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Varie Feticcio Cuckold Trio Scambisti

Alessandra & piero alias... ep. 1/3




“Complimenti” esclamò la commessa mentre provavo i costumi, “ha un corpo perfetto, fortunato suo marito” continuò.
“Grazie” risposi con un po’ di impaccio, ero abituata a ricevere complimenti da uomini ed anche da donne, ma in quella situazione, praticamente mezza nuda nel camerino mentre la commessa mi passava altri capi, mi aveva fatta arrossire per l’imbarazzo.
“L’aiuto io ad allacciare il reggiseno” propose, introducendosi nel camerino socchiuso senza attendere risposte.
Rimasi interdetta, incapace di replicare o di rifiutare quella invasione di campo. Lei era graziosa giovanile, molto spigliata, sui 25 anni. Io dall’alto dei miei 36 pensai che ormai i giovani fossero più diretti ed un po’ meno riverenti, ma che tutto sommato, forse, fosse giusto cosi.
“Si grazie, vorrei provare quello nero” dissi con tono distaccato, lei prese il reggiseno a da dietro me lo fece indossare, allacciandolo in maniera istantanea, aggiungendo poi “permetti?” Cosi dicendo sempre da dietro, insinuò le sue calde mani sotto le coppe, a diretto contatto dei seni, come a volerne sistemare la posizione. Un brivido mi percorse la schiena ed un immediato indurimento dei capezzoli fu la risposta fisica, tanto fu delicato e piacevole quel contatto di brevissima durata.
“Ti piace?” disse con sguardo equivoco. Si riferiva al costume od al contatto galeotto?
“No” risposi un po’ stizzita, non mi piace il genere sottolineai, sperando con ciò di togliermi da tale impaccio.
“OK” con un sorriso ammiccante ribadì “sono d’accordo, del resto il tuo corpo non dovrebbe essere coperto in alcun modo, è troppo bello per essere nascosto...”
Nuovo rossore sulle guance, la commessa salutò con un sorriso accattivante e lasciò il camerino. Mi vestii ed uscii rapidamente dal negozio, non mi era mai capitata una cosa del genere, ero irritata ma anche un po’ fiera, avevo comunque suscitato apprezzamenti che soprattutto se vengono da un’altra donna, fanno sempre piacere.
La sera, non vedevo l’ora di raccontare l’episodio a Piero, mio marito, curiosa di vedere come l’avrebbe presa.
Fu cosi che una volta a letto, raccontai l’accaduto. Piero sorrise quasi divertito e dissacrando l’episodio disse ”Amore, cosa vuoi che sia, al giorno d’oggi, una ragazzetta un po’ sfrontata che, visto il tuo bel corpo, avrà voluto fare la carina, non sarà la fine del mondo e poi, hai anche detto di aver avuto un brivido di piacere, la cosa poteva anche farsi interessante...” Rimasi per un attimo di sasso, ma cosa stava dicendo? Era impazzito? O stava prendendomi in giro pensando che stessi scherzando?
“Mi hai fatto venire voglia sai?” Riprese Piero e cosi dicendo mi prese la mano e la posizionò sul suo sesso.
“Senti come è duro” continuò iniziando a baciarmi il collo.
Ma come, gli ho raccontato che una sconosciuta mi aveva palpeggiato il seno e lui si eccita e vuol fare sesso? Ora lo sistemo io pensai, con intenzione di farlo indiavolare.
Presi la sua testa tra le mani e la indirizzai sul seno che lui prese a baciare con delicatezza.
“In realtà” sussurrai “non era una commessa.”
“A, si?” rispose distaccandosi un attimo dal capezzolo che aveva preso a ciucciare “ era la proprietaria?”
“NO, era un commesso” replicai per punirlo “un uomo” sottolineai .
Piero si fermò mi guardò negli occhi e dopo un attimo di silenzio disse “cosa altro è successo poi?” e si rimise a leccare i miei capezzoli insinuando la sua mano tra le mie gambe cominciando ad armeggiare sulla mia natura.
Sta pensando che scherzo, pensai convinta, ora lo faccio nero.
“Si, sai, con la scusa di sistemarmi il seno mi ha stretto a lui ed ho sentito il suo arnese duro premere sulle natiche”.
“Ummm...” esclamò Piero “ era grosso?” continuò mentre affondava il viso tra le mie cosce leccando con una passione mai avvertita prima.
Cosa stava succedendo? Era un nuovo gioco a cui avrei dovuto continuare a partecipare o avrei dovuto urlare di rabbia, vedendo mio marito infoiato al pensiero che un altro avesse potuto toccarmi?
La mente diceva di urlare tutta la mia rabbia, ma contestualmente mi trovavo a divaricare sempre di più le gambe a voler fare entrare tutta la sua lingua nella vagina. Mi sentivo bagnata come non mai.
“Molto, molto grosso” ripresi “non riuscivo a scostarmi da quella pressione e lui ne ha approfittato infilandomi una mano davanti, nello slip, direttamente tra le labbra della passerina.”
Ora mi arriva un ceffone pensai.
Piero invece ingrifato ancora di più si alzò, poggiò il membro infuocato all’ingresso della fica e scivolò dentro di me come nel nulla, tanto ero bagnata ed aperta dall’eccitazione.
“E poi? Poi cosa e successo?” Chiese balbettando ed iniziando a pomparmi con foga.
“Mi ha piegato in avanti, mi ha scostato lo slip e sempre da dietro lo ha spinto nella fica, era enorme, caldo, duro, immenso, ho goduto come una zoccola” tutto ciò mi stava provocando un delirio di sensazioni, ormai confusa tra la fantasia e la realtà ed urlai “scopami porco, sfondami” e sbattuta come non mai arrivai ad uno degli orgasmi più intensi della mia vita.
Lui arrivò simultaneamente ripetendo “maiala, maiala sei una gran puttana” e dopo essersi svuotato dentro di me, con il cazzo ben piantato dentro si accasciò sussurrando “è stato incredibile amore.”
Incredibile? Si, incredibile e fantastico, pensai, un orgasmo da incorniciare.
Ma, cazzo, abbiamo goduto pensando ad un altro che mi possedeva.
Mentre io sapevo che era tutto inventato, lui cosa mai ha pensato? Possibile che abbia creduto alla storia e si sia eccitato in quel modo? Ma anche se avesse capito che era finzione, come si è potuto eccitare pensandomi posseduta da un altro?
Il solo pensiero che lui possa possedere un’altra mi fa diventare matta, altro che eccitazione.
Piero non l’avrebbe passata liscia, stavo pensando, quando uscendo da me, ancora in stato di erezione per la grande eccitazione esclamò “Carina l’idea del racconto, come ti è venuto in mente? E’ stato molto eccitante, piccola porcellina.”
Molto eccitante? Pensai, allora ha creduto che fosse tutto inventato, ha comunque goduto e si è eccitato all’idea che io fossi toccata sia da una donna che da un uomo.
“Non mi è venuto in mente, è accaduto” sottolineai stizzita e girandomi sul fianco dandogli le spalle.
La miccia ormai era accesa, aspettavo l’esplosione della discussione da un momento all’altro.
Il silenzio, un gelido silenzio, fu la risposta che non mi aspettavo. Forse ero stata un po’ dura. La mattina seguente avrei chiarito, una notte di riflessione non gli avrebbe fatto male.
Quando mi svegliai Piero non c’era, era uscito senza salutarmi. Non era mai accaduto prima, in sette anni di matrimonio, doveva aver accusato il colpo.
Ora dovevo ricomporre la cosa, presi il telefonino e inviai il messaggio di pace : Amore, ti amo infinitamente, ieri ho voluto giocare, non è vero nulla, forse ho esagerato ma ero rimasta male alla tua reazione di eccitazione al racconto, ho pensato che tu non fossi più geloso. Sono stata una sciocca, perdonami, ti amo.
Molto secco, ma efficace pensai, ora dovevo aspettare la risposta e tutto sarebbe stato ricomposto.
Nessuna risposta, era già passata almeno un ora e non aveva ancora risposto, forse era preso dal lavoro o magari non l’aveva ancora letto, nel frattempo mi ero preparata, avevo fatto colazione ed ero pronta per portare all’asilo Luisa, nostra figlia, di cinque anni.
Erano passate ormai più di due ore, non era possibile che non avesse ancora letto il messaggio e che non avesse trovato il tempo di rispondere. Presi di nuovo il telefonino e questa volta chiamai. Volevo sapere perché non si era degnato di rispondere, al secondo squillo libero sentii cadere la linea.
Riprovai pensando che fosse in una zona con livello di segnale basso, ma di nuovo due squilli e linea caduta.
Un po’ seccata feci il fisso dell’ ufficio, rispose Anna, la segretaria “Salve Alessandra, il dott. ha lasciato detto che è momentaneamente occupato e non può rispondere, ha detto anche se lei avesse chiamato, di lasciare l’indirizzo del negozio di ieri perché avrebbe piacere di passarci più tardi”.
Rimasi un attimo interdetta, poi capii, ieri non aveva creduto che la storia fosse vera ed oggi non crede il contrario, decisamente andiamo controtempo pensai “l’indirizzo è Via del Beccaccione numero uno, non può sbagliare” ed attaccai.
Che nervoso, quando si comporta da bambino non lo sopporto, ora dovevo stare tutta la giornata in ansia fino a sera, quando avrei potuto chiarire tutto faccia a faccia.
Anche se io avevo esagerato nel provocare, lui avrebbe dovuto spiegarmi come mai si era eccitato in quel modo, visto che fa il geloso e possessivo e poi, come ha potuto credere che io avrei praticamente subito uno stupro con tale disinvoltura?
Più elaboravo la cosa e più mi aumentava la rabbia, anche se tutto era nato dalla mia voglia di stuzzicarlo e da un episodio che probabilmente avevo esagerato nell’interpretazione (la commessa forse voleva fare soltanto la carina ed era semplicemente il suo modo di invogliare all’acquisto).
Stava nascendo la prima crisi matrimoniale di un certo peso? Comunque non mi rimaneva che attendere la sera.
La giornata sembrava non finisse mai, ad ogni squillo di telefono speravo fosse Piero, ogni volta era una delusione, ripensavo a come mi ero creata questa situazione e più ci pensavo e più mi davo della sciocca. Noi donne mi dicevo anche se i problemi non ci sono li dobbiamo inventare, tra l’altro mi era anche piaciuto l’aspetto puramente sessuale, una fantasia che aveva creato una forte eccitazione in entrambi e null’altro. Perché Piero l’avrebbe dovuta considerare diversamente?
L’analisi dell’accaduto più si allontanava dall’emotività dell’evento e più assumeva contorni razionali, la sintesi di tutto era che avevamo goduto entrambi, come forse mai ci era accaduto, quindi giocare con la fantasia se correttamente interpretata poteva essere un propellente nei rapporti sessuali.
Questi e mille altri ragionamenti mi ruotavano nella mente su quanto accaduto e l’interpretazione da dare. Più si avvicinava l’inevitabile confronto e più aumentava l’ansia. Perché non chiama? Possibile che abbia veramente creduto a quel racconto? Come lo affronto? Aspetto che sia lui ad affrontare l’argomento? Faccio l’offesa o la burlona per sdrammatizzare? Era una tortura, ma finalmente sentii il rumore delle chiavi nella toppa di casa, era Piero, il cuore aveva accelerato i battiti, un attimo che sembrava un secolo prima di veder apparire dalla porta un mazzo di rose rosse meravigliose.
Che caspita sta succedendo? Mi stavo domandando, quando dietro il mazzo apparve il sorriso compiaciuto di Piero “sorpresaaa” disse “davvero hai pensato che io possa aver creduto a quella favoletta? Era talmente inverosimile che ho pensato subito ad un tuo giuoco ed ho voluto creare un po’ di suspense. Perdonato?” concluse.
“Ma certo” replicai, con il mio miglior sorriso di rappresentanza “è stato divertente vero? (stronzo, pensai). Immaginavo che ti sarebbe piaciuto giocare un po’, ma cosa c’è in quel pacco, un regalino per me?” chiesi ormai rasserenata.
“Si, ma lo scartiamo dopo, ho appetito, oggi ho pranzato con un tramezzino, faccio una doccia ceniamo e poi tutti a letto, che approfondiamo il giochino”.
Cosa avrà voluto dire? Pensai, vorrà un altro racconto piccante, o cosa altro? Decisi di non pensare e lasciare che fosse lui a condurre. Preparai la tavola, sistemai le rose in bella evidenza, erano veramente stupende e misi a letto Luisa che aveva cenato precedentemente. Mangiammo scherzando e burlandoci l’una dell’altro, senza accennare al dopo cena. Il pensiero mi andava al regalino che avrei aperto da li a poco ed alla curiosità di cosa avesse in mente per “approfondire”.
Terminata la cena ci catapultammo in camera da letto, ansiosi entrambi di dare un seguito alla serata precedente.
“Posso aprire il regalino, adesso?” chiesi emozionata come una bimba davanti ad una giostra.
“Certo” fu la risposta secca di Piero.
In un attimo strappai la carta dell’imballo, aprii la scatola e “Cazzo” incredula esclamai “ cos’è questo?”
“Un cazzo, finto, ma un cazzo, non si vede?” rispose divertito.
“Ma è enorme” continuai “sembra vero, è soffice al tatto, ma dove lo hai preso e...” improvvisamente realizzai “cosa intendi farne? Non vorrai infilarmi questo coso dentro Vero? Non sarai mica impazzito”. Queste le mie parole, il mio pensiero invece (che bello, sembra proprio vero) continuando ad osservarlo e toccarlo stupita ed incuriosita.
“Amore” riprese Piero “ nel tuo racconto non hai forse parlato di un cazzo enorme, caldo, duro, immenso? Ho pensato che a livello inconscio avessi desiderato una sensazione forte e perdonami, non potevo di certo portarti un cazzo vero.”
“ Ma amore, era un modo di dire, soltanto un modo di dire, come pensi che possa accogliere un coso del genere? Il tuo di cazzo poi, mi basta ed avanza” fu la mia replica a parole (Dio, come mi piacerebbe provarlo, farlo entrare dovrebbe essere una sensazione incredibile, ho sempre desiderato sentirmi veramente piena sotto, di sentirmela dilatare all’inverosimile) il pensiero.
“Non sei obbligata. Se vuoi, possiamo provare pian piano e se non ti dovesse piacere smettiamo subito” replicò rassicurante.
“Ma tu, scusami, che piacere ricaveresti da questa situazione?” aggiunsi, come se in quel momento stessi preoccupandomi di lui, mentre in realtà sentivo l’eccitazione di quella ipotesi aumentare ad ogni secondo che passava.
“Io godrò del tuo piacere” rispose sfoderando il suo arnese già bello in tiro e dirigendosi con il viso verso la mia natura.
“Tu sei matto, sei proprio matto, vuoi rovinarmi con quel coso, ma se proprio vuoi, proviamo, ma, mi raccomando fai piano” chiusi così, falsamente arrendevole al suo desiderio e divaricando le gambe sul tipo (mi sacrifico per te, perché ti amo..).
Lui prese a leccarmi il clitoride ed a penetrarmi con uno o due dita, ero già così bagnata che non ne avevo una percezione esatta. Piero sentendomi ben lubrificata prese subito quel coso e lo puntò sulla vagina. Era un po’ freddo, soffice ma al tempo stesso duro.
Se non fosse stato per l’assenza di calore poteva sembrare un cazzo vero. Era comunque enorme di spessore, forse come una lattina di birra. Non sarebbe mai potuto entrare.
Piero in effetti non lo spingeva, lo pressava dolcemente tra le grandi labbra senza forzare e senza smettere di leccare intorno. Non sarebbe mai entrato pensavo ma era una libidine soltanto ipotizzarlo e comunque tutta quella attività li sotto mi stava sempre più facendo imbizzarrire.
Piero, sentendo il mio respiro intensificare il ritmo, iniziò a premere ed a scavare con l’arnese con un movimento lievemente rotatorio, movimento questo che dilatava inesorabilmente la mia vagina e stava causando l’orgasmo, prima di quanto mi aspettassi.
“Piano, Piano, ripetei ritraendomi un pochino, fa male” dissi, mentre in realtà avrei voluto che me lo spingesse tutto dentro.
Lui si fermò e disse “ un attimo amore, ci metto del lubrificante, vediamo se va meglio. Mi sto eccitando come un depravato”.
Prese un tubetto che era nella confezione, ne versò una ricca quantità sul coso e puntò di nuovo l’enorme glande all’ingresso della fica. Subito sentii che si stava facendo strada, volevo urlare sfondami, sbattimi, spaccami, ma ripetei “piano amore, piano è troppo grosso.”
“Ma ti piace?” chiese. “Si ma fai piano” risposi a parole mentre la mente urlava (spingi, spingi è sublime) e lui “e se fosse un cazzo vero?” “Ummm, sarebbe meraviglioso” mi trovai a rispondere di getto.
Lui preso da ulteriore raptus di eccitazione prese a spingere con più forza, più aumentava la pressione più sentivo salire le vibrazioni dell’orgasmo e mio Dio, stava per entrare, sentivo che ormai stava per entrare, “basta” urlai “dammi il tuo cazzo, fammi godere” ancora un po’ e sarebbe entrato veramente. Che vergogna, pensai.
Piero era già dentro di me che mi sbatteva con una foga inaudita.
Il pensiero comune era forse quel cazzo “vero” in sostituzione di quello finto che ci fece arrivare in un istante.
“ Cazzo, che bello” sussurrò Piero ancora in fase di piena goduria “a momenti riuscivo a penetrarti con quel bestione, peccato, mi sono eccitato come un maiale”.
“Ma davvero, ti eccita tanto vedermi riempita da quel cazzone?” chiesi falsamente meravigliata e fortemente interessata.”
“Pensa, stavo quasi per venire soltanto vedendo come godevi, se fosse entrato, credo che sarei venuto senza neanche toccarmi”. Rispose.
“Se per te è così piacevole proveremo di nuovo, magari con più pazienza riesco a farti provare questa emozione, sai quanto ti amo.”
Ribadii, nascondendo il reale desiderio di ricominciare subito e farmi infilare quel coso.
La notte la passai con quella idea, non facevo che ripensare al piacere che avevo provato nel sentirlo entrare millimetro dopo millimetro e lo immaginavo entrare tutto.
Se esistesse un vero cazzo di quelle dimensioni sono sicura che un dispiacere a Piero non lo toglierebbe nessuno, pensavo, sarebbe sicuramente un tradimento inevitabile.
Poi ripensando a quelle emozioni mi tornò in mente anche la frase che, di fatto, aveva scatenato l’orgasmo: “ se fosse un cazzo vero?” Perché Piero aveva fatto quella ipotesi? Non sarà che mio marito cominci ad andare fuori di testa? Anche se mi aveva fatto imbizzarrire in quel momento, la frase era realmente fuori luogo.
Morfeo infine, verso l’alba, vinse e mi addormentai.
La mattina seguente, quando mi svegliai, Piero, di nuovo era già uscito, ma stavolta aveva lasciato un bigliettino sullo specchio: “Sei la donna più bella e sensuale della terra ed ora stai diventando anche la più porcella, ti amo tanto che potrei impazzire. Ti Amo infinitamente.
P.S. il giocattolino è riposto dove tu sai…”
Il dove so, è la cassaforte segreta, dietro lo specchio del comò, insieme a gioielli, contante...
Che sensazione beata, quella mattina, mio marito più innamorato che mai ed un nuovo appagante clima sessuale. Il sesso era stato sempre piacevole con Piero, ma in qualche modo da me vissuto sempre con un po’ di pudore, come con il freno a mano tirato ed invece avevo improvvisamente scoperto che la complicità, la trasgressione cerebrale, ovviamente solamente cerebrale, dava più intensità al piacere.
Strano, ma entrambi nell’immaginare situazioni molto spinte ci eravamo fomentati.
Pensandoci bene poi quante volte per non apparire pervertita ho rinunciato al vero piacere? Il rapporto anale per esempio, mi piace molto, ma ho sempre fatto la riluttante e per fare la pudica non ho permesso ha Piero di farlo con passionalità, regolarità e piacere reciproco.
Ora, mi dissi, voglio far uscire tutta la porca che è in me. Mi farò sverginare con quel coso, visto che la mia vera verginità non la colse Piero, farmi infilare quel gigante sarebbe come farmi sverginare una seconda volta.
Piero rientrò prima del solito quella sera, era abbastanza su di giri, evidentemente anche lui era molto interessato agli sviluppi della nuova dimensione sessuale che stavamo sperimentando. Mai in passato avevamo accennato a trasgressioni, turpiloqui o a performance fuori dai canoni cosiddetti normali.
“Faccio la doccia e poi ceniamo, ho un certo appetito” disse strizzando l’occhio in mia direzione, a conferma che anche lui era in preda ad un forte eccitazione e col desiderio di arrivare prima possibile al dunque. In meno di un’ora eravamo nudi avvinghiati nel nostro letto con le lingue nel pieno svolgimento di una lotta greco romana.
Una passione inaudita, le mani scorrevano sui nostri corpi come impazzite, i miei seni strizzati come spugne, i capezzoli ciucciati come caramelle, mi sentivo avvolta da un polipo. Il suo membro era pulsante e duro da urlo, presi a masturbarlo con la mano ma ben presto mi ritrovai capovolta con la lingua di lui sul clitoride ed il cazzo in bocca. Ero fradicia di umori stavo già per venire, bastava poco che esplodessi. “Basta” supplicai “ prendi quel coso, e proviamo amore, voglio che mi riempi tutta”.
Non feci in tempo a finire la frase che Piero davanti alla cassaforte era già con l’arnese in mano. Questa volta usò subito il lubrificante, balzò sul letto infoiato come una belva, tra le mie gambe divaricate, con una mano scostò le grandi labbra aprendo la mia natura e puntò l’enorme glande.
“Vedrai, ti piacerà puttanona mia” affermò convinto.
“Siii..” fu l’unica sillaba che riuscii ad emettere. A quel punto, riprendendo quel movimento a scavare della sera prima, si collocò sul mio fianco e prese a ciucciarmi di nuovo un capezzolo da cui un brivido mi percorreva il corpo fino alla vagina, era bellissimo.
Quella sensazione aumentava la mia lubrificazione naturale e diminuiva la resistenza delle pareti vaginali all’ingresso del gigante. Millimetro dopo millimetro sentivo dilatarmi ed il coso farsi strada, era pazzesco quanto stavo godendo, non avrei mai voluto smettere di sentire quelle sensazioni.
“Dentro, è entrato, è dentro” esclamò eccitatissimo abbandonando il capezzolo e posizionandosi davanti a guardarsi lo spettacolo.
“Amore, che spettacolo, che gran zoccola che sei” cosi dicendo aveva preso a muoverlo dolcemente avanti ed indietro.
“Dio, è stupendo, non fermarti, ti prego fammelo sentire tutto, è sublime amore” risposi prendendo a toccarmi il clitoride.
Piero si spostò di nuovo, continuando a manovrare il coso ed avvicinandosi con il bacino al viso indirizzò il suo meraviglioso cazzo tra le mie labbra. Presi a succhiarlo con veemenza per la libido che si stava scatenando in me. Un cazzo enorme che finalmente mi faceva sentire piena e mi penetrava con sempre più intensità ed il cazzo di mio marito che mi scopava in bocca.
Dio se fosse vero anche il cazzone, pensai nel delirio di quei momenti.
“Che bello, che bello, senti come affonda nella tua fica, maialona mia” riprese Piero “sto per sborrare amore, ti piacerebbe se fosse vero anche il cazzone?” come avesse letto i miei pensieri.
“Sii” risposi “si, porco, mi farebbe impazz humm..” Mi interruppi per gli schizzi di sperma che invasero la bocca e le scosse di piacere che attraversarono il mio corpo.
Il piacere più intenso e completo che mai avessi provato, fisico e cerebrale. Mio marito accasciato in stato di abbandono da godimento.
Qualche minuto dopo Piero interruppe il silenzio e chiese “ da uno a cento, quanto ti è piaciuto?”
“Centodieci” risposi “ma sono tutta indolenzita, è veramente grosso quel cazzo finto” aggiunsi.
“L’idea di avere due cazzi veri, ti ha eccitata veramente o hai simulato per stare al gioco?” continuò.
Dove vuole andare a parare? Vuole rovinare questo piacevole momento? Pensai.
“Amore” osai “avere il tuo cazzo raddoppiato o triplicato è sempre stato un mio desiderio represso, ma il tuo, di cazzo raddoppiato. L’idea di tradirti non mi ha mai neanche sfiorata”.
Mentre parlavamo vedevo cenni di risveglio del pene di Piero, l’argomento lo eccitava realmente. Cosa stava pensando? Era come se l’idea di un rapporto sessuale allargato fosse improvvisamente divenuto un suo propellente dell’eccitazione.
“Perché tradimento?” riprese “ Se un rapporto si dovesse vivere insieme non si tratterebbe di tradimento, sarebbe semplicemente uno sperimentare nuovi orizzonti sessuali, esperienza di coppia, non tradimento”.
Cazzo, mi stava proponendo di partecipare ad una specie di orgia? Ma era impazzito? Geloso e possessivo, improvvisamente free e depravato? O voleva testare fin dove si era spinta concettualmente la sua Alessandra? Da moglie tutta casa e chiesa ad una sorta di Messalina?
Come sempre alle provocazioni reagii d’impulso, mettendoci sopra il carico.
“Certo, mi piacerebbe leccare due cazzi insieme, accoglierli in bocca e pomparli affiancati uno all’altro” Cosi dicendo mi calai con il viso sul suo pube e presi a dare colpetti di lingua sul glande.
“Ummm, e dopo averli ciucciati cosa ne faresti?” Di nuovo Piero.
“Be, uno me lo infilerei nel culo, mentre l’altro lo lascerei in bocca” continuai mordicchiando il suo glande ormai gonfio di desiderio e con ancora il sapore di sperma dell’orgasmo precedente.
Lui: Come, nel culo. Non ti è mai piaciuto.
Io :I gusti cambiano, e poi davanti sono indolenzita per desiderarlo lì.
Lui:E quale vorresti nel culo, il mio o quello dell’altro?
Io: Vorrei quello dell’altro nel culo, il tuo mi piace in bocca.
Lui: Sei una vera porca, ora ti punisco” così dicendo si scostò, mi girò e piegandomi sulle gambe con il fondo schiena sparato in alto, puntò il suo arnese sull’ano. Ora ti inculo, puttana, ti piace prenderlo nel culo? Tieni, senti come te lo infilo.
Io: Pensa a spingere frocio.
E’ il fondo, pensai. Stavo toccando il fondo. Avevo veramente esagerato ma mi sentivo libera, per la prima volta libera di essere me stessa, senza inibizioni, spudorata, profondamente maiala. Libera finalmente di esprimerlo.
Il cazzo era lentamente affondato fino alla base, era una sensazione nota, ma mai piacevole come questa volta.
Lui: lo hai inghiottito tutto, sei più porca di quanto immaginassi, senti come godi, ti pulsa il buco del culo. E prese a roteare senza uscire di un millimetro con l’asta.
Mi sentivo scavare l’intestino, le pareti anali cedere a quel pezzo di carne infuocata, stavo di nuovo perdendo il controllo.
Lui prese ad uscire lentamente per poi rientrare con la stessa lentezza, ogni millimetro di cazzo che muoveva in un senso o nell’altro mi provocava brividi di piacere. Volevo non smettesse mai quel movimento, era un oblio.
“Ora ti spacco, ti inculo come una cagna” riprese con il turpiloquio che ormai dilagava, e cominciò a pompare con colpi secchi e profondi a ritmo regolare. “Ora il cazzo di un altro dove lo vorresti?” continuava.
“Non smettere, ti prego non smettere” quasi urlai prendendo a masturbarmi il clitoride ed aprendomi il più possibile “inculami, così, dai , dai, in bocca, in bocca, vorrei un cazzo in bocca ed uno nella fica” riuscii a dire mentre le convulsioni dell’orgasmo iniziarono a percorrermi dall’ano attraverso il ventre fino alle tempie.
Era il secondo orgasmo senza precedenti che mi travolgeva in poche ore.
Piero uscendo dal mio orifizio, rimase qualche attimo ad osservare l’ano rimasto dilatato per il piacere.
“Mai avrei immaginato di poter raggiungere questi livelli con mia moglie” sussurrò Piero, come stesse parlando con se stesso”.
“Si, ma siamo veramente andati troppo oltre, troppe offese verbali e forse anche morali, è il caso che ripensiamo i nostri atteggiamenti” risposi, ma era come stessi parlando a me stessa.
Ci addormentammo accoccolati l’una all’altro e poi...

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