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Umiliato da mia moglie

E' un po' lungo ma prima di smettere di leggere guardate i commenti

Faccio subito la mia presentazione, mi chiamo Giulia, ho 32 anni, occhi chiari, capelli chiari, patatina chiara… con una peluria morbida morbida che non ha mai richiesto l’intervento di creme depilatorie o rasoi. Sono sposata , udite udite, da 15 anni, dopo una intensa storia d’amore con Paolo, mio marito, il primo uomo della mia vita, il primo bacio della mia vita, che ha la mia stessa età e che a 17 anni pensò bene di non uscire tempestivamente dal mio pancino, per cui dopo un paio di mesi mi ritrovai con un pancione.

L’incoscienza , l’amore, il fatto di avere dei genitori benestanti risolsero la situazione e ci trovammo marito e moglie con un pargoletto in arrivo a 18 anni. Furono anni di passione travolgente, vivevamo la spensieratezza dei nostri coetanei grazie al sostegno della famiglia, però eravamo marito e moglie, avevamo un figlio e ci perdemmo tutte quelle cose che fanno della giovinezza un ricordo che ti riscalda il cuore quando vai avanti con gli anni.

Mio marito prese la laurea e si trovò in prima fila quando Internet esplose in Italia, trovò un bellissimo posto di lavoro in una grossa società e fece, essendo pagato, quello che gli altri avrebbero pagato per fare. Era un esperto e da maritino innamorato amava condividere le sue esperienze con me, tanto che dopo un po’ di tempo riuscì a trovarmi un impiego in una società del suo gruppo.

Sono stati anni pieni di scoperte, che ci hanno riempito la vita. Però dopo 10 anni di convivenza qualche cosa cominciava a prendere il sapore dell’abitudine, ritrovarci nelle braccia l’uno dell’altra era sempre fantastico e soddisfacente ma , soprattutto lui, mi confessò, che alle volte si ritrovava a fissare e desiderare il sedere o la scollatura di una collega ventenne (dio mio! come è bassa l’età media di chi lavora su Internet, frotte di ragazzine che assediano i call center per guadagnarsi spesso solo il top o le scarpe all’ultima moda o un nuovo telefonino).

Ho detto soprattutto lui perché io non sentivo assolutamente alcun disagio, a me lui bastava, eccome, avevo un figlio meraviglioso, un lavoro appassionante e Internet che faceva da legante alla mia vita. Però il problema di questa insoddisfazione latente covava e l’evoluzione della coppia, una coppia moderna e antica come la nostra passava tra l’esperienza dei filmini hot visti e commentati insieme e consumati come un afrodisiaco.

Ricordo ancora la prima volta che guardammo insieme uno di questi film, non osavo credere che potessero esistere uomini così dotati e donne così spregiudicate, donne con la patatina depilata che si facevano prendere da tre uomini contemporaneamente, più che film porno mi sembravano film di fantascienza. Oppure collezionare gli oggetti acquistati dai sexy shop della rete che davano luogo alle fantasie più spinte.

Il fallo gigante color negro che mi dava i brividi e che dava origini a feroci confronti con quello del mio compagno, normo dotato, come scoprii in seguito e che introdusse la fantasia del terzo uomo, insomma un percorso comune a tante comunissime coppie.

Poi Paolo iniziò a fare dei discorsi strani "cosa ne diresti di invitare un ospite" ed io "quale ospite? Proprio non me la sento di cucinare nel fine settimana" . Non lo facevo apposta a non capire, proprio non riuscivo a concepire una cosa del genere per cui mi sembrava assurda solo pensarla o discuterci.

Paolo paragonava l’ospite ad un vibratore fatto di carne anziché di plastica e non capiva le mie obiezioni quando gli dicevo che dietro il vibratore di plastica non c’e’ nulla a parte la mano di chi lo utilizza, mentre dietro un vibratore di carne c’era un altro uomo, con pensieri, gesti, umori, sapori e sentimenti e che io non sarei mai andata o mi sarei fatta toccare da uno sconosciuto, il solo pensare di trovarmi in un letto con un altro uomo, sentire le sue mani addosso, o qualcosa d’altro che ti tocca scatenava in me un rifiuto violento, pensando di smontarlo gli dicevo che per fare una cosa del genere avrei dovuto approfondire la conoscenza, uscirci insieme, apprezzarlo sentirmi desiderata e questo poteva comportare il rischio di innamorarmi di lui.

E quando restavo sola riflettendo su quanto Paolo proponeva mi infuriavo ancora di più, però quelle parole ottenevano il risultato di incuriosirmi, alle volte mi soffermavo a guardare i miei colleghi maschi e immaginarli nel contesto della mia vita, "strano" pensavo "il fatto in se non è disgustoso, quello che è disgustoso è che il mio uomo, il mio amore, il mio gelosone possa solo pensare di condividermi con uno sconosciuto" e le immagini di questa fantasia erano tratte pari pari dal copione di uno dei tanti film porno visti insieme a Paolo: io china su Paolo a fargli un pompino mentre l’ospite mi prendeva alle spalle, il pene di mio marito che mi scappava dalla bocca sotto le spinte dell’ospite o io che succhiavo alternativamente i loro membri.

Scoprii allora l’altra faccia della rete fatta di sesso, filmati, immagini , chat, gruppi di discussione, blog. Restai folgorata da quell’offerta di sesso, i motori di ricerca che usavo per lavoro trasudavano di sesso, alle volte lo schermo si riempiva talmente di sessi in erezione che non ero più in grado di fermare quell’orgia di peni senza staccare la spina del computer, con buona pace dell’addetto dell’office-automation che poi avrebbe dovuto rimettere le cose a posto.

Ad un certo punto riuscii anche a percepire l’origine del malessere di Paolo, ma non riuscivo o non volevo scavare a fondo, le sue parole mi dissociavano, avevano il potere di mettere in discussione i principi su cui si basava la mia vita, però cercai a modo mio di risolvere la situazione secondo il mio modo di lavorare…

Non potendo contare su esperienze precedenti all’incontro di Paolo a parte il maldestro tentativo di palpeggiarmi il seno di un compagno di liceo durante una gita scolastica finito con una paccata in faccia e le libidinose attenzioni di uno schifoso fotografo di paese che tentò di mettere le sue manacce sotto mia la gonna finito anche questo con una randellata con l’ombrello, e le confessioni della compagnia di scuola che la dava a tutti, mi rivolsi ad Internet, il materiale non mancava e così scoprii che usando il ditino sul culetto di Paolo, lui godeva da pazzi mentre glielo succhiavo, scoprii il gusto della doppia penetrazione con l’uso dell’attrezzo di Paolo e il vibratore (non quello grande grande), insomma cercavo di "aggiornarmi" di seguire le tendenze .

Paolo che è una persona di grande sensibilità ed intelligenza, dotato di una mente estremamente creativa percepì questo mio sforzo e da parte sua cercò di fare altrettanto ma quello su cui lavorò in modo particolare fu il tentativo di capire il mio modo di ragionare, in seguito mi ha confessato che in quel periodo si documentò sul modo in cui le donne percepiscono la sessualità, come comunicano e rimasi colpita dal fatto che effettivamente ad un certo punto riusciva ad essere particolarmente affettuoso e comprensivo, anche a letto le cose filavano diversamente, mi ritrovavo a godere tra le sue braccia in un modo sfrenato, tra di noi si stava sviluppando una intesa che era molto appagante.

Ad esempio, io non ho mai gradito di essere toccata nella zone anale, pur non disdegnando i rapporti anali, soprattutto quando l’atmosfera non è veramente surriscaldata e il "delirio dei sensi" funge da narcotico per una educazione pseudo-moralista dura da superare.

Ebbene in un paio di settimane riuscì a farmi apprezzare la sua lingua che percorreva tutta la mia schiena per poi soffermarsi a titillare il mio buchetto posteriore, anzi divenne così bravo che riuscii a trovare il coraggio di chiedergli io stessa la prestazione con sua grande soddisfazione.

Non mi accorgevo che stava studiando il mio essere donna, successivamente mi confessò che aveva comprato e "studiato" un manuale: Super Sex Power di CR James, vera bibbia della seduzione (a suo dire) e che aveva avuto un intenso rapporto epistolare con tanti appassionati della materia, tra i quali anche una vostra conoscenza: Xlater.

A questo punto vi chiedo come può un’onesta moglie difendersi da un assalto così scientifico, articolato e studiato a tavolino ricorrendo a dei marpioni di questo genere? Tanta strategia generò un piano diabolico per irrettirmi.

Un giorno Paolo, che periodicamente è afflitto da forti mal di testa di origine cervicale e per i quali ha sempre tentato di tutto, mi dice:" sai sono stato da un massaggiatore/pranoterapista che lavora in quella Beauty Farm xxxxxx , costosissima e affermata, che si è detto disponibile a tentare di risolvere il mio problema con una nuova tecnica di massaggi… effettivamente ne ho tratto un certo giovamento" Alle sue parole esultai (il cinicone aveva previsto che la cosa mi avrebbe fatto tanto piacere e che quindi subito avrei provato una devota simpatia per il massaggiatore) , poi aggiunsi " chissà, però, quanto ti verrà a costare"-" molto meno di quello che si possa immaginare" aggiunse prontamente" dopo il lavoro fa degli extra a casa sua o presso i clienti e le tariffe sono decisamente abbordabili, circa 50 euro, inoltre essendo diplomato può farmi la ricevuta per il rimborso da parte della nostra assicurazione sanitaria" Non aggiunse altro, mi sarei immaginata una dettagliata descrizione del suo incontro ed invece nulla, ci rimasi un po male e fui costretta a chiedergli chi fosse il massaggiatore, cosa gli aveva fatto ecc. ecc.

Mi disse che aveva 35 anni, si chiamava Simone e che l’aveva ricevuto dopo l’orario d’ufficio in un appartamento in periferia in cui si era appena trasferito per cui non disponeva ancora di una sala attrezzata e che lo aveva fatto accomodare nella sua camera da letto. Basta, non aggiunse altro. Il cinico aveva imparato molto bene come incuriosirmi, lui non mi raccontava alcunché mentre io quando andavo dall’estetista dovevo spiegargli cosa avevo fatto, con chi, se c’erano uomini tra i clienti o tra il personale e di che colore era dipinta la sala d’aspetto!!!

Simone, ovviamente con la famosa beauty farm non aveva nulla a che fare, era un massaggiatore-gigolò, con chiare tendenze bull ma anche bisex, insomma una miscela esplosiva di perversione e simpatia che aveva preso a cuore la causa di mio marito e che si dannò l’anima per cercare di aiutarlo a esaudire il suo sogno segreto, ovviamente tutto questo lo scoprii molto più tardi a mie spese?! La "cura" andò avanti per un paio di settimane, perché Simone "doveva dividersi" tra il suo lavoro alla beaty-farm e l’attività a domicilio (da leggersi: dovevo cuocere a fuoco lento).

Mio marito aveva quasi cambiato umore, sempre allegro, senza "mal di capa", si usciva e si faceva l’amore molto più spesso del solito, ero quasi giunta alla convinzione che Simone fosse dotato di qualità taumaturgiche, tanto che un giorno, mentre Paolo innalzava l’ennesimo peana al santone-massaggiatore pronunciai la mia condanna "Sarei curiosa di provare un massaggio, sai anche io, dopo 8 ore di lavoro e gli impegni di casa, a fine settimana non avrò mal di testa ma certo non sono al top" Squilli di trombe, fuochi artificiali, il pollo ovvero la pollastra era caduta nella trappola. Si era attivata la fase uno del piano strategico tra Paolo e Simone.

Premetto che non sono mai stata in un centro massaggi, per cui chiesi a Paolo di spiegarmi nei dettagli come si svolgeva il massaggio, come dovevo vestirmi, cosa dovevo attendermi. Paolo non si perse in chiacchiere:"mettiti della biancheria intima comoda e fai attenzione che lui usa tanto olio per massaggi, per il resto non devi preoccuparti è uno che sa il fatto suo, sai dove lavora…" e concluse con un "mettiti nelle sue mani" che suonò decisamente stonato tra le labbra di Paolo che si scocciava quando qualcuno mi sfiorava in metrò.

Arrivammo a casa di Simone, al secondo piano di una palazzina di periferia, ci aprì la porta e ci accolse con un sorriso e presentandosi ci fece accomodare in un soggiorno/angolo di cottura multiuso che sembrava più un pied-à-terre di uno scapolo: tv al plasma 30 pollici, xbox 360, mobile bar pieno di bottiglie a metà, un divano in pelle ultracomodo estremamente vissuto.

Con curiosità notai che il rapporto tra Paolo e Simone era quello di due vecchi amiconi, fatto di mezze frasi, sorrisi, commenti su cose di cui ero completamente all’oscuro. Simone però era simpatico, capelli castano chiari lisci e corti, degli occhi celeste chiaro che ti scrutavano dentro e che non lasciavano trasparire cosa stesse pensando mentre ti guardava, era alto quasi 1.80 con un fisico snello, pensai che sotto la polo che indossava doveva avere un fisico muscoloso, con quei muscoli lunghi e guizzanti che forse un massaggiatore deve avere, vestiva una polo firmata e jeans.

Ci fece strada in camera da letto, attraverso un lungo andito su cui si aprivano altre tre stanze, arrivati in camera da letto, il mio sesto senso femminile urlò a squarciagola "dove stai andando". Effettivamente quella che provavo era una vaga sensazione di disagio, al centro della camera un grande letto matrimoniale, di fronte un grande armadio con una parete a specchio, un comò in stile e due lampade che fornivano una luce soffusa, una candela profumata spargeva un profumo dolciastro che ricordava l’essenza del sandalo. Paolo mi lesse nel pensiero "dove mi hai portato?" infatti aggiunse prontamente che si trattava della soluzione provvisoria a cui mi aveva accennato e che Simone stava aspettando dal comune l’autorizzazione per fare una ristrutturazione per ricavare lo studio in una delle altre stanze del corridoio, Simone farfugliò qualche cosa approvando.

Simone stese un telo su di un lato del letto e mi invito ad accomodarmi sull’altro lato mentre invitava Paolo a prepararsi per il massaggio fornendogli un telo di spugna per coprirsi. Simone uscì dalla stanza e Paolo inizio a spogliarsi, rimasi stupita dal fatto che restasse completamente nudo, stendendosi sul telo e che si coprisse le natiche col telo di spugna. Gli chiesi perché non tenesse gli slip e lui mi disse che con tutto l’olio che usava Simone per il massaggio non voleva rovinarsi la biancheria e che per il massaggio Simone gli aveva detto che era meglio non avere alcun capo di vestiario od oggetto addosso.

Visibilmente preoccupata gli dissi "a me non importa della biancheria, io mi tengo il reggiseno e le mutandine, altrimenti niente massaggio" – " infatti ti avevo avvertito in anticipo" fece lui cominciando a rilassarsi in attesa del massaggio. Simone tornò e cominciò a massaggiare la schiena di Paolo, i suoi movimenti erano sicuri, lenti e senza pause, mentre lavorava mi spiegava quello che stava facendo, veramente incredibile la varietà di manipolazioni che stava eseguendo. Saliva e scendeva lungo la colonna vertebrale di Paolo e dall’espressione del viso di mio marito percepivo un estremo rilassamento, quando Simone iniziò a massaggiare i polpacci e le cosce potevo vedere quale fatica doveva costare eseguire quel massaggio, Simone aveva la fronte imperlata di sudore e ogni tanto usava il polsino tergisudore.

Ad un certo punto arrivato ai glutei tolse il telo di spugna dai fianchi di Paolo e cominciò un massaggio ai glutei veramente energico alternando quell’azione decisa a un massaggio superficiale molto delicato che assomigliava alle carezze di un amante. Simone aveva disposto le gambe di Paolo leggermente divaricate, io dalla mia posizione d’osservazione potevo vedere la peluria scura del perineo di mio marito e … si indubbiamente quella pelle chiara che si vedeva sotto erano i suoi testicoli, rimasi imbarazzata al posto suo per quella oscena posizione e maliziosamente pensai a memorizzare la cosa per una feroce presa in giro alla prima occasione.

Simone nella sua azione allargava e avvicinava le chiappe di Paolo e si vedeva chiaramente il suo buchetto che avevo imparato a conoscere nelle sue reazioni alle mie carezze quando lo sfintere si rilassava e si creava un piccolo pertugio che amavo violare.

Poi Simone chiese a Paolo di voltarsi e con mia grande sorpresa vidi che c’era una parvenza di erezione, avete presente quello stato di pre-erezione, quando il pene aumenta di dimensioni ma non ha ancora la forza di ergersi, che precede e segue la vera erezione, ebbene Paolo era in quello stato, forse lui non lo percepiva perchè era rimasto tanto tempo a pancia in giù e la compressione sul pene gli aveva tolto un po di sensibilità.

Simone si accorse che io avevo notato la cosa e mi sorrise allargando le mani come a voler dire che si trattava di una reazione spontanea ad una sensazione di benessere. Risposi al sorriso come un sorriso da ebete che visualizzai come se mi stessi guardando in uno specchio e distolsi lo sguardo. Paolo dava l’impressione di vagare in un altro mondo, mentre Simone continuava incessantemente a contribuire al suo nirvana, quasi felice del piacere che le sue mani stavano donando.

Quando terminò il massaggio quasi fu costretto a svegliare Paolo dal suo torpore e mi disse di prepararmi mentre lui andava a rinfrescarsi. Mentre Paolo atterrava nuovamente sulla terra, io incominciai a spogliarmi e risentii nuovamente il mio sesto senso che mi avvertiva del pericolo, ma ormai non potevo tirarmi più indietro per cui forte delle mie mutandine e del mio reggiseno mi sdraiai al posto di Paolo che si stava pian piano riprendendo, ivi compreso il suo pene che rientrava nei ranghi per evitare di lasciare traccia di quella erezione inopportuna.

Le mani di Simone sulle spalle mi fecero sobbalzare, non l’avevo sentito tornare, si muoveva in quella casa come le sue mani si muovevano sul corpo delle altre persone. Delicatamente mi slacciò il reggiseno per poter effettuare il massaggio della schiena. Un altro brivido lo provai quando un’abbondante dose di olio raggiunse la mia schiena scorrendo lungamente prima di arrestarsi alla base dei fianchi.

Simone ci sapeva veramente fare, il massaggio al collo , ai lati del collo , sulle scapole e sulla colonna vertebrale mi precipitarono in una sensazione di benessere, sano benessere , ancora ero turbata dalla reazione di Paolo, che guardava la scena direttamente o attraverso l’ampio specchio che rifletteva la parte posteriore del mio corpo.

Fu in questo momento che i nostri sguardi si incrociarono, Paolo mi stava guardando anzi mi stava studiando con attenzione come faceva di solito quando tentava di comunicare sul secondo livello di comunicazione, come diceva lui, quello caratteristico dell’animo femminile, mi domandai il perché di questo suo atteggiamento ma non riuscii a darmi una valida spiegazione, il massaggio di Simone mi stava sprofondando in un piacevole torpore, anzi mi sentivo anche piacevolmente ristorata e leggermente eccitata, attribuii il fatto alla lunga astinenza sessuale dell’ultimo mese dovuta agli impegni di lavoro di Paolo che inspiegabilmente aveva concentrato in quel mese moti impegni all’estero che normalmente diluisce in tutto l’anno, solo dopo capii che anche questo faceva parte del piano che aveva studiato per fiaccare la mia resistenza. Vi è mai capitato per qualsiasi motivo di non fare sesso a lungo e poi sfogarvi in una lunga serata di puro sesso con il vostro uomo? Allora sapete cosa voglio dire.

Simone proseguiva il suo incessante lavoro, oramai la mia pelle era sensibilizzata al suo tocco leggero e vigoroso al tempo stesso, pian piano mi accorsi che qualche cosa era cambiato nel suo modo di massaggiarmi, mentre prima seguiva una sequenza precisa ora saltava dalla testa, alle spalle, al collo, ai fianchi, alla parte interna delle ascelle, percorreva la spina dorsale sino al bordo all’insenatura dei glutei e riprendeva subito dopo con una sequenza diversa, questa operazione mi stava impedendo di rilassarmi, anzi mi stava creando una sensazione di caldo che dal collo arrivava sino al bacino.

Stava insistendo su alcuni punti che hanno il potere di eccitarmi, come potevo sapere che Paolo gli aveva dato la mappa delle zone del mio piacere, che aveva rivelato a Simone ogni più piccolo stratagemma che mi faceva godere, in pratica era come se io tentassi di combattere una battaglia con un nemico che conosceva l’esatta disposizione dei punti caldi dell’avversario.

Ma Simone non era un nemico era un grandissimo figlio di buona donna, che stava giocando con me come il gatto gioca con il topolino, anzi la topolina. Sentivo le sue mani soffermarsi sotto i lobi delle orecchie, massaggiarli sino al collo e da qui allargarsi ai lati del corpo con una leggera carezza sulla parte esterna del seno, per poi convergere sui fianchi e risalire sulla parte centrale della schiena e scendere sino alla separazione tra i glutei, dio mio che sensazione, dovevo concentrami per non sollevare il bacino e chiedere una carezza più profonda e decisa, dopo 10 minuti di questo trattamento sentii una cosa che mi sconvolse: il clitoride si stava facendo strada tra le grandi labbra. Io ho un clitoride particolarmente sviluppato, che quando è in erezione fuoriesce per circa un centimetro dalle grandi labbra, Paolo mi prende sempre in giro quando ciò accade e mi dice che facendomi del sesso orale gli pare di succhiare un piccolo pene, io gli rispondo scherzosamente.. "e allora checca succhia e datti da fare".

La cosa mi lasciò sconvolta e trovai una giustificazione con l’erezione che avevo notato in precedenza su Paolo. Ma non c’era solo il clitoride ad essersi svegliato, come una reazione a catena potevo sentire che il cotone delle mutandine si stava inumidendo, avevo terrore che Simone e Paolo potessero notare la cosa, fortunatamente la penombra dell’ambiente rendeva difficile scorgere i dettagli, ma quando Simone passò a massaggiarmi le gambe mi divaricò le stesse per poter operare i massaggi nell’interno cosce.

Quel movimento tese gli slip e li sentii incollati alla pelle delle grandi labbra, stavo male ma al tempo stesso il massaggio nella parte interna delle gambe mi procurò un ulteriore eccitamento, stavo cominciando a mordicchiarmi il labbro inferiore, volsi lo sguardo verso Paolo, mi guardava serio, aveva percepito sicuramente cosa stavo provando, ma subito cambiò espressione e mi sorrise volgendo lo sguardo altrove.

Simone continuava nel massaggio, aveva spostato gli slip per evitare di ungerli con l’olio che aveva versato troppo in abbondanza, nel fare questo la punta delle dita della sua mano destra entrarono in contatto con il lato destro delle grandi labbra, si fermarono solo un attimo ma il tanto sufficiente a fare in modo di sentire quanto fossi bagnata. Dopo di che mi disse di girarmi. Mi sollevai e il reggiseno cadde sul letto, ero nel pallone e mi ero dimenticata di riallacciarlo e in ciò mi aiutò Paolo. Stavo supina, ero sconvolta da quello che stavo provando, da quello che un altro uomo mi stava facendo provare, dal fatto di provare quelle sensazioni di fronte a Paolo. Ero solo io a essermi resa conto della situazione? Perché , sempre gelosissimo, non reagiva al fatto che un altro uomo mi stava letteralmente scopando con le mani? A questo punto mi concentrai su Simone, ora potevo guardalo in faccia, avrei voluto scoprire un lampo di libidine nei suoi occhi per avere la scusa di alzarmi ed andare via, ma Simone continuava a guardarmi con quella espressione da professionista che sta lavorando per te, non c’era una sbavatura in quello che stava facendo, tutto era perfetto, anche quelle mani che avevano iniziato a fare una strana danza intorno al mio seno e che spostandosi velocemente da un punto all’altro sfioravano i capezzoli che la stoffa del reggiseno non riusciva più a nascondere.

Ad un certo punto sobbalzai nel sentire il viso di Paolo che aveva avvicinato la bocca al mio orecchio e mi chiedeva come stavo, il "bene" che uscì dalle mie labbra somigliava più ad un rantolo, tanto che lo vidi sorridere e al tempo stesso scambiare un rapido sguardo che a me parve di intesa con Simone. Cosa stava accadendo? Nulla, come tutto era iniziato, così tutto finì all’improvviso lasciandomi sfinita, incerta, avevo sognato tutto? No, Paolo e Simone erano li, e Paolo mi accompagnò alla doccia per togliermi tutto l’olio che avevo addosso.

La doccia… che bella sensazione, mi riportò alla realtà l’unica traccia di quello che era accaduto la scoprii tra le mie gambe quando ci passai la mano, lui era ancora prepotentemente eccitato, non capiva cosa stava accadendo, perché non aveva ricevuto la sua parte di gratificazione, solo un rapido getto d’acqua gelata lo riportò alla ragione, incredibile pareva animato di vita propria. Uscita dal bagno con l’accappatoio che avevo trovato appeso alla porta tornai in camera da letto per rivestirmi, fortunatamente ero sola, ma quando mi stavo togliendo l’accappatoio la voce di Simone mi fece sobbalzare e l’accappatoio cadde a terra lasciandomi completamente nuda di fronte a lui che senza perdere il controllo lo raccolse dal pavimento e me lo porse sollevando lo sguardo dai miei piedi al mio viso in una lenta carrellata che gli permise con la vista di scrutare fin nell’angolo più recondito che con le mani non aveva toccato.

Non fu imbarazzante, oramai mi sentivo a mio agio con lui, tanto che incomincia a rivestirmi prima ancora che lui molto discretamente andasse via. Anche i saluti non furono per nulla imbarazzanti e quando nel salutarmi anziché porgermi la mano mi sfiorò la guancia con un bacio, come quelli che si danno gli amici di lunga data non provai alcun disagio, la sensazione di "prima volta" mi fece fremere.

Uscendo dalla casa di Simone, Paolo mi cinse le spalle e baciandomi sulla guancia mi chiese amorevolmente come stavo, ebbi un attimo di sbandamento a quella domanda, e risposi in modo diretto "molto bene" chinando leggermente il capo sulla sua spalla per nascondere l’espressione del viso, temendo di tradire l’emozione che stavo provando. Salimmo in auto che orami si era fatta notte, ringraziai la penombra che impediva a Paolo di vedere l’espressione dei miei occhi e voltai il viso con fastidio quando l’abitacolo dell’auto fu invaso dalla luce della plafoniera, cercai di trovare mille scuse pur di non farmi coinvolgere in un dialogo, con la paura di tradire l’ansia che sentivo montare e che mi serrava lo stomaco. Una sigaretta mi venne in aiuto, a Paolo dava fastidio che fumassi, soprattutto in auto, però quella sera stranamente non protestò come era solito fare, fortunatamente anche lui era immerso nei suoi pensieri e dopo aver acceso la radio, la voce e le battute di Fiorello distesero un po la tensione palpabile che c’era in macchina.

Mi propose di andare a cena fuori, ma risposi che mi sentivo un po intontita e che preferivo tornare subito a casa e mangiare qualche cosa dopo aver fatto un bagno caldo. Lui comprensivo aggiunse che anche a lui le prime volte il massaggio aveva provocato quella reazione.

A casa, fui grata a Paolo che aveva mandato nostro figlio dai nonni, anche questo faceva parte del suo piano, mi infilai in bagno e immersi nella vasca per l’idromassaggio tutti i miei pensieri con la speranza che le bollicine riuscissero a scacciarli. Tra i vapori dell’acqua che scorreva e che saturavano il bagno mi parve di vedere Simone seduto sul bordo della vasca che mi guardava, la sua presenza era talmente viva che ero attraversata dagli stessi brividi che poche ore prima avevano scosso il mio corpo.

Mi ritrovai ad accarezzarmi il seno, i fianchi e giù giù in mezzo alle gambe tentando un rewind veloce degli avvenimenti di quella sera. Lui prontamente spuntò tra le mie labbra, avvampavo, lo sfiorai, lo sfregai, lo toccai direttamente, indugiavo in questo deliquio stordita dal caldo dell’acqua quando fui richiamata alla realtà dalla voce di Paolo, "tua madre al telefono, Aldo ha qualche linea di febbre e vuole parlarti". La cosa mi colpì come un violento ceffone, la vita di tutti i giorni riprendeva.

"Presente!" urlai dentro di me, felice di riprendere il mio ruolo di moglie e di madre, Simone fu risucchiato dal gorgo della vasca, che si svuotava, con tutta la schiuma che aveva lavato la mia coscienza. Due sonniferi, estremo rimedio di quelle giornate stressanti in cui famiglia e lavoro ti succhiano ogni energia, fecero il resto, la mattina il sole che filtrava dalla finestra illuminò con una benefica luce il mio piccolo e travagliato mondo.

Nei giorni che seguirono ci furono poche occasioni per riparlare di quello che "non era successo", Paolo dovette recarsi a Parigi per lavoro , ma una sera, al suo ritorno mi disse "Mi ha telefonato Simone, ti saluta moltissimo, e ci ha fissato un’appuntamento per venerdì sera, visto che siamo ancora da soli ho accettato, ho fatto bene?" Risposi che ci avrei pensato, adducendo come scusa il fatto che dovevo sentirmi con una collega per preparare una relazione e non sapevo ancora se il venerdì l’avrei dovuto dedicare al lavoro. Paolo non protestò come di solito fa quando gli antepongo il lavoro, aggiunse " decidi con comodo, posso andarci anche da solo non è un problema".

Mi sentii offesa, non sopportavo l’idea che lui frequentasse Simone senza di me, mi sentivo oramai parte di un gioco, riaffiorarono tutti i dubbi, ad un certo punto non resistetti più e gli posi la domanda che mi frullava in testa da una settimana "Ma non ti da fastidio che Simone mi massaggi di fronte a te, mi veda e mi tocchi come solo tu sino ad ora hai potuto fare". La mia era una domanda diretta come avrebbe fatto lui, Paolo candidamente rispose "vedi, prima di proporti la cosa, ho parlato a lungo con Simone e gli ho spiegato la situazione, penso che ci siamo capiti per cui non ho motivo di essere geloso, e poi sono li presente" "E se volessi andare da sola da lui" aggiunsi, lui accigliato rispose "e per quale motivo, lo vedi che sei tu che stai pescando nel torbido". "Che stupido che sei, intendevo dire: cambierebbe il tuo atteggiamento se volessi andare da lui perché tu sei all’estero o hai altri impegni, o Simone è il tuo fisioterapista personale al quale concedi la tua donna a tuo piacimento" aggiunsi in tono ironico e provocante.

Paolo che non è uno stupido colse la mia provocazione "e cosa faresti se potessi andare da sola" , oramai la fantasia aveva preso a galoppare e l’astinenza forzata contribuiva ad accelerare la sua corsa "beh, potrei togliermi le mutandine di fronte a lui adducendo come scusa che non ero potuta passare da casa a cambiarmi e non volevo rovinare con l’olio dei massaggi un intimo da 200 euro" "Non ne saresti mai capace" fece lui " Non sfidarmi, lo sai quanto sono testarda, se mi ci metto" ribattei. " Vogliamo scommettere (la nostra seconda passione dopo il sesso)? Se tu trovi il coraggio di farti massaggiare senza le mutandine per il tuo compleanno puoi scegliere quello che desideri" C’era cascato in pieno, gli uomini non possono competere con noi donne, se gli prendi in mano il sesso il cervello cessa di funzionare correttamente, il sesso in un uomo funziona come un virus in un computer, pensa di essere tranquillo mentre il virus gli cambia le carte in tavola e solo al riavvio se ne renderà conto Ma non era questo il caso, avevo attaccato, mi ero esposta, ero avanzata ma il nemico era avanti di tante mosse in questa ideale partita a scacchi, Paolo conoscendomi aveva previsto le mie reazioni ed aveva alzato la posta per fornirmi una giustificazione di fronte ai suoi stessi occhi.

Stavo giocando grosso e aggiunsi " e se lui allunga le mani in questa situazione" strofinando il pancino su quella che sembrava una erezione super, lui afferrandomi per il sedere e attirandomi ancora di più aggiunse "mah! Se ti va sei autorizzata a lasciarlo fare" . " e la tua gelosia? Dove la metti " ma oramai ne lui ne io eravamo in grado di scherzare, anche se in quella notte di sesso estremo le battute su Simone non furono poche.

La mattina dopo, mentre ci apprestavamo ad uscire di casa, mentre mi truccavo di fronte allo specchio gli domandai " allora quando la ordini la spider (il mio eterno sogno sin da ragazza, fosse anche un barattolo di auto ma con il tettuccio apribile) che ho scelto come regalo" lui rispose immediatamente con un sorriso "attenta che se perdi la scommessa la macchina nuova me la faccio io" e scomparve dietro la porta.

Venerdì sembrava non dovesse mai arrivare, passai la settimana combattuta tra l’ansia e una strana frenesia che mi portava spesso a perdermi con la mente in tanti pensieri e fantasie. Chi mi stava attorno percepì che non ero la solita Giulia che tutti conoscevano, era tremendamente vero, interrogavo me stessa sulle sensazioni che stavo provando, spesso mi capitava di sorprendermi a vagare con la mente in un universo fatto di torbide atmosfere con Lui che spesso e volentieri si risvegliava nei momenti più impensati: in sala riunioni, parlando con un cliente, ascoltando le confessioni intime della collega che la dava a tutti quelli che gliela chiedevano. E quel disgraziato di Paolo ancora una volta mi aveva lasciata sola, Dio mio! Quanto mi mancava il sesso.

Per un attimo mi sfiorò l’idea che Paolo mi stesse tradendo, conoscendo quanto anche per lui fosse importante il sesso non mi capacitavo di quel lungo mese di astinenza forzata, pensai stesse male o che avesse qualche problema che non voleva confessarmi ed intanto scacciavo il fantasma di Simone che spuntava sempre più spesso nei miei pensieri. Non lo desideravo, conoscendolo così poco non c’era alcun lato del suo carattere su cui soffermarmi a riflettere ma sentivo dentro di me che le sue mani, impastandomi con quell’ olio avevano modificato la struttura del mio corpo modellandola in un’altra Giulia nella quale non riuscivo a riconoscermi. Simone, cercai, secondo il mio metodo logico di ragionare, di capire cosa mi portasse a pensare a lui ad aspettare venerdì come un evento oltremodo desiderato.

Percepii una sensazione fatta di libidine e astinenza ma alla fine mi parve di capire che dietro c’era altro: Simone aveva carisma, un carisma da bello e dannato che con la sua aria di professionalità ti dominava, ecco spiegata la sensazione di paura mista a desiderio che avevo provato quella sera a casa sua.

Avevo paura di spingermi oltre, di fronte avevo Paolo, il mio uomo, che pareva complice di Simone, anzi Simone pareva il simbionte di Paolo e di lui acquisiva emozioni e l’ambiente che lo circondava gustando e assaporando quello che Paolo gli metteva a disposizione.

Scacciai il pensiero , non avevo le basi di conoscenza per avvalorare la mia ipotesi ne volevo cercarle, giunsi alla conclusione che alla prima notte passata insieme a Paolo tutto avrebbe ripreso le giuste proporzioni e che l’astinenza mi stava giocando veramente un brutto scherzo.

Paolo rientrò venerdì all’ora di pranzo e si recò in ufficio per una riunione, mi telefonò per ricordarmi l’appuntamento della sera e che sarebbe passato alle 18 per prendermi. Venerdì non andai al lavoro, passai la mattinata dall’estetista: ceretta alle gambe, maschera e parrucchiere, uscii che il sole splendeva e entrai in un pub per una veloce colazione dopo di che un giro per negozi. Quanto mi era dolce naufragare in quel mare di "vacuità e vanità" femminile. Poi incominciai a prepararmi per la seduta con il mio "fisioterapista" , proprio da ridere. Non sapevo che mutandine e reggiseno indossare!

Dovevo evitare l’imbarazzo della volta precedente e optai per un paio di slip di cotone con un tassello (il fondo dello slip) un po’ consistente mentre il reggiseno a fascia questa volta aveva le coppe leggermente imbottite per evitare che la punta del seno denunciasse la sua presenza. Completai il tutto con una tuta nera, a metà strada tra il casual e lo sportivo. Ero pronta, mi stavo per sedere sul divano quando squillo il telefono, era Paolo, mi chiedeva di prendere un taxi e raggiungerlo in ufficio perché era in ritardo, da li avremmo proseguito insieme per andare da Simone.

Paolo mi aspettava all’ingresso principale della sua compagnia e quando mi vide mi strinse in un lungo e dolce abbraccio " come stai micina, mi sei mancata, sai?!" il bacio che seguì era appassionato, mi venne la tentazione di mandare a monte il programma e trascinarlo nel primo motel,ma fui preceduta dalla sua indicazione all’autista che indicava la casa di Simone.

Il tragitto era lungo e Paolo lo sfruttò per raccontarmi quello che aveva fatto durante la settimana e le prospettive che si erano aperte con quella missione. Bevevo le sue parole, felice di vederlo così allegro ed entusiasta, lo toccavo come una donna innamorata può fare , lo baciavo dolcemente inebriandomi della sua vicinanza e rimasi senza parole quando mi porse una scatoletta, impallidii quando vidi il marchio Tiffany sulla confezione, emozionata l’aprii velocemente: conteneva un filo d’oro con al centro un pendente a forma di cuore con un diamante sul bordo inferiore, non avevo mai ricevuto un regalo più bello, gli stampai sulla bocca un bacio mozzafiato, lo esplorai con la lingua, se fossimo stati soli sicuramente gli avrei strappato gli abiti e me lo sarei fatto sul posto.

Si irrigidì e capii il motivo guardando il sorrisetto dell’autista che sicuramente pensava al classico regalino per l’amante vogliosa. Volevo indossarlo ma lui obbiettò che era meglio indossarlo dopo l’incontro con Simone. Già , Simone, quasi mi ero scordata dove stavamo andando.

Quando arrivammo a casa di Simone ebbi quasi un attimo di indecisione, volevo proporgli di rimandare per non rompere l’atmosfera che si era creata ma poi ci rinunciai sapendo come Paolo ci tenesse a mantenere fede agli appuntamenti. Suonammo il campanello dell’abitazione di Simone e dopo un paio di secondi venne ad aprirci, fui stupita di vederlo con una "tunica indiana" che gli conferiva un’aria conturbante. "Ciao Giulia" accompagnando il saluto con un bacio sulla guancia , appena accennato, che però mi permise di percepire la leggera fragranza di sandalo che l’avvolgeva e da una stretta delle mani sulle spalle "finalmente ci rivediamo, ciao Paolo com’e’ andato il viaggio".

Restai perplessa nell’apprendere che Simone sapeva del viaggio di Paolo, tornarono a galla immediatamente tutti i dubbi e i pensieri che avevano riempito la settimana. Ci accomodammo in salotto e senza chiederci nulla Simone ci offrì una tisana nella quale aggiunse un paio di gocce di un dolcificante prelevate da un altro contenitore. Ci disse che si trattava di un regalo di un amico indiano e che predisponeva il corpo al massaggio. L’effetto della tisana ebbe il potere di rilassarmi, ma non si trattava di un effetto calmante anzi il benessere era accentuato da un certo aumento delle lucidità o se volete dalla percezione dell’ambiente circostante.

A questo punto Simone disse " ho una sorpresa per voi" e anziché proseguire per la sua camera da letto ci condusse in un’altra camera del corridoio, all’interno una serie di candele poste su una mensola illuminavano l’ambiente che apparentemente non aveva finestre. Un leggero profumo di sandalo, lo stesso che avevo percepito su di lui all’ingresso, aleggiava nell’aria, sul pavimento un lettino di legno che sul piano di appoggio aveva la forma di un corpo umano infossata e ai lati dei canali di scolo. Sull’altro lato della stanza un letto fatto di stuoie poggiava su di un supporto di canne di bambù, tutto intorno una musica che ricordava quelle orientali, mentre il soffitto era costituito da uno specchio che rifletteva la stanza e i bagliori delle candele che creavano un effetto veramente suggestivo. Quando Simone chiuse la porta dietro di se sembrò che l’ambiente circostante sparisse, provai la stessa sensazione di quando mi ero recata con un amico musicista in sala d’incisione.

L’isolamento acustico era totale, anche l’aria era leggermente calda ma non si avvertiva la presenza di un sistema di riscaldamento. La voce di Simone mi scosse dall’aria meravigliata che dovevo avere "Giulia, cosa ne dici ora è di tuo gradimento l’ambiente" L’unica cosa che riuscii a fare fu di rispondere con un sorriso alla sua domanda, effettivamente ero colpita da quella camera, la raffinatezza dell’arredamento non era cero quella di una sala massaggi. Simone ci spiegò che finalmente aveva avuto la licenza per eseguire i lavori e l’arredamento gli era stato fornito da un amico che l’aveva recuperato da un rigattiere di Mantova e che proveniva direttamente dall’India.

Il lettino (sic!) per i massaggi riportava la forma del corpo umano ed era in legno di teak per evitare contaminazioni con gli oli usati per i massaggi e i canali di scolo ai lati servivano per raccogliere i residui dell’olio. Simone aggiunse "Giulia preparati voglio che sia la prima a provarlo" Fui colta dal panico, le cose e le situazioni nuove mi mettevano in apprensione, ma di fronte al tono deciso e non avendo obbiezioni da fare riuscii solo a chiedergli dove potevo cambiarmi, lui mi indicò una porta su di un lato della stanza e aggiunse " troverai anche la biancheria da indossare per evitare di rovinarti l’intimo".

Lo spogliatoio era un bagno molto accogliente dotato di tutti i confort compresa la doccia e una piccola sauna. La biancheria a cui aveva accennato Simone era costituita da una banda per il seno e delle mutandine, il tutto di un materiale che pareva carta, probabilmente articoli usa e getta. Diedi uno sguardo allo specchio e trovai il tutto mi donava (sono una donna lo ricordate?!) e rientrai da Simone mentre Paolo si era accomodato nella panca vicina al lettino e non potei fare a meno di sorridere quando lo vidi con una tunica simile a quella di Simone, ma anche quella fatta dello stesso materiale della biancheria che indossavo, Paolo rispose al mio sorriso con la sua tipica espressione "me che hai da ridere".

Simone invece mi diede un’occhiata che mi fece rabbrividire, aveva lo sguardo di un predatore che assapora con lo sguardo la vittima indifesa, solo per un attimo quella luce gli attraversò lo sguardo ma portò il mio stato d’allerta al massimo. Si avvicinò e mi spiegò che avrebbe eseguito un massaggio con diverse essenze e che le avrebbe versate anche sul capo e tra i capelli per cui mi avrebbe posto una benda sugli occhi per evitare irritazioni.

Mi fece avvicinare al lettino e sedere sull’incavo del legno destinato ad accogliere il bacino, dopo di che prese una benda di seta e me la posò sugli occhi, dolcemente poi mi fece sdraiare con il viso all’ingiù sul lettino, il lettino aveva un foro in corrispondenza del viso con una imbottitura sui bordi come i moderni lettini per fisioterapia. Mi sembrava di vivere su di un set cinematografico di uno di quei film osé tipo Emanuelle.

Sentii Simone armeggiare con qualcosa di indefinito che tintinnava poi un lungo brivido caldo attraversò la mia schiena, stava versando un olio caldo e profumato sulle spalle, scendendo giù per la schiena, sui glutei sulle gambe. Rabbrividii quando l’olio si infilò nel taglio dei glutei, lo sentii scorrere sino alla rosellina che proteggeva il mio buchetto e da qui come una piccola cascata trovare la strada tra la peluria del pube sino a riscaldarmi le grandi labbra, che mi procurarono un brivido. Sentivo la carta delle mutandine incollarsi alla pelle, infradiciarsi completamente, poi il flusso riprese a salire verso le spalle, sulla nuca, sul capo, lo sentii colarmi nelle orecchie, sulle tempie.

Subito dopo lo sentii, riconobbi le mani di Simone, spargevano sul corpo l’olio tiepido, sulla nuca, distendendo i muscoli del collo, poi scendevano sulla schiena, si soffermavano in un lento massaggio sotto le ascelle, arrivavano ai fianchi e li impastavano, scendevano sul bordo dei glutei immergendomi in uno stato di deliquio. In quella posizione, con il viso costretto nel foro per la faccia non avevo percezione dell’ambiente circostante, la benda sugli occhi copriva anche le orecchie e rendeva soffusi i rumori della stanza e anche la musica sembrava arrivasse da molto lontano.

Ad un certo punto avvertii una piacevole sensazione ai piedi, Simone aveva preso a massaggiarli da vero maestro, poi passava alle caviglie, all’incavo delle ginocchia e alle parti interne delle cosce che si trovavano costrette ad essere divaricate dalla forma dell’impronta del corpo umano impressa sul lettino di legno. Il massaggio proseguiva incessante, una mano dietro l’altra, una mano sulla schiena e l’altra sulle cosce, poi una nuova cascata d’olio con un aroma decisamente più forte mi percorse le spalle, il calore dell’olio era adesso intenso, quando l’olio colpì i glutei iniziò il massaggio di Simone, non capivo come facesse a massaggiarmi e contemporaneamente versarmi l’olio addosso ma il dettaglio era poco importante, l’azione dell’olio e delle mani uniti alla fragilità del tessuto degli slip ben presto ebbe ragione di questi ultimi, sentivo chiaramente le mani di Simone che si impadronivano delle mie natiche, le afferravano le strizzavano le allargavano e quando le allargavano l’olio caldo aumentava il suo flusso.

Ad un certo punto pensai che l’olio mi stesse penetrando all’interno del corpo, la sensazione di quella massa calda era di una voluttà incredibile, persa in quelle sensazioni non osavo protestare l’invadenza di quel massaggio che oramai percorreva la fessura dei glutei incessantemente, sentivo la punta delle dita accarezzare apertamente lo sfintere che pian piano sotto l’effetto del massaggio e del caldo flusso si stava socchiudendo.

Quando stavo incominciando a chiedermi cosa stava accadendo e se era il caso di protestare per l’eccessiva disinvoltura di Simone, sentii in lontananza una voce che mi invitava a girarmi "Giulia ti aiuto a girarti" era Simone che con molta dolcezza infilando le mani sotto le ginocchia e sul petto mi stava voltando, tentai di sollevarmi ma lui dolcemente me con fermezza me lo impedì e mi tolse la benda dagli occhi, mi ritrovai supina, le mani corsero sul petto dove quello che rimaneva del reggiseno ara letteralmente incollato ai miei seni, l’azione dell’olio l’aveva reso quasi una poltiglia, andava un pò meglio per gli slip ma per un attimo pensai che l’olio sulla carta la rende quasi trasparente, sperai che così non fosse e cercai con lo sguardo Paolo, lui era li al mio fianco, con un sorriso mi chiese come stavo e io risposi che mi girava un po la testa ma che stavo benissimo.

Dall’altro lato Simone mi chiese se poteva continuare, prendendomi una mano e iniziando un dolce massaggio che estendeva al gomito e al braccio, feci un cenno affermativo con il capo e mi rituffai in quelle sensazioni, chiusi gli occhi. Le sue mani ripresero a danzare sul mio corpo, affondavano decise nei muscoli dell’addome, tiravano, afferravano la pelle e la sollevavano, poi riprese a cadere dall’alto l’olio e senza la benda mi resi conto che era Paolo a versarlo seguendo il percorso delle mani di Simone.

Scorrendo l’olio, eliminò anche l’ultima traccia degli slip di carta dal mio corpo e percepii distintamente il flusso caldo che dal centro dei seni arrivava al diaframma per proseguire a formare un laghetto d’olio sull’ombelico per proseguire sul monte di Venere e ancora più giù.

Il flusso che precedeva le mani di Simone si fermò sul mio sesso, allargò le grandi labbra e allagò il clitoride e l’ingresso della vulva, fui colta da una fremito che si ripercorse per tutto il corpo, poi arrivò Simone, le sue mani percorrevano le grandi labbra, il palmo pieno copriva con una carezza continua lo spazio dal monte di venere al perineo, quasi sobbalzai a quel tocco, aprii gli occhi e trovai il viso di Paolo, con gli occhi gli chiesi aiuto, lui di rimando mi baciò sulle labbra, un bacio che ricambiai, un bacio che voleva essere di passione e di rassicurazione.

"Tesoro" mi disse " ti amo, hai vinto la scommessa", mentre Simone mi apriva le grandi labbra, facendo scorrere le dita su e giù in un massaggio che mi diede una scossa che mi fece emettere un sospiro. Paolo riprese a baciarmi e con una mano mi sfiorava il viso , incrociai il suo sguardo e allora presi coscienza che era d’accordo con Simone, il suo sguardo era lo stesso di quando mi procurava un orgasmo accarezzandomi mentre mi cullava in grembo.

La tenerezza di Paolo funse da amplificatore delle sensazioni che Simone mi stava procurando, sentivo che stavo abbassando le barriere e mi stavo aprendo a quella esperienza che forse avevo sempre desiderato (uno dei miei fantasmi preferiti mentre facevo l’amore con Paolo era proprio quello di avere un altro uomo che mi procurasse piacere), il mio corpo reagì a quel pensiero con un forte scarica di adrenalina che funse da catalizzatore di quello che Simone aveva incominciato a fare: riconobbi la dolce sensazione di una lingua che ti percorre il sesso, quella inconfondibile sensazione dell’energia della punta, del ruvido della superficie, del liscio della parte inferiore. Simone era un professionista, abituato a "lavorarsi" almeno un paio di donne al giorno aveva una lingua prensile, esercitata, lunga e robusta.

Affondava in mezzo alle piccole labbra con l’energia di un dito, entrava ed usciva dalla mia vulva, percorreva la circonferenza del mio clitoride incessantemente, lo mordicchiava leggermente con i denti, lo succhiava, lo aspirava e poi lo respingeva con la lingua. Allargava la lingua e la passava su tutta la parte anteriore della vulva, con la parte anteriore del labbro inferiore sfregava sotto il clitoride tra l’uscita dell’uretra e le piccole labbra scatenando delle ondate di piacere e dei fremiti che mi scuotevano.

Se a questa azione devastante aggiungete le incessanti carezze di Paolo ai seni, ai capezzoli vi potete rendere conto delle condizioni in cui mi trovavo. L’azione di Paolo aveva il duplice affetto di procurarmi un grande piacere diretto e una sconvolgente sensazione di libidine dovuta alla condivisione tra due uomini dai quali mi sentivo gratificata, desiderata e almeno da uno dei due amata, percepivo il suo amore dal godimento fisico che provavo.

Ad un certo punto sentii che le dita di Simone si facevano strada dentro di me, sia davanti che dietro affondavano nel mio corpo, si agitavano penetravano dentro di me e sentii un oceano di piacere che mi sommergeva, urlavo dal piacere, succhiavo la vita e l’anima di Paolo dalla sua bocca e me ne beavo, fui scossa dal più violento degli orgasmi che avessi mai provato in tutta la mia vita, ad un certo punto mi immobilizzai come un burattino a cui avessero spezzato i fili tanto che Paolo pensò che fossi svenuta, quando riaprii gli occhi vidi i visi di Paolo e Simone su di me un po’ intimoriti e dolcemente feci scivolare una carezza sui loro volti che mi sorrisero rassicurati e amorevoli. Paolo mi sollevò dal lettino e mi stese amorevolmente sul letto di stuoie e si mise di fianco a me, mentre Simone si dispose dall’altra parte, da quella posizione diedi uno sguardo al soffitto che rifletteva la nostra immagine, pensai alla scena di Novecento di Bertolucci dove l’attrice protagonista sta tra i due suoi uomini. Paolo e Simone, entrambi nudi, stavano al mio fianco, mi sentivo al settimo cielo.

Oramai l’imbarazzo per la situazione era del tutto svanito per lasciar spazio alla peccaminosità, anzi diciamo pure alla lussuria della situazione. Mentre i miei uomini indugiavano in lente carezze sul mio corpo, cercavo di riprendere il controllo per uscire da quello stato di giocattolo erotico in cui ero sprofondata, nel fare ciò notai che sia Paolo che Simone erano in piena erezione, con una certa soddisfazione e spirito di corpo notai che Paolo non sfigurava nel confronto con Simone e con fare malizioso guardandoli alternativamente negli occhi per vedere le loro reazioni afferrai i loro membri, anzi diciamo pure i loro cazzi, ritengo che fosse quello il termine esatto per la situazione. Nel fare ciò, sorridendo, dissi loro "qualcuno è rimasto a bocca asciutta o sbaglio" .

Entrambi volsero lo sguardo nella direzione del mio e sorrisero insieme alla scena che lo specchio rifletteva. Sempre più eccitata e rossa in volto, mi rivolsi a Paolo e spiando la sua reazione gli domandai "con chi devo incominciare a sdebitarmi" .

Paolo non aspettava altro, lo intuii dalla reazione che ebbe il suo cazzo, se possibile divenne ancora più duro e grosso, io dandogli una strizzatina aggiunsi " brutto porco, vuoi vedere la tua mogliettina tra le braccia di un altro, dimmi è questo che vuoi" Non riusciva a ammetterlo, il suo orgoglio di maschio geloso prevaricava la voglia che montava.

"Simone" dissi sorridendo " a te l’onore di essere il secondo uomo della mia vita" Simone non se lo fece ripetere due volte e guardandomi negli occhi e passandomi un profilattico mi disse "puoi farlo tu per piacere, io ho tutte le mani piene d’olio e non ci riesco.

Quel bastardo sapeva il fatto suo, ero pronta a farmi scopare, ma non a compiere un’operazione così intima e se vogliamo imbarazzante con un quasi sconosciuto e per giunta di fronte a mio marito, ma non potevo tirarmi indietro per cui facendo ricorso a tutta la mia facciatosta dissi "anche io sono nelle tue condizioni, Paolo aiutalo tu che hai le mani pulite"

Se volevano giocare sporco avevano trovato pane per i loro denti, passai il preservativo a Paolo e Simone si spostò dalla sua parte, e mentre Paolo tentava di mettere il cappuccetto al pene di Simone che io, con la mano, tenevo fermo di fronte a lui, presi in mano anche il membro di Paolo e cominciai a masturbarlo dolcemente facendogli perdere concentrazione tanto che dovette ripetere un paio di volte l’operazione prima di riuscire ad incappucciare Simone.

Vi assicuro che idealmente il tabellone segnò dieci a zero per me. Volevo stravincere e avvicinai la bocca al sesso di Simone che stava a 30 centimetri dalla faccia di Paolo, anche se c’era di mezzo il profilattico era pur sempre il cazzo di un altro uomo che stavo succhiando ma non mi bastava per cui con estrema dolcezza misi la mano sulla nuca di Paolo e con lo sguardo fisso sui suoi occhi prima lo baciai e poi avvicinai la sua bocca al membro di Simone.

Simone parve apprezzare la cosa e ricambiò il mio sguardo con un cenno di riconoscimento alla vincitrice, ci mancò poco che mi dicesse "batti cinque" porgendomi il palmo della mano. Si vedeva che per Paolo si trattava di una violenza alla sua mascolinità però mi sembrava una punizione adeguata alla storia in cui mi aveva coinvolto e che pian piano le mie sinapsi stavano rielaborando facendo combaciare dettagli insignificanti presi da soli ma che collegati gli uni agli altri portavano ad una cospirazione incredibile.

Fu Simone ad interrompere la cerimonia di iniziazione di Paolo, lui ambiva a ben altro trofeo, l’olio che ricopriva il mio corpo era ancora tanto e quando Simone si stese su di me sentii il suo corpo aderire come una ventosa. Raggiunse il mio viso, mi fissò intensamente, stava avvicinando le sue labbra, in quel momento capii il rifiuto che provano certe donne a baciare il compagno occasionale, nella vagina o anche nell’ano puoi accogliere di tutto ma la bocca è la porta dell’anima e congiungerla con un’altra bocca coinvolge il tuo spirito, sentii le sue labbra, come erano diverse da quelle di Paolo, pensai, poi sentii quel serpente della sua lingua che tanta estasi aveva suscitato in me, entrare dentro di me, si muoveva come un predatore che arriva alla tana del nemico, come una faina che entra nel pollaio e fa strage.

Tentai di contrastarla con la mia lingua me questa ne fu avvolta e risucchiata, fui costretta a spalancare al bocca e fui riempita dalla sua lingua, sentivo la sua saliva scorrere dentro la mia bocca, poi si calmò, dolcemente prese a solleticarmi il palato, ad insinuarsi sotto la mia lingua, la sua era talmente lunga che me la sentivo quasi in gola, era dolce e morbida.

Era una lingua abituata a far impazzire chiunque avesse a che fare con lei, sentii le sue gambe farsi strada in mezzo alle mie, aprii gli occhi e attirai a me la bocca di Paolo voleva essere l’estremo saluto al mio compagno prima di accogliere Simone, notai un lampo di smarrimento negli occhi di Paolo, non ebbi pietà di lui, mi aveva corrotto e anche se gliene ero profondamente grata meritava quella punizione, sempre che la considerasse come tale.

Ripresi a baciare Paolo e allargai ancora di più le gambe, ora non aspettavo altro che sentirlo, accarezzare il suo arnese congestionato con gli umori della mia intimità. Simone puntò il suo membro all’ingresso della mia vagina, lo fece scorrere un paio di volte a titillare il clitoride che si era erto pronto a recepire un’altra dose di piacere, quel massaggio mi faceva impazzire, poi Simone entrò, il glande si fece strada tra le grandi labbra, ero tutta fradicia di umori e di oli che quando superò l’ingresso della vulva, in astinenza da un mese, sentiti una contrazione di piacere, sentivo che la vagina stava prendendo le misure del nuovo arrivato, si stava dilatando per accoglierlo confortevolmente, poi… lo accolsi completamente.

Dio mio! Che sensazione, era più grosso di quello che mi sarei aspettata, probabilmente l’eccitazione aveva dilatato le sue dimensioni, attese che fossi pronta e incominciò a contrarsi senza muoversi, mi ricordai di una trasmissione televisiva che parlava di amore e orgasmo tantrico, con gli amanti che si accarezzano con la contrazione dei muscoli del pene e della vagina.

Ci avevo provato, senza successo con Paolo, ma dopo un paio di minuti la passione ci aveva travolto e avevamo abbandonato le velleità amatoriali orientali. Provai a seguirlo e iniziai a contrarre i muscoli della vagina, lui rispondeva e al tempo stesso sfregava la radice del pene sul mio clitoride, stavo provando un piacere nuovo, sentii la voglia di abbracciarlo di attirarlo a me.

Che strano abbracciare una persona diversa dal partner abituale, tutto è diverso: la schiena, la nuca, le braccia, i fianchi, il sedere, le gambe, le palle, il cazzo, il torace, il collo, l’odore, il sapore, il suo modo di respirare, il modo di contrarre i muscoli, il modo di godere e di farti godere. Simone era il secondo uomo della mia vita, ma anche adesso che gli uomini con cui sono stata superano abbondantemente la dozzina rimango dello stesso parere, nessuno è uguale ad un altro, anche senza parlare con una persona se la conosci intimamente ti puoi accorgere delle differenze che la fanno unica.

Simone comunque era quel che si dice un vero professionista, profondo conoscitore della psicologia e della sessualità femminile era in grado di cambiare registro per soddisfarti, esplorava sempre nuove strade, non si fidava di nessuno, neppure dei gusti delle sue clienti, si reputava il migliore e scopriva sempre il lato oscuro del piacere di una donna. Nel suo lento incedere aveva incominciato a seguire il mio respiro, con la guancia mi stava chiudendo il naso costringendomi a respirare con la bocca, stavo respirando dalla sua bocca che teneva incollata alla mia, capii quello che stava facendo e lo assecondai anche quando sentivo che la testa si faceva leggera per il tasso di anidride carbonica che stava aumentando nel sangue, però le sensazioni si stavano acuendo, oramai mi stava scopando con tutto il corpo e il movimento dei sui fianchi aveva preso un ritmo più svelto, lo tenevo stretto a me con le braccia e con le gambe sollevate sino a cingergli i fianchi, il suo pene usciva sempre di più dalla mia vagina e affondava di colpo scuotendomi dalla testa ai piedi.

Ad un certo punto cambiò l’inclinazione della penetrazione e prese a muoversi in modo circolare, subito ebbi la sensazione di essere penetrata da un pene di enormi dimensioni, ebbi delle contrazioni, Simone cessò quasi di respirare ed io con lui, allora l’orgasmo scoppiò all’improvviso violento e sconvolgente, la sensazione si irradiava dalla vagina e si irradiava nella pancia, le gambe presero a tremare convulsamente e un’ondata di piacere mi avvolse, mentre il collo si contraeva all’indietro e la boccata di ossigeno quasi mi bruciò il cervello tanto che fui scossa da un paio di colpi di tosse violentissimi.

Anche Simone però era arrivato al capolinea, uscì dalla mia pancia e dopo essersi tolto il profilattico proruppe in un urlo di piacere mentre scaricava fiotti di schiuma su tutto il mio corpo per poi accasciarsi sfinito su di me.

Voltai lo sguardo e colsi lo sguardo incredulo e meravigliato dipinto sul viso di Paolo, aveva ottenuto quello che andava cercando?

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