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Miscellaneous

Con Davide, w.end al mare, cap.1


Ormai era qualche settimana che frequentavo Davide e le cose andavano per il meglio. Non eravamo una coppia ma amici intimi, per lo meno cosí ci consideravamo.

Quel weekend, visto il tempo che continuava ad essere decisamente buono,  avevamo deciso di passarlo al mare; era venerdì e io uscii un po' prima dal lavoro per andare a casa a preparare la borsa.

Il solito sms mi avvisò che mi stava aspettando sotto casa.

Io, vista la cena programmata in un posto molto carino, mi misi un vestito nero non scollato ma aderente fino alla vita che seguiva e risaltava alla perfezione le curve del mio seno, per poi allargarsi in una gonna comoda e corta davanti, ma un po più lunga dietro; stivaletto nero basso ma con tacco 12 e infine giacchina di pelle nera. Total black insomma.

Presi la borsa e scesi; Davide mi aspettava davanti alla Lotus, ci salutammo, ci baciammo e mi passò le chiavi dicendomi " guida tu". Non me lo feci ripetere 2 volte e salii al posto di guida facendo la solita attenzione che una donna in gonna necessitava nel salire e scendere da quell'auto.

Certo gli stivaletti con quel tacco non erano proprio una scarpa da guida ideale, ma dopo poco mi ero già abituata; la posizione era fantastica, gambe distese, volante piccolo e vicino, molto piacevole insomma; soprattutto quando cominciarono le curve in Serravalle.

Mi divertii talmente tanto che fin da subito mi dimenticai del vestito che davanti era decisamente corto, e che sicuramente regalò qualche scorcio delle mie intimità al mio copilota; ragione probabile che mi portò durante il viaggio a scostare più di una volta la sua mano curiosa dalla mia coscia.

In poco più di un'ora di guida spedita, ma non spericolata, giungemmo a Sestri, dove Davide aveva prenotato in un ristorantino con terrazza sul mare; non era pieno e la signora ci fece accomodare in un angolo con una vista spettacolare. La cena a base di pesce passò molto piacevolmente tra una chiacchiera e l'altra, tra un bicchiere e un altro, ed in conclusione con un bel mirto; insomma ero un po' brilla. Quando ci alzammo ero in quello stato meraviglioso in cui sei perfettamente cosciente e cammini ancora dritta ma senza inibizioni; appena fuori lo presi e lo baciai dicendogli di sbrigarsi a guidare che avevo voglia di lui. " si ma non so dove devo andare, sei tu che dovevi scegliere l'albergo" mi rispose ed io subito replicai " nessun albergo, porto di Lavagna, molo N, la barca di mio padre che ce la presta per il weekend". I suoi occhi si illuminarono e subito salimmo in macchina; guidava lui, e con la sua mano destra mi accarezzava la coscia salendo fino a sfiorarmi l'intimo senza però toccarlo; le mie gambe istintivamente si erano allargate e un calore umido cominciava a farsi sentire li in mezzo; aspettavo una carezza che però non arrivò, innalzando così il mio stato d'eccitazione.

Giunti in porto mi sentivo un fuoco, prendemmo velocemente le borse e ci dirigemmo alla barca; ero talmente eccitata che nemmeno mi tolsi le scarpe per salire ( se lo sapesse mio padre) e subito, nella penombra del porto cominciai a baciarlo; le lingue subito s'intrecciarono nervosamente mentre le mie mani esploravano il suo corpo e carezzavano quella turgidità che già si era presentata nei suoi jeans; glieli slacciai e con gran sorpresa notai che non indossava intimo; subito quel grosso pene saltò fuori dai jeans ed io feci per inginocchiarmi davanti a lui che subito mi fermò dicendo " andiamo di sotto, stiamo più tranquilli".

Aprii la piccola porta che dava alla dinette, scesi e subito mi diressi nella cabina di prua; lui subito dietro di me mi prese e mi spinse sul letto, mi divaricò le gambe e  cominciando da una caviglia, lentamente cominciò a baciarmi. Ci mise qualche minuto per arrivare al mio intimo; fu un'attesa incredibile, ma quando le sue labbra sfiorarono il mio sesso ebbi un sussulto, seguito da altre scosse quando la sua lingua cominciò a stuzzicare il clitoride. Ero in estasi, le mie mani presero la sua testa per tenerla li; avrei voluto che continuasse fino alla fine, ma volevo anche sentirlo dentro di me, ovunque! Si quella sera avrei anche ceduto alla tentazione di concedere il mio di dietro a quel membro enorme. Ma lui si alzò, si liberò dei vestiti e si sdraiò su di me infilandosi nella mia vagina. Il pene scivolò subito nel mio orifizio umido e caldo riempiendomelo in modo meraviglioso; cominciò a stantuffarmi con dolcezza e nemmeno un minuto dopo un orgasmo sopraggiunse violento e inaspettato, accompagnato da gemiti soffocati.

Lui imperterrito continuò ad affondare dentro di me per un bel po' mentre io inerme subivo le sue penetrazioni; ecco che infine un getto caldo mi colpì dentro, e poi un'altro; mi sentivo invasa da quel calore che lentamente si spargeva in tutto il mio ventre.

Si mosse ancora un poco prima di sfilarsi e sdraiarsi accanto a me; sentivo il suo piacere colarmi fuori dal corpo e correre tra i glutei fino a bagnare il vestito, ma non mi mossi, non feci nulla, e così ci addormentammo, io ancora vestita.

Al mattino mi svegliai abbracciata a lui, con ancora il vestito, tutto imbrattato di sperma sulla gonna e con le scarpe che furono la prima cosa che mi tolsi; era prestissimo, la luce filtrava dalla porta della dinette rimasta aperta, uscii a recuperare  le borse che stavano ancora fuori; tornata dentro mi spogliai e tornai sul letto con Davide che ancora dormiva.

Lo guardavo ammirandone le forme; ancora non mi ero abituata e quel membro che, anche se non in erezione, era oggetto continuo di ammirazione. Intanto pensavo alla sera prima, a quello che forse avrei voluto, ma in quel momento, sobria, pur incuriosendomi, mi intimoriva; ero curiosa delle sue misure, cosa che non mi aveva mai importato tanto prima, ma che ora mi stuzzicava parecchio. Tra questi pensieri mi riaddormentai e fu lui a svegliarmi un paio d'ore dopo con un bacio sulla guancia.

Indossato lo slip di un costume, un pareo legato sopra il seno e una zeppa con poco plateau davanti ma il solito 12 dietro ci recammo al bar del porto per la colazione.

Verso le 11, dopo una veloce spesa e i preparativi, mollammo gli ormeggi; il mare era calmissimo, la barca vi planava veloce e con pochi sobbalzi, e per mezzogiorno giungemmo nella baia di Portovenere; poche barche in rada e non fu difficile trovare un posto tranquillo dove gettare l'ancora.

Il sole era caldissimo, e sdraiati sul prendisole di prua non durammo molto prima di tuffarci in mare; la giornata stava passando stupendamente ma pur non facendo nulla di particolare notavo spesso un'erezione nel suo costume, forse causata dal mio topless e dalla brasiliana rossa un po' ridotta con una cucitura centrale che la passava da davanti a dietro seguendo come una seconda pelle l'intimo e quel poco di glutei che copriva. La cosa mi eccitava, e i miei pensieri erano sempre a sfondo sessuale; durante la merenda, comodamente seduti sul divanetto di poppa, ancora notavo quella erezione,nal che non resistetti più e gli chiesi "quanto è grosso?" "cosa scusa?" mi rispose; "quanto è grosso? L'hai mai misurato?" replicai indicandolo con lo sguardo. Davide scoppiò in una risata e mentendomi sicuramente mi rispose di no, ma aggiunse che se volevo avrei potuto misurarlo di persona. Sorridendo risposi "ok" e scesi a cercare un metro; ne trovai uno nel set da cucito di mia madre, lo presi ed uscii, mi inginocchiai di fronte a lui e dicendogli " per misurarlo deve essere in forma perfetta"  lo presi e lo tirai fuori dal costume; era già eretto ma lo portai comunque tra le labbra e cominciai a succhiarlo e leccarlo. La fellatio è una pratica che mi è sempre piaciuta,e farla a Davide in particolare, ne apprezzavo inoltre quel salato che il mare gli aveva lasciato; dopo solo un minuto mi fermai, presi il metro flessibile e lo appoggiai sopra il pene, dalla base alla punta; misurava 24 cm e mezzo e poi la circonferenza arrivava a 18!!!! Ero stupita, e sorridendo dissi " caspita, mi sembrava enorme infatti, ma non pensavo così!!!"; solo un'altra volta ne avevo misurato uno che già mi sembrava grosso ma a fatica arrivava a 20 cm. Il suo era davvero enorme!!!!

Non resistetti, lo ripresi in bocca e rincominciai a succhiarlo mentre con una mano ne massaggiavo l'asta; ero eccitata ma in quel momento volevo solo dare piacere al mio compagno, tenendo la mia carica per la sera; in più ora che ne sapevo le misure l'idea di succhiarlo mi piaceva più del solito.

Continuai instancabile mentre Davide mi carezzava i capelli; ci volle un po' di tempo  prima che cominciasse a emettere lievi gemiti; il suo bacino cominciò ad accompagnare i miei affondi e la mia mano strinse maggiormente l'asta; cominciai a succhiare con più vigore ma senza cambiarne il ritmo; i gemiti si fecero più decisi e d'un tratto uno schizzo mi colpì il fondo del palato seguito da altri  sempre meno copiosi; la bocca era piena del suo caldo piacere, lo ingoiai e dopo aver succhiato e leccato ancora un poco il pene, gli sorrisi e dicendogli " ora sei in debito con me" mi allontanai tornando sul prendisole di prua.

Il sole scaldava la mia pelle e il lieve rollio della barca cullava il nostro relax; ma il suo sapore che persisteva in bocca mi manteneva eccitata e solo i continui bagni riuscivano a placare un poco e momentaneamente  le mie voglie.

La sera saremmo scesi a terra per un aperitivo e la cena, così verso le 7e mezza cominciai a prepararmi; non mi ero portata dietro molto ed in più il vestito della sera prima era inutilizzabile; mi misi una maglietta aderente manica a tre quarti rosa e una minigonna in jeans larga ma molto corta, praticamente appena sotto i glutei; mai l'avevo indossata senza nulla sotto,  ma quella sera decisi di azzardare più del solito. Le solite zeppe tacco 12 e la giacchina di pelle e la mise era fatta.

Giunti a terra con il piccolo tender passeggiavamo per il paese in cerca di un bar dove bere un drink prima di recarci a cena.

Seduti a chiacchierare guardando i colori che il sole, ormai sceso dietro la montagna, creava nel cielo ci gustavamo il nostro drink accompagnato da qualche stuzzichino; la gonna era talmente corta che sentivo le mie intimità a diretto contatto con il freddo alluminio della sedia e questo non faceva altro che stuzzicare i miei pensieri e presto un leggero umido si ripresentò nelle mie parti più nascoste appoggiate sulla seduta. Cercavo di muovermi il meno possibile per non far spostare la gonna tenuta appena sotto i glutei; certo, non era la mise più comoda, ma ero così eccitata fin dal pomeriggio che avevo azzardadato un pochino troppo.

Presto fummo seduti a tavola, gustandoci la cena di pesce, tutto era stupendo, ma i pensieri, credo anche di Davide, erano sempre su quello che sarebbe successo dopo e presto cominciarono frecciatine anche un poco azzardate.

I discorsi tra un sorriso e l'altro si erano fatti caldi, entrambe sicuramente desiderosi l'uno dell' altra non ci dilungammo molto e dopo un paio di immancabili mirti lasciammo il ristorante; il paese, pur non essendo più stagione piena, era molto frequentato, i locali tutti aperti e gente che passeggiava; appena fuori e girato l'angolo, Davide mi prese e mi baciò totalmente noncurante dei passanti; era dalla sera prima che pur stando insieme non ci baciavamo e subito le nostre lingue s'intrecciarono in una vorticosa e appassionata dimostrazione di desiderio reciproco. Io ero appoggiata al muro, con lui davanti a me, in questo angolo appartato e sentivo la gente passare poco distante da noi ma, forse anche grazie all'alcool e al suo potere disibinitorio, non mi importava molto e pensavo solo a quanto lo desiderassi in quel momento. Solo quando sentii le sue mani infilarsi sotto la maglietta e raggiungere i miei seni per palparli spalancai gli occhi per vedere se qualcuno ci stesse guardando; nessuno in vista e così mi abbandonai a quel momento magico. Sentivo la sua erezione pressarmi insistente sul ventre, sentivo il mio intimo ormai bollente, la voglia cresceva inesorabilmente; delle voci attirarono la mia attenzione e riaprendo gli occhi vidi un gruppo passare dietro di noi senza notarci; lo bloccai e gli dissi "torniamo in barca".

Il tragitto non era brevissimo, il molo su cui avevamo ormeggiato il tender distava quasi 10 minuti a piedi. Camminavamo rapidamente tenendoci per mano ma ad un tratto venni tirata in un'altro angolo semibuio; subito rincominciò a baciarmi e le sue mani a correre per il mio corpo; ora era lui contro il muro, io non vedevo chi passasse dietro di noi, potevo solo sentirlo. Eravamo in un angolo abbastanza riparato, ma comunque sentivo passare la gente a pochi metri da noi, al di la delle macchine parcheggiate. Sentii un brivido quando le sue dita sfiorarono il mio intimo, senza però fermarsi; volevo correre in barca ma non riuscivo nemmeno ad interrompere quel bacio e quelle carezze; totalmente incuranti dei passanti continuavamo a baciarci, sentivo i suo membro eretto pressare attraverso i vestiti, le sue mani palparmi ovunque fino ad arrivare ai glutei; sentii il vestito sollevarsi e le natiche scoperte in balia delle sue mani decise; era incredibile, ci stavamo baciando ed io ero praticamente seminuda in pubblico ma l'ultimo pensiero era di essere vista; mi sentivo incredibilmente eccitata, ero come staccata dalla realtà, come se li ci fossimo solo noi due.

Sentii una sua mano scendere ulteriormente, tra i glutei, superare l'ano e raggiungermi la vulva ormai completamente bagnata da tempo; due dita s'insinuarono tra le labbra e subito mi penetrarono in corpo strappandomi un gemito soffocato dal bacio che non s'interrompeva. Quelle stesse due dita, completamente bagnate dei miei umori, presto si spostarono a stuzzicarmi l'ano per qualche istante, prima che uno di loro si spingesse a violarlo; quando lo sentii infilarsi fu una sorpresa, stavo impazzendo e la voglia di sentire lui dentro di me in quel momento superava tutte le paure che in precedenza mi avevano frenato; ed in più quel gesto mi comunicava il suo desiderio.

Non riuscivo a trattenere gemiti soffocati, mentre lui muoveva il dito dentro di me e allargava i glutei con le mani palpandoli. Mi feci forza e lo fermai dicendogli di tornare a bordo; mi riabbassai la gonna e mi allontanai qualche centimetro; " andiamo" gli dissi.

Salimmo sul tender e subito mi tolsi le scarpe onde evitare di non farlo dopo; una volta a bordo non passò un secondo che rincominciammo a baciarci, a palparci; subito gli slacciai i pantaloncini che caddero a terra mettendo a nudo quel pene enorme, privo di peli ed eretto, lo presi in mano e stringendolo, cominciai a carezzarlo; lui mi aveva sfilato giacchina e maglietta in un sol colpo e mi palpava il seno nudo con decisione; intanto con l'altra mano gli slacciavo la camicia per poi accarezzargli il petto. Mi strinse a se, le sue mani di nuovo sui glutei, il suo dito ancora a violare il mio buchino ancora bagnato dagli umori che ormai erano ovunque, il mio seno schiacciato al suo petto liscio; lo volevo, lo desideravo, subito! Scesi in cabina tirandolo per mano, lo spinsi sul letto, e gli salii a cavalcioni infilandomi subito su quel pene che in un sol affondo dilatò la mia vagina violentemente; lanciai un forte gemito di piacere, ogni volta mi sembrava sempre più grosso. Scendendo ancora lo sentii picchiare violentemente sulla cervice provocandomi una scossa di dolore; subito risalii di un po' e cominciai a muovermi, eretta su quel pene guardandolo negli occhi e massaggiandomi i seni; sentivo i capezzoli turgidi solleticarmi i palmi. Era bellissimo, ma quella sera volevo di più, non mi importava di sentire dolore, lo desideravo dove ancora non era mai stato, ormai ne ero certa.

Mi chinai verso di lui spostandomi anche un pochino in avanti; appoggiata con le mani sul letto accanto alla sua testa, muovevo il bacino cavalcando quel pene e strusciando il clitoride sul suo ventre. Mi avvicinai e lo baciai, poi, con le labbra a pochi centimetri dalle sue e con voce tremolante, gli sussurrai "ti voglio dove non sei mai andato" e bagnando abbondantemente tre dita di saliva ,le portai sul mio ano, la spalmai per bene tutta intorno e vi penetrai con indice e medio; sentivo attraverso la sottile parete il pene scorrere dentro di me, ed io muovevo le dita dentro e fuori, mentre lo sfintere rapidamente mollava la sua stretta.

Mi sollevai per mettermi a carponi tra le sue gambe divaricate, presi il pene in bocca e cominciai a leccarlo bagnandolo bene di saliva fino alla base; vedendolo e sentendolo con la bocca mi tornò nuovamente il timore di quelle misure, ma dall'altra parte ero tanto eccitata dall'idea che non mi fermai ; dopo un po' mi coricai su di un fianco dandogli la schiena a gambe leggermente piegate, portai ancora della saliva sul mio posteriore lubrificandolo ulteriormente e, girando la testa guardandolo negli occhi, gli dissi " fai piano..."

Lui si tolse la camicia che ancora indossava, si mise dietro di me, spostò la gonna scoprendomi del tutto le natiche e vi appoggiò la punta del glande in mezzo; In quel momento un brivido mi percorse, chiusi gli occhi e aspettai pronta al dolore; quando cominciò a spingere sentii lo sfintere allargarsi e allargarsi ancora; lentamente si dilatò come non mai fino ad accogliere tutto il glande; era incredibile, non sentivo alcun dolore, ma mi scappò un leggero gemito quando Davide si fermò ed io mi rilassai; lo sentii arretrarsi, subito presi con una mano la sua anca e gli dissi " no che fai.... Continua" . Molto lentamente rincominciò il suo affondo; lo sentivo farsi strada dentro di me riempiedomi; era tanto stupendo che d'istinto diedi una spinta secca indietro infilandomi completamente su di lui fino a sbattere con i glutei sul suo ventre; un gemito incontrollabile risuonò violento nella cabina; era pazzesco, quel coso enorme che non ci stava in vagina, era tutto infilato nelle mie viscere. Lo sentivo fino al centro del mio addome, era una sensazione strana, di incredibile pienezza, ma non appena cominciò lentamente a muoversi  decine di scariche percorsero il mio corpo; era fantastico, tuttto era perfetto.

Presto il ritmo aumentò e gli affondi divennero più lunghi; il mio corpo si era adattato alla perfezione a quell'enorme intruso ed il piacere cresceva.

Senza sfilarmi mi misi a pancia in giù, a gambe divaricate e lui sopra di me affondava completamente nel mio retto schiacciandomi sul letto; il clitoride strusciava leggermente sul lenzuolo aumentando il piacere che già era alle stelle.

Il caldo in quella piccola cabina era divenuto insopportabile ma nessuno dei due, pur essendo bagnati di sudore, accennava ad interrompere quell'idilliaco momento. Presto i brividi aumentarono, il piacere aumentava e cominciai a gemere rumorosamente chiedendogli anche di fare più forte; lui non fece che obbedire aumentando la forza e il ritmo, ma sentivo di volere di più e continuai a chiedere " più forte...... Più forte!!!" e i gemiti  aumentavano e ad ogni affondo venivo schiacciata sul letto. Cercavo di contrastare le spinte alzando il sedere ma ormai non era forte, era violento, affondando deciso fino a sbattere rumorosamente contro i miei glutei. Io non resistevo più, i muscoli si irrigidirono, strinsi con le mani il lenzuolo e mi lasciai andare in un orgasmo incredibile, lunghissimo, fortissimo. Il cuore batteva forte, il respiro affannato diventava rumoroso ad ogni affondo di Davide che dopo il mio orgasmo non si era fermato ma anzi continuava imperterrito con lo stesso ritmo fino ad espodere qualche minuto dopo in fondo al mio retto; un calore divampò dal centro del mio addome, violento, era il suo piacere che segnava la fine di un amplesso fantastico.

Si fermò, mi diede un bacio alla base del collo e lentamente si sfilò sdraiandosi accanto a me; io ero come inerme, immobile, bagnata del mio e del suo sudore, pienamente appagata; il respiro lentamente tornava normale e sentivo il mio posteriore, ancora aperto e dilatato, tentare lentamente di tornare alla posizione originale.

Mi girai verso di lui, con una mano lo accarezzai, lo baciai e dicendogli che avevo bisogno di aria, lentamente mi alzai, mi tolsi la gonna che ancora indossavo e, nuda, uscii. L'aria fresca non era sufficiente e senza nemmeno pensarci un attimo mi tuffai in mare. L'acqua era decisamente fredda ma piacevolissima, e in breve portò un refrigerio generale; rimasi sdraiata qualche istante a pelo d'acqua, carezzata ovunque da quel fresco che s'infilava perfino nel mio sedere ancora aperto, la brezza che soffiava fredda a pelo d'acqua stuzzicava i miei seni i cui capezzoli ergevano dritti e duri; la  luna illuminava il cielo e le luci del paese a qualche centinai di metri  coloravano la collina e si rispecchiavano in mare; a completare questo quadro meraviglioso c'era Davide, nudo, ad attendermi alla mia uscita e avvolgermi in un asciugamano.

Ci rilassammo un poco sul divanetto di poppa prima di ritirarci in cabina e addormentarci abbracciati.

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