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BDSM Bondage Heavy Sex

Il fotografo

Mi piace tantissimo essere fotografata, ma avevo voglia di foto artistiche e non usuali come quelle che fa sempre mio marito. E' per questo che mi sono recata in uno studio fortografico specializzato in foto artistiche; quando arrivo suono il campanello e viene ad aprirmi un distinto signore di mezza età. Mi chiede che tipo di foto voglio e io preciso subito che desidero foto vestita, seminuda e anche completamente nuda, per dar modo all'obiettivo della macchina fotografica di immortalare ogni parte del mio corpo. L'appuntamento viene fissato per il martedì seguente alle ore sedici. Alla mattina del giorno stabiliito mi reco dalla parrucchiera per dare un'aggiustatina ai capelli e poi passo in un centro estetico per depilarmi le ascelle e la zona del pube: questa volta i peli devono essere tassativamente banditi dalle foto e il mio corpo deve risultare liscio e vellutato! Al pomeriggio, puntuale come un orologio svizzero, con un meraviglioso abito lungo, scarpe adeguate e biancheria di pizzo raggiungo lo studio fotografico. Dopo i prini convenevoli, vengo fatta accomodare in una stanza dove al centro troneggia un grande letto, fianchegggiato da vari specchi e poltrone in stile. Ci sono anche diverse lampade, che poi verranno accese all'occorrenza. Iniziamo con foto soft, per poi passare a quelle un po' più impegnative. "Scopra la spalla, tiri leggermente fuori la gamba, slacci il cinturino delle scarpe, abbassi le mutandine senza mostrare nulla", sono alcune delle frasi pronunciate dal valente fotografo. Le pose sono molto belle e io già pregusto il risultato finale del servizio. Quelle di nudo invece sono più "volgari", ma mi mettono in corpo una grande eccitazione, specialmente quando l'obiettivo ispeziona le mie parti intime. Dopo più di tre ore di lavoro, il servizio è finito e io chiedo quanto devo pagare. "Sono seicentomila lire, signora", mi dice affabilmente il fotografo. "Seicentomila lire?", replicò io. Faccio notare che io ho solo duecentomila lire e in più faccio osservare che quella cifra è impensabile per una casalinga come me, che per di più ha fatto tutto di nascosto dal marito, perchè assalita da una gran voglia di ben figurare. "Signora, non sono affari miei... io sono un fotografo professionista affermato, ho lavorato per tre ore producendo centinaia di scatti... la cosa non mi interessa proprio. Lei mi deve dare seicentomila lire! Punto e basta", dice con tono secco e risoluto il fotografo. "Mi aiuti, la prego, troviamo una soluzione al problema", ribatto io. "E va bene, ora telefono al mio amico e sento se ha bisogno di una come lei", dice con voce più dolce il titolare dello studio. Poi telefona ad un certo Dario, spiegando la situazione: "La signora deve necessariamente procurarsi quattrocentomila lire! E' debitrice verso di me di questa cifra". Poco dopo chiude la telefonata e mi dice che sono molto fortunata, grazie al mio aspetto piacente e gradevole. "Gentile signora, lei andrà dal mio amico Dario, proprietario di un club privè a Milano, e si metterà a sua disposizione per una festa privata che si terrà sabato prossimo nel suo locale. Non potrà opporre resistenza alcuna e dovrà soddisfare i capricci dei suoi agiati clienti. Potranno anche chiederle prestazioni sessuali, alle quali lei non potrà assolutamente sottrarsi. E' contenta, signora, vede che abbiamo sistemato la cosa?", mi dice il fotografo, sogghignando. Io ho dovuto accettare, visto che non avevo altra soluzione per raccimolare i soldi mancanti. Al sabato invento una scusa a Mario, mio marito, dicendogli che dovevo accompagnare mia madre a teatro, ben sapendo che lui non sarebbe mai venuto, visti i rapporti tesi che intrattiene con sua suocera. "Ciao amore, tornerò un po' tardi, perchè dopo il teatro mia madre vuole incontrarsi con qualche sua amica", dico a mio marito mentre sto per uscire di casa. E invece mi dirigo, con grande ansia, al club privè. Appena suono, la porta si spalanca e Dario mi viene ad aprire, qualificandosi per il proprietario del locale. Mi fa molti complimenti, sia per la mia persona, che per il mio elegante abito e poi mi dice che dovrò essere bendata per non riconoscere in alcun modo i suoi clienti. Io accetto e vengo bendata. Così privata della vista, mi accompagnano due baldi giovani nella discesa di una scala. I miei "collaboratori" mi conducono a quello che poi si rivela un grande letto matrimoniale. Mi stendo sul letto e poi mi abbandonano lì da sola. Dopo qualche minuto si apre una porta e capisco che comincia ad entrare gente. Parecchia gente che poi si disporrà ai bordi del letto. Riconosco la voce di Dario che dice: Ecco signori e signore, Sonia ha voluto essere tra noi questa sera per farci divertire. Come vedete è una donna interessante e quel che più conta è una persona disposta a tutto. Lei non lo fa per soldi (Pinocchio, quel Dario), ma solo per piacere. E' tutta vostra, si dia il via ai giochi!". Io tremo al pensiero di quello che succederà, ma non ho neanche il tempo di pensare che una mano, molto gentile, entra nel mio vestito, dirigendosi sul mio seno. Dapprima mi accarezza la tetta sul reggiseno e poi entra e mi afferra il capezzolo. Non lo stringe però tanto e io emetto solo un sussulto; successivamente la stessa mano mi alza la gonna e raggiunge le mie mutandine, accarezzandole dall'esterno. E' una mano piccola e delicata e io capisco che si tratta della mano di una donna: sono allibita perchè pensavo che i privè fossero luoghi dedicati ai soli maschi. Poi una mano sicuramente maschile mi slaccia il cinturino di una scarpa e me la toglie; sento che il mio piede viene portato alla bocca dello sconosciuto che lo bacia avidamente. Poi mi strappa la calza in corrispondenza del piede e mi lecca minuziosamente tutto il piede ormai nudo. Ora sul mio corpo ci sono tante mani, maschili e femminili, che mi toccano tutto dal seno alla figa, ma il vestito mi fa ancora da corazza. Vengo girata a pancia in giù e una mano si avventa sulla zip del vestito, abbassandola totalmente; il vestito mi viene sfilato e ora io mostro la mia biancheria intima e le mie autoreggenti. Un'altra mano mi toglie la scarpa rimasta e mi sfila delicatamente la calza, mentre una mano secca e rozza mi sfila l'altra calza strappata. Vengo girata a pancia in su e mi viene totlto il reggiseno. Una bocca si avvicina al mio seno e comincia a leccarmelo: è una bocca femminile, che ben presto si "trasferirà" sulla mie labbra. Sento la lingua della donna che vuole entrare nella mia bocca e io la spalanco per un bacio appassionato; non ho mai avuto rapporti lesbici, ma la cosa non è affatto sgradevole. Qualcuno mi toglie le mutandine, qualcun altro mi accarezza il pube liscio e vellutato e qualcun altro ancora fa commenti del tipo: "Ha proprio una bella figa... aspetta solo il nostro cazzo!". Mi viene infilato nella figa un grosso cazzo di plastica che poi capisco avere un "gemello" dall'altra estremità: era praticamente un fallo doppio che viene gestito da due donne contemporaneamente. Io non vedo la donna che sta dall'altra parte, ma sento distintamente i colpi quando lei spinge con la sua figa il fallo che ha dentro. Vengo così scopata da una sconosciuta. Poi qualcuno mi apre le dita dei piedi e mi lecca i piedi con grande slancio. A me piace molto farmi leccare i piedi e la cosa mi fa enorme piacere; poi però le dita dei miei piedi vengono portate indietro, come per stringerle in una morsa e i mie calcagni vengono bloccati da altre mani. Che cosa mi succederà? Poco dopo sento un bruciore sulla pianta di un piede... emetto delle urla... sì, mi stanno bruciando la pianta con una sigaretta accesa. Ridono, i porci, ridono e mi sbeffeggiano con frasi poco carine: "Cagna, non ti lamentare... sei tutta nostra questa sera... devi solo subire... subire e stare zitta... zitta, puttana". Poi ricevo bruciature anche sull'altro piede e il dolore si fa sentire. Nessuna parte delle piante dei piedi viene risparmiata: sotto le dita, sull'arco plantare e sul tallone la sigaretta accesa produce i suoi effetti deleteri. Intanto qualcuno mi strizza i capezzoli con un arnese metallico, che credo fosse una tenaglia. Altro dolore, ma non è tutto, perchè nell'arco della serata dovrò ancora soffrire molto. Ad un certo punto un grosso cazzo mi penetra nella figa, squassandomela, e contemporaneamente sento delle belle tette a contatto con le mie: probabilmente si trattava di un trans, ma la verità non la saprò mai. Comunque quella persona sapeva il fatto suo e mi ha fatto godere non poco con colpi di cazzo decisi e ben assestati. Io in quel momento godevo come una cagna in calore! Poi una raffica di uccelli mi pompano nella figa, mentre altri preferiscono il mio culo. Un uccello dopo l'altro davanti e poi ad un certo punto anche dietro: una doppia penetrazione, che continua per diverso tempo. Quando esce un uccello dalla figa, lo stesso viene subito rimpiazzato e così anche per il mio lato B. Insomma molte, molte doppie penetrazioni che non mi danno tregua. Poi è la volta della mia bocca, che mi viene spalancata e diventa una sorte di discarica di sborra: dieci o forse venti uomini hanno scaricato nella mia bocca il loro caldo tributo, che io ho ingoiato senza alcuna opposizione. Mi sentivo umiliata e offesa, stavo per essere trattata come uno straccio da latrina, senza alcun rispetto per la mia persona. Ero totalmente sottomessa ai loro voleri. Ad un certo punto tutti hanno smesso, come per incanto, di "occuparsi" di me. Niente mani, niente sfondamenti, niente versamenti di sperma, niente di niente! Io ero stesa sul letto, nuda e sentivo tante persone che bisbigliavano ai lati del letto. Ruppe il silenzio una voce dallo spiccato accento francese: "Tu sei il nostro giocattolo e noi abbiamo diritto di divertirci con te! Tu sei la nostra bambola e alle bambole a volte si vuole bene, a volte no". Ancora qualche minuto di silenzio, un tempo che mi raggelò. Non sapevo che cosa stava per accadere. Improvvisamente sentii un ago penetrare nel mio capezzolo. La sua punta premeva sul mio tenero capezzolo, che si spostava per rifiutare a quel corpo estraneo di penetrarlo... ma non più di tanto, perchè alla fine dovette cedere e fu trafitto da parte a parte. Urlai per il dolore. Sentii una voce che diceva: "E uno!". E contarono fino a dodici. Subito mi venne alla mente quel gioco che facevo con mio marito, che mi infilava ben sei aghi nel capezzolo, quattro a formare intorno un quadrato e due direttamente dentro il bottoncino. Il primo ago è doloroso, ma più ne vengono infilati e più il dolore aumenta, perchè come dicevo il capezzolo si sposta leggermente durante l'infilamento dell'ago e gli aghi già infilati lo seguono nel suo piccolo spostamento. Mio marito usa aghi dalla punta di plastica, lunghi qualche centimetro e questi mi sembravano proprio dello stesso tipo! Mah! Provai un dolore atroce quando i sei aghi furono infilati tutti nel capezzolo e poi qualcuno pensò bene di riservare lo stesso trattamento all capezzolo dell'altro seno. Per fortuna qualcuno penso anche a me, leccandomi la figa fuori e dentro e facendomi raggiungere l'ennesimo orgasmo. Mi agitavo come una biscia, perchè provo un intenso piacere a farmi leccare le labbra e l'interno della fighetta. Mi leccarono per bene anche tutto il buco dell'ano e mi introdussero diverse dita al suo interno. Piacere e dolore si fondevano insieme, in un'orgia dai contorni non più delimitati. Ma dopo il piacere, torna il dolore, questa volta sotto forma di bruciature di sigaretta sul seno, che rimase deturpato per alcuni giorni. Una sofferenza tremenda provai quella sera, perchè anche se la sigaretta viene appena appoggiata, la tenera pelle del seno si segna subito. A quel punto mi fecero scendere dal letto e dovetti fare un pompino a diversi uomini. Mentre spompinavo, c'era sempre qualcuno che mi premeva contro l'uccello di turno, facendomi sentire quasi soffocata da quelli più grossi e lunghi. E lì di grossi ce ne erano davvero tanti. Erano passate le ore, tra godimento e dolore, e sentii la voce del proprietario: "Signori, vi siete divertiti? Sonia è proprio una lurida e schifosa schiava, si concede a tutti e vi concede tutto. Guardate come l'avete ridotta! Una lavatina se la merita? Chi deve fare pipì, la può fare su Sonia! Così va a casa pulita e lavata per bene...". Un'altra umiliazione mi attendeva. Qualcuno mi fece la pipì addosso, lavandomi tutto il corpo, ma qualcuno pretese che io ingoiassi quella pioggia dorata. E io lo feci. Ero stata sottomessa, umiliata, sfondata davanti e dietro, avevo i piedi e i seni bruciacchiati e i capezzoli trafitti, avevo subito tante angherie di tutti i tipi... ero divenuta una donna oggetto. Telefonai ad un'amica, malgrado fosse notte fonda, e le chiesi di fare una doccia a casa sua prima di tornare da mio marito, almeno per salvare le apparenze. Ero stremata, ma avevo pagato il mio debito di vanità. Non feci l'amore con Mario per alcuni giorni, al fine di far guarire completamente i seni. Trovai però un biglietto da visita di quel club privè nella tasca interna della giacca di mio marito e mi venne un atroce dubbio: e se quella sera ci fosse stato anche lui a quella festa?  

 

Commenti

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  • 0machoat0, 41
    chissà se c'era tuo marito ...se così fosse puoi iniziare con lui una lunga carriera piena di piacere
    Leggi di più arrotolare