Lascio che lei mi guardi.
Spalle al muro,
le piastrelle nere rilucenti orlate di rose rosse,
spinose dal portamento ampolloso,
senza le foglie seghettate,
petali vellutati dai colori brillanti,
un rosso falum che si spinge fra l’alizarina e il magenta
screziato.
La fragilità dei suoi petali,
la finezza delle sue sfumature,
Lei,
vogliosa,
non sposta lo sguardo da quella mia parte nuda,
tra l'ombelico e le ginocchia,
rigidamente composta e
scomposta fra il suo essere regina e l’accentuata aria che sa
di zenzero e pepe, di legno di agar e limbanolo fragranza
che ti avvezza in un'altra dimensione.
Lei, fatale tanto accattivante quanto sfuggente.
Io immerso nell’acqua davanti a lei.
Amo la sua passione per le calze nere...
velate,
un sottile reggicalze,
che segna la sua carne,
con una accentuata balza liscia,
decorata da pendenti a pois.
Ordinatamente vanno a formare sul retro una riga
posteriore tratteggiata,
che scende giù fino al tallone nascosto dalle sue decolté
rosse vernice.
Riemergo dall’acqua,
in piedi davanti a lei.
Lei mi guarda prima i piedi,
poi guarda me negli occhi,
riabbassa lo sguardo,
famelico,
nerboruto e gonfio.
Mi divora tutto meticolosamente.
Si gode la vista eretta, umida e contratta.
Si genuflette, davanti a me,
carezzandomi le caviglie,
lentamente mi lecca i polpacci,
poi poggia le mani sui miei piedi.
Risalendo apre avidamente la bocca e la chiude sopra il
mio ombelico, degustando il mio sapore.
Mi gira le spalle,
allarga le braccia,
le mani completamente aperte si poggiamo su quelle rose,
divarica leggermente le gambe,
la sua inquietudine è spalancata,
bagnata.
Il suo calore sudato e la sua femminilità selvaggia già
ansimano.
Mi chino, sfilo le sue scarpe,
scalza geme avvolta dalla mia lingua,
nudo ancora,
metto le mani nelle sue calze
sfilandole.
Mi attacco alle sue spalle,
mi contraggo nel sentire scorrere il suo piacere,
le mani sui suoi capezzoli turgidi la torturano dolcemente
insidiandola.
Non sa cosa aspettarsi,
la mia bocca sulle sue spalle,
assapora lieve e dolce la pelle che sa di muschio,
morsi decisi.
Si irrigidisce quando sente la mia mano che poggia sulla
testa e la spingo al muro.
Due corpi nudi che si conoscono senza vergogna,
che imparano a donarsi l’un l’altro in un crescendo di
sensazioni.
Mille tremori,
trattenuti,
respiri e rochi sussurri,
con disperata lentezza,
ansano vestiti da luminoso sudore,
visi distesi in un sereno sorriso,
nascosto dalle disordinate cascate delle nostre voglie.
Percepisce il mio essere, estraneo del il suo corpo,
un laccio incombe.
In un respiro profondo si rilassa, cercando di stare il più
morbida possibile con le braccia.
Faccio penzolare ripetutamente sul corpo, il cordino nero
di pelle,
l'accarezza preparandola.
La sovrasto, facendola sentire minuscola e indifesa,
passo il laccio attorno al suo collo,
lo blocco,
la mia attenzione è catturata dal suo respiro a pochi
centimetri dalle mie orecchie e dalla mia pelle,
mi piace ascoltarlo,
mi lascio cullare e trasportare dal suo alito che sa di pesca.
Il sottofondo di musica inizia a diventare ovattato e nel
giro di pochi istanti,
il suo braccio sinistro è immobilizzato dietro la schiena,
ma a differenza del solito,
la corda tende verso l 'alto così da impedirle ogni
movimento, le gambe discostate da muro e quel laccio che
dal collo cattura il polso è altamente intrigante.
Mi sento in bilico e allo stesso tempo stabile.
Lei si spinge piano verso di me e il tutto si assesta,
facendomi gemere.
Nel giro di qualche passaggio anche la gamba destra è
avvolta dal laccio che a spirale scende sulla sua coscia fino
alla caviglia.
Ora non è più libera.
Con una mano sotto al mento,
alzo la sua nuca e ciò che trovo è il Suo sguardo, che
mi scruta,
arrivandomi in profondità,
mi mette a nudo,
spietato e inarrestabile,
reso ancora più intenso da quella dannata bocca che
ritmicamente morde il suo labbro superiore. Sono
completamente impotente, inerme e alla fine crollo,
abbassando il mio.
Mi fa sentire tremendamente sottomesso non riuscire a
tenergli testa,
in questo gioco di sguardi.
La fisso nuovamente.
La mia soddisfazione nel vederla contorcersi e mugolare
sotto queste attenzioni è palese,
su di me,
ha l' effetto della benzina gettata sul fuoco.
Sono perso tra il laccio che la stringe e il bruciore dei
suo artigli sulla mia gamba,
Mi abbandono alle emozioni che mi dona.
Tendo il laccio,
che trattengo con una mano, mi accorgo che nonostante la
sofferenza, lei sta ridendo, sto bene.
Mi sfugge un lamento.
Lei mi guarda.
Mi lascia fare.
Cerco di rilassarmi mentre sento salire l’onda del mio
piacere.
Sento piccoli tremiti lungo la schiena,
i muscoli dell’addome si contraggono.
Non voglio godere,
almeno quello,
non voglio che vinca.
Ma non ci riesco.
La sento viva, la sua pelle soda,
liscia,
quel profumo di donna.
Le sue cosce sempre aperte,
generosamente pronte ad accogliermi,
ma soprattutto i suoi capezzoli,
morbidi e sodi da stuzzicare continuamente.
E’ un’estasi quando si muove sensuale e assatanata.
Bollente dentro di lei mi travolgo.
Gli occhi pieni di piacere, incontrollato e incontrollabile.
Sembra non avere fine!
- Silver Rea -
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