Identità di genere
Il concetto di identità di genere, in alcune correnti della sociologia sviluppatesi negli Stati Uniti d'America a partire dagli anni settanta del Novecento, viene utilizzato per descrivere il genere
in cui una persona si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o
in qualcosa di diverso da queste due polarità). Secondo i ricercatori,
l'identità di genere può avere origini biologiche, tra cui lo sviluppo
e i fattori ormonali durante la gestazione, e venire in seguito
infuenzata dall'ambiente sociale e culturale in cui nasce il o
la bambina, per poi consolidarsi dopo i due anni di età[1].
Non c'è comunque un'età precisa e risulta molto variabile anche l'età
in cui potrebbero sorgere eventuali problemi legati all'identità di
genere
"Identità di genere" in relazione a "ruolo" e "sesso"
Nella maggioranza della popolazione, l'identità, il ruolo di genere e il sesso biologico corrispondono (persone "cisgender"). Ad esempio, una donna cisgender:
- ho gli attributi femminili (sesso)
- mi sento donna (identità)
- gli altri mi percepiscono donna (ruolo)
Idem nel caso di un uomo cisgender, dove però ovviamente sesso, identità e ruolo di genere saranno al maschile.
L'identità di genere è il modo in cui un individuo percepisce il proprio genere: questa consapevolezza interiore porta ad dire "io sono uomo" o "io sono donna".
Prima del XX secolo, il sesso di una persona era determinato
esclusivamente dall'apparenza dei genitali. In seguito, con la scoperta
del DNA e dei cromosomi,
ci si basò su questi per meglio determinare il sesso: era femmina chi
aveva genitali considerati femminili e due cromosomi XX, mentre era
uomo chi possedeva genitali considerati maschili insieme ad un
cromosoma X e uno Y. Tuttavia alcuni individui hanno combinazioni di
cromosomi, ormoni e genitali che non seguono le definizioni
tradizionali di "uomo" e "donna", mentre tra un individuo e l'altro i
genitali possono variare nelle forme o in alcuni casi presentarsi più
di un tipo di genitali o genitali difficili da classificare. Anche gli
attributi corporei correlati al sesso di una persona (forma del corpo,
peli del viso, timbro della voce ecc.) non sempre corrispondono con
quelli attribuiti al loro sesso basato sui genitali.
Ricerche recenti suggeriscono che circa il 2% delle nascite presenta
caratteristice più o meno divergenti da quelle assolutamente maschili o
femminili, ma la percentuale di casi che ricevono una chiurgia
"correttiva" è stimata intorno a 0.1-0.2%.
Nel caso delle persone transgender le espressioni relative al genere
differiscono dai canoni tradizionali, in relazione al sesso cromosomico
o basato sui genitali.
Il caso che permette di comprendere più facilmente come sia
necessario distinguere fra sesso e identità di genere è quello in cui
vengano rimossi i genitali esterni: quando questo avviene, o per un
incidente o intenzionalmente, la libido
e la capacità di esprimersi nell'attività sessuale cambiano, ma
l'identità di genere può restare invariata. Uno di questi casi è quello
di David Reimer, riportato nel libro As Nature Made Him
di John Colapinto: nel libro viene mostrata la persistenza di
un'identità di genere maschile e la tenace aderenza al ruolo di genere
maschile, in una persona che ha perso il pene subito poco dopo la nascita, per via di una circoncisione
sbagliata, nonostante, per "rimediare" al danno, il soggetto fosse
stato riassegnato costruendo chirurgicamente i genitali femminili.
Anche in casi di persone intersessuate "corrette" alla nascita si
riscontrano situazioni simili.
In vari casi, l'identità di genere di una persona può contrastare
fortemente con la sua apparenza esteriore maschile o femminile:
l'identità di genere va quindi oltre il sesso dell'individuo dedotto
dall'esaminazione dei genitali esterni e (in età adulta) dai caratteri
sessuali secondari.
Il termine tuttavia può essere usato anche per riferirsi al genere
che comunemente viene attribuito all'individuo, in base alle
caratteristiche tipiche del suo ruolo di genere
(vestiti, stile dei capelli, modo di parlare e di esprimersi,
atteggiamenti ecc.). Il ruolo di genere riguarda dunque un insieme di
elementi che suggeriscono esteriormente, quindi agli altri, la
categorizzazione sessuale di un individuo. Gli aspetti che vengono
associati ad un genere piuttosto che l'altro variano sensibilmente a
seconda della società, del periodo storico e del contesto culturale in
cui vive una determinata persona: in alcune società, la
categorizzazione è particolarmente rigida e polarizzata (una certa cosa
"è da femmina", un'altra cosa "è da maschio" e così via, definiti
secondo gli stereotipi di maschio e femmina), mentre la determinazione del sesso
è basata esclusivamente sugli organi genitali e attributi secondari
esteriori, per cui il ruolo di genere riguarda anche quel tipo di
attività e modi di esprimersi che vengono ritenuti opportuni e
appropriati a seconda degli organi genitali esterni degli individui (di
conseguenza, se queste attività e modi di esprimersi non sono ritenuti
corrispondenti ai genitali dell'individuo, vengono ritenuti inopportuni
e inappropriati e possono verificarsi diversi tipi di reazioni).
Anche la lingua e la tradizione in molte società prevedono una
categorizzazione degli individui o come maschi o come femmine, ma non è
così ovunque. Alcuni esempi:
- Nella cultura del subcontinente indiano, le persone chiamate hijra
in genere non vengono considerate né uomini, né donne e hanno un ruolo
di genere differente. Nella maggior parte dei casi si tratta di
individui biologicamente maschi o intersessuali, ma sono presenti anche
individui biologicamente femmina. - Società nella storia in cui gli eunuchi avevano dei ruoli prestabiliti.
- Fra i nativi americani, esistono categorie di genere multiple e alcune persone vengono chiamate "due spiriti".
- In alcune società polinesiane, le persone chiamate fa'afafine vengono considerate un "terzo sesso"
accanto al genere maschile e quello femminile. Sono biologicante
maschi, ma si vestono e si comportano in un modo considerato
tipicamente femminile. Secondo Tamasailau Sua'ali', almeno a Samoa, sono spesso fisiologicamente
incapaci di riprodursi; inoltre queste persone non vengono discriminate
e neanche trattate con condiscendenza, infatti vengono ritenute
appartenenti ad un genere sessuale naturale.
Problemi di discordanza col sesso biologico
Esistono persone nelle quali l'identità di genere e sesso biologico non corrispondono (le persone transgender, transessuali e diversi individui intersessuali): questa discordanza provoca una serie di conflitti interiori e di sofferenze e prende il nome di "disforia di genere" o viene diagnostica come disturbo dell'identità di genere (DIG). Oltre a queste difficoltà individuali, le persone disforiche subiscono ulteriori complicazioni e sofferenze (tra cui mobbing, discriminazione, violenza)
in quelle società o ambienti sociali in cui non vengono ammessi o
accettati degli atteggiamenti di espressione sociale (ruolo di genere)
differenti dal sesso biologico dell'individuo (transfobia).
Cause di discordanza
- Uno dei motivi di questa discordanza nelle persone intersessuali è
che alcuni individui hanno un sesso cromosomico che non si riscontra
nei loro organi genitali, per cause ormonali o anomalie cromosomiche, come la sindrome di Turner o la sindrome di Klinefelter: queste persone possono apparire esteriormente di un sesso (anche diverso da quello cromosomico), ma identificarsi nell'altro. - Le cause nel transgenderismo o transessualismo sono meno chiare: sono state oggetto di diverse speculazioni e teorie, ma allo stato attuale delle ricerche, finora nessuna è stata ampiamente dimostrata.
Soluzioni
Dal 1953(n Italia dal 1982) è diventata possibile la riassegnazione chirurgica del sesso (RCS), con la prima vaginoplastica, mentre per i FtM è disponibile la falloplastica. Una persona che soffra di disforia di genere
può dunque cercare queste forme di intervernto medico per far
coincidere il proprio sesso con la propria identità di genere.
L'adeguamento del sesso non si limita, almeno in Italia alla sola operazione chirurgica, ma consiste invece in un lungo percorso di transizione,
alla fine del quale, per la legge italiana, l'individuo viene
riconosciuto appartenente a tutti gli effetti nel genere in cui si
identifica.
Alcune persone con disforia di genere mantengono i genitali nella
forma in cui son nati, ma vivono comunque un ruolo di genere coerente
con la propria identità di genere. Altre persone rifiutano le
tradizionali identità di genere maschile o femminile.
Formazione e sviluppo nell'individuo
La formazione dell'identità di genere è un complicato processo che
inizia col concepimento e coi diversi fattori biologici durante la
gestazione. Si sviluppa quindi durante le esperienze dei primi anni di
vita sotto l'infuenza dei fattori socio-culturali in cui nasce
l'individuo.
Alcune ricerche indicano che l'identità di genere si consolida nella
primissima infanzia e in seguito resta stabile. Queste ricerche si
svolgono generalmente chiedendo a persone transessuali quando si erano
rese conto, per la prima volta, che il ruolo di genere impostogli dalla
società non combaciava con la loro identità di genere Questi studi stimano che l'identità di genere si formi all'età di circa 2-3 anni.
Alcuni tuttavia contestano queste ricerche statistiche, sostenendo
che soffrono di un difetto di campionamento, infatti potrebbero essere
fuorvianti, se non viene interrogato anche un gruppo di controllo per
verificare a che età le persone non-transessuali diventano consapevoli
delle loro identità e ruoli di genere.
Una seconda critica, che viene mossa sulla validità di queste
ricerche, viene dal fatto che la terapia di sostituzione ormonale e la
riassegnazione chirurgica del sesso sono generalmente controllate dagli
psichiatri: una delle cose che viene chiesta, per distinguere fra i
"veri" individui transessuali e gli altri, è infatti proprio a quale
età si sono identificati per la prima volta nell'"altro" sesso. Le
persone transessuali potrebbero perciò sentire di dover dare la
risposta "corretta", per avere più speranze di ottenere gli ormoni. Patrick Califia, autore di Sex Changes and Public Sex,
ha indicato che questo gruppo di persone ha una chiara consapevolezza
di quali risposte dare alle domande del sondaggio, in modo da essere
considerate idonee alla terapia ormonale sostitutiva e/o alla rieassegnazione chirurgica:
« Nessuno dei ricercatori sembra rendersi conto che loro stessi sono responsabili di creare una situazione, in cui la gente transessuale deve descrivere un insieme fisso di sintomi e recitare una storia, che viene chiaramente elaborata secondo modi prestabiliti, in modo da poter ottenere dal dottore il permesso per quello che invece dovrebbe essere un loro inalienabile diritto » |
Questo tipo di critiche riguardano principalmente il metodo di indagine
e le "terapie" psicologiche forzate (in contrapposizione ad una
consulenza psicologica come accompagnamento al percorso di
transizione), ma è ritenuta comunque una garanzia una diagnosi che
confermi la capacità di intendere e volere dell'individuo, per
escludere l'eventuale presenza di patologie psichiatriche fuorvianti
(ed esempio schizofrenia), e della reale consapevolezza della persona.
Origine del concetto
Durante gli anni 1950 e '60, gli psicologi iniziarono a studiare lo sviluppo del genere nei bambini, in parte nel tentativo di determinare le origini dell'omosessualità (che all'epoca era ancora vista come un disturbo mentale). Nel 1958, all'UCLA Medical Center, venne avviato il Gender Identity Research Project (Progetto di ricerca sull'identità di genere) per lo studio sugli intersessuali e transessuali. Lo psicoanalista Robert Stoller riportò molti dei risultati della ricerca nel suo libro Sesso e genere (1968) . A lui è attribuita anche l'introduzione del termine identità di genere, durante il congresso internazionale della psicoanalisi del 1963. Anche lo psico-endocrinologo John Money ebbe un ruolo importante nello sviluppo delle prime teorie sull'identità di genere. Fondò nel 1965 all'interno della Johns Hopkins University
la "Clinica per l'Identità di Genere" per pazienti con sintomi
transessuali. Il suo lavoro alla clinica sviluppò e rese popolare la teoria interazionista,
la quale implica che, dopo una certa età, l'identità di genere è
relativamente fluida e soggetta a costanti aggiustamenti. Il suo libro,
Uomo, donna, ragazzo, ragazza (1972)divenne un testo universitario, sebbene in seguito la sua teoria si sia rivelata scientificamente errata. Il caso più famoso studiato da Money fu quello di David Reimer.
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