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Miscellaneous

I casi della vita (seconda ed ultima puntata)

Penso che la sua espressione esterrefatta  –occhi sgranati e mano davanti alla bocca come quando si vuole tappare uno sbadiglio- battesse la mia. Restai immobile e senza parlare,un po’ perché sotto leggero choc,un po’ perché volevo vedere come avrebbe gestito la situazione,in fondo eravamo a casa sua e lì c’era sua moglie,spettava a lui la prima mossa,io mi sarei comportata di riflesso.

Quando riprese i colori e mi disse,facendomi d’occhio: “Cosa le succede,signora,si sente poco bene?” compresi che si era riavuto dallo stupore. Quel darmi del lei,insieme al cenno,era il segnale che voleva mantenere le distanze,quindi  accondiscesi: “Si,un pochino … mi scusi,un lieve mancamento,deve essere stato a causa del caldo e delle scale.”

“Venga,si accomodi su quella poltrona. Amore,hai fatto? Porta un bicchiere d’acqua,per favore.”

Comparve Mireille con una bottiglia ed un bicchiere in mano: “Pallina che c’è,non stai bene? Come ti posso aiutare,vuoi che chiami un medico?... Ah,perdonami,lui è Alex,mio marito. Alex … Pallina.”

“No,tesorina,lascia stare … piacere Alex … niente di così grave da rendere necessario l’intervento di un medico. Piuttosto,chiamami un taxi,per favore. Vorrei tornare in albergo,sono sicura che un po’ di riposo mi farà rimettere completamente e domani sarò di nuovo in forma.”

“Nessun taxi,ti accompagno io,è il minimo che possa fare,mi dispiace tanto.”  Le servì solo il tempo di sostituire le infradito con un paio di ballerine e ci avviammo con la sua auto verso l’hotel dove soggiornavo.

Durante il tragitto riflettevo sul fatto che loro,quasi sicuramente,non erano una coppia di trasgressivi,altrimenti Alessandro avrebbe trovato tempo e modo di informare la consorte su quella che in fondo era stata soltanto una scappatella innocente e senza alcun tipo di coinvolgimento. Una confessione spontanea poteva incentivare a catalogarla come un momento di debolezza,una ghiotta occasione alla quale non era stato capace di resistere e non un tradimento di estrema gravità,alleggerendo così,e non di poco,la sua posizione di fedifrago. Ma lui aveva scelto un’altra via,quella del silenzio.

Per questo motivo,anche pensando di interpretare quella che supponevo fosse la sua volontà,preferii rinunciare alla serata: qualche uscita involontaria sulle cose che mi aveva raccontato,ad esempio dei genitori italiani,poteva scoprire qualche altarino,col rischio di mettere a repentaglio un menage. Non sarei stata rilassata –e di sicuro non lo sarebbe stato nemmeno lui- oltre che in imbarazzo per delle ore. No,non  me la sentivo proprio,meglio evitare.

A proposito del parlare fluente della mia collega,finalmente ne avevo capito il motivo: per forza,oltre ai rapporti di lavoro quotidiani con l’Italia,aveva un marito italiano e ci parlava nella sua lingua da quasi venti anni!

Il giorno dopo mi ero rimessa da quel malore mai avuto. Alla fine della sessione lavori,durante la quale Mireille mi chiese a più riprese come stavo,la vedevo completamente rassicurata sulle mie condizioni di salute,infatti si avvicinò per l’ennesima volta e mi disse: “Adesso sono finalmente certa che ti sei ristabilita in pieno,mi sento più tranquilla,mi fa veramente piacere.

Senti, Alex è dovuto partire per Milano,suo padre è stato ricoverato in ospedale per il solito disturbo al cuore e lui,sebbene fosse rientrato dall’Italia che non è molto … anzi,adesso che ci penso doveva essere proprio sul tuo treno,l’altro giorno … comunque,ti dicevo … non se l’è sentita di lasciar sola la madre,in grandissima apprensione,e starà di nuovo a casa dei suoi perlomeno fino al giorno in cui si sentirà un po’ più tranquillo sulle condizioni di entrambi.

Ragion per cui stasera ne approfitto per andare a Montmartre a trovare una mia cara amica. Vieni con me,ti porto in un quartiere molto caratteristico,che vale davvero la pena di vedere e poi  Claudette è una tipa di compagnia e tanto cordiale,vedrai.”

Smaltiti i brividini che mi vennero per il timore che lui avesse confessato anche solo parzialmente,o che lei,ripensandoci,avesse subodorato un qualcosa di strano dal mio “mancamento” della sera prima –non che avessi niente da rimproverarmi,ma avrei voluto essere io,semmai, ad affrontare il discorso e non a subirlo- quando ebbi la certezza che così non era,accettai l’invito. Lei mi salutò ed andò a casa a cambiarsi,dicendo: “Torno a prenderti fra un’oretta,vado a farmi bella.”

Montmartre,il quartiere degli artisti e la sua amica meritavano un look originale ed estroso,quale migliore occasione? Con il mio invidiabile guardaroba -che avevo fermamente voluto e previdentemente  portato appresso con grande fatica,disagi e prese in giro- non avevo che l’imbarazzo della scelta.

Mentre  mi accingevo a scegliere i capi,spontaneamente mi partirono,lingua fra i denti,tre pernacchiette: una (irridente)al dottor Righetti detto Braccino,una (affettuosa) a Pinko ed una (logistica) all’aereo,le tre “entità” contro  le quali avevo dovuto “combattere” per essere lì con tutto ciò che desideravo avere con me.

Era mia intenzione presentarmi inappuntabile all’incontro,con un minivestito di rete fitta multicolor a righe verticali,cinta color arancio scivolata sui fianchi e scarpe Missoni,di stoffa,spuntate e a righette ondulate,sulle identiche tonalità del vestito,con tacco (il solito,12 cm.) e plateau anch’essi di color arancio.

Una borsa in pelle,in pandant con cinta e scarpe,avrebbe completato il tutto. Misi in atto e mi guardai allo specchio : con il relativo rossetto arancio perfettamente in tinta con le unghie di mani e piedi,l’obiettivo mi sembrava a portata di mano.

Per centrarlo esattamente,implementai il tutto truccando gli occhi con un laborioso gioco di ombretti che sfumava dal nero all’arancio e che doveva rappresentare la “chicca”,il tocco dell’ “artista”.  Finalmente ritenni  perfetto  l’insieme raggiunto,al punto che,mentre scendevo nella hall,pensai: “Bello,davvero bello,voglio proprio riproporlo in Italia prima o poi,magari in occasione di qualche festa …”

Dopo alcuni minuti si ripresentò Mireille,con un tailleur simile a quello indossato pochi giorni prima ad inizio lavori,ma molto più scollato,nero e con sandali,sempre altissimi,neri,il tutto di pari bellezza. Non arrivò a bordo della pur graziosa Clio con la quale mi aveva riaccompagnato in albergo il giorno prima,ma di una fiammante Porsche 911 Carrera 4 cabrio,bianca con interni in pelle bordò,ritirata dal concessionario poche settimane prima,e di proprietà del marito,partito in aereo stavolta,ed ormai a Milano.

“Gli rubo sempre la macchina quando parte,è più forte di me,più mi dice che non vuole,più glielo faccio apposta,ed il bello è che dopo glielo riferisco pure!” disse divertita guardandomi con un sorriso contagioso e smagliante,mentre ripartivamo quasi sgommando,a capote rigorosamente aperta.

Mi piaceva molto,la mia collega diventata amica,in quanto trovavo in lei delle analogie veramente notevoli con me stessa, quella dei dispetti  al partner compresa. Inoltre era sempre sorridente,“leggera”,scanzonata e con quell’ironia che ho sempre apprezzato nella gente.  Caso raro,rarissimo,trovare una persona,soprattutto se donna,molto bella che sia anche molto simpatica ma questo era uno di quei rari casi.

Quando le dissi,riferendomi all’auto: “Caspita,che giocattolino!” compresi perché nelle nostre telefonate  mi diceva spesso che lavorava per hobby: Alessandro,che quella notte in treno molto signorilmente glissò sulla sua professione,e sul suo conto in banca,era un broker,fra i migliori,di Euronext Paris,la Borsa di Parigi.

L’amica del cuore di Mireille ci aspettava sotto la sua abitazione,a rue Des Abbesses,ci avrebbe guidato in una passeggiata per il quartiere,successivamente saremmo andate in un ristorante caratteristico ove aveva prenotato per la cena,e poi,eventualmente,a finire la serata a casa sua bevendo qualcosa.

Claudette era una rossa che aveva da poco passato i quaranta,single,non straordinariamente bella,ma di aspetto giovanile e più che piacevole,oltre ad essere una donna  affascinante e molto sexy. In più pittrice apprezzata, quotata e di una certa notorietà.

Si presentò letteralmente vestita di stracci colorati,ma messi con tale incredibile maestria da farli risultare al pari di un abito di alta sartoria: era,a suo modo,elegantissima e particolare.

Mentre passeggiavamo cinguettando disinvolte,consideravo quanto tutto il mondo fosse paese: sembravamo,tanto per restare in tema di uccelli,alla testa di uno stormo di storni,avete presente? Uno davanti e centinaia dietro,che volteggiano nel cielo a formare disegni  mutevoli di attimo in attimo. Avevamo infatti centinaia  -beh,non esageriamo,diciamo un numero consistente-  di giovani uomini appresso che, guardandoci con ammirazione,proferivano di tanto in tanto garbati apprezzamenti.

In effetti tre donne così belle insieme (perdonate l’immodestia) così diverse e così variegate,una mora,una bionda ed una rossa e per giunta apparecchiate nel modo in cui eravamo,non è uno spettacolo molto comune in nessuna parte del mondo.

Lo feci presente alle mie amiche che mi dissero,all’unisono: “Wee,ma ti sei vista? Ti seguono sì!” Ed io: “Wee,ma vi siete viste,voi? Vi seguono sì!” E tutte e tre insieme: “Wee,ma ci siamo viste? Ci seguono sì!”

A quelle parole sonora risata ed abbraccio generale: la serata si prospettava nel migliore dei modi ed intanto era giunta l’ora di cena.

… Che fu ottima,e soprattutto accompagnata da due bottiglie di ottimo vino,un costosissimo Chateauneuf-du-Pape del 2005 (Claudette: “Dai dai ragazze,ma che ci frega? Offro io,anche la cena e lo faccio più che volentieri … yuppiii,vive la vie,viva la vita!”)

Aveva ragione Mireille a dire che la sua amica era cordiale ed estroversa,anche molto generosa e spontanea,aggiungo io. E per nulla superba,in quel paio d’ore a tavola non parlò mai di sé stessa né del successo che aveva e men che meno della sua posizione sociale. Ci si stava davvero bene insieme,così andai volentieri,come da scaletta,a finire la serata a casa sua.

Come può essere l’abitazione di un’artista affermata,nel quartiere degli artisti in una delle città più belle del mondo? Ma meravigliosa,naturalmente! Arredata in maniera informale e con grande gusto,con un mix di mobili antichi e moderni non facile da comporre,con tanti oggetti particolari provenienti dai più disparati angoli della Terra e con molti quadri,suoi e di altri autori,alle pareti. Insomma,si capiva benissimo che era di un livello “superiore”.

Ero stordita da tutto quel lusso,la Porsche,quella casa,quel vino … ecco,soprattutto da quello, pensai,quando dopo una mezzoretta di chiacchiere e risate,accresciute dal mio improbabile francese,ebbi l’impressione di vedere la padrona di casa avvicinarsi a Mireille,in piedi davanti ad un magnifico acquario di enormi dimensioni con decine di pesci colorati di tutte le specie,iniziare col darle un bacio sul collo,dapprima lievemente poi sempre più appassionatamente,e poi percorrere con la lingua la distanza che passa fra l’orecchio e la bocca per attaccarcisi voluttuosamente,ricambiata.

Il tutto in un ambiente decisamente suggestivo,illuminato soltanto dalle luci bianche e violette della vasca e da quella molto fioca di una avveniristica piantana posta nell’altro lato dell’immenso salotto.

Nessun loro atteggiamento mi aveva fatto presagire,sino a quel punto,che avrei potuto assistere ad una scena come quella che mi sembrava di seguire.

Ma non era l’effetto del vino.

Nel frattempo smaltivo quello della sorpresa seduta su una comoda poltrona mentre loro due si erano trasferite su un grande divano basso di pelle bianca con chaise longue: distese,si scambiavano baci ardenti guardando ogni tanto verso di me.

Dopo pochi attimi ripresi completamente coscienza su chi fossi realmente,sulle mie esperienze pregresse nello specifico,non poche,e sul mio “bagaglio tecnico”,rilevante. A quel punto dissi a me stessa: “Pallina,stanno osservando come rispondi a quello che per te potrebbe rappresentare uno choc … Forse pensano di scandalizzarti e aspettano una reazione o forse traccheggiano per vedere se è il caso di provare a sedurti,chissà … In ogni caso mi sa che ‘ste ragazze non hanno ben capito chi si trovano davanti, è ora di provvedere.”

Mi alzai e le puntai: la prima che mi venne a tiro fu Claudette,senza parlare,con fare deciso,la spostai un poco,le allargai le gambe e mi tuffai sul suo sesso a leccargliela,baciargliela,addirittura mordicchiargliela leggermente con l’eccitazione che avevo accumulato nel frattempo e che era quella delle grandi occasioni.

Stavolta la sorpresa fu loro.

Intanto continuavano a baciarsi,ma,alzando la testa potevo vedere che in Mireille montava la voglia di assaggiarmi,lo notavo dal fatto che ogni tanto apriva gli occhi e mi guardava languida: impossibile resistere a quel richiamo,dopo un po’mi alzai di nuovo,mi avvicinai e le porsi le labbra,in mezzo alle quali lei affondò subito la lingua,sentendo il sapore della mia bocca insieme a quello del dolce miele della sua amica,la quale si era portata verso il basso per ricambiarmi il “favore”ed assaporare il mio: una “tenaglia” estasiante.

Cominciai a sospirare,poi a gemere e con l’impennarsi dell’eccitazione a prendere iniziative sempre più fantasiose e raffinate,non certo da esordiente,davanti agli sguardi piacevolmente meravigliati,compiaciuti ed eccitati delle mie partner che iniziavano ad acquisire consapevolezza su chi,sotto quel punto di vista,fosse Pallina.

Dopo poco eravamo tutte completamente nude,fra il divano e l’immenso tappeto a pelo alto,sempre bianco,su cui esso parzialmente poggiava: tre armoniosi corpi di donna aggrovigliati,che cessarono di essere corpi e divennero solo dei terminali di piacere con dozzine di bocche,centinaia di mani,migliaia di dita,infiniti sessi. Bocche e mani cercavano affannosamente un’altra bocca,un seno,un clitoride o una qualsiasi altra parte ove attaccarsi,essendo divenuta zona erogena ogni centimetro della nostra pelle.

Chiudemmo diverse combinazioni di “cerchi”,inizialmente con Mireille che baciava il sesso di Claudette,la quale faceva la stessa cosa con me ed io con Mireille,e poi a girare. Ad un certo punto quest’ultima mi “spinse” con gli occhi verso la sua amica,voleva che strusciassimo a forbice le nostre vagine fino all’orgasmo,mentre lei si sarebbe masturbata davanti a noi.

La esaudimmo immediatamente e con piacere,continuando a scambiarci baci teneri ed appassionati e nel contempo  guardandola,ma sarebbe più opportuno dire ammirandola,mentre,sulla penisola del divano,muoveva freneticamente le dita sulla sua vulva,con la testa reclinata all’indietro ed i lunghi capelli neri che toccavano terra,in un’espressione di estasi accompagnata da gemiti. Era una scultura in movimento che si integrava in modo perfetto fra tutte le opere d’arte presenti su quelle pareti e tutt’intorno.

Raggiungemmo così,in momenti diversi,il nostro primo orgasmo,ma non ci fermammo: io rappresentavo la novità in un menage che era evidente si protraesse da tempo,una novità da assaporare per molto  ancora,dolcemente ed esclusivamente al femminile. Devo dire che,per quanto io adori gli uomini e le loro caratteristiche psico-morfologiche,in quel momento non ne sentivo affatto la mancanza.

Riprendemmo a baciarci in tre,senza fare altro deliberatamente,finché quella pratica non divenne quasi una tortura: eravamo di nuovo nella Galassia della Massima Eccitazione a pretendere di più,pronte a ricominciare quell’esplorazione del piacere a bordo della navicella Saffo.

Mi mossi per prima,cercando le curve meravigliose di Mireille,ma dopo una frazione di secondo,Claudette,”gelosa”, la prese e la fece distendere a fianco a lei con una gamba sulla spalla ed iniziò a baciarla di nuovo sulla vagina,infilandole a tratti e prepotentemente quella lingua così lunga e corposa,che nei suoi intendimenti di quel momento avrebbe voluto fosse il membro di un uomo,ma che comunque ne faceva degnamente tutte le funzioni.

Ad ogni colpo più “violento” corrispondeva un leggero rinculo di Mireille verso una delle mie dita,che,birichina,aveva cercato e trovato l’altro suo pertugio,quello posteriore,dandole un piacere doppio,mentre un altro dito dell’altra mia mano,toccava freneticamente il proprio sesso,cioè me stessa,con un concerto di mugolii,sospiri e gemiti da parte di tutte,così melodioso che avrebbe deliziato qualsiasi orecchio presente.

Dopo molto tempo e diversi cambi di posizione,eravamo di nuovo in preda a quella frenesia che precede l’orgasmo e con il desiderio comune di protrarre quei momenti all’infinito. Io li vivevo da sdraiata supina,circondata da due cosce sode e levigate che avevo intorno alla testa  e che palpavo con gran gusto. Nello stesso tempo contribuivo a rendere sempre più bagnata la vagina ivi compresa,attraverso colpi di lingua veloci e decisi,ricevendo in cambio un nettare che assaporavo con voluttà ed immensa eccitazione.  Una mano,non so di chi fosse,stava svolgendo un lavoro impeccabile sul mio clitoride: stavolta venimmo tutte proprio nello stesso momento.

Gli sguardi incrociati e i sorrisi dolci che,in silenzio,ci scambiammo istintivamente l’una con l’altra, nelle diverse combinazioni,per lunghi minuti alla fine della partouze,esprimevano complicità,appagamento,riconoscenza, tenerezza reciproca e consapevolezza di aver vissuto insieme dei momenti da ricordare a lungo.

“ … Così ho lasciato che scoprissi il mio ‘vizietto’,Pallina” mi disse il giorno dopo Mireille,mentre mi accompagnava alla stazione “posso contare sulla tua discrezione?”

“Ma certo,tesorina” risposi “ è un ‘vizietto’ che abbiamo in comune,come hai potuto constatare. Non ti tradirò,anche se,in verità,ti consiglierei di parlarne con tuo marito.

Non voglio criticarti né darti indicazioni,tantomeno farti la morale,ma penso che non dovrebbero esistere segreti fra chi si ama davvero.  A mio avviso un uomo dovrebbe conoscere  tutti gli aspetti della sua compagna,e viceversa naturalmente,anche e soprattutto quelli  più ‘scabrosi’.

In realtà sono quasi sicura che Alex saprebbe comprenderti senza grossi traumi e così potresti avere delle sorprese positive,oppure … chissà … potresti sentire in risposta delle confessioni anche da parte sua –a cosa alludessi è facilmente comprensibile- ed allora dovrai essere tu tollerante con lui.

Insomma,il dialogo e la trasparenza sono la miglior cosa,dolce amica mia … senza contare che poi si potrebbero aprire nuovi ed eccitantissimi scenari,nel caso scopriste che vi potrebbe interessare un prosieguo trasgressivo come coppia.

Ti faccio un esempio: mentre venivo qui,cinque giorni fa,in treno,ho fatto sesso con uno sconosciuto e sai che l’ho fatto sentire al mio compagno in diretta telefonica?”

“Ma dai! Ma sei una grande!”  “Certo,e vuoi mettere come faremo l’amore quando arrivo a Roma,considerando che gli ho anche raccontato dell’esperienza con te e Claudette? Pinko mi ha detto che gli stanno scoppiando i pantaloni.”

Lei rise di gusto,poi guardò un attimo in aria e  disse: “Non hai torto,sai … potrebbe essere la cosa giusta da fare,ci penserò molto seriamente,ho qualche giorno ancora,prima che lui ritorni.“

Ci abbracciammo e ci baciammo sulle guance con grande affetto.

E così salii sul treno che mi avrebbe riportata a casa,mi ero fatta una famiglia a Parigi,uno/a all’insaputa dell’altro/a,ma avevo anche adempiuto al mio dovere di persona corretta,spingendo,senza fare delazioni, Mireille a parlare appena possibile con suo marito,per informarlo della sua inclinazione recondita e di quel particolare incontro a tre.

Con tutta probabilità lui a quel punto avrebbe apprezzato e fatto lo stesso,rivelando a sua volta il lato “porcellino” che nascondeva,nonché confessando la casuale avventura con me. Questi pensieri mi facevano sentire maggiormente in pace con la coscienza,in più mi solleticava l’idea del “dopo outing” e cioè immaginare i loro eventuali commenti su quella birba,però leale,di Pallina.

Senza programmare nulla,avevo la sensazione che li avrei  incontrati di nuovo,casualmente ed insieme a Pinko magari,in un futuro non lontano,chissà mai,i casi della vita …


FINE










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