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la vacanza, la prima volta (cap2)

La luce che filtrava dalle persiane accostate mi diceva che era mattino inoltrato; dietro le persiane la portafinestra era completamente aperta e un delicato soffio d'aria, furtivo e silenzioso, muoveva le tende candide e raggiungeva il mio corpo avvolto solo in parte nel lenzuolo, accarezzandolo con dolcezza fino alle parti più intime, per poi proseguire attraverso la porta, anch'essa aperta, nel resto della casa; una sensazione bellissima, un risveglio lento e dolce, ma sola nel mio letto. Mi guardai attorno, il vestito era riposto con ordine sulla sedia, le scarpe affiancate sotto di essa, ma non mi ricordavo come fossi arrivata in camera; lentamente mi si ripresentavano le immagini della sera prima, di quel meraviglioso groviglio di corpi, dell'amplesso violento; un lieve sorriso di soddisfazione e appagamento si formò sul mio viso, tutto era stato bellissimo e ormai sapevo che sarebbe sicuramente successo ancora.

D'un tratto sentii un rumore, finsi di dormire, mi sentii osservata; Luca passando davanti alla mia porta si era fermato e mi guardava;sentivo i suoi occhi sul mio corpo quasi scoperto, il seno e la mia intimità erano sicuramente in vista ma non mi mossi, mi piaceva, sentivo che mi desiderava. Mi girai e rigirai nel letto, i pensieri volavano mescolati tra loro, tutti piacevoli e tutti a sfondo erotico; si tutto era incentrato su quello, il mio desiderio cresceva col passare dei minuti. Ecco un altro rumore, ora era Andrea, io a pancia in giù e le mie natiche completamente scoperte; lo intravedevo ma finsi ancora di dormire; anche lui stette immobile sulla porta a guardarmi per qualche istante prima di proseguire; mi desideravano entrambi, ed io desideravo loro, mi sentivo già eccitata, li avrei voluti lì, tutti e due, in quel momento; si perché il nostro era un trio, un gioco che era appena cominciato ma che ci avrebbe sicuramente accompagnato per un po' ancora. E così decisi di cominciare a giocare sul serio; li volevo stuzzicare, eccitare, provocare; li sentivo in veranda, parlavano ma non tesi e imbarazzati come il giorno prima; così mi alzai e aprii la portafinestra che dava in giardino, una luce fortissima mi accecò per un istante e un caldo sole mi colpì regalandomi un brivido; poi, completamente nuda, gli occhi socchiusi per la luce e i capelli ancora arruffati, mi diressi nel prato a prendere un pareo bianco che era steso poco più in la al sole, ovviamente in piena vista dalla veranda che distava una quindicina di metri. Recuperai il pareo e girandomi li vidi seduti al tavolo che mi fissavano; "buongiorno miei principi, non pensavo foste già svegli.... qualche minuto, mi vesto e vi raggiungo" dissi sorridendo; poi col pareo in mano tornai lentamente in camera; me lo legai sopra il seno facendolo cadere appena sotto le natiche, mi guardai allo specchio notandone la lieve trasparenza e li raggiunsi in veranda dove i due mi avevano preparato un'abbondante colazione; un bacio sulla guancia ad ognuno rinnovando il buongiorno e mi sedetti. Sentivo i loro sguardi furtivi scrutarmi per brevi istanti e godevo sempre più di questo mentre spalmavo la marmellata sul pane tostato.

Visto che il ritorno era fissato per l'indomani, quello sarebbe stato l'ultimo giorno per uscire con la barca di mio padre che gentilmente, come ogni volta, ci aveva concesso di usare durante tutta la vacanza; sarebbe stata una grande occasione, ormai tutti più disinvolti ci saremmo sicuramente divertiti.

Il mio pensiero era ormai fisso sul desiderio sempre crescente di loro due; ero in camera a frugare nell'armadio in cerca di capi che fossero provocanti senza però risultare fuori luogo per la giornata che mi attendeva. Mi infilai una maglietta aderente marrone, scollata ma non troppo e che metteva in risalto il mio seno fasciandolo in modo stupendo; vi abbinai una comoda e soffice minigonna beige a mezza coscia scarsa, con due spacchi ai lati apparentemente invisibili ma che salivano fino alla cintura e che solo con certi movimenti si sarebbero fatti notare, mettendo a nudo la totalità delle mie gambe. Mancavano le scarpe; cercando nella cesta saltarono fuori un paio di zeppe dimenticate qualche anno prima, senza un eccessivo plateau sul davanti ma con una ottima alzata dei soliti 12cm sul tacco. Le indossai e mi guardai allo specchio; ero perfetta, easy ma stuzzicante. Presi la borsa che usavo per andare in spiaggia e li raggiunsi in veranda; ovviamente non mancarono gli apprezzamenti ai quali feci finta di non dare molto peso, ma che invece alimentarono la mia voglia.

Salendo in macchina la gonna cominciò a "lavorare per me" facendo notare ad Andrea, seduto alla guida, l'assenza di intimo; subito se ne uscì chiedendo " ma tu un paio di mutande ce l'hai o no?". Prontamente gli risposi sorridendo" si certo, ma a Milano, qui non ne ho portate, solitamente non mi servono, ma se ti da fastidio un modo per risolvere lo troviamo!"; ovviamente ribattè con un apprezzamento così procedemmo verso il porto con breve sosta causa spesa al piccolo supermercato, dove non persi occasione per stuzzicarli con movimenti o posture apparentemente casuali, ma azzardando anche più del necessario; era un gioco che mi divertiva da matti!

Sentivo gli occhi di Luca perennemente addosso, specie fissandomi le gambe; percepivo il suo desiderio di possedermi, di continuare le nostra avventura; giunti al molo di fronte alla barca, un open cabinato di 12mt, come di consuetudine mi sfilai le scarpe e subito Luca esordì con " è un vero peccato!"; fu lì che dichiarò la sua passione, forse un po' feticista, per le scarpe donna, ma in barca proprio non si poteva.

Fatti tutti i preparativi e mollati gli ormeggi, mi misi al timone e ci dirigemmo verso una baia ad una mezz'ora di navigazione; mare calmissimo, gli strumenti segnavano 27 nodi, solo lievi sobbalzi, cosicché Luca si mise a prua a prendere il sole mentre Andrea mi tenne compagnia ai comandi.

La piccola baia si presentò ancor meglio di quello che ci si aspettava; circondata da rocce in parte coperte dalla vegetazione, ospitava in un angolo una piccola spiaggia deserta; l'acqua era talmente cristallina che solo l'ombra della barca sul fondale sabbioso dava la percezione della profondità; infine un'altra imbarcazione simile alla nostra stava ancorata sulla desta; " il bello di vivere la Sardegna in giugno" dissi sorridendo, ma dentro di me pensavo su quanto fosse bello essere quasi soli con la nostra privacy in uno scenario così incantevole. Scelta una posizione a qualche centinaio di metri dall'altro natante, leggermente esterna ma comunque riparata dalla marea, gettammo l'ancora. I due che già erano in costume subito si accomodarono sul prendisole di prua; io invece ancora vestita scesi in cabina a cercare un costume tra la miriade che lasciavo sempre lì. Ne saltò fuori uno, regalatomi dal mio ex qualche anno prima, che faceva proprio al caso; presi solo lo slip e spogliatami lo indossai; fuxia, due laccetti sottili sui fianchi, vita bassissima, un pochino ridotto sul davanti, terminava con un taglio a brasiliana sulle natiche che rimanevano praticamente scoperte; infine una cucitura centrale lo attraversava da davanti a dietro mettendo in mostra le forme del mio sesso; il topless, che era una mia abitudine, non fu certo una sorpresa, ma il costume subito riscosse apprezzamenti di vario genere; mi sdraiai in mezzo a loro e quando i bollenti spiriti si placarono cominciammo a parlare del più e del meno; ma io non riuscivo a distogliere il pensiero da quella anomala e incessante voglia di sesso.

A mezzogiorno il sole perpendicolare sopra di noi era caldissimo e la leggera brezza non era sufficiente a rinfrescarci; fui la prima ad alzarmi e a tuffarmi in mare direttamente dal lato della barca, presto seguita da entrambi. Un bagno rigenerante che riportò il corpo ad una temperatura normale; al momento di uscire un lieve sorriso mi comparve in viso e ne Luca ne Andrea capirono il perché, finché non cominciai a salire per la scaletta; quel meraviglioso costume fuxia bagnandosi era diventato tutto, tranne gli elastici che ne delimitavano il perimetro, praticamente invisibile; "hey Elisa, sono senza parole" esclamò Andrea; in piedi sulla plancetta mi girai verso di loro e risposi con un gran sorriso provocatorio "vi piace? Un regalo che uso solo in certe occasioni" e lentamente mi diressi di nuovo al prendisole di prua dove mi sdraiai a pancia in su. Ero eccitatissima ma non volevo darlo ad intendere, faticavo a trattenere la mia mano durante la breve attesa dei miei due cavalieri; avrei voluto toccarmi e placare quel desiderio incessante, ma resistetti; poco dopo arrivarono anche loro sdraiandosi accanto a me; attraverso i loro pantaloncini aderenti si poteva notare l'effetto del mio costume, esattamente come previsto. Mi sentivo completamente nuda ai loro occhi ma mantenevo un contegno impeccabile; non appena il costume accennava ad asciugarsi, con la scusa del caldo mi rituffavo per poi tornare tra di loro. Li stavo provocando in tutti i modi, anche introducendo affermazioni e battute un pochino piccanti, cercando una loro mossa, ma il massimo che ottenni furono delle carezze poco più che innocenti di tanto in tanto e argomenti di dialogo che non facevano altro che accrescere il mio desiderio. Le ore passavano, abbozzammo pure un pranzo a base di prosciutto e focaccia, ma nessuno azzardava una mossa; la voglia cresceva in tutti, e i loro membri praticamente turgidi ormai da tempo mi confermavano che non ero la sola ad avere un chiodo fisso. Ormai erano le 4 passate, i ragazzi si erano appisolati da poco, nella baia, già da un po', un altro paio di imbarcazioni più piccole avevano preso posto non troppo lontane da noi; io ero arrivata al limite, dovevo scaricare quella tensione; mi alzai e mi diressi in cabina, le gambe nervose dall'eccitazione ormai incontenibile, scesi i tre ripidi scalini, subito mi tolsi il costume e lo lanciai fuori dall'oblò aperto sul prendisole sfiorando volutamente Luca; appoggiata al tavolo col sedere, divaricai le gambe e subito la mia mano cominciò a carezzare il mio intimo; ero completamente fradicia, gli umori mi colavano fin tra i glutei, le mie dita sparivano nel mio sesso bollente, il clitoride teso in cerca di un contatto; presto quelle dita finirono a violare senza alcuna fatica, subito in coppia, il mio ano; appena entrarono un brivido mi percorse, gli occhi socchiusi e la testa leggermente indietro; quando, poco dopo, portai lo sguardo sull'ingresso della dinette esattamente di fronte a me, arrivò Luca; gli sorrisi, allontanai la mano fradicia dal mio sesso, mi girai, mi piegai in avanti appoggiando le mani sul tavolo e dalla mia bocca uscì una sola tremolante parola "inculami!". Non se lo fece ripetere, scese gli scalini, si abbassò il costume e subito sentii il suo glande appoggiato sul mio ingresso fradicio di soli umori vaginali; sotto la sua lieve spinta mi trovai istintivamente in punta di piedi, stringendo con le mani il bordo di legno del tavolo; lo sentii scivolare in me morbido e fluido, lentamente, fino in fondo; le sue mani mi strinsero con decisione i fianchi e lentamente cominciò a muoversi nelle mie viscere. Una sensazione bellissima, il leggero rollio della barca ci cullava in quell'unione spettacolare; mi rimisi in posizione eretta, i piedi ora saldamente a terra, tenendomi con le mani ad un profilo del soffitto mentre i suoi affondi divenivano sempre più decisi. Tutto era veramente spettacolare, le sue mani passarono ai miei seni, lui affondava ed io spingevo indietro come a volerne di più; vedevo tutta la scena nel piccolo specchio di fronte a me, in un angolo del quale intravidi due gambe fuori dalla dinette dietro di noi; voltai la testa e Andrea ci stava guardando con un gonfiore smisurato che premeva nel suo costume; avrei voluto pure lui, in quel momento, come la sera prima, ma lo spazio lo impediva e interrompere quegli affondi sempre più forti non ci pensavo nemmeno. Mi rigirai verso lo specchio e per contrastare la decisione, ormai quasi violenta, di Luca, mi chinai praticamente a 90 con i gomiti sul tavolo. Gemiti incontrollati ormai uscivano dalla mia bocca, tutto il corpo tremava bagnato dal sudore; riuscita a portare una mano sul mio sesso subito due dita vi sparirono all'interno mentre il palmo carezzava il clitoride; stavo impazzendo, il respiro affannoso e rumoroso, il battito acceleratissimo mi picchiava nel petto, le gambe quasi non mi reggevano più quando esplosi in un orgasmo pazzesco e travolgente. Mentre Luca continuava imperterrito, un momentaneo cedimento degli arti mi portò col torace sul tavolo dove rimasi allungandovi le braccia fino ad afferrare il bordo opposto per contrastare le spinte; affondi ormai nervosi e rudi mi invadevano il retto, le sue mani tenevano ora il bordo del tavolo come fosse una cosa sola con me, finché finalmente non sentii un getto potente e caldo colpirmi dentro; un paio di affondi ancora e con una delicatezza del tutto estranea a quell'amplesso appena conclusosi, si sfilò dal mio corpo per sedersi sul divanetto lì accanto.

Esausta, il respiro ancora affannoso,feci appena in tempo a rialzarmi di nuovo appoggiata al tavolo con le mani, quando, senza nemmeno essere riuscita a recuperare le forze, mi sentii prendere di nuovo per i fianchi e penetrare nuovamente con un affondo deciso; ora era Andrea che aveva assistito da fuori la dinette a tutta la scena e del quale mi ero completamente dimenticata; lanciai un forte gemito di sorpresa misto a non so se piacere o stanchezza; ero stemata, le gambe mi tremavano sempre più, le braccia quasi cedevano, mentre lui con decisione affondava dentro di me. I minuti passavano, e una sua mano andata sul mio sesso mi carezzava stuzzicando il clitoride. Presto sentii nuovamente quel piacere salire, le mani strinsero la presa sul bordo del tavolo, e con mio immenso stupore un nuovo orgasmo sopraggiunse repentino, breve ma intenso; le gambe di nuovo cedettero, ma Andrea stingendo la presa nuovamente sui miei fianchi mi sorresse e continuò a penetrarmi. La testa china in avanti coperta dai capelli che ondeggiavano, gli occhi socchiusi, continuavo a subire quella sodomizzazzione per un tempo che sembrava non finire mai; sentivo il mio ano spalancato, il pene vi scivolava attraverso come se niente fosse finché, finalmente ecco un'altra ondata di caldo mi invadermi dall'interno; sentii ancora qualche contrazione e poi Andrea si sfilò lentamente per sedersi sull'altro divanetto. Completamente bagnata di sudore per il caldo in quella cabina, Il respiro che lentamente riprendeva il ritmo normale, restai ancora qualche istante in quella posizione poi, dicendo "vado a rinfrescarmi", raccolsi le forze e nuda mi tuffai in mare ; il fresco subito mi diede una scossa rigenerante, mi sdraiai a pelo d'acqua, sentivo accarezzarmi delicatamente ovunque dal mare, insinuandosi pure fino a raggiungere il mio ano ancora dilatato e ora desideroso di dolcezza; i capezzoli affioravano inturgidendosi sotto la lieve brezza che soffiava a momenti alterni; era un momento tanto stupendo che solo dopo un po' mi accorsi che non distante c'era un'altra barca dalla quale qualche occhio curioso mi aveva sicuramente notato. Senza cambiar posizione e con indifferenza, lentamente mi spostai sull'altro lato della nostra barca, decisamente più intimo. Presto mi raggiunsero anche Luca e Andrea; per almeno 10 minuti mi lasciai cullare dalla marea, poi risalita in barca e asciugatami mi rinfilai gonna e maglietta; guardai l'orologio ed erano già le 6 di sera, il tempo era volato, ci rilassammo ancora un poco sul prendisole e poi ci dirigemmo con calma verso il porto.

Una volta ormeggiati al molo ci impiegammo quasi un'ora a pulire e riordinare tutta la barca; decidemmo di concederci un aperitivo al bar del porto; ero talmente provata dalla giornata che mi bastò un mojito per sentire già la testa girare; Il secondo mi diede il colpo di grazia. Sentivo il venticello serale insinuarsi attraverso i vestiti, soffiava fresco sotto la gonna, sulla mia intimità, mentre i capezzoli cominciarono a farsi prepotentemente notare sotto la maglietta. Il bar era abbastanza affollato, ma la cosa non mi preoccupava affatto, anzi tendevo ad allargare le gambe per godere maggiormente di quella frescura. Era incredibile, ancora sentivo i postumi di quella sodomizzazione durata più di un'ora, ma forse per colpa di quel solletico cominciavo ad avere ancora voglia di sesso.

Non certo ubriaca, ma un pochino alticcia e non molto stabile sulle zeppe, mi sorressi a Luca per lasciare il bar in modo dignitoso; Andrea si accostò subito dall' altra parte e per tutto il tragitto fino alla macchina entrambi appoggiarono le loro mani sulle mie natiche palpandole.

Durante il viaggio in macchina il pensiero era tornato fisso a loro, al volerli insieme, mi sentivo come malata di sesso; d'un tratto un altro pensiero mi balzò in mente: volevo essere presa si da loro, ma senza quel controllo che fino ad ora ero sempre riuscita a tenere più o meno; per avere questo dovevo riuscire innanzitutto a far prendere l'iniziativa a loro; la serata era ancora lunga ma mi sarei dovuta impegnare per ottenerlo......

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