Sonia
Scritto da soniaslave   

Tutto è successo in una fredda sera d'inverno del dicembre scorso. Quella sera avevo appuntamento con Luciano, il mio Padrone numero tre: e sì, perchè tramite questo fantastico sito mi sono trovata ben tre Padroni, tutti molto severi ed esigenti, che si conoscono tra loro e che qualche volta architettano punizioni "comuni" ai danni della sventurata che scrive. Luciano era in compagnia di tre amici e il mio arrivo è stato salutato in modo molto festoso, addirittura con spumante e pasticcini. Ma le feste durano poco per le schiave come me e io so bene che quando vado a queste riunioni finisco sempre per soffrire molto. E' chiaro che comunque queste sofferenze me le cerco volutamente, perchè nessuno mi impedirebbe di stare sul divano di casa a guardare la televisione. Dopo il primo quarto d'ora di stampo godereccio, Luciano ordiina con voce perentoria a due suoi amici di spogliarmi. "Via tutto, lasciatela nuda". I due eseguono e poco dopo finiscono sul pavimento maglione, camicetta, reggiseno, gonna, stivali, calze e mutandine. Dopo essere stata denudata, devo inginocchiarmi a leccare i piedi di tutti i miei aguzzini. Vi confesso che, dopo i pasticcini e lo spumante, l'odore dei piedi maschili, che sono stati chiusi negli scarponi tutto il giorno, non è il massimo. Ma eseguo alla perfezione, leccando i loro piedi sopra, sotto e in mezzo alle dita. Poi Luciano mi fa stendere su un tavolo a pancia in giù e mi fa un clistere di grandi dimensioni. "Così sarai ben pulita e potremo usare il tuo culo a nostro piacimento", disse il Master in modo severo. "Padrone, posso andare in bagno a liberarmi?", chiedo io dopo pochi minuti. "No, questa volta vogliamo assistere tutti al tuo show. Se hai bisogno di liberarti, lo farai sul quel cellophane disteso sul pavimento", disse Luciano indicando un angolo della stanza. Scesi dal tavolo e mi accovacciai sul cellophane, liberandomi a dovere. Mi fecero risalire sul tavolo e mi fecero mettere a "quattro zampe". Mi abbassarono il busto, fino a farmi toccare il tavolo con le tette e il mio culo rimase inarcato verso l'alto. A quel punto Luciano prese un grosso fallo di plastica e lo posizionò sul mio buco dell'ano. Iniziò a premere con forza, nel tentativo di farmi dilatare. Il mio ano sembrava rifiutare categoricamente quel fallo dalle dimensioni importanti e io lo implorai di smettere. "Mi fai male, smettila per favore, non resisto... mi stai spaccando tutta!", dissi a Luciano. Lui però non mi ascoltò e alla fine vinse la battaglia con il mio culo: il fallo entrò con fatica, dilatandomi il buco che iniziò a bruciarmi. Poi Luciano prese una corda e mi fece una specie di mutandina, che passava nella mia figa e tratteneva in posizione quel grosso fallo di plastica. Mi fecero rivestire, ma mi impedirono di rimettermi le mutandine, le calze e gli stivali. Mi infilarono il cappotto e Luciano mi disse: "Ora ti recherai da Alberto, un mio amico, che ti sta aspettando in via ... Avrai a tua disposizione venticinque minuti per raggiungere quel luogo, dove ti toglieranno quel cazzo dal culo. Ma ricorda: ogni minuto di ritardo ti costerà una frustata moltiplicata per il numero dei presenti a quella sessione. Loro sono in quattro, per cui per ogni minuto di ritardo riceverai quattro frustate. Sono le ventidue e trenta... vai e raggiungi velocemente Alberto. Ne hai tutta la convenienza!". Uscii dall'appartamento a piedi nudi, senza calze e senza le mutandine. Intanto quel coso ingombrante mi irritava il retto, mentre la corda già mi faceva bruciare l'interno delle labbra della mia figa. Appena appoggiai i piedi sul gelido pavimento del pianerotttolo un brivido mi serpeggiò nella schiena. Mi feci coraggio e scesi le scale, temendo che qualcuno mi potesse vedere in quelle condizioni. Raggiunsi la macchina, che per fortuna era poco distante dal portone della casa. Salii e posizionai il navigatore sulla via che dovevo raggiungere. La via era in zona dell'autostrada Milano - Genova e il tempo previsto dal navigatore mi gelò il sangue: ventotto minuti, tre in più di quelli che mi erano stati concessi. Avevo inoltre perso un paio di minuti per salire in macchina. Praticamente cinque minuti in tutto, che tramutati in frustate volevano dire... venti colpi! Partii a razzo e seguii le indicazioni del navigatore. Dopo qualche chilometro incontrai un posto di blocco della Polizia. L'agente mi fece segno di accostare e gentilmente mi chiese la patente e il libretto. Poi con estrema calma andò verso l'auto della Polizia e controllò i miei documenti. Io non scesi dalla macchina, in quanto ero scalza e senza calze. Mi avrebbero presa per pazza con quel freddo pungente. Poi l'agente tornò verso la mia auto e mi rassicurò sulla mia posizione di brava cittadina! Io tenevo i piedi ben nascosti sotto la pedaliera e con il cappotto coprii le gambe nude; il fallo nel culo era diventato insopportabile, mentre la corda con il suo sfregamento mi faceva bruciare l'interno della passera. L'agente si complimentò con me per la macchina, che in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri: "Bella questa macchina... è un'Audi... sembra una coupè, ma in realtà è una spaziosa berlina. E via con tutti i complimenti di questo mondo (alla macchina!). Alla fine riuscii a ripartire e alle ventitre e dieci arrivai a destinazione. Dovetti lasciare la macchina un centinaio di metri lontano dal capannone, in quanto la strada sterrata era bloccata da una sbarra; scalza proseguii al buio, su una stradina fangosa piena di buche. Scivolai più volte, ma per fortuna riuscii a non cadere. Alle ventitre e tredici arrivai al capannone, dove mi aspettavano con trepidazione i quattro amici: erano trascorsi quarantatre minuti dalla mia partenza, che tradotti in frustate facevano... settantadue colpi! Per la seconda volta quella sera venni denudata e poi venni appesa a testa in giù per la punizione. Avevo sempre nel culo quell'oggetto ingombrante e le corde mi avevano ormai irritato irreversibilmente l'interno della figa. I quattro a turno, armati di fruste, mi colpirono settantadue volte: i miei seni, la mia schiena, tutto il mio corpo venne colpito senza pietà e alla fine solo la mia faccia e i miei piedi si salvarono da quel tremendo supplizio. Succede poi che coloro che sono addetti alle fruste ci trovano gusto nel sentire i lamenti della poveretta di turno, che grida e implora di smettere, puntualmente inascoltata. Anzi più gridavo e più loro ci mettevano forza nel frustarmi. All'inizio il dolore non è tanto, ma poi le fruste finiscono inevitabilmente per colpire più volte la stessa zona del corpo e lì iniziano i dolori: la pelle si arrossa e poi si lede, fino alla comparsa del sangue. Alla fine il mio corpo era pieno di segni rossi, lividi e anche piccole ferite sanguinanti. Mi tirarono giù sfinita, a fatica mi reggevo sulle gambe e mi liberarono il culo dal fallo di plastica. Dopo le frustate, ricevetti un fragoroso applauso e potei rivestirmi per fare ritorno a casa. Ero sempre scalza e percorsi la strada sterrata tra il fango, che era aumentato a causa della pioggia battente, che aveva intanto iniziato a scendere. Arrivai a casa infreddolita e disastrata nel corpo e nella mente. Mi ci vollero parecchi giorni e buone pomate per dimenticare quella sera da incubo!  

 

Commenti SC

experiman2019-05-02 19:53#5
Mamma quanto ti invidio stella
soniaslave2012-02-25 01:42#4
Tu sei molto tecnico. Io sinceramente non so quantificare quanto liquido mi è stato iniettato, anche se mi sentivo molto gonfia. Ero preoccupata di dover espellere davanti a tutti, perchè la cosa mi ha fatto vergognare tantissimo. E pensa che sono abituata a soffrire e a subire umiliazioni davanti a molte persone, ma dovermi liberare davanti a tutti... è stata per me una cosa troppo umiliante!
topiveneziani2012-02-24 20:05#3
Scusa la perplessità ma un clistere punitivo dovrebbe aggirarsi sui 2 litri almeno e sinceramente mi lascia scettico che il cellophane sul pavimento possa contenere tutto l'espurgo.....
soniaslave2012-02-24 01:59#2
In effetti, come ho detto più volte, sono molto interessata alle punizioni che riguardano i miei piedi.
tpmaster2012-02-23 19:16#1
Ottimo racconto, vorresti un quarto padrone esclusivamente interessato ai tuoi piedi?
 
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