci sono sempre e quasi esclusivamente chi si masturba o cerca approcci.
Ci sediamo nell’ultima fila di poltroncine, dietro di noi c’è ancora uno spazio ed uno scalino a ridosso del muro, di solito pieno di gente, in quanto sono alle spalle di chi guarda il film e possono indisturbati fare di tutto senza essere visti…
Veniamo notati subito, alcuni ci scambiano probabilmente per una coppietta…..
Lei comincia a togliersi il soprabito ed accavalla le gambe, lasciando intravedere le giarrettiere che portava…io mi tiro fuori il cazzo e glielo faccio menare, e quando è duro, lei si abbassa e comincia a prendermelo in bocca…
Dopo un po’ siamo letteralmente circondati da uomini, davanti dietro e di lato a noi, praticamente se uno delle file anteriori si girava, vedeva solo una muraglia di gente in piedi o seduta che ci attorniava..La mia amica continua a spompinarmi..
Un nugolo di mani bramose, prima timidamente, e dopo essersi accertati del nostro gradimento con più sicurezza, cominciano a toccarla dappertutto.. la sento gemere, uno le aveva infilato uno (o più?) dita nel culo..Lei ormai calda ed eccitata si alza e mostrandomi la schiena si siede sopra al mio cazzo in tiro e comincia ad andare su e giù ritmicamente..due uomini gli avvicinano i rispettivi cazzi davanti alla sua bocca, lei continuando il lavoro iniziato con me, non se li lascia scappare e con voracità comincia a spompinarli, uno alla volta e anche tutti e due assieme..Dopo un po io le vengo dentro,e di la a poco anche i 2 cazzi gli sputano addosso la loro sborra copiosamente sul suo viso,,,gli altri esclusi 3 o 4, continuano a menarselo, cercando di non perdere neanche un fotogramma della scenetta che offrivamo..Io e lei ci alziamo, la faccio appoggiare ad una poltroncina per essere posseduta alla pecorina…dico a quelli che mi stanno vicini che se hanno il preservativo me la possono montare.. Il primo con una velocità da Tex Willer estrae prontamente il suo..ecco tocca a me sembra dire con lo sguardo compiaciuto, se lo infila e glielo sbatte dentro con decisione e se la pompa con colpi lento ma potenti..lei geme come una vacca da monta..dopo un po’, aumenta l’andatura e viene godendo …Un altro che aspettava il turno appena vede il buco libero ci pensa prontamente a riempirlo..questo qui non va a diesel, glielo sbatte dentro e fuori con una velocità incredibile, e viene abbastanza presto…vedi cosa succede a mangiare troppe carote…
Tre cazzi presi e 2 spompinati, penso che per oggi poteva bastare e decidiamo di andarcene…Usciamo dalla porta di sicurezza per non ripassare dalla cassa…ecco siamo in strada nuovamente…
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16 years ago
leonida1960,
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Last visit: 3 years ago
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La mia biografia perte terza
ritornando ai miei cugini devo dire che non o mantenuto la promessa che sarei ritornato per qualche fina settimanaci tenevamo pero in contatto e ci sentivamo e loro mi raccontavano le cose che facevano e grazia era diventata una vera porca ma ancora vergineinfatti circa due anni dopo si sposo con quei matrimoni un po combinati e alberto dopo un po si sposo anche lui. la mia vita andava avanti normalmente con qualche conoscenza sia di donne e avvolte per non perdere il vizio con qualche uomo ma niente di interessante in quanto o constatato che se non cera una persona femminile insieme non mi piaceva tanto.
partii per il militare e intanto mi ero fidanzato con una ragazza ma devo dire che era una cosa cosi e quando venivo in licenza ci poteva al massimi scappare qualche masturbazione e bochino ma niente di più,ritornai siamo andati avanti e ci siamom lasciati da buoni amici.
allepoca avevo ventidue anni e in una festa un mio amico mi presento anna una ragazza che aveva ventanni non era carina di viso piccolina di corporatura con un corpo stupendo tutto messo al punto giusto cosi abbiamo cominciato a freguentarci e devo dire che dopo due tre volte siamo andati a letto devo dire che era un vulcano di sesso diciamo era una ninfomane di tutto rispetto e per questo che mi ci sono invaghito tanto che dopo un anno andammo ad abitare insieme in una casetta di campagnia di proprieta dei miei genitori, infatti potei constatare che anna era aperta in tutti i canali anche per bene infatti lei diceva io sono nata per fare sempre sesso che gli piaceva da morire devo dire che a me non dispiaceva affatto anzi quando mi raccontava qualche sua avventura io mi eccitavo e lei lo sapeva e mi stuzzicava sempre.
dopo qualche tempo ritornai prima del previsto per fargli una improvisata che la volevo portare a cena fuori, entrando in casa sentii subito i mogulii di anna dalla camera da letto e curioso non mi feci sentire e quando arrivai alla porta vidi anna che stava a cavalcioni a un uomo e come una indiavolata andava su e giu sul cazzo dell'uomo devo dire che aveva un cazzo direi abbastanza longo e grosso, vedendo non ebbi nulla da dire ma mi eccitavo al tal punto che lo tirai fuori e cominciani a masturbarmi fino a che non venni e sporcai in terra ma vedendo che anche loro avevano terminato uscii di casa per non farmi notare e quando usci io entrai e trovai anna sulla porta delle camera e io senza nulla fosse la salutai, ma lei mi disse se ero entrato prima non potei negare in quanto vi erano le evidenze in terra e cosi passavo anche da buggiardo cosi dissi di si e mi ero talmente eccitato nel vederti scopare con uno sconosciuto che come vedi sono venuto ecome puoi constatare. passarono dei giorni e riparlando del fatto mi disse che era un suo amico di vecchia data e mi aveva sempre piaciuto andare a letto con lui ma lo incontrato per caso era solo di passaggio. cosi anche io le raccontai delle mie storie e che ero un bisex e anna non ebbe nualla dire alquel punto io proposi se devi farlo con altri perche non lo facciamo insieme cosi non ci possiamo prendere più in giro e siamo consensienti e consapevoli di ciò che facciamo e lei accetto cominciammo a mettere dei annunci su delle riviste specializzate ci scambi di coppia e devo dire che abbiamo avuto delle esperienze buone e poco buone infatti si presentavono delle coppie che si definivano come le nostre richiste ma si riscontravano al contrario.
da questi annunci conoscemmo una coppia di bisex sui trentacique anni lui ventotto lei devo dira che erano cordiali ed educati di nome giorgio e laura dopo una cena insieme siamo andati a casa mia a terminare la serata infatti senza tanti preliminari laura gia era succhiare i capezzoli di anna fino a che non si sono denutate del tutto poi incomincio a leccargli la fice girandosi e formando il sessantanove e si leccavano a tal punto che si erano dimenticati di noi e cosi giorgio comincio a togliermi i pantaloni e nello stesso tempo lo faceva anche lui i in un momento ci ritrovammo nudi anhe noi e cominciammo a succhiarsi il cazzo con un sessantanove anche noifino a che non venimmo guasi insieme con lo sperma in bocca laura e anna vennero e cominiarono a baciarci fino a che non ripulivano la nostra bocca dallo sperma. dopo un po di tempo ricominciammo i sia laura che anna vollero che io mettevo in culo il mio cazzo a giorgio e si mise in posizione e appena lo appoggiaio giorgio fece un movimento indietro e entro in un solo colpo tutto dentro con mia sbalorditagine andavo su e giu mentre laura mi si mise dietro di me vedevo che si era messa un fallo finto legato alla vita e anna lo pilotava per farlo entrare nel mio culo e quando fu entrato si mise a prendere il cazo di giorgio in bocca e gli fece un bocchino godemmo immenzamente e venimmo tutti insieme o guasi.
prosegue 4 parte
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16 years ago
admin, 75
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In estate
Una mattina d’agosto, appena rientrato dalle ferie, in chat lei mi fa “ma perché nn vieni a trovarmi?”.
Il fatto era che avevamo chattato si e no tre volte, era a circa 80 km da me, e poi io non ci credo a ste cose. In ogni modo dopo che lei mi ha spiegato bene la strada decido di mettermi in viaggio, mal che vada faccio un giro in moto e pranzo fuori.
Giunto in zona faccio uno squillo al cellulare e lei subito esce fuori dal giardino e mi apre il cancello facendomi cenno di entrare, io molto imbarazzato parcheggio la moto ed entro. Mentre mi avvicino la guardo meglio (in cam non è che abbia visto tanto) e scopro con piacere di avere di fronte a me una gran bella donna: 165 cm, una quarta di seno, non una modella ma un bel fisico, e due occhi stupendi. Entro in casa e lei mentre mi offre da bere mi spiega che ha lasciato il bimbo dalla suocera e mi fa intendere che il marito la ..trascura, ma non finisco manco di fare il secondo sorso che lei ha già ..accorciato le distanze. Una gonna sul ginocchio,due gambe belle tornite, un sedere che mi sembra sodo sodo, una camicetta dalla quale gli esplodono i seni notevoli e duri mi fanno lasciare subito il bicchiere e occuparmi d’altro. Mi prende per mano e mi porta su nella cameretta e io per le scale non posso non guardare il suo fondo schiena che lei muove in modo sublime.
In un attimo siamo abbracciati e ci baciamo avidamente ,io incredulo di quello che mi stava succedendo: ero a casa di una ragazza conosciuta da poco e stavo affondando la mia lingua nella sua bocca e una mano frugava nella camicetta mentre l’altra saliva su per la gamba fino a raggiungere il suo culo. Era evidente la sua voglia , infatti quando la mia mano sfiora la sua “intimità” la trova immersa in un lago di umori caldi; non eravamo ancora sul letto quando la spoglio e comincio a baciarla tutta, dalle labbra al collo, dalle spalle al suo splendido seno sodo e con i capezzoli durissimi. La faccio sedere e la bacio in mezzo alle gambe, la sua fica era un lago e io la esploro con la lingua e con un dito e lei in men che non si dica raggiunge l’orgasmo tenendomi la testa con le mani e con un gemito lunghissimo , allora lei si tira su e mi spoglia, mi fa distendere e comincia a leccarlo e succhiarlo con un’avidità impressionante, alternando il massaggio con le mani e quello con il suo seno ormai di pietra; devo farla smettere altrimenti vengo dopo pochi minuti.
Senza dire nulla e con uno scatto felino si siede su di me accogliendolo nella sua magnifica e caldissima fica oramai allagata. Comincia allora la sua danza a volte lenta a volte veloce e io nel vederla muoversi così non posso esimermi dal tirarla a me per accarezzare e leccare il suo seno . Adesso però basta, decido di essere un po’ più deciso, la tiro su la metto a carponi e gli sono di nuovo dentro, continuando a torturare i suoi seni, cosa che evidentemente gli piace …… accompagna i miei movimenti come un ossessa. Ma in quella posizione sono io a perdere il controllo infatti il suo culo era un invito a nozze… gli infilo prima un dito , poi due e comincio a pomparla con le dita…. È la fine per entrambi, si perde il controllo , io che volevo scoparla ance lì non riesco nel mio intento in quanto quella situazione mi ha fatto andare in orbita e quando io sto per tirarlo fuori x esplodere il mio piacere lei mi ordina di continuare ; entrambi tremiamo per un orgasmo simultaneo che mi fa annebbiare la vista e fa cadere lei stremata dal piacere. Però trova la forza x riprendelo tra le mani e come x ringraziarlo me lo tiene tra la bocca e il seno come per farlo dormire..
Purtroppo il tempo stringe e dobbiamo lasciarci, ma con la promessa di rivederci per riprendere il ..discorso…
Ma così come è venuta è sparita…. Chissà…..
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16 years ago
admin, 75
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Contenta lei...
..Mi manda un sms dove mi dice il piano io salgo su senza nemmeno prendere l’ascensore, non ho voglia di aspettarlo. La porta aperta mi offre un spettacolo ….normale. Una ragazza normale vestita normale , da casalinga, pantalone di tuta e maglietta. Questo fatto non mi disturba anzi mi tranquillizza, sono sempre timido io…
C’eravamo scritti solo un paio di mail e visto due foto, così cominciamo a parlare del più e del meno di fronte a un caffè; lei sapeva che non avevo molto tempo, sta di fatto che il discorso era piacevole, pure troppo stava quasi per “scadere” il mio tempo , e io avevo perso quasi ogni speranza quando lei mi invita a fare un giro per la casa. Giunti in camera da letto mi dice di avere un problema col pc, si siede e mi fa vedere di che si tratta; io in piedi di fianco e lei seduta , mi chino un attimo x vedere meglio e ho la possibilità di sentire il suo profumo…..splendido…
Mi rialzo dopo un paio di click (era una cazzata) e lei si gira, si alza, mi spinge con violenza sul letto e mi salta su, mi spoglia mentre si spoglia, rimanendo così nudi sul letto, e lì che capisco: si gira verso io mio lui un po’ spaventato, e mi offre la sua patatina tutta depilata. Comincia un 69 da paura, mentre succhia e lecca mi incita, con i movimenti del suo bacino, a elevare il ritmo e io gli infilo dentro due dita e col la lingua raccolgo i suoi copiosi umori. Sta godendo da matta,e me ne accorgo da come non lascia tregua al mio uccello, non tralasciando niente, palle comprese.
Dopo non so quanto tempo, durante il quale abbiamo girato per tutto il letto senza mai distogliere la nostra attenzione da questo 69, il suo bacino aumenta ulteriormente il ritmo fino al raggiungimento dell’orgasmo durante il quale lascia uscire dalla sua bocca il mio uccello oramai pronto. Ma è soolo un attimo, lei si gira, togliendomi quella splendida visuale (la sua patatina era davvero splendida), e si fionda sul mio uccello dicendomi di stare tranquillo… e chi si agita….
Pochi colpi di lingua, che usa con maestria, e io vengooooooo, senza staccarsi un attimo beve tutto e continua fino all’ultima goccia.
Risale su e con una voce dolcissima , e con due occhini neri, mi confessa che per lei questa è la cosa che più gli piace fare. Che dire …lo fa magnificamente …..
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16 years ago
admin, 75
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Una situazione inaspettata
Una situazione inaspettata
Io e Ivana siamo una coppia molto affiata, abbiamo anche un ottima intesa sessuale.
Negli ultimi tempi quando facevamo l'amore, immaginavamo situazioni altamente erotiche, come ad esempio un altro uomo che facesse sesso insieme a noi e che soddisfasse entrambi, a lei sarebbe piaciuto vedermi mentre uno mi infilasse il suo cazzo nel culo.
Piano piano cominciammo a parlarne con molta naturalezza e serenità, io optavo per un uomo di colore e lei per un uomo bianco, in ogni caso doveva essere dotato, e la cosa doveva valerne la pena di farlo. Se ne parlava ma non si arrivava mai a una concretizzazione, cominciammo a uscire a frequentare locali in cerca di qualcuno che attirasse la nostra attenzione, finché una sera mentre passeggiavamo in un viale di una città, Ivana avendo un po di sete, ci fermammo in una bancarella per comprare una bottiglietta d'acqua, lei era vestita molto sexy, c'era un nero dall'aria un po distinta che la guardava con occhi insistenti, sia io che Ivana ci accorgemmo dell'uomo, prendemmo l'acqua e ci allontanammo di qualche metro non perdendolo di vista, ci appoggiammo a un muretto,
(Io) Hai visto come ti guardava quello, chissà cosa gli passa per la testa.
(Lei) Si l'ho visto, eh si se l'ho visto, quasi quasi mi sono eccitata da quegli sguardi,
Ci baciammo mentre lui ci guardava, entrambi eravamo eccitati, Ivana gli allargò le cosce facendogli vedere la sua patatina coperta dal perizoma, dopo di che cominciammo a passeggiare, lui si alzò e andò a mettersi dove eravamo seduti noi, noi continuammo la nostra passeggiata e poi rigirammo salendo per il viale, lui era lì come ad attenderci, i nostri sguardi si incrociavano con intensità e complicità, appena arrivati a un passo da lui, ci saluto molto distintamente,
(Lui) Buonasera, egregi signori,
(Noi) Salve, stasera è una bella serata, non pensi?
(Lui) Si è vero, è proprio una bella serata,
Ci presentammo, lui si chiamava Habdul, era un bell'uomo alto, all'incirca sui 50 anni, cominciammo a parlare del più e del meno, sia io che Ivana eravamo eccitati dalla situazione che si poteva venire a creare.
(Habdul) Sai che sei una bella donna, Ivana,
(Lei) Grazie, sei molto gentile, e sei anche molto carino,
(Io) E cosa ti piace di Ivana, dimmi la verità senza problemi,
(Habdul) Mi piace molto quello che mi ha fatto vedere poco fa.
(Lei) Ti va di farti un giro con noi?
(Habdul) Certo, perchè no!
Andammo nella macchina, salimmo e andammo in giro, Ivana si scopriva le cosce lui si sedette dietro e si toccava il cazzo che doveva essere duro, mentre si parlava anche di cose un po hard.
(Lei) Ti va Hadul di giocare un po con noi?
(Habdul) Certo che mi va, perché non passi dietro mentre gianni cerca un posto tranquillo,
Ivana passò dietro con lui, mentre io mi sbrigai a trovare un posto tranquillo, le tolse le mutande e si butto con la sua faccia nella sua figa bagnata, Ivana cominciò a gemere e a gridare di piacere, mentre lui si era abbassato i pantaloni ed aveva tirato fuori il suo cazzo che era di belle dimensioni, trovai un posto sicuro e appartato pieno di alberi e posteggiai sentire Ivana che gridava in quel modo mi eccitava da morire avevo il cazzo che mi stava scoppiando, cominciai a palpargli il cazzo, era davvero grosso, mentre lui gli leccava la figa bagnata succhiando tutti i suoi umori da troia,
(Lei) Se devi scoparmi, voglio che scopi anche Gianni così capisce cosa significa prenderla nel culo, con voce tremula dall'eccitazione,
(Habdul) Si certo vi scoperò entrambi e vi scasserò il culo,
Intanto cominciate col succhiarmelo luridi porci,
Cominciammo a leccare e succhiare il suo cazzo come un gelato, quasi quasi facevamo a gara io e Ivana per leccarlo il più possibile, mentre lui godeva come un porco succhiando la figa e il buco del culo di Ivana,
(Habdul) Puttana lecca il culo di tuo marito, il cornuto, che tra un po' lo impalo col mio cazzo,
Ivana cominciò a leccare il mio culo, dopo un po' si unì a lei anche Habdul, e io mi ritrovai con due lingue che leccavano il mio culo, ma che nello stesso tempo si toccavano tra loro slinguazzandosi e baciandosi anche,
(Lei) Dai scopa mio marito che voglio vedere come gode questa troia e puttana di mio marito, mentre lo baciava in bocca succhiandogli la lingua,
Impugnò il suo bel cazzo, appoggiò la cappella sul buco del mio culo, esercitò una piccola pressione, sentii il buco del culo allargarsi e la cappella del suo cazzo entrare, sentii del dolore e man mano che affondava il suo cazzo il dolore aumentava, cominciai a lamentarmi, Ivana cominciò ad accarezzarmi e cominciò a leccarmi il culo mentre Habdul mi scopava, piano piano il piacere comincio a invader mi tutto , cominciai a gemere di piacere e Ivana si era messa in modo che leccasse il mio cazzo il mio culo e il cazzo di Hadul che mi scopava e la figa in faccia ad Habdul che gliela succhiava e slinguazzava facendola gridare di piacere,
(Lei) Si, si, leccami, scopalo questo cornuto froscio e pezzo di merda, rompigli il culo, scassalo, si, si, si
(Io) ahahah ghghgh si sono troia piu troia di te mia cara Ivana, diglielo pure tu Hadul,
(Habdul) Tu stai zitto cornuto, sei solo un pezzo di froscio, e tua moglie è gran porca che fra un po la cavalcherò come una troia,
Tutte quelle grida e quelle parole ci eccitavano da morire e i suoi colpi erano sempre più violenti che mi facevano sobbalzare, dopo circa mezzora tiro fuori il cazzo sborrando nelle nostre bocche, fiotti di sborra inondarono i nostri visi e le nostre bocche, quando fini di sborrare mi sposto come u sacco di immondizia, afferrò Ivana e cominciò a scoparla in tutto e per tutto, io guardavo e quelle immagini di mia moglie cavalcata, scopata, chiavata, mi eccitavano, mi avvicinai a lei e le misi il cazzo in bocca, Habdul la scopò per circa un ora, permettendomi solamente di tenerla per le braccia, poi ci inondò della sua sborra che fu abbondante, ed entrambi gli pulimmo il cazzo con le nostre lingue, rimanemmo un po' fermi nella macchina abbracciati, dopo un po' aprì lo sportello e ci spinse fuori, facendoci mettere in ginocchio, impugnò il suo cazzo e cominciò a pisciarci addosso, sui nostri visi facendocela pure ingoiare, e mentre faceva tutto ciò ci insultava, io e Ivana ci abbracciavamo, e tutto ciò ci eccitava da morire, poi quando finì di pisciare, mi afferrò per i capelli mi diede delle sculacciate e mi scaraventò per terra, sia io che Ivana non capimmo nulla, poi afferrò Ivana la portò dentro la macchina chiudendo la portiera, lasciandomi fuori, cercai di aprire lo sportello inutilmente, cominciò a scoparsela come un animale in calore, io guardavo dal finestrino, Ivana diceva
(Ivana) Non ti preoccupare Gianni, stiamo solo scopando come cani,
Godeva come una cagna e lui anche, sentirmi escluso mi faceva sentire come un verme ma mi eccitava, godevo nel vederli scopare come cani, e lui che la insultava e insultava anche me,
(Io) Fammi entrare Habdul, voglio esserci pure, voglio aiutarti
(Habdul) Stai zitto pezzo di merda ma le devo scopare solo io la tua bagascia,
(Ivana) Lasciaci soli, e resta fuori, è meglio che non guardi, lo hai voluto tu, e questo ti stiamo dando, ora lasciaci scopare in pace, con voce tremulo dall'eccitazione,
Mi accasciai per terra masturbandomi, sentivo le sue grida di piacere, volevo essere sia la posto di Ivana che di Habdul, cominciai a rotolarmi per terra, poi sentii entrambi gridare più forte mi alzai e vidi lui sopra di lei, avvinghiati, entrambi godettero e lui le sborro dentro,
(Lei) Si, si, ahahaha ghghg siiiiiiiiiiiiii sborrami dentrooooooooooooooooo Habdul,
(Habdul) Si si puttana prendimi anche la mia sborra lurida puttana perchè tu e tuo marito vi meritate questo, luridi porci,
Rimasero abbracciati per un po', poi aprirono lo sportello, lei sdraiata, era sfinita, lui la spinse fuori come se era un sacco di immondizia,
(Habdul) Eccoti la tua puttana, te la puoi riprendere, vi ho dato quello che volevate,
Si accese una sigaretta, eravamo sdraiati per terra, quando finì di fumarsi la sigaretta, prese i nostri abiti, si puli il cazzo e tutto i sudori delle fatiche del sesso, e ce li tirò addosso dicendoci di vestirci, ci vestimmo
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16 years ago
admin, 75
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L\'avventura
La serata inizia bene, il mio amico è puntuale e partiamo alla volta di questo locale famoso ma mai frequentato. C’è giàa molta gente e noi ci accomodiamo per iniziare la serata al banco bar e per guardarci un pò attorno, per renderci conto della “fauna” . Tu sei seduta ad un tavolo con altre persone, i tuoi occhi già mi scrutano e i mie non riescono ad evitare i tuoi. Di sicuro il tuo abito e le tue forme non lasciano scampo allo sguardo, ma voglio vedere fino a dove si può arrivare. Infatti tu ti alzi e ti avvicini, ti appoggi leggermente per arrivare al mio orecchio e sentirti sussurrare "balli?" Senza proferire parola mi alzo e ti lascio passare, seguendoti, in controluce le tue forme sono da lasciare senza fiato. I nostri corpi si avvicinano, si sfiorano e si toccano , le mani si incontrano e seguendo la musica appoggiamo le nostre guance , tanto a avere l’orecchio dell’altro vicino alla bocca così che è sufficiente sussurrare anche se il volume della musica è alto. Da lì ad abbandonare la compagnia è questione di un attimo e ci ritroviamo in una stanza che chi sa in che modo sia saltata fuori non è dato sapere. Io mi appoggio sul letto e pensando a te che per un attimo sei scomparsa dietro la porta del bagno sogno.!!
…legato al letto con le mani unite e i polsi stretti da una “corda di seta, forse potrei liberarmi, ma tu ti avvicini lentamente, le luci soffuse, la mente perduta, forse un sogno, sei stupenda, capelli sciolti fin sopra le spalle , seni abbondanti leggermente sostenuti e coperti da un braccio che con una sensualità quasi pudica, vita stretta su fianchi morbidi mi portano ad una eccitazione quasi da brividi, aspettando che tu ti avvicini ... non potrò toccarti ... ti avvicini dalla parte del fondo del letto sali con le ginocchia e mi guardi, sfiori leggermente i miei piedi, anche se in ginocchio mi sovrasti e da vicino ho modo di vederti nella tua completezza la tue mani si appoggiano sul dorso dei mie piedi,
... vorrei avvicinarmi ... e salgono lentamente, le lasci unite e fai scivolare le mani fino all’interno coscia, vorrei allargarle ma tu con le ginocchia le tieni bloccate, unite, sento i tuoi capelli sulle mie ginocchia, sento la tua pelle sulla mia , vedo solo la tua nuca e i tuoi capelli, … vorrei appoggiarci le mie mani ma ... le tue mani salgono fino l mio ventre, sento il caldo della tua lingua sulle mie cosce, ti sento respirare e il caldo del tuo respiro sulle mie gambe, le tue mani scivolano sui miei fianchi e tornano alle cosce, fai scivolare i pollici premuti sui quadricipiti fino alle ginocchia e alzando leggermente il capo intravedo i tuoi occhi che scrutano l’erezione e il mio viso, che per la posizione è tirato nella speranza di vederti, non una parola, non un gesto, così quasi in silenzio ti sei impossessata del mio corpo, della mia libertà ma anche del mio desiderio, che ora è solo a tua disposizione ... mi piacerebbe toccarti con le mani a schiena ...a questo punto sali con le tue ginocchia all’altezza delle mie e mi sei sopra, voluttuosa, vogliosa, avvolgente ma soprattutto padrona della situazione. Le tue mani iniziano un’opera leggera, decisa, mirata e conosciuta, le tue dita sottili si infilano sfiorano accarezzano stimolano e più mi senti rigido e più mi cerchi e cerchi punti, inizio a sentire la tua lingua sempre più calda e bagnata salire, avvicinarsi sfiorare e assaggiare la posizione eretta, la tua mano destra lo afferra alla base tenendolo come preferisci e la tua sinistra scivola fino a trovare la mia bocca ... non vale, io non ho “mani
solo respiri e sussulti
Quando decidi che la cosa è al punto giusto fai l’ennesimo passo fino ad essermi sopra a tutti gli effetti mi appoggi una mano sulla bocca e con l’altra lo indirizzi, non è come al solito, lo appoggi dietro, e senza esitare ti ci “siedi” obbligandolo ad entrare senza “raccomandazioni” , i tuoi occhi si aprono e mi fissano come a volermi parlare, come a volermi dire solo con l’espressione di chi entra senza bussare, lo stupore, il piacere, la sorpresa, la voglia di essere, di possedere, del piacere voluto, cercato, trovato e ottenuto, tutto a modo tuo, la mia tensione e’ alta, tu te ne accorgi me non esiti sentendomi , ad accompagnarmi fino alla fine così senza alcun tipo di assenso ma di partecipazione.
Ti appoggi sul mio petto e rimani li con le tue mani sul mio viso ... come una sensazione di libertà riprendo l’uso delle braccia ... come dopo una posizione scomoda ... sono affannato, respiro lento e profondo, sei su di me, le mie braccia, le mie mani sono libere e ti toccano, ti prendo il viso. Gli occhi profondi, in questo momento sono lontani dietro a chissà quale oasi lontana, ti porto a me e ti bacio, dolce lungo intenso bacio, mi ritrovo le mie mani sul mio viso ed è giorno ...
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16 years ago
lilliana,
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Buon natale matteo!
Nelle strade ormai già dalla fine di novembre si respirava l’inconfondibile atmosfera di luci e colori che rendeva particolarmente piacevole lo shopping del sabato sera. Lucrezia era sempre stata fisionomista e si divertiva ad osservare i volti della gente che affollava i marciapiedi registrandone i segni particolari: le bastava una lieve inclinazione delle labbra o una particolare forma delle rughe d’espressione per intuire lo stato d’animo delle persone che affollavano i negozi o che incrociava nella brulicante zona pedonale. Un misto di pena e senso di colpa immancabile la colpiva allorché i suoi occhi incontravano quelli dello zingarello di turno o del suonatore di tromba rumeno che riempiva l’aria di note di struggente malinconia. Nella rumorosa confusione cittadina solo dopo qualche secondo realizzò che quel suono quasi impercettibile che le giungeva all’orecchio era il trillo del suo cellulare. Sul display, illuminata da fosfori verdi, il nome dell’amica conosciuta al corso di specializzazione pagato dall’azienda. “Lucrezia, ciao sono Paola ... ti ricordi?” - “Ciao Paola che piacere risentirti!!! Come stai?” - “Io benone … sai sono in giro per negozi e per fare due passi” - “Tuo marito i bimbi ... tutti bene?” - “Sì, bene! Tu non lo conosci Matteo … ma … sai … lui è allergico allo shopping ed ha una bella fantasia per cui gli è facile tirar fuori la scusa buona per evitarsi il supplizio!” - “Tutti uguali … figurarsi! Sai questo per me sarà il primo Natale senza di lui e … ho deciso di trascorrerlo fuori, credo sia meglio. Andrò in settimana bianca con i miei amici della compagnia teatrale” - “Daiii … ma davvero!! Senti perché non vieni da noi? A casa c’è spazio, trascorri il Natale con noi e poi prosegui per la montagna” - “No Paola daiii ti ringrazio ma non mi sembra il caso. Il Natale è bello in famiglia, non vorrei fare la guastafeste" - “Senti non dirle nemmeno queste cose!!! A me e a Matteo non sembrerà vero di avere la scusa buona per evadere un po’ dai terribili pomeriggi con zii e cugini vari” - “Senti Paola ... sarò sincera. Io ho già prenotato il fine anno in Trentino per cui il 28 sarò a Marilleva per una settimana. Pensa abbiamo anche organizzato uno spettacolo da rappresentare nella sala convegni dnell’hotel per il veglione!!! Non è che non voglia venire ... anzi ma ...”
“Nessun ma ... è perfetto così!! Verrai il 24 e ripartirai il 28 mattina … non ti do nemmeno il tempo di "puzzare" ed i tuoi amici avranno comunque la loro attrice protagonista!!” - “Daiiiiii ... sei gentileee … ok ok … accetto … se insisti ... volentieri!” - “Evviva … lo dico a Matteo e ai nostri cuccioli ... saranno felici di avervi ospiti! Ci risentiamo per i dettagli … un bacio ... ciaoooOO!”- “Ciao Paola … a presto!”.
Proprio un angelo quella donna, conosciuta all’incirca due mesi prima durante il corso di due settimane tenutosi a Bologna. Erano andare subito d’accordo e in quei quindici giorni non avevano fatto altro che chiacchierare e scambiarsi confidenze reciproche. Già … ricordava l’amica descrivere suo marito ... alternando pregi e difetti tanto da destare la sua specialissima attenzione: uomo interessante trasformato, per amore, in un innocuo agnellino ma … ci avrebbe giurato ... con occhi lampeggianti da lupo!
“Pensa che quando ci siamo conosciuti” le aveva detto Paola ostentando l’orgoglio della vincitrice “faceva un sacco di sport e non ti dico quante donne gli andavano dietro!!! Poi però ha conosciuto me e si è trasformato in un perfetto maritino con un unico grandissimo handicap: guai però a chiedergli di uscire per negozi!! Piuttosto rimane al lavoro tutta la sera ma … proprio non ama lo shopping!”.
Persa in quei pensieri entrò in un elegante negozio di intimo dal quale – si era detta tra sé – non sarebbe uscita senza un regalo per la sua dolce amica. Dopo un po’ uscì dal negozio con quella gioia bambina nel cuore che solo ha chi sa di aver comprato un presente che farà felice qualcuno. Paola, infatti, nei suoi discorsi fiume le era sembrata la classica donna tranquilla ed amante del sonno per cui la soffice ed elegante camicia da notte che aveva acquistato per lei sarebbe stata di sicuro apprezzata. Per i figli comprò, dopo un notevole sforzo per ricordare ciò che Paola le aveva detto circa le passioni uno di quei mostriciattoli terribili per i quali vanno matti i bambini dell’ultima generazione e uno splendido paio di orecchini indiani per la femminuccia. Rimaneva il regalo per Matteo … Ci pensò poi, con un sorriso appena percettibile sulla bocca, acquistò quel profumo maschile che le piaceva tanto.
Arrivò all’incirca all’ora di pranzo dopo aver guidato tutta la mattina con l’auto carica come un uovo. Con l’aiuto di Paola e i figli riuscì a sistemare tutte le sue cose nella confortevole stanza che avevano riservato a lei e sua figlia.
Era la vigilia di Natale per cui non era previsto un pranzo degno di questo nome e le due amiche ne approfittarono per avviare una conversazione fiume condita di tante femminili confidenze mentre la figlia di Lucrezia era ormai in piena simbiosi con i due figli di Paola. Il trillo del citofono le interruppe. “Deve essere Matteo, dai vieni che te lo presento!”
Quando la porta dell’appartamento si schiuse le parve di conoscere da sempre il padrone di casa. “Ciao, sono Matteo, tu devi essere Lucrezia, Paola mi ha parlato a lungo di te!!”. Bei lineamenti, maschili, e quegli occhi che si posavano su di lei impercettibilmente più a lungo del dovuto. “Piacere Matteo, sono Lucrezia! Finalmente ti conosco ... sai Paola sempre a dirmi Matteo di qui, Matteo di là!”. Risero tutti … i due coniugi si scambiarono un bacio veloce. Durante tutto il pomeriggio Matteo si mostrò velatamente curioso e volle anche sapere dello spettacolo teatrale di Capodanno. “Un piccolo musical in costume … il titolo è ANGELIeDEMONI, sì come il famoso libro, ed io dovrò intonare due o tre canzoni per le schiere angeliche!”.
“Ma dai … siamo sicuri che ti abbiano inserito nella squadra giusta? No perché Paola mi racconta …” - “Ma che diciiii scemoo!!! Paola lo conosceva bene e gli diede una pacca sulla spalla per tacitare la sua vena ironica. “E pensa che Paola sa ben poco!” rilanciò Lucrezia stimolando una gran risata che riempì la sala. Poi … con i bambini che continuavano a giocare in giardino … pianificarono l’arrivo di Babbo Natale con i doni. “Matteo ma non pensare che io quest’anno ce la faccia a stare sveglia per riprenderti mentre depositi i doni sotto l’albero! I bambini sono elettrici, andranno a letto tardi e domani sai chi abbiamo a pranzo!” - “Non ti preoccupare Paola, ho la telecamera in stanza, lo riprendo io che dormo sempre poco, non c’è problema! “Se ti va Lucrezia mi fai davvero un piacere!” - “Sì non c’è problema, pensiamo piuttosto a cosa devi fare Matteo … vediamo … quando tutti dormiranno indosserai l'abito di Babbo Natale ed io ti riprenderò mentre entri dalla finestra e poni sotto l'albero i regali, così domattina, quando i bambini si alzeranno, non solo gioiranno per i doni ma potranno vedere in tv il filmino che prova l’esistenza del loro famoso benefattore. "Che ne dite?” Paola fu subito entusiasta del piano e Matteo, il dolce Matteo, per nutrire ancora un anno il sogno dei bambini accettò di buon grado il da farsi. Erano ormai le due di notte quando la casa si addormentò. Come da accordi Matteo e Lucrezia, dopo avere riempito di doni i sacchi di juta, si prepararono all’avvento di Babbo Natale. Matteo, ormai esperto per averlo già fatto in passato, indossò lo scomodissimo vestito fatto del tessuto più acrilico che avesse mai toccato. Incollata la barba bianca ed infilato il classico cuscino sotto la cinta per creare un voluminoso e bonario pancione, si caricò i sacchi ed prima di uscire dalla porta di casa per rientrare dalla finestra del giardino, che aveva in precedenza socchiuso, le ripetè: “Lucrezia ora tu vai in stanza a prendere la telecamera, quando sono sotto la finestra e pronto a scavalcarla faccio un colpo di tosse in modo che tu possa iniziare la ripresa!” “OK … pronti!” Non appena Matteo uscì di casa Lucrezia corse in camera per prendere la telecamera e ... indossare il vestito da angelo che si era fatta realizzare dalla sarta di fiducia per lo spettacolo di Capodanno. “Bè dovrei essere un angioletto” sorrise maliziosa ma gli stivali bianchi sino alle ginocchia, le calze a rete color carne , la minigonna ed il top di latex color ghiaccio arricchiti di ali piumate e una rete d'orata certo non la rendevano un’innocua cherubina. Con la telecamera tra le mani si diresse verso la finestra aspettando il colpo di tosse concordato. REC: il goffo Babbo Natale scavalca con qualche difficoltà la finestra, portandosi sulla schiena numerosi sacchi – soddisfatto preleva i pacchetti dai sacchi e li posiziona sotto l’albero lampeggiante per le serie luminose - senza voltarsi mai il Babbo Natale rimette i sacchi vuoti in spalla e scavalca la finestra dopo un teatrale saluto all’albero carico di palle colorate – STOP. Nel mentre Matteo faceva il giro del giardino lei fece in tempo a scaricare il filmino nella TV preparando la festa dei bambini per l’indomani.Ora però…voleva che per una volta anche Babbo Natale ricevesse un dono!!!Quando Matteo rientrò con ancora indosso la barba bianca rimase di stucco per qualche attimo "Lucreziaaaaaaaa, ma … ti sei cambiata? E’ l’abito di scena? Grazie per averlo indossato per me!!! Ero curioso … sei … sei bellissima!" “Grazie!” gli rispose, con una voce calda come il Natale. "Voglio riprenderti anch’io!! " e così dicendo le prese di mano la telecamera mentre Lucrezia, con teatrale naturalezza accennava qualche passo di danza non propriamente puritano.REC “Lo sapevo che ti hanno messa nella squadra sbagliata!” “Ah pensi che con un viso come il mio non ci si possa aspettare nulla di serio?” "Nulla di serio ma…piacevolissimooo!” Matteo la strinse forte mentre le loro bocche, inizialmente ostacolate dalla barba canuta, si unirono in un lunghissimo ed avido bacio.“Il mio regalo per te!” Una nuvoletta di profumo coprì il sudore che imperlava leggermente il viso del bell’uomo finalmente libero dal vestito-trappola. “Lucrezia … non so come ringraziarti!!! Anzi no … un’ideuzza l’avrei!!!” Le mani di Matteo sfiorarono la schiena piumata e percorsero dal basso l’intera schiena dell’unico angelo del quale era certo senza alcuna ombra di dubbio il genere sessuale.Il vestito da Babbo Natale in un attimo scivolò giù, seguito dall’ingombrante cuscino di piume. Come due serpenti che si fronteggino in una lotta disperata, i loro corpi si avvolsero, scorrendo l’uno sull’altro lentamente, aiutati in questo solo da unghie femminili conficcate in spalle d’atleta. L’impeto li spinse sul tappeto. Matteo finì disteso … il suo corpo statuario era rigido, la sua carne era illuminata ritmicamente dalle serie luminose … che però furono sufficienti perché la lingua di Lucrezia trovasse la via, scivolando con la lentezza del predatore che si avvicina alla vittima, verso quel meraviglioso regalo di Natale ormai indecentemente voglioso e duro. Le mani del Babbo Natale le si posarono sulla nuca invitandola ad accogliere in quella meravigliosa bocca canora quel glande dal luccicore lampeggiante. Lucrezia, come un angelo dalla diabolica sapienza, percorse l’asta, pompò con le labbra carnose ogni centimetro di quel membro duro, aspirò nel cavo orale i testicoli, li avvolse nel tepore della saliva, gustandosi con gli occhi lo spettacolo di quei pugni forti che stringevano il tappeto per il piacere. Quando il pulsare frequente del cazzo di Matteo l’avvertì dell’approssimarsi dell’esplosione, Lucrezia si sollevò restando in piedi a guardarlo per pochissimi attimi, quelli sufficienti a che gli occhi dell’uomo si riempissero del desiderio di possesso del corpo femminile che li sovrastava. Mentre le mani del bravo maritino stringevano alla caviglia gli stivali, Lucrezia scostò lievemente la brasiliana, si chinò nuovamente su di lui, prese il membro gonfio con una mano e lo indirizzò in quella bocca di carne spalancata e umida, scivolandoci sopra centimetro dopo centimetro, sentendone ogni vena, ogni pressione sulle morbide pareti della sua fica. L’estasi disegnata sul viso di Matteo la guidò nel ritmo con il quale continuò ad impalarsi su quel cazzo fino a che un fiume caldo ed inarrestabile le risalì dentro, riempiendola di calore e producendole un orgasmo violento la cui rumorosità fu attutita dalla mano che l’uomo le tenne pressata sulla sua bocca carnosa mentre le assestava le ultime poderose spinte prima di spegnersi in lei. STOP “Questo filmino è il mio regalo di Natale per te Lucrezia, Buon Natale tesoro!” “Graziee … Matteo, davvero una gran bella sorpresa! Buon Natale anche a te!” Nella stanza ormai silenziosa di voci umane un osservatore attento avrebbe potuto notare che le serie luminose dell’Albero avevano inspiegabilmente intensificato la loro intermittenza.
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16 years ago
lilliana,
36
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La mia amica ... non me l\'aspettavo
Ciao a tutti, è il seconto racconto che scrivo, ho pure messo l'annuncio qua su desiderya, che ringrazio per l'opportunita' che ci offre, per trovare ragazze che si divertano con sado soft, ma non è cosi semplice!
Comunque, mia moglie è partita 5 giorni fa per andare al mare, io ammalato sono restato a casa tutto solo, a parte la mamma che passava a vadere come stavo... ero soletto, giovedi mi chiama Francy, una mia cara amica, ora sposata con dei bimbi, mi dice che ha visto mia mamma e ha saputo che ero a casa da solo e che voleva passare a trovarmi, visto che il marito e i bimbi sono a sciare.
Io accetto, anche perchè a lei ho sempre raccontato tutte le mie cose piu' intime compreso le mie fantasie erotiche, sempre all'insaputo di mia moglie, ma con lei non è mai successo niente!
Verso le 5 di sera di giovedi suona il campanello, è lei, appena entra in casa anche se ho la febbre subito mi si ingrossa, cerco di rilassarmi, mi sdraio sul divano e mi copro, lei inizia a fare domande di rutin, mi fa il te' una spremuta, per finire a provarmi la febbre, ne ho 38e mezzo!
Subito mi chiede cosa sto' prendendo per curarmi, io rispondo tachipirina in compresse!
Non va bene mi dici, mi dice che torna subito, infatti dopo 10 minuti torna con un sacchetto della farmacia in mano!
Ora inizia il bello, mi chiede di girarmi e togliermi i pantaloni e mutande, io chiedo cosa vuole fare ma lei fa l'arrabbiata, cosi mi giro e faccio cio' che vuole!
Mi mette un goccio di sapone liquido sull' ano e poi mi infila una supposta!
A me è piaciuto molto infatti mi esce un ... che bello... lei a questo punto ride si alza e va dicendo ci si vede domani!
Infatti venerdi pom arriva ancora verso le 5, solite cose , te' quattro chiacchere e mi prova la febbre, non ne ho piu', mi chiede o meglio, mi ordina di andare a fare una doccia intanto che lei è li, cosi faccio, mi sento gia' nelle sue mani!
Finito la doccia vado in camera per vestirmi, me la trovo in parte al letto con un completino giallo e stivaletti neri in pelle, gli chiedo che vuole fare .... lei mi risponde che è una mia fantasia che gli ho scritto via e-mail!
Ok ! cosa devo fare?
Sdraiati! mi risponde.
Mi lega al letto a pamcia in su a mo di croce, tutto nudo, prende un piccolo fallo con delle cinghiette, penso ad uno strap on, invece..... dopo avermi lubrificato l'ano con il dito, me lo infila tutto nel culo, uau a me piace moltissimo!
Con le cinghiette me lo lega in vita cosi non esce piu', mi dice, infatti da li non si muoveva!
Poi si siede sopra la faccia, con le sue mutandine gia bagnate, mi faceva impazzire, un po' soffocavo ma un po' mi divertivo!
una mezzoretta di facesitting con lei con gli slip, poi se li è tolti ed ha continuato senza, fino a qaundo è venuita, mi sono accorto per le piccole spinte che la sua dolce patatina ha dato sulla mia lingua, Strabello!
Pensavo fosse finito il gioco, invece no!
Prende un profilattico e prova ad infilarmelo, purtroppo non ci riesce, vengo praticamente subito, si perchè tra l'altro sono uno di quelli sfiagti che soffre di eiaculazione precoce, a parte questo lai fa la parte della padrona arrabbiata, cosi mi fa bere tutto cio che è mi è uscito, tutta la mia sborra pian pèianino me la fatta ingerire!
Tutto questo sempre da legato!
Ora arriva il bello, non contenta del risultato, toglie il fallo piccolo, e ne prende uno un po' piu' grosso, e me lo infila di nuovo nel culo, dicendo che non sono stato bravo, io rispondo che da lei non me l'aspettavo, cosi per farmi stare zitto mi infila le sue mutandine in bocca!
A quel punto mi rieccito a manetta, lei prende il profilattico, me lo mette esi siede sopra ed inizia a cavalcarmi!
Uno spettacolo unico!!!
Ad un certo punto mi toglie le mutandine dalla bocca e mi infila le sue dita....... e, mentyre faceva tutto questo mi continuava a chiedere se mi piaceva!
Secondo voi?
Be si moltissimo, quando sono venuto per la seconda volta era appena venuta anche lei, un paio d'ore fantastiche ma non credo si ripetera' a meno che io non mi ammalero' quando mia moglie è via e in coincidenza a suo marito a sciare!
A pereso
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16 years ago
straponbg,
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La mia biografia parte seconda
dopo che mario e angela erano partiti ,per un periodo di tempo non o avuto più rapporti per tanto tempo fino penso ai 16 anni e in questi anni mi masturbavo anche due volte al giorno da solo pensando sempre a loro infatti mi ero un po deperito e a quel punto i miei genitori avevano deciso di mandarmi in campagnia da certi parenti per passare le vaganze estive in modo che mi riprendessi dal deperimento che avevo ma solo io sapevo il motivo. arrivai a casa di mio zio aveva una casa molto grande tipo casale colognale e mi fu assegnata la mia camera che era vicino a i miei due cugini alberto e grazia di un paio di anni più grandi di me diciamo che erano dei sconosciuti per il semplce motivo che non ci siamo guasi mai freguentati pre il motivo che non andavamo mai a trovarli per motivi di distanza e di lavoro dei miei genitori. era un posto in campagnia molto isolato infatti si andava solo la domenica in paese che per arrivarci ci voleva circa due ore a piedi ma ci andavamo appunto la domenica con la macchina la mattina dopo aver accudito gli animali e si ritornava il pomeriggio presto. i miei cugini facevano del tutto a mettermi a mio agio mi portavano per l'azienda agricola a farmi visitare tuttosi scherzava sempre e devo dire che passando i giorni mi si levava dalla testa mario e angela e cosi fu dopo circa un mese avevo ripreso una vita normale e devo dire che era piacevole fare la vita di campagnia. una sera faceva un caldo bestiale e non riuscivo a dormire mi alzai dal letto e andai in cortile per prendere un poco di fresco e passando sotto la finestra di grazia sentii parlare sottovoce lei e mio cugino alberto per curiosita mi avvicinai per sentire cosa dicevano pensando che parlavano di me ma mi resi conto che non era cosi perche scorgevo che albeto diceva a grazia di prendelo in bocca mi misi meglio per vedere e il cazzo di alberto era gia duro e grazia lo stava masturbando per poi infilarselo tutto in bocca e cominio ad andare su e giu fino a che alberto non gli scrico tutta la sua sperma in bocca che grazia non la sputo ma la ingoio tutta. la mattina quando ci siamo rivisti io ero un po imbarazzato con loro e mi comportai per qualche giorno cosi e grazia che era la più intraprendente mi disse che cosa avevo e io gli risposi che avevo visto ciò che avevate fatto lei arrosi e disse di non dire niente ai loro genitori spiegandomi come volesse scusarsi che non cera nessun passatempo e non avevamo altro da fare infatti constatai anchio che era cosi abbituato nella citta. i giorni passavano normalmente quando una sera sentii dei rumori davanti alla porta della mia camera e vidi entrare grazia con alberto che venivano a sedersi sul letto e cominciammo a chiacchierare del più e del meno arrivando al discorso di quella sera e mi dissero se avevo avute delle esperienze mi facevo prometere di non dira a nessuno ciò che stavo per digli ma anche ricattandoli che se avessero parlato avrei raccontato di ciò che facevano loro, cosi raccontai tutto ciò che avevo fatto e vedevo nei loro occhi la libidine mentre narravo le mie esperienze che più andavo avanti e più si eccitavano e grazia incomincio a frugare in mezzo alle gambe di alberto tirado fuori il cazzo di alberto e con l'altra mano tiro fuori il mio cazzo e incomincio a masturbarli mentre io e mio cugino incominciammo a parpalla tutta lei si inginocchio e cominco aprenderli in bocca prima uno poi l'altro fino a quando non venni in bocca senza che se ne perdeva una goccia poi fu la volta alberto e grazia ingoio tutto. il giorno seguente alberto e grazia mi domandarono se prendendolo in culo avessi avuto dei dolori risposi di no per il semplice modivo che avevo avuto una preparazione prima e grazia disse se si godeva perche le loro marachelle si limitavono a qualche ditalino e bocchino tra di loro e non erano andati oltre perche grazia aveva paura di perdere la verginita e di rimanere incinta. ci ritrovammo in un magazzino degli attrezzi lontano dalla casa e li dissi a grazia di provare a prenderlo in fica ma si rifiuto ma disse che voleva provare a prenderlo in culo allora la feci mettere in ginocchio e per lubrificante trovai della vasellina etolica e la passai sull'ano e sul mio cazzo e incominciai a penetrarla come fece mario con me e con quache piccolo dolore entro trionfante tutto nel suo culu mentre alberto si masturbava vedendomi andare su e giu nel culo di grazia e quando stavo per venire tirai fuori il cazzo dal culo ma grazia si giro e lo fece venire in bocca in modo che non si perdeva una goccia, dopo domandai perche gli piacesse tanto ingoiare lo sperma e lei mi rispose che per non lasciare traccie di sporco aveva preso il gusto di indogliarlo e gli piaceva anche come gusto. ci ritrovammo spesso nel magazzino e a turno lo mattevamo in culo a grazia fino a quando dissi a d alberto che oggi lo facevamo differentemente e alberto accetto cosi mentre io lo metevo in culo a grazia albertolo meteva in culo a me non vi dico che e stato un piacere che avevo dimenticato che ssentivo che alberto stava per venire dissi di sborarmi dentro e io lo facevo dentro a grazia che godeva come non aveva provato prima. le vacanze erano arrivate alla fine e promisi di ritornare per dei fine settimana.
continua con perte terza
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
Come è iniziato il mio esibizionismo
Si inizia coi parenti, qualche tempo fa mia cugina venne a dormire a casa mia, e la sera in camera mia iniziammo a parlare di prime esperienze, io 21 anni e lei 20, quando lei mi chiese se avevo delle foto da farle vedere sul pc. Io avevo un cd con circa 3000 foto e le iniziammo a vedere,io iniziai ad eccitarmi e gli chiesi se gli dava fastidio se lo cacciavo e mi segavo, lei disse no fai pure, iniziai a
segare i miei 19x5,5cm e lei guardava me e poi le foto, cercai di convincerla a masturbarsi, ma nn volle, la invitai a toccare il mio cazzo ma nn lo fece, solo che faceva molti bei commenti sul mio cazzo, solo una cosa ottenni, mi mostro le tette, dopo 30-35min di sega arrivò la sborrata più bella che abbia mai fatto, sporcai a terra e lei disse stanno qui i fazzoletti vai pure in bagno pulisco io. Da quel giorno nn ho avuto più occasione di continuare ma è stata una esp bellissima.
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16 years ago
dandaniel06,
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Last visit: 4 months ago
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Prima esperienza esibizionista
Due anni nella vecchia residenza. Vivevo in un palazzo che all'ultimo piano non era abitato ed era l'unico da cui si riuscisse a vedere in camera mia. Vi si trasferì una famiglia, marito moglie e due figli piccoli. Lei una trentenne molto bella, non fisico mozzafiato ma naturale con due tette belle grosse e sedere bello grosso. Mi eccitava da morire, una mattina ero solo in casa mi sveglia presto erano le 8, apri le imposte in camera e la vidi passare avanti alla finestra che faceva i servizi, cosi decisi di mettermi nudo sul letto, da li lei riusciva a vedere tutto, cosi mi eccitai e avevo il cazzo duro, lei pensando ke non la vedessi passava e ripassava avanti alla finestra guardandomi, il giorno dopo feci la stessa cosa e la vidi toccarsi il seno. Ero eccitatissimo e iniziai a segarmi, e lei guardava
cercando di nn farsi vedere. Arrivai al punto di segarmi mentre lei mi vedeva e la salutavo sborrando, nn ho mai avuto l'occasione di fermarla e parlarci, lei ha cambiato dimora e anche io, è stata la cosa più eccitante avrei voluto di più. Mandatemi commenti e consigli o storie simili ciao Dandaniel
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16 years ago
dandaniel06,
26
Last visit: 4 months ago
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Avevo la bocca piena n4
Le gambe mi tremavano e il sudore iniziava a scendere
tra le coscie.
La porta si aprì e io ero come una preda impaurita davanti
a lui impaurita perchè sola e non sapevo come comportarmi
lui si avvicinò a me e mi prese la testa delicatamente
con il palmo della mano e mispinse verso la sua bocca
io baciai con passine le sue labbra e succhiai la sua
lingua come fosse un piccolo pene.
Chiusi gli occhi e la sua lingua iniziò a rotearmi in bocca
penetrando fino in gola,la saliva bagnava le mie labbra
e il mio mento come fosse sperma caldo.
Ero eccitatissima e strusciavo il mio sesso sul suo gonfiore
bagnandomi sempre di più.
Mi prese le mani e sempre con la sua lingua infilata fino alle
tonsille le portò verso il suo sesso,non era grosso ma era molto
duro e arcuato e riempiva la mia mano in tutta la la sua lunghezza.
Iniziai a menarlo come fosse una pompa e mentre lui continuava a far
roteare la lingua nella mia bocca io mi strusciavo le coscie tra
loro provocando un piacere al mio basso ventre.
Mi estrasse la lingua dalla bocca e mi invitò ad inginocchiarmi sul
materassino ginnico e prendendo la mia testa fra le sue mani la portò ad imboccare la sua verga arcuata,la annusai e sentendo l'odore del
suo sesso mi eccitai e iniziai non a leccarlo ma a riempirmi del
suo sesso perchè era quello che volevo essere riempita e posseduta
sentirmi tra le braccia di un uomo che riempiva la mia femminilità.
Succhiavo avidamente quel pezzo di carne e più lo succhiavo più entrava in tensione con il suo sesso stretto fra le labbra iniziai a denudarmi e tolta la camicetta due dita afferrarono i miei piccoli capezzoli eretti e stretti nella sua morsa si eccitavano sempre di più
ormai ero pronta per essere penetrata non aspettavo altro il suo sesso era al massimo lo sentivo pulsare gonfio di umori nella mia bocca
e iniziavo a sentire qualche goccia scendermi in gola non resistetti
lo sfila dalla bocca e abbassandomi le mutandine mi girai e proponendogli di essere presa da dietro mi sdraia con la pancia sul cavalletto divaricai le gambe e chiusi gli occhi dio come lo volevo volevo sentirlo scendere nella mia vulva calda e bagnata.
Mi sentii afferrare i glutei dalle sue mani e allargandomi le chiappe
mi sentii insalivare lo sfintere e poi sentii la sua lingua
penetrare la mia fessurina sgocciolante non resistetti più e venni
con la sua lingua infilata nel mio sesso pensavo a questo punto
di ricevere il suo randello fino in fondo ma mi ero sbagliata
era destino che la mia intimità non venisse violata.
Le sue voglie erano ben altre sempre con gli occhi chiusi senza
vedere cosa faceva mi sentii scorrere un liquido tra il solco
delle natiche un dito iniziò ad esplorare il mio sfintere e rotenado
lo allargò quanto bastasse a essere profanato .
Quando sentii il suo glande appoggiarsi e spingere nel mio buco posteriore emisi un lamento strinsi i denti e trattenendo il fiato sentii il suo sesso entrare nel mio intestino ,spingeva il suo sesso curvo fino in fondo e quando la strada fu fatta io mi sentii aperta laceratae non sentivo più che usciva e entrava sentivo solo che ero piena di lui l'ano riceveva dei colpi incredibili e mi sembrava che si stesse rompendo, mentre due dita affondavano nelle mie carni vaginali.
Ormai ero montata nel culo e mi girava la testa
iniziaia spingere anche io verso di lui facendolo sprofondare dentro
di me ,sudavamo la sua lingua percorreva il mio collo e le mie orecchie
persi completamente il controllo e mi ricordo che venni ancora mentre lui mi riempiva la pancia del suo seme caldo che facilitava ancora di più
la penetrazione sempre supina sfilò il suo dardo dal mio culo e iniziò a pulirmi con un fazzolettino chidendomi se mi era piaciuto.
Cosa dire ormai il mio orfizio aveva preso una dimensione diversa
si era allargato a dismisura e non sentivo nemmeno più scendere il suo seme che mi colava tra le gambe mi faceva male ma una volta ripulita la sua lingua medicò le mie ferite facendomi chiudere gli occhi ancora.
Avevo sofferto,avevo goduto, e mi sentivo una donna ma rimasi
con la voglia di sentire un grosso pene che mi facesse godere
sbattendo il mio sesso riempiendolo di sperma caldo.
baci jenny
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16 years ago
jenny69,
39
Last visit: 14 years ago
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Serata a tema fetish e sado maso .........
Serata fetish e sado maso.
Noi lavoriamo per una tv privata molto famosa e facciamo riprese e interviste in feste fetish e sado maso in ville super, verso via vercelli a Milano. La serata era composta almeno da 300 persone tutte a tema. La villa si sviluppa su tre piani con macchinari, sale torture ovunque.
Calcolate che le padrone di casa erano madre e figlia mistress col papa’ schiavo (fate voi …).
Ovviamente come regola e come concetto io e l’operatore ci dovevamo presentare come master, anche perche’ non avremmo potuto parlare con le mistress e intervistarle e cmq sarebbe stato il mio ruolo nel generico.
Ci spostiamo al piano superiore dove su un divanetto avevamo montato le luci e la zona interviste per chi voleva. Rccogliamo un tot di gente fino a quando non mi arriva questa venere giapponese alta uno e ottanta coi tacchi. Giuro una figa mostruosa (nessun uomo o donna avrebbe detto di no a una cosi’). Era stupenda labbra rosse carnagione bianchissima occhi scuri, capelli lunghi neri fino al culo. Corpetto nero e vinaccio con due tettine che spingevano, una culot nera e stivali in corredo fino al ginocchio di lattice nero. Lei simpatica fa l’intervista da sola senza il amrito e accetta scherzi e battute da parte mia.
Di colpo le pile della sony si scaricano e una luce si brucia. Il mio operatore va a a recuperarle e sapendo che ci avrebbe messo una 40ina di minuti iniziamo a scherzare del piu’ e del meno per due minuti, ovviamente parlando dell’ambiente e delle situazioni che ne rientrano nella serata. Io non avevo mai fatto sado maso ma c’era qualcosa che lo rendeva molto intrigante parlando con lei.
Lei mi chiede se giocavo nell’ambiente e parliamo per due minuti in modo veramente tranquillo come se l’ambiente che ci circondava era assolutamente normale. Tutto era eccitante trasgressivo all’ ennesima potenza e sicuramente fuori dagli schemi normali.
A un tratto il padrone di casa (lo schiavetto ) entra in una stanza alla fine della scalinata di fianco a noi chiedendoci scusa. Sta due minuti e esce veloce e per non disturbarci non si accorge di chiudere a chiave a con la porta appoggiata e di tutta fretta sparisce scendendo la scala. Entrambi ci accorgiamo che la porta era rimasta aperta e lei mi dice chissà che cosa c’era dietro. In un modo forse da ficcanaso ma curiosi ci avviciniamo alla porta. Entriamo furtivi e vediamo una stanza da sogno: era completamente buia sulla destra e si scorgeva nella penombra una libreria di almeno 5 metri in stile gotico di legno. Davanti un tappeto con un pianoforte illuminato per meta’ dal chiarore di luna che entrava da un finestrone a quadrettoni che creava una rettangolo nella stanza sopra a un divano a elle da almeno 10 posti scuro. Non posso dire il colore ma avrei detto che era o blu o verde. La situazione era inrigante camminavamo vicini e furtivi perche’ sapevamo che se ci beccavano ci avrebbero cazziati di brutto ma era bello, il marito sotto inconsapevole noi in un luogo che non dovevamo esserci, era bello.
Io amante della musica mi avvicino al piano forte lo accarezzo e lei mi chiede se sapevo suonarlo. Io rispondo: so fare qualcosina e sapendo che sotto c’era musica al palo e che nessuno ci sentiva le chiesi se voleva sentire qualcosa. Premetto io suono chitarra e percussioni da anni ma adoro il piano e appena posso strimpello a casa di una mia amica veramente brava che mi insegna.
E li parte la magia: lei da mistress stilosa si siede sul pianoforte appoggiando i tacchi sulla tastiera coperta, io senza dire nulla mi siedo tra le sue gambe aperte ammirando la sua bellenza . la squadro dai tacchi al viso nella penombra e lei maliziosa inizia a succhiarsi il dito guardandomi fisso negl’ occhi. Non ci credevo ero eccitatissimo. Con un colpo deciso le prendo le scarpe e le appoggio sulle spalle , sento i tacchi che puntano, apro la tastiera, schiaccio il pedale e inizio a strimpellare musica classica. Lei maliziosa inizia a muoversi e capii che stava strusciando la figa sul pianoforte fino a quando guardandola lei mi fa un gesto con lo sguardo come dire allora?
Io li esplodo mi alzo la spingo sul piano con le gambe aperte le sfilo di forza la culot di lattice e inizio a leccarla mentre lei si contorce e mi prende per la nuca per farsi infilare la lingua fino infondo. Era sensualissima sentivo il suo sesso esplodere di piacere e li sapevo che da li a poco sarebbe sfociata in un turbine di pasione. Io avevo una mistress che avrebbe fatto quello che volevo. Quindi tutta la sua cattiveria si stava trasformando in sottomissione e anche se era la mia prima volta in una situazione del genere sapevo che lei era li per noi.
A un tratto lei abbassa la cerniera e infila la mano nei miei boxer e sente i miei 22cm che spingono per uscire e lo tira fuori segandolo e dicendomi in modo veramente caldo: Lo voglio!!!!
Io senza farmelo dire due volte lo spingo sulla figa salendo sul pianoforte spingendola nel centro della coda e giocando con la cappella sul suo clitoride. Era calda umida e lei a ogni spinta si inebriava di piacere, fino a quando entra nella figa con la cappella e lei avvinghiandosi di colpo lo infila tutto. Lo sento entrare e sento lei che e si allarga e lo sento scivolare fino in fondo. Sento l’utero, e sento la cappella che si gira in torno all’utero e lei che inizia ad ansimare. Mi punta le dita sulla giacca e sento se si avvinghia e il suo monte di venere che spinge sopra al mio cazzo.
Dopo 15 minuti buoni di pompata sento le mie palle che diventano umide nei pantaloni e sento che lei viene. La guardo nella penombra e le dico sto per venire e lei dopo essere venuta mi tira su e mi lancia dal piano forte. Rimango in piedi davanti al divano lei scende al volo e in ginocchio davanti a me a gambe a perte inizia a succhiarlo . le ripeto sto venendo!! e lei aumenta il ritmo per farmi capire che voleva la mia sborra. Sento che si gonfia, esplode! Lei serra le labbra e si ferma per riempire la bocca del mio succo. Lo ingoia senza battere ciglio. E ricomincia a succhiarlo infilandolo in bocca e mentre ingoia. Sento che lei lo succhia quasi strappandolo dalla cappella per pulirlo tutto e succhiare tutto il mio nettere.
Finiamo io la stacco perche’ stavo esplodendo di piacere, quasi ingestibile sospirando un wow e ci ricomponiamo al volo. Usciamo furtivi dalla stanza guardando se saliva qualcuno dalla scala e o se c’era qualcuno o il mio assistente in zona. Bellissimo nessuno ci aveva visto. Ci sediamo di fretta sul divanetto e nel frattempo sale prima l’operatore con la luce e la batteria e dietro il marito. Noi facendo finta di niente lo salutiamo, io do la mano al marito e scherzando le dico complimenti per la venere e lui convinto dice la mia venere!
Dentro di me parte un sorriso e le do quasi dello sfigato nella mia mente. Ricominciamo e finiamo l’interista con lui che si crede un master insuperabile. Finiamo, si alzano e con lui davanti scendono la scalinata di marmo. Lei dietro di colpo si gira e sorridendo col dito mi manda un bacio senza che lui veda niente. Sento i suoi tacchi che scendono e la vedo sparire. Il mio operatore mi gaurda e mi chiede che e’ successo. E io semplicemente le dico lascia stare!; pensando ancora ai nostri momenti.
So che eticamente non e’ stato giusto ma vi assicuro che ancora adesso penso a lei. Nel tempo abbiamo iniziato un nostro gioco che quando ci vediamo a queste feste ci imboschiamo e ci divertiamo tra di noi all’oscuro di tutti. Abbiamo fatto anche due week and insieme e sono stati pazzeschi e che saprete in futuro nei miei racconti che cosa abiamo fatto. Io da li gioco col sado maso a livello sofh prendendo lei e rendendola trasportata in un turbine di piacere fino a quando non mi dice basta stringendosi la mano tra le gambe per troppo piacere.
Mi accorgo scrivendo, che a livello sessuale, nella vita sono stato fortunato però mi rendo conto, anche che vivendo la cosa come un gioco e non con preoccupazioni o stress sono riuscito a rendere e a vivere le cose come il gioco piu’ bello del mondo e penso a tutte le coppie e i singoli patetici che raccolgono tutto quello che arriva e in realtra non se la godono come dovrebbe essere di concetto in questo ambiente , pensino a cio’ che realizzano.
Scusate ma fatevelo dire se andate a puttane fate prima e parlo anche alle coppie!
Lo stile, la raffinatezza,e il savoir faire bisogna averlo dentro cercarlo nel posto giusto e tirarlo fuori quando e’ ora e nel modo giusto. Anch’io ho incontrato tante coppie e anche se loro mi richiamano non le ricontatto proprio per questo motivo: non vivono il gioco come un gioco normale o come il bisogno solo di lei o di lui.
Per forza poca gente non concretizza nel tempo perche’ solo uno fa quello che vuole e l’altro succube del compagno oppere lo fa solo per un motivo egoista personale o per dare il contentino al partner. So che da singol non ho sbattimenti pero capiamo che anche per noi non e’ rosa e fiori come vorremmo.
Fino a quando non c’e’ una liberta’ mentale e una liberta’ di dialogo di tutti anche in questo ambiente ci saranno tanti cornuti e mazziati e ,direi in queste situazioni, cornuti e rimazziati due volte. Spero che chi legge questo mio vissuto ragioni e si senta bene col partner perche’ se si ritrova nel marito della mistress dovrebbe farsi un esame di coscienza, sempre per la mia concezione sui vissuti miei.
Spero che a qualcuno piaccia il racconto e la mia morale e che tanti condividano il mio modo di vedere il sesso in determinate situazioni. Non voglio speculare sentenze ma penso che sia giusto dire le cose come sono in realta’ anche se tanti fanno i fighi o si sentono scazzati dalla morale e quindi non sono realisti.
Chiedo cmq scusa a tutti quelli che si sentono toccati non era mia intenzione di offendere nessuno ma di intrigare con una situazione e inserire una morale costruttiva, e spero che ci sia gente che da commenti costruttivi e non volgari o squallidi come potete leggere nei miei racconti e li lascio li per far capire la loro pateticita’. G.B.
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16 years ago
admin, 75
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La mia biografia
intendo precisare che tutti i nomi che apparono sono di pura invenzione essendo un racconto veramente vissuto da me per non incombere a riconoscimenti di persone essendo una biografia veramente vissuta.
oggi o 58 anni mi chiamo giam48 la mia storia ebbe inizio molto presto all'incirca avevo 10/11 anni cioè da fanciullo, quando con i miei coetani si facevano delle cose forse per giuoco ma con un pizzico di malizia, ci si riuniva 3/4 coitani e si facevano delle sfide come chi faceva la pipi più distante oppure chi aveva il cazzo più longo e più grande, poi si facevano sempre cose più spinte come prenderlo in bocca i metterselo il culo reciprocamente in quanto i nostri cazzi erano non più granti del didino della mano, ma gia ai quei tempi forse perchè ero portato a fare quei giuochi che non mi dispiceva, nella mente mi veniva il desiderio e la curiosità di vedere il cazzo di una persona adulta per constatare la diferenza di noi fanciulli. freguentavo la seconda media ma a meta gennaio per traferimento di casa andammo ad abitare in un altro quartiere e cosi dovetti cambiare anche scuola ma nella nuova scuola rimasi un poco indietro per l'adattamento assendo più avanti come programma cosi i professori convocarono i miei genitori per spiegargli che per non perdere l'anno mi abbastavano delle ripetizioni di recupero e cosi si decise di mandarmi in pomeriggio presso un professore per delle ripetizioni il professore di nome mario viveva con sua mogle angela e non avevano figli lui aveva circa 45 anni lei sui 38/40 anni, cosi passavo i pomeriggi a studiare per recuperare.
un giorno il profesore mi comincio a fare dei complimenti come sei un bel ragazzino e io non nascondevola mia vanita sapendo che non era il primo a dirmelo e io lo sapevo forse perche avevodei liniamenti femminili, le cilie molto lunghe e nere, ma non davo caso a tutto ciò.
dai complimenti pasarono 2o3 giorni nella normalita ma mi chiese con molta cortesia se poteva darmi un bacio e io acconsentii ma pensando a un bacio sulla guancia ma non fu cosi lui appoggio le sue labbra sulle mie e mi bacio ma sentivo la sua lingua che cercava di penetrare nella bocca e fini li, io no nascondo che mi eroeccitato e il mio cazzo divenne subito duro. il giorno dopo disse se poteva baciarmi di nuovo e io accetai subito ma al momentoche lui cerco di mettermi la lingua nella mia bocca lo incoraggiai aprendoleggermente le labbra e lui capi e affondo la sua lingua e facendola rotolare con la mia lingua, o avuto un piacere immenso e il mio cazzo si induri subito ma involontarialmente la mia mano ando a sfiorare il suo cazzo e mi soffermaio sentendolo dure e molto grande.
i giorni successivi scorrevano senza altre cose e non succedeva nulla, da parte mia mi ero incuriosito nel sentire il suo cazzo cosi grande e duro e volevo togliermi la curiosita di vederlo come era fatto in realta ma non si parlava di ciò che era successo. un pomeriggio mi presentai molto più presto del solido e mi apri la moglie angela che mi fece entrare chiamando mario ma lui era in accappatoio e disse di aspetare che stava facendosi una doccia mentre la moglie usciva per delle commissionimentre aspettavo mario mi sono incuriusito e andai a sbirciare mario ma la porta era chiusa e non potetti farlo cosi andai di nuova sul divano ma dopo pochi minuti passo mario per recarsi in camera e li lo seguii per spiarlo infatti lascio la porta succhiusa e cominciai sbirciare ma mi esposi che nell'aprire l'armadio mi intravise attraverso lo specchio, non mi sgrido ma mi fece entrare e volle sapere de mio comportamento non nego che mi vergognai e non riuscivo a spiegare ma mi feci coraggio e raccontai della mia curiosita dopo aver constatato al momento del bacio di come era fatto il cazzo di un adulto, mario si avvicino e si apri l'accappatoio e io potevo appagare la mia curiosita ma rimasi un po male vedendolo cosi piccolo e floscio ma come una calamita la mia mano ando a prenderlo e comincio a diventa re grande e duro che la mia mano non lo conteneva più e cominciai a masturbarlo finche non fuorisciva un liquido biancastro e appiccicoso che mi imbrattava tutte e due le mani e il mio cazzo divento cosi duro che venii ma senza che fuorusciva qualcosa. da allora si faceva spesso e lui mi insegnava altre cose come a prenderlo in bocca, mi faceva sdraiare e lo metteva in mezzo alle natiche finche non veniva e mi inondava della sua sperma calda e io trovavo un piacere immenso, ma lui ricambiava in altre maniere mi faceva diventare duro il mio cazzo e se lo faceva mettere dentro il culo mentre si basturbava. un giorno mentre stavamo a fare queste cose entro angela e ci sorprese a tale atteggiamenti io cercavo di coprirmi per non farmi vedere ma lei seenza dire niente si avvicino dicendomi di non aver paura e non dovevo vergognarmi e mentre mi parlava allungo una mano e mi prese il mio cazzo e comincio a masturbarmi dicedo che anche lei voleva divertirsi e non sol suo marito poi se lo porto in bocca e comincio a succhiare e leccarlo fino a che godetti e dissi di smettere che era troppo.
cosi passarono altri giorni e si era diventati in tre a fare tante altre cose come angela si mise avanti a me e si apri la sua fica e mi insegno a leccarla ma in particolare di succhiare il piccolo cazzetto che aveva in cui la faceva godere immensamente e mentre lo facevo vedevo il cazzo di mario che entrava tutto nel suo culo fino in fondo finche non lo tirava fuori scricando il suo sperma sul culo di angela mentre lei mi succhiava il mio cazzo.
alcune volte mario mi metteva il suo cazzo sol mio ano senza che cercava di farlo entrare e li che confidai a entrambi il desiderio di provare a essere penetrato anche io ma angela disse che non era il momento di farlo cosi su due piedi che potevo incorrere a delle lacerazioni dolorose ma mi assicuro che prima o dopo avrei provato, da quel giorno angela comincio a metermi una crema sul mio ano e a infilarci un dito e muovendolo in modo da cercare di diladarlo piano piano comincio a metere due e sempre cercando di aprirli esentivo un grande piacere quando lo faceva e setivo anche che si dilatava sempre di più fino a che un giorno disse che forse ero pronto facendomi mettere in ginocchio sul divano e comincio a mettere della crema e le sue dita entravano dentro il mio culo cercando di dilatarlo il più possibile io non sentivo alcun dolore fece mettere mario dietro di me e prese il suo cazzo che era gia duro e grosso ci mise delle crema e lo piloto fino all'entrata del mio culo comincio a spingere piano e sentivo che si faceva strada ma mario quando sentiva un piccolo ostacolo si fermava per poi a rispingere dentro il suo cazzo fino a a entrato tutto io sentivi il suo cazzo dentro di me e angela incomincio a prendere il mio cazzo in bocca mentre sentivo il cazzo di mario andare avanti e indietro fino a che sentii all'interno del mio culo un getto caldo e nello stesso tempo anchio venni per la prima volta in bocca a engela
continuammo e facevo delle esperieze che scopavo, inculavo angela eravamo diventati un trio affiatatissimo e per me e stato un anno bellissimo in cui ero stato promosso, mi ero tolto delle soddisfazioni bellissime lo prendevo in culo senza probblemi avevo rapporti sia con personne dello stesso sesso e con sesso diverso infatti duro per4 un altro anno ma per motivi di trasferimento di mario e angela non ci siamo con mio rammarico visti più.
fine prima perte
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16 years ago
admin, 75
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Scambi \"culturali\"
Era una bella sera estiva, dopo una giornata di grande caldo era finalmente arrivata una bella brezza fresca e così visto che quella sera i miei familiari erano tutti fuori, chi per un motivo, chi per un altro, finalmente mi pregusto una bella seratina con un bel film e solo frutta per cena.
Mi accingo a prepararmi, mi metto uno di quegli abitini estivi che coprono il necessario, quando sento squillare improvvisamente il telefono, penso a qualche scocciatura, invece è la mia cara amica che abita in Spagna ed è venuta a trovare i suoi, e così dice che passa a trovarmi.
Mi scoccio un po’ perché mi sentivo leggermente stanca, ma che dovevo fare? E poi dice che ha una sorpresa.Arriva dopo un po’ insieme ad un suo amico spagnolo doc, io vado pazza per gli spagnoli, questo è proprio carino assomiglia a Raoul Bova, ma ha gli occhi scuri e un sorriso così aperto che ti mette subito di buon umore.
La disgraziata dell’amica mia sa quanto mi piace sentire parlare lo spagnolo, e poi se è un bel ragazzo, vado in brodo di giuggiole, e così maliziosamente mi spiega che è da un po’ che escono insieme, che parla poco l’italiano, e che è bravissimo con il “cunnilingus”, la guardo sbalordita, da quando abita in Spagna è diventata proprio una pazza esaurita, non so dove vuole arrivare, ma dal suo sguardo malizioso posso intuire……..
Comincia a baciarlo in bocca con tutta la lingua dentro, un bacio alla francese di quelli sostanziosi, lui poverino si sente in imbarazzo, ma lei non intende mollare, comincia a slinguazzarlo e gli apre la patta dei pantaloni e con l’altra mano cerca di coinvolgere anche me nei suoi giochetti, il ragazzo si fa più ardito e comincia a baciare anche me, lei mi dice di rilassarmi che ne ho proprio bisogno, e così mi lascio andare e li lascio fare, cominciano tutti e due a baciarmi sul collo, sulle braccia, sulle gambe… fino a che lui non arriva sulla mia farfallina, e qua comincia con una tecnica tutta particolare a succhiare e leccare che è la fine del mondo.
Mi contorco dal piacere e vedo che anche la mia amica si dà da fare e comincia a leccargli le palle e la verga, insomma stavamo facendo proprio un bel triangolo, lui aveva un modo di leccare che mi stava portando alle stelle, e così vengo quasi subito soffocando le grida di piacere e contorcendomi estasiata, allora lui lascia me e comincia a pompare la mia amica, che nel frattempo si stava sditalinando guardando lui che mi leccava, comincia a pomparla con un ritmo che non gli da tregua e la porta all’orgasmo in breve, lei sbrodola che è un piacere, si butta sul divano sfinita, e lui non contento e con il cazzo ancora in tiro, mi afferra con la testa e me lo piazza in bocca, resto un po’ perplessa, pensavo che avesse esaurito le batterie, e così mi do da fare cercando di essere brava quanto lui con me, lo lecco per bene, sulla cappella e lo faccio fremere di piacere e poi gli faccio un gran pompino con il risucchio che lo lascio senza fiato, e lo faccio finalmente venire in bocca e ingoiando tutto! Stavolta è proprio sfinito, e anche noi lo siamo, la serata non è stata niente male, proprio una bella sorpresa mi ha fatto la mia amica! Ci ricomponiamo prima che arrivi mio marito, e così ci beviamo qualcosa per rilassarci un po’, dopo un po’ vanno via che è quasi mezzanotte, ed io ancora tutta rilassata aspetto che arrivi lui.
Non so se raccontargli tutto o sorvolare, quando arriva mi trova proprio tutta rilassata, e capisce dal mio sguardo che è successo qualcosa, comincio a raccontargli quello che era successo e lui invece di arrabbiarsi si eccita come un matto e comincia a fottermi a più non posso, non ho potuto fare molto perché le mie energie le avevo quasi esaurite, ma è stata una gran bella scopata, devo dire alla mia amica di venire a trovarmi più spesso con le sue “sorprese”!
Sandra
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16 years ago
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Cronaca di una influenza
Era da un paio di giorni che non ero al massimo, la sera mi sentivo stanca, avevo il raffreddore fino a che la mattina quando suonò la sveglia il mal di testa era al massimo e mi sentivo tutta calda, mi alzo dal letto per cercare il termometro, misuro la febbre … ecco ci siamo un bel 39°! Quasi quasi ero contenta di starmene al calduccio nel mio letto, sveglio mio marito per dirgli che ho la febbre e se può telefonare lui in ufficio per me per dire che stavo male, tra uno sbadiglio e l’altro si alza ed esegue e poi si prepara ad uscire per andare al lavoro dandomi un bacio frettoloso.. paura del contagio?
Mi preparo alla mia giornata a letto, pregusto nonostante il malessere che ho, una bella mattinata davanti la tivù! Verso le 11,00 mi ricordo che devo chiamare il dottore per dirgli di farmi il certificato da mandare in ufficio, così gli telefono e mi dice che si trova di passaggio e che verrà a portarmelo a casa. Mi metto un po’ in agitazione, in giro c’è un po’ di disordine, i figli sono a scuola fino a tardi, ma sto troppo male per alzarmi, che vada tutto al diavolo, cerco almeno di sistemarmi io un po’, il dottore è proprio un bell’uomo e la vanità femminile sopravvive anche all’influenza! Dopo un po’ arriva il dottore, è più bono del solito, o sarà la febbre a farmelo vedere al meglio, si dispiace nel vedermi così febbricitante, mi prescrive dei farmaci, mi fa un bel certificato di 5 giorni e poi dice che mi deve misurare la febbre, mi sento un po’ a disagio quando mi scopre per mettermi il termometro sotto l’ascella, perché indugia un po’ vicino al seno, penso ancora che è la febbre a farmelo pensare, invece comincia a carezzarmi prima le mani con la scusa di vedere quanto sono calde, poi le gambe, non so che fare e che dire, mi sento imbarazzata e lui per niente a disagio comincia a dire che aveva sempre sperato di potermi trovare a letto perché è da tanto che gli piacevo, gli ricordo che ho la febbre e che lui è da me per curarmi, con un sorriso malizioso mi sfila il termometro e dice che ha proprio una bella cura per me e ficca la testa sotto le coperte e comincia a leccarmi la “passerina”, io mi ribello un po’, ma poi lo lascio fare perché ha una lingua che sembra un frullatore e mi sento già su di giri, ci sa fare proprio il bel dottore con la lingua, poi aggiunge anche le dita, mi sta facendo andare in paradiso, mugolo e sbavo a più non posso fino che mi porta all’apice del piacere e allora vengo a più non posso, non ci potevo credere di averlo fatto, apro gli occhi e lui è ancora lì, rosso in viso per lo sforzo e con un bell’arnese in mano che si sta cominciando a menare, gli dico che è un po’ azzardato, ma lui dice che è da tanto tempo che mi sogna la notte e che si fa le seghe pensando a me e così comincio a menarglielo e dopo un po’ me lo mette in bocca, è proprio bello grosso, mi riempie tutta la bocca, cerco di fare del mio meglio, ma la posizione non è delle migliori, ma riesco la stesso a mandarlo alle stelle facendo scivolare su e giù la cappella, si dimena tutto e mi fa eccitare da morire, e così vede che sono di nuovo tutta un bollore, non perde altro tempo e me lo infila in fica facendomi sentire al massimo, si muove in maniera decisa e dolce allo stesso tempo, mi sento tutta piena del suo arnese, si muove benissimo facendomi arrivare al massimo del piacere e così arriviamo in breve tutti e due all’orgasmo. Sfiniti ci abbandoniamo un po’ al piacere provato, e ci rendiamo conto che la cosa è un po’ sfuggita di mano a tutti e due, si scusa per il suo ardire ma dice che la tentazione è stata troppo forte, io gli dico che farò conto di avere avuto un’allucinazione, e lui mi dice di stare tranquilla che starò benissimo in poco tempo con la sua cura “speciale”, anzi se voglio ripeterà il trattamento il giorno dopo! Gli dico di lasciarmi sola che sono troppo stanca e così posso finalmente abbandonarmi ad un piacevole sonno ristoratore, che influenza memorabile! Era da anni che non mi capitava una “febbre “ simile, mi sa che devo essere malata più spesso!!!!!
Sandra.
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16 years ago
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Profumo ritrovato
Vi pregherei prima di leggere questo racconto di leggere il precedente, e scusatemi se sono stata molto lunga.
Novembre 2000, mi preparo per un corso di aggiornamento in materia di sicurezza con destinazione Bologna. Come al solito mi prende sempre male fare questi corsi visti i noiosissimi due giorni di fiumi di parole e discussioni senza fine e per quelle noiose sere tra una misera passeggiata in centro e la stanza dell’hotel.
Ma le cose che vanno fatte si devono fare altrimenti si resta indietro, è questo che mi ripeto sempre per farmi passare la paranoia dei due giorni.
Arrivo a Bologna verso le 9,30 e con molta facilità trovo l’hotel, faccio le solite cose, consegna documenti, e di corsa su in stanza per il bisogno di fare una doccia rilassante dopo il viaggio. Scendo giù e noto che la sala convegni è già pronta così decido di andare a prendere un caffè al bar dell’hotel. Ero seduta con le spalle rivolte verso l’ingresso e guardavo la tv mentre bevevo il caffè, ma ad certo punto sento il rumore delle ruote di una valigia, percepisco che entrava un cliente, ma al buongiorno verso il portiere il cuore mi arriva in gola, sento che non riesco più a controllare le pulsazioni. Mi dico che non può essere , non può essere lui, il mio amico Fabio, erano tredici anni che non lo vedevo e sentivo. Ma quando il portiere gli chiede se aveva la prenotazione lui risponde si, dicendogli che era per il convegno e che la prenotazione era stata fatta per il signor Fabio G…….. , a quel punto sprofondo, mi giro e la cosa più strana era che lui parlava con il portiere e guardava verso di me. Abbiamo sorriso, erano passati tredici anni ma in un attimo abbiamo capito chi era l’altro, ci siamo abbracciati e salutati, io tremavo per l’emozione come una ragazzina di 15 anni, anche lui era visibilmente emozionato ma entrambi molto felici. Era ormai tardi, quel noiosissimo convegno iniziava, così ci promettiamo di pranzare insieme nella pausa pranzo.
Mentre si era lì seduti, ci cercavamo e si sorrideva come ai tempi del liceo, facendo smorfie che facevano capire quanto fosse noiosa la cosa, come erano noiosi certi professori 13 anni prima e questo ci divertiva molto.
Ma nel ristorante dell’hotel non avevano tavoli da due e così ci sediamo con altre persone, ma questo non ci fermò, un ora di interminabili risate nel ricordare i tempi del liceo e quello che ci faceva sorridere di più era sentire parlare gli altri componenti del nostro tavolo in maniera molto seriosa su quanto avevamo ascoltato. Si, tutto si era oscurato intorno a noi ed eravamo tornati ai tempi del liceo.
Era ora di ricominciare e gli propongo di cenare insieme la sera ma fuori dall’hotel, lui accetta con molto piacere dicendomi che avrebbe preferito la classica pizza perché la cena sarebbe stata seriosa e di serioso e noiosa la vita quotidiana ne era piena, invece la pizza sarebbe stato ritornare indietro di tredici anni quando eravamo tutti senza una lira e ci si divertiva con nulla.
Finita la prima giornata del noiosissimo convegno corriamo verso le stanze per la doccia euforici per la serata in pizzeria che ci aspetta. Chiediamo al portiere dove era possibile fare una pizza decente e lui ci risponde che a 200 metri dall’hotel c’è una pizzeria che fa una pizza molto buona, ci diciamo: meglio così, perchè evitiamo di prendere l’auto.
In pizzeria ci raccontiamo delle nostre vite, mi dice che è socio in uno studio tecnico associato a Milano, che è felicemente sposato con un figlio, io gli racconto un po di me, del mio lavoro e che non ero sposata. A quella affermazione lui mi dice con molto imbarazzo che non aveva mai dimenticato e che ricordava molto spesso quella notte a Parigi, anche se questo non lo aveva mai porto ad avere rapporti con uomini o trans, ma che quella notte era stata una notte unica e speciale. In quel momento sono proiettata con violenza indietro di tredici anni, era la mia prima volta, percepisco quel suo profumo di uomo, il mio essere donna, il desiderio, la tenerezza di Fabio ed ecco che mi viene giù una lacrima, lui mi accarezza una mano e mi chiede scusa, che non doveva ricordare quel momento. Io gli dico di non scusarsi, perché non immagina quanto è stato determinate lui e quella sera ad essere la persona che sono oggi e che non smetterò mai di ringraziare lui.
Si và a nanna, ma io non riesco ad addormentarmi, si sentivo la voglia di lui, volevo sentirlo dentro di me, volevo che godesse di me per la femmina che ero diventata e quasi vengo solo al pensiero di lui, ma mi dicevo di non rovinare quelle giornate con lui, di stare calma e non dare spazio alla zoccola che ero anche diventata.
La mattina successiva dopo colazione mi dice che non aveva chiuso occhio per tutta la notte, si sentiva eccitato per le emozioni vissute il giorno precedente, io gli dico che anche io non avevo dormito e di risposta lui mi dice sorridendo: a saperlo prima sarei venuto nella tua stanza a farti compagnia. E li esce la zoccola che sono dicendogli: fallo stasera, con te nello stesso hotel sarà anche questa una notte in bianco. Lui mi guarda e sorridendo mi dice che ci penserà in caso anche lui avrebbe avuto bisogno di un sonnifero, e li che scoppiamo in una risata isterica.
Sentivo che dovevo rischiare, dovevo far vedere a Fabio quanto femmina e zoccola ero diventata, se quella notte a Parigi non l’aveva dimenticata per 13 anni, se ci fosse stata questa lo avrei accompagnato fino all’età pensionabile.
Durante il convegno mi faccio venire un mal di testa (fasullo) e chiedo di allontanarmi, lui mi guarda preoccupato e con un sorriso gli faccio capire di stare tranquillo, lui capisce, si ricorda dei finti malori della scuola per non essere interrogati e sorride.
Sentivo che dovevo rischiare, sfoglio pagine gialle e trovo un sexy shop, in dieci minuti sono arrivata, compro scarpe con tacco 14 cm, autoreggenti con pizzo nere, un completino molto sexy nero, vestitino trasparente nero e parrucca rosso mogano. Mi fermo in un negozio di cosmetica e compro un set per il trucco, il problema della depilazione non sussisteva visto che ero stata dall’estetista due giorni prima di partire.
Ritorno in hotel lascio i sacchetti in stanza e scendo nella sala , ormai tutte le parole e le discussioni non aveva peso e senso per me, ero ormai eccitata, lo guardavo e nella mia mente mi facevo i film.
Alla fine della giornata dopo cena io gli dico che ero stanca, che avevo bisogno del letto per rilassarmi, lui mi guarda e mi dice: allora stasera dormi visto che sei stanca. Io di risposta gli ribadisco ( ormai l’atteggiamento da zoccola era venuto fuori) che con lui in hotel sarebbe stata una notte molto lunga e se anche lui non sarebbe riuscito a trovare sono poteva tranquillamente bussare alla mia porta per stare un po insieme, e gli dico il numero di stanza.
Ero in stanza sul letto, con la sola luce del bagno accesa e guardavo i sacchetti che mi avrebbero permesso di far conoscere Marina a Fabio, ma non volevo vestirmi, ero convinta che non sarebbe mai venuto. Ma dopo 30 minuti sento bussare alla porta, cuore in gola, 5 metri dal letto alla porta e ci metto 1 minuto per arrivare visto quanto mi tremassero le gambe. Apro lui mi sorride e mi dice che voleva parlare un po con me visto che il giorno successivo saremmo dovuti partire.
Ci sediamo sul letto e capisco che ha voglia di me, ha voglia di rivivere quelle sensazioni vissute 13 anni prima, ci sediamo sul letto e mi accarezza una gamba, io gli chiedo se era sicuro e con voce ferma mi dice di si, che è da sempre che ha sognato quel momento.
A quel punto gli dico di non avere fretta, di aspettare un po perché volevo che conoscesse fino in fondo l’altra parte di me e mi rifilo in bagno. Fabio preoccupato visto i 30 minuti di cui avevo bisogno bussa ogni 5 minuti alla porta chiedendomi se stavo bene e cosa stesse succedendo, tranquillizzandolo tutte le volte.
Esco dal bagno e lui e in piedi, vedendomi si siede sul letto e mi dice: sei tu? Sei davvero tu? Ed io gli rispondo di si che in quel momento ero realmente la persona che ero, Marina. Fabio si avvicina a pochi centimetri da me, mi guarda negli occhi e mi dice: sei bellissima.
Mi abbraccia ed inizia a baciarmi, affonda la sua lingua nella mia bocca , bacia divinamente. Sento il suo cazzo durissimo premere su di me è eccitato quanto lo sono io, ha voglia di me quanto io di lui. Sento che voglio portarlo al punto più alto del piacere e del godimento, mi siedo sul letto mentre lui è di fronte a me, lui cerca di togliere le scarpe ma gli dico di stare calmo e che abbiamo tutta la notte, gli faccio capire che deve stare fermo, sono io che con grazia lo devo svestire e lui si lascia andare. Gli sfilo i pantaloni ed inizio a leccargli le cosce fino ad arrivare a mordicchiare il suo cazzo durissimo da sopra i box, lo sento ansimare mi dice che sono stupenda, gli sfilo i box e svetta quel cazzo che non ho mai dimenticato. Bello 22 cm di cazzo stupendo, ed inizio a leccarlo portando la mia lingua nella parte inferiore del suo cazzo su e giù su tutta la sua lunghezza e mettendomi le palle in bocca tutte le volte che le avevo a tiro.
Ho voglia del suo cazzo, ed inizio a pomparlo cercando di ingoiarlo tutto, ma sono tanti 22 cm,lo pompo e lecco quel glade stupendo, è durissimo, le vene ingrossate al punto di scoppiare le percepisco sulle mie labbra, ma non voglio farlo venire.
Mi mette alla pecorina con le ginocchia ai bordi del letto e mi dice che vuole scoparmi come una femmina, non voglio lubrificante perchè sono eccitata e bagnata come non mai, voglio sentire fino in fondo la rudezza di quel cazzo stupendo. Mi bacia ancora una volta con passione e poggia il suo cazzo sul mio buchino voglioso, con molta delicatezza lui cerca di entrare ma io ho voglia, e con un colpo di reni violento lo faccio entrare, lui urla, io urlo, siamo in cielo. Il mio Fabio mi stà scopando e anche divinamente, con colpi secchi, decisi, con una sincronia stupenda, Continua a scoparmi per 30 minuti, stiamo godendo come non mai, dal mio cazzo durissimo esce sperma senza nemmeno toccarmi, lui non accenna a smettere e continua urlando tutto il piacere di quel momento.
Mi fa distendere sul letto a gambe aperte vuole prendermi come una donna, in quei attimi sono impaziente mi sembra di perdere tempo, il mio buco reclama di essere riempito da quel membro,. Mi bacia e cerca di entrare ma non ci riesce, ed e li che la mia esperienza di zoccola viene fuori, mi metto due cuscini sotto la schiena ed in un attimo e di nuovo dentro a scoparmi con passione, urliamo, ci baciamo per quel piacere immenso, sento che sta per venire e lo prego di riempimi tutta, mi bacia ed aumenta il ritmo sento le sue palle urtare con violenza su di me, sta godendo sento le mie viscere riempirsi di un liquido caldo, lui gode, io cosa rara sto godendo analmente e li che viene fuori un urlo di massimo godimento. Mi bacia e sorridendo mi dice che 13 anni prima se sapeva che sarei diventata così avrebbe sposato me, sorridiamo e ci stendiamo sul letto.
Dieci minuti di silenzio e sento la sua mano tra le mie cosce e mi dice: vorrei, sento il desiderio di fare una cosa ma non so se posso. Io gli rispondo che lui può fare tutto quello che vuole perché in quel momento io ero la per lui, a quella affermazione Fabio inizia a toccare il mio cazzo, io mi eccito ancora e in un attimo era di nuovo in tiro, a lui piace molto sento che scende con il viso verso il mio cazzo ed inizia a leccarlo, io con dolcezza metto la mano sulla sua testa e lo porto a metterlo in bocca, ed inizia a pomparlo con passione. Vedo il suo cazzo indurirsi ancora per l’eccitazione e ci mettiamo sul lato mettendomi in bocca quel cazzo ancora in tiro, e con una gran voglia di godere ancora. Facciamo un 69 bellissimo, pompa il mio cazzo divinamente e sento che sto per venire, lascio la presa del suo cazzo per un attimo e gli dico che sto per venire e che non vorrei sporcarlo, lui alza la testa e mi dice di venirlo in bocca perché voleva assaporare tutto di me. Ormai persi da quella inebriante momento godiamo insieme strigendoci l’uno all’altro, io sto bevendo tutto di lui, non voglio perdermi una goccia di quel nettare stupendo, ma sento anche lui che ingoia tutto e leccandosi fino all’ultima goccia. Si alza mi bacia con i nostri umori che si mischiavano divinamente e mi dice che non aveva mai fatto l’amore così e che era sicuro che mai ci sarebbe stata un'altra volta .
Dopo 30 minuti decidiamo di andare a dormire e che il mattino successivo ci saremmo scambiati i numeri di cellulare, ultimo bellissimo bacio e la porta si chiude.
Il mattino successivo parto molto presto e lascio un biglietto al portiere da far recapitare a Fabio dove avevo scritto; è giusto così, tu devi tornare a casa da tua moglie e tuo figlio, io vorrei essere sempre la fonte del tuo piacere e non della tua sofferenza, scambiarci i numeri sarebbe stato solo un voler cercare a tutti i costi di rivederci incasinando la tua vita.
Ciao Fabio, sei e resterai unico.
Marina
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Romanzi
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Il “Corona” era un piccolo pub in centro, situato fra l’imbocco di un’anonima stradina lastricata da pietre rosse e la scalinata di gradini di marmo che si prolungava fino alla villa dei Giaggioli, una grande costruzione ottocentesca circondata da un immenso giardino perennemente fiorito.
Claudia prese posto al tavolo vicino alla vetrata che si affacciava sulla strada, seminascosta alla vista della gente da una graziosa siepe di alloro e oleandro. Nel locale in quel momento vi erano solo altre cinque persone. Erano le tre del pomeriggio. Claudia ordinò un tè ed attese. Isabella giunse dopo poco meno di dieci minuti: era una bellissima ragazza sulla trentina, con lunghi capelli corvini lisci e occhi di un azzurro così profondo che la stessa Claudia ne rimase per alcuni momenti abbagliata. Il ticchettio dei tacchi puliti di Isabella scandì il passo morbido ed aggraziato della fanciulla mentre ella si andava a sedere al tavolo della donna.
Isabella indossava una gonna in jeans dal bordo obliquo con un breve spacco sulla destra che sfiorava le belle ginocchia, una maglietta bianca ed una giacca blu da mezza stagione abbottonata in vita.
Claudia era di qualche anno più anziana di Isabella, portava i capelli corti e indossava un tailleur azzurro attillato che ne esaltava le forme piene e generose. Al suo fianco, accoccolata come un cane ai piedi del padrone stava una borsa di cuoio con laccio da portare a tracolla, simile a quella che portano i rappresentanti di articoli domestici. Calzava eleganti decolté bianche con il tacco a spillo.
-“Buon pomeriggio”- esordì Claudia –“Ben ritrovata”-
Isabella si tolse la giacca leggera mettendo in mostra due spalle lisce e allenate, poi si rimise a sedere.
-“Scusa il ritardo”- disse.
-“Spero di non averti arrecato troppo disturbo, costringendoti a saltare un giorno di lavoro”- continuò Claudia, sorseggiando il suo tè.
-“Il mio lavoro è molto flessibile. Ho dovuto solo disdire un appuntamento con un fornitore. L’azienda va bene, ha ingranato. Possiamo permetterci di stabilire noi i tempi”-
Claudia annuì –“Posso offrirti qualcosa?”-
-“No, ti ringrazio”- si guardò attorno circospetta ed avvicinò il viso a quello della propria interlocutrice –“Vorrei solo che mi rispiegassi questa faccenda delle foto da fare con la schiava”-
Claudia sorrise e bevve un altro sorso di tè.
-“La storia è semplice, amica mia”- ponderò le parole e si appoggiò con la schiena allo schienale in legno di frassino del sedile. Fuori dal locale la gente andava e veniva nella più banale monotonia mentre nel cielo Sole e nuvole splendevano con il medesimo, primaverile, entusiasmo.
-“Come sai io sono una scrittrice. Scrivo romanzi e raccolte di racconti erotici, più che altro sul tema del feticismo, del sadomasochismo e della dominazione della donna su altre donne”-
Isabella annuì impercettibilmente. Nel suo sguardo sincero si poteva scorgere una nota d’imbarazzo. Claudia la guardava dritta negli occhi, mentre parlava, la studiava, la esaminava in ogni dettaglio, dalla bella pelle al viso dolce. Anche la dialettica della giovane era sotto esame.
-“Ti ho già spiegato telefonicamente di Alessia, la mia schiava”-
Isabella spostò la bella testa di lato, incuriosita ed interessata.
-“Che cosa c’è?”- chiese Claudia.
-“C’è che di questa Alessia mi hai solo accennato, per telefono. Non so nulla di lei, in realtà”- Una pausa –“O quantomeno non so nulla di quello che realmente dovrei sapere”-
-“No?”- domandò Claudia divertita –“Sai ogni cosa. Alessia mi obbedisce. E’ la mia cagna, la mia sguattera, il mio trastullo durante le serate noiose, il mio giocattolo quando mi sento cattiva, il mio wc, la mia domestica. Sai che è proprio così che si presentò a me? Avevo messo una piccola inserzione in uno dei tanti siti eros della rete, dove chiedevo…anzi, ordinavo a tutte le giovani aspiranti schiave in zona Firenze di farsi avanti mandandomi un messaggio di supplica. Avevo chiesto espressamente di ragazze massimo trentenni, carine, disponibili ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette, deferenza assoluta. Mi risposero quasi in quaranta, non ci avrei creduto neppure io. Tanto più che non avevo menzionato praticamente nulla di me e del mio aspetto fisico. Chiunque mi abbia inviato un messaggio di risposta lo ha fatto, si può dire così, alla cieca”-
-“Sai che al mondo le aspiranti schiave sono tante. Magari davanti allo schermo di un computer è più facile vincere la naturale ritrosia”— annuì Isabella.
-“E’ comprensibile. Comunque sia, fra le risposte selezionai una rosa di cinque candidate. Ne avevo molte, quindi potevo permettermi di scegliere. Presi in considerazione quelle che avevano inviato lettere ben scritte… mi eccitava l’idea di sottomettere non solo una stupida serva ignorante ma una ragazza intelligente e colta…e fra esse scelsi quelle che meglio delle altre mostravano un sincero istinto di sottomissione”-
-“E’ così che arrivasti ad Alessia?”- la interruppe Isabella.
-“No. Come ti ho detto individuai le cinque candidate più promettenti e inviai ad ognuna di loro una mail per fissare un appuntamento dal vivo. Una mancò l’appuntamento”-
-“Ah”- fece Isabella –“Un uomo, sicuramente, spacciatosi per donna. In quest’ambiente…”-
-“No, non credo. Nonostante lo smacco mi ha mandato in più di un’occasione lettere di scusa, invitandomi a stabilire un secondo appuntamento”-
-“E tu?”-
-“E io? Non l’ ho degnata di risposta, naturalmente. Avermi dato “buca” una volta è stato un insulto imperdonabile. Col tempo ha desistito, ovviamente. E comunque avevo già ottimo materiale fra le mani”-
Claudia parlava delle sue serve come di oggetti. Una cosa, questa, che colpì molto Isabella. La bella ragazza rimase silenziosa, attenta a non perdere neppure una sillaba delle parole della scrittrice.
-“Come concordato le altre quattro si presentarono agli appuntamenti all’ora e nel giorno che io avevo stabilito, premurandosi d’essere già al loro posto quand’io fossi arrivata. La prima che incontrai era una bella morettina sui venticinque anni, un fisico asciutto ed un sorriso ammaliante. La misi subito alla prova. ‘Inginocchiati e baciami le scarpe’ le dissi. Lei era titubante. Eravamo in piazza della Repubblica, un luogo…ci sarai passata qualche volta…”-
-“E’ sempre molto affollato”- convenne Isabella.
-“La serva andava incoraggiata. Le misi una mano sulla spalla e la spinsi giù. Lei cedette quasi subito, poggiò entrambe le ginocchia sul marciapiede e fulmineamente mi prese un piede fra le mani, spingendo in alto, per sollevarlo. Sperava le venissi incontro, sollevando la gamba per rendere più veloce l’operazione di adorazione”-
-“E tu?”-
-“Calcai il piede con forza per terra. Avrebbe dovuto chinarsi completamente, sfiorare con la faccia il lastricato del marciapiede, se voleva adorarmi”-
-“Lo fece?”-
-“No”- Claudia sorseggiò il suo tè –“Mi guardò quasi con le lacrime agli occhi e balbettò di non poterlo fare. Si vergognava, disse”-
-“Immagino tu l’abbia ripudiata, per questo”-
-“Me ne andai dopo averla schiaffeggiata davanti a tutti. Lei rimase impietrita, in ginocchio, troppo sconcertata per potersi alzare. Aveva ancora fra le mani la mia scarpetta. Dopo aver liberato il mio piede dalla sua patetica stretta mi voltai e me ne andai. Non dissi nulla e non le rivolsi neppure la parola”-
-“E la gente che era lì d’intorno? Capisco che lei si sia vergognata nel baciare le scarpe di un’altra donna. Ciò che non mi è chiaro è…insomma, se la ragazza avesse trovato la forza di andare fino in fondo tu non avresti provato un po’ d’imbarazzo”-
-“No, assolutamente. E perché mai?”- Claudia guardò Isabella negli occhi ed il suo sguardo era penetrante come una lama –“Tu ti saresti vergognata, al posto mio??”-
Isabella arrossì di colpo –“Si, credo di si”-
-“Me lo ricorderò. Bene, ti stavo raccontando di come scelsi la mia attuale serva”-
-“Ne hai liquidate due, una perché non si è presentata all’appuntamento, l’altra perché si è rifiutata di baciarti le scarpe. Le altre tre?”-
-“La terza fu una delusione da tutti i punti di vista. Innanzitutto non era affatto carina, era una ventottenne scialba con due brutti nei sul labbro superiore ed i capelli di un biondo sporco che non sapevano da quale lato della fronte cadere. Poi, quando le chiesi della disponibilità di tempo che avrebbe potuto dedicarmi mi rispose che avrebbe eseguito ogni mio ordine ma solo per un giorno o due la settimana. Una studentessa mi doveva capitare!…’negli altri giorni non posso perché studio o lavoro’, disse con una vocina stridula da gallina strozzata. Così mandai a quel paese anche quella. E dire che la sua mail era forse quella che più delle altre mi aveva colpita. Ma così andò, restavano le altre due. Una veniva da Fiesole, abbastanza carina, alta, snella, cordiale. Si chiamava Tatiana. L’altra, la conoscerai questa sera, era Alessia. Fu una scelta difficile quella che mi si prospettava. Entrambe mi offrivano tutto il loro tempo, entrambe mi mettevano a disposizione il loro corpo e la loro mente. A Tatiana chiesi di fare ciò che avevo chiesto alla seconda ragazza, l’inginocchiarsi in pubblico ed il rendere omaggio alle mie scarpette. Lei s’inginocchiò senza battere ciglio. Il suo bacio fu lungo ed appassionato, tanto che fui io a dover allontanare le sue labbra dalla punta delle mie scarpe, sembrava non volersene più staccare”-
-“Dov’eravate?”-
-“Alla stazione di Santa Maria Novella. Anch’esso è un luogo assai frequentato, però noi eravamo in un punto un po’ in disparte ed a quell’ora vi erano pochissime persone ad assistere. Hai presente i marciapiedi vicini ai binari 1 e 2?”-
-“Si, certamente”- rispose Isabella.
La ragazza mora immaginava la scena. Una bella ed affascinate signora in tailleur che passeggia lungo la banchina, le viene incontro una ragazza di qualche anno più giovane. Parlano per qualche minuto, entrambe in piedi, poi all’improvviso quella più giovane si prostra davanti all’altra, che la fissa dall’alto sorridendo divertita, le porge il piedino calzato in un’aristocratica scarpa dal tacco alto ed attende.
La ragazza ha entrambe le ginocchia e le mani appoggiate sulle mattonelle polverose e fredde del marciapiede; qualcuno si volta e guarda le due, con l’incuriosito disinteresse che si può prestare a due sconosciute che fanno qualcosa di bizzarro in pubblico. Un treno parte in lontananza, se ne ode lo sferragliare ed il fischio penetrante nell’orecchio. Infine, la ragazza si china fin quasi a sfiorare il terreno con la faccia e bacia la punta della scarpa della signora con il tailleur che, pazientemente, la lascia fare. La ragazza perdura, le piace mostrarsi devota ed obbediente, stacca le labbra e poi le riappoggia una seconda volta un po’ più in alto, sul collo della scarpa. Di nuovo scende alla punta. La donna muove leggermente il piede indicando alla schiava, senza bisogno di parlare, dove preferisce che i suoi atti di devozione tocchino la calzatura. Le fa notare che anche l’altra scarpa ha necessità d’essere accudita e la ragazza esegue. Ben presto la signora si annoia di tutto quello sbaciucchiare. E gli sguardi dei presenti si moltiplicano rapidamente, ormai sono tanto numerosi da infastidirla. Può bastare, per il momento. Prova superata. Così la signora con il tailleur fa un passo indietro. La ragazza resta per qualche attimo ancora a terra, poi solleva il capo verso il viso della padrona, che dall’alto la guarda come un falco che punta un topolino impaurito. La signora sorride; è un ghigno malizioso ma la ragazza sarebbe pronta a tuffarsi nuovamente sulle sue scarpe e sulle affusolate estremità della nuova signora. Però quest’ultima la ferma con un cenno del capo e le ordina di rimettersi in piedi, magari di darsi un contegno meno penoso, di smetterla di sbavare davanti al suo cospetto. La ragazza si scusa,umilmente, mentre…
La voce calma e suadente di Claudia riportò Isabella alla realtà. Tale era l’intensità ed il trasporto dell’immaginazione con cui Isabella stava rivisitando il racconto di Claudia che per un istante le giovane parve disorientata nel trovarsi seduta davanti ad un tavolo in un piccolo pub di un paesello di collina. Una parte di lei era rimasta alla stazione di Firenze Santa Maria Novella.
-“Ed allora coma mai hai scelto l’altra, se questa era così obbediente?”- chiese.
Claudia appoggiò i gomiti sul tavolo e pose il mento sulle dita intrecciate delle mani. Fissava Isabella con un’aria sorniona ed attenta al tempo stesso, come se la stesse studiando senza tuttavia dare segni manifesti di aggressività. –“Con Alessia fu un’altra cosa. La sua mail mi giunse in ritardo rispetto alle altre e quando mi decisi a prendere contatti con lei avevo tanto di quel lavoro da sbrigare…articoli da leggere, pezzi da scrivere ex novo, capitoli di un libro da correggere e rifinire… non potevo per alcun motivo assentarmi da casa. Decisi di far venire lei da me. Sai come si dice, se Maometto non può andare alla montagna… Pochi giorni prima avevo vagliato le altre schiave ed avevo promesso a Tatiana che l’avrei richiamata per farle sapere se l’avessi accettata oppure no, quindi disponevo già di una potenziale schiava tuttofare. Diedi un appuntamento ad Alessia per un sabato sera, le dissi di vestire in modo elegante ma semplice. Puntuale la schiava si presentò con indosso una giacca estiva blu scura e un paio di jeans. Mi colpì il suo viso. Era bello e fine, gli occhi azzurri di Alessia parevano gemme incastonate nella madreperla. Poi, quelle labbra…erano appena velate da un sottile filo di rossetto scarlatto, sensuali ed aggraziate come se ne vedono poche….Meglio, molto meglio dell’altra serva, almeno esteticamente. Decisi di metterla immediatamente alla prova”-
-“Cosa le facesti fare?”-
-“La feci entrare in casa, per prima cosa, e sulla porta mi dimostrai gentile e cortese. Sia perché la strada a quell’ora era piena di gente sia perché volevo…come dire…ammansire la farfalla prima di farla cadere nella mia tela”-
-“Capisco”- Era vero. Anche Isabella si sentiva una farfalla –“Ma se questa tizia vuole fare con me quello che ha fatto, o sta facendo, alle sue cosiddette schiave si sbaglia di grosso”- pensò Isabella.
-“La portai in salotto e la feci accomodare. Lei era graziosa e rispettosa nel modo di fare e nelle parole. Una timidezza controllata che mi piacque molto fin dal principio. Tuttavia l’aspirante schiava”- disse sorridendo –“dimostrò di essere una ragazza di buona cultura ed una capace intenditrice di classici e di attualità. Sostenne brillantemente una conversazione basata sulla filosofia di poeti greci e non molti sono in grado di farlo. Mi aveva incuriosito. A quel punto volli metterla alla prova. Mi sedetti davanti a lei, ed indicai col dito la punta delle scarpe. Stavo per ordinarle di leccare la tomaia ma Alessia anticipò i miei ordini e si chinò a baciarmi i piedi, come se fosse riuscita a leggermi nella mente”-
-“Aspetta, aspetta…come sei passata dai filosofi greci a…a …insomma…”-
Claudia rise coprendosi la bocca con il dorso di una mano. –“Si, dillo pure. Al farmi leccare le scarpe. Beh, come ti ho detto avevo trovato interessante quella ragazza fin dal primo momento che l’avevo vista. Si può dire che già sulla soglia della porta avessi deciso che sarebbe stata lei la mia schiava. Ma dovevo agire con cautela, tu capisci, naturalmente. Se si fosse dimostrata un’incapace, come la prima ragazza, avrei perso una buona occasione per arruolare una schiava con la “S” maiuscola. Così, per prima cosa testai il suo carattere, il suo modo di reggere le provocazioni, la sua serietà. Quando decisi che si, in effetti quella ragazza era lì per un motivo a lei caro e non solo per gioco, passai all’azione”-
-“E le ordinasti…”-
-“Di dimostrarmi la sua dedizione”-
-“E lei accettò senza riserve?”-
-“Assolutamente. Una maestria ed un impegno degni delle ancelle di re e regine d’altri tempi. Quella ragazza, appena venticinquenne, era talmente bella da poter assoggettare tutti gli uomini del mondo ai propri desideri eppure quella sera era lì, davanti a me, genuflessa come la più servile delle sguattere. Mi adorò. Fece atto di sottomissione baciando prima la punta della scarpa destra poi la sinistra. Leccò la morbida superficie già di per se lucida e poi, senza che le avessi ordinato alcunché, scese sulle suole e quelle proprio pulite non potevano essere. Leccò il cuoio e succhiò il tacco”- dicendo questo Claudia chiuse gli occhi ed il suo volto si rilassò, come abbandonandosi ai ricordi piacevoli che quell’esperienza le aveva lasciato. Isabella la destò bruscamente.
-“Ma come, mi vuoi dire che una ragazza ti ha leccato la suola della scarpa?”- chiese perplessa.
-“Si”-
-“Che schifo! E tu gliel’ hai lasciato fare?”- lo stupore nei suoi occhi era palese.
Claudia rise.
-“Naturalmente”-
-“Non mi pare una cosa molto igienica”-
-“Non lo è, infatti. E la schiava avrebbe potuto ingoiare anche qualcosa che le avrebbe fatto male. E’ questo che mi vuoi chiedere, vero?”-
Isabella annuì.
-“Certo, ho considerato anch’io quest’aspetto del nostro rapporto. E quando l’ ho vista strisciare con la testa sul pavimento sollevando la lingua verso la suola della scarpa che tenevo sollevata da terra. Li per lì mi è venuto spontaneo toglierle il piede davanti al viso e farla allontanare. Poi però…”-
Sospirò.
-“Poi però…cosa?”- incalzò Isabella.
-“A te è mai capitato che un uomo, o una donna, si umiliasse per te in quella maniera? Come Alessia, intendo”-
-“Ammettendo che quel che mi hai raccontato fino ad ora corrisponda tutto al vero…no, mai. Né con un uomo, né con una donna. Anzi, tanto meno con una donna ho sperimentato vicende simili”-
-“E’ inebriante”- disse Claudia, ed i suoi occhi si illuminarono come stelle –“Una emozione che racchiude in se un senso di potere e libertà infinite. Non potevo oppormi ai miei sensi. Lasciai che Alessia schiacciasse il suo orgoglio sotto ai miei piedi e mi compiacqui di questo”-
Isabella non sapeva se inorridire o semplicemente scappar via. La donna che aveva davanti le faceva paura, da un certo punto di vista, ma al contempo l’attirava irresistibilmente. Lei e tutto quel complesso mondo che le orbitava attorno. Isabella si sentì come la farfalla in procinto di essere intrappolata dalla tela del ragno. La farfalla che ingenuamente volava troppo vicino alla trappola del predatore.
-“E quand’è stato il momento in cui fosti certa che Alessia sarebbe stata una buona schiava?”-
-“Attesi che terminasse la sua opera. Ovviamente trascorsero alcuni minuti…. la serva traeva assai piacere da quel mortificarsi per me. Non volevo essere proprio io ad interromperla perché desideravo conoscere l’entità dell’affetto che la ragazza nutriva per la mia persona. Finalmente dopo qualche tempo, Alessia decise che ne aveva abbastanza, forse più per paura di annoiare me che non per effettiva sazietà. Ma a me andava già bene così”-
-“Vorrei vedere!”- esclamò Isabella –“allora Alesia aveva superato la selezione”-
-“Esattamente”- affermò Claudia –“E quando accennò ad allontanare la faccia dalla mia scarpa la precedetti e la bloccai in basso con un piede”-
-“Le schiacciasti la faccia per terra?”-
-“Si, perché non si muovesse le conficcai il tacco fra le vertebre e la nuca”-
-“E lei reagì?”-
-“Non vi provò neppure”-
-“Veramente masochista”-
-“Mmmm…non lo definirei un comportamento propriamente masochista. Non lo reputo il termine più adatto. Più che altro direi che Alessia volesse dimostrare di essere fedele”-.
-“Voleva assolutamente quel posto di schiava al tuo servizio”-
-“Che per sua fortuna ottenne”-
-“Fortuna?”- si chiese Isabella. Vivere come sguattera al servizio di qualcuno non è il massimo, ma quando la datrice di lavoro è anche una feticista convinta che crede nella propria superiorità, non lo si può definire certamente privilegio! Isabella distolse lo sguardo dalla scrittrice e si voltò in direzione della finestra. Al di là del vetro la gente camminava in un tardo pomeriggio uggioso e sempre più buio.
-“Si sta facendo sera, dottoressa”- disse la ragazza. Claudia la fissò perplessa.
-“Dottoressa?”-
-“Non so bene come rivolgermi a te”-
-“Chiamami semplicemente Claudia”-
-“Ci siamo!”- pensò Isabella. Squadrò nuovamente Claudia con aria attenta –“Mi concedi quest’onore così facilmente? Credevo ti considerassi superiore a qualsiasi altra donna!”-
Claudia rise questa volta più sonoramente. Era una risata cristallina e limpida.
-“Ah, cara Isabella”- disse la scrittrice con il tono di bonario rimprovero di chi si rivolge ad un bambino che ha sbagliato un complicato esercizio di aritmetica –“A volte mostri un’ingenuità tale che mi viene da pensare d’aver sbagliato la mia valutazione”-
Isabella si tirò indietro, appoggiando la schiena all’imbottitura della poltroncina.
-“Che cosa intendi? Sarei stata valutata? E perché?”-
-“Non esserne risentita, te ne prego, cara”- disse Claudia –“Ti ho già spiegato che cosa voglio da te, giusto? Immagini di una bella padrona che umilia la sua docile schiava. Ci sono undici capitoli nel mio libro, quindi occorrono altrettante fotografie, ognuna in tema con l’argomento del capitolo stesso. Poi ne occorre un’altra per la copertina. In tutto fanno dodici foto”-
-“Si, questo lo sapevo già. Dunque?”- Isabella cominciava a spazientirsi.
-“La schiava sarà Alessia. La mia schiava personale. Verrà coperta con una maschera, in modo che non la si possa riconoscere. La padrona sarai tu ma le parti del tuo corpo che verranno fotografate non riguarderanno la faccia. Dalle foto non vi sarà modo di risalire a te”-
-“Immagino si tratti di riprendere i miei piedi, le gambe”-
-“Le mani, ed anche il sedere”-
-“Anche questo me l’avevi già accennato. O almeno mi potevo immaginare qualcosa di simile, visto di cosa ti occupi. Ma il tutto non risponde ad alcune mie domande”-
Claudia annuì –“Ti capisco. Vedi, le foto nel mio libro sono importanti, benché non rappresentino una parte vitale del racconto. Come in tutti i libri di narrativa i miei romanzi potrebbero fare a meno di un’immagine introduttiva. Tuttavia ho deciso, per esigenze di mercato e dovendo obbedire alla psicologia del possibile acquirente, di inserire alcune immagini. Purtroppo le immagini di cui ho bisogno non sono facili da ottenere, sia per il soggetto, sia per il pubblico al quale vengono rivolte”-
-“Continuo a non capire”-
-“Stiamo parlando di racconti che trattano di dominatrici e di schiave. Quali dovrebbero essere secondo te le protagoniste, i soggetti di simili fotografie? Due facce, raccolte a caso per strada? Magari una bella vamp dall’espressione losca nella parte della padrona ed una ragazzina con lo sguardo triste ed il viso da adolescente come serva?”-
-“Beh…”-
-“Troppo banale. Certa gente non se ne accorge, per loro due facce, due gambe, due…se mi permetti un’espressione colorita…due chiappe sono la stessa cosa. Ma tanti altri e specialmente chi è più sensibile ai richiami del feticismo e del sadomasochismo “captano” lo spirito che alberga nelle persone che compaiono nelle foto. “Sentono” se la mistress è veramente una mistress e se la schiava è una vera sottomessa”-
-“Questo mi pare veramente strano”- Isabella scosse la testa.
-“Eppure è così. Ti assicuro che anche io ho tali percezioni, se vogliamo chiamarle così. Ora, Alessia è una vera schiava. E’ sottomessa a me al cento per cento, non lo era il giorno che si presentò a casa mia, ma l’ ho addestrata ben bene in pochi mesi”-
-“Mi sembra che prima tu abbia detto che già al vostro primo incontro Alessia si dimostrò una serva perfetta”- Pronunciò la parola “serva” quasi con imbarazzo, perché provava dispiacere ad inquadrare una perfetta sconosciuta con tale termine.
-“Si, si dimostrò bravina. Ma tu non sai in cosa consista il mio addestramento e a quali livelli di sottomissione Alessia sia giunta nel frattempo”-
-“Parlamene”-
-“Più tardi”- disse Claudia –“Ti stavo parlando di ciò che mi aspetto da te. Alessia sarà la schiava perché è veramente tale. E tu sarai la padrona, perché mi sono accorta che è questo quello che sei. Una dominatrice”-
Isabella sentì come se qualcuno l’avesse frustata nel fondo dell’anima –“Io?”-
-“Si, tu. Credi che non me ne sia accorta? Per questo ti ho concesso di chiamarmi per nome. Un privilegio che a non molti concedo”-
-“Ma io non sono una…”-
-“Feticista? No, non lo sei. Ma essere una padrona non vuol dire solo provare piacere nel farsi leccare i piedi o indossare un costumino in latex. Se vorrai venire con me capirai cosa intendo”-
-“E se rifiutassi?”-
-“Liberissima di farlo”- disse sbrigativamente Claudia, alzandosi in piedi –“Se accetti il lavoro seguimi, altrimenti goditi il tuo tè. La consumazione è già stata pagata”-
-“Aspetta”-
-“Che c’è?”-
-“Secondo te io sono davvero una…”-
-“Dominatrice? Lo sei, credimi”-
-“E se faccio queste foto chi le guarderà penserà che io …”-
-“Penserà ‘questa è una padrona vera, ha tutti gli attributi che una mistress dovrebbe avere”- affermò Claudia. Isabella rimase immobile per qualche secondo. Fissava la tazza semipiena davanti a se, il tè ancora spandeva una cortina di vapore del colore dell’argento nell’aria immobile.
Tè o schiava, si domandò Isabella. Per dieci foto erano previsti almeno cinquanta scatti e poi su di essi sarebbe caduta la scelta delle immagini migliori. Sarebbe stata un’ora di lavoro o poco più. E sarebbe stata pagata bene, quello che di solito guadagnava in due giorni. Ma una parte di se aveva paura. Di Claudia, del suo sguardo che sembrava capire i segreti più reconditi della sua mente, di tutta quell’assurda situazione del racconto della scrittrice. Ma soprattutto , Isabella aveva paura di se stessa. Paura di ammettere che Claudia si era accorta di una parte oscura del suo animo fin ad allora ignota persino a lei.
Il fumo che si sollevava dallo specchio dorato del tè sbiadì e scomparve.
-“Prendiamo la tua macchina?”- chiese Isabella.
Claudia sorrise e nel suo sguardo intrigante si leggeva compiacimento e divertita malizia.
-“Certo”- disse e s’avviò verso l’uscita del pub. Isabella, senza aggiungere altro la seguì.
La decisione era presa.
Si trovavano al limitare del boschetto che circondava il paese e l’automobile rombava sulla strada buia. I fari accesi illuminavano un panorama, tetro e immobile.
Claudia parlò a lungo con Isabella dei giorni immediatamente successivi all’assunzione di Alessia. Descrisse minuziosamente e con dovizia di particolari le varie mansioni alle quali la schiava era adibita. La pulizia di tutta la casa della scrittrice, il bucato, la preparazione del pranzo e della cena.
-“Fin qui sembrerebbe una normalissima colf”- disse Isabella ad un certo punto.
-“Ah, ma questa è solo una parte dei suoi compiti. Come ti ho spiegato io ho dei piedi perfetti e desidero che lo smalto delle mie unghie e le scarpe siano sempre impeccabili. A questo serve Alessia. A lucidare quotidianamente le mie decine di paia di scarpe. Alle volte lascio che lo faccia con la spazzola, come s’addice ad un essere umano, ma altre volte, quando mi sento particolarmente cattivella ed in vena di malizie, le consento di usare solo la lingua”-
-“Per quale motivo?”-
-“Perché per lei è crudele. E perché mi diverte vederla arrivare al limite. Non ci crederai, una volta tornai a casa veramente infuriata. Ero stata a cena con il responsabile di un’importante casa editrice e, non ricordo neppure bene per quale motivo, ero stata costretta a tornare a piedi. Due chilometri in tacchi a spillo, la sera tardi. Un inferno. Avevo i piedi tutti indolenziti”-
-“Posso immaginarlo”-
-“Appena arrivai a casa Alessia era lì, dietro la porta, in ginocchio”-
-“Ti aspetta così?”-
-“Naturalmente. Ma non sempre…spesso rincaso accompagnata da persone ignare del fatto che io viva con una schiava e non avrei il tempo ne la voglia di raccontare a tutti quanti cosa faccio con quella ragazza. Quella sera, in particolare però, ero sicura di rincasare da sola ed avevo dato disposizione alla serva affinché si comportasse come tale per tutta la sera. Mi tolsi le scarpe e camminai a piedi nudi sul pavimento fino in camera. Alessia raccolse le scarpe con la bocca e mi seguì carponi. Mi feci praticare un massaggio rilassante alle piante, prima con le mani e poi, non avvertendo beneficio, ordinai ad Alessia di leccare. Lei come puoi immaginare, obbedì molto volentieri. Fu allora che mi venne un’idea. Avevo visto qualcosa su un sito di Internet, avevo letto dell’altro in certe riviste specializzate ma non avevo esperienza in merito”-
-“Su cosa?”-
-“Sul trampling, cara Isabella. L’arte del calpestamento. Sai di cosa si tratta, vero?”-
-“Non proprio, ma me lo posso immaginare. Fammi capire bene, però. Tu, la messaggera del verbo erotico- fetish nel panorama letterario del momento non conoscevi questo…come si chiama, trampling, non è vero?”-
-“Certo che lo conoscevo. Ma come hai appena detto giustamente io scrivo di argomenti erotici, non pornografici. Avevo sempre considerato il calpestamento come una perversione e non vi avevo mai dato particolarmente peso. Quando vidi Alessia china a leccarmi i piedi desiderai ardentemente di calpestare quel corpo. Non ebbi da fare altro che pronunciare due parole ‘stenditi, schiava’ che me la ritrovai sdraiata davanti a me, come uno zerbino. Calai il piede sinistro, ora ben rilassato e fresco sul suo stomaco. Alessia assunse una strana espressione, a metà fra la sofferenza ed il piacere, poi mi sollevai del tutto, poggiano l’altro piede al centro dei suoi seni”-
Isabella si morse un labbro senza rendersene conto. Il verso di una bambina con un bel gelato fra le mani. Ciò non sfuggì certamente a Claudia.
-“Ti intriga, non è vero?”- chiese la scrittrice –“Si sta facendo interessante”-
Isabella arrossì e distolse lo sguardo dalla donna –“Non è come pensi”-
-“Non ti avevo avvertita che la tua natura è questa? Comunque adesso lasciami terminare il racconto. Ero salita sulla pancia di Alessia, mi godevo le sue smorfie di dolore ed i suoi gemiti strozzati. Sentivo lei sotto di me che pativa, sapendo di soffrire senza altro motivo che non fosse il mio capriccio ed io ero lì, a bearmi della morbida pelle che i miei piedi straziavano e della sua sottomissione che mi faceva sentire una dea. Feci un passetto in direzione della sua faccia e le salii sul petto, togliendole il fiato. La vedevo soffocare a causa dello schiacciamento dei polmoni. Annaspava in cerca d’aria, ma quando le sue mani raggiunsero le mie gambe Alessia si congelò per non recarmi fastidio ed i suoi movimenti frenetici si trasformarono in carezze sui miei polpacci. Ancora un passo, le calpestai la faccia. Con un piede soltanto. Le dissi ‘Lecca’ e lei lo fece. Camminai a lungo sul suo morbido corpo, su tutto il suo corpo, la trattai come un verme e dalla fine lei si ritrovò distrutta”-
-“Lo credo bene”-
-“Sai, è una bella ragazza, ma è fine e minuta. Io peso senz’altro più di lei. E sono anche più alta”-
Isabella annuì. Strano che non se ne fosse accorta ma le storie di Claudia non la inorridivano più. Anzi, all’imboccatura della circonvallazione per Firenze che le avrebbe portate a casa della scrittrice, la ragazza dai capelli corvini non vedeva l’ora di conoscere Alessia. Per stringerle la mano e per fare quel servizio fotografico per il quale era stata pagata? Oppure per infilarle un piede in bocca, torturarle le mani con uno dei tacchi appuntiti degli stivali che indossava fino a farla urlare? Per calpestarla e cavalcarla?
Si, Isabella voleva conoscere Alessia. Per approfittare di una schiava, ma facendolo in modo da non destare sospetti. Anche se recitare la parte della padrona le fosse piaciuto Isabella altro non avrebbe fatto che il proprio dovere di modella. Era un modo per avere la schiava per se, almeno per una sera senza che Claudia potesse rinfocolare i sospetti sulla sua natura feticista. Non avrebbe concesso alla scrittrice di scandagliare una seconda volta il suo animo e ciò che di nero si nascondeva in fondo ad esso, tuttavia avrebbe avuta Alessia ai suoi piedi. E quell’esperienza sarebbe bastata a toglierle la soddisfazione per tutta la vita, senza dubbio. Poi niente più sogni feticisti o strani. Questo pensava Isabella, mentre la macchina di Claudia svoltava in direzione del centro della città. Mancavano pochi minuti prima di raggiungere la destinazione quando la ragazza si decise a rompere di nuovo il silenzio.
-“E lo hai più rifatto?”- chiese la ragazza dai capelli corvini –“Calpestarla, intendo”-
-“Più di una volta, spesso con i tacchi alti”- disse Claudia –“Qualche volta si è dimostrata talmente brava a resistere che mi sono lasciata trasportare. Un giorno le ho quasi cavato un occhio con un tacco appuntito e lei non si è neppure messa ad urlare”-
-“Accidenti!”-
-“E’ così. Non tutte le sere naturalmente avviene questo. Per lo più Alessia è la mia sguattera e la impiego solo per la cura della casa. Le occasioni nelle quali la sfrutto come un vero e proprio giocattolo si contano sulle punte delle dita”-
-“Fortuna sua”-
-“Alessia si considera molto fortunata ad essere la mia schiava”-
-“E tu le hai parlato di me?”-
-“Ovviamente, adesso è a casa che ci aspetta. E’ già pronta per le foto”-
-“Cosa ne pensa? Una padrona che non sei tu, baciare i piedi ad una sconosciuta…”-
-“Non ti preoccupare, Alessia è anche la tua schiava. Te l’ho detto. Tu sei una padrona autentica. Inizialmente ti obbedirà perché la costringerò io, poi sarà messa di fronte ad una scelta. Se riconoscerà la tua natura superiore e dominante continuerà ad essere la tua serva, se avverrà altrimenti sarà libera di rifiutarsi di esserlo. Ma come io mi sono accorta del fatto che sei una padrona per indole, sono convinta che alla stessa conclusione giungerà Alessia”-
-“Per il momento facciamo le foto, poi si vedrà…”- disse Isabella.
La macchina accelerò e si diresse verso la meta.
La casa di Isabella era una grande villa circondata da un ampio giardino e da alte siepi. La scrittrice fece strada, arrivò alla porta d’ingresso e suonò il campanello. Dopo due secondi Alessia aprì.
Isabella la vide inginocchiata dietro l’uscio, con lo sguardo chino verso il basso; non appena Claudia pose un piede sullo zerbino la schiava si fece avanti e le baciò le scarpe.
-“Bentornata, signora”- disse.
-“Ciao, Alessia, fatti indietro. Ho portata un’ospite”-
Alessia si spostò di fianco, lasciando che Claudia la oltrepassasse e permettendo ad Isabella di varcare la soglia. La modella si parò in tutta la sua altezza e magnificenza davanti ad un’altra ragazza, molto bella ma prostrata nel più umiliante dei modi. La solo vista di quell’essere che sembrava strisciare ai suoi piedi infiammò Isabella di un’emozione incontrollabile.
-“Alessia”- disse Claudia.
-“Si, dottoressa”-
-“Questa è Isabella. E’ la modella che dovrà posare con te per le foto. Alza lo sguardo”-
Alessia si sollevò un poco, giusto per osservare le gambe della ragazza, poi salì più in alto, verso la pancia ed il petto, infine ne vide la faccia bella e candida.
Isabella era stupenda, in effetti. Una principessa dai nerissimi capelli di ametista. Aveva un’aria perplessa ma non si leggeva nei suoi occhi alcun accenno d’imbarazzo.
-“Ti piace?”- chiese Claudia alla serva.
-“Si, signora”- rispose la schiava. Esitò un attimo, poi aggiunse –“E’ bellissima, proprio come me l’aveva descritta”-
Claudia rise compiaciuta. –“Allora se ti piace tanto prendi confidenza con i suoi piedi”-
-“Si, dottoressa”-
Abbassò la testa e cercò di baciare la punta degli stivali di Isabella. La modella, poiché non se l’aspettava, fece un passo indietro e la serva si trovò col naso schiacciato sullo zerbino.
Claudia si fece fulmineamente in avanti. Pose un piede sulla schiena di Alessia e afferrò Isabella per un braccio, tirandola verso di se.
-“Non esitare”- disse la scrittrice.
-“Scusa, ma non ero preparata a questo”- rispose Isabella, movendosi verso Alessia ed assecondando la spinta della donna.
-“Alessia”- disse Isabella.
La schiava chinò il capo –“Signora”-
-“Signorina, prego”- la rimproverò la modella.
-“Mi scusi, signorina”-
-“Baciami gli stivali”-
Alessia si fece avanti. Isabella sollevò un piede e la fermò puntandole un tacco sulla fronte.
-“Non come hai fatto con Claudia, però. Voglio che tu mi baci la suola. E’ un po’ sporca”-
Alessia baciò la suola dello stivale che era già sollevato.
-“Ancora”- disse Isabella.
Alessia baciò una seconda volta la suola.
-“Ancora…ancora…lecca, lecca adesso. Leccala finché non sarà pulita”-
La schiava esitò. Claudia pigiò il tacco sulla schiena della sottomessa –“Che fai? Ti fai riprendere?”-
-“Scusi, dottoressa”-
-“Devi chiedere scusa a Isabella, schiava, non a me”-
-“Scusi, signorina Isabella. Obbedisco subito”- Prese fra le mani la caviglia di Isabella e leccò la suola dello stivaletto. La sua bocca fu invasa da una sostanza pastosa e da un sapore acre e disgustoso.
Quando la suola fu ripulita da ogni sassolino, da ogni patina di fango e polvere, Alessia pose il piede di Isabella sullo zerbino. La modella osservò il lavoro svolto e annuì.
Quando Alessia fece per prendere l’altro stivaletto Isabella la fermò –“Basta. In piedi è scomodo. Continueremo più tardi”-
Guardò Claudia –“Prima facciamo le foto?”-
-“Come preferisci. Seguimi”-
La donna condusse Isabella in una camera spoglia, arredata solo da un divano bianco, un tappeto e due vasi da fiori agli angoli più lontani dalla porta. Vi era un’unica, ampia finestra rettangolare nella stanza, oscurata da tapparelle di un cupo colore blu elettrico.
Accanto al divano vi erano un paio di stivaloni in latex nero alti alla coscia ed un corpetto, anch’esso di latex nero,privo di maniche. Gli stivali avevano tacchi vertiginosamente alti, il corpetto era molto sexy.
Isabella raccolse quest’ultimo e l’osservò incuriosita.
-“Devo indossare questo?”- chiese.
-“Ti starà benissimo”- disse Claudia. Alessia seguiva la donna passo dopo passo. Era in piedi ma teneva lo sguardo basso, rivolto alle sublimi caviglie della sua proprietaria –“Non trovi che il nero sia il suo colore, Alessia?”-
-“Senza dubbio, dottoressa. E la signorina Isabella è perfetta”-
Isabella sorrise –“Mi cambio subito, così cominciamo”-
Si tolse gonna e stivaletti, poi la maglietta. Claudia e la serva attesero fuori. Dopo pochi minuti la modella le chiamò dall’interno della stanza.
-“Sono pronta, credo…potete venire”- disse.
Claudia entrò, seguita a ruota dalla serva e la figura di Isabella lasciò entrambe di stucco.
-“Veramente è anche meglio di quanto mi aspettassi”- disse raggiante la scrittrice –“Se le foto che andranno in testa ad ogni capitolo riusciranno a trasmettere anche solo un briciolo dello spirito di dominatrice che vedo in te in questo momento, non potrò che ritenermi soddisfatto”-
Era vero. Isabella era perfetta. Grintosa, bellissima, fatale. Il costumino sadomaso ne esaltava il fisico longilineo e tonico, i tacchi ne slanciavano la figura già incredibilmente sexy, conferendole una postura imperiosa e statuaria.
Alessia si fece avanti e le consegnò un paio di guanti anch’essi in latex nero, di quelli che coprono le braccia fino al bicipite. Isabella li prese senza ringraziare e li indossò.
-“Come sto?”- sorrise ruotando sulle punte degli stivali e mostrandosi in tutto il suo splendore. I suoi capelli d’ebano cadevano sulla schiena mescolandosi alla nera e lucida superficie del corpetto.
-“Direi che miglior investimento non poteva essere fatto”- rispose Claudia –“Non fai che confermare ciò che avevo predetto al pub. Sei tu la persona adatta ad impersonare il ruolo della padrona”-
-“Davvero? Benissimo!”- esclamò Isabella –“Ora dunque manca solo la schiava”-
Non terminò la frase che Alessia s’era già infilata la mascherina che avrebbe nascosto il suo viso nelle fotografie. Era un copricapo che le fasciava fronte, naso e zigomi; le scendeva attorno ai capelli, chiudendosi per mezzo di un laccetto elastico all’altezza della nuca.
-“Le foto verranno scattate qui”- informò Claudia –“in questa stanza ed io sarò la fotografa. Ho una certa esperienza in campo fotografico”-
La schiava andò a prendere macchina e rullini, diede tutto alla padrona e s’andò ad acquattare ai piedi di Isabella. La modella la guardò dall’alto in basso torreggiando su di lei come una vera divinità greca.
-“Che dobbiamo fare?”- chiese –“Dai tu le disposizioni”-
-“Si. Dunque, per il primo racconto ho intessuto una storia basata sul calpestamento. Ti ho già detto di che cosa si tratta, giusto?”-
-“E ciò che ti piace fare con la nostra fedele schiava”- disse Isabella senza troppo tatto. La schiava in questione era proprio lì, inginocchiata accanto a lei.
-“Si, è proprio quello. Così adesso salirai sulla schiena di Alessia…lei sa già che posizione assumere…e farai finta di essere un’imperatrice d’altri tempi”-
-“Tutto qui?”- chiese Isabella.
-“Tutto qui!”- rispose la scrittrice.
Alessia si era messa in ginocchio: appoggiò anche le mani sul pavimento in modo da avere la schiena perfettamente orizzontale ed in linea con la testa.
Isabella la guardò assumere posizione poi, senza esitare, le salì sul dorso ad un palmo di distanza dalla nuca, saltandole letteralmente addosso.
I tacchi degli stivali erano lunghissimi ed appuntiti. Affondarono nella pelle della sottomessa come punteruoli. Alessia gemette.
-“Che cos’ha?”- chiese innocentemente Isabella, a metà fra il divertito e lo stupito.
-“No, niente”- disse Claudia –“Ben eretta, Isabella, per favore”-
La dominatrice assunse una posizione da virago guerriera, a gambe divaricate, le mani poggiate sui fianchi e la testa alta.
Claudia scattò alcune foto da diverse angolazioni.
-“Perfetto, benissimo”- ripeteva ad ogni scatto –“Benissimo…si, sposta il peso sulla gamba sinistra…”-
Scattò una quindicina di foto, infine disse –“Passiamo al secondo capitolo. In questo ho parlato di devozione verso il piede femminile e, ovviamente, anche verso la calzatura della donna”-
Cambiò posizione –“Ah, Isabella, cara, puoi scendere adesso”-
-“Di gia?”- chiese la ragazza, torturando ancora un poco la colonna vertebrale della sottomessa con i tacchi –“E va bene. Vediamo cosa prevede adesso il menù…”-
E con un tono un po’ indispettito discese da Alessia.
-“Si tratta di fare un primo piano della bocca di Alessia che tiene fra le labbra uno dei tuoi tacchi. In questa immagine non vedremo che un tuo stivale, perciò”-
-“Forza, allora. Mettiamoci al lavoro”- disse Isabella.
Claudia scattò altre dieci foto, poi le due dominatrici e la serva passarono ad un altro soggetto
-“Terzo racconto….pony- girl…Isabella, siediti sulla schiena di Alessia e fa finta di essere un’amazzone… ecco, metti ad Alessia questo collare. E non scordare il guinzaglio….Bene, tira un poco il guinzaglio, falle assumere un’espressione sofferente. E ricorda di sollevare tutti e due i piedi dal pavimento…Bravissima, Isabella. E tu, schiava, inarca di più la schiena, non vedi che la tua padrona è scomoda?”- disse Claudia.
-“Il quarto racconto vede la schiavetta alle prese con le morbose manie della sua mistress per il proprio sedere….qui ci vuole un bel primo piano del tuo fondoschiena, cara…Alessia, avvicinati e da’ un bacio sulle natiche di Isabella…guarda quanto sono belle”-
-“Quinto racconto parla di una ragazza che fa la lustrascarpe in strada…una lustrascarpe molto particolare, che invece di spazzole e lucidi impiega la sola lingua….Isabella, poggia sul pavimento quel cuscino e mettici i piedi sopra. E tu, Alessia, striscia a leccarle gli stivali…mostra bene la lingua, mi raccomando…ecco, così… Il sesto racconto parla di una bella padroncina che porta la sua serva in vacanza al mare…qui dovresti toglierti gli stivali, Isabella…devi posare a piedi nudi….Alessia, apri per bene la bocca e chinati di più così la tua nuova padrona può infilarvi dentro il suo piedino, vero Isabella?”-
E di seguito furono scattate le foto per i restanti episodi del libro di Claudia. Ogni volta la scrittrice trovava sempre qualcosa di umiliante e doloroso da far compiere alla sua serva e Isabella pareva divertirsi sempre più.
Alla fine della serata giunse il momento della foto di copertina.
-“Ed ora ecco il gran finale!”- esclamò Claudia raggiante –“Fin qui è andato tutto bene. Abbiamo dell’ottimo materiale”-
Si avvicinò ad Isabella con aria maliziosa, indicando la serva con gli occhi.
-“Cos’hai in mente?”- chiese divertita la modella –“Hai uno sguardo che non promette nulla di buono”- disse –“Per la nostra schiavetta, intendo”-
Claudia sorrise. –“Nient’affatto! Vedrai come sarà contenta, invece”- Programmò la macchina fotografica digitale con l’autoscatto e pose l’apparecchio sul cavalletto, inquadrò con cura il divano e mise a fuoco.
-“Ah, ho capito!”- disse Isabella –“Una foto a tre!”-
-“Giusto! La schiava con entrambe le sue padrone”-
-“Come ci mettiamo?”- chiese Isabella.
-“Sono un poco indecisa, in effetti. All’inizio avevo pensato a qualcosa di tradizionale. Noi due sedute sul divano a gambe distese e la serva che ci fa da poggiapiedi”-
-“Sublime. Perché non lo facciamo?”-
-“E’ un immagine un po’ anonima per la copertina di un libro. Serve qualcosa che colpisca di più l’immaginazione”-
-“E dunque?”-
-“Senti questa. Tu te ne stai sul divano, comoda, con le gambe accavallate e le braccia distese sullo schienale. Alessia ti sta davanti, in ginocchio e ti lecca gli stivali mentre io sono in piedi sulla schiena della serva e le strattono il collo col guinzaglio che ha legato al collare. Che te ne pare?”-
-“Gradevole, molto gradevole”- disse Isabella, con espressione sorniona. Si aggiustò una ciocca di capelli che si era ribellata alla sua folta capigliatura –“Però ad una condizione!”-
-“Quale?”- chiese la scrittrice.
-“Che sia tu quella seduta sul divano a farsi leccare le scarpe. Io starò in piedi sulla sua schiena!”-
-“Ti comici ad ambientare, eh?”-
-“Si, non posso negarlo”-
-“Così sia, allora”-
Alessia si era già posta a quattro zampe di fronte al divano. Attendeva.
Dopo aver riposto la macchina fotografica e scaricato le immagini sul computer Isabella e Claudia cenarono. Alessia, dopo aver servito le sue due padrone, per ordine della scrittrice si accucciò sotto al tavolo, onorando con devozione e affetto i piedi stanchi ed un po’ dolenti della bella ospite. Claudia le gettò di tanto in tanto qualche biscotto ed alcuni avanzi. La serva li ingoiò direttamente sul pavimento, ringraziando la dottoressa con carezze sulle belle gambe e baci amorevoli sulle caviglie.
-“Dunque il servizio è finito”- disse ad un certo punto Claudia. La cena era quasi al termine e fuori era ormai buio pesto.
-“Spero che il servizio sia venuto bene”- disse Isabella –“E che tu sia rimasta soddisfatta”-
-“Lo sono già, nonostante non abbia ancora avuto modo di controllare le foto, te lo assicuro. Domani la schiava ed io controlleremo gli scatti uno per uno, ed in giornata selezionerò quali immagini far pubblicare e quali no, sai. Fino a qualche tempo fa usavo una macchina fotografica tradizionale, di quelle con il rullino. Ero costretta a mandare la schiava a far sviluppare i rullini e ritirare le foto perché sai, le immagini sono assai forti e chi sviluppa le pellicole spesso da una sbirciatina al materiale dei clienti. Non volevo che qualcuno associasse la mia persona a pratiche poco ortodosse come il fetish o il sadomaso. Così lasciavo che fosse lei ad esporsi al posto mio”- disse, indicando col dito indice lo spazio sotto al tavolo e lanciando un debole calcio al fianco della sottomessa.
-“Come sarebbe? Tu scrivi libri per professione! La gente legge di storie sadomaso e fetish che portano il tuo nome. Come si può non associare queste pratiche che tu chiami poco ortodosse a te?”-
-“Perché questo libro, come molti altri che trattano di argomenti simili, diciamo a margine dell’eros tradizionale, lo faccio pubblicare sotto pseudonimo”-
-“Capisco”-
-“Ma veniamo a noi. Vogliamo continuare il discorso lasciato in sospeso oggi al pub?”-
-“Quale discorso?”- chiese Isabella.
-“Il discorso riguardo alla tua vocazione nascosta. Non te ne sarai già scordata?”- Claudia sorrideva. Era un sorriso appena pronunciato. Per un attimo la ragazza con i capelli corvini tornò con la mente alla sensazione avvertita poche ore prima, quando le era sembrato che Claudia fosse in grado di leggerle nel cuore con il suo sguardo attento e penetrante.
-“Beh, che cos’è rimasto da dire, ancora?”-
-“C’è molto da dire a questo riguardo. Ma non voglio forzarti”-
-“Se parli del servizio fotografico devo dire che avevi ragione. Non è stato molto più traumatico delle sfilate a cui ho partecipato in passato e senza dubbio ne ho tratto un buon profitto. Inoltre posare davanti ad una sola persona è senz’altro più rilassante che non sgambettare davanti ad uno staff di trenta fotografi. Devo dire che considero quest’esperienza assi positivamente”- una pausa –“Ma riguardo al fatto che io sia una feticista come te….”-
Claudia lasciò le posate nel piatto e si adagiò sulla sedia –“Bene, vedo che ti serve un’ultima dimostrazione. Alessia!”- chiamò.
-“Si, dottoressa”- rispose prontamente la ragazza da sotto al tavolo.
-“Il lavoro di Isabella si può considerare concluso in questo stesso momento. Non sei più costretta a mortificare te stessa davanti a lei. Se non vuoi più leccarle i piedi striscia fuori da sotto al tavolo e vieni qui”-
Vi fu un lungo silenzio. In quel momento Isabella avvertì la dolce pressione della lingua di Alessia che abbandonava la superficie dei suoi piedi. Le piante erano poste sul cuscino adoperato durante il servizio fotografico. La ragazza sentì in cuor suo che Alessia aveva deciso di non essere più la sua schiava. Non aveva riconosciuto in lei la natura della dominatrice, quindi!
-“Eppure Claudia aveva affermato d’essere sicura che io lo fossi”- pensò la giovane. –“Ed ora la scelta di questa piccola cagna sotto al tavolo mi rode più di quanto non vorrei ammettere. Mi rode quanto roderebbe ad una padrona a cui la schiava manchi di rispetto! Non è forse questa la prova che io appartengo alla razza delle dominatrici?”-
Appena ebbe terminato di comporre questo pensiero Isabella avvertì di nuovo una piacevole e fresca sensazione sulla punta del piedino destro. Era la lingua di Alessia. La schiava l’aveva riconosciuta come sua padrona.
-“Bene”- disse Isabella, sorridendo –“Si direbbe che avessi ragione tu, Claudia”-
La scrittrice annuì –“Siamo simili, io e te. Abbiamo la capacità di manipolare gli altri ed usarli per i nostri fini. Per il nostro piacere e divertimento. Ma io ho qualche anno più di te. Anni di esperienza, intendo. Devi comprendere che io domino schiave e schiavi da prima ancora che tu sentissi per la prima volta la parola “sadomaso” Presto anche tu, come me, diverrai capace di leggere nei cuori delle sottomesse e di riconoscere l’animo di una padrona”-
-“Dividiamo la schiava?”- chiese Isabella.
-“Solo per poco. Solo per stasera”- sorseggiò un bicchiere di vino rosso rigirando il calice di cristallo fra le dita esperte –“Presto troverai una schiavetta tutta tua. Per stasera, quindi, dormirai qui con me. Alessia avrà il piacere e l’onore di essere il tuo scendiletto, se lo vorrai”-
Isabella fremette –“Benissimo. Sollevò un piede e lo appoggiò sulla testa della serva sfregandole i capelli e calcando il suo viso sul cuscino a fianco dell’altro piede”-
-“Che vogliamo fare stasera?”- chiese Claudia in quel momento –“Non avrai voglia di stare chiusa in casa!”-
-“Un passatempo lo abbiamo!”- rispose subito Isabella, incrementando la pressione del piede sul capo della serva. Alessia emise gemiti soffocati di dolore.
-“Beh, si. Ma lei sarà qui anche domani e dopodomani. Stasera pensavo di uscire a bere qualcosa in un localino che conosco. E poi magari andiamo a fare un giro in centro. Ti voglio far vedere una cosa che sono sicura troverai interessantissima!”-.
-“Di che si tratta?”-
-“Seguimi e lo saprai!”-
Claudia s’alzò ed uscì velocemente dalla sala da pranzo.
-“Alessia, asciuga i piedi della signorina Isabella e seguimi. Io e la tua nuova padrona usciamo, perciò devo prepararti”-
-“Si, dottoressa”-
Mentre la serva asciugava le tracce di saliva dai piedini della modella, quest’ultima si voltò verso la scrittrice.
-“Devi prepararla? Per cosa?”-
-“Seguimi e te lo mostrerò”- disse Claudia. Era ferma sulla soglia della porta e sulle sue labbra era stampato sorriso sottile.
Si fece seguire da Alessia fin nella camera da letto e lì si svestì. Tolse gonna , scarpe e giacca. Indossò una gonna più lunga, con uno spacco sul fianco destro, calze a rete nere ed un vestitino scollato di seta molto ampio che lasciava scoperte le spalle.
La serva le portò un paio di decolté rosse che facevano intravedere la punta del piede e le unghie smaltate di rosso vivo. Un laccetto sottile le girava attorno alla caviglia chiudendosi in una piccola fibbia dorata impreziosita da uno scintillante diadema color del tramonto.
-“Vieni”- ordinò alla schiava.
Si recò in bagno, estrasse dal cassetto sotto al lavandino un rotolo di nastro adesivo telato e ne strappò un segmento lungo una spanna.
Isabella osservò la donna con curiosità. Claudia aveva lasciato gli indumenti indossati durante il giorno di là, in camera, ma aveva fatto portare in bagno le calze autoreggenti dalla sua sottomessa.
-“Alessia”- disse Claudia –“Apri la bocca”-
La schiava obbedì. La scrittrice fece un bolo con le sue calze usate e gliele infilò in bocca, assicurandosi che la parte sudata che era stata direttamente a contatto con il piede andasse a toccare la lingua ed il palato della giovane.
-“Chiudi”- ordinò.
Alessia obbedì. Nessun lembo delle calze fuoriusciva dalle sue labbra rosate.
-“Bene”- disse Claudia, foderando la bocca della serva col nastro adesivo –“Impara da me, Isabella. Se un giorno vorrai fare lo stesso con una delle tue schiave, che sicuramente saranno numerose, assicurati che le calze siano ben chiuse nella loro bocca. Adorano che le si faccia questo. Adorano essere sottoposte a trattamenti così umilianti. Se lasci che anche un solo lembo spunti fuori da un angolino delle labbra vi applichi sopra il nastro adesivo, il massimo che può succedere quando lo vai a togliere è che le calze si smaglino”-
-“Si”- commentò Isabella –“Va bene, ma non avevi detto che stasera saremmo uscite?”-
-“Infatti”-
-“E allora? Non vorrai lasciare le tue calze nella bocca della serva per tutto il tempo!”- esclamò con aria lievemente preoccupata la modella.
Claudia fece inginocchiare Alessia con il seno appoggiato sull’orlo della tazza del water e le ordinò di abbracciare il gabinetto.
-“Sei preoccupata che la nostra bella schiavetta soffochi?”-
-“No, certo che non soffocherà. Può respirare sempre col naso”- esclamò Isabella –“Ma le calze non ti si sciupano?”-
Claudia rise. Lo stesso fece Isabella, un attimo dopo essersi resa conto di quale fosse la preoccupazione espressa. Il volto di Alessia era imperturbabile e non trasmetteva alcuna emozione.
La scrittrice legò i polsi della serva con molta forza in modo da costringere quest’ultima a rimanere in ginocchio, con la faccia rivolta verso il fondo della tazza. Infine abbassò il copri- water sulla sua testa.
-“Che dici, le diamo una rinfrescatina?”- domandò Claudia.
-“Perché no?”- rispose allegramente Isabella. Voleva essere lei a premere il bottone dello scarico ma prima che potesse muovere un solo dito la donna aveva già azionato il pulsante.
Un getto d’acqua fredda e spumeggiante colpì Alessia in piena faccia, penetrandole nelle narici e togliendole l’ossigeno per qualche secondo. La ragazza cercò di gridare, di tirarsi indietro. Claudia le premette un ginocchio sulla nuca, obbligandola a tenere la testa fra la tazza e la tavoletta del water e rimase indifferente ai lamenti della serva.
Quando la padrona tolse il ginocchio Alessia aveva i capelli completamente fradici. Rivoli di acqua gelata le scendevano lungo il collo, raccogliendosi sull’orlo della camicetta. I suoi occhi vedevano confusamente ed il naso le gocciolava. Mentre riprendeva fiato udì le voci delle due donne sopra di lei.
-“Aspetta!”- diceva Isabella –“Volevo essere io a sciacquarle la faccia! Non sono un ospite da trattare con riguardo?”-
Claudia sorrise –“E’ vero, l’ho fatto senza pensare. Ma accomodati, forse Alessia ha bisogno di un altro bagno!”-
Isabella non se lo fece ripetere due volte. Si precipitò verso la schiava e appoggiò l’indice sul tasto dello sciacquone.
-“Aspetta”- la fermò Claudia –“Devi bloccarle la testa sotto alla tavoletta con le gambe, altrimenti quella si tira indietro e ti schizza”-
Isabella seguì il consiglio dell’amica. Si appoggiò con decisione sulla schiava, premendole un ginocchio alla base del collo e un altro sulla spalla destra, poi si sporse in avanti e premette il tasto dello scarico. Sentì i muscoli del torace e quelli della schiena di Alessia che si contraevano sotto di lei. Questo la esaltò.
-“Quasi quasi gliene do un’altra porzione”- disse con una vocetta cattiva che non era la sua e che colse di sorpresa anche la stessa Claudia.
-“No, dai!”- esclamò la scrittrice –“Dobbiamo sbrigarci se vogliamo trovare un tavolo ancora libero in quel locale che ti ho detto. Lo farai di nuovo quando saremo tornate!”-
-“Come vuoi”- disse la modella, scendendo elegantemente dal dorso della serva. Fece per sollevare il copri- water ma la scrittrice la fermò.
-“Lasciala sgrondare”- disse –“Altrimenti mi bagna le mattonelle del bagno”-
-“Capisco”-
Se ne andarono ridendo, senza rivolgere una parola alla sottomessa, e lasciandola sola, bagnata ed al buio. Quella per Alessia sarebbe stata una lunga serata.
Claudia ed Isabella bevvero un drink in un pub in centro. Il locale era assai carino, arredato con brio e frequentato da gente cordiale. Parlarono fra loro, di Alessia e di quanto fosse comodo possedere completamente qualcuno. Andarono poi verso Palazzo Pitti e verso Piazza Santa Maria Novella , passeggiarono come due amiche di vecchia data e guardarono le vetrine ancora illuminate. La scrittrice mostrò ad Isabella come riconoscere i sottomessi. Li inquadrava dal loro modo di camminare, dagli sguardi supplichevoli che essi rivolgevano alle gambe delle due donne ed ai tacchi alti di Isabella.
Infine tornarono a casa di Claudia, al loro rientro mancavano pochi minuti alla mezzanotte. La donna andò a togliersi le scarpe ed il soprabito, Isabella invece si diresse senza esitare in bagno. Alessia giaceva ancora immobile così come l’avevano lasciata, con il capo incastrato sotto l’asse del water e le mani legate dietro la tazza.
Isabella si avvicinò e si sedette senza troppi complimenti sul copri- water. Dall’interno del sanitario giunsero i singulti strozzati della schiava.
-“Siamo tornate”- esclamò Isabella accavallando le gambe e sollevando tutti e due i piedi dal pavimento –“Non si saluta?”-
Alessia singhiozzò ed ansimò.
La modella, gravando completamente sulla testa della sottomessa, schiacciò il bottone dello sciacquone e la irrorò sul viso e sui capelli. Attese che il getto fosse scemato, quindi si alzò in piedi, togliendo l’asse da sopra il capo di Alessia.
La ragazza grondava acqua dalla chioma ed il suo viso era disfatto. Cercò di sollevare il busto ma le corde glielo impedirono. La serva ricadde con la testa sul bordo del water.
-“E’ stata una serata indimenticabile. La tua padrona è veramente in gamba. Mi ha insegnato a riconoscere gli schiavi e le schiave per strada, giù in centro. Alla fine mi sono avvicinata ad un ragazzo che prometteva di essere un vermetto in regola e ho fatto cadere la borsetta ai miei piedi, accanto a lui. E sai quello che ha fatto? S’è inginocchiato e me l’ha restituita con un “prego, signorina, è sua”. Al che io mi sono avvicinata a lui e senza dargli tempo alzarsi gli ho messo il dorso della mano davanti al viso. “Baciala”, ho detto e lui non se l’è fatto ripetere due volte”-
-“Si, signorina”- rispose Alessia.
Claudia entrò in quel momento.
-“Ah, vedo che hai annacquata la nostra povera schiavetta”-
-“Si, mi piace un mondo”- rispose Isabella –“Però per stasera ne ho abbastanza. Domani devo alzarmi presto. Andiamo a dormire?”-
-“Come vuoi. Avevo fatto preparare la camera degli ospiti prima che tu arrivassi”- disse Claudia.
-“Lei dove dorme?”- chiese la modella indicando Alessia.
-“Sul tappeto”- rispose Claudia –“Ai piedi del letto. La mattina mi prepara il cappuccino e poi mi sveglia. Colazione a letto, ovviamente”-
-“Che te ne fai della serva durante la notte?”-
-“Mah, dipende. Alle volte non riesco a prendere sonno e mi faccio fare un bel massaggio sulla schiena e sulle gambe. Sai, lei è molto brava a fare massaggi e come hai visto è anche molto portata per i giochi di lingua”-
Isabella rise.
-“Con le mani e con le labbra non la batte nessuno”- disse Claudia. Si avvicinò al gabinetto e sciolse Alessia. La ragazza cadde distesa sul pavimento, bagnando le mattonelle.
-“Alessia, accompagna la nostra ospite in camera sua e pulisci dove hai bagnato, poi metti a posto le scarpe ed il trench con i quali sono uscita. Datti una ripulita e asciugati i capelli”-
Claudia uscì dal bagno seguita da Isabella –“Non fare rumore quando mi raggiungi in camera”-
-Certo, dottoressa”- rispose Alessia.
Ma Isabella trattenne Claudia –“Posso tenerla io per stanotte?”-
-“La vuoi tu?”-
-“So di pretendere molto ma…solo per una notte ho pensato che si potesse fare”- insistette Isabella.
-“Si, beh, non è una grande richiesta”- mormorò maliziosamente Claudia –“Ma non c’è scendiletto né tappeto nella camera degli ospiti”-
-“Fa nulla”- esclamò l’altra –“La farò dormire sul pavimento”-
Claudia spinse indietro la testa e rise sonoramente –“Sei proprio cattiva quando vuoi”-
-“Allora? Me lo concedi o no, questo privilegio?”-
-“Ma si, perché no?”- disse Claudia. Poi, rivolgendosi alla serva intimò –“Fai tutto ciò che ti è stato ordinato di fare, ed in fretta. Ma quando avrai terminato i tuoi compiti non venire in camera mia come al solito. Segui la padrona Isabella nella stanza degli ospiti, stanotte dipenderai da lei”-
-“Si, dottoressa”-
Claudia uscì prendendo l’amica per mano. –“Ti mostro io dov’è la stanza degli ospiti”-
Isabella la seguì, non prima d’aver salutata la serva –“Fai presto, schiavetta. Ti aspetto”-
La serva asciugò il bagno, si rassettò i capelli ed il viso, sistemò le preziose calzature della sua prima padrona nella scarpiera e mise a posto il soprabito e la giacca.
Si presentò in punta di piedi davanti alla camera di Isabella quando Claudia dormiva già. Aprì la porta. La stanza era buia. Alessia chiuse l’uscio senza sbattere e si avvicinò al giaciglio a quattro zampe, sdraiandosi sul freddo pavimento al posto dello scendiletto.
Trascorsero alcuni secondi di silenzio assoluto. La serva pensò bene che la modella fosse già addormentata, sfinita dopo una lunga giornata di lavoro. Chiuse gli occhi e cercò di assopirsi. L’indomani avrebbe dovuto svegliare la sue due padrone, preparando per loro una buona colazione ed aiutandole a vestirsi e a truccarsi. Si assopì. D’un tratto qualcosa la toccò sul volto. Alessia aprì gli occhi e vide, nella penombra, il bel piedino di Isabella che dondolava sopra al suo naso. La gamba della dea sporgeva dalla coperta fino al ginocchio. D’istinto Alessia provò il desiderio di baciarlo.
-“Sei qui, Alessia?”- chiese la melliflua voce della nuova padrona.
-“Si, signorina Isabella. Ai suoi ordini”-
Isabella rise. –“Come sei brava, cara la mia servetta. Ma senti, Alessia, ti pare che io sia un po’ troppo cattiva con te?”-
-“No, assolutamente, signorina”-
-“Prima però ti ho fatto male”-
-“Non si preoccupi. Lei può fare di me quel che vuole”- giurò Alessia.
-“Davvero? Allora senti, stasera non ho sonno…non ancora”- scoprì le sue belle gambe dal morbido abbraccio delle coperte –“Claudia ha detto che sei brava a fare i massaggi e voglio proprio vedere se è la verità. Comincia da dove sai e datti da fare con la lingua”-
Alessia si mise in ginocchio e senza esitare, in assoluto silenzio, iniziò a leccare i piedini perfetti di Isabella.
E a chi volesse scrivermi ma non trova l’occasione per farlo… mail e contatto msn sono sotto al titolo!!
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16 years ago
tom,
40
Last visit: 15 years ago
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La mia prima coppia
E' successo un paio di anni fa... e si sa, la prima volta non si scorda mai!!!
E' stato con una coppia molto bella, una decina di anni in più di me, ma cono corpi e mentalità da ventenni... conosciuti grazie a Desy, con loro avevamo già fatto un promo incontro puramente conoscitivo;
li aspettavo a casa mia, era tutto pronto: candele, musica, secchiello con ghiaccio, bottiglia di prosecco... Arrivano, Lei indossa una minigonna jeans da adolescente e una magliettina sexy, lui jeans e camicia... Accolgo Lei con un baciamano, lui con una stretta di mano (non avrei mai detto che da lì a poco ci saremmo spompinati a vicenda)... si guardano intorno e apprezzano l'ambiente nel quale erano stati accolti... ci accomodiamo sulle poltrone, parliamo del più e del meno, verso da bere, brindiamo..
dopo un poò percepivo che era giunto il momento in cui si poteva iniziare a giocare, ma essendo la mia prima volta non sapevo come "rompere il ghiaccio" allora ci ha pensato Lei...
si alza in piedi tra me e lui, dando a me le spalle... Lui inizia a baciarle il pancino salendo pian piano verso le tette, io mi inginocchio ai piedi di lei e accarezzo e ricopro di baci le sue gambe, bacetti senza lingua, prima, poi inzio a leccare quella meravigliosa pelle setosa... alzo la mini e inizio a mozzicare quel bel culetto ke mi era apparso davanti mentre le mie mani le sfioravano la skiena...
Mi fermo, ci fermiamo tutti, io e lui ci alziamo in piedi, e mentre le baciamo il collo e le togliamo di dosso quei pochi indumenti che la vestivano ci spogliamo del tutto anche noi... butto giù l'occhio e nono con piacere che il suo uccello non fa sigurare il mio, smebrano quasi gemelli!
Ci spostiamo verso il lettone, dalla parte dello specchio (ci eravamo detti di preferire guardarci durante)... Lui si stende per primo sul letto, Lei ancora no, è in piedi di fianco e si piega x baciarlo.. è lì che realizzo che finalemente la mia più grande fantasia si stava avverando...
torno in ginoccio ai piedi del letto e la lecco lì, dove è bagnattissima ed anche un po' più indietro sulla rosellina del culetto...
Lei gradisce, le gambe le cedono spesso per la goduria e si fa aiutare dal marito a rimanere in piedi, allora mi alzo e saliamo anche noi sul letto... Lei si inginocchia sulla faccia di lui e si fa leccare, mentre lui rimane steso con l'uccello al vento e le gambe aperte.. io mi metto in piedi sul letto tra le gambe di lui e di fronte a lei che appena mi vede lì mi lancia uno sguardo maliziosamente conturbante e inizia ad assaprare tutto cò che di mio si ergeva davanti a lei...
Eccoci tutti e tre sul letto a dare e ricevere paicere, ma non mi bastava ancora, e allora dopo un po' però la fermo, mi inginocchio e avvicino il mio visso all'uccello di lui, e senza pensarci due volte, come se fosse la cosa più naturale del mondo glilo predo tutto in bocca...
in quel momento Lei si avvicina al mio orecchio, mi sussurra "bravissimo..." e lecca l'uccello del suo uomo insieme a me in uno strepitoso intreccio di lingue...
questi scritti finora sono solo i preliminari di una serata che non dimenticherò mai per tutta la vita, e che vorrei ripetere all'infinito e con infinite variabili sempre nuove da sperimantare...
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16 years ago
admin, 75
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Risvegli
Risvegli!!!
E’ lì che mi sono svegliata dal torpore di moglie....grazie ad un altro...
Era un po’ che mio marito cecava di convincermi mentre facevamo l’amore ad allargare il nostro rapporto ma io a parte in quei momenti non ne volevo proprio sapere fino a quando…
...un bel giorno…
nella tasca dei jeans....
sul mio lato b....
trovo un biglietto....che dice parole dolcissime....e molto provocanti....(allora per andare al lavoro prendevo sia treno che metropolitana).
Torno a casa e dico a mio marito....ma che fai mi metti i bigliettini in tasca....
e lui; no....ma che sono matto....ed io glielo faccio leggere....e lui....insiste nel dirmi che non era stato....anzi inizia ad ingelosirsi....
Comincio a viaggiare con il terrore....ma nel frattempo inizio a guardare tutti gli uomini piacenti...pensando è lui o non è lui....
fino a trovarmi un biglietto sul parabrezza della macchina...che lasciavo alla fermata....
solite frasi....come sei bella...come ti stava bene quella giacca....che cosa non farei per te etc. etc.
però!
Aiuto...io la sera arrivavo alla fermata al buio...ed era molto isolata....
sempre guardandomi intorno ho iniziato a viaggiare con i sassi nella borsa....non si sa mai fosse un maniaco...lo stendo...
i bigliettini raggiunsero la frequenza di un giorno si e uno no....alla fine mi manda il suo indirizzo mail....
Iniziamo uno scambio di mail.....,io fessa usa la mia.....e guarda caso mio marito scopre subito lo scambio....e non dice nulla....
il volpone!!!!
cerco di essere carina.....e di farlo uscire allo scoperto....
che allocca!!!!!
sinceramente avevo paura...mista ad eccitazione il mio ammiratore misterioso era dolce e perverso allo stesso tempo e mi provocava chiedendomi se avevo mai pensato a situazioni hard tipo triangoli e altro oppure un altro uomo..e io ci stavo anzi più passava il tempo e più mi eccitavo all’idea di poter fare l’amore con un altro senza sapere chi fosse per puro divertimento…oddio stavo cominciando a ragionare come un uomo!!!
Comunque la cosa mi eccitava da morire e non vi dico in che stato ero e da allora ogni volta che il mio maritino durante il sesso provava a sondare (il bastardo sapeva tutto mi leggeva le mail) io mi bagnavo come una ….si proprio come una di quelle e diventavo sempre più focosa per la sua gioia.
il signorino iniziava ad essere un pochino pesante su ciò che voleva da me.....
provo a dargli un appuntamento per un caffè.....ma niente....mi da buca con una scusa......
paura.....
la sera non vi dico come tornavo....sembravo serpico
pronta a tirare una borsata a chiunque si avvicinasse....
ma naturalmente i suoi raccontini mi eccitavano....e tornavo da mio marito non vi dico in che condizioni....
il maritino...sapendo tutto....approfittava della mia eccitazione....bastardo
e si divertiva a provocarmi.....
in poche parole il mio amante virtuale...un giorno spazientito...mi ha proposto di uscire con lui e con altri suoi amichetti....
da li mi sono chiusa come un riccio...l'ho mandato a quel paese....
ed ho raccontato tutto a mio marito....il quale....mi ha detto che sapeva....
e che il mio cambiamento gli era così piaciuto...che anche la sua gelosia andava in secondo piano.....
da lì ho capito......che quando ci si scambia la pelle...è bello divertirsi...stuzzicarsi....e far piacere all'altro.....
e non amore mio sei solo tu nella mia vita etc etc etc
mi sa che avevo capito dove voleva andare a parare...il maritino…
Da quel momento almeno sessualmente non abbiamo più problemi...grazie al tizio che non si è più fatto sentire e/o vedere
:forse la tua donna a bisogno come me di uno sconosciuto che la sblocchi...
virtualmente....io non ho mai tradito mio marito...preciso!
Come dice lui mi stà lavorando ai fianchi....e prima o poi cadrò nella sua rete....chissà....
ho smesso come di fare l'ipocrita da un po'....
mio marito dice che è dal primo giorno che mi ha incontrato...che dai miei occhi usciva la porcellina che è in me....
ma se ne era accorto solo lui....io no....Almeno fino ad oggi!!
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16 years ago
Tata1e1Maurizio,
45/45
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L\'ingoio al cinema
Una mia amica racconta....
Il tutto, tremendamente vero, è successo molti anni fa, esattamente nel 1995. Ancora non conoscevo l’uomo che sarebbe diventato mio marito; ero una ragazza normale che lavorava come assistente alla clientela in una azienda che produceva software per i POS. Ovviamente nel 1995 i POS utilizzavano software che oggi sarebbero antidiluviani e necessitavano di assistenza continua anche nei giorni festivi. Io lavoravo dal mercoledì alla domenica compresa: era abbastanza pesante ma avevo due giorni interi di riposo ed ogni tanto li utilizzavo per fare shopping o per passeggiare, anche da sola, per le vie del centro. Un martedì di aprile ho preso l’autobus per andare in centro: erano le 11:00 ed il mezzo era abbastanza affollato. Ero in piedi quando sento una persona terribilmente vicina: mi giro di scatto,quasi d’istinto e vedo un uomo sulla quarantina (io all’epoca avevo 25 anni) che era a pochi millimetri da me e che ovviamente guardava dall’altra parte. Io non la presi male, anche perché non aveva fatto “la mano morta”, non potevo dirgli niente, potevo solo spostarmi ma non lo feci perché era un bell’uomo, alto, moro bellissima presenza. Io quel periodo non stavo con nessuno, anzi erano otto mesi che avevo rotto con un ragazzo. Per tutto il tragitto, durato circa 15 minuti, io sono stata ferma in piedi e lui a pochissimo da me: devo dire che la situazione mi interessava, non mi dava fastidio, mi intrigava. Scendo alla mia fermata, una via parallela al corso principale della mia città, e lui fa altrettanto. Cammino circa tre/quattrocento metri fermandomi ogni tanto a delle vetrine e lui mi segue, finchè mi giro ci guardiamo, anche se a distanza, a lungo ma lui non si fa avanti. Ho capito che forse voleva soltanto una avventura: mi sono detta “ perché no?” A pochi passi da me c’era un manifesto di un film che proiettavano in un cinema a poche decine di metri, aperto dalle 10:00 (per via degli studenti che marinavano la scuola). Mi incammino, entro: era un cinema che aveva due sale: nella sala grande era in programmazione un film che adesso non ricordo, mentre nella sala piccola, ma veramente piccola, programmavano FERMO POSTA di Tinto Brass. La sala grande purtroppo era chiusa ed era aperta solo quella piccola: feci per ritrarmi quanto sulla porta del cinema appare lui. Mi convinco ed acquisto il biglietto, seguita a ruota da lui. Entra nella saletta ed era appena finito il primo spettacolo quindi le luci erano accese. Seduti c’erano quattro uomini abbastanza adulti, uno addirittura anziano, e vado a sedermi all’ultima fila, sola. Lui si posiziona in piedi dietro l’ultima fila ma lontano da me. Si spengono le luci, guardo a sinistra e vedo i bagni: per la miseria, penso, sono venuta a sedermi proprio vicino i cessi !. Dopo cinque minuti sento che lui si avvicina, stando sempre in piedi, alle mie spalle. Passano i minuti e non succede niente; il film era molto spinto e francamente avevo incominciato a guardarlo con interesse. Più tempo passava e più mi eccitavo non per la situazione con l’estraneo, di cui mi ero quasi scordata, ma tanto per il film veramente bello. Dopo circa 15/20 minuti all’improvviso sento una mano sul mio seno destro: mi volto di scatto ed era lui che come se niente fosse guardava il film e toccava il mio seno (una discreta quarta sotto un golfino rosso attillato). Mi volto guardo anch’io il film mentre lui continua sempre più “voracemente” a palparmi le tette. Mi sento molto eccitata, allargo le gambe, portavo un pantalone elasticizzato, metto la mia mano sulla passerina e comincio a toccarmi. Sento da dietro una lampo che si apre, mi volto e lui tiene fra le mani il suo cazzo, per la verità non lungo ma abbastanza grosso. Non riesco a rigirarmi, che lui lascia le tette, prende la mia testa e la spinge contro il suo cazzo. Mi sentivo eccitatissima, smetto di toccarmi, e con le mani afferro il suo culo per spingere ancora di più dentro la mia bocca il suo cazzo, duro sino all’inverosimile. Se ne viene come una fontana in bocca ed in gola; mentre lui si gira e chiude la lampo io mi giro per sputare via il suo sperma. Mentre lo stavo facendo, si accendono le luci. Mi rialzo e vedo che gli altri uomini mi guardano. Io arrossisco e penso “ mi avranno vista?”. No cavolo, mentre facevo il pompino all’estraneo emettevo mugolii sempre più intensi e sicuramente mi avranno vista. Sto ferma, intenzionata ad andarmene appena inizia il secondo tempo. Si spengono le luci, neanche il tempo di accorgermene, e tre dei quattro uomini presenti si alzano e si dirigono verso di me. Pochi passi e si siedono a fianco, uno a destra e due a sinistra. Immediatamente tirano giù la lampo ed iniziano a masturbarsi. Io era impietrita, non sapevo cosa fare, se magari gridare o scappare via. Ma loro si masturbavano soltanto, non mi stavano toccando o trattando male. Io li vedevo e più passavano i minuti e più ero sorpresa. Non nascondo che dopo poco, questo loro masturbarsi guardando un po’ il film ed un po’ il mio seno, mi piaceva. Uno di loro infine mi dice “ signorina, posso toccarla?” questa domanda mi lasciò di sasso. Mi dissi che erano probabilmente degli uomini seri ma terribilmente infoiati. Gli dissi sottovoce di si e lui incominciò a toccarmi le cosce, quello a destra vedendo l’altro anche lui mise la mano sulla coscia ed iniziarono a toccarmi; passarono poi alle tette mentre il terzo si alza viene davanti a me si abbassa ed incomincia a baciarmi da sopra i pantaloni la passerina. Ero eccitata in maniera quasi bestiale; loro al contrario dell’estraneo erano dai modi gentili e che ti mettevano a proprio agio, ed io mi sentivo bagnata fradicia. Il terzo poi toglie i miei pantaloni e gli slip ed incomincia a leccarmi avidamente la fica. Poi, i due ai miei lati mi alzano piano, al mio posto si siede uno di loro con l’intenzione di penetrarmi. Mi siedo sul suo cazzo e prendo a saltare e gemere mentre dà forti colpi di reni. Davanti, in piedi, ai miei lati si posizionano gli altri due, e gli prendo in bocca a turno i loro cazzi molto duri e carnosi. A turno mi impalano tutti e tre e tutti e tre ricevono un pompino. Infine mi prendono, mi girano e mi mettono a pecorina sulla poltrona con la testa rivolta verso dove prima ho fatto il pompino all’estraneo. Uno gira verso di me, me lo mette in bocca e dopo alcune pompate mi viene in gola mentre un altro da dietro mi lecca la passerina ed il culo. Così fanno tutti e tre, non ho mai visto tanto sperma in tutta la mia vita, anche se lo sperma lo buttavo subito fuori. Mi salutano con un bacio sulla guancia e se ne vanno. Io ero completamente sfinita; non scopavo da più di otto mesi, non so neanche io quanti orgasmi ho avuto. Mi distendo sulla poltrona, dopo essermi un po’ ricomposta, e chiudo gli occhi. Dopo forse 5 o 10 minuti mi ritrovo il quarto uomo che all’inizio era presente in sala. Il cinema, tranne noi, era completamente vuoto, ma io presa dalle scopate precedenti, di questo anzianotto me ne ero completamente scordata. Mi guarda sorridente, avrà avuto circa sessant’anni, ma i modi erano molto signorili. Comincia a toccarmi, mette la mano nei miei pantaloni elasticizzati e comincia a toccarmi il clitoride. Io butto la testa all’indietro e ricomincio a bagnarmi e a godere: me ne vengo e lui soddisfatto mi dice “ mi fai venire anche a me?” si tira fuori il cazzo, invero un po’ piccolo, io mi inginocchio mentre lui rimane seduto lo prendo in bocca ed inizio a fargli un pompino. Mentre spompinavo dice “ sto per venire, ma ti prego non buttare via lo sperma, lo sperma è salute, è vita e non fa male anzi è tutta vitamina”. Fino ad allora io non avevo mai ingoiato lo sperma perché mi faceva un po’ schifo, ma lui lo disse con una voce talmente tranquilla e saudente, quasi come se io dovessi ingoiare lo sperma di qualcun altro, che lo feci. Lui venne a fontana, mi prese il viso molto dolcemente con una mano sotto il mento, mi avvicinai al suo viso, mi disse “ apri la bocca senza ingoiare” lo feci poi mi disse “ingoia” lo feci. Il sapore era buono e lui era stato dolcissimo. Mi baciò e mi disse di farmi trovare qui il martedì successivo. Ebbi una storia con lui durata sei mesi e tanti litri di sperma ingoiati.
msn [email protected]
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16 years ago
admin, 75
Last visit: 13 hours ago -
La donna delle pulizie
Avevo cominciato da qualche tempo a masturbarmi regolarmente nel cesso dell’ufficio.
Non saprei dire neanche come e perché fosse cominciata quell’abitudine, ma oramai era una delle tante mie attività…”d’ufficio” che praticavo ogni giorno feriale, poco prima di uscire, quando rimanevo da solo con la scusa di dover sbrigare qualche pratica ‘rognosa’.
Mi eccitava l’idea di prolungare il mio orario di lavoro e quindi di fare straordinario solo per masturbarmi!
L’idea di essere pagato per procurarmi piacere era una sottile perversione che spingeva con più foga i miei spermatozoi fuori dal mio uccello dritto, sulle piastrelle di quel cesso asettico.
Entravo di soppiatto con il viso paonazzo e il cazzo già sgocciolante, chiudevo con cura la porta dietro di me, abbassavo la tapparella e i pantaloni, tiravo la mia verga fuori dagli slip e cominciavo a menarmelo, dapprima lentamente e poi via via più in fretta, fino a svuotarmi e a tornare come se niente fosse alla mia scrivania.
Certo, prima mi riempivo gli occhi di immagini…come dire…stimolanti e talvolta stampavo perfino quelle più eccitanti (per lo più donne che orinavano in luoghi pubblici o uomini che si facevano penetrare e deflorare il buco del culo) in modo da portarle nel cesso, masturbarmi convulsamente, sborrare e andar via dopo essermi ripulito e aver aperto la finestra del cesso affinché l’odore di maschio appena svuotatosi andasse via in fretta.
Il tutto per magari solo 10 euro di straordinario, ma non importava la cifra: era l’atto che mi saziava, l’atto in sé!
Questa storia andava avanti già da diversi mesi ed era diventata oramai un’abitudine come prendere il caffè o fare due chiacchiere coi colleghi, quando avvenne ciò che a volte avevo temuto ma che ero convinto non potesse mai accadere.
Erano già quasi le 19, per cui ero strasicuro che non fosse rimasto nessuno su tutto il piano; per la prima volta fui un po’ superficiale, dimenticando di chiudere a chiave la porta, forse per la fretta di svuotare le mie gonadi, dato che avevo trovato delle foto fantastiche di una splendida ragazza che pisciava letteralmente in mezzo alla strada, incurante delle auto che sfrecciavano a non più di un metro da dove lei si era accovacciata per dar sollievo alle sue reni, mettendo generosamente in mostra una splendida fighetta bianca e liscia.
Cominciai col solito rito quotidiano, già eccitatissimo prima ancora di toccarmi; tirai fuori l’asta e avevo appena dato le prime due scrollate col polso destro quando tutto a un tratto…SBAM! Si spalancò la porta e mi ritrovai davanti una figura femminile che ad alta voce mi apostrofò con un:”Ecco chi è il porcellino che mi fa faticare tanto per pulire questo maledetto cesso! Ah, ma questa storia deve finire, eh?”.
Per un attimo mi convinsi che stavo per morire: il cuore cominciò a battere all’impazzata e sentivo le gambe cedere sotto il peso della vergogna di essere stato scoperto col cazzo duro in mano (proprio in direzione della porta aperta, poi! Che coglione che ero stato!) da un’estranea, ma qualcosa….qualcosa pian piano mi tranquillizzò: riconobbi il donnone delle pulizie con la scopa in mano (cazzo! Avevo dimenticato che era mercoledì, giorno di pulizia del mio piano!!), ma era l’espressione del suo viso, per niente adirato e anzi con uno strano sorrisetto agli angoli della bocca, che mi trasmise calma e tranquillità.
Non era quel che si suol definire una bella donna, essendo bassa e tarchiata, sulla cinquantina circa, poco curata nella sua femminilità; ma non vi nascondo che era da anni che le spiavo il seno quando casualmente la incrociavo nei corridoi degli altri piani, un enorme balcone che sarà stato almeno dell’ottava misura e che un guizzo di desiderio di tanto in tanto mi faceva sentire brividi al basso ventre.
“E adesso che facciamo? Come farà a guardare in faccia i suoi colleghi quando si saprà questa storia, eh?”, mi incalzava lei, con quello strano sorrisetto e una luce particolare negli occhi.
Io, rosso di vergogna in faccia quasi più della mia cappella che oramai cominciava a ritirarsi sotto il suo cappuccio di pelle raggrinzita, balbettai qualcosa tipo:”Ma no, la prego…ma cosa dice….ma io non facevo nulla che..”, cercando vanamente di nascondere ciò che era fin troppo chiaro; non mi sorpresi più di tanto, però, quando me la vidi venire incontro fissandomi l’uccello e la osservai tendere piano la mano destra verso la mia asta e dire, schioccando la lingua e con una vocina molto diversa da prima:”Ma fai vedere…ma guarda…questo poverino si è spaventato e si vuole ritirare…ma no, ma no…ci penso io, dai!”.
La paura mi passò completamente quando vidi il mio uccello sparire completamente nelle sue fauci e sentii che pompava come un’assatanata per ridare vigore a quella giovane verga!
Anzi, in pochi secondi il cazzo mi ricominciò a pulsare come appena un minuto prima e cominciai ritmicamente a fotterle quella bocca esperta e a desiderare di riempirla del mio seme bianco.
Inutile dire che impiegai poco meno di un minuto per raggiungere l’orgasmo, mentre le ripetevo ossessivamente:”Troia, troia! Tu sei una troooooia!!” durante gli schizzi che le riempirono la bocca di un sapore acre di maschio selvatico.
Avrei voluto rivestirmi e andar via subito, ma la cagna non sembrava affatto disposta a mollare il suo giovane osso proprio ora che l’aveva trovato!
Si era appostata per due settimane per “beccare” il suo porco, quando aveva capito che qualcuno amava farsi seghe in quel cesso (nonostante tutta la cura che riponevo nel cancellare ogni traccia, temo di aver lasciato qualche schizzo galeotto come testimonianza del mio ‘vizietto’…) e non vedeva l’ora di scoprire chi fosse e di usarlo per i suoi scopi, dato che erano diversi mesi che non si faceva dare una bella ripassata da qualche verga dura ed era ingoiata come una lupa in calore.
Chiuse a chiave la porta, si spoglio con una rapidità insospettata in una femmina di quella mole e avvicinando un capezzolo alle mie labbra mi invitò con un:”Succhia, porco! Credi non mi sia mai accorta di come mi guardi le tette, eh?” a gioire di quel suo enorme e splendido seno!
Non credevo ai miei occhi né alla mia lingua: finalmente potevo succhiare quelle splendide montagne di carne fino a quel momento solo immaginate!
Le mie mani cominciarono freneticamente a strapazzare le sue tettone calde e morbide e dai capezzoli rosa e larghi; sentii che cominciava a gemere, la cagna, finalmente sciogliendosi davanti a me e al mio uccello di nuovo ritto e pronto!
Senza indugiare, le infilai tre dita nella figa liquefatta: un lago di desiderio bagnò le mie dita; continuai a muoverle dentro e fuori, dentro e fuori fino a sentirla gemere senza alcun ritegno!
Quasi le strappai a morsi il capezzolo che avevo in bocca, ma oramai non ero più in grado di controllarmi: la feci girare di spalle, le dissi di poggiare le mani sul lavabo e le infilai il mio attrezzo nel culo senza trovare alcun ostacolo; stantuffai velocemente per un paio di minuti e cominciai anch’io a non trattenere più i miei mugugni di piacere.
Le schiaffeggiavo violentemente le natiche ogni volta che spingevo l’uccello più a fondo nel suo retto, luogo sicuramente esplorato centinaia di volte da altri uomini prima di me, a giudicare dalla facilità dell’inserimento.
Le porsi il manico della scopa con cui era entrata nel cesso e vidi come lo fece sparire tra le gambe, nella figa fradicia di umori, raddoppiando i gemiti di piacere.
Sborrai in quel retto ampio e accogliente ripetendole che era una cagna e che l’avrei riempita di crema, la mia crema; sentii che veniva con un lamento prolungato anche lei; tirai fuori l’uccello, lo porsi alle sue labbra avide per farmelo ripulire con cura, e andai via dicendole ancora una volta:”Ma quanto sei troia! Mi fai schifo, cagna!!”, sputando per terra prima di uscire dal cesso.
Erano quasi le 20, quella sera lo straordinario mi aveva fruttato oltre 20 euro!
Da quel giorno, per ‘comprare’ il suo silenzio, ogni mercoledì rientro a casa un po’ più tardi del solito, con 20 euro in più sul conto e tanta tanta tanta sborra in meno nelle palle!
Per domande e altro
msn : [email protected]
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16 years ago
admin, 75
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Farfalla e muflone...
Farfalla e Muflone:
Ci sentiamo come tanti di noi su desiderya, ci troviamo a casa mia, io preparo una cenetta intima con tre portate.
Ci presentiamo ci beviamo uno spumantino e parliamo del piu’ e del meno. Cosa fai nella vita ecc…
Durante la cena parlando sempre del piu’ e del meno, iniziamo ad approfondire l’incontro da me, con un mio momento di gelo e di imbarazzo chiedendo di arrivare a noi entrando nel discorso di questo mondo. Tolto le prime remore e imbarazzi inizio a chiedergli se da tanto che facevano incontri, perche’, e le loro fantasie. Loro ovviamente facevano uguali, chiedevano anche a me e , piano piano, entriamo nei discorsi intimi.
Lei inizia , dopo il dolce, sensualmente e tranquillamente a togliersi la camicetta rimanendo con un vestito comprato ovviamente nei sexy shop ma che con la camicetta faceva risultare un vestito, si da incontro, pero’ cmq nel generico sobrio ma molto intrigante ovviamente per uno scambio di coppia o da prive’.
Il vestito era un tubino tipo pelle finta, senza spalline e con un balconcino a coppa, di colore rosso porpora. Calze nere, scarpe coi tacchi rossi laccati molto da zoccola pero veramente intriganti per la situazione!. Un bel sedere rotondo, ne piccolo ne grosso,, terza di seno, truccata con rossetto carne, occhi neri con riga alla egiziana e capello nero lungo fino al sedere con frangetta tipo vampira. Una bella donna sui 45 portati molto bene. Si vedeva che era una che si teneva con palestra e soprattutto che gli piaceva provocare perche’ sapeva anche alla sua eta’ di dire, comunicamente parlando di essere una donna molto piacente.
Lei tolta la camicetta, e comunque dopo due ora di cena tra battute e battutine sulla serata e dopo aver appurato nel generico se eravamo affini nei giochi, mi chiede se mi scoccia se suo marito poteva uscire di casa farsi un giro per lasciarci soli cosi’ io e lei rimanevamo e poi lui sarebbe tornato per poterci spiare dalla porta e magari fare qualche foto. Io dicendogli che non c’era problema per le foto e dissi che non c’ era nessun problema anzi di rimanere con lei era un onore.
Premetto era una persona molto seria all’ inizio pero’ che durante la cena si e’ rivelata una persona semplice e alla mano che stava alle battute , alle provocazioni pero’ sempre nel modo giusto e che rimaneva sempre partecipe alla battuta. Ci sapeva fare e sapeva fare la vamp! senza disturbare ma rendendosi veramente maliziosa. Sincero una 45enne veramente portati bene sia di testa perche’ sapeva giocare con malizia senza essere volgare e perche’ era consapevole e libera di cio’ che faceva, e anche perche’ aveva una certa voglia di non tenersi e di essere molto ammaliante di corpo.
Faccio il caffe’, lo beviamo e finita la sigaretta lui si alza e dice di lasciargli le chiavi e che dopo un’ora e mezza sarebbe rientrato con la macchina fotografica e come d’ accordo , che io dovevo stare tranquillo che non mi avrebbe fotografato di faccia e cmq dopo le avrei viste con lui. Io le diedi le chiavi e lui usci.
Li il mio sguardo finisce sui suoi begli occhioni scuri e profondi e il mio cazzo inizia a farsi sentire, la gola si asciuga e guardandole il decolté mi siedo accendendo una sigaretta e guardandola sorridendo malizioso per vedere cosa avrebbe detto liberi e soli.
Lei ovviamente subito mi dice allora come ci hai trovati?
Io, interessanti! persone che sanno cosa vogliono e che si divertono detta come hanno detto stilasi per me!
E lei .Molto! Poi tu mi ispiri!
Al che le dico perche’ non andiamo di la e mettiamo della musica, e lei stranamente mi chiede un porno con una musica sotto fondo. Ci rimani stranito e’ strano che una donna voglia un porno sotto fondo cmq per me metterlo o no e’ indifferente misi uno dei porno che avevo in dvd, ma capii tutto quando volle vedere che cosa avevo nel pc, sicuramente per capire che tipo ero e per vedere cosa scaricavo e che cosa mi intrigava e poteva interessare a entrambi (me la detto in incontri successivi).
Non essendo un cultore del porno perche’ sono dell’idea che visto uno visti tutti di ogni tipologia tranne quelli sado maso che non rientrano nei miei interessi. le misi dei dvd originali di una serata tra coppie amatoriale comprata in un sexy shop e che uso spesso con le coppie quando organizzo i miei randevu’ tra piu coppie che incontro per fare amosfera.
Lei vidi che si avvicinava al pc e con una scusa mette la mano sulla mia e inizia ad accarezzarmi il braccio mettendosi sul fianco destro e con la mano sinistra inizia ad accarezzarmi il fianco della gamba dicendomi che era una sensazione che non aveva mai provato a stare tra tanti che si lasciavano andare facendo sesso con tanti in una sera. Io facendo finta di niente metto una mano sulla sua spalla e con la destra continuo a cercare.
La mia mano finisce presto sul seno e la sua sui miei glutei e sul mio pacco che ovviamente nel giro di 30 secondi si gonfia e lei inizia a prenderlo in mano tra i pantaloni del completo.
Era bello!
Perche’ era naturale.!
Sapevo di essere li come lei per scopare nel vero senso della parola e perche’ entrambi ci piacevamo ma non ci conoscevamo e avevamo un’oretta per divertirci senza il marito e entrambi avevamo fatto capire all’altro compagno di giochi del momento che non volevamo perdere tempo. Io senza dire niente mi girai, la baciai e iniziai ad accarezzare il vestito lei mise subito le mani sul fianco e piano piano salì per aprirmi la giacca e sfilarla e iniziare a slacciare subito dopo la camicia. Io facevo scendere la lampo nel vestito nella schiena di lei, mentre le baciavo il collo, e le sue labbra calde e carnose.
Lei fa cadere il vestito ai suoi piedi, e io sfilando i pantaloni e i calzini insieme rimanendo in boxer neri, vidi un gran corpo con auto reggenti neri un perizoma rosso come le scarpe e un seno rifatto ma veramente bello, tondo in centro e con due capezzoli che spingevano di piacere, belli turgidi e scuri su una pelle olivastra.
Il cazzo usciva con la punta dai boxer e puntava l’onbelico. Lei si inginocchia e inizia ad accarezzarlo e a passarselo sulla faccia salendo alla punta nuda dando delle laccate fugaci. Mi massaggiava le palle con una mano e con l’altra a gambe aperte inchinata davnti a me inizia ad accarezzarsi i seni.
Io dentro di me ero un turbine di erotismo, ero tranquillo a mio agio e voglioso di fare di tutto con lei e lei, si vedeva e si sentiva che era suo agio e voleva lasciarsi andare. Sentivo che lei in quel momento voleva me, e il mio cazzo di 22cm !!!!!!!!
Dopo mi sfila i boxer delicatamente e io accarezzandole la nuca la invito e succhiarlo. Lei mentre mi sfila i boxer e li fa scivolare sulla gamba io li sfilo dai piedi e accarezzandomi con la mano il cazzo, lo inizia a succhiare mettendo la cappella in bocca e piano piano fugacemente, inizia a succhiarlo sulla cappella facendo sentire la lingua, e di colpo lo prende tutto, fino in fondo.
Io, sussulto, faccio un gemito di piacere spingendo il mio canzo tutto dentro, sentendo tutto il calore della bocca che prende i miei 22 cm. E pensai pero’! e partii in un gemito e chiusi gl’ occhi e mi lasciai trasportare dall’ eccitazione !!!
Lei per circa 10 minuti lo succhia dalle palle alla punta era fantastica , io le accarezzavo i seni e continuavo a sentire la sua rotondità col palmo per finire a stringere la punta del capezzolo con due dita. Lei palpandosi, ormai passata dal capezzolo alla figa, faceva salire un profumo dalle gambe di libidine. Aveva riempito la stanza di odore di sesso femminile. Era buono inebriante e pieno di… (tecnicamente detto fermone ihiihi)………….chi vuole capire e sa non ha bisogno di spiegazioni…
La presi e la mi si seduta sul divano. La mi misi in ginocchio sul divano e iniziai a leccarla. Era gia fradicia e appena appoggia le dita per spostare il perizoma lei fece un sussulto e da li inizio’ ad ansimare mentre inizio ad aprirle la figa e leccarla tutta. Lei inizia a sussulta e mi prende per la nuca a spinge la faccia su di lei mentre alza le gambe aperte e mi mette le caviglie sulle spalle. Io mentre la lecco inizio a infilare un dito, due dita, tre dita, fino quattro. Provo anche col pollice per mettere tutta la mno ma non entrava. Inizia mentre la leccavo a infilare velocemente quattro dita sfiorando fino all’utero.
Lei ansimava portava la testa avanti e in dietro e dal basso vedevo i suoi capelli che ruotavano fino all’altezza delle spalle. Guardavo e seni e vedevo i capezzoli tirati, dritti, la sua figa era fradicia, il suo gusto magnifico, la sua pelle dei fianchi e delle gambe che accarezzavo sembravano velluto. Le mie mani accarezzavano tutto dalle gambe l’inguine, i fianchi le spalle, i seni il collo e lei sfilandosi le mutande con la gambe destra inizia a cercare il mio cazzo dritto come un palo e ad accarezzarlo su e giu’ con il piede.
Io capii che lo voleva, e avendo la sua gamba sinistra appoggiata sulla spalla mi spinsi su di lei e mentre le baciavo il collo iniziado a giocare con la cappella sulla figa lei si avvinghiò di schiena sul divano con me sopra che piano piano le infilavo il cazzo.
Lei dio e’ grosso!
Io dentro a meta’ do un colpetto deciso e lo infilo tutto. Lei urla godendo e lo prende tutto stringendo le braccia sui fianchi coi suoi avambracci e puntando le dita e le leggermente unghie sulla schiena spingendo il monte di venere su di me e prendendolo tutto fino in findo nella sua lunghezza.
Inizia a muoversi su e giu’ con la figa e io inizio a pomparla buttandola col fianco sul divano e io tenedo una ganba alzata inizio con colpi deciso. Lei diventa arrapatissima allunga le braccia afferrando il palo del soppalco e inizia a tenere il ritmo con me. Capisco che a lei piaceva essere sbattuta!
Io sapendo di durare parecchio! E lei era fantastica!
Iniziai a darle colpi secchi lei godeva, inizia a dirmi scopami, sbattimelo denro, dai, di piu, fallo sentire!
Si stava dimostrando quello che era una donna di mezza eta’ con una voglia repressa (detto in senso buono!) che voleva lasciarsi andare e io, pazzo dal momento, ci davo e mi lasciavo trasportare dal momento (oh bellissimo! donne senza offesa ero felicissimo pero’ la verita’ e’ la verita’ tutte e tutti con esperienza e razzionalita negli scambi di coppia e nel vero sesso di tutti i giorni capiscono e sanno cosa succede in certi frangenti), lo tolgo e la metto a novanta lei dopo pochi colpi decisi e mentre le solleticavo il buco del culetto si bagna di colpo, capisco che viene e inizio ad aumentare il ritmo mentre viene urlacchiando!
A un tratto sento le chiavi di casa, era il marito.
Sincero pensai cazzo!!!!
Continuo a pomparla e sento che si avvicina alla porta socchiusa e sento il rumore della macchinetta. Cristo era finita musica io e lei eravamo un tutt’ uno e arrivava lui. Lui dopo un po’entra piano piano, fa foto con me sempre di schiena, ma a un certo punto dallo scazzo della sua presenza mi inizia a intrigare e mi metto preso da lei e la prendo mettendola sopra a con la schiena verso di me. Le inizia a cavalcare, lui fotografa lei, la figa col cazzo io mi eccitavo e sentivo il cazzo che si gonfiava.
Lei viene di nuovo e io sapevo di reggere ancora una sua venuta. Allora inizio ad aumentare ancora il ritmo ormai era frenetico. Avevo lei sopra di me a schiena che saltava come una pazza ansimando con le tette che sbattevano e tre dita nel suo culetto che sentivano il mio cazzo che la penetrava e strusciava dentro. Era bellissimo stavo impazzendo.
Le dissi tra poco vengo e lei senza dire nulla lo toglie!
Capii subito che lo fece non per paura del seme ma per puntalo subito sul buco del culo e spostandomi le dita infila la cappella facendo un gemito e con un ansimazione lungae di sforzo. Sento che piano piano entra, lo infila fino a meta’, lei inizia piano piano a dare il ritmo seduta su di me. Piano piano lo infila tutto con un gemito di dolore misto a piacere. Il marito fotografo cazzo in mano che si segava a due metri.io che non vedevo l’ora di esplodere nel mio piacere.
Eravamo estasiati tutti e tre. Ansimavamo e dicevo porcate io e il marito a lei. Ci sentivamo liberi, eroticamente disinibiti, se siamo onesti direi anche in senso positivo porci ma cmq tranquilli.
Andammo avanti per 5 minuti buoni ma veramente frenetici io le dico vengo! lui anch’io!e lei ansima piu forte e io le libero tutta la mia sborra nel culo .
Lui viene sul pavimento davanti a noi e lei che aumenta di colpo io mi alzosulle braccia, che non reggevo piu’, e lei che di colpo cola dalla figa e io capisco che sta venendo.
Io tengo, e lei piano piano rallenta guardo lui e vedo che sorride mentre accarezza il suo cazzetto umido. Io lascio andare le braccia e mi lascio sul divano e lei rallenta infilandolo tutto e facendo leggermente su e giu e col la testa all’indietro e ansimando a ogni movimento si lascia andare su di me.
Ero distrutto avevo tenuto un’ ora e mezza senza venire , ero estasiato mentre lei si corica su di me con la schiena e distende le gambe in avanti mentre sfila piano piano il cazzo mentre scivola di sul mio fianco e inizia ad accarezzarmi il petto dicendomi sei stato grande.
Lei ovviamente non potendo stare li a coccolarci anche se sicuro se non c’era lui ci saremmo stati almeno 2 ore magari ricominciando, si alza e soffiando e ansimando stordita un wow va verso il bagno baciando il marito e dicendogli grazzie e si lava. Io mi alzo mi metto una tuta senza mutande col cazzo fuori e aspetto di andare in bagno. Lei esce io lo lavo e beviamo qualcosaper tranquillizarci, facciamo due chiacchiere e loro vanno a casa dopo una mezz’oretta buona rimanendo che ci saremmo risentiti .
Io contento vado in sala sistemo tutto , poi passo alla cucina , metto tutto in lavastoviglie, vado in doccia. Apro l’anta e vedo scritto col rossetto il suo nome e un cellulare con scritto di chiamarla dopo tot giorno alle tre. Io segnai il numero feci la doccia e andai a dormire pensando a che mega serata avevo passato e a lei nel suo essere una sirena della trsgrassione.
La richiamai come scritto nella docciae passammo un bei 6 mesi a vederci da soli senza che il marito lo sapesse e a volte col marito, stavamo bene e da soli anche troppo e decidemmo che era meglio finirla perche’ iniziamo troppo a trasportaci di testa. Purtroppo sono sicuro che entrambi ci vogliamo ancora anche perche’ ci sentiamo ancora al telefono e ci diciamo senza remore che vorremmo rivederci ma che sappiamo che non potremmo gestire una relazione in segreto.
La mia morale che se nulla vuole nulla stringe, ma e’ anche vero che chi vive, come la gente in questo portale sa cosa vuol dire trasgredire perche’ vuole sentirsi libero e trasgressivo, e quando entrano in gioco i sentimenti (purtroppo non chiari e a volte non fiduciosi per la situazione e aime’ all’ambiente) diventa un casino mentale. La trasgressione deve essere un gioco!!!!!!!!
Tanti miei incontri lo sono stati un bel gioco e lo sono tuttora ma tanti mi hanno esposto a quasi innamorarmi facendomi rendere conto purtroppo per non fiducia di non avere, la cosi’ detta esclusiva della persona, di rischiare di ingelosirmi e di e fantastiche troppo su quella persona.
Cmq io la trasgressione come dico sempre e per questo scrivo e vorrei che tutti la pensassero nella mia direzione:
IL SESSO E’ UN GIOCO, E’ DIVERTIMENTO, TRASPORTO E VOGLIA DI ESSERE SE STESSI.
NON CONTA L’ESTETICA…
NON CONTA L’ ETA’….
MA CONTA IL CERVELLO ...
ANCHE SE, QUESTO CERVELLO, A VOLTE INCONTRA IL CUORE, E IN QUESTO MONDO PURTROPPO AIME’ DIVENTA UN PROBLEMA.
NON DO LA COLPA ALLA NATURA UMANA MA ALLE CONGETTURE E AL MODO DI PENSARE IPOCRITA CHE CI CIRCONDA, E NON CI PERMETTE DI VIVERE IL PIU BEL GIOCO COME VORREMMO NOI. E DOBBIAMO CERCARLO ALTROVE, LIBERI, FELICI E TRAMQUILLI SOLO PERCHE’ E’ BELLO ED E’ QUELLO CHE ALLA FINE CERCHIAMO TUTTI.
CMQ GODIAMOCELA SEMPRE LA VITA E’ UNA BASTA ESSERE SERI RAZIONALI E CONSAPEVOLI CHE SIAMO TUTTI PERSONE UGUALI E VERAMENTE TRASGRESSIVE CHE CI PIACE E CHE DOBBIAMO SMETTERE DI NON AMMETTERLO
Chiunque vuole commentare o scrivere sui miei racconti e’ ben accetto.. Io nel mio tempo scrivo quello che succede a me, se sono piatto, superficiale e scontato almeno chi mi critica crei una critica costruttiva e non si limiti a essere scontato lui a dire solo quattro parole distruttive senza un perche’. Chiedo scusa per errori ma lo scritto alle due di notte dopo una giornata di lavoro pesante. Cercate di capire!!!!
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16 years ago
admin, 75
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Lui famoso lei intrigante
Quanto segue e’ realmente accaduto su questo sito. Sono iscritto da poco e il giorno dopo mi arriva una e-mail:
“Benvenuto nella nostra Comunità. Se anche tu, come noi, ami la trasgressione e ti piacciono le novità troverai tanti amici.Leggi il nostro profilo e si ti possiamo interessare scrivi e ti invieremo il recapito telefonico”
In sintesi era questa la e mail. Mi sembrava un messaggio automatico che arriva a tutti i nuovi iscritti. “Però” , mi son detto subito, “Questi sono organizzati bene”, pensando che fosse la redazione del sito ad aver inviato quel messaggio di benvenuto.
Poi clicco il profilo del mittente e vedo che si tratta di una coppia. Lei bellissima. Di Lui non c’era niente. Il testo d’annuncio sobrio e garbato. Poche parole ma ben assestate. Decido di rispondere per ringraziare del benvenuto e nell’occasione chiedo il recapito telefonico promesso per sentirci. Erano di Roma. Ed erano on line. La risposta mi arriva subito. “Chiamaci quando vuoi. 335xxxxxxxx” Già che c’ero chiamo e risponde lei. Mi presento, scambiamo un po’ di discorsi e mi racconta di loro. Cosa cercano e come amano giocare.. Praticamente cercano tutto. Singoli, singole, coppie. Una voce suadente e invitante. Lei parlava e mi sembrava di “vederla”. Ci salutiamo dandoci appuntamento per la sera in webcam. La sera mi collegai e trovai lei. Chiesi di lui e mi disse che lui era presente ma non inquadrato. Praticamente era disteso a letto che si gustava la moglie che giocava in webcam. O forse guardava un film. Lei inizio’ subito andando sul forte..mentre si chattava lei si accarezzava il seno, si toccava i capezzoli…ma io avevo capito che fuori campo una mano la toccava tra le gambe. Ne ebbi la certezza quando le chiesi se mi mostrava la sua parte piu’ intima. In quel mentre la mano dovette furtivamente e velocemente scomparire e nella fretta, solo per errore, la intravidi.
Quella sera abbiamo fatto sesso in webcam. Io le ho mostrato il mio cazzo duro. Lei si e’ mostrata completamente nuda e mentre si masturbava sfacciatamente sino al godimento.
Una coppia strana. Non per quello che facevano ma per come lo facevano. Erano furtivi e misteriosi.
Ci siamo scambiati il cellulare e il giorno dopo ci siamo sentiti. Sempre con lei. Lui doveva essere proprio schivo e timido, pensavo io. Concordammo un incontro presso una casa di loro amici data in prestito per l’occasione.
Il gioco, mi disse Gina, consisteva ad essere mascherati durante tutto l’incontro. Accettai. Arrivato a casa la porta, come d’accordo, era socchiusa. Entrai e lei era bellissima. Piu’ di quanto si vedesse in cam, ma mascherata. Un corpo stupendo attanagliato in una semi vestaglia di seta con grande spacco. Era visibilmente nuda sotto. Lui quasi incappucciato dal tipo di mascherina prescelta. Accovacciato sul divano, come a voler rimanere in disparte. Ci salutammo. E seduti abbiamo bevuto un drink. Io e Gina di fronte, lui al centro… Parlavamo ed io ero distratto dal gioco di cosce di Gina. Si intravedeva la sua fica non depilata come avevo già verificato in web. Poi lui si alzò e mi chiese se desiderassi vedere un filmetto. “Non ti offendere”, gli dissi, “ma preferisco farlo il filmetto. Gina e’ troppo arrapante” nel dirlo mi alzai verso di lei e le infilai una mano tra le cosce tastandole immediatamente e ritrassi la mano completamente bagnata. Apri’ le cosce e si distese..Ci siamo dimenticati di lui, anche perché avevo capito che il suo ruolo era di voyeur e non mi ero quindi preoccupato di rischiare l’invadenza. L’ho leccata tutta, ho giocato con i suoi capezzoli mentre lei mi succhiava avidamente il cazzo. L’ho scopata. L’ho inculata. Lei furiosamente godeva. Ha goduto almeno tre o quattro volte. Pausa. Un drink. La sigaretta. Poi ci siamo messi sul tappeto. Io di sotto e lei sopra di me. Un energico 69! E proprio durante il 69, in una posizione che insospettabilmente mi consentiva di guardare anche lui senza esserne visto che scorsi lui che, come per respirare, si tolse per alcuni minuti la maschera!! Ebbi un sussulto. Dovetti sforzarmi molto a non sobbalzare dal pavimento per la sorpresa. Lei si accorse di qualcosa di strano ma non capì cosa. Il cazzo si ammoscio’. Lui, il marito di Gina e’ un personaggio famoso.
Molto famoso e insospettabile. Persona notissima al pubblico televisivo e cinematografico. Non potevo crederci. Ero a casa sua a scoparmi la moglie. Mentre lui guardava. Decisi di far finta di niente per rispetto della loro volontà che solo dopo si spiegava l’eccessiva riservatezza dei comportamenti di lui. Ma Gina intuì che era successo qualcosa. Ma non capi cosa. Da quel momento sono stato frettoloso. Ormai erano tre ore che ravamo insieme, e fu gioco facile poter dire che dovevo ormai rientrare.
Il giorno dopo Gina mi inviò un sms: “ Lo hai visto vero?” , “Si ma involontariamente. Scusami”, risposi.
Ne seguì un altro di sms: “ Sono certa della tua buona fede. Mi spiace ma non possiamo più vederci. Mi fido della tua correttezza e sono certa che farai conto che non ci siamo mai conosciuti”. “Puoi starne certa” risposi “Per me sarà come fosse stato un sogno. Addio”
Il giorno dopo risultavano cancellati dal sito. Mi spiacque ma fu giusto cosi.
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16 years ago
admin, 75
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Le avventure di samantha 1
Ho conosciuto un uomo, tramite il sito di Desiderya, dopo scambi di sms e-mail e telefonate, decidiamo di incontrarci
e visto che voleva vedermi già travestita, siamo andati in un motel tipo americano, cioè con l'ingresso indipendente.
Sono arrivata mi sono depilata le gambe e le parti intime, per il busto ero già andata dall'estetista per la ceretta, ho iniziato a truccarmi, fondotinta, ombretto mascara, rossetto e mi sono laccata le unghie dei piedi e delle mani.
Ho indossato bustino con reggicalze, perizoma, abito tipo sottoveste tutto di pizzo, calze autoreggenti nere, che però ho agganciate al reggicalze, scarpe tacco alto a spillo e logicamente parrucca.
L'ho chiamato al telefono, gli ho lasciato la porta socchiusa e mi sono stesa sul letto a pancia sotto, con tutte le luci spente ad eccezione di quelle del bagno, che con la porta socchiusa, facevano si che si vedesse ma non troppo.
E' entrato, è andato in bagno si è spogliato ed è venuto in camera. Ha iniziato ad accarezzarmi le gambe fasciate dalle calze, ed io un po' per l'eccitazione di incontrarlo per la prima volta, un po' per il suo tocco, mi ha fatto venire i brividi.
E' venuto di fianco al letto e mi ha porto il cazzo già duro da leccare e succhiare, con la faccia girata sul cuscino me lo ha messo in bocca e me lo spingeva giù come volermi scopare la bocca.
Si è disteso di fianco a me e si è fatto leccare i capezzoli, poi le ascelle che fortunatamente aveva depilate e profumat, poi sono scesa e gli ho spompinato per bene il cazzo.
Me lo ha spinto fino in gola ricordo che da tanto era grosso non riuscivo ad ingoiarlo tutto e lui mi ha insegnato come, mi ha fatto aprire la bocca completamente e mi ha detto di scendere e mentre scendevo mi diceva di muovere la bocca di lato come fosse una campana in movimento.
E' entrato tutto ed ho iniziato a succhiarglielo e spompinarlo.
Poi si è girato a pancia sotto e mi ha invitato a leccargli la schiena dalle spalle che aveva grosse e molto sode, uno spettacolo, fino ai glutei, voleva farsi leccare l'ano ma a me fa schifo così si è accontentato che arrivassi alla divisione dei glutei. Mi ha fatto distendere su di lui, con il mio pene in mezzo alle gambe, ma ha anche aggiunto che non dovevo penetrarlo di stare tranquilla, l'uomo era lui e io la sua troia.
Gli baciavo e leccavo le spalle, poi mi ha fatto distendere a pancia sotto ed ha iniziato a penetrarmi con le dita unte per lubrificarmi, non so quante me ne ha infilate, lui ha detto due ma a me sembravano almeno 3 so che quando me le spingeva dentro mi sentivo riempire come non avevo mai fatto.
Mi ha fatto mettere a pecora sul bordo inferiore del letto, lui in piedi dietro di me, ha iniziato a spingermelo dentro e mi sembrava ancora più doloroso e grosso di quando mi aveva infilato le dita.
Mi ha scopato per bene così, poi mi ha fatto rigirare, mi ha alzato le gambe sulle sue spalle e mi ha ripenetrato e mi ha scopato anche così in quella posizione, lo sentivo enorme muoversi dentro di me fuori e dentro con tanto vigore che pensavo mi aprisse a metà, passatemi il termine un po' volgare.
Poi è uscito, si è disteso sul letto e ha voluto gli andassi sopra penetrarmi così spingendomelo dentro tutto, mentre lui mi toccava i capezzoli, sono venuta così come una troia, gli ho inondato i pettorali di sperma che lui una volta sfilato il cazzo e tolto il profilattico mi ha fatto leccare per bene soprattutto quella finita sui capezzoli, poi me l'ha fatto riprendere in bocca fino a quando non è venuto e mi ha inondato, ho ingoiato anche tutto il suo nettare.
Devo dire che è stato molto bello, speriamo di rivederci di nuovo così avrò altre storie da raccontare, ha detto che vuole legarmi al letto e penetrarmi come solo lui sa fare, vedremo.
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16 years ago
admin, 75
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La prima volta
Si cominciava ad avere voglia di mare, l'estate era quasi alle porte e nei fine settimana raggiungevamo una località balneare per la prima abbronzatura. Quel giorno eravamo in compagnia di una nostra cara amica, Giorgia.
La mattina era trascorsa lentamente sulla spiaggia a raccontarci delle nostre giornate ma dopo pranzo la voglia di continuare ad abbronza_ rsi era tornata forte. Preferimmo però usare i lettini del terrazzo così si poteva sonnecchiare un pò. Il posto era abbastanza isolato con la vista del mare in lontananza.
Per riprendermi dal torpore in cui stavo cadendo pensai di offrirmi per spalmare la crema abbronzante e Giorgia accettò di buon grado.
Era di spalle ed io salì a cavalcioni su di Lei avendola competamente rilassata sotto di me; le mie gambe schiacciate di fianco contro le sue.
Appoggiai le mani sulla sua pelle già calda provocandomi istintavamente una reazione eccitata ed il massaggio partì lento, rilassato, coinvol- gente.
La mia Lei era sdraiata nel lettino accanto, di schiena, completamente nuda come sempre Le piace prendere il sole quando è possibile: notò l'atmosfera e i gesti e ci scambiammo un gesto.
Il sole era eccitante, la giornata trascorreva serena, l'ambiente era accogliente e la voglia di lasciarsi andare ci stava prendendo con un senso di erotica leggerezza; non avevamo mai parlato di Giorgia nelle nostre fantasie; era, come dire, troppo intima per pensare realmente di coinvolgerla. Ma quella giornata ci portava dritti a Lei e sotto di me in quella posizione la guardavo con occhi diversi: la sua schiena dritta e larga, i fianchi più sottili e un culo esattamente tondo schiacciato solo dalla posizione supina: il profumo di muschio bianco mi stordiva.
Il mio massaggio l'aveva zittita e lo gustava con lenti respiri quasi a tentare di raffreddare le sensazioni, senza muovere un muscolo, totalmente abbandonata.
Le mie dita più volte arrivarono ad accarezzarLe i seni, massaggiando quelle coppe che schiacciate in giù spingevano ai lati rotondi cuscinetti.
Ed insistevo sempre di più fin quando Lei si sollevò leggermente lasciandole cadere fra le mani in tutta la loro rotondità.
Si stese di nuovo e le mie mani andarono oltre; piano piano giù fino al culo dove le mie dita spinsero più forte forte dalla schiena in giù e viceversa.
Lo slip era ormai ridottissimo e intravedevo chiaramente il suo pelo, lucido per l'olio che maliziosamente spalmavo sempre più vicino fra le sue cosce schiuse. Sandra intanto aveva cominciato a massaggiarsi con l'olio anche Lei dappertutto e sempre con meno attenzione al sole ma con più voglia dei suoi sensi che stimolava.
Avvolsi quindi la fica di Giorgia d'improvviso, con tutto il palmo della mia mano: Lei s'irrigidi, una contrazione che sollevo le sue chiappe inarcando la schiena. Un attimo: poi si raccolse nel mio palmo dandomi modo di sentirne chiaramente il calore.
Mi stavo eccitando per quella improvvisa reciproca complicità silenziosa.
Venni via, non sapevo cos'altro avrei potuto provocare e aspettavo una reazione esplicita per non cadere in errore.
Avevo bisogno di una doccia fredda.
Ma nessuno parlò, forse per l'imbarazzo o forse per la voglia che ormai aveva preso il sopravvento.
L'acqua fredda stava facendo il suo effetto ma non mi toglieva di testa l'immagine delle sue labra, gonfie ed umide.
Passò qualche minuto e Giorgia trovò una scusa per raggiungermi in bagno; credo fosse per farmi assaggiare un ghiacciolo, sussurrando qualcosa sul caldo e sul freddo.
Si avvicinò scostando l'anta del box per farmelo assaggiare e con l'altra mano maneggiò leggermente le mie palle sotto la schiuma e mi diede un bacio, bagnandosi di sfioro anche lei.
Labbra contro labbra le chiesi di chiamare Sandra, che non volevo lasciare fuori e che avevo perso sul lettino del terrazzo.
Si allontanò subito e io non capì il senso di quella reazione; mi asciugai velocemente e ancora nudo e umido andai a sdraiarmi sul letto.
C'era solo l'odore del sandalo sulla mia pelle e un gran silenzio a farmi compagnia; pensando di averla fatta grossa o con Giorgia o con Sandra: mi stesi a riflettere con il mio accappatoio sulla faccia.
Passò del tempo ma ancora in quella posizione sentì il caldo di una mano sulla mia coscia e subito l'altra direttamente sul cazzo .. e poi ancora due sul mio petto, ferme.
Un bisbiglio e poi la prima a prenderlo in bocca fu Giorgia: Sandra sarebbe stata più dolce, lo avrebbe leccato, baciandomi sulla cappella.
Invece sentì subito avidità e violenza e il mio sesso ci mise pochissimo ad indurirsi , come per resistere a quei risucchi poderosi ed a quei colpi di mano che sembravano volessero sdradicarlo.
Sandra ancora non partecipava; conoscendola credo si stesse toccando eccitata in mezzo alle gambe. E' sempre la sua prima reazione!
Non era sul letto ma in ginocchio a terra dietro Giorgia: pensai che stesse distraendo Giorgia che piano piano cominciò a perdere irruenza. Sandra era ormai dentro di Lei con le dita delicate e decise. Quando cominciò a baciarla, gustandone anche il sapore Giorgia assecondò i suoi ritmi più lenti ed anche sul mio cazzo la bocca ora era più rilassata: comincia a sentire la sua lingua.
I sospiri che Sandra gli provocava soffiavano sulla cappella resa rossa dalla stretta sempre vigorosa della sua mano.
Smisi allora di pensare e mi feci trasportare da quella confusione di mani, sospiri e labbra senza sosta.
Anche a scoparmi fu per prima Giorgia di nuovo con forza e decisione; anche i suoi gemiti erano forti.
Io ero ancora immobile, sdraiato e con il viso che nessuno aveva scoperto.....
Un gran vociare di ragazzini sulle scale ci sorprese: erano tornati dal mare e noi indossammo velocemente i nostri costumi.
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16 years ago
admin, 75
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Gang x antonella 3
arrivati nella camera da letto io e lei con le mani nelle mani quasi me la strapparono uno dei ragazzi molto deciso tutto nudo la prese se la porto al suo petto e se la bacio in bocca con laltra mano le rovistava la figa e lei tutta presa ricambiava con passione e gli prese il kazzone in mano.sembrava rapita quasi nn si curava piu di me gli altri due da dietro le tocca vano il kulo e le tette il padrone di casa si rimpossesso di lei e se la porto sopra il letto e se la fece mettere sopra di lui dapprima si baciarono poi lei si aggiusto il kazzone in figa e sposto la bocca sugli altri 2 cazzi, io, pur , stando al suo fianco nn percepivo ke lei se ne fosse accorta.loro riuscirono a farle rispondere a domande sconce come :ti piace il kazzo? dove lo vuoi?e vero ke sei una troia?e lei: si mi piaccciono questi cazzoni grandi e duri; tutto dentro ,anke dietro,si sono la vostra troia dai fai piu forte si mi piace da morire.dopo un po gli altri reclamavano i loro buki e se la scoparono in due uno dietro e laltro davanti.dopo un po di lamenti antonella rantolava dal piacere e stato bellissimo
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16 years ago
mabo5059,
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Voleva di più
Voleva di più.
Non gli bastava che lei fosse pronta a tradire per la prima volta suo marito.
Era mesi che giocava con lei come il gatto con il topo.
Aveva deciso che l’avrebbe portata alla perdizione e adesso sentiva che lei era pronta a seguirlo nel suo gioco perverso.
Quella donna che aveva conosciuto tramite amici e che da subito le era parsa indisponente nella sua religiosa serietà.
Tutta casa e chiesa, niente lasciato al caso, così fredda e insulsa, perlomeno per lui che si era sempre ritenuto “un uomo di mondo”
Eppure quella donna lo attraeva in un modo sconvolgente, il fatto che fosse così casta per quei tempi, la sua bigotteria così evidenziata.
Sulla quarantina, di media statura, niente figli, un corpo ancora sodo, una castità nel vestire che era paritario ai suoi istinti.
Una corazza esterna che avevo deciso di abbattere a costo di passare dei mesi.
E mesi ci vollero affinché lei si lasciasse andare e accettasse che era una donna, una donna che non sapeva cosa volesse dire essere donna.
Finalmente si era aperta, si era lasciata andare e aveva trovato il coraggio di parlare con lui di quello che a lui piaceva parlare.
Piano, con calma, le aveva fatto dire tutti i suoi modi di fare all’amore, di come lo viveva, e di come percepiva il godimento e ancora una volta aveva capito di avere ragione, quella donna non sapeva niente dell’amore o per essere più precisi, non sapeva niente del sesso.
La sua unica esperienza era stato suo marito, il quale si era sempre limitato a rapporti corretti , senza mai superare quello che sarebbe andato contro una normale esigenza sessuale con lo scopo di fare figli.
Solo una volta aveva provato a fare sesso orale e ne era rimasta schifata, la sodomia, aveva sempre pensato fosse un castigo del demonio.
E io divenni il suo demonio.
In quei mesi avevo tramato la mia tela, non vi era cattiveria, era un gioco delle parti, dove io amante libertino, volevo portarla ai miei piaceri.
Tutte le sere finivamo con lo scontrarci sul sesso e io ogni sera diventavo più intraprendente, lei ascoltava e ribatteva e io la provocavo, la portavo a leggere racconti erotici dove la fellazio e la sodomia risultavano piacevoli se fatti con il partner giusti.
Sentivo che cominciava a cedere, le sue risposte diventavano domande sempre più curiose, non respingeva più l’idea di queste varianti, le viveva solo con la paura dell’ignoranza e il terrore del dolore nel caso della sodomia.
Non si era mai posta il problema di toccarsi per godere da sola e mai si era eccitata fuori dal contesto del matrimonio…sino a quel momento.
Sentivo che negli ultimi giorni qualcosa era cambiato, la sentivo più partecipe, la sua voce diventava roca al telefono, decisi che era il momento di chiedere di più.
- Stasera mi piacerebbe in web-
- Che ce di strano, non è la prima volta –
- lo so, ma stasera vorrei che tu fossi senza reggiseno e con qualcosa che mi lascia intravedere le forme dei tuoi seni –
- sei pazzo?
- No, se non ti va lascia stare, ma non mi chiedere di venire per un po’ -
- No, dai, che centra, lo sai che mi piace stare con te, ma una cosa è parlare e una cosa e passare a cose che io non ho mai fatto-
- Io adesso ho bisogno di più che parole, se non te la senti… meglio smettere qui.
Sento un silenzio al cellulare che dura qualche secondo, ma che per lei deve essere una eternità.
- Facciamo così, tu vieni stasera, io ci penso.
Io approfitto del suo cedimento e dico;
- é mettiti una gonna, sai quanto mi piace-
Senza aspettare una sua risposta, chiudo .
non voglio darle il tempo di riflettere, mi rendo conto che la mia richiesta mi ha eccitato e già penso a cosa vorrò da quella donna se questa sera sarà vestita come le ho chiesto.
Alle dieci di sera accendo internet e mi collego con lei, comincio a chiacchierare come sempre di tutto e poi come sempre la porto sul sesso, scaldo l’ambiente e quando sento che la sua voce scende, diventando roca, le chiedo di accendere la web, che voglio vederla.
Vedo la scritta che posso vedere le immagini e subito accetto.
La conosco, conosco tutto del suo corpo nascosto, guardo subito la camicetta che ha messo e vedo con piacere che sotto non porta niente, vedo i suoi capezzoli eccitati da quella nuova sensazione, spingere forte contro la stoffa, mostrandomi quello che volevo vedere.
Guardo il suo viso, vedo che è tesa e aspetta di vedere cosa le dirò:
- Alzati, fatti vedere –
La guardo mentre spostando la sedia si alza e mi fa vedere la sua gonna nera stropicciata che le copre le gambe sino alle ginocchia .
Sono soddisfatto e eccitato: sta bene vestita così e quella camicetta le toglie un poco di quella aria da santa che si è creata.
- stai bene e mi sto eccitando -
Vado diretto con le frasi, non voglio che si rifugi di nuovo nella sua bigotteria.
La vedo arrossire, sa che le vedo i capezzoli per la prima volta e questa frase che ha sentito, è una cosa nuova per il suo modo di vivere il sesso.
- Mi piacerebbe essere lì e accarezzarti i seni, poi sbottonare la camicia e toccarti la pelle e assaporare i tuoi capezzoli con la mia bocca –
Vedo un tremito sul suo corpo, riconosco l’eccitamento e allora visto che lei non parla, continuo;
-Slacciati la camicetta -
Sembra in trance, rimane ferma e io incalzo ancora più deciso;
- Slacciati la camicetta, fammi vedere quanto sei sexy –
Questa volta lei porta le mani sui bottoni e piano li slaccia e poi per la prima volta in vita sua, mostra il suo seno a un uomo che non sia suo marito;
-Prendili tra le mani e accarezzali come ti ho detto mille volte farei io, chiudi gli occhi e pensa alle mie mani-
La vedo che combatte contro la sua moralità, ma ormai gli argini sono rotti, le mani vanno sui seni e cominciano a sfiorare i capezzoli duri come bottoni e piano si accarezza come tante volte le ho detto che avrei fatto io e in quel momento capisco che quella donna sarà mia nei modi più indecenti e che mi seguirà nel fuoco dell’inferno… del mio inferno.
L’incontro
È diverse notti che le chiedo di accontentarmi nei miei piacere virtuali, l’ ho fatta vestire ancora più sensuale, con lingerie sempre più erotiche e le ho chiesto di toccarsi per me, non più solo il seno.
le sue mani sono andate sotto le gonne e per la prima volta in vita sua, lei ha goduto pensando a un altro che non sia suo marito.
- Trova una scusa per domani, adesso voglio sentire il tuo corpo dal vero, farti provare quello che tante volte ti ho descritto, farti conoscere tutto di me-
- Non posso, anzi, potrei, ma ho paura di cosa vuoi da me-
- Sai cosa voglio e sai che vorrò sempre di più…tutto o niente: non sei obbligata ma questo sono io, o mi prendi per quello che sono oppure sei libera di non cercarmi più.
- Ti prego… non dire così, lo sai quanto sei importante adesso per me.
- Bene, ti aspetto domani mattina fuori dalla stazione, vestiti sensuale con qualcosa di nero e metti quelle autoreggenti che mi hai fatto vedere l’altra sera.
Aspetto una sua risposta che non arriva.
-Ciao , a domani – le dico
- Ciao –
E capisco che domani sarà alla stazione.
La vedo scendere dal treno, ancora una volta ha fatto quello che le ho detto, la sua gonna nera è per me un oggetto di desiderio che subito si propaga sotto i miei calzoni; sapere che presto farà con me cose che in vita sua non ha mai fatto, mi fa esplodere di eccitazione, sento il mio membro soffrire chiuso dai miei slip, un saluto con la mano e la vedo incamminarsi verso il suo amante-torturatore.
I miei pensieri sono sotto i suoi vestiti mentre fremente aspetto di toccarla per la prima volta.
- Ciao Patrizia, dal vero sei ancora più bella –
- Anche tu sei meglio dal vero –
Lo dice con un filo di voce e come un agnello che va incontro al suo destino, lascia che io la baci.
Sento per la prima volta quel suo sapore dolce su due labbra di seta.
Stessa sensazione di quando tocchi una pesca.
Le accarezzo i capelli e nello stesso tempo le afferro il corpo e stringendolo a me, le faccio sentire quanto la desidero.
Ancora una volta arrossisce mentre le apro la porta e la faccio entrare nella mia mercedes.
Guardo le sue gambe che cercano la posizione migliore e vedo quelle calze vellutate accarezzarle la pelle e penso alle mie mani quando finalmente potranno prendere il posto delle calze e farle venire i brividi al pensiero di quanto seguirà.
I miei pensieri volano veloci come la mia macchina, la mia mano destra si appoggia maliziosamente sulla sua gamba, proprio dove finisce la sua gonna e quel primo tocco della sua pelle, mi da una brivido caldo che velocemente si sparge per tutto il corpo: lo stesso calore che sento sulla sua pelle, lei cerca di rimanere tranquilla.
Comincio a giocare con la sua gonna e piano guadagno qualche centimetro arrivando sopra le ginocchia, lei istintivamente, appoggia la sua mano sulla mia e fa pressione come per farmi capire che devo fermare quel tocco crescente.
La guardo deciso e le faccio capire senza parlare che deve lasciarmi libero di fare quello che il mio istinto mi chiede, lei capisce e piano alza la mano dandomi strada sul suo corpo e chiude gli occhi.
Salgo ancora e trovo la fine delle sue calze autoreggenti e lì la mia pressione si fa sentire; palpo il suo interno coscia e per la prima volta sento il suo sospiro dal vero, il suo primo sospiro che la porta a allargare leggermente le cosce lasciandomi più spazio per muovermi.
Guardo il suo viso teso che piano si sta rilassando, gli occhi chiusi le permettono di seguire le mie mani senza vergognarsi mentre il suo corpo mi lancia segnali inequivocabili.
I suoi capezzoli, come in web, hanno reagito e ancora una volta spingono soffrendo contro la camicetta che le ho fatto mettere, l’aureola e sproporzionata a confronto al seno e questo mi fa venire voglia di prenderlo in mano e palparlo, lascio che sia la mia mano sotto la sua gonna a prepararla mentre siamo quasi alla mia villa.
Il contatto con il suo piccolo perizoma, fa si che lei si sposti per facilitarmi il tocco e io percepisco i suoi umori che ne hanno abbondantemente bagnato la stoffa.
Le mie dita cercano furtivamente il caldo della sua intimità e si appropriano di quel frutto proibito a tutti sino a quel momento.
Lubrifico bene il dito con il suo desiderio poi esco da lei e metto a posto la sua gonna proprio mentre mi fermo e salgo sulla sua bocca , appoggio il suo umore sulle sue labbra e ne forzo delicatamente l’entrata, lei apre gli occhi , capisce e prende il dito in bocca;
- Succhialo… comincia a abituarti con questo-
lei avvolge il dito e guardandomi negli occhi, comincia a succhiarmi il dito e comincia a simulare un pompino: il suo viso arrossato, contrasta con quello che sta facendo e questo è un ulteriore colpo al mio basso ventre.
Fermo la macchina, vado a aprirle la portiera e prendendola per mano, la porto nel mio mondo proibito.
La prima volta
La faccio sedere sul mio divano nero e mi metto davanti a lei. le mie mani accarezzano il suo viso e piano scendono sul collo per fermarsi sui suoi seni, sento il suo cuore battere forte e questo muove i seni in modo esagerato.
Le slaccio la camicia e li lascio liberi di danzare, mi metto in ginocchio davanti a lei e prendo in bocca quei capezzoli, con la lingua ci gioco e veloce passo da uno all’altro mentre le mie mani accarezzano i fianchi e il resto.
Il suo sospiro è come il suo battito, intenso e veloce, ancora non ha avuto il coraggio di farmi una carezza, continuo a preparare il suo corpo e con le mani scendo di nuovo sotto la sua gonna, arrivo allo slip e senza toglierglielo, lo sposto di lato, poi le dico;
-faremo all’amore solo quando ti sentirò implorarmi di prenderti-
Non aspetto risposta, con la testa vado sotto la sua gonna e con la lingua mi impossesso dei suoi umori ormai esageratamente sulle sue cosce, metto le mani sotto il suo sedere e palpandolo, comincio a cercare il suo piacere.
La mia lingua esperta, trova subito i suoi punti più delicati e presto la sento gemere forte, cerca di resistere, ma inevitabilmente le sue mani prendono la mia testa e le sue parole cominciano a essere confuse: io aumento la mia penetrazione orale e vado sul suo clitoride a scaricare la mia voglia e comincio a martellarlo;-
-Ohhh…Dio mio, ti prego non fermarti…ti prego…
E poco dopo Patrizia ha il suo primo orgasmo con la lingua.
Io continuo, per molti minuti resto dentro di lei e sento i suoi umori scendere sempre più copiosi.
I suoi movimenti diventano scatti, a ogni mia entrata lei ha un sussulto.
-Ti voglio… ti prego… voglio sentirti dentro …
A quella richiesta, io le prendo una mano e l’appoggio ai miei calzoni, senza smettere, mi metto di fianco a lei in modo contrario e le faccio capire cosa deve fare.
- Lo sai che non lo ho mai fatto –
Non gli rispondo, aumento solo il ritmo dentro di lei e dopo pochi secondi, sento i miei calzoni slacciarsi e scendere insieme a gli slip.
Sento per la prima volta le sue mani sul mio membro teso, le sento andare su e giù ma non sento il calore della sua bocca, allora le prendo forte i glutei e stringendoli, le succhio forte il clitoride.
Lei emette un gemito forte, capisce il motivo di quel gesto e aprendo la bocca si posa sulla mia cappella cominciando a giocarci con timore, superato l’impatto iniziale, sento che piano lo fa entrare in profondità e finalmente si appropria del mio sesso.
La sua poca esperienza viene supportata dalla sua voglia di soddisfarmi e così con calma io la aiuto a
Migliorare il suo ritmo e quando sento che cresce di nuovo il suo piacere , esco un attimo e le dico;
- Quando sei pronta battimi sul fianco, veniamo insieme e vedrai che sarà bello –
Scendo di nuovo in mezzo alle sue gambe e ricomincio a leccare tutto di lei, come lei adesso sta facendo con me.
Passa un minuto e dietro a un gemito più forte degli altri, sento il suo tocco nervoso sul mio corpo e allora stringo le mie gambe attorno alla sua testa per evitare che nel momento dell’orgasmo lei scappi via sentendo il mio seme e aumentando il ritmo, corro verso il paradiso.
Momenti indescrivibili seguono movimenti disordinati e poi sento il mio seme lasciarmi e riempire quella bocca calda e con mia soddisfazione, sento che Patrizia non scappa, anzi, cerca di fare quello che le ho sempre raccontato.
Esco da lei per vedere il suo primo pompino con ingoio e vedo che lei mi guarda passionale mentre cerca di trattenere il mio sperma dentro di lei, le prendo la testa e spingo il mio piacere al limite della sopportazione e poi sfinito cado al suo fianco.
Ci vogliono 30 secondi perché i cuori tornino normali, lei cerca parole che la rassicurino, mi dice;
- Era così che volevi lo facessi…ti è piaciuto?Sono stata brava?
Non le rispondo, con gli oCchi mi faccio capire, poi ci ripenso e dico;
-Vieni qui,baciami, senti il tuo sapore, mischialo con il mio –
Esegue felice quell’atto di dolcezza dopo quella esperienza .
I baci si susseguono, io non ho bisogno di altro tempo per rinvigorire il mio piacere, ho troppe voglie da soddisfare e quella donna mi eccita molto,
- Girati –
- - Ti prego, non chiedermi questo –
- Se ce qualcosa oltre al sesso, non mi chiedere questo –
- Non so cosa sia con te… scopriamolo insieme,-
- Girati –
Si alza dal divano e senza parlare si mette in ginocchio sul tappeto con le mani che si appoggiano sopra, divarica le gambe e abbassando la testa tra le due braccia, chiude gli occhi.
Ha un sedere stupendo, le natiche sono due mezze lune e il mio desiderio di maschio cresce a quella immolazione corporea.
Sapere che sarò il primo mi stimola oltre ogni logica, prendo un olio di vaselina che ho preparato dal giorno prima e dolcemente comincio a lubrificarle lo sfintere.
Sento la sua rigidità e il suo tentativo di espellere il mio dito che la prepara;
- Rilassati, respira forte e segui i miei movimenti, appoggio le mie mani sui suoi fianchi e cerco di calmare il suo tremore quando appoggiando il mio glande, le faccio percepire il momento.
- fermati, ti prego fermati –
Queste parole strozzate in gola, seguono la mia prima spinta: l’olio fa il suo dovere, la cappella sparisce nel suo stretto buco e solo le mie mani forti, la tengono nella posizione iniziale; il suo tentativo di sfuggire, finisce contro il divano, le sue braccia molli cercano spazio;
- Metti quelle braccia contro il divano e spingi il sedere verso di me -
La mia voce non accetta replica, vedo che si rimette in posizione e piano alza il sedere e con un movimento leggero cerca di accontentarmi.
So che sta soffrendo, ma adesso penso solo al mio piacere, le mie mani vanno sui suoi seni e il mio corpo si appoggia alla mia schiena e in quel momento Patrizia perde la sua ultima verginità.
Lascio scivolare il mio membro sino in fondo, solo il contatto del mio scroto contro la sua pelle, mi calma e a quel punto comincio il mio avanti e indietro dentro di lei incurante dei suoi lamenti.
Passa qualche minuto prima che Patrizia si calmi e accetto il mio membro completamente dentro di lei, nel frattempo io sono sceso con le dita sul suo pube e la accarezzo, lei adesso geme diversamente, il dolore si è mischiato al piacere e per la prima volta mi dice;
- Si, non ti fermare, fai quello che vuoi, ma non ti fermare –
E io affondo il mio pene in quella carne morbida con ancora più passione .
Passano cinque minuti in cui lei passa dal piacere al dolore e viceversa; poi a un certo punto dice,
- Ti prego vieni, non ne posso più, ti prego…
I suoi seni arrossati sotto le mie strette, subiscono gli attacchi come i suoi glutei e tutto è stupendamente sexy, talmente sensuale che mi lascio andare e lascio liberi i miei ultimi succhi che presto scendono a scaldare l’intestino di Patrizia.
Urlo il mio piacere con un ultimo colpo di reni che la fa urlare un ultima volta e poi mi lascio cadere sulla sua schiena facendola cadere a sua volta sul tappeto.
L’animale che è in me, sta lasciando il posto all’uomo, le accarezzo la schiena e le dico parole dolci, so che dopo quel sacrificio, Patrizia sarà per sempre mia.
- Che ne dici di mangiare qualcosa adesso?
- Non abbiamo ancora fatto all’amore normalmente e ho un sacco di idee indecenti su di te –
Vedo un brivido percorrerle la pelle e la sua risposta è quasi un sussurro;
- Dio mio, ma cosa pretendi ancora da me…
- Tutto e di più… molto di più…
- Con quelle parole vado a preparare qualcosa da mangiare, mentre con la fantasia sono gìà oltre ogni decenza.
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16 years ago
admin, 75
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L\'allieva e il professore
Marco era un bell’uomo 40 anni ben portati fisico atletico mantenuto da un costante allenamento diviso tra palestra e jogging. Come attività principale aveva uno studio ormai avviato di consulenza fiscale, ma aveva pure mantenuto il suo iniziale lavoro, l’insegnamento.
Quell’anno era stato trasferito ad un altro istituto e tra le classi in cui insegnava ragioneria, c’era pure una quinta composta per lo più da ragazze dove fra tutte spiccava la bellezza di Giulia una bellissima ragazza figlia di uno dei più importanti industriali della città un uomo noto anche per la ferrea disciplina che aveva imposto alla propria figlia.
Quella mattina Marco, che non doveva recarsi a scuola, ne approfittò per andare a fare un po’ di jogging in un parco vicino. Era poco più di dieci minuti che correva quando passando accanto ad una siepe, sentì degli strani rumori provenire da dietro la siepe stessa. Colto dalla curiosità si avvicinò per vedere cosa fosse a provocare quei rumori e quando vide di che cosa si trattava rimase letteralmente sbalordito. La bellissima Giulia era intenta a fare un pompino ad un uomo di una certa età. Si ritrasse immediatamente nella paura che Giulia lo scoprisse, come se fosse lui ad essere stato colto in fallo.
Ritornò a casa sbalordito, da lei proprio non se lo sarebbe mai aspettato, poi si pose tra se e se una domanda: ma come avrebbe fatto il giorno successivo a giustificare la sua assenza da scuola? Sarebbe stato il primo a scoprirlo dato che sarebbe stato lui l’insegnante della prima ora e se non fosse mancata anche il giorno successivo…..
Nella sua mente intanto si faceva strada un’idea su come poter sfruttare quella situazione, soprattutto se Giulia avesse commesso qualche errore.
La mattina dopo Marco si recò a scuola con una strana eccitazione che aumentò quando vide Giulia presente. Dopo il consueto appello, chiese le giustificazioni dell’assenze del giorno precedente. Gli furono portati i libretti delle giustificazioni e subito si accorse che quella che sarebbe dovuta essere la firma del padre di Giulia, era visibilmente falsa.
“Questi per il momento li tengo io” e con lo sguardo cercò gli occhi di Giulia che diventò rossa all’istante.
Finita la lezione restituì ai vari alunni i libretti delle giustificazioni, a tutti tranne che a Giulia, alla quale disse:
“Lei signorina mi può seguire?”
Una volta rimasti da soli nel corridoio…
“Lei sa benissimo che la firma di suo padre è falsa”
“Ma… io…”
“Senta per il momento questo lo tengo io vedrò se farlo vedere al preside”
“No la scongiuro, se lo viene a sapere mio padre mi uccide…..”
“Non sia esagerata…”
“Forse lei non conosce… la prego mi aiuti…so di aver sbagliato… ma le giuro che è la prima volta…”
“Senta voglio pensarci su… facciamo così lei stasera venga alle 18.30 nel mio studio in Via……….. e le comunicherò la mia decisione” Ormai nella mente di Marco si era già delineata una precisa strategia.
“Va bene, ma la prego….pensi a quello che le ho detto”
Marco durante tutto il giorno attese con ansia il momento dell’appuntamento. Fece in modo di sbrigare le pratiche più urgenti, ma soprattutto di liberare tutto il personale dell’ufficio.
Alle 18.30 in puntò sentì suonare il campanello, andò ad aprire e davanti a sé si ritrovò Giulia più bella che mai, forse era quell’espressione impaurita che la rendeva più desiderabile. Aveva una gonna di jeans appena sopra il ginocchio, e una mogliettina bianca aderente che metteva in risalto i suoi splendidi seni.
“Venga entri pure…andiamo nel mio ufficio….”
La fece accomodare sulla poltrona di fronte alla sua scrivania, mentre lui si pose in piedi appoggiato con il sedere alla scrivania stessa in modo da dominare psicologicamente Giulia ancora di più.
Allora mi racconti tutto….”
“Che…che …cosa vuol sapere….”
“Innanzitutto perché ha falsificato la firma di suo padre..”
“Beh ecco…il giorno prima non ero andata a scuola senza che lui lo sapesse..”
“Questo lo avevo intuito pure io….., ma perché non si è recata a scuola….”
Mentre pronunciava queste parole, Marco non potè fare a meno di notare che forse anche per l’agitazione che la ragazza aveva addosso, il respiro le si era fatto più veloce e il seno si muoveva ritmicamente in su e in giù e Marco era letteralmente ipnotizzato da quel movimento.
“Ehm… sono andata a studiare da una mia amica …”
Improvvisamente il tono di Marco passò dal “Lei” al “Tu”, forse anche per dar maggior peso alle sue affermazioni.
“Ascoltami… non sono qui per farmi sentire raccontare delle bugie voglio la verità…”
“Ecco… c’era l’interrogazione di matematica, non ero preparata e quindi sono andata a fare una girata nel parco”
“Solo una girata….. o anche dell’altro….”
Giulia diventò rossa nel viso senza riuscire a pronunciare una sola parola.
“Ti ho visto mentre facevi un pompino a quel signore…..”
“Mi ha costretta…io non volevo….”
“Però lo hai fatto e oltretutto hai falsificato anche la firma di tuo padre…. come la mettiamo…?”
Silenzio
“Diciamo che sei sarai carina con me…potrei cercare di dimenticare tutto”
“Cosa intende per carina……..?”
“Dai che lo hai capito benissimo….” disse Marco avvicinandosi a lei … le prese il mento tra le mani..
“hai un bel visino, una bella bocca….” facendo scorrere il dito indice sulle labbra di lei e inserendolo leggermente dentro tanto da andare a toccare quasi impercettibilmente la lingua.
Poi scendendo con la mano andò a sfiorargli il seno….”Hai anche due belle tette….”
Il respiro di Giulia nel frattempo era diventato più affannoso.
“Guarda come ti si inturgidiscono i capezzoli se le struscio…..chissà come sono duri…..fammeli sentire…”
La mano si infilò dentro la maglietta e scomparve all’interno del reggiseno fino ad andare a palpare per bene quelle stupende tette e a strizzare i capezzoli tra pollice indice.
“Hai così mi fa male…..”
“Scusa ma sono così belle….. te le hai mai strusciate nessuno così….?”
“No…il pompino dell’altro giorno è stato l’unica cosa di sesso mai fatta…..” disse ansimando ancora Giulia.
“Allora hai da imparare ancora molto…… e ti è piaciuto fare quel pompino?…”
“Beh …un po’ si e un po’ no…”
Mentre era ancora seduta le tolse la maglietta e poi la fece alzare….
“Vieni qui…voglio assaporare queste stupende labbra…”
Subito la bocca di Marco si incollò a quella di Giulia, la sua lingua cercò avidamente l’altra….si intrecciarono, si succhiarono a vicenda….
Marco attirò ancora di più a se la ragazza, tanto da far sentire per bene la sua erezione nel mezzo alle gambe di lei e mentre continuava a baciarla con la mano le alzò la gonnella e prese a strusciarle per bene quello stupendo sedere infilandole la mano nel solco e cercando di attirarla ancora più a se.
“Spogliati ti voglio nuda…”
“No non voglio…mi vergogno…..”
“Ascoltami non sei nella situazione di poter dettare delle condizioni…devi solo fare quello che ti dico…. ricordati cosa rischi…”
In silenzio la ragazza iniziò a spogliarsi…. Si tolse le scarpe….la gonnella…. Era rimasta con le sole mutandine e il reggiseno….
“Fermati… voglio prima ammirarti così….. girati su te stessa……”
Si girò lentamente in modo che lo sguardo voglioso di Marco potesse posarsi su ogni centimetro quadrato del suo corpo….
“Perfetto…sei stupenda…adesso vieni qui….”
Una volta avvicinatesi lui le tolse il reggiseno….
“Che tette stupende….” e prese a leccarle e succhiarle….poi morse leggermente il capezzolo di lei che emise un leggero gridolino di dolore….
“Adesso via le mutande……” gliele strappò letteralmente di dosso….
Con un movimento quasi meccanico si portò le mani davanti al pube..
“Che fai vuoi nascondere questa meraviglia della natura….”
Le prese le mani e le tolse da davanti alla sua fighetta…. Stesse qualche attimo a contemplarla e poi prese a strusciarle la mano sopra…..
Lei si inarcò quasi incosciamente voleva che quella mano la penetrasse….
“Ti sei mai masturbata…?”
“Si’ qualche volta……”
”E ti piace….?
“Si……”
“E allora fammi sentire quanto sei accogliente…..” un primo dito si inserì dentro la fighetta..
“Ahhhh…….”
“Senti come sei bagnata…. ti piace….eh….. “
“Si…. si….”
Nel mentre che la masturbava prese nuovamente a baciarla……..
“Voglio vederti il sedere…..appoggiati alla scrivania……”
Si piegò a novanta gradi appoggiando il busto sopra la scrivania….Era stupenda aveva un culo magnifico...
Marco prese a strusciarlo poi lentamente il dito prese ad andare in su e in giù nel solco cercando ogni tanto di far pressione sul buchetto…..
“Ahi …ma che fa…li no….”
“Non ti sei mai masturbata nel sedere….”
“No….”
“Hai un sedere stupendo…e un buchetto invitante… lasciami fare….”
Avvicinò il viso a quel meraviglioso culetto e inziò a leccargli la rosellina, cercando di inumidirla il meglio possibile, ogni tanto con la lingua penetrava per quanto possibile all’interno e dagli ansimi della ragazza capiva che la cosa non le dispiaceva.
“Ti piace eh….. “
“Ahhh… si…mmmm….. che bello….”
Alternava la leccata del buchetto posteriore a quello della fighetta…che nel frattempo era diventata un lago…. Poi all’improvviso con un fremito che le scosse tutto il corpo Giulia raggiunse l’orgasmo…
“ahhh…..si……daii…ancora….”
Marco continuò per qualche altro minuto finchè…
“Adesso tocca a te farmi godere….” La prese per un braccio e la fece inginocchiare davanti a se….
“Voglio un pompino fatto come si deve…voglio sentire quelle stupende labbra…e la tua lingua”
Giulia tirò fuori il cazzo, lo infilò dentro la sua bocca e prese a leccarlo in tutta la sua lunghezza.
“Brava così fammi sentire per bene la lingua….”
La testa della ragazza andava in su e in giù l’eccitazione di Marco era quasi al culmine, prese ad imporre lui il ritmo… la stava scopando letteralmente in bocca.
Giulia si accorse che era vicino all’orgasmo e cercò di smettere come aveva fatto con l’altro, ma Marco accortosi di quanto voleva fare la ragazza, le bloccò la testa con la mano…
“Ricordati bella che devi ingoiare tutto fino all’ultima goccia…. “
Era ormai prossimo, lei si apprestò a fare quello che le era stato imposto, e infatti all’improvviso il ritmo accellerò finchè una grossa bolla di sperma le riempì la bocca cercò di soffocare un conato di vomito e riuscì ad ingoiare parte di quello che aveva in bocca, mentre il resto le colò fuori dalle labbra. Con un gesto quasi paterno, Marco con il suo dito prese lo sperma che le colava fuori dalle labbra e fece in modo che Giulia ingoiasse anche quello.
“Adesso puliscimi per bene anche il cazzo….” Lo avvicinò nuovamente alle labbra della ragazza che prese a leccarlo in tutta la sua lunghezza.
“Brava… con un po’ di allenamento diventerai una bravissima pompinara…. e io sono l’insegnante giusto…. “
fece una breve pausa …
“Ti è piaciuto quello che abbiamo fatto oggi…?”
“Si “ disse timidamente lei.
“Bene prometti di diventare anche una bella troietta….LA MIA TROIETTA PERSONALE”
disse mentre con le mani le strizzava nuovamente le tette.
La sera, mentre era a letto, Giulia ripensò a quello che aveva fatto durante il pomeriggio, non ci credeva ancora, invece era proprio successo e al solo pensiero sentiva nuovamente un certo calore provenire dalla sua fighetta, prese a toccarsi leggermente sopra le mutandine, poi iniziò un vero e proprio sfregamento, finchè non prese a massaggiarsi il clitoride e a far penetrare il suo medio all’interno della fighetta. Avrebbe voluto avere accanto a se Marco….chissà forse gli avrebbe anche permesso di fare l’amore con lei…. poi ripensò a quello che le aveva detto, se si fosse mai masturbata nel culetto, volle provare, ma sentiva dolore, certo la lingua di Marco era stata un’altra cosa, così riprese a masturbarsi nella fighetta finchè non raggiunse l’orgasmo.
Il giorno dopo Marco non aveva lezione con la classe di Giulia, ma lei lo cercò durante l’intervallo.
“Buongiorno professore…”
“Buongiorno Giulia cosa desidera?” Era tornato a darle del lei, voleva forse mantenere le distanze…La cosa le fece perdere un po’ intraprendenza?
“Beh niente…. era per un esercizio volevo chiederle un chiarimento...”
“Va bene venga con me nella sala professori….”
Quando furono da soli….
“Dimmi la verità cosa volevi di preciso….”
“Beh niente….io ripensavo all’altro giorno…..”
“E ti è piaciuto e vorresti rifarlo….”
“Beh…. Si…”
“Senti oggi ho degli impegni… poi domani non ti scordare che avete il compito con me e quindi devi studiare….ne riparliamo domani……”
“O.k. va bene….”
“Ah una cosa…. domani durante il compito ti metterò al primo banco…. Vieni con una gonna corta e senza mutandine…”
“Mah….”
“Niente mah….capito!!!”
Il giorno dopo Giulia fece come le era stato chiesto, anzi preparò una sorpresa. Così prima del compito di ragioneria si recò nel bagno a togliersi le mutandine…e anche se con la gonna…si sentiva nuda.
Una volta iniziato il compito, non appena si accorse che il prof. la guardava, allargò le coscie e a Marco apparve una visione bellissima resa ancora più eccitante dalla sorpresa che Giulia le aveva fatto, si era completamente depilata e la sua fighetta rosa appariva ancora più splendida.
Marco subì una repentina erezione, avrebbe voluto andargli vicino, strappargli i vestiti e scoparla sul banco.
Le due ore del compito sembravano non finire mai, oltretutto Giulia faceva di tutto per eccitarlo, apriva e chiudeva le gambe, si passava la lingua sulle labbra guardando negli occhi Marco al quale sembrava che il cazzo gli scoppiasse nei pantaloni.
Finalmente arrivò il suono della campanella ad interrompere quel supplizio e a segnare l’inizio della ricreazione, tutti consegnarono il compito e Marco fece segno a Giulia di seguirlo. Si recarono in una stanza che Marco sapeva deserta e di cui aveva le chiavi. Non appena dentro la prese e le infilò la lingua in bocca….
“Sei una troietta impertinente….e adesso avrai la giusta punizione…..”
La trascinò vicino a una sedia, si mise a sedere la fece sdraiare sopra di lui, poi le alzò la gonnella mettendo in risalto il suo bel culetto e iniziò a sculacciarla….
“Ahi… ma che sta facendo….mi fa male….”
“Te l’ho detto è la tua giusta punizione….per poco non mi facevi esplodere il cazzo nei pantaloni….”
Giulia la sentiva benissimo la sua eccitazione, la sua fighetta era posizionata propria sopra l’erezione.
“Ahi adesso basta…ti prego….”
“o.k. …allora tiralo fuori e succhiamelo per bene….”
Non chiedeva di meglio….aveva voglia di assaporare nuovamente il cazzo in bocca. Prese a leccarlo e a succhiarlo con una foga incredibile….
“Si succhiamelo tutto….. brava…fammi sentire la lingua…”
Stava cercando di dare il meglio di se stessa…
Quando sentì che stava per raggiungere l’orgasmo estrasse il cazzo dalla bocca di lei.
“Adesso apri la bocca e tira fuori la lingua….” Continuò a masturbarsi da solo voleva sborrare sopra la lingua di lei e verderla mentre ingoiava il tutto….
“Ecco…. preparati a gustare tutto….”
Giulia era pronta, non appena i primi fiotti di sperma le pervenirono sulla lingua, aprì ancora di più la bocca in modo da non perdere neppure una goccia di quel nettare….
“Brava..vedo che hai imparato…. assaporalo per bene…..”
Ingoiò tutto e poi da provetta pompinara si passò la lingua intorno alle labbra per dimostrare quanto aveva gradito.
Una volta ricomposti uscirono dall’aula.
“Ti aspetto stasera alla solita ora nel mio ufficio…e …preparati perché stasera ti farò godere..come non puoi minimamente immaginare…”
Entrambi erano impazienti che arrivasse l’ora dell’appuntamento.
Finalmente le fatidiche 18.30 arrivarono e il campanello dell’ufficio di Marco suonò.
Era ancora sulla soglia quando l’attrasse a se baciandola, le lingue si intrecciarono le mani di Marco andarono subito a palparle i seni e successivamente il suo bellissimi culetto.
Lei si limitò a strusciare la sua fighetta sulla patta di lui.
“Stamani per poco non mi facevi impazzire….. sei una vera troietta…fammi sentire quanto sei bagnata….”
Le infilò una mano su per le coscie, le scosto le mutandine e poi prese a frugarla nella fighetta…”
“Ahhh. sii… toccami…. Sii..dai…”
“Vieni andiamo di là….”
Si spostarono nella sala d’attesa dove c’era un bellissimo divano in pelle, Marco si sedette e poi fece cenno di andargli in collo. Lei sentì immediatamente l’erezione di lui premere contro il suo culetto e immediatamente dopo sentì le sue mani che la frugavano fra le coscie… si lasciò andare all’indietro,..
“Si toccami tutta… voglio sentire le tue mani su tutto il corpo…”
E infatti le mani di Marco la stavano frugando dappertutto, ormai era quasi completamente spogliata, le erano rimaste le sole mutandine, che vennero subito tolte. Adesso era completamente nuda, lui osservò per qualche attimo quella meraviglia della natura prima di tuffarsi tra le sue coscie ed iniziare a succhiarle la fighetta. Lei intanto con le due mani gli spingeva la testa verso il suo pube, sembrava quasi che volesse farlo entrare dentro di lei, sentiva la sua lingua percorrerle tutta la fessura, sentiva che gli succhiava il clitoride, sentiva un tremolio nelle gambe, preludio ad un orgasmo a cui non poteva più resistere….e venne…, ebbe un orgasmo che la squassò tutta.
“Oh siii che bello… da succhiami ancora…….”
“E no bella…. adesso tocca a me….. voglio godere anch’io”
Giulia a stento, dato che le tremavano ancora le gambe, si alzò pronta soddisfare le sue voglie e quindi si era preparata a fargli come aveva fatto nelle volte precedenti un pompino.
“No…voglio godere in un altro modo…ho voglia di scoparti…” Le disse brutalmente Marco.
“Ma…ma non l’ho mai fatto…..”
“Per tutto c’è sempre una prima volta…. e ti assicuro che ce ne saranno altre di prime volte….”
Non prestò molta attenzione a quelle parole, presa com’era dal pensiero che di lì a poco avrebbe perso la sua verginità.
“Vieni qui e allarga per bene queste belle gambe”
La fece sdraiare supina sul divano, le divaricò le coscie e iniziò a frugarla tra le gambe con le dita.
“Senti, sei già bagnata, dimmi quanto lo desideri il mio cazzo..” Il suo linguaggio si stava facendo volgare, lo eccitava ancora di più.
“Si lo voglio… però promettimi di non farmi male…”
Marco prese il suo cazzo che aveva già raggiunto un’erezione notevole e prese a strusciarlo sulla fighetta di Giulia.”
“Lo senti com’è grosso… “ appoggiò la cappella all’entrata…
“Ecco adesso stà per entrare… stò per sverginarti piccola…”
Dette un’altra spinta e il cazzo superata la prima resistenza dell’imene, sprofondò all’interno della fighetta.
“Ahhh…. piano….ahhh…si… dai…..continua….”
Giulia inarcò la schiena, lo voleva sentire tutto dentro…. quanto più era possibile, il leggero dolore iniziale si era trasformato in godimento, voleva sentire quel bellissimo cazzo tutto dentro… con le sue gambe abbrancò letteralmente la schiena di Marco, voleva che lo spingesse dentro quanto più possibile.
“Si dai…. scopami… lo voglio tutto….dai….ancora”
“Lo sapevo che eri era toletta…lo vuoi e allora ecco….”
Cominciò a scoparla con una foga tremenda, faceva uscire completamente il cazzo fuori dalla fighetta per poi sbatterlo nuovamente dentro con violenza….ancora qualche spinta e poi Giulia venne scossa da dei fremiti improvvisi, stava godendo….
“Ahhh. …si …godo….dai continua…”
Marco continuo a scoparla per qualche altro istante poi raggiunse anche lui l’orgasmo, tirò fuori il cazzo e sborrò sul viso di Giulia.
Quando ebbe terminato l’osservò, era stupenda, esausta sul divano con il viso tutto impiastricciato dallo sperma lui lo raccolse con un dito e lo porse alle sue labbra che immediatamente succhiarono avide quel nettare.
“Sei stupenda….” Le mise una mano sulla pancia e iniziò a fargli un leggero massaggio, poi scese e prese nuovamente a massaggiarle il pube.
“Mmmm…ahh….” Giulia inarcò la schiena, le piaceva quel contatto.
“Cazzo che troietta che sei…. dì la verità ne hai ancora voglia…..”
“Sii….”
Le prese in mano il clitoride e lo strizzò tra le dita.
“ahhh…lo voglio ancora….”
“Cosa vuoi…me lo devi chiedere…..”
“Voglio ancora il tuo cazzo…..”
Marco si prese in mano il cazzo e lo avvicino alle labbra di Giulia che immediatamente lo fece sparire in bocca. Dopo un po’ che lo succhiava, lui prese nuovamente a strusciargli la fighetta finchè con la mano non scese più giù, fino a strusciargli la rosellina del suo culetto.
Per un attimo smise di suchhiare..
“Ahh… ma che vuoi fare…..li mi fai male…”
“Però quando te lo leccavo ti piaceva…”
“Si ..ma con il dito mi fai male…”
“Si ma a mi eccita di più…guarda me lo hai fatto diventare nuovamente di marmo…girati…”
La girò mettendola prona sul divano….e le infilò due cuscini sotto la pancia
“No…ma che vuoi fare…”
“Non lo hai ancora capito…. Te lo voglio mettere in quel bel culetto…”
“No… li no ti prego…mi farai malissimo…no….”
“Lo sai cosa ti succede se non ubbidisci…. devi soddisfare tutte le mie voglie….”
“No…tutto.. ma quello no ho paura….”
Si divincolava cercando di sfuggire alla presa di Marco, finchè lui non le mollò due sonori sculaccioni….
“Ti conviene fare quello che voglio….capito!!”
“Ahi così mi fai male……basta…”
Le si posizionò dietro
“E allora allarga bene questo culetto se non vuoi altri sculaccioni….tanto nel culo oggi ce lo prendi comunque….”
Marco le allargò per bene le natiche e ci si tuffò con il viso prendendo a lecarre e insalivare per bene quel buchetto grinzoso. Al contatto della lingua con il suo buchetto, un brivido percorse la schiena di Giulia che emise un sospiro di godimento.
La lingua penetrava sempre più in profondità.
“ahhh… si…così mi piace….dai…”
Continuò ancora per un po’ le insalivò per bene il culetto poi si alzò prese il suo cazzo in mano ed iniziò a strusciarlo nel mezzo alle natiche…
“Lo senti come è duro…. è pronto per entrare in quel tuo bel culetto…”
“No…mi farai male….”
“E’ dalla prima volta che ti ho visto che ho voglia di sfondartelo….ecco… ci siamo….”
Puntò la cappella sul tenero buchetto e iniziò a fare una leggera pressione….
“Ah… per pietà…no lo fare…” due lacrime le stavano scendendo dagli occhi rigandole le guance, poi sentì che la corolla veniva spinta verso l’interno…. Stava per essere inculata.
“Eccolo lo senti…. Stà per entrare….cazzo quanto sei stretta….”
“Ahhh…che male….fai piano…. aspetta un po’”
“Al tre te lo infilo tutto dentro…. respira forte….”
“Uno…. due… e …. tre con un colpo secco fu completamente nel suo culetto….”
“Ahiii…..noo……”
“Ecco…il peggio è passato….. lo senti….ce l’hai tutto dentro questo splendido culetto….come sei stretta e come è bello…”
“Ahh… aspetta…. Fai piano…”
Le senzazioni di dolore lasciavamo il posto a quelle del piacere.
Lentamente, afferrando saldamente Giulia per i fianchi, Marco iniziò a muoversi in su e in giù, il suo cazzo era completamente fasciato dai muscoli del sedere, era una senzazione stupenda.
Mentre la inculava prese a strusciarle il clitoride, Giulia era come impazzita, stava godendo come una matta, gemeva, urlava, voleva essere sbattuta con violenza. Raggiunse l’orgasmo con un urlo strozzato. Ormai era prossimo anche Marco, dette ancora qualche spinta, poi fuoriuscì dal culo di Giulia, la fece girare e continuando a menarsi l’uccello con la mano le arrivò sul viso e sulle tette e infine le infilò il cazzo in bocca in modo che lei lo ripulisse per bene.
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Incontro al cinema
Voglio raccontarvi la mia prima avventura capitatami ad un cinema a luci porno della capitale. Indossavo dei collant sotto a dei pantaloni aderenti ed appena entrato nel cinema mi accostai presso un angolino buio., in piedi. Notai quasi subito un giovane indiano che si toccava l'uccello e mi guardava con complicità, non resistei alla tentazione e glie lo palpai immediatamente. Il giovane gradiva, anche perchè cominciò a toccarmi il culo e poichè la stoffa dei pantaloni permetteva il suo dito mi entrava quasi dentro. Cì siamo dati appuntamento al bagno, e chiusici dentro gli presi subito il suo cazzo in bocca, ma lui aveva frenesia di prendermi e così, dopo aver insistito, lo convinsi a mettersi il preservativo. Mi entrò in culo facilmente, anche perchè le dimensioni del suo cazzo erano modeste, ma mi piaceva perchè inculava con foga, mi trattava da puttana. Io venni appena mi sfiorai il cazzetto, troppa era l'eccitazione, il mio amante appena dopo. Senti il suo schizzo, anche dal preservativo, che mi inondava l'intestino. Appena finito, senza dire una parola di saluto se ne andò, ma io ero felice ed a casa mi mastrurbai ancora. Ciao a tutti.
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16 years ago
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Inferno e paradiso
Inferno e paradiso
Di Tom [email protected]
La ragazza si chiamava Elena ed era uguale a tante altre ragazze che avevo conosciute prima di lei: bellissima, elegantissima e affascinante. Avevo vissuto quella scena migliaia di volte con fanciulle di ogni razza, estrazione sociale e credo religioso. Venivano tutte da me per una cosa sola: la raccomandazione. L’aiutino, come lo chiamavano loro. E io glielo concedevo volentieri, non mi costava nulla. In cambio, però, loro me lo prendevano in bocca. Il pisello, intendo. E magari, se quel giorno era in vena, anche la sborrazza. Gliela facevo inghiottire come fosse un aperitivo, e poi le inculavo, fottendole in tutti i loro buchi. Talvolta, se la cosa si protraeva a lungo e mi veniva lo stimolo, le irroravo di piscio, sia dentro che fuori. Erano le mie puttane-serbatoio. Così le chiamavo. Le riempivo con le sostanze delle quali mi svuotavo.
E loro poi andavano a fare le cantanti, le attricette, le stelline del gossip e altre attività dove le troiette prosperano in ridondanza.
Elena doveva essere una delle tante. Eccola lì, biondi capelli a caschetto, occhi blu cupo, pelle rosata con appena un accenno di abbronzatura…e quelle sopracciglia. Come mi piacciono le donne bionde con le sopracciglia scure! E’ come avere le qualità delle bionde e delle brune in un’unica persona. Me la sarei ingroppata proprio volentieri. Dopo una partita di golf con quel figlio di cane di un assessore ai beni culturali che sembrava non finire mai, una bella scopata era proprio quello che ci voleva. Almeno m’avrebbe rimesso in forma.
Invece, non appena le ho dato le spalle per togliermi la giacca e la cravatta, Elena ha estratto la rivoltella. Ha aspettato che le mostrassi le spalle, quella troia, per spararmi fra le vertebre. Sono stramazzato sul pavimento mentre il sangue mi incollava i vestiti sulla pelle. Una sensazione disgustosa. Lei mi si è avvicinata. Le ho viste le scarpe ed i tacchi doverosamente puliti sfregare accanto comodino. Si è accucciata, mi ha preso per i capelli e mi ha sollevato la testa.
Ormai, non so perché, non sentivo più alcun suono o dolore. La colonna vertebrale, forse. Nessuno sa quali danni possa arrecare una colonna vertebrale spezzata.
Paralisi. Morte istantanea. Amnesia. Persino demenza.
Prima di morire sono riuscito a leggerle le labbra.
“Per mia sorella, figlio di puttana!” gridava.
“Ma vai nel culo te…e la tu’ mamma rotta ‘n culo…” ho risposto.
Una vendetta. Che motivazione provinciale! Tipica di questa massa di borghesi volgarotti e filistei.
E oltretutto non è stata neppure una morte memorabile o troppo ben studiata. Una fine banale, oserei dire.
Ma mi contento. Morire è l’unica cosa banale che abbia mai fatto in tutta la mia vita.
Atto I: Inferno o Paradiso?
Mi si presenta un omone alto e ben vestito. Ha i capelli bianchi e lievemente mossi, la pelle bianchissima. La sua tunica azzurra sembra trasparente. Attraverso il suo corpo vedo le nuvolette sulle quali sto camminando.
Porta una spada al fianco e un libro sotto al braccio.
“Che si legge di bello?” domando. Come inizio di discussione è meglio di un ciao. Perlomeno non è banale.
Lui mi guarda e non favella.
“Sarà mica il mio ultimo successo letterario, vero? Come uccidere Bush e diventare presidente degli Stati Uniti d’America? No, eh? Infatti la copertina mi sembra diversa…”
“Non parlare” disse “Lui ti aspetta”
“Lui chi?”
“Lo vedrai”
Mi porta di fronte ad un trovo dorato con tanto di baldacchino alle spalle e guardie armate di spade fiammeggianti ai lati. L’uomo seduto sul seggiolone è un vecchio dal canuto crine. Anche lui indossa una tunica azzurra. In più questo ha pure una lunga barba bianca.
“Ben arrivato” mi accoglie il vecchio.
“’sera” rispondo.
“Adesso sarai giudicato per i crimini e per le buone azioni che hai compiuto in vita”
“Giudicato? Io? Amico, senza il mio avvocato io non apro neppure bocca. E poi che processo volete fare? Non m’è arrivato neppure l’avviso di garanzia!”
“Qui non avrai bisogno di avvocati” dice il vecchio.
“Vai, ho capito” rispondo “Quanto vuoi?”
“Prego?”
“Qual è la tua cifra! Dai, siamo uomini di mondo, io e te. Qualunque giudice ha un prezzo”
“Ehm…figliolo, dove credi di essere?”
“Boh?”
“Questo è il Paradiso” dice lui.
“Ah, e te chi sei?”
“Io sono San Pietro che giudicherà le tue azioni”
“E questo fesso alle mie spalle?”
“Lui è un cherubino”
“Sembra una guardia svizzera”
“E’ un angelo”
“Ah, si? Sa come me li immaginavo io, gli angeli? Tutte femmine. Delle gran topone con due tette così e un culo sodo da arrivarci a balzi. Come si dice dalle mie parti…culo alto, ci faccio un salto!”
“Humm…adesso è meglio dare inizio al processo”
“Bene, vorrei mi fosse concesso di fare una telefonata al mio avvocato Carlo Taormina”
“Assolutamente no”
“Come no? Conosco i miei diritti”
“Davvero?”
“Diamine! Io sono ricco. Ho tutti i diritti che voglio”
“Ma qui non siamo sulla terra. Non avrai nessun avvocato. La legge che ti giudicherà sarà quella del Cielo”
“Ah, pensavo quella del mare. Con le schifezze che ci abbiamo scaricato negli ultimi anni…specialmente in Adriatico…”
“La legge del Cielo sta per legge di Dio. Dio che vede tutto e tutto sa. Non hai bisogno di avvocato perché le tue azioni sono descritte qui, nel libro della tua vita”
“Ah, il libro della mia vita…Come spaccare la testa a Prodi e Berlusconi e diventare un presidente del consiglio che faccia meno schifo di loro? Sa che ha venduto più di due milioni di copie?”
“No” sbuffa San Pietro “Il libro della tua vita lo ha scritto il celeste osservatore che ti ha seguito fin dal giorno della tua nascita”
Guardone di merda.
Un sottile brivido strisciante inizia a correre lungo le mie vene.
“E tu, figliolo, che uomo sei stato, in vita? Vediamo nel grande Libro su cui tutto è riportato…hum…hummm…eh, sei stato un bel pezzetto di merda, a quanto vedo!”
“Dottore, moderi il linguaggio…” lo interrompo.
“Non sono dottore. Io parlo a nome di Colui che ha progettato il Creato”
Toh, nelle mani di un geometra, dovevo capitare! Io, che ho due lauree e tre Master! Un diplomato, mi doveva giudicare!
“Sicché la tua principale attività durante la vita terrena è stata quella di inculare le ragazzine. Illuderle e ricattarle” dice San Pietro.
“Beh, ora inculare mi sembra un termine un po’ inadeguato…diciamo che, date le cospicue dimensioni della mia stecca, più che altro le passavo allo spiedo”
San Pietro sgrana due occhi così.
“Ma te sei quello che a Sanremo ha detto che Madonna canta meglio della Madonna!”
“Non ti si può nascondere nulla, eh, vecchio marpione!? Comunque quell’edizione del Festival ha fatto schifo. Per forza…lo presentava la Ventura!”
“Hai finito di sparare battute del cazzo! Te lo do io, adesso, il rendiconto. Merdaccia sciolta!” dice il vecchio “Ora ti sbatto nell’inferno dei sodomiti e così vedi, chi si ritrova col culo spanato! Può darsi che imparerai un po’ di educazione e di rispetto!”
E’ troppo.
In un solo giorno ho dovuto sopportare l’onta di essere ucciso da una maialetta, di essere surclassato da uno scrittorucolo di nome Dio, e di essere giudicato da un misconosciuto geometra progettista dell’Universo. Ora dovrei anche farmi processare e condannare da un vecchio ultramillenario che ha raggiunto da tempo l’età della pensione. Poi per forza il mondo va male! Ai posti di comando c’è solo una massa di vecchi bavosi che non capiscono più un cazzo. E intanto i giovani devono arrovellarsi per trovare un lavoro!
Lo faccio presente al canuto giudice e lui mi dice “La tua punizione può essere eterna o solo provvisoria. Verrai inviato in un inferno adeguato al tuo carattere di merda e lì imparerai la sofferenza dello spirito e del corpo. Poi, se imparerai dai tuoi errori e dimostrerai di essere opportunamente cambiato, ti reinseriremo quale membro utile e produttivo della società”
“Sì, della società dei telefoni! Parli come un assistente sociale!” esclamo “Ma vaffanculo te e quella mignotta che mi ha freddato…siete tutti dei manfruiti!”
“Non tollero questi comportamenti!” grida San Pietro “Cherubino, lo sfollagente!”
L’angelo al mio fianco sguaina la spada fiammeggiante e mi si fa incontro.
“Oh, cazzo fai? Ha detto lo sfollagente, no il trinciatacchini! Bòno, mi fai male…”
La spada mi arriva in testa, sento un gran male e mi lacrimano gli occhi. Una mano mi prende per la cintola dei pantaloni e mi solleva si peso.
“Dove…? Siete tutti una massa di fascisti!” urla il mio disappunto “Ma un giorno mi vendicheròòòòò…”
“Cacalo giù lungo il tunnel, vai, cherubino…” disse San Pietro “Levamelo di culo!”
E per la seconda volta sentii la coscienza venir meno…
Atto II: L’inferno di Tom
L’Inferno non è così brutto come lo si dipinge, recita un vecchio adagio. O era il Diavolo? Boh, chi se lo ricorda? Comunque il mio Inferno non è affatto male. Sembra una tranquilla stradina di provincia americana. Villette a due piani ai lati di una strada ampia e ben asfaltata, giardini curati e cani che giocano senza scagazzare sul marciapiede, poche automobili ma di gran marca.
Decisamente un Inferno di lusso. Vuoi vedere che quel vecchio rincoglionito di San Pietro si è sbagliato m’ha mandato in Paradiso? Eh, la senilità! Cosa ti fa fare!
Qui, comunque, ci posso schiacciare anche l’eternità. Se mi danno un computer con Word e una stampante posso continuare a scrivere i miei romanzi. E magari anche un’assistentina giovane e compiacente da far stare sotto al tavolo mentre creo i miei capolavori.
Me lo sento diventare già duro come il porfido. Improvvisamente una voce femminile, da dietro, dice “Ah, finalmente sei arrivato!”
Mi volto girando sui tacchi e la vedo. I miei primi pensieri, nell’ordine, sono
“Pezzo di topa che non finisce più….”
“Maialona col pedigree…”
“Ha un che di Jessica Alba, però migliorata…”
E tu dirai, tutto chiaro a parte un’osservazione. Chi diamine è Jessica Alba? Rispondo, è la donna invisibile dei Fantastici Quattro. Solo che questa non perde tempo a nascondersi, vai. Ha due tette che se ci schiaccio la faccia contro potrei soffocare.
“Buongiorno, miss” dico io, con quell’aria alla John Travolta rimasticato Gorge Clooney che mi fa tanto figo “Lei abita qui?”
“Sì, abito qui. In quella villetta laggiù”
“Io sono nuovo, sa? Non so ancora dove mi hanno messo, ma…non credo che risiederò lontano da lei. Una di queste sere potrebbe…”
Farmi un pompino. Leccarmi il cazzo. Prendermelo in bocca e nel culo. Farsi scopare come una vacca e guaire come una cagna in calore…
“…concedermi di invitarla a cena”
“Oh, ma anche stasera stessa, bello” risponde lei.
Nooooo, sono davvero in Paradiso!
“Io e te abitiamo assieme, lo sai?”
Paradiso. Paradiso. Paradiso
“Tu sei…come dire…sei stato affidato a me”
PARADISOOOOOO….sto venendo…no, cazzo, trattieniti…..
“Da questo momento sei il mio schiavo leccapiedi”
PARADI….sbigottimento!
“Cosa, scusa? Cosa sarei io? Lo schiavo?” chiedo “Ma guarda che ci deve essere un errore! Io mica obbedisco a nessuno, sai? Semmai il contrario. Io comando e le puttane obbediscono. Te, per esempio…Sì, sei bellina, ma non ti montare la testina, cara. Sei pur sempre solo una donna, e perciò un essere evolutivamente inferiore a noi uomini. E poi io sono anche uno scrittore di chiara fama e guadagno un ballino di…”
La sua mano è come l’ala di un falco. Mi artiglia alla nuca e mi sbatte sull’asfalto, a contemplare i suoi piedi e le sue scarpe. Indossa delle decolleté bianche col tacco altissimo.
“Leccami le scarpe, maiale” ordina la Dea.
Mi spingo fin dove mi concede l’elasticità del collo e le lecco la punta delle scarpe. La superficie delle calzature non è sporca ma un po’ di polvere c’è eccome. Mi fa schifo leccare. Tuttavia non posso che obbedire. La sua forza è strepitosa. Sembra una tigre. Forse non è una vera donna. Forse questo è davvero l’Inferno e lei è una diavolessa travestita da bella donna.
Oddio, a chi sto leccando i piedi? E se poi viene fuori che è un mostro dalle corna aguzze e le zampe di capra?
Intanto la mia lingua si dà da fare che è una meraviglia. Ero così bravo a fare il leccapiedi e neppure lo sapevo. Lecco tutta la tomaia e risalgo fino al bordo della scarpa. Lì la lucida vernice bianca cede il passo al delicato piedino. Quando sto per poggiarvi sopra la lingua Jessica Alba ritrae con un elegante movimento quell’autostrada di gamba che si ritrova.
“No, non mi toccare il piede” dice.
“No, mi perdoni, signorina” mugugno.
“Bravo. Vedi che ti sei abituato in fretta a darmi del lei? Ora impara pure questa. Voglio che mi chiami Padrona”
“Sì, Padrona Jessica”
“Perché Jessica?”
“No, è che lei mi ricorda tanto un’attrice”
“Taci, uomo di merda! Il mio nome è Germana”
Che nome del cazzo, penso.
“Eh, sì…come nome non è un gran che” replica lei.
Cazzo, ma che…mi ha letto nel pensiero?
“Ebbene sì, merdaccia umana. Io leggo nella tua mente. Ogni tuo pensiero malevolo rivolto alla mia persona sarà prontamente captato e redarguito”
Sono nella merda.
“Più di quanto puoi immaginare” disse lei “Ora, quindi leccami le suole delle scarpe”
“Le suole?”
“Sì, è per punizione”
“Ma non se ne parla. Io mi rifiuto. Ma lei lo sa che sotto le suole c’è il clostridium? Poi uno piglia le infezioni e sta male!”
“Schiavo, sei già morto e ti preoccupi delle infezioni? Sei in Paradiso, non te lo dimenticare”
“Lo credevo anch’io, di essere in Paradiso! Ma questo è più simile all’Inferno!”
“Beh, per te lo è certamente. Vedi, leccasuole di merda che non sei altro…” disse lei mentre costringeva me, piantandomi un tacco nella mano, ad eseguire il suo ordine “…io in vita ho aiutato gli altri con altruismo e per tutta riconoscenza mi sono beccata una brutta malattia e sono morta. Morta aiutando il prossimo”
Lecco la suola della prima scarpa. Mentre lo faccio la Padrona si siede su una panchina e solleva le gambe portandomi i piedi a livello del viso.
“Per questo motivo San Pietro è stato magnanimo, con me. Mi ha mandata qui, in Paradiso, perché godessi delle soddisfazioni che non ho potuto nutrire in vita”
La mia lingua scende al tacco. E’ un tacco lungo e affilato. Me lo infilo tutto in bocca e scendo e salgo come se facessi un pompino. L’ho visto fare talmente tante volte, sul prode samurai che stringo fra le cosce, che anche da un’altra angolazione so riconoscerne la perfetta esecuzione.
“Qui io sono la regina incontrastata della casa, come altre donne che conoscerai. Abitiamo tutte in questa via. Il nostro rapporto, schiavo, somiglierà a un normale contratto matrimoniale. L’unica differenza è che tu sarai lo sguattero, il leccapiedi, il cane, il cavallo, il leccaculo, il cesso ed altre simpatiche cosine che ti proporrò,anzi, ordinerò, di fare per me”
“Sì, Padrona” dissi, inghiottendo un grumo di schifosissimo fango misto a saliva.
“Bravo, ingoia tutto. Non lo sputare, che alla padrona non piace vedere lo sputazzo del leccapiedi”
“Sì, mia Dea”
“Ora andiamo a casa, leccasuole. Voglio farti conoscere una persona”
“Chi, mia Padrona?”
“Tua figlia, per così dire…”
“Figlia?”
Cazzo, devo aver messa incinta quella vacca che voleva fare la Velina, l’anno passato. Vuoi vedere che ho spinto troppo in fondo col cazzo…ma lei, d’altra parte, si lamentava come una cagna in calore…
Jessica Alba si gira verso di me e senza spiegazioni mi rifila un ceffone che quasi mi rimanda da San Pietro. Stramazzo sul marciapiede e lei mi infila un tacco nella guancia.
“Stronzo, niente pensieri sconci o ti spiaccico sotto i piedi come una gomma masticata!”
“No, la prego…”
“Ora seguimi. E fallo a quattro zampe, come i cani. Impara a comportarti come si deve. In mia presenza dovrai essere sempre umile e sottomesso, inchinato come un quadrupede e con la lingua sempre a disposizione delle mie scarpe”
“Sì, Padrona”
Oi oi…moglie che mena e figlia illegittima, penso. La vedo assai bruttina. O meglio, la vedo bruttina prima che Jessica Alba mi rifili un calcio in faccia da rigore ai Mondiali. Faccio una capriola in aria e casco sul marciapiede come un tappeto sbattuto.
E’ l’ultima immagine che ricordo. Poi, con la voce della Padrona che mi rimprovera nuovamente…
“Se insisti con questi modi tracotanti trascorrerai in questa via un bel po’ di tempo”
…la mia coscienza collassa e svanisce nel nulla.
Atto III: Adorata figlia mia! (ovvero: Ma quella vacca di tua madre non poteva abortire al terzo mese? No, eh?)
Mia figlia ha tredici anni e un seno già florido come quello di una vacchina televisiva. Dicesi vacchina televisiva una di quelle telemignotte audacemente vestite (o per meglio dire svestite…) che sculettano su tavoli, divani e sgabelli. La osserviamo da fuori, attraverso la finestra. Io e la Padrona.
“Ehm…mia Padrona, non è che voglia avanzare una critica, eh? Sia mai…però io non mi sono mai sposato e non ho mai prolificato….anche se non capisco come mai nessuna donna abbia mai voluto produrre prole usufruendo del mio uccello…”
La Padrona si gira e mi rifila uno scapaccione forte sulla gota.
“Stupido ignorante, ti ho già raccomandato di non pronunciare volgarità, in mia e altrui presenza”
“Mi scusi”
“Lei non era tua figlia nel mondo terreno”
“Infatti”
“Lo è da adesso”
“Ah”
“La dovrai accudire, proteggere e adorare come fai con me”
Quindi niente pompini, via. Peccato perché con quelle labbra languide…
Il tacco di Jessica Alba mi penetra nelle costole come un pugnale.
“Aaahh…”
“Mamma, è questo il nuovo papà?” chiede mia figlia acquisita, fuoriuscendo da casa con un sorriso sbarazzino.
E’ vestita leggera, pantaloncini di jeans corti che lasciano in bella mostra le gambe, una camicetta nera a mezze maniche e delle infradito rosa.
La Padrona mi toglie la scarpa dal fianco e risponde “Sì, Martina, cara. E’ il nuovo papà destinato a sgabello, leccapiedi, leccaculo, cavallo, cane, orinatoio, schiavo, sguattero, autista, portapacchi, facchino, zerbino, scendiletto ecc…ecc…”
Ecc…ecc…? Che altro dovrei fare?
“Lo posso usare subito?” chiede allegramente la ragazzina.
“Non vedo perché no” dice la Padrona. Mi rifila un calcio col tacco e ordina “Schiavo di merda, da questo momento obbedirai a Martina”
“Sì, Padrona”
“Leccale i piedi”
“Sì” Mi avvicino a quella ragazzina che ha meno della metà dei miei anni e appoggio le labbra sui suoi piedi. Lei, senza perdere assolutamente il sorriso, mi avvicina di più l’estremità alla bocca e solleva un poco la suola della ciabattina sinistra.
“Schiavo, lecca bene anche le infradito” dice.
“Sì, Martina…”
E come mi sarei dovuto aspettare….PAM! Un calcio in faccia dalla ragazzina e un pestone deciso da Jessica Alba.
“Martina?! Martina?! Come osi chiamarmi per nome, cane peccatore?” grida la mia nuova dominatrice “Io per te sono la Padrona”
“No, aspetta, sono io la Padrona” dice la più matura dominatrice che ho alle spalle “Qui si può ingenerare confusione terminologica”
Oh, alla fine l’hanno capito…
“Tu sta zitto, porco” ribadisce Jessica Alba, assestandomi un calcio nel fianco.
“Ecco, tu taci”
Anche Martina mi rifila un calcio in faccia.
“Ecco, allora…io sono la Padrona e tu sarai la Padroncina” dice la più grande.
“Humm…va bene, può andare” dice Martina.
E io che sarò, mi domando.
Le due si mettono a ridere sguaiatamente.
“Tu sarai lo schiavo leccapiedi, zerbino e tutta quella roba che ho detto prima. Non mi va di ripetere” dice la Padrona “Ora io vado a lavorare. Ci vediamo stasera. Nel frattempo occupati di lui, Martina”
La piccola mi fa un cenno con una mano.
“Seguimi in casa”
Obbedisco senza fiatare.
L’abitazione è carina. Molto. Sia di fuori che di dentro. Il salotto è luminoso e ben arredato. Uno stile elegante ma giovane.
Martina si siede sul comodo divano e mi indica il pavimento di fronte ai suoi piedi. Eseguo ancora una volta trattenendo rimostranze e pensieri sconci.
Riesco persino a non pensare…brutta cagnetta insolente, se fossi libero di fare quello che vorrei ti prenderei per il collo e giù ceffoni fino a incastrarti la testa fra le scapole…
Invece no, riesco a svuotare la mia brillante mente creando un muro impenetrabile.
“Leccami i piedi, cane”
Mi prostro di più fin quasi a raggiungere con la bocca la superficie del pavimento e inizio a leccare il dorso dei piedi di Martina. Lei nel frattempo si mette a ridere di me e di quello che sto facendo. Mi osserva dall’alto come se fossi un insetto.
“Lecca, lecca per bene, cane schifoso. A voi uomini piace dominare le donne, eh? Ai posti di comando ci andate voi e a noi toccano i posti da segretaria! E magari la segretaria deve anche andare a letto col capo, di quando in quando, sennò rischia il licenziamento…tu l’hai mai fatto?”
“No” rispondo.
Si, penso. E tante di quelle volte che tu non riusciresti neppure ad immaginare.
“Cane bastardo!” grida Martina, udendo il mio pensiero come una sirena all’altoparlante.
Mi schiaccia la testa sotto un piede e urla
“Fai schifo! Non ti reputi nemmeno degno di appartenere alla razza umana! Lurido, disgustoso maiale!”
“Sì, Padroncina” riesco a gemere, mentre continuo a leccare un piede della ragazzina e sopporto la pressione dell’altro sopra la testa.
Martina si allontana da me solo per prendere lo slancio con una gamba, dopodiché mi piazza una suola di infradito in piena faccia. Vedo tutte le stelle dello zodiaco, comprese Antares e Betelgeuse. Quaggiù in Paradiso le donne sono forzute come Xena, la principessa guerriera.
Ed il non sono certo Hercules. Ho allenato la mente, io, non i muscoli! Non sono mica Costantino Vitagliano, o un calciatore!
Perciò mi rialzo a fatica. Martina, nel frattempo, infierisce. Mi calpesta, mi saltella addosso come una furia e mi insulta chiamandomi porco, maiale, carogna e bastardo. Tutti appellativi che a dire la sincera verità mi fanno un cazzo, visto che in vita mi sono stati rivolti decine e decine di volte.
“Ora aprì la bocca, porco”
Martina mi sputa in gola una, due…dieci volte.
“Ecco, mi hai fatto seccare la gola, stronzo di un peccatore!” mi rimprovera “Ora vammi a prendere qualcosa da bere”
“Sì, Padroncina. Subito”
Mi dirigo in cucina a quattro zampe. Non so come mai ma la posizione delle stanze di questa villa mi è nota. Prendo una lattina di Paradise-Cola dal frigorifero e ritorno in salotto. Martina ha stese le gambe sul divano e si è tolte le ciabattine.
Non appena le porgo la lattina mi tira un calcio in faccia.
“Aprila, prima, stronzo”
“Sì, Padroncina”
Apro la linguetta della lattina e gliela rendo.
“Ah, bene. Ci voleva proprio”
Io, nel frattempo, mi rimetto a leccare i suoi piedi.
“Allora, porco maschilista, vedo che cominci a gradire i miei piedi”
Tento per l’ennesima volta di arginare i miei pensieri. Di focalizzare la mente su Sì, Padroncina e quelle cazzate lì. Resisto per un po’, ma alla fine l’istinto prevale. I pensieri escono tutti in un colpo solo come l’acqua dall’argine di un fiume.
Piccola arpia. Se ti mettessi in mano la fava, allora comincerei a gradire. Ce l’ho talmente grossa che ti slogo il polso. Poi te la sbatto in bocca fino alla radice e ti faccio uscire la cappella dalle orecchie, e intanto ti piscio nella scatola cranica e poi ti ci caco, anche…brutta sgualdrina piccola e stronza…
Martina si mette seduta sul divano, piega le ginocchia contro l’addome e le ristende di colpo, infilandomi quindici centimetri di piedi nella bocca dello stomaco. Mi piego in due come una sedia a sdraio e mi schianto contro il muro. Ha una forza titanica. Scende dal divano e mi viene incontro.
“Pezzettino di merda sciolta” dice “ora ho paura che tu ti sia proprio meritato una lezione. Lo sai che io sono un po’ cattivella?”
“Sì, Padroncina”
“Sei stato bravo a trattenere la tua squallida natura di uomo di merda tanto a lungo, ma ora ti sei rivelato per quello che sei veramente”
“Sì, Padroncina”
Cazzo…
“Ecco, metterò in conto anche questa volgare espressione”
“Sì, Padroncina”
La vedo brutta.
“Lo puoi dire forte, papà caro. Sai come mi piace punire gli schiavi disubbidienti?”
“No, Padroncina”
“Eh eh…lo vedrai presto. Sappi solo che siccome sei già morto, non posso ucciderti una seconda volta. Quindi posso divertirmi con te finché ne ho voglia…farti cose che sulla terra potrebbero risultare molto, molto pericolose in tutta tranquillità”
Ora sono nella merda.
“Nella merda? Che bell’idea! Bravo, papà. Cominceremo proprio dalla merda!”
Mi appose al collo un pesante collare di metallo e ad esso fissò un guinzaglio di brillantini.
“Vieni con me in giardino, pezzo di maiale. Da questo momento si gioca a modo mio”
Atto IV: Martina mi dà tante botte
“Ah ah…schiavo, intanto mettiti qui davanti a me e inizia a contare” dice la ragazzina, sedendosi comodamente sulla panchina in giardino.
Mi metto in ginocchio di fronte a lei, capo prostrato a terra, fronte a sfiorare l’erba. Ah, l’erba! L’erba…dolci, fumosi ricordi…
Quante battaglie vinte, io, te e la cartina dello spinello! Quanti ricordi! E ora sei solo un verde tappeto appena intinto di rugiada sul quale questa giovane megera mi schiaccerà a pedate!
“No, schiavo, solleva la faccia…schiena verticale, sennò ti viene la scoliosi”
“Sì, Padroncina”
“Pronto a contare?”
“Sì”
Il primo calcio mi arriva in piena faccia. Come i precedenti non lo vedo arrivare. Annaspo e rotolo sul prato.
“Ma dove vai? Ti ho detto di tenere il conto, non di saltare via!”
“Sì, Padroncina”
Oi oi, che male!
“Fa male, eh?”
“Sì, Padroncina”
“Bene. Bravo, trattieni i cattivi pensieri. In Paradiso, fra nobili entità angeliche e anime pie non è tollerata la volgarità. Hai inteso, merdaccia umana spalmata sotto una suola del cazzo? Brutto figlio di vacca cacato a furia da una topa pustolosa?”
“Sss…sì…credo di sì, Padroncina”
Non appena mi riavvicino, Martina mi rifila un secondo calcio in faccia.
“A quanto siamo?”
“Due”
“Ah”
Pam, altro calcio sul naso. Sento il setto nasale che si pianta fra le cavità oculari e il sangue che defluisce dal cervello.
“Conta”
“T…tre”
E SLAM! Questa volta di tallone.
“Quattro”
“SPONG! Di dorso, come battere un rigore.
“Cinque”
SBOT!! Uno forte, dato di taglio.
“Sei”
“Come va?” chiede la piccola Dea.
Non sono in condizioni di rispondere. Ho la mente annebbiata e gli occhi mi lacrimano copiosamente.
SPATUM!! Doppio calcio a piedi uniti
“Sette”
Come mai insisto a contare, mi chiedo. Non capisco più un cazzo e le labbra si muovono da sole.
STUNF!! Di punta, nella gola.
Il respiro mi viene a mancare.
“O…ooo…”
“Ma conta bene!” protesta la Padroncina “Non si capisce nulla”
“S..scusi, Padroncina”
Insomma non ve la faccio lunga dieci pagine sennò vi rompete i coglioni. Vi basti sapere che fra SPATUM!!, STUNF!!, SBOT, SPONG e altra roba di quel genere, la mia faccia sanguinava da ogni pertugio naturale più altri sei o sette che Martina aveva realizzato per l’occasione.
E quando vedo gli incisivi superiori cadere sul prato a seguito di una tallonata un po’ troppo forte (come le altre) in piena bocca, inizio a preoccuparmi seriamente.
Sto rischiando la vita per i capricci di Martina. Ma ciò che mi tiene incollato a quel giardino, in ginocchio, a ricevere il pestaggio, sono le risate della ragazzina. Si diverte, capite? Ride come una fanciulla a cui hanno appena regalato un cucciolo da amare.
E intanto io prendo i calci in faccia. La mia maglietta è coperta di schizzi di sangue e macchie di clorofilla.
Gli occhi non vedono più, coperti come sono di sangue e lacrime. Le labbra sono tanto gonfie da impedirmi di spiccicare parola. Non voglio pensare a quale colore abbia la mia faccia.
Viola, probabilmente. Oppure nera. Questo, ovviamente, togliendo il rosso e il verde da sopra. Il mio volto deve essere più una bandiera, che un viso umano. Una bandiera di quale paese? Non lo so. Quale bandiera è fatta di rosso, verde e viola?
Boh?
Non ha importanza. Martina ride e colpisce, le sue belle gambe affusolate e abbronzate sfrecciano nel vuoto sbattendomi come un tuorlo d’uovo nella cazzeruola. La mia testa è un’omelette. E cosa strana, lo noto fra una lacrima e un molare che parte chissà per dove, i piedi di Martina sono puliti e lindi come all’inizio della punizione. Non una macchia di sangue, non una goccia di sudore.
“Allora, schiavo?” dice la Padroncina “Hai tenuto il conto?”
Non ho la forza di replicare, neppure quella di aprire bocca. Non ho neppure la forza di pensare. A cosa dovrei pensare, dopotutto? A mandarla a fare in culo?
“Bene, sono stufa. Questo giochino mi ha annoiata” dice “Perché non inventiamo qualcosa di più originale?”
Originale? Ho un brutto presentimento.
“E fai bene ad averlo, caro sfruttatore di ragazze indifese. Su, vieni”
Mi fa strada verso il retro della villa.
Prima posso raccogliere i miei denti?
Martina si ferma, si rimette le infradito e con un preciso colpo del piede rifila un calcio ai miei molari, lanciandoli in orbita geostazionaria.
“Ecco fatto. Hai fatto bene a ricordarmi i tuoi denti. La mamma non vuole schifezze, in mezzo al prato”
Addio denti. Anche con loro, quanti bei ricordi! Quei morsi a tutta bocca che davo sul culo delle aspiranti veline, letterine e altre stupidine televisive. Aaahhh, che goduria! Quelle belle chiappotte sode, quelle cosce morbide, quelle tette saporite seppur rifatte con materiali sintetici…
E ora tutto questo finirà, sotto le suole delle infradito di una ragazzina che non ha mai letto capolavori della letteratura italiana del tipo Come salvare l’ecosistema mondiale senza megaconcerti del cazzo voluti da Al Gore, oppure Come mandare in pensione Maurizio Costanzo e migliorare un po’ la condizione televisiva italiana.
Nel frattempo Martina mi strattona col guinzaglio, costringendomi ad arrancare sul prato dietro di lei. Il movimento del suo sedere perfetto ha l’effetto di una calamita. Certo, da oggi non potrò più mordere alcun fondoschiena femminile.
“Eccoci arrivati a quello che presumibilmente è l’habitat naturale di un uomo di merda come te” dice allegramente la mia Padroncina.
Siamo davanti al pozzo nero. C’è un coperchio rettangolare di acciaio al carbonio come copertura. Martina lo solleva con irrisoria facilità adoperando un solo braccio. Nel pozzo vedo un lungo tunnel verticale colmo fin quasi alla sommità di un maleodorante liquame marron-nero. Ho le vertigini solo a starci accanto.
Martina mi fa avvicinare al pozzo e mi mette un piede sulla nuca.
“Assaggia” ordina.
“M….mmmhha…”
“Niente mugugni. Obbedisci”
Mi abbasso fino ad un palmo dalla superficie di quel mare di merda, ma più avanti proprio non ce la faccio.
Rischio di contrarre un’infezione, con tutte le ferite che ho in faccia.
“Ma ti preoccupi delle infezioni? Guarda che tu, caro ingannatore di ragazzine speranzose, sei già morto e sepolto. Il tuo vero corpo, in questo momento, è banchetto per i vermi”
Mi spinge ancora più in basso con il suo delicato, eppur fortissimo piedino.
“E poi tu sei un uomo di merda, dopotutto. E questa è merda. Siete fatti della solita sostanza”
Di colpo il suo piede mi spinge verso il pozzo e la luce viene sostituita da una densa oscurità che sa di bottino stagionato. Saranno anche anime pie, queste qui, ma la cacca la fanno come noi poveri diavoli! Che puzza! E che bei pezzettoni solidi, in mezzo a questo liquame sciolto!
“Vai sotto, schiavo! Vai sotto!” dice Martina spingendomi nella merda. Perdo l’equilibrio e il mio corpo si ritrova negli escrementi fino alla cintola. Come un provetto bagnino mi capovolgo nel bitume e inizio a dare bracciate per risalire in superficie. Ora solo la mia testa sporge dal catastrofico ammasso di escrezioni paradisiache.
La mia bocca devastata, in un ultimo, disperato tentativo, si prodiga in un “Aiutooooo!”
Martina, da fuori, mi guarda soddisfatta e mi pone un piedino sopra la testa.
Mi sento andare sempre più in basso. La merda delle mie padrone è come le sabbie mobili, a parte per il fatto che puzza come una discarica di stronzi.
“Sai cosa ho sempre desiderato, schiavo?” domanda Martina.
Sono troppo agitato per rispondere. Con le mani cerco di afferrare la gamba della Padroncina, ma quella si sottrae al mio abbraccio e torna a mettere il piede sopra la testa. Lo fa con indifferenza, come se per lei i miei movimenti avvenissero al rallentatore.
“Avrei sempre voluto uno schiavo sub. Sub nel senso di sommozzatore, eh? Non sub come sottomesso. Quello lo sono tutti gli schiavi, come te”
Mi spinge sotto e la merda mi arriva al collo.
Poi alla bocca. Un'altra spintina e sono agli occhi.
“Vediamo se con te riesco ad avere successo” dice la Padroncina “Su, vai sotto. Esplora la barriera merdolina…ah ah ah!”
Le mie mani affondano. La mia testa viene totalmente sommersa dalla merda e il respiro viene a mancare.
Neppure la soddisfazione di sapere che Martina si sarà sporcata la suola delle infradito con il liquame, naturalmente.
In questo Paradiso le leggi fisiche sono maledettamente di parte, come gli arbitri durante le partite della Juventus.
E con questa fanno due, è il mio ultimo pensiero. Le morti, intendo. La prima è stata una revolverata nella schiena. Pensai che fosse una fine banale. Beh, a questo giro mi sono proprio rifatto.
Con gli interessi.
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tom,
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Lella2
Lella dopo il nostro primo approccio non tardò a farsi rivedere. Organizzammo una serata per andare a cena e trascorrere un po’ di tempo insieme senza programmi prefissati. Mi stupì sapere che aveva tranquillamente detto al marito di andare fuori a cena e che lui sarebbe dovuto rimanere a casa con la bimba.
Salita in macchina mise subito le carte in tavola e precisò che avrebbe voluto instaurare con me una bella amicizia basata sulla complicità e sesso. Aveva bisogno, mi aveva detto, di una persona stimabile con cui consigliarsi e confidarsi. Ma dava per scontato che il sesso fosse reciprocamente ben accetto. Infatti mentre parlava si posizionava in modo che io durante la guida potessi visibilmente apprezzare le sue doti fisiche. Gonna stretta e corta, ginocchia scosciate leggermente e divaricate verso di me. Lo spacco laterale della gonna faceva il resto.
Imboccai l’autostrada per andare fuori città ed al primo autogrill abbiamo bevuto un aperitivo. E questo la indusse a farmi già le sue prime confidenze. Aveva un rapporto col marito molto particolare. La lasciava libera di instaurare storie ma che tacitamente erano storie con persone conosciute tramite lui. Il marito, a suo dire, tramite questi amici sapeva lei come si comportava. Evitava apertamente di parlarne con lei. Strano, ma lui preferiva cosi. Forse per convincersi che lei non era d’accordo con lui ma che fosse davvero troia di suo! Insomma il marito era qualcosa più di un Cuckold. Allora, le chiesi, lui sa che adesso sei con me? No, non sa con chi sono. Ma lui sta facendo il giro di telefonate per sapere con chi sono e alla fine non potrà saperlo perchè non ti conosce.
Lella con me iniziava una nuova era. Per assurdo, per la prima volta tradiva il marito. Aveva praticamente deciso che lei la troia voleva farla. Ma con chi voleva lei, come voleva lei e non voleva piu’ sentirsi “controllata” per scopare con altri facendo piacere a lui. Aveva deciso di far piacere a lei e al suo partner. Mi raccontò che il tutto iniziò all’età di 19 anni quando si fidanzò col marito. Immediatamente il marito capì la sua tendenza calda e la sua attitudine al sesso. Forse si innamorò proprio di quello. Dopo le prime esperienze sessuali col fidanzato, lui le prospettò immediatamente dei giochi trasgressivi che lei subito apprezzò. E proprio da quell’autogrill inizia il primo gioco quando Lui si accordo’ con un amico di farla abbordare sull’autogrill per poi dovergli raccontare come sarebbe finito. A lei disse di fingere di essere da sola senza auto. Mi raccontò che l’amico del marito l’ha scopata per una notte intera in macchina alle spalle dell’area di servizio. A lei era piaciuto molto. La notte ritornata a casa il marito non le ha chiesto niente. Ma una volta a letto l’annusava per tutto il corpo cercando tracce di rapporti avvenuti. L’unica cosa che lui le disse fu di non pulirsi mai della sperma. Aveva chiaramente bisogno di ricevere certezze sugli avvenuti rapporti della moglie. Poi le volte successive lui si adoperava a leccarla per bene tra le cosce e dentro la fica. Come sulle sue tette. Sembrava cercare con la sua lingua tracce di sperma da leccare. Per lui doveva essere come partecipare agli incontri della moglie.
A quel punto io ero notevolmente eccitato. Allora le proposi di farmi vedere dove avvenne quell’incontro e andai li con la macchina.
Ci guardammo negli occhi entrambi desiderosi di rivivere la “sua esperienza di anni fa”. Cominciò ad allargare le cosce e mostrarmi la sua fica mentre si toccava e con lo sguardo mi chiedeva di fare altrettanto. Lo feci. Appena vide il mio cazzo duro e svettante, una vampa di rossore di eccitazione apparì sul suo volto e si buttò con la bocca sopra iniziando un pompino ininterrotto senza mai staccarsi sino a quando le eiaculai una quantità spropositata di sperma in bocca che lei ingurgitò avidamente.. Confesso che ero rimasto eccitato e il mio arnese non si era afflosciato. Lei mi propose di uscire dalla macchina perche’ lo voleva tutto dentro alla pecorina. Le dissi che poteva fermarsi qualcuno a guardare. Lei non rispose. E capii che forse la cosa non le dispiaceva. Scesi dalla macchina lei si piazzo’ in posizione di pecora ed io non esitai a schiaffare il mio arnese subito in fica e cominciai a stantuffare. Scoprii che Lella quando aveva il cazzo in fica era incontrollabile. Un ragazzo guardava e discretamente si avvicino’. Chiese se poteva guardare e gli dissi di si. Poi chiese se poteva toccare il seno. E gli dissi di si. Po si avvicino col cazzo fuori all’altezza della bocca di Lella. E gli dissi di no. Non volevo. Ma dissi a Lella se voleva poteva prenderglielo in mano. Lei capi’ e si controllo’ a non fargli un pompino come avrebbe voluto. Io prima di sborrare l’ho ricompensata facendola girare per goderle in bocca. Lei ha bevuto ancora tutto e felice mi ha baciato in bocca appassionatamente. Al ragazzo dissi che se lei era d’accordo poteva leccarle la fica. Lella era eccitata di questo mio ardire. Sali dietro all’auto, con le cosce aperte per farsela leccare. Io accovacciato vicino al suo viso l’accarezzavo i capelli e controllavo il ragazzo. Quando Lella ha goduto, a lui ho detto di farsi una sega e sborrare sui piedi di Lella. Lo ha fatto e non l’ho fatta pulire. Dopo le ho detto che la notte avrebbe fatto leccare i piedi al marito.
Ci siamo rimessi in macchina per andare a cena. Durante la cena Lella mi ha raccontato……
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