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BDSM Bondage Heavy Sex

Sui carboni ardenti

Mio marito mi comunicò che saremmo andati nuovamente a Villa Ubbidienza, per proseguire nel mio corso di sottomissione. Aveva già preso accordi con Master Vito, per una lezione alquanto impegnativa. Come sempre lasciammo l'auto fuori dal cancello, suonammo al campanello... e come sempre ci vennero ad aprire Frank e George. Ma non tutto iniziò come sempre! Solitamente i due mi facevano spogliare e mi facevano percorrere il viale, che conduce alla villa, nuda o seminuda. Questa volta non mi chiesero di spogliarmi ed entrammo pacificamente tutti e quattro, raggiungendo poco dopo la villa. Lì ci attendeva Master Vito, che sembrava "diverso" dal solito. Quell'inizio diverso dal solito mi preoccupava non poco... non capivo a che cosa andavo incontro, perchè tutto era avvolto da un impalpabile mistero. Mi portarono davanti ad una specie di trono in ferro e Master Vito disse a Frank e George: "Fatela sedere e legatela saldamente alla sedia". Frank mi sbottonò la camicetta, ma Master Vito lo invitò a desistere, dicendo: "No, non denudarla. Questa volta rimarrà vestita. Toglile solo gli stivali e le calze: questa volta la voglio vestita". Frank abbassò la zip di uno stivale, mentre George si dedicò all'altro. Mi levarono gli stivali e poi mi sfilarono il collant. Mi fecero sedere sul trono, che era abbastanza alto, e mi legarono saldamente le mani e i piedi, che mi fissarono a circa trenta centimetri dal pavimento. Mi legarono anche il busto, facendo passare una corda sopra e sotto il seno; il mio corpo era stato così immobilizzato e potevo a malapena muovere leggermente le mani e i piedi  Poi, su istruzioni del Padrone, George mi cosparse olio con un pennello sui piedi, sopra e sotto. Master Vito si avvicinò e mi baciò appassionatamente, ma conoscendolo ormai bene capii subito che il suo gesto aveva il sapore della sfida, per dimostrare che io ero in suo possesso. Mio marito era uscito dalla stanza e io lo cercavo invano con lo sguardo. "Ora, cara puttana, ti faremo i piedini arrosto con due belle padelle di carboni ardenti. I tuoi dolci piedini sono già conditi e il calore li cuocerà in maniera perfetta; dovrai però stare attenta a non muoverli molto, perchè gli "arrostini" potrebbe carbonizzarsi! Ah, ah, ah...", disse il Padrone con un riso beffardo e indisponente. Frank e George arrivarono con due bacinelle piene di carboni ardenti e fumanti, che sistemarono sotto i miei piedi. Le mie piante erano davvero vicine ai carboni ardenti, che sprigionavano un caldo tremendo. L'olio cosparso in precedenza sembrava friggere, creandomi una situazione dolorosa ai piedi. In più dovevo stare attenta a non muoverli, perchè il pericolo di ustione era davvero reale: sarebbe bastato muovere un po' le dita e il contatto sarebbe stato inevitabile, con conseguenze deleterie per i miei piedi. Ma l'atmosfera era quasi irreale: io ero vestita, contrariamente alle altre volte, quando venivo puntualmente denudata e privata degli abiti. Ad un certo punto la porta si spalancò ed entrò una donna bellissima dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come il mare di Sardegna. Dopo il primo momento di sbigottimento iniziale, mi resi conto che quella donna era una mia vecchia conoscenza: era Annalisa, una delle mie migliori amiche. "Annalisa, ma cosa ci fai qui", dissi io con aria attonita. "Ciao Sonia, mi dispiace essere qui... tu sei una delle mie migliori amiche... non so come dirtelo... ma vedrai tu stessa tra poco!", disse Annalisa con aria imbarazzata. A quel punto arrivò Mario, mio marito, e salutò Annalisa in modo molto caloroso... con un bacio in bocca! Annalisa non sembrava stupita della cosa e iniziò a slinguacciare mio marito, davanti ai miei occhi increduli. "No, non potete farmi questo", gridai io con tutta la voce che avevo in gola. "Mi dispiace dirtelo, cara troia, ma quello che hai visto finora non è proprio nulla. Vedrai di cosa sono capace, io! Tu solitamente ti fai sbattere da tutti, senza ritegno e pudore... questa volta la storia si ritorce contro di te... tu farai la spettatrice e non l'attrice... credi forse che un uomo come me sia contento di vedere la propria moglie fottuta da tutti gli stalloni della Lombardia?", mi disse Mario. Annalisa si avvicinò nuovamente a Mario e i due si avvinghiarono in una stretta morbosa e piena di sensualità. Le loro mani si intrecciavano: Mario scendeva con la mano fino al culetto sodo e rotondo di Annalisa, mentre lei lo accarezzava nella zona del pene. Poi Annalisa abbassò la cerniera dei pantaloni di Mario e tirò fuori il suo uccello, grosso e durissimo; poco dopo se lo mise in bocca ed iniziò a spompinarlo con una grande dolcezza e sensualità, creando in me un senso di impotenza e acuendo la mia voglia di sesso, che mai subisce momenti di arresto. I due si scambiavano tenere parole, mentre io soffrivo per il dolore ai piedi provocato dai carboni ardenti. A poco a poco, indumento dopo indumento, Annalisa venne spogliata da Mario e rimase completamente nuda, esibendo un corpo da favola. Mario si spogliò in un battibaleno e inizio ad accarezzare la pelle morbida e liscia di Annalisa. Poi Mario sussurrò qualcosa all'orecchio di Annalisa e lei si posizionò sopra lui... o per meglio dire sopra l'uccellone di Mario! Se lo fece infilare tutto, gemendo e muovendo sinuosamente il suo meraviglioso corpo. Io mi ero eccitata, ma nessuno dei presenti si curava di me, mentre i due porci scopavano ora con grande foga. Annalisa disse con sarcasmo: "Mario sei fantastico, scopi divinamente... è fortunata Sonia ad averti... oggi è fortunata a vederti esibire con me! Cambiamo posizione, dai. Mettimelo nel culo, voglio essere sfondata anche lì". Mario e Annalisa continuarono a fare l'amore, pardon a scopare come animali imbizzarriti, per molto tempo, mentre io ormai visibilmente eccitata, avevo bagnato il trono su cui ero seduta. Master Vito volle umiliarmi, come solo lui sa fare e mi bisbigliò all'orecchio: "Ti piace vedere tuo marito mentre si scopa quella grande figa? E' davvero bravo, un vero porco... lascialo dire a me, che di porci me ne intendo!". Io ero umliata, mortificata e costretta a subire passivamente la tortura dei carboni e quella scena per me insopportabile. Mario venne nel culetto di Annalisa e Master Vito ordinò a Frank di raccogliere lo sperma che colava dall'ano di Annalisa. Frank mise un recipiente sotto al buchetto di Annalisa e raccolse tutta la sborra che le colava fuori. Poi Master Vito chiese di poter scopare Annalisa e iniziò a stantuffarla con molta foga. La porca sembrava gradire molto di essere scopata anche dal Padrone, che alla fine venne nella sua figa. Anche in questo caso Frank raccolse lo sperma di Master Vito nello stesso recipiente dove aveva raccolto lo sperma di mio marito. Master Vito ordinò a George che quello sperma mi fosse versato in bocca, ma io mi rifiutai di berlo, dicendo: "Non berrò mai la vostra sborra uscita dal culo e dalla figa di quella troia, mi fate schifo tutti e due... E poi tu, Mario, che hai scopato quella sgualdrina di Annalisa... Vergognati, schifoso!". Master Vito si alterò, sentendo le mie parole, e mi disse con voce perentoria: "Lurida vacca, ora berrai anche la nostra urina". Mario, Vito e Annalisa scaricarono la loro piscia nel recipiente dove era "custodito" il prezioso sperma dei due uomini. Frank mi aprì la bocca con le mani, mentre George mi mise un apparecchio di ferro che mi impediva di chiuderla e poi mi versarono pazientemente in gola tutto il contenuto del recipiente. L'urina era calda e schifosamente puzzolente e finì nella mia gola, insieme allo sperma colato fuori dai buchi di Annalisa. Dovetti bere tutto, fino all'ultima goccia, tra le risate dei presenti. "Vedi sei una discarica umana, povera schiava. Pensavi di contare qualcosa e invece sei un "nulla"... il tuo parere non conta niente e tu devi fare quello che voglio io. Oggi hai visto anche tuo marito scopare con un'altra. Che cosa vuoi di più?", disse Master Vito. Poi tutti e tre mi sputarono in viso, ridendo di me in modo poco elegante. Mario e Annalisa completamente nudi, mano nella mano, uscirono dalla stanza. Io volevo essere slegata, ma Master Vito mi disse che non poteva farlo, perchè sicuramente una volta libera sarei andata a disturbare i due porci, che stavano ancora scopando nella stanza attigua. I miei piedi ormai friggevano ed erano rossi per il calore, ma il mio dolore non era tanto fisico, quanto cerebrale: non sopportavo l'idea che mio marito si fosse scopato una mia amica. Anch'io vengo "usata" da tanti uomini, ma quando questo succede, accade solo con il suo permesso. Quando si dice pan per focaccia...           

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