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BDSM Bondage Heavy Sex

Mitologia Perversa - Di ricatti, dominazioni e complicità - 2° parte

(trovate le parti precedenti e successive sul nostro profilo!)


5.

Narciso si accasciò spossata sul letto. Sembrava un’eternità, ma non erano passate nemmeno due ore dall’inizio di tutto. Stava cercando di tornare in sé, mentre gli uomini sembravano concederle una tregua, avvicinandosi al tavolino delle bevande.

Si chiese per un secondo se fosse tutto finito, ma immediatamente si rese conto che forse il clou  doveva ancora venire. Era stato quasi fin troppo facile, finora. Non le avevano nemmeno fatto troppo male, di certo non più dei suoi standard. Sì, l’avevano strapazzata ben bene, sfondato figa e culo che ora pulsavano incandescenti, non lesinato schiaffi, insulti e sputi. Ma per qualche motivo non avevano ancora usato nessuno di quegli attrezzi di piacere e tortura che erano così in bella vista, e soprattutto pareva che nessuno di quegli straordinari amanti fosse già venuto, a parte forse uno che a un certo punto mentre la soffocava con il cazzo in gola e strozzandole il collo, tra tutti i conati di saliva le era sembrato di percepire in bocca un altro liquido caldo dal sapore familiare: nel dubbio ovviamente aveva ingoiato tutto, ubbidiente ed assetata.


Era sorpresa, almeno in parte: dentro di sé sapeva che, nonostante le remore espresse, avrebbe in fondo goduto di un’ammucchiata del genere, anche -o forse soprattutto- con tutta questa violenza. Ma in realtà non si aspettava di prenderci così tanto gusto, anche mentalmente. Essere al centro della scena di una piccola folla, unico oggetto dell’attenzione di occhi e corpi e istinti di diverse persone insieme, per lei così generalmente apparentemente riservata, era un’esperienza nell’esperienza. Un nuovo livello di eccitazione, che toccava -fino ad abbracciarlo in pieno- il concetto di esibizionismo, con tutto ciò che di perverso ne consegue. Ed era davvero solo l’inizio.


Finalmente Eco si avvicinò a lei, le prese tra le mani il volto sfatto e stravolto, la baciò dolcemente fino a morderle le labbra e poi le strizzò la bocca tra pollice e indice impedendole di parlare:

  • Ti è piaciuto, eh?
  • Mhhhh!

Non si capiva se era un mugolio di approvazione o di fastidio, ma proprio non importava.

  • Pensavi sarebbe stato così semplice? Lo sai che ti meriti “ben di peggio”…

Allentò la stretta sulla sua bocca per farla parlare:

  • Lo so, devo essere punita ancora. Ne voglio ancora, ti preego..

Si lascio scappare un sospiro di piacere, mentre con la mano si avvicinava alla sua figa ancora bagnata. Lui le diede un altro schiaffo, le fermò di colpo la mano.

  • Non toccare! Hai goduto abbastanza, ma ora è il momento di soffrire sul serio.

Lei fece finta di protestare, era il gioco delle parti, in realtà fremeva già all’idea della prossima fase.

Non si immaginava però neanche lontanamente che nemmeno quella sarebbe stata l’ultima.



6.

Tra gli oggetti che le era parso di scorgere sul tavolo, aveva sicuramente individuato tre vibratori di varia forma e dimensione, due fruste, una più morbida a 9 code e una apparentemente più rigida, e altri oggetti non meglio definiti. In realtà non aveva visto quali altre cose erano state volutamente nascoste, e non le avrebbe viste -insieme a tutto il resto- fino a molto dopo.


Narciso non se ne ricordava nemmeno più, ma aveva ancora addosso il guinzaglio e quando si sentì tirare su da dietro, non si accorse subito che Eco le stava per mettere una benda sugli occhi.


Immediatamente pensò che sarebbe stato eccitante essere in balia di tutti questi uomini, ma senza poterli vedere. Non aveva però idea di a che punto sarebbero arrivati. Decise di affidarsi a Eco, in fondo non poteva fare altro.


Si sentì aprire la bocca e scivolare dentro la sua lingua. La baciò e la succhiò. Si appoggiarono la fronte una sull’altra, un modo per salutarsi, ribadirsi fiducia, prima dell’incognita imminente.

- Sei pronta?!


Lui aveva già un tono diverso, non sembrava nemmeno la sua solita voce

  • Non lo so, ho paura..
  • Cazzi tuoi!

Le arrivò uno schiaffo, secchissimo. Rimase del tutto sbalordita: non vedendolo partire, sentì il dolore mentre la testa le si ribaltava di colpo, prima ancora di capire cosa effettivamente fosse successo.


Si rese conto solo in quel momento che qualunque cosa le stessero per fare, l’avrebbe sentita subito sul corpo, senza avere il tempo per prepararsi mentalmente. Era tutto un altro gioco. Non aveva ancora capito se e quanto le piaceva. Iniziò a tremare, impercettibilmente.


Eco diede uno strattone al collare, e Narciso finì per terra di colpo.

Sentì quattro, cinque, sei braccia che la sollevavano di peso, per poi ributtarla sul letto. Qualcuno le tirò i capelli sollevandole la testa, fino a quando si mise a quattro zampe. Aveva aperto automaticamente la bocca, convinta -e già contenta- di dover fare un altro pompino.

Ma c’era un silenzio irreale, cercava di capire cosa stava accadendo intorno a sé, cosa volevano farle, quando le arrivò la prima frustata sul culo. Potente, dolorosa, bruciante. Ma il fatto che arrivasse dal nulla la fece gemere soprattutto di piacere.

Subito dopo ne arrivarono altre 2, veloci, una dopo l’altra, sulla schiena. Per ciascuna un urlo.

  • Taci, ho detto!

Cercò di ubbidire, ma le frustate continuavano ad arrivare. Cinque, sei, dieci. Aveva la sensazione che fossero di mani diverse, per l’intensità e l’altezza. Non riusciva proprio a smettere di urlare, anche perché intanto aveva preso a toccarsi tra le gambe. Voleva godere, ancora e ancora.

  • Taci, e stai ferma!

Era Eco, sicuramente. Le tirò il collare e finalmente le diede da succhiare il cazzo che lei conosceva meglio di tutti, non il più grosso che avesse mai assaggiato, ma quello che le dava così tanta soddisfazione da tenere in bocca e sentirne i gemiti che generava.


Tolse le dita dalla figa, fradicia, e se le leccò avidamente. Voleva usare su di lui anche le mani, accarezzargli le palle e toccarlo dappertutto, quasi dolcemente, nonostante tutto quell’impeto dietro di lei.


A un certo punto però le frustate si interruppero: qualcuno le allargò il culo, dando prima un morso fortissimo a ciascuna chiappa, e ci infilò dentro senza troppi complimenti quello che sembrò essere un dildo gigante. Un secondo dopo gliene infilarono un altro davanti, ancora più grande, e subito iniziarono entrambi a vibrare velocissimi all’unisono. La sensazione fu sconquassante. Perse la presa sul cazzo di Eco e iniziò a tremare tutta.

  • Oddiodiodioddiomuoiooooooo!!

Stava venendo letteralmente a fiumi, quando…SBAM! Il tremore e l’invocazione alle divinità furono interrotte da una scudisciata di qualcosa che non poteva che essere una durissima paletta di legno.
Narciso ne aveva solo sentito parlare o vista in video, ma sentirsela sbattuta sul culo così potentemente le fece per la prima volta uscire delle sincere lacrime di immenso dolore.

  • No, no, no. Vi prego, basta!!
  • Cosa?!

Eco faceva finta di non capire. Non la parola, ma il senso.

  • Basta, fa male!
  • Pensavo ti piacesse soffrire…
  • È troppo, ti prego..
  • Mi spiace, dovevi pensarci prima. Nessuna safeword ti salverà, ormai.


Di nuovo stava affiorando quella sensazione quasi disperata di non avere nessun controllo, e di nuovo inaspettatamente questa stessa consapevolezza la fece abbandonare all’estasi massima di piacere. Era nelle sue, nelle loro, mani. Non poteva ribellarsi, non tirarsi indietro. Era ricattata e senza nessun potere. Doveva obbedire, e soffrire. E, quindi, godere.


La sessione di frustate e battute andò avanti ancora, anche se non avrebbe proprio saputo dire quanto. Culo, schiena, gambe, ma anche piedi e mani. Per ogni colpo un grido.

Poi, d’un tratto, si fermarono tutti, in silenzio. Narciso tese le orecchie per capire la prossima mossa, ancora immersa nel buio, cercò di alzarsi dal letto ma qualcuno la ributtò giù violentemente.

  • Ferma, immobile!

Obbedì, ovviamente.

Si trovava a pancia in su, gambe aperte, sesso esposto, corpo già tutto arrossato.

Il silenzio era ancora irreale, ma sentì di colpo un profumo strano, piacevole. Stava ancora cercando di associarlo a un ricordo, quando sentì una goccia bollente arrivarle appena sopra il pube. Urlò, per l’ennesima volta, ma ora era difficile non percepire quanto godimento ci fosse in quel suono smorzato.

Le gocce di cera continuavano ad arrivare, sparse per tutto il corpo, dalla testa ai piedi ma indugiando ovviamente sui capezzoli, sulle cosce, sulle tette più sensibili. Lei cercava di dimenarsi e liberarsi, o almeno faceva finta, ma era gioco facile per quelle forti braccia tenerla bloccata.

Un paio di loro non resistevano alla tentazione di schiaffeggiarla con il proprio cazzo duro, sbattendoglielo sulle labbra aperte o infilandolo dentro brevemente. Lei aspirava di dolore e piacere, non distinguendo più la differenza tra uno e l’altro.

Era una sorta di orgasmo continuo e strisciante, mentale più che fisico, anche perché nessuno le dava la soddisfazione nemmeno di sfiorarle la figa, figuriamoci di scoparla come in quel momento avrebbe voluto. Anzi, ogni volta che provava ad avvicinare la propria mano a quel clitoride capriccioso e viziato, quegli uomini glielo impedivano senza pietà, provocando in lei una frustrazione totale ma di conseguenza regalandole l’intensissimo piacere della privazione.


Non c’era tregua, per lei: tornarono fuori di nuovo le fruste, la girarono di nuovo a quattro zampe, e la giostra ricominciò. Le attaccarono a un certo punto delle mollette di ferro ai capezzoli. Anche quelle dovevano fare parecchio male, ma ormai Narciso sembrava quasi anestetizzata. Urlava e gemeva, godeva senza soste, ma forse il dolore aveva già raggiunto la più alta soglia possibile.


Eco se ne accorse, e in fondo ci contava. Era decisamente giunto il momento di passare alla terza e ultima fase. Fece un gesto agli uomini, come concordato, che si fecero indietro per prepararsi al gran finale.


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