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maschiettafree 35 anni
Maschio
Roma, Italia
Ultima visita: 2 anni fa
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Io, stronzetto della mia principessa

Nell'immaginario collettivo maschile e, nel caso di alcuni fortunati nella realtà, esiste una figura femminile chiamata "nave scuola".
Questo termine, sicuramente non bello, rende perfettamente l'idea di quei giovani ragazzi pieni di pruriti che vengono iniziati a quell'attività gioiosa e appagante che è il sesso.
Donne più grandi che insegnassero i primi rudimenti, i primi piaceri, ma mai mi sarei aspettato che esistesse anche il contrario: una donna più giovane che insegnasse delle varianti del sesso ad un uomo più grande.

Qualche anno fa ho conosciuto una ragazza più giovane di me di una decina d’anni, Rosita.
All'epoca avevo trentacinque anni, adoravo le donne più grandi di me ma nonostante questo, ero molto attratto da lei.
Di media statura, magra ma con le sue rotondità femminili, un bel sedere, non largo, non scheletrico, semplicemente bello e desiderabile come il suo seno, credo una terza abbondante e per finire un sorriso ed una simpatia irresistibile.

Ero terribilmente attratto da lei ma anche terribilmente impacciato nel cercare di conquistare una donna più giovane di me, certe volte mi davo del cretino per battute becere che facevo, anche se lei non infieriva, anzi, sembrava divertirla tanto da essere lei a conquistarmi o per meglio dire ad avermi.

Una calda sera di tarda primavera dopo che alcuni amici alticci di fresca birra, come noi del resto, battono in ritirata verso le proprie abitazioni, lei mi fa candidamente: "Non mi va di guidare, mi dai un passaggio a casa con la tua moto?"
Da vero imbecille le feci notare che non era il caso di lasciare il suo motorino parcheggiato sul lungomare, ma per fortuna era scattato in lei qualcosa e quasi ridendo mi fa: "Il motorino è legato bene e non credo che possa interessare a qualcuno quel rottame e poi non credi che una ragazza un pò alticcia è meglio che non guidi?"
Casco in testa direzione casa sua.

"Ecco, abito qui, ti va un'altra birra? Una mia amica mi ha portato dal Belgio delle buonissime Leffe"
Visto i precedenti, non dissi nulla e, sorridendo, legai la moto.
Era un monolocale molto carino all'ultimo piano del palazzo, ma lo notai il giorno dopo.

"Mettiti comodo mentre vado a cambiarmi"
Incredibile, stava facendo tutto lei e la cosa da una parte mi rasserenava dall'altra mi emozionava.

Arrivò con un gonnellino corto, molto corto, praticamente un giro collo e un top tagliato con le forbici altezza attaccatura del seno a piedi nudi e con le due birre gocciolanti nelle mani, era l'essenza del desiderio, della voglia e credo che fu molto visibile il mio stato.
Con un sorriso un pò canzonatorio mi dice: "Adesso mi sento decisamente più fresca..."

Mi stavo eccitando guardando i suoi seni e il suo sedere spuntare dal gonnellino, faceva di tutto per farmi intravedere, quel vedo non vedo mi stava facendo impazzire, ma non riuscivo a fare la prima mossa, ormai iniziavo a pensare che mi avrebbe mandato a quel paese nel giro di qualche minuto e invece: "Mi piace la tua timidezza, mi eccita guardarti mentre frughi con gli occhi tra le mie tette e le mie cosce"
Io seduto sul divano inebetito e lei in piedi davanti a me, appoggia le mani su le mie ginocchia e mi chiede se le sue tette mi piacciono, mi prende una mano la passa sotto la maglietta e le appoggia sul seno.

"La tua timidezza mi eccita, sento il potere che ho su di te", mi sorride eccitata, si allontana si gira dandomi le spalle ed inizia a piegarsi cercano la punta dei piedi senza piegare le ginocchia, sono in uno stato d’eccitazione mai provato prima, stavo scoprendo quanto mi piaceva sentirmi in balia di una femmina vogliosa ed eccitata.

Le sue mani finalmente avevano raggiunto le punte dei piedi e lo spettacolo che mi stava offrendo ad un passo da me era incredibile: il suo culo usciva da sotto la sua gonna, liscio, voglioso e con il suo paradiso che spuntava poco più in basso, brillava forse già eccitata e quindi bagnata e s’intuiva la dedizione che aveva nel raderla il giusto.

Indietreggia avvicinandomi a me, ferma il suo splendido culo ad un passo dalla mia bocca e mi dice con voce eccitata: "Voglio avere un uomo tutta per me per dominarlo come più mi piace, deve essere docile, timido e voglioso di soddisfare qualunque mia fantasia ma attenzione, sono veramente una gran porca e potrei farti conoscere lati del sesso che non potresti mai immaginarti, vuoi diventare il mio schiavetto, il mio giocattolo erotico per questo we?"

Il mio cervello era andato in tilt come anche il mio raziocinio, ero solo un corpo eccitato in balia di uno splendido esemplare di femmina, libera, libertina e terribilmente vogliosa di esaudire la sua fantasia.

Non risposi, non ne avevo la capacità, ma lo volevo, lo desideravo e lei lo capì, sorrise felice ed eccitata ed iniziò ad avvicinare quello spettacolo della natura che era il suo culo, lentamente in direzione della mia bocca.

Al contatto una scarica elettrica attraversò la mia schiena, credo dalla testa alla punta dei piedi o forse fu il contrario, non ricordo bene come invece ricordo bene in modo indelebile la fragranza del suo sesso, la voglia incontenibile di assaporarla, leccare con la calda punta della mia lingua il suo bottone del sesso bagnato, duro ed eccitato, prenderlo tra le mie labbra e succhiare il suo duro clito per poi passare con tutta la mia lingua bagnata dalle sue grandi labbra fino alla fine di quella piccola valle che separa il culo, il suo culo.

Zampillava umori che mi bagnavano il viso e m’inebriavano, non sapevo se ero più ubriaco di birra o di lei ma non era importante, con un balzo la girai e la poggiai con la schiena sul letto le presi le gambe e la tirai su fino alla mia bocca vogliosa del suo sapore, della sua figa.
Lei rimase stupita della mia manovra, ma gli si leggeva bene in faccia che le piaceva iniziava a mugolare e a contorcersi in quella strana posizione ma ad un certo punto strinse le sue cosce intorno al mio collo e mi fermò: "Vedo che anche tu sei un gran bel porco e mi piace come mi lecchi, ma non ti permettere mai più di prendere l'iniziativa altrimenti il gioco finisce qui e tu ti levi immediatamente dai coglioni".

Intimorito gli chiesi scusa, gli tornò il sorriso e affermò che questo modo di leccarla le piaceva e che sicuramente me lo avrebbe chiesto spesso, ma ora dovevamo ristabilire i ruoli, si liberò, si sedette sul divano con le cosce oscenamente ben aperte in modo che io potessi vedere e desiderare sempre più la sua figa, bagnata, umida e vogliosa.

Mi fece inginocchiare ai suoi piedi in modo che allungando le mani potesse accarezzarmi il viso.

"Penso che tu sei esattamente la persona che esaudirà le mie voglie, le mie fantasie" e continuando a sbattermi in faccia la sua figa continua: "Da quando ho lasciato il mio ex tempo fa mi sono ripromessa di vivermi il sesso liberamente e di esaudire tutte le mie voglie. La prima fu grazie alla mia amica Fulvia che mi fece conoscere il sesso saffico ma anche le mie inclinazioni, quella di domare, sottomettere e trasformare in un oggetto di puro piacere una persona e di questo la devo ringraziare, ma io non sono lesbica ma bensì bisex, adoro gli uomini e come con Fulvia, adoro sottometterli e umiliarli e tu sei il primo, il primo schiavetto maschio e devo dire che sono stata fortunata, sei timido, porco e ti si legge in faccia quanto ti piace sottometterti e umiliarti a me"

Ride, mi accarezza il viso e afferma che sono il suo stronzetto ed io incredibilmente la ringraziai per avermi fatto scoprire questo lato del sesso, e che lei poteva tranquillamente chiedermi e farmi fare qualunque cosa che potesse eccitarla e farla godere, insomma mi ero dichiarato alla mia principessa, ero totalmente succubo di lei e la cosa mi eccitava da morire; mi guarda fisso negli occhi mi accarezza e mi spinge lentamente tra le sue cosce, le sue labbra sono completamente aperte si vede il rosa interno ed io ho voglia di vederla, di sentirla fremere e contorcersi in un lungo e sconvolgente orgasmo e assaporarlo, berlo e dissetarmi di lei.

Una, due, tre dita mi aiutavano nel mio compito, quello di farla impazzire, il suo fighino ormai era morbido, burroso accettava, anzi, pretendeva quelle dita che la riempivano, mentre la mia lingua si occupava del suo clito... ormai era giunto il momento del quarto.
Con delicatezza iniziai ad inserirlo e con sorpresa notai che entrava senza resistenza alcuna, i suoi umori e le contrazioni ormai avevano reso la figa elastica e morbida a qualsiasi cosa la volesse riempire, ma volevo di più, volevo provocargli un orgasmo esplosivo di quelli che durano, quelli che ti lasciano felicemente distrutta, di quelli che ti fanno dire basta, quando in realtà ne vuoi ancora, sempre di più, quella figa lo meritava, era di una donna che si sentiva libera di godere.

Il pollice era rimasto fuori, ma per poco, ormai era lei che mi risucchiava la mia mano e mi sembrava giusto riempirla anche con l'ultimo dito rimasto fuori.

Rallentai, il movimento della mia mano divenne delicato e lentamente entrò, prima il pollice ed infine le mie nocche, ormai era fatta, ero entrato, la mia mano era entrata fino al polso, cambiai il movimento, iniziai a roteare il mio pugno chiuso dentro di lei, la guardai aveva gli occhi eccitati, aperti, tratteneva il respiro, inarcava la schiena e tutta di un fiato mi urlò: "Sei più troia di quella puttana di Fulvia..." Era il momento del suo orgasmo, accelerai il mio roteare il pugno dentro di lei, mentre le iniziava a tremare ad avere dei movimenti a scatti i suoi occhi erano sbarrati fino all'esplosione, a quella scarica elettrica che attraversò il suo caldo corpo, sembrò durare un’eternità quel suo orgasmo, ansimava, si contorceva e mi guardava sorridente e felice, spossata ed estasiata: "Che gran porca che sono, dimmi che sono una gran troia, avanti stronzetto, dammi della grandissima troia!!!"

Il fine settimana era appena iniziato e non sapevo dove saremmo arrivati e la cosa mi eccitava da morire: i nostri corpi, le sue fantasie da realizzare, la mia voglia di accontentarla e... tante birre fresche ancora da bere.

To be continued ;)

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